Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 23/11/1998 n. 27 - EURO 3,00
F O R L Ì N° 1 FEBBRAIO/MARZO 2017
BIGNARDI
Loretta
LA SICUREZZA È DONNA
GIANNI COMANDINI / Non solo calcio TEDx CESENA / Il futuro sul palco PASSIONE CINOFILA / Qua la zampa!
ForlĂŹ, via Balzella, 4/E tel. 0543.794511- e mail: forli@salaroli.it
www.salaroli.it
EDITORIALE
SOMMARIO
I
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ANNOTARE
In questo primo numero del 2017 ospitiamo in copertina un’intervista a Loretta Bignardi, questore della Provincia di Forlì-Cesena, e Gianni Comandini ex calciatore e anima del Teatro Verdi di Cesena. Tra gli eventi presentati: il TEDx di Cesena, che ospita conferenze sull’innovazione, le mostre sull’Art Déco di Forlì e Castrocaro Terme, l’omaggio teatrale a Olindo Guerrini di Mariavittoria Andrini. Abbiamo incontrato inoltre Rocco Angarola, Graziella Dallara, Alessandra Bazzocchi, Roberto Zondini, Francesca Giovannetti, Tullio Chiaradia, Rita Cicognani, Corrado Augusto Patrignani, Cristina Borghesi, Stefano Scozzoli, Michael Pretolani, Alexander Cimini, Simona Buda, Katiuscia Biondi, Roberto Corvini, Manuela Giunchi, Andrea Nanni, Luca Ceredi. Andrea Masotti
Brevi IN
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ESSERE
Loretta Bignardi
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ESSERE
Gianni Comandini
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CUCINARE
MOSTRARE
Art Déco
ICook
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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L.
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RICORDARE
Eataly Forlì
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LEGGERE
Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044
Stefano Scozzoli
www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com
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Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Erika Baldini, Annalisa Balzoni, Barbara Baronio, Dolores Carnemolla, Serena Focaccia, Sabrina Marin, Pierluigi Moressa, Marina Osorio, Rosanna Ricci, Francesca Miccoli. Fotografi: Giorgio Sabatini, Valentina Mazzeo, Gianmaria Zanotti.
Il raviggiolo
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Olindo Guerrini
Anno XX - N. 1 Chiuso per la stampa il 13/02/2017
GUSTARE
TEDx Cesena
RAPPRESENTARE
DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Elvis Venturini STAMPA: Seven Seas Srl - RSM
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INNOVARE
VESTIRE
Michael Pretolani
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AMARE
Qua la zampa!
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FESTEGGIARE
Gruppo Menabò
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ABITARE Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine
Casa V
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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte
VISITARE
Longiano
40 IN MAGAZINE
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ph GIorgio Sabatini
ANNOTARE
Segnaletica turistica A FORLÌ FORLÌ Proseguono le azioni
Profumi di casa mia TOUR A EATALY FORLÌ Prosegue il tour di
presentazione del nuovo libro della giornalista gastronoma Mariavittoria Andrini (nella foto), Profumi di casa mia (Edizioni In Magazine) presso gli Eataly italiani. Dopo le tappe di Forlì e Bologna, l’autrice presenterà il suo nuovo lavoro a Roma il 29 aprile, mentre in primavera è prevista una data a Milano. Il libro, distribuito a livello nazionale nel circuito Mondadori, accanto a 21 menu illustrati con fotografie a colori, presenta aneddoti di vita in cui ognuno di noi può riflettersi e che rendono la lettura piacevole e utile. L’autrice ci apre così le porte di casa e ci racconta i segreti dei suoi piatti, facendoci percorrere un viaggio di sapori, colori e di profumi.
Primo Miglio I VINCITORI FORLÌ Ha i suoi vincitori la terza edizione di Primo Miglio, il concorso per idee e progetti - promosso dalla Confartigianato di Forlì, in collaborazione con l’agenzia di comunicazione Menabò e la casa editrice IN Magazine, Forlì Self Storage e con la partnership del quotidiano Corriere Romagna - per contribuire a sostenere l’imprenditorialità nel territorio. Il primo premio è andato a Vivita, l’impresa tutta al femminile delle mamme Laura Sabbatini e Chiara Babini (nella foto) che commercializzano articoli per l’infanzia e propongono consulenze a tema, con un occhio rivolto al concetto di eco-sostenibilità. Il secondo premio è stato consegnato a Giovanni Crearreda dell’artigiano Yohannes Tesfaledet, abile mistura tra la creatività manuale di falegnameria e la tecnologia delle macchine numeriche. Infine un riconoscimento al progetto dei tre giovanissimi Lorenzo Pellacani, Filippo Rosetti e Marco Spagna che con Weekapp hanno creato un portale e una applicazione per segnalare all’utente tutte le attività e le iniziative in città che possono essere di suo interesse nell’area da lui stesso circoscritta. Il premio Primo Miglio consente ai vincitori di accedere a un pacchetto gratuito di servizi di sostegno all’impresa e ad un contributo in denaro. (E.B.)
congiunte tra Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì e Amministrazione comunale per rendere sempre più attrattiva e fruibile la città sul piano turistico. Fondazione e Comune hanno condiviso la realizzazione di un nuovo sistema di segnaletica turistica verticale volto a rendere immediate le informazioni sui luoghi e i monumenti da visitare. L’intervento, coordinato e progettato con il coinvolgimento dei Servizi Cultura Musei e Turismo, Viabilità e Segnaletica e Patrimonio, prevede il posizionamento di 6 plance segnaletiche poste in alcuni parcheggi del Centro Storico e nei principali parcheggi a ridosso del Centro e di 5 totem informativi con frecce direzionali in piazza Saffi, in piazza del Duomo e nelle aree del “quartiere dei Musei”.
Nuova Camera di Commercio DELLA ROMAGNA
ph Riccardo Gallini
FORLÌ Il 19 dicembre scorso, con l’insediamento del suo consiglio, è
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nata ufficialmente la nuova Camera di Commercio della Romagna, primo accorpamento di Camere di Commercio in Emilia-Romagna, espressione delle categorie economiche, sindacali e professionali di Forlì-Cesena e di Rimini. Il primo atto dell’organo è stata l’elezione del Presidente, Fabrizio Moretti (nella foto). Alla seduta hanno partecipato il Presidente della Regione Emilia-RomagnaStefano Bonaccini e il Segretario Generale di Unioncamere nazionale Giuseppe Tripoli. Il Consiglio della nuova Camera è composto da 33 Consiglieri, di cui 10 rappresentanti femminili. Il territorio nel quale la nuova Camera eserciterà le proprie importanti funzioni ha una superficie di oltre 3.240 kmq, 56 Comuni, più di 730.000 abitanti, quasi 100.000 imprese e un valore aggiunto totale di oltre 19,5 miliardi di euro. (E.B)
Ford Mustang: consumi da 8,0 a 13,6 litri/100 km (ciclo misto); emissioni CO2 da 179 a 306 g/km.
T H E F O R D M O T O R C O M PA N Y A N D F O R D F E R R I P R E S E N T
Mustang is now in Cesena
ANNOTARE
MPP per IRST MELDOLA FORLÌ Moschini, Pierotti
Confartigianato Forlì NEO PRESIDENTE FORLÌ Luca Morigi è il nuovo
presidente di Confartigianato Forlì. L’avvicendamento con Giorgio Grazioso avviene a seguito del passaggio di quest’ultimo al ruolo di presidente della neo costituita Unione Confartigianato Forlì Ravenna, siglata lo scorso 11 gennaio. Morigi, già vicepresidente vicario, ha ricevuto il mandato con consenso unanime da parte del Consiglio direttivo. Il nuovo presidente, da anni attivo in seno alla dirigenza di Confartigianato Forlì, conferma l’impegno nell’attenzione all’imprenditore non solo come soggetto economico, ma componente di una comunità della quale è parte integrante, nonché al comprensorio, di cui l’impresa è motore produttivo.
Nuova sede CNA LA CASA DELLE IMPRESE SAN MAURO PASCOLI Lo scorso 28 gennaio ha riaperto, dopo
un’accurata ristrutturazione lampo, la sede CNA a San Mauro. Un’occasione speciale per riflettere sui temi importanti per le imprese del territorio. La nuova sede propone un taglio innovativo e sperimentale: oltre a rappresentare e offrire servizi a tutte le PMI del comune, indipendentemente dal settore, in questo luogo CNA vuole mettere a valore l’esperienza pluridecennale nell’offrire progetti e azioni a supporto delle imprese nel settore della calzatura. San Mauro Pascoli è notoriamente il centro del distretto calzaturiero del Rubicone. Questa tradizione, oltre alle note e importanti griffe, vive sulla competenza, la professionalità e la presenza di qualche centinaio di piccole medie imprese, ampiamente rappresentate: oltre un terzo delle imprese della filiera aderiscono infatti al sistema CNA. Una caratterizzazione spiccata del territorio che comporta esigenze specifiche nella gestione dell’impresa e necessita di un supporto altamente specializzato e progetti ad hoc. Per questo dentro gli uffici CNA di San Mauro aprirà una sede locale di CNA Federmoda, l’unione di settore che rappresenta le imprese del comparto moda. Oltre a garantire la presenza costante di un esperto di settore, saranno attivate varie iniziative di supporto e promozione.
e Pratesi Assicurazioni, consolidata realtà forlivese che vanta una storia fatta di volontà, determinazione e capacità imprenditoriali uniti a un’attenzione particolare alla solidarietà, ha fornito a fine anno un contributo per l’acquisto di una strumentazione utile per la ricerca e la scelta delle terapie più efficaci per pazienti affetti da leucemia da parte dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori riconosciuto come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRST IRCCS) di Meldola. È possibile sostenere l’IRST con erogazioni liberali in contanti, presentandosi presso l’URP IRST, o tramite bonifico al seguente IBAN: IT71 I060 1013 2001 0000 0006 553 (Nella foto l’équipe GdP ematologia e l’équipe LaboBio).
