DOME IN MAGAZINE 2019

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

SPECIAL DOME.

architettura e interior design

BERTINORO: Oasi di luce

RICCIONE: Villa Liberty esotica

FAENZA: Segni del passato

PESARO: Bianca eleganza

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€ 3,00




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EDITORIALE

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ -

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INMAGAZINE PREMIUM-DOME 2018

di Andrea Masotti

Eccoci arrivati al nostro quarto appuntamento con DOME, lo speciale Premium IN Magazine dedicato interamente all’architettura e al design in Emilia-Romagna, Marche e Umbria. Apriamo la nostra prima rassegna sulle case più belle del nostro territorio immergendoci nell’oasi di luce di una villa sulle colline di Bertinoro, che ci offre l’elegante immagine di copertina. A Faenza, entriamo in un’ex-falegnameria trasformata in un confortevole loft dal carattere industriale e materico. Le porte dell’incantevole Villa Antolini, dallo stile liberty ed esotico, ci sono state aperte a Riccione, mentre a Pesaro entriamo in un appartamento elegante e senza tempo, dove al minimal contemporaneo si mescolano gli elementi di arredo di proprietà. A Cesena, scopriamo il primo esempio in Italia di Passive House, un edificio ecosostenibile che racchiude comfort ed efficienza energetica. Nella Repubblica di San Marino, entriamo in una villa dalle grandi vetrate, con una luce che arreda e una meravigliosa veduta della riviera a 360°. A Pesaro ci aspetta un appartamento con vista sul porto, luminoso e moderno, mentre a Cesena entriamo in un attico da sogno nel centro storico, un omaggio alla privacy e all’intimità domestica in un ambiente fluido e dall’ampio respiro. Parliamo di riqualificazione con l’architetto Emilio Rambelli e l’interior designer Monica Poletti per il progetto del Darsenale di Ravenna, e con il collettivo Locarc per il recupero di Villa Torlonia, uno dei beni culturali più importanti del Rubicone. La seconda rassegna ci porta invece a conoscere i volti dei protagonisti dell’architettura e del design del territorio. Incontriamo quindi Hande Yildiz e Federico Dottorini di èdoc architects, uno studio con sede a Forlì, Perugia e Istanbul, che ci illustrano il loro progetto per la trasformazione di uno showroom. Elisa Forlini, ravennate, è una light designer che vive e lavora a Londra per il multi premiato Nulty Lighting, e che in Italia ha preso parte ai progetti della Cappella Sistina e del Colosseo. L’interior designer Cristina Zanni, di Santarcangelo di Romagna, ci parla della nascita dei suoi modelli di sedia Miss e del suo brand Lalabonbon, specializzato in vintage furnitures. Alex Albertini del laboratorio Calamina Love Design ci fa scoprire il fenomeno dell’upcycling grazie ai suoi oggetti di recupero trasformati in pezzi unici dal sapore retrò e industriale. Ci innamoriamo della città europea con le fotografie di Giorgio Granatiero, che ha immortalato gli scorci e le geometrie urbane delle città in cui ha viagarchitettura e interior design giato, racchiudendole nel progetto BERTINORO: Oasi di luce editoriale City Lights. Infine, parliamo FAENZA: Segni del passato dell’ultima edizione del Renzo Piano RICCIONE: Villa Liberty esotica PESARO: Bianca eleganza World Tour e dei giovani architetti che si sono guadagnati un viaggio in giro per il modo alla scoperta dell’architettura.

SPECIAL DOME.


SOMMARI O

SOMMARIO DOME ARCHITET TURA E DESIGN

Editoriale

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Accenti

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Oasi di luce

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Note di eleganza e avvolgente senso di libertà.

Segni del passato

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Da ex-falegnameria a confortevole loft.

Villa Liberty esotica

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Lo spirito di un’antica bellezza.

Bianca eleganza

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Iconica contemporaneità.

Comfort sostenibile

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Primo esempio in Italia di Passive House.

Infiniti orizzonti

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Finestre sul cielo della Riviera.

Balcone con vista

48

Il fascino di un appartamento affacciato

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sul porto.

Sguardo sopra la città

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Ampiezza e fluidità, con vista.

Rinascita industriale

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Recupero e riqualificazione urbana.

Un museo per Pascoli

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La conservazione di un bene culturale.

èdoc architects

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Ricerca creativa.

60 6

Elisa Forlini Arredare con la luce.

78


SOMMARI O

SOMMARIO DOME ARCHITET TURA E DESIGN

Cristina Zanni

84

Miss sedia.

Calamina Love Design

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La polvere prende forma.

Giorgio Granatiero

93

Scorci e geometrie urbane.

Renzo Piano World Tour

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68

L’architettura… in cinque continenti.

“IN MAGAZINE PREMIUM” Speciale DOME Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43 Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. - Menabò Group Redazione e amministrazione: 47122 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044 www.inmagazine.it www.menabo.com info@inmagazine.it Stampa: Grafiche MDM Forlì Direttore Responsabile: Andrea Masotti. Coordinamento editoriale: Clarissa Costa

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Redazione centrale: Gianluca Gatta, Beatrice Loddo. Artwork: Francesca Fantini. Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso, Laura De Paoli, Elvis Venturini. Collaboratori: Linda Antonellini, Marisa Ballabio, Mariadele Conti, Caterina Errani, Lucia Lombardi, Ella Raggi, Francesca Ricci. Fotografi: Angelo Ciccolo, Claudia D’Elia, Caterina Errani, Riccardo Gallini, Giorgio Granatiero, Daniele Lisi, Nulty Lighting, Stefano Piraccini, Pietro Savorelli, Rossano Ronci, Gianmaria Zanotti. Chiuso per la stampa il 02/07/2019 Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

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gruppo

in cooperation with

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ACCEN TI

M E R AVIGL IE DEL D ESIG N B O LO G N A - La città delle meraviglie: è questo il fil rouge del Bologna Design Week 2019, manifestazione internazionale dedicata alla cultura del design in Emilia-Romagna nata nel 2015 e giunta alla quinta edizione. Da lunedì 23 a sabato 28 settembre la città è protagonista di un evento diffuso, che mette in sinergia patrimonio creativo e architettonico con anteprime, mostre, workshop, concorsi, proiezioni e visite guidate. Tra palazzi storici, chiese sconsacrate, location inedite, gallerie d’arte e showroom, per sei giornate il buon vivere, le culture del progetto, le industrie culturali e creative, e la capacità di creare nuove relazioni tra le persone e i luoghi sono i protagonisti indiscussi, grazie all’organizzazione e curatela di Enrico Maria Pastorello, General Manager, ed Elena Vai, Creative Director. Tra gli appuntamenti imperdibili, le mostre Esprit Nouveau: le

nouvel esprit des couleurs selon Le Corbusier e The Cassina Perspective. Tra innovazione e icone, e la mostra-mercato di suppellettili, scenografie e costumi teatrali vintage Opera Reborn. Riconfermata la

I L L I BERT Y IN U N LIB RO R I C CI O N E - La ricerca architettonica e artistica di Andrea Speziali, fondatore e presidente dell’Associazione culturale Italia Liberty, svela una Riccione che ancora si intravede, oltre i cancelli

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delle villette anni Venti e le foglie di palma dei giardini. Una stagione del Liberty a Riccione (Maggioli Editore), infatti, è una ricerca dedicata al ricordo dell’artista bolognese ma cittadino del mondo Mario Mirko Vucetich, costruttore di Villa Antolini, prezioso gioiello Liberty della città. Con un ricco corredo di immagini, il volume offre, oltre all’approfondimento sulla vita e le opere di Vucetich, tra cui naturalmente Villa Antolini e altre ville riccionesi – Villa Emilia, Villa Graziosi, la Pensione Florence, Villa Pullè, l’Hotel Stazione –, contiene anche un’interessante introduzione dedicata all’architettura riccionese Liberty nelle cartoline d’epoca. Una lettura affascinante per riscoprire le insospettabili ricchezze di un territorio e conoscere un artista poliedrico come Vucetich.

partnership con Cersaie, il Salone internazionale promosso da Confindustria Ceramica, che porta alla Fiera di Bologna l’architettura e l’arredobagno per la settimana della ceramica.

B IB LI OTECA DI DESIGN FAENZA - Ha aperto i battenti la nuova Biblioteca di Design “Bruno Munari” dell’Isia (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Faenza. È la prima biblioteca dell’Emilia-Romagna a essere dedicata specificamente a questa materia. L’Associazione Bruno Munari ha aderito con entusiasmo all’iniziativa di intitolare la biblioteca al maestro, ideatore del progetto didattico dell’Isia e massimo esponente del Novecento nel dialogo tra arte e design. Gli oltre 3.500 volumi concernenti il design, l’architettura, l’arte, le scienze umane, la letteratura, sono ospitati da Palazzo Mazzolani, un edificio setteottocentesco nel cuore della città romagnola.



ACCEN TI

L A BE L LEZ ZA IN PIAZ ZA FOR L Ì -Il Comune di Forlì ha lanciato un concorso di idee per la rigenerazione della sua piazza principale, Piazza Aurelio Saffi, con l’obiettivo di restituirgli il tradizionale ruolo di cuore della vita cittadina e motore dell’aggregazione sociale: Una Piazza bella come il Sole. Le proposte progettuali dovranno concepire quindi Piazza Saffi come luogo di incontro, socializzazione e crescita identitaria, civica e culturale. Le soluzioni progettuali urbanistiche, edilizie e di arredo urbano dovranno tenere conto del tessuto storico e urbano esistente, pur privilegiando, ove compatibile, il ricorso a soluzione ecologiche e/o eco-sostenibili. Le proposte andranno consegnate entro il 10 ottobre 2019.

C O N G R E S S I M A G ICI P E S A R O - Si rinnova l’offerta congressuale dell’Hotel Excelsior di Pesaro. L’esclusiva area congressi si affaccia completamente sul mare della Riviera Adriatica e permette di organizzare meeting aziendali ed eventi. L’area è composta da 300 mq di esposizione congressuale che sviluppano 8 sale modulabili da 10 a 250 posti. Grazie al Foyer, situato sullo stesso piano, è possibile organizzare anche eventi con spazi per sponsor. Ogni sala congressi dell’hotel può essere attrezzata con

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amplificazione, microfoni e videoproiettore. L’assistenza è costante e continua, ogni area è perfettamente coperta da segnale Wi-Fi gratuito per i partecipanti a riunioni di lavoro. La ristorazione è leggera e permette di continuare agevolmente i lavori anche dopo la pausa pranzo. I coffee break sono preparati per ricaricare le energie, mentre la cena diventa un evento al Restaurant ’59. Un congresso all’Hotel Excelsior diventa un evento magico e di successo. (SC)

PREMI O AL P O RTO M ILANO - Il progetto di riqualificazione dell’Antico Porto di Classe ha ricevuto il Premio Internazionale City-Brand&Tourism Landscape promosso dal CNAPPC e da Paysage – Promozione e Sviluppo per l’Architettura del Paesaggio. Inaugurato da RavennAntica nel 2015, si è aggiudicato il primo posto nella categoria Tourism Landscape conferito ai progetti del paesaggio per il turismo che dimostrino come un paesaggio possa essere modellato nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità, attraverso una serie di trasformazioni materiali e simboliche. A ritirare il premio è stata Daniela Baldeschi, architetto progettista dell’intervento. “L’idea progettuale – spiega Baldeschi – è stata concepita per conseguire una percezione immediata dei temi e dei significati fondamentali del percorso, semplicemente attraversandolo, creando dei luoghi che siano vissuti”.