Foodstation IL RISTORANTE A CASA CESENA Se siete di Cesena avete una possibilità sfiziosa per il pasto: il
ristorante viene a casa vostra. Ideato da Luca Lo Iacono, già fondatore del progetto Trashware, la nuova proposta nasce nella primavera del 2016 con l’obiettivo di portare i migliori ristoranti a casa dei cesenati, con un servizio curato e attento. Alla piattaforma sono iscritte oggi 15 frecce, i fattorini di Foodstation, ragazzi (soprattutto studenti) che si rendono disponibili, in base ai loro impegni, ad effettuare consegne. Per ordinare è sufficiente entrare sul sito foodstation.it, inserire il proprio indirizzo, selezionare il ristorante e, in pochi click, effettuare un ordine con possibilità di pagamento in contanti o con mezzi elettronici. Il servizio di consegna costa al cliente 4,50 €. Attualmente il servizio comprende ristoranti del centro ma sono in previsione nuovi arrivi su tutto il territorio cesenate. 6
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NON SAI RINUNCIARE AL DESIGN?
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ANNOTARE
COMAC Forlì LA NUOVA SEDE
Primavera con ROCKIN'TIME
FORLÌ Grandi novità in
FORLÌ La primavera a Forlì
vista per la concessionaria auto COMAC, rivenditore ufficiale dei prestigiosi brand Renault, Dacia, Nissan e Kia in città. Dopo il trasferimento dell’intera attività nella nuova sede di via Valzania n. 57, stanno terminando i lavori di rifinitura che consentiranno a tutta l’azienda di concentrare in un unico luogo gli uffici e il salone espositivo del punto vendita e l’annessa officina. Un’area polifunzionale e nuova per garantire ai clienti la stessa qualità e professionalità di sempre, uno spazio dove poter provare tutta la sicurezza e l’eleganza delle vetture di marca, come il nuovo modello Dacia Duster special edition Black Shadow e la nuova Megane Sporter. Per la prossima primavera è prevista una speciale giornata d’inaugurazione. Per informazioni e aggiornamenti consultare la pagina Facebook dell’azienda.
suona a volume alto: torna la rassegna di musica live Rockin’Time. La quinta edizione – organizzata da Prisma Melody Club & Soul Brothers Company, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Forlì – si terrà dal 24 febbraio al 5 maggio presso il Naìma Club, spaziando dagli albori della musica rock fino ai giorni nostri con un omaggio a David Bowie. Rockin’Time 2017 coinvolgerà band provenienti da tutta Italia per far rivivere sonorità ed emozioni che hanno accompagnato e affascinato intere generazioni. Nel corso dei sei concerti in programma, si alterneranno band che riproporranno fedelmente i live di storiche formazioni come Deep Purple, Dire Straits, Beatles, Simple Minds, Queen... Programma completo su www. flaviocamorani.it/eventi.php
Turismo Romagna LA NUOVA VISIT CARD 2017 ROMAGNA Si fa più ricca la stagione turistica per chi vuole visitare la Romagna, grazie alla Visit Card 2017. È in vendita da febbraio la card turistica che mette a disposizione l’ingresso gratuito in 54 beni delle Province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e, da quest’anno, anche Ferrara, oltre a sconti ed agevolazioni in una sessantina di altri siti. Il tutto al costo di 17 Euro, con la garanzia di un risparmio pari a 260 Euro rispetto all’acquisto dei corrispondenti biglietti a prezzo intero presso tutti i siti convenzionati. L’offerta spazia tra cultura, benessere, divertimento, enogastronomia. Tutto in un unico e comodo strumento, esistente sia in formato cartaceo che digitale da portare sempre con sé sul proprio smartphone.
ADVERTORIAL
STEFANO CIMATTI. LA MODERNA INVESTIGAZIONE PRIVATA Cimatti Investigazioni è la rinomata agenzia investigativa forlivese che, con oltre quindici anni di attività, si è affermata grazie alla professionalità e alla trasparenza nel rapporto con il cliente. “Tratto ogni caso come se fosse il mio – afferma Stefano Cimatti –, e i clienti che si rivolgono a noi sentono da subito di essere in buone mani. Esperienza e spirito di abnegazione sono le qualità che ci hanno portato al 100% di casi risolti.” Investigatore privato dall’anno 2000 e già guardia del corpo di Adriano Celentano, Jovanotti, Magic Johnson, Eros Ramazzotti, George Weah, solo per citare alcuni dei clienti più celebri, Cimatti vanta un curriculum en-
ciclopedico. Oltre alla Laurea in Operatore della Sicurezza e del Controllo Sociale e al Master in Tecniche investigative avanzate vanta numerose docenze e partecipazioni a prestigiosi convegni in qualità di relatore. Stefano Cimatti ha trattato e risolto casi di concorrenza sleale e controllo di dipendenti infedeli o assenteisti nonché svolto indagini difensive nei processi penali e acquisito informazioni commerciali e patrimoniali su persone e aziende, in Italia e all’estero. Rilevante anche l’attività di consulenza in materia di sicurezza, sottrazione d’informazioni in genere (marchi, brevetti, ecc.), controversie tra vertici aziendali e dipendenti.
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ESSERE
La sicurezza è
DONNA
LORETTA BIGNARDI È DA NOVEMBRE IL NUOVO QUESTORE DELLA PROVINCIA DI FORLÌ-CESENA. IN ITALIA SONO SOLO CINQUE LE DONNE CHE RICOPRONO LO STESSO INCARICO. di Francesca Miccoli / ph Giorgio Sabatini
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Negli anni verdi non sognava di impugnare una Beretta 92 per stanare temibili malavitosi ed ergersi a paladina della giustizia. I suoi pensieri erano piuttosto rivolti al prossimo, da soccorrere e confortare indossando non una divisa militare bensì un candido camice di medico. La generosità e l’attenzione per l’altro ritorna a più riprese nella ricca biografia umana di Loretta Bignardi, dallo scorso novembre Questore della Provincia di Forlì Cesena. Piglio deciso ma fare delicato, boccoli biondi a incorniciare un viso illuminato da occhi intelligenti, la massima autorità di pubblica sicurezza ha 58 anni – non si svela mai l’età di una signora, ma in questo caso l’eccezione è giustificata da una rara integrità fisica –, è originaria di Desenzano sul Garda ed è cresciuta in un universo domestico imperniato sulle autorevoli figure di papà, piccolo imprenditore, e mamma, casalinga per scelta, animata dal desiderio di elargire le giuste attenzioni e l’adeguata educazione alle due figlie. Valutazione quanto mai azzeccata, alla luce del curriculum professionale e, soprattutto, del profilo etico delle ragazze di casa. Un nido d’affetti che Loret-
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ta lascerà però presto: concluso il liceo e conseguita la laurea in Giurisprudenza all’Università di Padova, la giovane si trasferisce dapprima a Firenze per motivi personali e quindi a Roma per ragioni di lavoro. Nella città eterna entra nella Direzione Investigativa Antimafia. Seguiranno nuovi traslochi in terra toscana, quindi a Torino, ancora nella culla del Rinascimento prima dell’approdo in terra lombarda, nella bassa pianura lodigiana, dove la veneta assume il primo, prestigiosissimo, incarico da questore. Un traguardo ragguardevole per chiunque, figurarsi per una donna. Già, perché in Italia le esponenti del gentil sesso ai vertici della Polizia sono appena cinque. E due anni fa erano addirittura tre! Bignardi allontana lo stereotipo della donna discriminata anche se, afferma, “Spesso il mio interlocutore si aspetta di trovarsi al cospetto di un uomo. Lo avverto, in particolare, quando mi confronto con gli ultras e con quelle tifoserie agitate, strutturate gerarchicamente e magari politicizzate. Persone che cercano la contrapposizione fisica”.
Le parole d’ordine sono tenacia e convinzione. Per il resto nessun discrimen anche se “soprattutto a livello apicale, una donna è chiamata a dimostrare qualcosa in più”. È un’altra la linea di confine che traccia la quotidianità. “Nel nostro ruolo si avverte tantissimo l’importanza di essere la linea di demarcazione tra il bene e il male, tra condotta lecita e illecita. Il personale della Polizia Giudiziaria sente di essere il crinale ultimo per una persona, soprattutto durante l’arresto, primo passo di un percorso afflittivo”. Il rapporto con i collaboratori è chiaro e diretto. Negli uffici di via Garibaldi non hanno cittadinanza lassismo e prevaricazione. Per comandare 280 uomini serve pugno di ferro in guanto di velluto. Ricorrendo a quella proverbiale autorevolezza che ha la meglio sull’autorità. “Essere accomodanti sarebbe molto facile. È fondamentale impostare un rapporto su ruoli ben definiti. Cerco di essere un punto di riferimento e conoscere ogni aspetto del lavoro. Mia mamma diceva che per poter comandare bisogna saper fare”. Rari i momenti di scoramento, rarissime le percezioni di esse-
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IN ALTO IL QUESTORE LORETTA BIGNARDI DURANTE UNA RIUNIONE CON I COLLABORATORI.
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re in pericolo. “Solo una volta, una volta e mezzo, forse due”. La mente corre a un remoto casolare sulle colline di Firenze. “Abbiamo arrestato un pericoloso latitante. Gli attimi che precedono un’irruzione sono sempre difficili perché pieni d’incognite. Più che paura, ho vissuto uno stato di pseudoeccitazione. La consapevolezza del rischio soccombe di fronte alla forza che deriva dal coraggio. Dall’adrenalina”. Perché il lavoro è una risorsa corroborante e non una zavorra. La giornata tipo prevede di prima mattina la riunione coi collaboratori dirigenti e poi varia a seconda delle contingenze. Difficilmente la campanella suona prima delle 21. Il problema è che non si stacca mai. “Il sabato e la domenica sono i giorni clou per la gestione dell’ordine pubblico tra partite, eventi e manifestazioni di grande richiamo. E il lunedì si ricomincia senza essersi mai fermati”. Ritmi compatibili con la gestione di una famiglia? “Gli unici parenti sono mia sorella, che abita a Desenzano, e mio marito, che è ingegnere a Firenze e vive la mia professione con molta pazienza. È un punto di riferimento importante, sa aspettare”. Non è solo una grande donna a coprire le spalle a un
“POCHI GIORNI DOPO IL MIO INSEDIAMENTO È USCITA LA CLASSIFICA DE IL SOLE 24 ORE SULLE CITTÀ PIÙ VIVIBILI E FORLÌ È RISULTATA TRA LE PRIME IN ITALIA. IN EFFETTI È UNA CITTADINA TRANQUILLA, CORRISPONDENTE ALL’IDEA CHE MI ERO PREFIGURATA.”
grande uomo. “Il lavoro fagocita una grossa fetta della nostra vita”. Non aver provato l’emozione della maternità non è un cruccio. “La professione non preclude alcuna opportunità, una collega ha addirittura tre figli.” L’impatto con Forlì è stato sereno anche se un po’ ansioso. “Proprio pochi giorni dopo il mio insediamento è uscita la classifica de Il Sole 24 Ore sulle città più vivibili e Forlì è risultata tra le prime in Italia. E in effetti è una cittadina tranquilla, ben organizzata, corrispondente all’idea che mi ero prefigurata. Per ora non ci sono state grandi difficoltà: i problemi sono quelli che tormentano ogni Provincia,
Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. A proteggerti ci pensiamo noi.
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difficoltà di un incarico già gravoso. “Sono ancora in fase di scoperta del territorio”. Le prime piacevoli sorprese riguardano la gastronomia. “La cucina è un vero e proprio culto. Qui è tutto straordinariamente buono, amo moltissimo la piadina e la pasta”. Nei programmi, non appena sarà possibile, saprà godere delle opportunità culturali, “dalla visita alle mostre del San Domenico alla Biblioteca Malatestiana, solo per citarne un paio”. Nei rari coriandoli di tempo li-
dall’integrazione alla necessità di presidiare maggiormente alcune zone rispetto ad altre. Ciò non toglie che ci si debba tirare su le maniche”. L’altro lato della medaglia contempla la necessità di migliorare la logistica, a partire dall’immobile che ospita la Questura, ormai inadeguato, e l’apprensione ma anche lo sprone, di essere socialmente utili alla popolazione. Il primo passo è l’analisi dei dati. “Gli indici sono positivi, se i reati diminuiscono significa che l’attività di contrasto funziona”. Molte persone tuttavia credono che da via Garibaldi si voglia trasmettere un’immagine rassicurante per non creare situazioni ansiogene nella popolazione. “C’è una percezione di insicurezza eccessiva, che non ha ragion d’essere”. A turbare sono soprattutto i piccoli reati: dalla truffa all’anziano al furto, percepito come grave violazione della propria intimità. “Per sentirsi tranquilli, i cittadini vorrebbero un poliziotto davanti a ogni condominio. Una prospettiva poco realista e non coerente con la visione democratica del nostro Paese. La militarizzazione dei luoghi può avere carattere eccezionale ma non essere una risposta sistemica.” Il fatto di dover presiedere due città, Forlì e Cesena, accresce le 14
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“UN GIORNO MI PIACEREBBE FARE QUALCOSA DI UTILE PER LE DONNE CHE NON HANNO POTUTO ESPRIMERE LE PROPRIE POTENZIALITÀ, LE RAGAZZE SFRUTTATE CHE NON HANNO MAI AVUTO UNA GUIDA. IN ITALIA O IN PAESI PIÙ IN DIFFICOLTÀ.”
bero, il Questore ama dedicarsi all’hobby che non ti aspetti: il giardinaggio, da coltivare in relax nel buen retiro fiorentino. Poi tanta attività fisica per essere sempre lucida. Ma non solo. “Leggere mi aiuta a entrare in sintonia con mondi diversi dal mio. Poi amo viaggiare. Le passioni mi permettono di trovare equilibrio ed essere serena nella quotidianità professionale.” In una vita in bilico, proiettarsi verso il futuro appare abbastanza difficile. “Un giorno mi piacerebbe fare qualcosa di utile e concreto, partendo dalle competenze acquisite nel corso dell’esistenza e, magari, aggiungendo qualcosa in più: penso ad esempio alle donne che non hanno potuto esprimere le proprie potenzialità, alle ragazze sfruttate che non hanno mai avuto una guida. Un sogno che vorrei coronare, non ha importanza se in Italia o in Paesi più in difficoltà”.
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In via cautelativa ed al fine di assicurare la massima tempestiva trasparenza, vi informiamo che i dati su consumi/emissioni indicati in conformità alla normativa vigente sono attualmente in fase di revisione.
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ESSERE
Non solo
CALCIO È STATO UNA STELLA DEL CALCIO NAZIONALE E POI A 28 ANNI HA ABBANDONATO TUTTO PER I VIAGGI E LA MUSICA. GIANNI COMANDINI OGGI È UNA DELLE ANIME DEL TEATRO VERDI A CESENA. MA NON CHIAMATELO DJ. di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti
S
“Sono molto fortunato. Nella mia vita ho raggiunto traguardi importanti e questo mi ha consentito di investire il mio tempo anche in altri sogni e desideri. Ho incontrato l’amore con Claudia, ho viaggiato tanto, sto rivolgendo le mie energie in progetti imprenditoriali che mi coinvolgono in prima persona. E, cosa ancor più bella, sono diventato padre e questo mi apre a nuove speranze e priorità.” Gianni Comandini, classe 1977, cesenate doc, dal sorriso affascinante e dallo spirito tutto romagnolo, della sua terra racchiude la semplicità e la genuinità. Caparbio e ostinato secondo la fidanzata Claudia, è stato capace di scelte importanti e di controtendenza. Ma lui non ci vede nulla di strano: “tutto può cambiare l’importante è avere sogni grandi”. Ex giocatore del Milan è entrato nella storia del calcio per essere l’autore di 2 dei 6 gol del derby Milan - Inter del maggio 2001 in cui la squadra rossonera ha stravinto portando a casa un secco 6 a 0. Figlio di Paolo e Fulvia Coman-
dini ha un fratello minore e una sorella maggiore. È cresciuto nel quartiere Vigne di Cesena, ma oggi risiede a Cesenatico perché ama stare vicino al mare. Pur avendo frequentato il mondo del pallone per tanti anni, non si è montato la testa. E dopo una carriera ad alti livelli Comandini ha scelto di ritirarsi dal calcio professionistico per tornare nella sua tanto amata Cesena, dove oggi è uno dei soci, insieme ad Andrea Rossi, della società che gestisce il Teatro Verdi, il luogo che nei primi anni del 2000 è diventato il fulcro della movida cesenate. “Non tutti hanno condiviso la mia scelta – spiega Comandini –. Molti anzi avrebbero proseguito, ma ho preferito puntare anche su altro. Ho amato il calcio e lo amo ancora, non a caso appena sono rientrato in città ho ripreso a giocare con gli amici di sempre in quella che era stata la mia squadra da bambino: la Polisportiva Forza Vigne, squadra amatoriale affiliata al Centro Sportivo Italiano fondata negli anni ’60 da Giovanni Pieri e di cui mio padre Paolo ha sempre fatto parte, pri-
raggiunto spiagge mozzafiato, scorci inusuali e mari incredibili. Ho iniziato a cavalcare le onde anche grazie agli insegnamenti dell’amico Alessandro Onofri, esperto surfista, campione nazionale di Sup e compagno di tanti viaggi. Dopo la Nuova Zelanda ci sono state altre mete come l’America Latina, la Costa Rica, le Maldive e il Brasile, dove sono tornato anche con i miei figli.” E il Brasile segna i gusti musicali di Comandini che, da amante del rock, come quello indimenticabi-
A tutto CALCIO Comandini comincia a prendere confidenza con il pallone a 6 anni. Immediatamente si mostra un giovane talentuoso tanto che, dopo le giovanili nella squadra dell’AC Cesena, esordisce nel campionato di serie B 19951996 per passare poi alla C1. Esperienze che lo portano al Vicenza dove nel 1999 risulta il miglior marcatore stagionale con 20 reti, un successo che lo pone al centro dell’interesse del Milan tanto che il Vicenza lo cederà al club rossonero per circa 20 miliardi di lire. Nell’estate del 2000 segna nel finale della gara d’andata dei preliminari di Champions League il gol del 3-1 sulla Dinamo Zagabria, ma nella sua prima stagione in serie A gioca solo 13 partite in maglia rossonera, realizzando i suoi unici due gol nel derby contro l’Inter, terminato 6-0 per i rossoneri. Chiusa l’esperienza milanese, nell’estate 2001 passa all’Atalanta per 30 miliardi di lire, risultando l’acquisto più caro della storia della società bergamasca. Seguiranno esperienze al Genoa e alla Ternana in serie B. Nel 2006 chiude la sua carriera di calciatore professionista, con all’attivo 55 presenze e 9 reti in Serie A e 94 presenze e 37 reti in serie B. Ha fatto parte della Nazionale Under 21 italiana nel biennio 1998-00 giocando come seconda punta alle spalle di Ventola e vincendo, sotto la guida di Marco Tardelli, il Campionato Europeo di categoria del 2000.