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BERTI N ORO

OASI DI LUCE NOTE DI ELEGANZA E AV VOLGENTE SENSO DI L I BERTÀ testo e foto di Caterina Errani



Il dono più bello che possa essere fatto a uno spazio architettonico, specie se immerso in un parco di alberi secolari con vista sull’intero litorale, è lasciare che il confine che lo separa dall’incanto del panorama antistante sia ridotto a un impercettibile nulla. È così che il bagno di luce naturalmente fluisce attraverso le ampie vetrate tutt’altezza di questa maestosa villa, creando un’unica alchimia con gli ampi spazi interni e facendo respirare un fresco profumo d’aria marina e un senso di assoluta libertà. Ci troviamo sulle colline Bertinoresi, sulla strada che conduce al centro, protetti da 11.000 mq di verde. Laddove lo sguardo non si perde nella poesia del suggestivo panorama, si sofferma sugli eleganti e luminosi spazi interni. Un richiamo all’armonia pura. La villa è stata ricavata dalla dimora appartenuta a Max David, famoso giornalista, uomo di penna e pensiero, il cui busto an-

VI AGG IO IN UN DET TA G L IO Anche i dettagli rispecchiano la cura dell’architetto nel voler mantenere l’originalità. Ci sono oggetti che compiono viaggi straordinari. Oggetti che, portando con loro gocce di tempo, silenzi e segreti, s’incastonano nell’ambiente a loro dedicato con rinnovato protagonismo e vita. L’anta recuperata e restaurata d’inizio novecento all’entrata e il maestoso camino del salotto Luigi XVI ne sono perfetto esempio.

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SI V I E NE A C C O LTI D A U N A SI NFO N IA D I E LEG A N Z A C HE A C C O M P A G N A G LI A M B I EN TI IN U N P E R C O R S O P ENSATO P E R LA G IO IA D E L B U O N VIVE R E .

IN APERTURA, UNA FOTO DEL GIARDINO CON PISCINA. IN QUESTE PAGINE, ALCUNE FOTOGRAFIE DELL’AMPIA ZONA LIVING.

cora oggi si trova all’interno del Comune di Bertinoro. La ristrutturazione, puro e rispettoso esercizio di stile, porta la firma dello studio Belliarch, architetto Maurizio Belli, nella progettazione e realizzazione, mentre l’home staging è a cura di Rita Pederzoli Ricci di Property e Real Estate Staging. Pensata e realizzata dalla Proprietà come casa per la famiglia ma allo stesso momento di charme, la villa è dotata quindi di ogni migliore finitura e con le più alte modalità costruttive. La villa è attualmente in vendita (vanessa@partyof2.it). Dettaglio di maggior pregio è la luce interna dei vani ottenuta con un intervento sulle metrature delle finestrature, cercando allo stesso tempo di mantenere la giusta proporzione con la dimensione di facciata. Candido e delicato anche l’utilizzo di pavimentazioni in gres bianco. Molto interessante, sin dall’esterno della struttura, è il cannocchiale visivo che parte dalla porta d’ingresso attraverso il soggiorno centrale e prosegue sul terrazzo esterno con parapetto in vetro, permettendo una vista immediata e ininterrotta sul panorama. Entriamo quindi in villa, dove si viene accolti, quasi 15


IN ALTO, IL CORRIDOIO CHE CONDUCE ALLA CUCINA. SOTTO, IL GIARDINO CON PISCINA DELLA VILLA.

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trascinati, da una sinfonia di eleganza che accompagna gli ambienti in un percorso sensoriale espressamente pensato per la gioia del buon vivere, e minuziosamente creato seguendo le migliori finiture. Elementi di comfort e decor come il camino del salotto Luigi XVI, Pierre Frey, E15, Baxter, Donghia e la chaise longue Le Corbusier esaltano il fascino della proprietà già dal cuore della struttura. La villa si sviluppa su tre livelli e le aree sono tutte accomunate da ampi e luminosi spazi flessibili, dalle forme semplici, chiare e fluide che guardano da ogni angolazione una vista mozzafiato. Il piano terra prevede, oltre all’immenso e centrale living, la

vasta cucina con isola, una zona lavoro e infine la romantica sala lettura con divano letto circolare Poltrona Frau. Il primo piano svela le due zone notte, la prima padronale, intima e affascinante con cabina armadio, bagno interno con vetrate e balcone privato sul mare; un sogno. La seconda, invece, più riservata e nascosta, è affacciata sul verde. Il piano terra è pensato all’insegna del relax: la spaziosa sala cinema, la sala biliardo e la zona benessere con spa, bagno turco e palestra Technogym sembrano essere un continuum con la vista esterna. Piccolo, pratico ed elegante cammeo, la presenza di una cucina industriale per feste e ricevimenti.

Doverosa nota di realizzazione: tutti i locali del piano terra sono stati materialmente ricavati sbancando il terreno e portandolo a quota, per cui è stato possibile creare ampie aperture ai vani con accesso diretto all’esterno. Questa soluzione ha permesso anche di ricavare un piano outdoor retrostante. Accediamo così al parco, dove l’incanto della piscina sublima lo sguardo. Si tratta di un balcone naturale con acqua a sfioro riscaldata, e l’affaccio sul panorama è di una bellezza quasi interiore. Evoca il rintocco di cocktail, la poesia della brezza, la magia delle luci crepuscolari della riviera e dei fuochi d’artificio visibili nelle sere d’estate.


QUANDO IL BELLO INCONTRA LA TRADIZIONE E SI FONDE ALL’INNOVAZIONE NASCONO GLI OGGETTI CUPIOLI, ATELIER CREATIVO CHE DA CINQUANT’ANNI PROPONE DECORAZIONI DI DESIGN PRESTIGIOSE, RICCHE DI FASCINO E AMORE PER I DETTAGLI. REALIZZATE A MANO E ALTAMENTE PERSONALIZZATE, LE CREAZIONI CUPIOLI SONO SINONIMO DI ECCELLENZA.

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FAEN Z A

SEGNI DEL PASSATO DA EX-FALEGNAMERIA A CONFORTEVOLE LO F T testo Clarissa Costa - foto Pietro Savorelli


I L SO F F I T TO M O S TR A L ’A NT I C O A L B ER O D I T RA SM I SSI O NE U T I L I Z Z ATO PER FA R F U NZ I O NA R E I M A C C HI NA RI A R TIG IA N I.

Un’ex-officina artigiana abbandonata e dal fascino decadente, sita in un edificio degli anni Venti nel centro storico di Faenza, è diventata un esempio di ricrescita e riqualificazione urbana trasformandosi in un loft dall’impronta contemporanea e dall’atmosfera materica. Il progetto è dello studio faentino Alessandro Bucci Architetti, che da circa 25 anni si occupa di recupero di ex aree industriali, nuove urbanizzazioni, sviluppo di progetti d’arredo e di prototipi di unità abitative. Lo studio ha ristrutturato l’immobile di vicolo Gottardi in chiave abitativa con l’intento di far convivere il vecchio con il nuovo, dandogli una nuova vita ma rispettando allo stesso tempo la storia dell’ex-falegnameria, facendone tesoro per creare soluzioni uniche. La preesistenza diventa quindi il contenitore di una casa completamente personalizzata, che conserva ancora i caratteri di un ambiente grezzo in cemento e mattoni a vista, con spazi aperti


e luminosi, arredi personalizzati, finiture di pregio e materiali che, in parte conservati e in parte rinnovati, preservano un aspetto naturale con dettagli raw. L’abitazione si relaziona con una corte interna privata grazie ad ampie vetrate con infissi in ferro molto caratteristici, e si sviluppa su due piani fuori terra – al piano terra la zona giorno e al piano primo la zona notte – e una cantina interrata, recuperata in veste di taverna, per un totale di 260 mq. Al piano terra, la zona giorno è stata convertita in un unico open space contraddistinto da arredi progettati ad hoc in grado di valorizzare le tracce esistenti che si è deciso di conservare. Situato in quello che un tempo era utilizzato come laboratorio artigiano, lo spazio della cucina e della sala da pranzo è quello più emblematico della casa. Con l’intento di valorizzare gli elementi architettonici e simbolici della vecchia falegnameria, la cucina si configura come una combinazione di arredi metallici e lignei dalla texture accentuata e materica: il soffitto, lasciato a vista, conserva la successione di voltine in laterizio rinforzate da inserti metallici e mostra, come un oggetto da esposizione, l’antico albero di trasmissione utilizzato per far funzionare i macchinari artigiani. Le

IN QUESTE PAGINE, LA CUCINA E LA SCALA INTERNA, AL PIANO TERRA, E LO STUDIO OPEN SPACE, AL PIANO PRIMO. NELLA PAGINA SEGUENTE, LA CANTINA E L’ESTERNO DELLA CASA.

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grandi finestre ad arco permettono l’ingresso della luce naturale e contribuiscono a ricordare un’atmosfera industriale: gli stessi infissi in ferro esistenti sono stati recuperati e riposizionati sulla facciata davanti ai nuovi infissi a taglio termico. L’ambiente del soggiorno, situato in prossimità dell’ingresso, si presenta invece come uno spazio di transizione tra la cucina e la zona notte al piano primo, offrendo un open space dal design contemporaneo con una pavimentazione realizzata in resina a creare una superficie grezza dalle varie sfumature e imperfezioni. Come protagonista del soggiorno troviamo un camino sospeso in ferro color ruggine, progettato su misura in continuità con gli altri arredi e con l’imbotte in ferro che segna l’ingresso alla cucina. Il piano primo dell’abitazione è la parte più privata della casa, accessibile dalla nuova scala interna che costeggia la parete in pietra lasciata a vista. Con una configurazione stretta e allungata, la scala individua un percorso quasi nascosto che si apre al piano primo nello studio open space, alto oltre quattro metri nel suo punto massimo.

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UN O SPAZIO RI TROVATO. La cantina, recuperata per diventare uno spazio fruibile della casa in veste di taverna con un’ampia zona di dispensa del vino, è uno spazio suggestivo racchiuso da una volta a botte in mattoni a vista e da superfici in pietra. La sua rifunzionalizzazione si è sviluppata a partire dalla riprogettazione del suo accesso con una nuova rampa.




RI CCI ON E

VILLA LIBERTY ESOTICA LO SPIRITO DI UN’ANTICA B ELLEZ ZA testo Marisa Ballabio - foto Riccardo Gallini

Attraverso un attento restauro, i nuovi proprietari riportano Villa Antolini alla sua antica bellezza, conservandone lo spirito e l’accogliente eleganza, evocando al contempo il fascino di paesi lontani.

Conversazioni che spaziano dall’arte all’attualità, savoir vivre, un’innata eleganza: questo lo spirito che aleggiava varcando negli anni Trenta del Novecento i cancelli di Villa Antolini, a Riccione. Lo spirito dell’età dorata, della Belle Époque, della vita brillante e traboccante di ottimismo per un futuro che sembrava avere in serbo sempre maggior benessere. Questo spirito elegante e positivo si assapora ancora oggi in Villa Antolini, non perché la residenza sia stata trasformata in una sorta di museo dei bei tempi andati ma, al contrario, perché l’attuale proprietaria, Esther Martelli, ha saputo realizzare un’operazione di grande intelligenza e sensibilità, nella quale si fondono il rispetto per il passato con il comfort, lo sti-

le di vita e il gusto attuali. E se non ci sono gli arredi originali, è ancora intatta la magnifica scalinata in legno che, riprendendo i motivi curvilinei della facciata, è la protagonista attorno alla quale si articolano gli interni della casa, inondati di luce, dove pareri e soffitti sembrano fondersi. Una grande tela di Julio Larraz – fra i maggiori artisti latinoamericani – accoglie gli ospiti. Intrisa di classicismo, modernità e riferimenti culturali diversi, sospesa in uno spazio/tempo indeterminati, annuncia il genius loci della residenza: il passato resta vitale se si è capaci, come in questo caso, di conservarlo mettendolo in relazione con il mix di stili e culture che caratterizzano l’oggi. Così come è ancora presente, in sala da pranzo, il grande camino ocra 25


con decoro Liberty, oggetto di recente restauro, e tutti gli infissi, di un delicato off white. Ovunque una palette di colori dominata dal bianco, ammorbidito dalle tinte pacate dei tappeti, declinate nei rosa e salmone polverosi degli Aubusson e arricchito da pennellate d’oro, come nell’imponente lampadario di Murano dell’ingresso. Emergono come protagonisti gli arredi che dialogano gli uni con gli altri in un calibrato mix di moderno, antico ed esotico, ma anche di antico riproposto in chiave attuale. In questa dimora la fusion non è mera ripetizione di uno schema compositivo, ma il distillato delle esperienze personali e del gusto che sanno capire e vedere il bello, ovunque lo si incontri, e come creare armonia utilizzando elementi di epoche e paesi diversi. Arredi del Settecento non potrebbero che stare dove sono stati collocati con disinvolta eleganza, non lontano da mobili più recenti e sedute rivestite da fresche housse. Così come la scelta della proprietaria di affidare arredi d’epoca alle abili mani di decoratori perché dessero loro nuovo aspetto e, quindi, nuova vita, ha fatto sì che questi si sdrammatizzassero conservando, intatta, un’accogliente eleganza. Il tavolo indiano all’ingresso, le piante tropicali che fanno capolino dai cachepot, le memorie 26

VI LLA DEG L I AMERI CANI. Villa Antolini, detta Villa degli Americani, nasce nel 1923 come Villa Egle, dal nome della moglie di Dante Antolini che ne commissiona la progettazione a Mirko Vucetich, il quale si era già distinto per i suoi progetti. Obiettivo degli Antolini, imprenditori che si dividono fra Italia e USA, è una residenza moderna, originale, che rifletta il loro stile cosmopolita.


U NA PA LE T TE D I C O LO R I D O M I NATA D A L B IA N C O, A M M O R BID ITO D A LLE T I NT E P A C ATE D E I TA P PETI, D EC LIN ATE NEI R O SA E SA LMO N E .

esotiche, evocano il fascino di lunghi viaggi in paesi lontani. Tutto questo è accompagnato da opere d’arte, testimonianze di una chiara passione collezionistica e da sorprese degne di una wunderkammer: la scultura che riecheggia un pesce abitante le profondità marine, le madrepore, la cornice che è un trionfo di conchiglie e coralli... Siamo in una raffinata residenza marina. Potremmo essere negli Hamptons e nessuno si stupirebbe se dalla stanza vicina si affacciasse il Grande Gatsby. Villa Antolini si trova invece a Riccione, ma in una zona speciale: l’Abissinia, dove, proprio all’epoca del Grande Gatsby, si ergevano le residenze della nobiltà e della borghesia più facoltosa. Un limitato nucleo di persone con grande proiezione internazionale, protagoniste di un turismo esclusivo che in Italia si ritrovava in centri come Riccione, Perla verde dell’Adriatico, in Francia a Deauville e in altri luoghi ancora. È quindi a Riccione che nei primi anni Venti prende vita, su iniziativa dei coniugi Antolini, il progetto di realizzare una villa: lo scrigno prezioso che accoglie questa residenza, un gioiello tardo Liberty che ha superato indenne

IN APERTURA, L’INGRESSO CON LA SCALINATA IN LEGNO. IN QUESTE PAGINE, LA SALA DA PRANZO E LA ZONA LIVING. 27


A LATO, L’ESTERNO DI VILLA ANTOLINI. SOTTO, LA CAMERA PADRONALE.

vicende edilizie che, nel tempo, hanno portato alla sparizione di molte dimore dell’epoca. Un pregevole esempio di architettura frutto del genio di Mario Vucetich, artista poliedrico, allora agli inizi dell’attività, ma già ben inserito nel ristretto milieu dei circoli intellettuali. Il progetto originario è stato in parte variato durante l’esecuzione, ma l’impronta originale di Vucetich rimane chiara e risiede in un gioco di rinvii e contrappesi, come evidenzia in vari testi l’esperto d’arte Liberty Andrea Speziali che, forse più di tutti, ne ha approfondito l’opera.Fra pieni e vuoti: come i volumi delle lanterne poste all’ingresso le cui sagome ritornano negli oblò dell’edificio. Fra richiami stilistici: al barocco e alla secessione viennese, presenti nelle linee ondulate della parte frontale, bilanciati dal rigore che si esprime nell’essenzialità della struttura. Su questo palcoscenico di armonica fusione, che nasconde le riflessioni colte di un artista, scorre la vita di Villa Antolini e risiedono i segreti del fascino che esercita ancora oggi su di noi. 28



PESARO

BIANCA ELEGANZA ICONICA CONTEMP ORANEITÀ testo Mariadele Conti - foto Rossano Ronci



alla zona giorno, è diviso in aree ben identificate ma in continuità visiva e spaziale: area living, pranzo, area multimedia, TV e cucina. Una scala su misura in metallo, cristallo bronzato e legno, collega il piano primo che ospita la zona notte, dedicata alle camere delle figlie dei proprietari con relativa sala da bagno. Nell’area dedicata ai padroni di casa troviamo la camera con bagno esclusivo e un’ampia cabina armadio. Il piano giardino è riservato alla zona studio, all’area fitness e ad alcuni locali di servizio. La richiesta era di realizzare un’abitazione contemporanea ma che al tem-

LA R IC E R C A DI UN M O O D E LEG A N TE S E N Z A T E M P O, D OVE A L MI N I M AL C O N TE M P O R AN EO SI P OTE SS E R O M E SCO L AR E E LE M E N TI DI AR R E DO D I P R O P R IE TÀ .

IN APERTURA, UNO SGUARDO SULL’AREA LIVING E PRANZO. IN ALTO, LA SCALA CHE COLLEGA I DUE PIANI. 32

Tra il centro e il mare, nella storica città giardino di Pesaro dove si trovano le belle ville ottocentesche che furono dimore di villeggiatura per pochi privilegiati intorno ai primi del Novecento, si trova questa abitazione realizzata in periodo postumo, all’incirca intorno agli anni Cinquanta. La residenza fu sicuramente oggetto di una ristrutturazione consistente, con evidenti richiami formali razionalisti. L’esterno, oggetto di salvaguardia urbanistica, è stato oggetto di un complessivo ridisegno e di un sistematico insieme di opere per migliorarne particolarmente l’efficienza energetica. La distribuzione interna è stata completamente ripensata: costituita in origine da tre unità, gli spazi sono stati ridisegnati in accordo con le esigenze abitative della nuova famiglia. Il piano rialzato, interamente dedicato

po stesso richiamasse la classicità con elementi fissi (quali cartongessi a soffitto a cassettoni, arredi, oggetti); la ricerca di un mood elegante senza tempo, dove al minimal contemporaneo si potessero mescolare e convivere in modo armonico elementi di arredo di proprietà, custodi di ricordi famigliari. L’organizzazione planimetrica ha quindi privilegiato una distribuzione spaziale, in particolare nella zona giorno, in cui i vari usi potessero avere una loro chiara identità senza soluzione di continuità; un openspace tra i living e la sala da pranzo crea un percorso fluido e intercambiabile. Tutte le scelte materiche ci conducono nel senso di spaziosità che la casa vuole comunicarci: le superfici di calpestio sono in legno Cabreuva a listoni di grande formato, i bagni ospitano rivestimenti personalizzati in



pietre e marmi naturali in lastre realizzate a casellario, quali marmo rosso imperiale, cianco statuario, pietra Samarcanda. Tutti gli arredi fissi sono realizzati su concept dall’architetto Michele Della Chiara. In particolare le boiserie, gli armadi a muro, le librerie, i bagni e la scala interna sono tutti custom made. Ai pezzi antichi della collezione di famiglia sono state accostate alcune icone del design contemporaneo: dalla poltrona Vanity Fair di Frau al tavolo Saarinen di Knoll, il tavolo in cristallo Neutra di Dordoni per Fiam con sedie Bertoia di Knoll per la zona cucina. L’illuminazione fissa su progetto dello studio, è realizzata con apparecchi a incasso Viabizzuno, mentre è affidata alla domotica la gestione di tutta l’impiantistica. Senza stravolgerne dunque gli spazi originari, l’architetto Michele Della Chiara (mdca studio, con sede a Pesaro) ha creato una casa luminosa, sofisticata e contemporanea senza tralasciare la realizzazione di ampi ambienti da vivere in famiglia e con gli amici. I colori tenui delle pareti e dei mobili su misura, dal greige a un grigio più deciso, le decorazioni inserite, spesso inaspettate, come le porte antiche che separano gli ambienti, i lampadari in vetro di Murano, la spiazzante scala in cristallo, convivono in questa bella casa conferendole una grande personalità e una indiscutibile armonia. 34

UN A CLASSIC A ARMON I A. La libreria che occupa l’intera parete, personalizzando tutta la zona living, è stata realizzata in legno multistrato e tamburato ed è stata alleggerita laccandola con una vernice opaca all’acqua nella stessa nuance delle pareti. L’armonia dell’insieme viene piacevolmente interrotta dall’inserimento decorativo di una bella porta a due ante attribuita al Settecento marchigiano.


Lavorare bene è vivere bene. Io lo so, Edilpiù lo sa. Per me questo non è solo il luogo in cui lavoro. È lo spazio in cui cerco sempre di dare il meglio di me. È qui che ogni giorno creo la mia professionalità, esperienza dopo esperienza. Voglio sentirmi al sicuro qui, perché è la sensazione giusta per avere voglia di imparare. E mi fido di chi ha costruito le proprie certezze, proprio come ho fatto io. Questo posto era solo un’idea, un progetto. Edilpiù lo ha trasformato in realtà per me. E adesso lo penso, lo sento, lo vivo. Architetto Aristide Missiroli

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CESEN A

COMFORT SOSTENIBILE PRIMO ESEM PIO IN ITALIA DI PASSIVE HOUSE testo Francesca Ricci - foto Claudia D’Elia



Avevo maturato un forte desiderio di entrare in quella casa marrone e nera che, curiosamente, fissavo al mattino, seduta al tavolino di un bar di Cesena. Da lontano, non si riusciva a scorgere bene quello che c’è dentro, quindi ho deciso, molto semplicemente, di prendere un appuntamento. Appena varco la soglia dell’ingresso mi trovo di fronte tre giovani architetti che, mentre lavorano concentrati alle loro scrivanie, mi mostrano l’ufficio situato poco più avanti dove si sarebbe svolto l’incontro con Stefano Piraccini, architetto, scrittore di libri, insegnante e ricercatore presso la facoltà di

Architettura dell’Università di Cesena: “Ho questa duplice veste, di architetto e professore. Dentro il bacino universitario si fanno ricerche su argomenti e soluzioni che arrivano sul mercato all’incirca cinque o sei anni dopo e il mio tema di ricerca, fin dall’inizio, è sempre stato quello della sostenibilità, un concetto complesso, che racchiude più fattori. Riassumendo, parliamo di comfort, in quanto negli edifici bisogna stare bene, efficienza energetica, ovvero potenzialmente il consumo di energia deve essere nullo, e materiali adatti che nel loro ciclo di vita non disperdano energia e non inquinino”. Si tratta di tre punti

cardine su cui Piraccini ha sempre basato il suo lavoro. Così sono nati i progetti in standard passive house, come nel caso di questo edificio, e di altri che sono stati realizzati ultimamente in Emilia-Romagna e Toscana. Ma che cos’è esattamente lo standard passive house e cosa comporta? Si tratta di uno standard internazionale, nato da un progetto di ricerca dell’università di Darmstadt in Germania, con l’intento di creare edifici che abbiano un consumo zero e un alto livello di comfort. “Per esempio, la casa in cui ci troviamo ora non ha un impianto di riscaldamento ma funziona con il calore del sole, il calore del cor-

IN APERTURA, L’ESTERNO DELLA CASA-STUDIO SUL LUNGO SAVIO. SOTTO, LA ZONA LIVING CON CUCINA OPEN SPACE.

LO STA NDA RD PASSIVE HOU SE Il concetto di Passive House nasce nel contesto del Passive House Institute, un istituto di ricerca indipendente fondato nel 1996 da Wolfgang Feist a Darmstadt, in Germania, che ha stabilito uno standard di certificazione per edifici ecosostenibili. Affinché un edificio sia considerato Passive House, deve soddisfare alcuni criteri quantitativi in materia energetica. Cinque sono i principi alla base del protocollo: design senza ponti termici, finestre superiori, ventilazione con recupero di calore, isolamento di qualità e costruzione ermetica.