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ma come calciatore e poi come allenatore (è stato il mio primo mister quando ero bambino) e anche come presidente. Non ho avuto difficoltà a lasciare il calcio perché ho sempre pensato che per me non ci sarebbe stato solo quello. Quando ho capito che non si potevano mantenere i livelli di un tempo ho preferito uscire. L’ho fatto all’età di 28 anni, ancora giovane per buttarmi in altro, ancora nell’età per fare tutto e con il privilegio di potermi concedere anche di scoprire il mondo come avevo sempre desiderato. Il mondo del calcio è una giostra, non mancano le falsità, ma i miei principi anche grazie alla mia famiglia sono stati più forti. Sono grato ai miei genitori per avermi sempre appoggiato anche nei momenti difficili, con discrezione mi sono stati accanto, hanno sostenuto ogni mia scelta, senza essere invadenti. Vorrei potere essere come loro anche con i miei figli”. Abbandonato il calcio Comandini ha intrapreso uno dei viaggi più belli della vita. “Sono stato in Australia, Nuova Zelanda, Fiji e fino alle punte del Sud Pacifico nell’arcipelago di Tonga. Due mesi dall’altra parte del globo che mi hanno regalato emozioni che ancora porto nel cuore: due amici, la tavola da surf, lo zaino in spalla e un pulmino con cui abbiamo
“NON HO AVUTO DIFFICOLTÀ A LASCIARE IL CALCIO PERCHÉ HO SEMPRE PENSATO CHE PER ME NON CI SAREBBE STATO SOLO QUELLO. QUANDO HO CAPITO CHE NON SI POTEVANO MANTENERE I LIVELLI DI UN TEMPO HO PREFERITO USCIRE.”
le dei Rolling Stones, e cresciuto con le note dei Green Day e degli ACDC, si improvvisa DJ in alcune serate al Verdi dove è tra i primi a suonare brani di musica brasileira in un privé, anticipando in qualche modo la tendenza musicale che sarebbe poi arrivata. “Non mi sono mai definito un DJ – sorride Comandini – diciamo che sono i giornalisti che si sono divertiti a creare il caso dell’ex giocatore DJ. La realtà è più semplice. Dopo il calcio, il Molo95 disco bar a Cesenatico e il Teatro Verdi sono stati subito le mie principali occupazioni. Oltre a gestirli e ad organizzare le serate mi sono buttato nella sperimentazione di un certo genere di musica. Dati i miei numerosi viaggi in Brasile avevo raccolto tanti brani musicali che avevo scoperto là e li ho semplicemente condivisi. Non mi sono mai ritenuto un DJ e mai ho aspirato a diventarlo”. Lasciato il calcio Comandini di-
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“DOPO IL CALCIO, IL MOLO95 DISCO BAR A CESENATICO E IL TEATRO VERDI SONO STATI SUBITO LE MIE PRINCIPALI OCCUPAZIONI. OLTRE A GESTIRLI E AD ORGANIZZARE LE SERATE MI SONO BUTTATO NELLA SPERIMENTAZIONE DI UN NUOVO GENERE DI MUSICA.”
venta un imprenditore della movida rivierasca. Prima il Molo95, poi il Verdi e oggi anche la Cantera, piccolo e grazioso bistrot a pochi passi dal Verdi che propone una variegata cocktail list e una serie di piatti sfiziosi accompagnati da eventi musicali e artistici. “Il Verdi dal 2002 propone un divertimento di qualità con serate di grande spettacolo dove nulla è lasciato al caso – racconta Comandini –. Quando è nato ha sconvolto la città. Grazie a questo
locale Cesena è diventata un centro di divertimento della Romagna. Sono sorti altri locali a corona del Verdi generando anche tanta occupazione se pensiamo che oggi tra dipendenti e collaborazioni occasionali arriviamo a coinvolgere fino a 150 persone ad evento. Perché il Verdi non è solo discoteca e ristorante, ma anche il luogo ideale per matrimoni eleganti e ricercati, meeting aziendali e sede di convention”. Così Comandini mentre al mattino è papà a tempo pieno di Nicolò e Diego, dal pomeriggio inizia la sua frenetica attività di gestione e coordinamento della Cantera e del Verdi. “Prima della crisi c’era lavoro per tutti, poi nel tempo hanno resistito solo i locali che hanno saputo ridurre i costi senza rinunciare alla qualità. Nel frattempo alla crisi si è unito anche lo sviluppo dei social. Se un tempo ci si incontrava nei luoghi di ritrovo del divertimento, oggi le persone fanno conoscenza sul Web,
si rintracciano tramite i social e quindi anche i locali da ballo sullo stile anni ’90 hanno dovuto riassestarsi e reinventarsi. Si sono sviluppati gli street bar e il modo di vivere il divertimento notturno è cambiato. Il Verdi ha saputo guardare avanti proponendo nuove serate dedicate. E così, via libera ai sabati sera sul tema Yuppies per gli over 30 o a sabati dedicati alle scuole! Da un paio di anni organizziamo anche feste di grande successo con gli amici del team Portofranco. Una festa per tutti noi che lavoriamo al Verdi e per la clientela adulta che può ballare sulle note dei brani che hanno segnato la storia della musica rock. Per il futuro spero che il Teatro Verdi continui a mantenere il livello che lo ha sempre contraddistinto e che possa mantenere la solidità su cui è stato costruito. Vorrei che resistesse anche oltre quella che sarà la mia gestione, perché vorrà dire che negli anni abbiamo lavorato bene creando una realtà apprezzata”.
QUI ACCANTO, GIANNI COMANDINI SEDUTO NELLA PLATEA DEL TEATRO VERDI A CESENA.
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SUL PALCO DAGLI STATI UNITI A CESENA: PER IL SECONDO ANNO IL TEATRO VERDI OSPITA LE CONFERENZE TEDx, CON IN MAGAZINE COME MEDIA PARTNER. NE PARLIAMO CON IL CURATORE MAURIZIO BERTI. di Dolores Carnemolla
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“Idee che meritano di essere diffuse”: è lo spirito del programma di TEDxCesena, unica iniziativa con licenza TED di tutto il territorio romagnolo. Nato come una conferenza di quattro giorni in California nel 1984, TED – acronimo di Technology, Entertainment e Design – è cresciuto oggi nella sua mission attraverso molteplici iniziative e ha lanciato il programma TEDx: eventi locali organizzati in modo indipendente e territoriale che si propongono come occasioni per condividere con un pubblico sempre più vasto esperienze simili a quelle che si vivono con TED. Il TEDxCesena è giunto alla sua seconda edizione con il titolo “Handle With Care – Maneggiare con Cura” coinvolgendo, il 18 febbraio, sul palco del Teatro Verdi dieci speaker italiani e stranieri che si sono distinti nel mondo per le loro idee innovative nei settori della Tecnologia, dell’Entertainment e del Design. Diritti umani, sociologia, intelligenza artificiale, musica, tecnologia, ambiente, medicina, queste le tematiche trattate con singoli interventi di 15 minuti ciascuno, con performance dal vivo per il pubblico in sala ma anche visibili in live-streaming sul www. tedxcesena.com. Abbiamo intervistato Maurizio Berti, curatore di TEDxCesena. Come è nata l’idea di realizzare TEDx Cesena? “È stata un’evoluzione naturale. Ho conosciuto i primi TED Talk via internet nel 2009/2010, mi sono appassionato e ho cercato di entrare in questo mondo. A Bologna nel 2010, dove vivevo, ho trovato TEDxBologna già al lavoro e sono entrato nel gruppo di volontari, collaborando come parte integrante del team fin dalle prime edizioni. Dal 2013 ne sono il responsabile regia contenuti audio/video. Da allora ho sempre avuto questa idea fissa di portare TEDx a Cesena e, semplicemente, nell’estate 2015 ho ritenuto che fosse giunto il momento. Ho fatto richiesta della
licenza TEDxCesena a TED e dopo un mese e mezzo circa di mail la licenza è arrivata e siamo partiti.” Dall’idea di partenza quali sono state le difficoltà prima di raggiungere la fase di piena realizzazione dell’evento? “Direi che la difficoltà maggiore è la creazione e l’organizzazione del team da zero. Organizzare il primo TEDx (mi riferisco al 2016) è come creare da zero un’azienda che realizza eventi, ha la stessa complessità. Lo dico perché ho due start-up alle spalle in ambito informatico. Il team infatti deve occuparsi non solo di quello che si vede sul palco ma ci deve essere anche un reparto marketing, comunicazione, infrastruttura informatica, produ-
“HO CONOSCIUTO I PRIMI TED TALK VIA INTERNET. HO SEMPRE AVUTO QUESTA IDEA FISSA DI PORTARE TEDX A CESENA. HO FATTO RICHIESTA DELLA LICENZA E DOPO UN MESE E MEZZO CIRCA DI MAIL È ARRIVATA E SIAMO PARTITI.”
zione e anche un reparto amministrativo. La differenza grossa rispetto a un’azienda è che tutti i membri del team lo fanno per passione e su base volontaria, nel tempo che ognuno riesce a dedicare. Se aggiungiamo poi che le conferenze TEDx creano molta aspettativa sulla qualità di esecuzione e sui contenuti, si capisce subito quanto sia complesso. Un altro punto delicato è stata la ricerca degli sponsor: a Cesena il format TEDx era ancora poco conosciuto, ma per fortuna abbiamo fin da subito ricevuto il sostegno delle principali aziende cesenati che hanno accettato di affiancarci in veste di sponsor o partner. Le stesse aziende ci IN MAGAZINE
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QUI ACCANTO E IN BASSO, DUE MOMENTI DEL TEDx DELLO SCORSO ANNO.