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po umano e il calore prodotto dagli elettrodomestici. Questo calore, una volta immagazzinato, deve anche essere adeguatamente trattenuto e rilasciato grazie a un involucro ben coibentato con ampi strati d’isolamento termico. Per questo motivo sono stati innalzati muri con uno spessore di 50 cm ed è stato utilizzato un particolare isolante, chiamato aereogel, fatto della stessa sostanza delle tute degli astronauti”. Questa casa è la seconda passive house al mondo situata all’interno di un aggregato urbano. È quindi costretta a dialogare con edifici che non sono affatto efficienti dal punto di vista energetico. “Continuando a osservare la casa, si noterà come, esternamente, l’unico tono utilizzato, in alternanza al legno di cedro rosso canadese, sia quello nero: 40

una vernice termoriflettente che, respingendo le radiazioni solari, garantisce e aumenta il comfort, soprattutto nel periodo estivo”. I test per verificare l’aderenza ai protocolli dello standard sono molto severi. Si pensi che per testare l’assenza si spifferi – in modo che la casa possa essere certificata al 100% come passive house – un tecnico toglie una finestra, installa un telo e, con una pompa d’aria a pressione, riempie l’intero edificio. A questo punto è necessario dimostrare che la quantità d’aria che esce è pressoché la stessa di quella che entra. “Per questo edificio abbiamo dovuto ripetere il test per ben 3 volte, prima di capire dove fossero gli spifferi da sistemare!” La gestione dell’aria nella struttura avviene con un unico im-

pianto di ventilazione meccanica, che ha per protagonista lo scambiatore di calore. Ci sono tubi installati in tutto l’edificio, nel pavimento e nel soffitto, che espellono l’aria viziata facendo entrare quella fresca. “In questo modo, ogni tre ore, il volume d’aria cambia e non si ha mai la percezione di aria viziata. Senza stratificazione di CO2 si evitano anche quelle situazioni di disagio fisico, come mal di testa e difficoltà di concentrazione, che spesso si hanno in un edificio qualsiasi quando gli ambienti non vengono arieggiati”. Realizzare queste case sostenibili non costa molto di più una ristrutturazione tradizionale. Parliamo di un costo dall’1% al 5% in più. Una somma recuperabile in breve tempo, si potrebbe dire nel giro di qualche bolletta.

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REPUBBLI CA DI SAN MARI N O

INFINITI ORIZZONTI FINESTRE SUL CIELO DELLA RIVIERA testo Francesca Ricci - foto Claudia D’Elia


I L SO L A R I U M È IL VE R O PO L M O NE D EL L A VILLA , U NA LO C AT I O N I D E A LE PER EV E NT I ESCLU S IVI C O N U NA V ED U TA D EL L A RI V I E RA A 3 6 0 °.

Avete presente quelle ville americane che si vedono nei film, quelle in cui i proprietari amano fare party sorseggiando cocktail a bordo piscina? Ecco, la villa di cui sto per parlarvi assomiglia proprio a una di quelle, una casa da sogno in perfetto stile californiano realizzata dallo Studio di architettura Vicini a borgo Maggiore, sulle colline di San Marino. Intervisto Antonio Vicini mentre siamo seduti in soggiorno, intorno al grande tavolo su cui pende in tutta la sua magnificenza un lampadario veneziano firmato Barovier&Toso. Antonio, com’è nato questo progetto? “Ho conosciuto la committenza tramite lo studio in cui, da neolaureato, avevo praticato il mio tirocinio. Quando Cristina, la committente, mi portò per la prima volta su questo lotto (allora una striscia di prato con una piccola casa rurale, demolita in seguito) mi disse che il suo sogno più grande era quello di avere una soluzione senza filtri verso l’orizzonte, con più vetrate possibili che si affacciassero sul panorama mozzafiato che solo San Marino offre. Quindi cominciai a tracciare i primi disegni partendo da questa sua indicazione e prendendo spunto da un notevole progetto dell’architetto Richard Meier, chiamato Grotta House, che lei stessa mi suggerì. Così, step by step, cercai di assecondare le sue esigenze, rispettando quello che era il punto cardine del progetto: avere sempre, da qualsiasi posizione della casa ci si trovasse, una prospettiva verso il mare,


IN APERTURA, UNO SCORCIO DELL’ESTERNO CON PISCINA. IN QUESTE PAGINE, ALCUNE IMMAGINI DELLA ZONA LIVING, DEL SOLARIUM E DELLA CUCINA.

adattandovi di conseguenza la distribuzione degli spazi interni”. Infatti ho visto che anche dalla zona notte si può godere di una vista spettacolare! “Esattamente, tutti i balconi sono rivolti verso l’orizzonte e tutti i piani sono finestrati da cielo a terra per non perdere mai di vista questa meravigliosa prospettiva. Poi c’è il piano ultimo, il solarium, il vero polmone della villa, una location ideale per eventi esclusivi con una veduta a 360° dalla riviera marchigiano-romagnola alle tre storiche torri di San Marino. Quindi un lavoro impegnativo per quanto concerne la progettazione perché, essendo un corpo stretto e lungo, era difficile da gestire a livello distributivo, ma che alla fine siamo riusciti a portare a termine indirizzando tutti gli ambienti primari nella giusta direzione”. Come è strutturata la casa? “La casa si estende su una superficie di circa 600 mq sviluppati su più livelli. C’è un grande interrato attrezzato a palestra, un piano nobile con tutta la zona giorno (soggiorno con soppalco, cucina, cambusa/deposito, un bagno di servizio e l’ascensore). Al piano primo, invece, ci sono la camera da letto padronale con bagno e stanza armadio dedicata, tre camere da letto – una della figlia e le altre

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due, ciascuna col suo servizio, destinate agli ospiti – e un soppalco adibito a studio. Infine c’è l’ultimo livello, quello caratterizzato dal terrazzo con giardino d’inverno che altro non è che un soggiorno vetrato che funge da servizio per il solarium. E poi c’è la piscina, che al buio diventa il fiore all’occhiello della villa con cromoterapia e sfioro da una parte”. Sono stati impiegati materiali particolari? “L’immobile ha avuto un metodo costruttivo tradizionale con un telaio in cemento armato, un pacchetto murario classico con isolamento di ultima generazione. Il fattore che più caratterizza l’intera struttura è sicuramente la sua forma stondata. Personalmente non sono un grande amante del tondo ma qui, vuoi per la forma del lotto, vuoi per le indicazioni che mi aveva dato la comittenza, alla fine è stata la scelta vincente. Comunque ai miei clienti, prima di intraprendere qualsiasi lavoro, ribadisco sempre il concetto che un bravo architetto deve saper trovare il giusto compromesso tra ciò che piace al cliente e ciò che è funzionale. E infatti anche questa è una villa che, pur essendo altamente scenografica, non presenta difetti o complicanze per chi la vive”. Concludiamo la nostra chiacchierata al tramonto di una giornata di inizio estate, quando le luci incendiano l’orizzonte e il tepore del sole rendono quasi irresistibile la voglia di fare un tuffo in acqua.

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LUCE CHE A RREDA “Quando è possibile, amiamo collocare soggiorno e cucina su un’unica zona, creando uno spazio comune di ampio respiro dove poter consumare i pasti. In questo caso l’area interessata gode anche di una luminosità spaventosa, dovuta all’immensa vetrata compartimentata che separa l’interno dell’abitazione dall’esterno con piscina... e che esterno!”.


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PESARO

BALCONE CON VISTA IL FA SCINO DI UN APPARTAMENTO AFFACCIATO SU L P O RTO testo Mariadele Conti - foto Rossano Ronci



Come sulla prua di una nave questo splendido appartamento affacciato sul porto di Pesaro ci proietta verso luoghi lontani. Attraverso il grande e vivibile terrazzo si crea un continuo con il panorama che ci permette di godere, nelle varie ore della giornata, del via vai delle barche a vela che si rispecchiano nel canale prima di affrontare il loro viaggio, o dell’immutabile e quotidiana magia del tramonto. Il desiderio della giovane coppia di proprietari era di avere un’abitazione contemporanea con spazi ampi e una distribuzione degli ambienti che valorizzasse al massimo questa stupenda vista sul mare e sulle colline. L’abitazione si sviluppa al secondo e terzo piano di una palazzina di recente costruzione; i due livelli sono collegati sia con scala interna che con ascensore. Estendendosi per una superficie complessiva di oltre 300 mq, è stato possibile personalizzare gli spazi, ottimizzando la distribuzione interna fin dalla sua costruzione. Punto di partenza del concept progettuale, scelta quasi naturale ma insolita, è stato di ribaltare l’usuale dislocazione delle aree giorno e notte, posizionando l’area living al piano superiore e la zona notte al livello inferiore; ovviamente tutti gli ambienti nobili sono stati sviluppati 50

I CON I CI DET TA G L I La grande vetrata che caratterizza la residenza è ancor più enfatizzata dalla scelta degli arredi di gusto contemporaneo. Il pergolato, che ombreggia la terrazza, è disegnato dallo studio, mentre i divani sono i Float di Paola Lenti. All’interno, fanno da protagonisti gli iconici pezzi del miglior design anni Settanta. I corpi illuminanti sono di Flos, Arco e Taccia di Castiglioni. Le sedie sono firmate B&B, mentre la luce diffusa è realizzata a parete con applique di Vibizzuno. I divani sono di Minotti e tra i soprammobili spicca una collezione di vasi Venini.


L A T ERR A Z Z A D E LLA ZO NA G IO R N O È P E N SATA C O M E N ATU R A LE PRO SEC U Z IO N E D E LLA ZO NA L IVIN G IN TE R N A , ED È C A R AT TE R IZ Z ATA D A U N P E R G O LATO.

lungo il fronte mare, mentre servizi e spazi di distribuzione collocati alle loro spalle. In questo modo si è riusciti a dedicare alla zona notte una superficie adeguata, che consta complessivamente di tre camere oltre ai servizi; a questo livello, inoltre, un’ampia zona living/studio funge da separazione tra l’area dei ragazzi e la camera padronale dotata di un’ampia cabina armadio. Il piano superiore è interamente dedicato al living, dove le funzioni si susseguono senza soluzione di continuità: area soggiorno e pranzo son un tutt’uno, ma anche cucina e area pranzo famigliare, pur essendo celate alla vista dal soggiorno, ne costituiscono di fatto una continuazione. La progettazione è stata ovviamente estesa alle aree esterne, ampie in entrambi i livelli: la terrazza della zona giorno è pensata come naturale prosecuzione della zona living interna, ed è caratterizzata da un pergolato in metallo e legno realizzato su disegno, sul quale scorrono tendaggi motorizzati per utilizzare il terrazzo in situazioni climatiche differenti, o solamente per mitigare l’irraggiamento

IN APERTURA, LA TERRAZZA CON VISTA SUL PORTO. IN QUESTE PAGINE, L’AREA PRANZO E LIVING IN UN UNICO OPEN SPACE. 51


P A RET I E SO F F I T TI S O N O R I G O RO SA M ENT E B IA N C H I. G L I A R RED I F I SSI, C H E VO G L I O NO EV I D E N Z IA R E L A LU M I NO SI TÀ, S O N O R EA L I Z Z AT I T U T T I IN L EG NO L A C C ATO BIA N C O.

solare. La continuità spaziale dell’intera abitazione è enfatizzata anche dai materiali utilizzati per i rivestimenti interni, che grazie alla loro matericità confermano l’immagine assolutamente contemporanea degli spazi: zona living, scala interna e servizio per gli ospiti sono in pietra di Fossena con lastre di grande formato; la zona notte è pavimentata con listoni di grande formato di Panga Panga, lastre di Marmo Grigio Imperiale lucidato a casellario per il bagno padronale e mosaico Bisazza per il bagno dei figli. Pareti e soffitti sono rigorosamente bianchi. Gli arredi fissi, che vogliono evidenziare la luminosità, protagonista assoluta dell’appartamento, sono stati progettati dallo studio mdca dell’architetto Michele Della Chiara, e sono realizzati tutti in legno laccato bianco. Altre scelte contemporanee e sofisticate, la cucina di Boffi, anch’essa laccata lucida bianca con piano in acciaio inox spazzolato, il tavolo e le sedie di Vitra e Knoll. Il terrazzo è stato pavimentato con listelli di legno naturale con posa galleggiante, e tra gli arredi si evidenziano le ampie e comode sedute – in tessuto idrofugo – di Paola Lenti. Non facciamo fatica a immaginare che un luogo così magico sia quello ideale per godersi il relax nelle calde serate estive e, perché no, anche nelle tiepide giornate invernali.

IN BASSO, LA LUMINOSA CUCINA DAI TONI CHIARI.


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C E S EN A

SGUARDO SOPRA LA CITTÀ AMPIEZ ZA E FLU IDITÀ, CON VISTA. testo Lucia Lombardi - foto Gianmaria Zanotti

Come una fortezza contemporanea che osserva dall’alto la città: questo attico da sogno nel centro storico di Cesena è un omaggio all’intimità domestica.

Da questa roccaforte contemporanea, un attico di 500 mq disposto su tre livelli, si domina una Cesena inusuale, quella delle mura antiche e del castello che dall’alto protegge orgoglioso il centro storico. Entrando in casa dall’ascensore privato si è avvolti da un abbraccio luminoso grazie alle ampie vetrate che corrono lungo i perimetri dell’ampio living, l’ambiente fulcro stesso dell’abitazione, il punto di incontro nodale di una coppia di professionisti e delle loro tre figlie. La zona giorno di 300 mq posta al quinto piano è dunque uno spazio pensato per la convivialità domestica e al contempo di rappresentanza. L’intervento immobiliare porta la firma dell’architetto Andreucci, mentre l’arredo è frutto dell’interior 54

designer Domenico Mula. Tutto è stato scelto e ritagliato su misura rispetto alle esigenze estetico-funzionali della proprietà. L’abitazione è domotizzata, gestita in totale autonomia da smartphone, così come gli scenari di illuminazione differenziabili a seconda dell’atmosfera che si desidera avere in casa. Un colpo d’occhio unitario è creato dal rivestimento a pavimento chiaro in marmo Samarcanda che crea un senso di armonia globale, facendosi fondo neutro per accogliere le differenti istanze, quasi una tavolozza d’artista su cui sono stati creati i vari microcosmi che compongono lo spazio. A dominare sono le nuance del nero, del bianco e del tortora. Colori da cui i padroni di casa si sentono rappresentati. Tre


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I L C O R PO C E NT R A LE AT TO RNO C U I È S TATO C O ST R U I TO I L PR O G E T TO È U N PERNO C HE LEG A G L I A M B I E NT I , C O M E U N C U O R E PU L SA NT E , E A L C O NT EM P O L I SU D D IVID E .

grandi e comodi divani conviviali di velluto di seta di DOM edizioni, sormontati da cuscini dello stesso materiale, creano una sorta di isola-salotto in cui abbandonarsi alla chiacchiera spontanea. Essi si affacciano su un corpo centrale in cemento armato attorno cui è stato costruito il progetto, una sorta di simbolico perno unitario che lega gli ambienti, come un cuore pulsante, e al contempo li suddivide, sui cui è stato installato un televisore e sotto al quale vi è un moderno camino/stufa della Stûv, acceso per tutta la stagione fredda. Sul lato dell’ingresso campeggia una grande tela rossa, quasi scultorea e magmatica in poliuretano espanso a rappresentare le viscere, siano esse della terra o umane, là dove scorre la vita magmatica ed esplosiva, di un artista contemporaneo che non vuole svelare la propria identità, acquistata a Miami. Sulla destra troviamo l’area pranzo e cucina, costellata di ampie vetrate sotto cui sono stati creati mobili su misura e componenti a incasso da Berti arredamenti, leader nelle forniture nautiche per Ferretti Yacht, scelti volutamente dai padroni di casa per la loro capacità di ottimizzazione degli spazi. La cucina targata Bulthaup ha una doppia isola, una con zona cottura e lavabo, per realizzare scenografici show cooking davanti ai commensali, l’altra voluta con

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IN APERTURA, L’AREA LIVING DALLE AMPIE VETRATE. IN ALTO, LA SALA DA PRANZO.


Tutta un’altra luce La piÚ ampia esposizione di lampade e lampadari in Emilia-Romagna

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IN BASSO, UNO SCORCIO DEL TERRAZZO-GIARDINO.

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piano di lavoro, una sorta di desk snack, per pasti veloci e meno impegnativi, rivestite di marmo Samarcanda per creare un unicum materico tra pavimento e arredo, i mobili a parete sono realizzati su misura e gli elettrodomestici a scomparsa sono della Gaggenau. Poco oltre due grandi tavoli in legno wenge e cristallo ospitano ben 12 sedute in pelle per veri e propri convivi e cene gourmet, passione del padrone di casa, che ha fatto realizzare una doppia cucina nella quale si accede da una porta limitrofa in cui si può operare in separata sede. Ad animare le pareti in punti inaspettati si trovano le tele di Mattia Moreni, dai soggetti irriverenti scelti appositamente per cambiare il registro stilistico dell’ambiente. Poco oltre si accede all’ampia spa domestica con bagno turco, sauna e area massaggio. La home wellness riprende gli stessi materiali e colori utilizzati negli altri ambienti con le giuste declinazioni. Il giardino d’inverno del living sembra un piccolo angolo di esotismo trasportato in Romagna, profumi ed essenze avvolgono l’affaccio verso l’esterno schermando la luce diretta. Il pavimento è in teak. Di legno sono anche le travi sbiancate dell’alta copertura con tenda elettrica di Corradi per chiudere e poterne godere in tutte le stagioni. Un’ampia scala scultorea in marmo e acciaio, dalle linee morbide e flessuose, quasi una passerella verso l’alto, permette l’ascesa al piano notte, che ospita 5 camere con servizi privati, un ambiente protetto tutto blindato, una vera security room. Questa cittadella fortificata ha echi lontani e fa sognare, è un omaggio alla privacy e all’intimità domestica con tutti gli agi e l’asciuttezza che il contemporaneo offre.


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RAVEN N A

RINASCITA INDUSTRIALE RECUPERO E RIQUALIFICAZIONE URB ANA testo Linda Antonellini - foto Angelo Ciccolo


Nasce da lontano il progetto del primo brew-restaurant pub a Ravenna, dove viene servita birra prodotta in loco. Quale nome più azzeccato di Darsenale, una crasi fra l’Arsenale di Venezia, anch’esso esempio di archeologia industriale, e la Darsena di città, dimensionalmente modesta ma dalle grandi potenzialità, che potrebbe diventare una sorta di Las Ramblas spagnola: una passeggiata che connette la città al mare e si anima di eventi e punti di ritrovo, in uno scenario che trattiene la memoria di quei processi produttivi ora dismessi, riportandoci al recupero urbano e alla riqualificazione del paesaggio cittadino. A raccontarci di questo ambizioso progetto sono l’architetto Emilio Rambelli, portavoce di NuovoStudio, che ha finito il contenitore curandone la parte architettonica in totale sinergia con l’interior designer Monica Poletti, la quale ha generato un fruttuoso rapporto di mediazione con la proprietà, e la cui formazione spazia da consulenze mirate al design d’interni alla progettazione del dettaglio. In questo caso, ad esempio, ha progettato la grande vetrata, con montanti rossi e grigi, che separa la sala di produzione dal ristorante. Studiata su misura anche la maestosa parete attrezzata sullo sfondo: una bottigliera con scalette laterali di accesso ai piani alti.

UN A N UOVA IDENT ITÀ Il progetto del Darsenale prese forma un paio di anni fa quando la committenza valutò una destinazione d’uso atta a ospitare un laboratorio per la birra nonché un accogliente luogo in cui mangiare e bere in compagnia. L’edificio, un tempo magazzino per lo stoccaggio di inerti, fa parte del Subcomparto n. 10 Piano Urbanistico Attuativo per la riqualificazione di un’area costituita da un waterfront che andrà a vascolarizzare tutto il comparto urbano, sviluppando le attività complementari al food.


L A M A G G IO R P A R TE D EL L ’A R R E D O È D I REC U PE R O, R IA D AT TATO E B E N IN S E R ITO IN U N C O NT ES TO C H E P OTR E BB E ESSE RE LO S TE SS O D E LLE D A RSE N E D E L N O R D EU RO P A .

Il primo input è stato quello di dividere lo spazio in due e tenere la parte più pregiata sul fronte, per godere dell’affaccio sull’acqua, aprendolo a una vista che connettesse l’interno all’esterno tramite grandi vetrate scorrevoli, creando d’estate uno spazio conviviale di filtro fra la passeggiata sulla Darsena, il Garden e la piattaforma che sarà fruibile per mangiare a ridosso della banchina. Le grandi bitte, che si trovano sulla banchina, alle quali venivano legate le corde d’ormeggio, hanno ispirato l’uso dei materiali ferrosi anche all’interno, presenti in travi, putrelle, sgabelli e nelle 80 sedie francesi. Il blocco dei servizi è costituito da un monolite rivestito in Celenit tinteggiato: un materiale fonoassorbente per compensare la rifrazione delle vetrate. Le pareti sono in mattone a faccia a vista e l’accesso alle toilette avviene tramite porte scorrevoli su binari, dopo un percorso di luci segna-passi. La maggior parte dell’arredo è di recupero, riadattato e ben inserito in un contesto che potrebbe essere lo stesso delle darsene del

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IN QUESTE PAGINE, ALCUNI DETTAGLI DELLE AREE CONVIVIALI, L’INGRESSO DEL DARSENALE DALLE AMPIE VETRATE E LA SALA DI PRODUZIONE.

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Nord Europa. L’80% di tavoli e sedie provengono da fabbriche, magazzini e botteghe di Anversa scoperte da Monica in un viaggio intrapreso alla ricerca di ispirazioni, materiali e complementi d’arredo. Insieme ad Artigiana Legno, ha creato le ali laterali del piano di mescita costituito da un banco del tribunale di Anversa lungo ben 6 metri, come altrettanto maestoso è il tavolo da convivio reperito in Piemonte. Il pavimento nella zona bar è realizzato in cementine giunte dalla Spagna, proseguendo poi in parte in cemento industriale e in parte in listoni. All’ingresso l’imponente portone è stato realizzato con le lamiere che provengono dal cancello originale, saldate in opera dal fabbro. Andiamo poi sempre alla ricerca di quei dettagli che raccontano una storia: banchi di scuola e poltrone in tessuto verde da barca. Uno dei focus centrali del progetto è stata anche la luce, magistralmente gestita dagli elementi illuminanti creati su misura da PSLab. “Il bravo architetto è un direttore d’orchestra che coordina sapientemente impiantisti, tecnici e altri colleghi con sensibilità ed esperienza – racconta Emilio Rambelli –. Questo Darsenale è stata un’occasione di confronto perché ogni progetto è fatto di attori, ciascuno dei quali esprime le proprie competenze al fine di realizzare una scena da raccontare, da vivere e da condividere”.


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OGGETTI D’AUTORE

COM E ESALTARE L’ANIMA DI UNA CASA

amate.Per noi la presa in carico di un progetto parte sempre da un colloquio conoscitivo, riteniamo fondamentale proporre ad ogni cliente soluzioni uniche che non siano solo esercizi di stile, ma e soprattutto atte a rendere la casa come un vestito di alta sartoria, perfettamente cucito addosso al cliente, che ne esalti le virtù e minimizzi i possibili difetti. Con quale criterio vengono scelti i brand da “adottare” e da proporre ai vostri clienti? Anni di ricerca e selezione ci hanno reso partner delle più grandi aziende del design internazionale, per scelta trattiamo un numero limitato brand in modo da poterli conoscere in modo perfetto, avere la massima capacità contrattuale con le aziende di cui siaTRA ESTETICA E FUNZIONALITÀ, STILE E COMODITÀ, FRANCESCA RAMBALDI CI RACCONTA LE SCELTE E LA FILOSOFIA DI OGGETTI D’AUTORE (DI CUI È TITOLARE) PER ESSERE VICINI AI CLIENTI E DARE VITA AGLI AMBIENTI DELLE LORO CASE.