“ABBIAMO OTTENUTO UN GRADIMENTO DI 94/100, QUANDO LA MEDIA MONDIALE È 70/100. SIAMO DAVVERO GRATI A CHI CI SEGUE SUI SOCIAL E SUL NOSTRO SITO, VEDIAMO CHE C’È MOLTO FERMENTO E QUESTO CI MOTIVA ANCORA DI PIÙ.”
hanno confermato la fiducia per l’edizione di quest’anno e nuove hanno deciso di unirsi, cosa che ci rende particolarmente orgogliosi e grati.” Dopo la prima edizione è stato possibile misurare in qualche modo gli effetti
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positivi che il TEDx ha rilasciato sul territorio Cesenate e Romagnolo? “Direi che l’effetto positivo che siamo riusciti a percepire è il gradimento dell’evento e il seguito che abbiamo creato. Abbiamo ottenuto un gradimento di 94/100, quando la media mondiale è circa 70/100. Siamo davvero grati a chi ci segue sui social e sulle nostre pagine, vediamo che c’è molto fermento e ci motiva ancora di più. Probabilmente per avere effetti tangibili, sarà necessario diffondere qualche altra idea di valore e continuare a coinvolgere il territorio in altre attività, come la TEDxAdventure dello scorso anno.” Quali sono le ambizioni di TEDxCesena? “Vorremmo che TEDxCesena diventasse un appuntamento
annuale f isso. Noi cerchiamo di fare un passo per volta, l’anno scorso avevamo 100 persone e 8 speaker e quest’anno 400 persone e 10 speaker. Una bella sfida. Nei prossimi mesi cercheremo di coinvolgere maggiormente la città in altre iniziative che vorremmo organizzare dopo TEDxCesena 2017, in attesa del 2018. In novembre abbiamo già fatto un esperimento di cui siamo stati molto contenti con una TEDxAdventure dal titolo TALK like TEDxCesena dove abbiamo portato cinque persone sul punto rosso, componente fondamentale di ogni conferenza TED e TEDx, facendo loro provare l’emozione della preparazione di un TEDx Talk. E tutto questo sempre nello spirito no profit che anima l’ecosistema TEDx.”
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MOSTRARE
Ricomincio
DA TRE
LA CITTÀ DI FORLÌ RITORNA A OCCUPARSI DEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO CON UNA SERIE DI ESPOSIZIONI DEDICATE ALL’ART DÉCO. di Sabrina Marin
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Non è mai stata allestita in Italia una mostra completa dedicata a questo variegato mondo di invenzioni. Si racchiude in queste poche parole l’obiettivo della mostra intitolata Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia, aperta ai Musei San Domenico a Forlì, fino al 18 giugno. Il gusto Déco fu lo stile delle sale cinematografiche, delle stazioni ferroviarie, dei teatri, dei transatlantici, dei palazzi pubblici, delle grandi residenze borghesi. Il suo linguaggio ha inf luenzato a livelli diversi tutta la produzione di arti decorative, dagli arredi alle ceramiche, dai vetri ai ferri battuti, dall’oreficeria ai tessuti, alla moda negli anni Venti e nei primissimi anni Trenta, così come la forma delle automobili, la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura in funzione decorativa. È così che la produzione straordinaria di oggetti e di forme decorative come gli impianti di illuminazione di Venini e di Fontana Arte, le ceramiche di Gio Ponti, le bizantine oreficerie di Ravasco, gli arredi di Buzzi e Ponti, le sete preziose di Ravasi, Ratti e Fortuny, gli arazzi in panno di
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Depero, delineano un vigore senza precedenti nella produzione di alta qualità artigianale e proto industriale, contribuendo alla nascita del design e del Made in Italy. Il successo di questo momento del gusto va riconosciuto nella ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto più intensi quanto effimeri, messa in campo dalla borghesia europea dopo la dissoluzione, nella Grande Guerra, degli ultimi miti ottocenteschi e la mimesi della realtà industriale, con la logica dei suoi processi produttivi. Dieci anni sfrenati, “ruggenti” come si disse, della grande borghesia internazionale, mentre la storia disegnava, tra guerra, rivoluzioni e inflazione, l’orizzonte cupo dei totalitarismi. L’obiettivo dell’esposizione è mostrare al pubblico il livello qualitativo, l’originalità e l’importanza che le arti decorative moderne hanno avuto nella cultura artistica italiana, anche in relazione alle arti figurative: la grande pittura e la grande scultura. Sono qui essenziali i racconti delle opere di Galileo Chini, pittore e ceramista, affiancato da grandi
ph Giorgio Sabatini
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IL GUSTO DÉCO FU LO STILE DELLE SALE CINEMATOGRAFICHE, DELLE STAZIONI, DEI TEATRI, DEI PALAZZI PUBBLICI, DELLE RESIDENZE BORGHESI. IL SUO LINGUAGGIO INFLUENZÒ TUTTA LA PRODUZIONE DECORATIVA DEI PRIMI DECENNI DEL ‘900
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maestri, come Vittorio Zecchin e Guido Andloviz, che guardarono a Klimt e alla Secessione viennese; dei maestri faentini Domenico Rambelli, Francesco Nonni e Pietro Melandri; le invenzioni del secondo futurismo di Fortunato Depero e Tullio Mazzotti; i dipinti, tra gli altri, di Severini, Casorati, Martini, Cagnaccio di San Pietro, Bucci, Oppi. Il tutto accompagnato dalla straordinaria produzione della Richard-Ginori ideata
dall’architetto Gio Ponti e da emblematici esempi francesi, austriaci e tedeschi fino ad arrivare al passaggio di testimone, agli esordi degli anni Trenta, agli Stati Uniti e al Déco americano. Sempre a Forlì, fino al 18 giugno, da non mancare la mostra Art Déco e scultura: Wildt nelle collezioni di Palazzo Romagnoli. La mostra è dedicata al milanese Adolfo Wildt, già protagonista di un’esposizione ai Musei San Domenico nel 2012.
IN APERTURA, GIO PONTI “MANO DELLA FATTUCCHIERA” (1930-1935) INSTALLATA ALL’INGRESSO DEI MUSEI SAN DOMENICO DI FORLÌ. IN QUESTE PAGINE, A SINISTRA L’AUTOMOBILE ISOTTA FRASCHINI 8B CHE FU DI GABRIELE D’ANNUNZIO (1936); IN BASSO A SINISTRA, ALBERTO MARTINI “RITRATTO DI WALLY TOSCANINI” 1925, IN MOSTRA AI MUSEI SAN DOMENICO DI FORLÌ. IN BASSO A DESTRA, ADOLFO BUSI “DONNA CON PIERROT SUONATORE DI MANDOLA” (1926) IN MOSTRA AL PADIGLIONE DELLE FESTE DI CASTROCARO.
Magiche atmosfere Déco A CASTROCARO In aperta sintonia con la mostra forlivese, il Padiglione delle Feste delle Terme di Castrocaro ospita dal 18 febbraio al 2 luglio Magiche Atmosfere Déco. La mostra si connette fortemente con il luogo che la ospita – il padiglione delle feste venne realizzato dal 1936 al 1941 – dove arte e storia si fondono e dove la produzione artistica di Tito Chini (uno dei massimi esponenti del Déco italiano) esplode in una perfetta armonia di luci e colori. Qui dipinti, pouchoir ed arti applicate come ceramiche, vetri, illustrazioni, manifesti, decorazioni sono l’espressione di uno stile di vita che fa emergere l’interesse per le culture locali, oltre a rappresentare una constatazione dello stato produttivo delle cose che tende ad attestare tramite il regionalismo un’identità collettiva nazionale. La visita alla mostra non può prescindere dall’atmosfera che promana dagli ambienti in cui è ospitata. Avvicinarsi ed entrare nel padiglione delle feste è come fare un tuffo nel passato e rivivere l’atmosfera di inizio secolo a partire dalla facciata, incorniciata in bianco travertino, sorvegliata da due fontane laterali in marmo verde.
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CAFFÈ DEI CORSI E ADESSO CATERING!
UN CAFFÈ, UN RISTORANTINO, IL NUOVO SERVIZIO DI CATERING: IL CAFFÈ DEI CORSI È SEMPRE ALLA RICERCA DI NUOVE SFIDE.
IN ALTO, ROBERTO E ALESSANDRO CORSI, CON, AL CENTRO, IL BABBO GIORGIO.
Una nuova sfida professionale per Giorgio, Roberto e Alessandro Corsi, titolari dell’omonimo caffè di via delle Torri, nel cuore cittadino di Forlì. Rinomati e apprezzati non solo all’ombra di Saffi per le eccellenti proposte della caffetteria e del ristorantino, padre e figli si cimentano ora nell’avventura del catering. Un’attività iniziata in maniera defilata un paio di anni fa e ora lanciata ufficialmente dopo un’intensa formazione nel settore dell’organizzazione di eventi e wedding: appuntamenti quali matrimoni, battesimi, cerimonie e ricorrenze varie, inaugurazioni, coffee break, aperitivi, pranzi e cene aziendali, e tutto quello che gravita attorno a un’occasione speciale. Maturata un’importante esperienza come chef a domicilio e nella cura di eventi con un ristretto numero di
partecipanti, oggi i Corsi alzano l’asticella mettendo la propria competenza al servizio di avvenimenti più strutturati, che contemplino la partecipazione di un elevato numero di ospiti, fino a trecento. Giorgio Alessandro e Roberto affiancano i committenti nelle numerose scelte che preludono un appuntamento esclusivo: dall’individuazione della location agli allestimenti, a partire dagli arredi, gli addobbi floreali e la confetteria, grazie alla consolidata partnership con apprezzati professionisti di settore. Ogni dettaglio viene curato in maniera minuziosa per garantire un servizio impeccabile e sollevare i clienti dall’assoluzione di incombenze delicate. Semplificando così la vita in un momento importante ed emotivamente intenso, spesso destinato a restare nella memoria. L’imperativo categorico
è infatti tradurre in realtà i desideri dei committenti. Pietra miliare è la cura della cucina, sviluppata a trecentosessanta gradi: dalla preparazione dell’aperitivo, basato sul finger food, all’american bar, dal taglio della torta al dopocena. La proposta gastronomica è ampia e in continuo rinnovamento: i menù possono essere personalizzati, resi peculiari dalla verve creativa che da sempre contraddistingue i servizi a marchio Corsi. L’obiettivo è di esaltare ingredienti di primissima qualità, scelti in base all’avvicendarsi delle stagioni, e valorizzare il giusto equilibrio tra sapori. Ai piatti della tradizione, rivisitati in modo moderno ed esclusivo, si affiancano idee originali e alternative, e il sempre gettonatissimo sushi. Il team dei Corsi, che annovera, oltre al padre e ai due figli, lo chef di comprovata espe-
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QUI ACCANTO, ROBERTO GIORGIO E ALESSANDRO CORSI, INSIEME ALLO STAFF DEL CAFFÈ. DA DESTRA, MABEL BOSI, RESPONSABILE SALA, FRANCESCA GILLI, SALA, NICOLA CAMPACCI, CHEF, LUIS LAVALE, CUOCO.
rienza Nicola Campacci, la responsabile di sala Mabel Bosi, e i giovani Francesca Gilli e Luis Lavale, opera magistralmente dietro le quinte abbracciando una filosofia imperniata su capisaldi quali amore, passione e infinita cura dei particolari. Un modus operandi che da un decennio ha proiettato il caffè di via delle Torri nell’eccellenza della caffetteria e della piccola ristorazione. Professionalità intesa come sinonimo di competenza, costanza nell’impegno, scrupolosità. Creatività
come capacità di proporre idee sempre nuove. Passione come amore per un lavoro appreso fin dagli anni verdi, vissuti con passione dietro al bancone del bar di papà Giorgio, che a ruoli invertiti oggi affianca i due figli nella gestione del Caffè dei Corsi. Una caffetteria rinomata per le superbe colazioni, i pranzi e gli aperitivi. Da vivere in un momento di rilassante pausa dagli impegni della quotidianità. Unici nel gusto i cremosi cappuccini e i rinomati espresso, che sono valsi ad Alessandro il titolo di campione del mondo in un agone andato in scena a Londra alcuni anni fa. Appaganti piaceri da sposare ai fragranti croissant, alle torte e alla piccola pasticceria. Ricchissima anche la selezione di thè. Il Ristorantino, aperto a pranzo dal lunedì al sabato, propo-
ne piatti di cucina regionale e nazionale rivisti in chiave moderna. Da provare gli aperitivi, coniugati a sfizi salati e al finger food, i cocktail e le migliori etichette di vini bianchi, rossi e bollicine, consigliati dai sommelier Alessandro e Roberto, abilissimi a orientare le scelte dei clienti per trasformare un buon bicchiere di nettare di bacco in un’impareggiabile esperienza sensoriale. Oltre all’enoteca, il Caffè dei Corsi vanta una piccola dispensa con prodotti di qualità come pasta, salse, marmellate, zuccheri aromatizzati, sali, biscotti, e per Natale gli esclusivi panettoni Perbellini, i torroni e le cioccolate. Una proposta ricchissima, oggi impreziosita dal servizio di catering, che dà continuità e implementa un’attività d’eccellenza in cui la gente possa riconoscersi.
Via delle Torri, 28 - 47121 Forlì (FC) info@caffedeicorsi.it Aperti dal Lunedi al Sabato dalle ore 6,00 alle ore 21,00 per info e prenotazioni: Tel. 0543 36382
RAPPRESENTARE
Olindo Guerrini
IN SCENA
UNO SPETTACOLO ORIGINALE DEDICATO A OLINDO GUERRINI: AL DRAGONI DI MELDOLA, SI TIENE LA PRIMA DI IO E GLI ALTRI ME - DUBBI E CERTEZZE DI OLINDO GUERRINI. IDEATO E SCRITTO DA MARIAVITTORIA ANDRINI. di Rosanna Ricci / ph Giorgio Sabatini
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IN APERTURA LA COMPAGNIA CHE INTERPRETA “IO E GLI ALTRI ME – DUBBI E CERTEZZE DI OLINDO GUERRINI”. IN ALTO, AL CENTRO, L’AUTRICE MARIAVITTORIA ANDRINI E, A DESTRA, IL REGISTA MASSIMILIANO BOLCIONI.
“Era una splendida sera d’estate. In cielo c’era una luminosissima luna piena”. Inizia così il racconto di Mariavittoria.“Avevo organizzato una cena per festeggiare l’uscita del mio libro Olindo Guerrini. Ricordi autobiografici invitando alcuni amici che avevo coinvolto per raccontare nuovi aspetti di Guerrini. Fra questi Wilma Vernocchi, Vittorio Mezzomonaco, Serge Manguette, Noemi Briganti, e la mia amica di sempre Paola Mordini. Dopo aver gustato delle meravigliose linguine al pesto preparate con amore da Mezzomonaco e qualche gustoso altro manicaretto, fatto fuori qualche bottiglia di vino bianco fresco al punto giusto,già lo spirito di Guerrini, esaltato da un buon limoncello, cominciava ad aleggiare in ognuno di noi. Io ho portato allora in tavola l’originale di quello splendido giornale satirico, Il Cagaduro (che non era altro che il gabinetto posto nell’aia delle nostre antiche case di campagna), che mi vanto di aver scoperto e di aver pubblicato per prima nel libro, e al quale sono molto, ma molto, affezionata. Mezzomonaco, preso dal sacro fuoco dell’arte ha iniziato a declamare in dialetto Pio disum, quand ch’us elza la matena, us magna du panett cun e furmai... us botta in t’la spagnera a cul buson... E giù risate a non finire. Wilma, con la sua voce meravigliosa, ha intonato canti di Stecchetti. In quel momento anche la luna sembrava essersi avvicinata per sentire meglio, e i nostri cuori hanno ricevuto una carezza. Quando anche l’ultimo ospite se n’è andato, io mi sono seduta e, ripercorrendo con il pensiero le emozioni della serata, mi è venuta un’idea: perché non far diventare tutto questo uno spettacolo teatrale?” Ecco, di solito queste idee si hanno e poi, spesso, si chiudono in un cassetto. Non così per Mariavittoria Andrini alla quale piace sperimentare sempre nuove esperienze. E anche stavolta, non paga di aver scritto ben undici
libri, di aver riesumato due bellissimi testi di Guerrini, decide di mettersi in gioco con la scrittura di un testo che diventerà la sua prima opera teatrale. “Da incosciente o coraggiosa, questo non lo so, il giorno dopo quella cena ho chiamatola mia amica Wilma e le ho comunicato questo mio progetto partorito nella notte. Lei si è fatta una sonora risata e mi ha detto “Lo sapevo, lo sapevo, lo spirito di Guerrini ti è entrato dentro! Bella idea, facciamolo. Da quel che mi risulta non è mai stato fatto. Gli ingredienti ci sono tutti. Facciamolo. Lo dobbiamo a quel geniaccio di Guerrini che più si legge e più affascina!” Quando c’è la passione tutto
“RIPERCORRENDO CON IL PENSIERO LE EMOZIONI DELLA SERATA, MI È VENUTA UN’IDEA: PERCHÉ NON FAR DIVENTARE TUTTO QUESTO UNO SPETTACOLO TEATRALE?” IL 19 MARZO AL DRAGONI DI MELDOLA QUESTO SOGNO DIVENTA REALTÀ.”