Come riassumerebbe la filosofia di approccio al cliente di Oggetti d’Autore? Partiamo dall’ascolto, il cliente si avvicina parlandoci di uno spazio intimo e prezioso: la propria casa. Solo ascoltando e capendo a fondo quali sono i suoi reali bisogni possiamo essere in grado di soddisfare le sue esigenze e rendere gli spazi che ha deciso di affidarci, non solo delle stanze ben arredate, ma dei veri e propri ambienti di vita dove sentirsi bene e trascorrere le ore più belle con le persone

mo partner per poter offrire ai nostri clienti il migliori quotazioni sul mercato. Siamo appena tornati dal Salone del Mobile e non abbiamo visto aziende che ci abbiano particolarmente colpito per innovazione di prodotto: sì ci sono state delle belle installazioni, ma tutte molto simili purtroppo. Oggi, anche con l’utilizzo del web, tutti sono in grado di copiare tutto e sono veramente pochi brand capaci di fare la differenza. Noi li annoveriamo fra i nostri partner. Estetica e funzionalità, stile e comodità: in che modo con Oggetti d’Autore si raggiunge questa complementarietà? Per prima cosa una profondissima conoscenza del prodotto ci consente di proporre ai nostri clienti gli arredi più


consoni alla loro esigenze, una volta scelto il prodotto si cercano i colori e le textures più adatte all’ambiente in cui questo andrà posto, senza lasciarsi fuorviare dalle tendenze del momento. Ogni casa nasce con una sua anima il nostro compito è quello di esaltarla e farla risplendere al meglio. Quali sono le competenze specifiche dei componenti del vostro staff? Più che di competenze specifiche, che sono indubbie visto che la progettazione da noi è seguita solo da architetti, io parlerei di energie positive che si mixano e si completano: condividiamo ogni scelta che facciamo, sia a livello di acquisti che a livello di vendite. Ogni progetto viene sempre vagliato con tutto il team, per fare un paragone sportivo ci sono tanti bravi giocato-

ri, ma solo giocando in una grande squadra saranno in grado di vincere il campionato. Chi lavora nella show room a contatto con il pubblico è solo la punta dell’iceberg del team perché abbiamo due persone all’ufficio contabilità ed un team di manutentori certificati che si occupano di montaggi e consegne. Come è organizzato lo show room di Oggetti d’Autore? Non è solo uno spazio espositivo, ospitate anche incontri legati all’architettura e al design... Il nostro spazio è organizzato su due livelli: al pian terreno la show room dove oltre agli arredi in esposizione abbiamo anche una cucina funzionante su cui si svolgono show cooking e “cene formative”. Le cene sono organizzate per gruppi ristretti, l’atmosfera

diviene ben presto conviviale e divertente. Al piano superiore abbiamo i nostri uffici amministrativi ed una sala riunioni da oltre un centinaio di posti in cui facciamo incontri formativi con architetti e designer.

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SA N M A U R O PASCOLI

UN MUSEO PER PASCOLI LA CO NSERVAZIONE DI UN BENE CULTURALE . testo Ella Raggi - foto Daniele Lisi

Attraverso il recupero e la conservazione degli ambienti, nel rispetto della materia e del suo significato, le cantine della Torre di Villa Torlonia si trasformano nel nuovo Museo Multilmediale dedicato a Giovanni Pascoli.

Villa Torlonia di San Mauro Pascoli, per il suo valore architettonico e di memoria storica del paesaggio rurale, rappresenta uno dei beni culturali più importanti del territorio del Rubicone. Definita dal codice dei beni culturali come complesso monumentale, la sua pluralità di fabbricati edificati anche in epoche diverse ha acquisito, come insieme, un’autonoma rilevanza artistica, storica ed etno-antropologica. L’edificio è stato coinvolto in un progetto di recupero e riqualificazione funzionale sostenuto dalla Regione Emilia Romagna: così, se un tempo Villa Torlonia era una perfetta fabbrica rurale, con depositi, stanze per la produzione, ambienti di lavoro e residenza, la storia di oggi ne ha sancito l’inevitabile declino funzionale 68

trasformando il compendio in una suggestiva macchina per eventi culturali. “Questo progetto – racconta Marco Musmeci, funzionario per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini – ha quali punti di partenza un elemento materiale, Villa Torlonia, e qualcosa di intangibile, ossia quanto essa rappresenti per la comunità sammaurese e dal ricordo della vita e delle opere di Giovanni Pascoli”. Il primo obiettivo da soddisfare è stato infatti la rifunzionalizzazione dell’ala sud-est del compendio Torre di Giovedia - Villa Torlonia, che ha assunto il nome di Parco Poesia Pascoli. Il collettivo riminese Locarc, fondato dagli architetti Alessandro Lontani, Emanuele


IN ALTO, UNA FOTO DEL CORTILE DI VILLA TORLONIA.

Semprini e Andrea Sperandio, insieme l’architetto Marco Farneti, ha curato il progetto di recupero e la direzione lavori. “La sala di ingresso alle cantine, caratterizzata da un solaio con volte a crociera su pilastri in muratura – racconta il collettivo –, sarà utilizzata per allestimenti minimali, mentre la lunga sala adiacente, posta sotto la Sala

delle Tinaie, è ora sede del nuovo nuovo Museo Multimediale dedicato alla figura del poeta Giovanni Pascoli”. In corrispondenza del nuovo ingresso alla Sala delle Tinaie, riallestita per mostre temporanee, una torre metallica a base rettangolare, comprendente corpo scala e ascensore, collega tutti i piani dell’edificio. La 69


L A LU NG A SA L A P O S TA SOT TO L A SA L A D E LLE T I NA I E È O R A SE D E D E L NU OVO M US EO M U LT I M ED I A L E DE D IC ATO A L L A F I G U R A D E L P O E TA G I OVA NNI PA SCO LI.

struttura, realizzata interamente in acciaio, si distacca dalle pareti originarie ricadendo in uno spazio libero da elementi strutturali. Al piano primo vengono riaperti al pubblico spazi da anni inaccessibili, come l’ex sala delle Tabacchine dove viene ospitato il foyer di accesso al teatro, con una sala di circa 200 posti. Dopo aver dato un nuovo uso agli antichi spazi, il recupero passa dalla conservazione degli ambienti. “Solo se si concepisce il restauro come un’evoluzione nella vita dell’edificio, solo se si pensa al monumento come divenire, come il risultato di continue trasformazioni, si può cogliere il senso della scelta conservativa intrapresa per l’ala sud-est del compendio – continua il collettivo –. Internamente ed esternamente si è scelto di mantenere lo stato attuale dell’involucro procedendo alla sola sostituzione degli infissi in legno delle sale espositive con infissi in ferro, che richiamano il carattere industriale della porzione di villa restaurata. Ad ogni spazio inoltre viene garantita accessibilità, superando le numerose barriere e dislivelli sorti a seguito dei mol-

IN BASSO, UNO DEGLI AMBIENTI RISTRUTTURATI DELLA VILLA.


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IN ALTO, LA SCALA CHE PERMETTE IL DIALOGO TRA STANZE E LIVELLI. IN BASSO, IL WELCOME DESK.

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teplici ampliamenti del compendio, attraverso tre diversi sistemi di collegamento: scale, rampe, ascensore che mettono in relazione stanze e livelli della Villa che da troppo tempo necessitavano di dialogare.

I corpi di collegamento verticale sono tutti manufatti in acciaio acidato, accurati nel disegno e nella fattura artigianale, hanno forme geometriche pure e si distinguono nettamente dal contesto per non risultare dopo breve tempo obsoleti dal punto di vista estetico. Le nuove forme pure, contemporanee, e i materiali impiegati come il vetro, il cemento, l’acciaio acidato, le pareti di cartongesso lisce e prive di imperfezioni sono pensate per entrare in relazione con le superfici incrostate e corrose dal tempo degli antichi paramenti murari cercando di non alterare la percezione della qualità spaziale dell’edificio storico”. Il processo di restauro è stato documentato nel progetto editoriale Torre di Giovedia, Villa Torlonia serie documentaria, curato dal fotografo Daniele Lisi in collaborazione con il collettivo Locarc e l’architetto Marco Farneti, una pubblicazione in cui è presente anche una breve appendice dedicata al tunnel che corre sotto la villa, che ne ha visto la riapertura straordinaria, alla quale è seguita una fase di ispezione a scopo documentario”.


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ÈDOC ARCHITECTS RICERCA CREATIVA testo Francesca Miccoli

“Non esiste un progetto uguale all’altro ma esiste lo stesso modo di progettare”. Una dichiarazione che ben riassume la filosofia professionale di Hande Yildiz e Federico Dottorini, coppia affiatata nella vita e anime gemelle anche davanti al tecnigrafo. Origini turche lei, bellezza discreta e parlare lieve ma forbito, nativo dell’umbro cuore verde d’Italia lui, garbato nei modi e nell’aspetto. Galeotta fu la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano dove entrambi si sono formati sotto l’egida di docenti illuminati, abili a stimolarne la curiosità e l’intraprendenza. Più orientato verso l’architettura strutturale e il disegno 3D Federico, maggiormente votata all’interior design Hande, i due ragazzi sono 74

identici nell’approccio meticoloso e appassionato alla professione. Per loro ogni progetto, riguardi una privata abitazione o un ufficio commerciale, una spa o una piscina all’aperto, una ristrutturazione o una nuova realizzazione, ha pari dignità e merita un’attenzione maniacale nella pianificazione di ogni minimo dettaglio. La casa-base è l’home office di Forlì, che ha aperto i battenti da pochi mesi e già è meta di un pellegrinaggio di committenti. Poi ci sono lo studio di Perugia e la succursale in Turchia. Il matrimonio ha infatti contribuito a instaurare un ponte tra due culture, aprendo una porta verso Oriente. “Esaurite le prime esperienze in Italia, nel 2014 ci siamo trasferiti a Istanbul, in studi diversi”,

racconta Hande. “In un periodo difficile per professionisti alle prime armi, abbiamo deciso di provare a vivere il fermento turco – aggiunge Federico –. All’interno di un team che ci ha dato l’opportunità di mettere mano a molti differenti tipi di progetto, lasciandoci la libertà di sperimentare”. Studio e ricerca creativa hanno caratterizzato la progettazione di una villa nell’entroterra di Bodrum, nell’Est della Turchia. Un intervento originale e carico di suggestione. “Un’abitazione a un piano unico fuori terra, adagiata in una bellissima collina punteggiata da uliveti secolari. Oltre 1.000 mq di superficie, destinati a ospitare la grande famiglia del committente, desideroso di godersi la tranquillità


A SINISTRA, GLI ARCHITETTI HANDE YILDIZ E FEDERICO DOTTORINI. IN QUESTA PAGINA, ALCUNI DETTAGLI DEL PROGETTO PER LO SHOWROOM DI PERUGIA.

dell’età matura nel caldo abbraccio dei suoi cari”, spiegano i due giovani. Un’immensa tenuta arricchita da una piscina e, chicca Made in Dottorini, una zona benessere esterna, collegata alla casa attraverso un boschetto. “Il nostro obiettivo era quello di dar vita a un progetto che permettesse un dialogo tra l’interno della casa e il paesaggio, in un’armonica continuità – afferma Hande –. Un lavoro a quattro mani che portiamo nel cuore: si è accesa una scintilla, abbiamo capito di poter lavo-

rare assieme, completandoci. Il fatto di essere marito e moglie non dà per forza garanzia di successo”. A metà del 2017 il rientro in Italia, in Umbria, e nell’ottobre 2018 l’approdo a Forlì. Il primo intervento realizzato nel Belpaese ha riguardato la trasformazione dello showroom del brand Messini cashmere, ubicato nella campagna perugina, terra dalla grande tradizione tessile. “Inizialmente era previsto un intervento minimale ma la progressione dei lavori, con l’inseri-

mento di elementi nuovi a poco a poco, ha indotto la committenza a cambiare radicalmente il progetto – racconta Federico –. Ci è stata data l’opportunità di osare e abbiamo scelto di ricreare l’intreccio dei tessuti attraverso maglie metalliche lavorate a mano e decorazioni delle pareti realizzate in calce cruda. In maniera sartoriale, costruita sui dettagli. Il concept era quello di dar vita a un filo di cashmere che collegasse tutti gli spazi senza mai interrompersi: dalle scrivanie, fulcro della

Un nome tratto dall’enologia “Abbiamo scelto di connotare la nostra attività con una sigla presa a prestito dal mondo dell’enologia, dove doc è sinonimo di origine controllata ovvero di qualità del prodotto. E di qualità, e autentica, deve essere la nostra attività progettuale in tutti i suoi aspetti, dal piano strutturale all’interior design. Facendo risaltare i caratteri salienti dell’intervento, declinandoli alla natura del luogo, della sua storia, delle risorse e dei materiali, in maniera artigianale e nel rispetto delle richieste del cliente”.