sembra facile. Anche le cose più improbabili sembra abbiano una corsia preferenziale. “Proprio così. Dopo una settimana eravamo di nuovo seduti tutti intorno allo stesso tavolo. La luna era solo uno spicchio, ma c’era. A parte me e Wilma nessuno sapeva cosa questa volta stavamo festeggiando. Ma io fremevo e non vedevo l’ora di rendere tutti partecipi. Così, davanti ad un cocomero freschissimo e dolce, ho tirato fuori dal cilindro la mia idea: noi tutti facevamo parte della Compagnia del Cagaduro e avremmo portato in scena, al Teatro Dragoni, uno spettacolo tutto incentrato su di lui. C’era IN MAGAZINE
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PERSONAGGI E INTERPRETI (In ordine di apparizione) OLINDO GUERRINI Marcello Ferrara ALBERTO BACCHI DELLA LEGA Danilo De Donno LORENZO STECCHETTI Andrea Cortesi ARGIA SBOLENFI Milena Gaspari PAPA PIO X Elio Angelucci MARIA NIGRISOLI GUERRINI Laura Sansovini GRUPPO CICLISTI Mattia Massa, Nicola Rosetti PORTAVOCE AMMIRATORI Federico Fiumi COMPARSA Mattia Massa PRESENTATORE Serge Manguette FILOMENA POMPIGNOLI (soprano) Wilma Vernocchi DIRETTORE TEATRO Federico Fiumi PIANISTA Filippo Pantieri ARGIA GANDINI (ballerina) Azzurra Bubani Consulenza storica Vittorio Mezzomonaco Coreografie, musica e luci Serge Manguette e Arte Danza University di Noemi Briganti e Serge Manguette Costumi Brima - Forlì Regia Massimiliano Bolcioni (per gentile concessione del Teatro delle Forchette)
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l’idea, c’era l’intenzione, c’era il teatro. Mancava solo il testo.” Ed eccovi qui, tutti uniti, pronti per la prima! “Sì, proprio così. Domenica 19 marzo, il giorno di San Giuseppe, andiamo in scena al teatro Dragoni di Meldola. Nel frattempo si sono aggiunti altri amici, attori e ballerini, che hanno sposato questo nostro entusiasmo e io ho finito il testo. All’inizio non sapevo dove mettere le mani. Scrivere un testo teatrale non è la stessa cosa che scrivere un articolo o un libro. È molto più difficile perché devi imbastire la trama, inventarti il percorso, vivere le emozioni dei personaggi e le loro azioni. Immedesimarti e contemporaneamente vederti dal palco. Devi cercare di trasmettere le tue emozioni ad un pubblico che è lì per emozionarsi con te. Un’impresa non da poco per chi non ne è avvezzo.” Quindi ora il copione c’è. Puoi darci qualche anticipazione? “Lo spettacolo è diviso in due parti, anche se sarà un tempo unico. Nella prima ci sarà un Guerrini più intimo, più nascosto. Ad un certo punto della sua vita dovrà confrontarsi con i suoi personaggi che gli chiederanno conto di alcune cose. Sarà un momento di riflessione e vi troveremo l’uo-
“LO SPETTACOLO È DIVISO IN DUE PARTI, ANCHE SE SARÀ UN TEMPO UNICO. NELLA PRIMA CI SARÀ UN GUERRINI PIÙ INTIMO. LA SECONDA PARTE SARÀ MOLTO PIÙ GIOCOSA, DOVE AVREMO UNA WILMA VERNOCCHI CHE SVELERÀ LE SUE DOTI DI ATTRICE COMICA.”
mo Guerrini con i suoi dubbi e le sue certezze, con la sua voglia di giocare e di scherzare, con le reazioni al dolore che possono essere inaspettate e che possono far vacillare anche le certezze più certezze. È una parte seria, senza però prendersi troppo sul serio. Giocato, comunque, sull’ironia, carattere dominante di Guerrini. La seconda parte sarà molto più giocosa, uno spettacolo nello spettacolo dove avremo una Wilma Vernocchi che svelerà le sue doti di attrice comica. Una parte esilarante che sorprenderà tutti. Ho cercato di costruire questo spettacolo pensando a come l’avrebbe pensato Guerrini e seguendo la sua filosofia e cioè che nella vita, già così difficile di suo, ci vuole grande ironia e che si deve sempre finire con una bella risata liberatoria”.
NELLA FOTO, DALL’ALTO IN BASSO, SERGE MANGUETTE, MARIAVITTORIA ANDRINI, WILMA VERNOCCHI E VITTORIO MEZZOMONACO.
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FESTEGGIARE
Menabò
DOUBLE WISHES L’INAUGURAZIONE DEI NUOVI UFFICI DEL GRUPPO MENABÒ E I FESTEGGIAMENTI NATALIZI SONO STATI L’OCCASIONE PER SALUTARE ISTITUZIONI, AMICI E COLLABORATORI. di Gianluca Gatta
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Doubles Wishes, ovvero doppi auguri, è la frase che ha fatto da sfondo ai festeggiamenti di fine anno dell’agenzia di comunicazione Menabò Group e di Edizioni IN Magazine Primo augurio per i 30 anni di attività, un bel traguardo raggiunto grazie alla tenacia e alla vision dei soci – Stefano Scozzoli, Elisa Ravaglia, Andrea Masotti e Luca Rondoni – accompagnati in questo viaggio dai collaboratori interni ed esterni e, non ultimi, dai fornitori che – come Melapro e Carpe Diem – hanno saputo fornire i migliori strumenti per concretizzare i progetti dei dirigenti e dello staff. “Un evento che mi ha toccato il cuore, - dichiara Stefano Scozzoli - perché 30 anni fa, creare una agenzia di comunicazione in Romagna, a Forlì, era una follia utopica e nessuno avrebbe scommesso su di noi! Vedere una sede allargata e ristrutturata, popolata da un team di 40 ragazzi giovani, capaci e professionisti mi scalda il cuore e mi rende felice! Sono molto orgoglioso dei risultati raggiunti e sono certo che se riusciremo a mantenere viva e attiva la nostra vision e la nostra mission potremo raggiungere
traguardi ancora maggiori.” Secondo augurio per l’inaugurazione della sede, completamente ristrutturata. “Abbiamo deciso di rivoluzionare il design dei nostri uffici – racconta Luca Rondoni – con obiettivi funzionali ed estetici. Volevamo creare un ambiente unico, e ci siamo subito resi conto che quest’impresa poteva essere portata a termine solo con l’aiuto di un interior designer che ci conoscesse bene e avesse voglia di
mettersi in gioco. La nostra scelta è caduta su Franca Fiorini, una persona con grande sensibilità e cultura, che ha saputo interpretare al meglio le nostre richieste.” Il risultato? Ambienti funzionali e contemporanei calati in uno stile anni Sessanta-Settanta che hanno accolto per una serata, a festeggiare tutti insieme, i personaggi di copertina di IN Magazine, fotografi, giornalisti, grafici, copywriter, istituzioni e amici.
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Double Whishes per Menabò Group, ovvero doppi auguri per trent’anni di attività e per l’inaugurazione degli uffici, completamente ristrutturati. Ringraziamo istituzioni, collaboratori, fornitori e amici per aver festeggiato insieme a noi. Qui accanto alcuni scatti “rubati” durante la festa.
ABITARE
Architettura
SARTORIALE VISITIAMO UN PERFETTO E DELICATO ESEMPIO DI ARCHITETTURA SARTORIALE, CASA V, IL CUI RECUPERO È STATO STUDIATO DA BIMA PROGETTI DI FORLÌ. di Annalisa Balzoni / ph Giorgio Sabatini
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“Prendi la società e indagane la forma, ora osserva l’abito che indossa, individua i punti in cui l’abito fa difetto e descrivili. (…) disegna un nuovo modello ed effettua le prove... ora l’abito è pronto... questa è la ricetta dell’architettura sartoriale”, una pratica architettonica che tiene conto dei nuovi stili di vita e delle esigenze di vivere individuali e sociali. “Nel mondo moderno, l’idea che le case possano essere amate e belle è stata eliminata quasi del tutto. Per gran parte della realizzazione di edifici residenziali, l’obiettivo di costruire case è stato ridotto a un mero affare di fatti e figure, una dura
DALLA VASTA GAMMA DEI BISOGNI DELLE FAMIGLIE, È ESSENZIALE CHE L’ARCHITETTURA NON SIA CONCEPITA SULL’USO DELLO SPAZIO IN UN SOLO MODO. È NECESSARIO VERIFICARE LE TIPOLOGIE ESISTENTI E TROVARNE DI NUOVE.