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progettazione, alle appenderie, al sostegno dei mobili”. E a proposito di supporto, peculiare è stato l’utilizzo di travi di quercia del Settecento recuperate da un antico casolare di proprietà del cliente. “Abbiamo realizzato un grande tavolo riunioni, cuore della sala meeting al centro dello showroom, con 5 assi lunghe oltre 5 metri, che poggiano solo su tre punti. Anche le scrivanie, concepite ad arco, poggiano solo su due elementi. Ci piace creare qualcosa di particolare”. Se il marito si è ispirato al ma-

IN QUSTA PAGINA, IL PROGETTO DI UNA VILLA A BODRUM, IN TURCHIA. 76

estro Carlo Scarpa nell’individuazione di dettagli arditi ma anche semplici nella fattibilità, la moglie ha seguito il monito del professor Cino Zucchi: “Ha sempre esortato i suoi studenti a esagerare, a non porsi limiti”. Al bando i copia e incolla! “È estremamente importante la formazione ma anche la consapevolezza che non si finisce mai di imparare: per questo cerchiamo di partecipare il più possibile alle fiere, leggere riviste, aprirci agli altri professionisti per uno scambio di idee

che trasformi la collaborazione in crescita reciproca. E ancora conoscere le diverse tecnologie in un contesto in cui i cambiamenti sono veloci, in un mondo sempre più complesso, competitivo e specializzato”. La chiusura di Federico è esemplare. “In architettura non si inventa mai nulla, c’è una evoluzione continua grazie al recupero di elementi del passato da rielaborare con tecniche e materiali moderni. È necessario riuscire a mettere quel qualcosa in più su ciò che già c’è”.


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ELISA FORLINI ARREDARE CON LA LUCE testo Roberta Bezzi

Dopo la laurea in Architettura e un master in Lighting Design all’università Sapienza di Roma, Elisa Forlini è stata designer freelance e assistente universitaria per alcuni anni. Poi è approdata al team del prestigioso studio romano Fabertechnica, dove ha appreso le basi sulle luci teatrali, l’autocostruzione, l’exhibit, i materiali e la scenografia. Attualmente vive a Londra e lavora per il pluripremiato Nulty Lighting, continuando a collaborare anche con il noto 78

L’Observatoire International di New York. Elisa Forlini, quali sono stati i progetti più importanti ai quali ha preso parte? “Senza ombra di dubbio la Cappella Sistina e il Colosseo a Roma, San Francesco d’Assisi e il nuovo Four Seasons Restaurant al Seagram Building di New York. Sono stata fortunata perché lavorando per studi di progettazione di grande rilevanza nazionale e internazionale, ho potuto sperimentare molto. In

Italia ho iniziato il mio percorso e, col tempo, ho affinato l’uso della luce come strumento per poter valorizzare i monumenti, rispettando la storia e i materiali”. A quali principi si rifà l’illuminazione in Italia? “Nel Belpaese vige l’eleganza, la luce è discreta ed è al servizio dell’architettura. L’obiettivo è sempre quello di dare totale rilievo al monumento in cui si opera”. Su cosa si è concentrata mag-


ph. Nulty Lighting

chitettura, sulla geometria, sulla materia, sulle funzioni che aveva in passato e su quello che ne rimane adesso e, tramite la luce, abbiamo lavorato per rendere leggibili questi elementi. Non è un monumento di facile interpretazione e le letture che si possono dare sono molteplici. Abbiamo passato intere notti a fare test sui diversi materiali con sorgenti luminose a ottiche e temperatura colore diverse, e a valutare quanto le luci della città attorno interferissero o meno con la percezione dell’interno.” Nel 2016 ha fatto il grande passo: trasferirsi a New York dove aveva mandato, quasi per gio-

co, il suo portfolio… Che differenze ha notato nell’approccio verso l’illuminazione? “Negli Stati Uniti ci sono meno vincoli per quanto riguarda il patrimonio storico, quindi l’illuminazione è utilizzata in modo più vistoso, si osa di più. Soprattutto per gli esterni, si usa molto più frequentemente la luce colorata, si vuole attirare l’attenzione tramite l’illuminazione. Capita spesso infatti che i colori dei grattacieli cambino in base ad avvenimenti importanti della città”. E ora è di base a Londra. Più simile all’Italia o agli Usa? “Londra ama l’eleganza come

ph. Nulty Lighting

A SINISTRA, UN RITRATTO DI ELISA FORLINI. IN QUESTA PAGINA, IL PROGETTO PER VIVI RESTAURANT, LONDRA, 2019.

giormente l’attenzione per la Cappella Sistina? “Sull’impiego di una luce omogenea capace di esaltarne tutti i colori senza dare una nostra interpretazione personale, in modo da rendere l’intera volta una tavola limpida e oggettiva in cui il visitatore non fosse distratto dall’intervento ma potesse semplicemente ammirarne gli affreschi”. Nel caso della basilica di Assisi, invece, quali accorgimenti? “L’architettura complessa che ci si presentava rendeva necessario anche studiare una gerarchia degli elementi da sottolineare a chi entrava nello spazio. Sia per la Cappella Sistina sia per la basilica di Assisi abbiamo creato anche degli ‘scenari luminosi’ in grado di adattarsi a più occasioni per ampliare la flessibilità d’uso dello spazio ed enorme importanza è stata data alla tutela delle superfici pittoriche e alla collocazione degli apparecchi per minimizzare l’impatto visivo”. Poi c’è stato lo studio approfondito su un altro monumento mondiale: il Colosseo… “Qui il focus è stato più sull’ar-

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l’Italia ma non la discrezione: è sontuosa e regale e ci tiene a dichiararlo con fermezza, a volte anche eccentricità. In genere

IN QUESTA PAGINA, L’INSTALLAZIONE AL THE GRILL DI NEW YORK E, A LATO, ALLA BASILICA DI ASSISI. 80

si gioca con le varie tonalità di luce bianca, per esaltare spazi e materiali e impreziosire il progetto facendolo veramente

brillare. Il colore viene usato, anche frequentemente, ma in media rimane segnale di entertainment, di gioco o di temporaneo. Come avviene anche a New York, anche in Gran Bretagna la luce ricopre un ruolo emozionale e di forte impatto, ma a Londra la tecnica è sublime e perfetta e il wow-effect è più delicato e controllato, meno prepotente”. L’attenzione all’ambiente è una delle caratteristiche del suo lavoro. Il led la incarna al meglio? “Sì. Produce una luce pulita, ossia senza sostanze nocive, e sviluppa poco calore, quindi è meno pericoloso e più adatto a essere impiegato nella conservazione e nei beni culturali. Il led rispetta l’ambiente perché non è sottoposto a stress meccanici dovuti all’attivazione o spegnimento, ed è quindi semplice poter gestire l’intensità voluta senza creare danni ambientali o disperdere energie”.


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CRISTINA ZANNI MISS SEDIA testo Beatrice Loddo

A volte nel mondo dell’interior design la competenza e l’esperienza si incontrano con la casualità di un rinvenimento fortuito. È quello che è successo a Cristina Zanni, interior designer. “Faccio questo lavoro da sempre: ho iniziato appena ho finito le superiori.” Racconta Cristina con soddisfazione. “Ho acquisito grande esperienza lavorando in showroom, per poi decidere di intraprendere la professione da libera professionista aprendo uno studio con una collega 84

a San Marino. Dopodiché sono tornata nella mia città natale, Santarcangelo: una città di creativi… e di matti!” soggiunge ridendo. Nel corso di un sopralluogo all’interno di un hotel, Cristina opera una vera e propria scoperta nella polverosa soffitta: una sedia vintage, dalle gambe e dai piedini a fondo conico, arricchiti dal dettaglio degli stivaletti in rame e ottone: un profilo iconico e minimale che la affascina subito. I suoi sensi


IN QUESTE PAGINE, LA DESIGNER CRISTINA ZANNI, A SINISTRA, CON I SUOI MODELLI DI SEDIA MISS.

di creativa parlano chiaro, quel piccolo reperto deve far parte del nuovo arredo, naturalmente arricchita da un tocco più contemporaneo, che però non ne snaturi l’intima natura. Cristina prende la seggiola, la ripulisce,

la studia in tutti i suoi più minuti dettagli, e nota subito il marchio inciso. Va alla ricerca dell’azienda che aveva prodotto quella sedia, e grazie a Internet scopre non solo che si trova in Romagna, ma che è anche ancora at-

tiva: Design Cifsa è una storica carpenteria metallica nei pressi di Forlì-Cesena, che dal 1961 è portatrice di una solida filosofia del Made in Italy. Cristina viene accolta da Olindo, il proprietario, che le spiega la storia di quella sedia, messa fuori produzione perché richiedeva una lavorazione troppo costosa e fuori dalle odierne logiche di produzione di massa. Ma Cristina, forte della sua grande passione per il vintage design italiano, è pronta a fare la sua ambiziosa proposta: rimettere in produzione le sedie anni Cinquanta per dare vita a un nuovo brand di design specializzato in vintage furniture, con un focus specifico, naturalmente, sul prodotto sedia. Olindo accetta e così nasce Lalabonbon, che sfrutta la sinergia fra una produzione frutto dell’e85


mio lavoro, che è anche la mia principale passione. Se dovessi scegliere, fra tutti quelli che ho visitato, il luogo che per me è più ricco di suggestioni è sen-

za dubbio Londra: almeno una volta all’anno, un viaggio a Londra lo faccio ed è sempre una scoperta. Sì, direi Londra tutta la vita!”

ph. Enrico De Luigi

sperienza e del know-how tutto italiano di Cifsa e della creatività eclettica di Cristina, che rielabora finiture e materiali e li combina con una palette colori eccentrica di velluti cangianti dai colori intensi e dalle dense sfumature, con texture sempre diverse, dalle geometrie in bianco e nero ereditate dagli intramontabili del tessile come tartan, pied de poule, prince of Wales e spigati. I vari modelli – le Miss: questo il titolo che portano queste seggiole, diversificate fra loro grazie alle tappezzerie e ai metalli impiegati – vantano nomi vezzosi e un po’ retrò, tipici degli anni Cinquanta: Mina, Tina, Ava, Lola, Gina. “Questa non è la prima volta che mi capita, da un progetto singolo e su misura, di creare una collezione che poi entra in produzione: collaboro anche con un’altra azienda, Infinito Design, per la quale ho firmato una collezione per la tavola e di mise en place.” Alla continua ricerca di ispirazione, il viaggio è il suo modo per lavorare rilassandosi: “Mi piace visitare i locali, cogliere spunti, scoprire nuove soluzioni. Non stacco mai la spina dal

IN ALTO, UNA SEDIA DELLA COLLEZIONE MISS. A SINISTRA, UNA FOTOGRAFIA SCATTATA ALL’INTERNO DELLA SEGHERIA DA CARLO E CAMILLA DI MILANO. 86


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CALAMINA LOVE DESIGN LA P OLVERE PRENDE FORMA testo Clarissa Costa

Mercatini, mostre, fiere, soffitte, cantine e magazzini: sono i polverosi luoghi delle sporche ricerche che permettono ad Alex Albertini – un passato da geometra e ora project manager per un’azienda operante nel settore metalmeccanico – di reperire pezzi vintage, di recupero e con una storia alle spalle, trasformandoli in oggetti di arredo dal sapore retrò e industrial. Il laboratorio forlivese Calamina Love Design nasce nel maggio 2016, inizialmente come necessità per arredare la nuova abitazione di Albertini e della compagna Erika, evolvendosi poi in una vera e propria passione nel

ridare vita a oggetti dimenticati, cambiandone talvolta destinazione d’uso e creando complementi dal design differente e originale, esponendo e collaborando negli anni per diverse realtà, brand ed eventi. “Passeggiare tra mercatini e fiere alla ricerca di oggetti d’arredo nuovi e particolari, ma allo stesso tempo adatti alle nostre tasche, ha fatto nascere in me la passione del riciclo e della creazione di oggetti unici, adatti ad arredare la totalità degli ambienti della nostra casa”, spiega Albertini. Dalla moda, all’architettura e al design, quella di recuperare oggetti per restituirgli un’al-

Amore e creatività Il nome Calamina, oltre a essere uno strato di ossido che si forma sulla superficie dei prodotti siderurgici durante le lavorazioni, è la parte più polverosa del brand, è la ricerca e il riuso dei pezzi scovati che diventano parte integrante dei prodotti finali. Love, invece, simboleggia l’amore per l’arredo e il design industriale. Design, perché dietro al brand c’è un grande lavoro di ideazione progettazione.

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tra chance e creare qualcosa di inedito, con più carattere e più stile, si è trasformata da tendenza di nicchia per appassionati in un trend che oggi è conosciuto con un termine specifico: upcycling, un fenomeno trasversale che negli ultimi anni si sta sempre più diffondendo, e la cui direzione e filosofia è quella del riuso e della sostenibilità. Nel laboratorio di Alex Albertini prendono così forma Triangle, un tavolino da soggiorno realizzato con un cartello stradale, e il tavolino Price realizzato con lamiere microforate verniciate e un listino

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prezzi anni Settanta; poi ancora il Porta Asciugamani in Bronzo anni Sessanta con una lampadina a led, in stile anticato, e filo tessile colore rosso; la Mondial Milano Lamp, la cui base è un treppiede fotografico vintage marca Ovila e una lampadina inserita all’interno di fanalino dinamo da bicicletta; o la Mobiloil Special Lamp, una lampada eseguita con latta d’olio vintage Mobiloil Special. “I comodini Twins, ad esempio – racconta Albertini – sono oggetti di recupero che acquistai a una fiera a Cesena. Ho scelto di rivisitare lo stile anni Sessanta aggiun-

gendo una lamiera in rame sulla parte superiore e inserendo degli elementi in pelle all’interno. Il Porta Asciugamani, invece, è un oggetto, recuperato in una cantina di un privato, che ho trattato e a cui ho aggiunto un vetro ovale anticato e la lampadina per renderlo ancora più originale”. Un laboratorio artigiano, quindi, che è un eclettico contenitore di idee con richiami alla cultura vintage-pop e tendenze industriali, in cui ogni lavoro è diverso dall’altro, personalizzato ad arte con creatività e intuizione.

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PHOTOGRAPHER

GIORGIO GRANATIERO SCORCI E GEOMETRIE URB ANE testo Clarissa Costa

Quella di Giorgio Granatiero, classe 1993, è una fotografia caratterizzata da una costante ricerca del bello nell’architettura e nei luoghi del mondo, e dall’amore per una luce che avvolge, dà forma e offre nuove direzioni al paesaggio e agli spazi urbani. Recentemente, Granatiero ha scattato una serie di fotografie a pellicola lungo il Canale Candiano che collega la città di Ravenna al mare, un progetto con il quale ha partecipato al concorso Camera Work 2019 vincendo la possibilità di esporlo a Palazzo Rasponi. “Faccio fotografie da quando avevo 12 anni – racconta – e, ancora minorenne, realizzai la mia prima mostra fotografica personale, cui poi ne seguirono altre due. Fu però quando mi iscrissi alla facoltà di Architettura che arrivarono i primi importanti riconoscimenti e compresi davvero quanto la fotografia fosse importante per me”.

Granatiero trascorre i suoi primi 25 anni perlopiù lungo le coste del mare adriatico fra Venezia, dove è nato, e la Puglia, passando per Senigallia e trasferendosi poi in Romagna per iscriversi alla Facoltà di Architettura dell’Università di Bologna, sede di Cesena. Ancora matricola, il giovane fotografo è tra i vincitori di un concorso fotografico nazionale indetto da il Resto del Carlino sul tema Piazza. “Fondendo gli insegnamenti universitari alle regole del linguaggio fotografico apprese da autodidatta durante l’infanzia, trovai la mia strada e cominciai una ricerca, che porto avanti tuttora, sul paesaggio urbano e sull’architettura”. Successivamente compie un anno di studi presso la Technische Universität di Monaco di Baviera, approfondendo ulteriormente questi temi viaggiando per le più importanti città europee e vincendo il primo premio in un concorso di Architettura 93


IN APERTURA, GIORGIO GRANATIERO. IN ALTO, ALCUNE FOTOGRAFIE DEL PROGETTO SULLA CITTÀ EUROPEA PUBBLICATE NEL LIBRO CITY LIGHT. 94

a Berlino. “Questa esperienza rappresentò per me la prova tangibile che le due discipline sono legate, che la fotografia è uno strumento fondamentale per immaginare e comporre l’architettura. Tornato in Italia, mostrai le fotografie al fotoreporter Giovanni Chiaramonte, che considero il mio più grande maestro, il quale ne fu entusiasta e decise di prendermi come suo tirocinante nonostante avesse perso ormai da anni

questa abitudine”. È lo stesso Chiaramonte a convincerlo a continuare il lavoro sulla città europea iniziato in Germania e a pubblicarlo nella forma di libro con il titolo di City Light, un progetto fotografico che narra le affinità fra le diverse città in cui Granatiero ha viaggiato: “Guardavo le strade, le piazze e le architetture e trovavo in esse un’infinità di analogie con quella che io ero solito chiamare casa. Le cercai anche in

altre città europee, le fotografai per circa un anno, poi le raccolsi e le misi in sequenza con la volontà di creare una serie ininterrotta che raccontasse di un viaggio attraverso una città unica e coerente. Non potevano ovviamente mancare fotografie di città italiane e, in particolare, decisi di dare molto spazio alle città che hanno rappresentato un’importante tappa nella mia vita, come appunto Venezia, Senigallia e Cesena”.



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filosofi a sotto l e s te lle cervia 2 0 1 9

1 5°e di zi on e

mutamenti

LUGLIO/PIAZZALE DEI SALINARI/ORE 21,30

UMBERTO CURI LEZIONE MAGISTRALE

LUGLIO/PIAZZETTA PISACANE/ORE 18,30

CARMEN GALLO TOMMASO DI DIO CAFÈ PHILÒ

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LUGLIO/PIAZZALE DEI SALINARI/ORE 21,30

FRANCO FARINELLI LEZIONE MAGISTRALE

LUGLIO/PIAZZETTA PISACANE/ORE 18,30

GIULIO GORIA ANDREA SALVO ROSSI CAFÈ PHILÒ

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LUGLIO/PIAZZALE DEI SALINARI/ORE 21,30

MASSIMO ADINOLFI LEZIONE MAGISTRALE

LUGLIO/FARO DI CERVIA/ORE 21,00-24,00

VINCENZO DEL GAUDIO MORIS GASPARRI FRANCESCO CIRILLO MARATONA FILOSOFICA

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LUGLIO/PIAZZETTA PISACANE/ORE 18,30

MICO CAPASSO GIACOMO PETRARCA CAFÈ PHILÒ

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In collaborazione con il Comune di Cervia

LUGLIO/PIAZZALE DEI SALINARI/ORE 20,45

MARIO QUAGGIOTTO CAFÈ PHILÒ

LUGLIO/PIAZZALE DEI SALINARI/ORE 21,30

MASSIMO DONÀ LEZIONE MAGISTRALE LEZIONI MAGISTRALI: PRESENTA MASSIMO PREVIATO CAFÈ PHILÒ E MARATONA FILOSOFICA: PRESENTA DAVIDE GROSSI

COMUNE DI CERVIA @AgendaFilosofica

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ARCHI TEC TURE TOUR

RENZO PIANO WORLD TOUR L’ARCHITET TURA... IN CINQUE CONTINENT I testo Roberta Bezzi

Si chiamano Valentina Macca, Eirinaios-Stylianos Palapanis, Paul-Antoine Marie Lucas, Andrea Basso, Raul Ferrandiz Lopez e Lukas Kaufmann, i sei giovani architetti provenienti dalle università di Catania, Atene, Oslo, Padova, Valencia e Monaco, vincitori della terza edizione del Renzo Piano World Tour Award 2019. Sono molto fortunati perché si sono guadagnati un viaggio in giro per il mondo alla scoperta delle opere di Renzo Piano e del Renzo Piano Building Workshop e di altre grandi eccellenze dell’architettura contemporanea. “Quest’anno, il numero dei giovani selezionati raddoppia rispetto ai tre dello scorso anno – racconta Marcello Bacchini, presidente dell’associazione

culturale Habitat 2020 e responsabile commerciale e marketing di Edilpiù, azienda con showroom in tutta la Romagna –. E dire che nel 2017 abbiamo iniziato con una sola vincitrice, Silvia Pellizzari, la cui esperienza è stata fra l’altro oggetto di una pubblicazione, un diario di viaggio edito da Lettera 22. Edilpiù è stata la benzina che ha fatto partire il progetto, finanziato anche da un’altra realtà del territorio romagnolo come Oikos, perché in linea con i nostri valori. Poi, la Fondazione Renzo Piano ha fatto suo il progetto in collaborazione con altre realtà di prestigio, riuscendo a raccogliere i fondi necessari per un suo sviluppo nel tempo. Si è costruita un’eccellente rete di cui Habitat 2020 continua a far

parte, curando in particolare la comunicazione. Credo che uno dei motivi per cui il progetto ha subito raccolto il favore della critica sia proprio la sua capacità di creare cultura. Per quanto riguarda il tour di quest’anno – spiega ancora Bacchini – per la prima volta i ragazzi saranno divisi in due gruppi, all’interno dei quali c’è un architetto italiano, per compiere due diversi giri del mondo: il primo in senso orario, il secondo in senso antiorario, con due itinerari diversi che avranno in comune solo le tappe iniziali e finali. Si è cercato quest’anno di prediligere la qualità delle visite rispetto alla quantità, per evitare di infittire troppo l’itinerario che comprende anche lunghi voli, e per consentire di 97


immergersi meglio anche nel contesto socio-economico e storico-culturale”. Sono partiti da Parigi il 19 giugno, dove, tra l’altro, hanno visitato due cantieri del Renzo Piano Building Workshop: si tratta della Maison des Avocats che sta sorgendo accanto al già pluripremiato Palazzo di Giustizia, nell’area di Clichy Batignolles, e della nuova Scuola Normale su-

IN ALTO, IL LIBRO CHE DOCUMENTA LA PRIMA EDIZIONE DEL RPWT VINTA DA SILVIA PELLIZZARI. 98

periore di Cachan in costruzione nel Campus di Paris-Saclay, un grande polo tecnologico e scientifico che sorge a Sud di Parigi. Il viaggio si concluderà a Genova il 28 luglio, dove i ragazzi saranno accolti nello studio di Renzo Piano. Prima di giungere in Italia, i sei giovani si recheranno in un altro cantiere, questa volta in Africa, più precisamente in Uganda. Visiteran-

no, infatti, il centro di eccellenza in chirurgia pediatrica che sta sorgendo sul Lago Vittoria, a 35 km dalla capitale Kampala. Un progetto, per Emergency, che il Renzo Piano Building Workshop ha disegnato in collaborazione con Tamassociati, con la progettazione strutturale di Milan ingegneria e la progettazione impiantistica di Prisma engineering. Queste le tappe comuni. Dopo Parigi, i sei ragazzi formeranno due gruppi, viaggeranno prima in Europa, ma facendo sosta in città diverse. Poi l’uno volerà alla volta del Giappone e l’altro si dirigerà in Australia, con stop a Sydney, e poi in Nuova Caledonia, a Noumea. Sarà poi la volta degli Stati Uniti. Dopo aver visitato opere e città diverse, i due gruppi di riuniranno a New York. Qui, tra le tappe obbligate, vi sono tre edifici: Jerome L. Greene Science Center, Lenfester Center for The Arts e The Forum, che il Renzo Piano building Workshop ha progettato per il campus Manhattanville della Columbia University (l’ultimo, The Forum, è stato inaugurato lo scorso 26 settembre).


“Non lasciare scorrere il tempo, fermalo...e indossa i tuoi sogni” VIALE CECCARINI 11 | RICCIONE | TEL. 0541.693490 | MOB. +39.335.6741921 INFO@MISTERTEMPOPREZIOSO.COM | WWW.MISTERTEMPOPREZIOSO.COM

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