lotta contro l’inflessibile ondata di tecnologia e burocrazia, nella quale i sentimenti umani sono sempre stati dimenticati”. Dalla vasta gamma dei bisogni e delle diverse strutture delle famiglie, è essenziale che l’architettura non sia concepita sul fatto dell’uso dello spazio in un solo modo possibile. È necessario verificare le tipologie esistenti e trovarne di nuove, in grado di soddisfare la multifunzionalità e la flessibilità dello spazio abitativo. Questo è il principio di Casa V, il cui recupero è stato studiato da Bima Progetti di Forlì, studio nato nel 2005 dall’incontro di due professionisti: l’Architetto Gastone Biondini e l’Architetto Marcello Maltoni. Lo studio di 42
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progettazione è impegnato in più settori: dall’Interior Design alla progettazione Architettonica e Urbana. Dal 2012 fa parte dello studio anche l’Architetto Claudio Giannelli, vi collaborano inoltre l’Architetto Andrea Micottis e l’Ingegnere Francesca Valbruzzoli, tutti uniti dall’idea che l’approccio progettuale sia il medesimo “dal cucchiaio alla città”. Siamo ospiti di una dimora anni ’60, sita nella prima periferia di Forlì, oggetto di una ristrutturazione totale e oculata. Inizialmente era il tipico esempio d’edilizia residenziale di quegli anni, caratterizzata da linearità nelle forme ed economi-
cità nell’utilizzo dei materiali e nello studio distributivo interno che le conferivano uno stile schematico e banale. Ha trovato una nuova dimensione qualche anno fa, un proprio carattere, uscendo da quell’anonimato che originariamente la caratterizzava. Spariscono i muri laterali dell’ingresso originario, si crea una zona giorno ampia e aperta, il vecchio corridoio – che rappresentava in un qualche modo la linea guida interna della casa – cambia aspetto e forma: totalmente privo di confini nella parte iniziale, si restringe man mano che ci si avvicina alla zona notte, grazie al mantenimento delle rastremature originarie che garantiscono la privacy della casa pur essendo dentro a un open space. Trait-d’union della casa è il controsoffitto ribassato, che ospita luci a led indirette e luci puntiformi, utilizzate queste ultime per dare una lettura ancora più chiara degli spazi. Ogni luce puntuale definisce uno spazio ben preciso, andando a sostituire i muri originari. In questa progettazione gli elementi decorativi diventano essenziali, parliamo delle luci così come del
TRAIT-D’UNION DELLA CASA È IL CONTROSOFFITTO RIBASSATO, CHE OSPITA LUCI A LED INDIRETTE E LUCI PUNTIFORMI, UTILIZZATE PER DARE UNA LETTURA ANCORA PIÙ CHIARA DEGLI SPAZI. OGNI LUCE PUNTUALE DEFINISCE UNO SPAZIO BEN PRECISO.
graffiato sui muri della zona giorno, opera del decoratore Claudio Valbonetti. D’effetto la camera padronale, con l’utilizzo in testata di carta da parati a fiori dai colori tenui. Ma soprattutto particolare è la controsoffittatura sopra il letto, che crea un effetto ottico di baldacchino ultra minimal sospeso, con luce indiretta che avvalora ancora di più l’atmosfera privata e accogliente. Accorgimenti essenziali, raffinati e puntuali caratterizzano questa ristrutturazione che è riuscita in toto a ridare una forma e una nuova veste a questa dimora. Un esempio delicato di architettura sartoriale. IN MAGAZINE
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VISITARE
Arte e fede a
LONGIANO
INNALZATO TRA LE VALLI DEL RUBICONE E DEL RIGOSSA, LONGIANO CONSERVA, ACCANTO A INSIGNI EDIFICI DI CULTO, UN CASTELLO CHE È TESTIMONE DEL PASSATO E SEDE DI UN’IMPORTANTE RACCOLTA ARTISTICA. di Pierluigi Moressa
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Di Longiano si hanno notizie negli anni di poco posteriori al 1000, epoca a cui risale il suo castello, possente fortilizio distrutto e ricostruito più volte. In mano alla signoria riminese, venne concesso come feudo, nel 1519, ai conti Rangoni di Modena. La Rocca di Longiano annuncia al viaggiatore il profilo del paese. Caratteristica è la torre merlata, che svetta sopra la corte. Questa è racchiusa da una doppia cinta muraria, aperta da tre ingressi: Girone, Ponte, Tagliata. All’interno del castello, è accolta la Fondazione Balestra, composta da 2.300 opere d’arte moderna e contemporanea distribuite su tre piani. La collezio-
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ne, appartenuta a Tito Balestra, poeta ed epigrammista noto nel panorama del ’900 italiano, presenta un notevole corpus di opere (dipinti e grafica) realizzate da Mino Maccari tra il 1920 e il 1976. Accanto alle opere di Balestra, si possono osservare all’interno del castello quadri eseguiti dai maggiori esponenti del ’900 italiano ed europeo. Il longianese Tito Balestra (1923-1976) si distinse nel secondo dopoguerra per la sua intensa attività culturale.
Presente sulla scena romana fin dal 1946, aprì una galleria in Via del Babuino, entrando in contatto con esponenti dell’arte e della cultura italiana. Organizzatore di mostre, autore di epigrammi e testi poetici, animatore di confronti nell’ambiente letterario, Balestra raccolse un’imponente collezione artistica, che, alla sua morte, venne donata al Comune di Longiano. Tra gli autori presenti, ricordiamo Campigli, Chagall, de Pisis, Léger, Guttuso, Rosai, Marini, Kokoscka, Mafai, Sughi, Roualt, Manzù, Sironi. Per la quantità delle opere e la qualità del percorso artistico, la collezione costituisce uno dei maggiori musei regionali. A Longiano, in Borgo Fausto, la casa natale di Tito Balestra reca, sulla lapide, alcuni versi colmi di un’autoironia che seppe farsi stile di vita. Longiano è borgo ricco di chiese. Il Santuario del Crocifisso accoglie un dipinto di scuola giuntesca pisana (secolo XIII). Il ’200 è l’epoca d’insediamento dei frati minori nel paese romagnolo. Nel 1697, il Santuario divenne sede di una arciconfraternita, mentre, durante il secolo successivo, l’edificio fu ricostruito su disegno dell’architetto Pietro Carlo Borboni. La Chiesa collegiata di San Cristoforo si dotò di una pala eseguita dal Centino (al secolo Giovanni Francesco Nagli, secolo XVII), attivo nella Romagna delle contrade minori. Conventi e luoghi sacri vollero arricchirsi di immagini uscite dal pennello di un artista cui fu caro il racconto del quotidiano, reso sacro dall’afflato mistico capace di illuminare le piccole cose; entro la collegiata di Longiano, la Crocifissione del Centino illustra un momento sacro e insieme terreno nella vicenda di Cristo. L’Oratorio di San Giuseppe venne eretto tra il 1703 e il 1728 per volontà della Confraternita degli Agonizzanti, devota al patrono della buona morte. Qui,
BALESTRA RACCOLSE UN’IMPONENTE COLLEZIONE ARTISTICA, CHE, ALLA SUA MORTE, VENNE DONATA AL COMUNE DI LONGIANO. TRA GLI AUTORI PRESENTI, RICORDIAMO CAMPIGLI, CHAGALL, DE PISIS, GUTTUSO, KOKOSCKA, MAFAI, SUGHI, ROUALT, MANZÙ, SIRONI.
dal 1989, è accolto il Museo di Arte Sacra, che ospita dipinti del ravennate Giovanni Battista Barbiani (secolo XVI) e opere provenienti da chiese della zona. Il Teatro Errico Petrella, aperto nel 1870, è preceduto dalla statua raffigurante la Dama della Commedia dell’arte; opera contemporanea di Domenico Neri, innalza la maschera di scena, per indicare il tempo di una rappresentazione che non si è disgiunta mai dalla realtà della vita. L’edificio, in sobrio stile neoclassico, è noto per la qualità delle sue stagioni.
ARTICOLO TRATTO DALLA GUIDA UNA TERRA DA SCOPRIRE, 52 LUOGHI DI ROMAGNA (EDIZIONI IN MAGAZINE).
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GUSTARE
Il formaggio
NOBILE
IL RAVIGGIOLO È UN FORMAGGIO DELICATO A BASE DI LATTE CRUDO VACCINO. LA PRIMA TESTIMONIANZA RISALE AL 1500 E, PASSANDO PER L’ARTUSI, LO DECLINIAMO QUI IN QUATTRO PIATTI TUTTI DA GUSTARE. di Mariavittoria Andrini / ph Giorgio Sabatini
I COMINCIAMO CON QUESTO ARTICOLO UN PERCORSO TRA I PRODOTTI TIPICI DELLA ROMAGNA, ALLA SCOPERTA DEI SAPORI LOCALI TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE IN COMPAGNIA DEI MIGLIORI CHEF .
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Il Raviggiolo si riconosce facilmente perché, solitamente, è avvolto in foglie di felci oppure di fico o, a seconda della stagione, anche di cavolo. Non è solo per abbellimento che si avvolge questo delicato formaggio nelle foglie, queste sono utili infatti sia per scolare il siero che si forma sia per donargli quel sapore e profumo che lo contraddistinguono. Il Raviggiolo è un prodotto tipico di tutto l’Appennino Tosco Ro-
magnolo che va dalla Valle del Savio a quella del Tramazzo e, per quanto riguarda il versante toscano, è circoscritto alle zone montane delle Province di Arezzo e Firenze. È sempre più raro trovare raviggiolo prodotto con latte di ovino o di capra. La produzione è talmente limitata che rimane ad uso esclusivo delle famiglie contadine. È un formaggio fresco, a pasta
bianca, ottenuto dal latte crudo vaccino. Al latte appena munto va aggiunto il caglio, e da questa unione si ottiene una massa che deve essere scolata delicatamente per non rompere la cagliata, che va poi sistemata in cestini di vimini. Solo a questo punto viene aggiunto il sale, in superficie, e ricoperto con le felci. Si può definire un formaggio antico, tanto che la prima testimonianza risale al 1500 quando il
Magistrato Comunicativo di Bibbiena portò “alcuni raviggioli presentati in un canestro ricoperto di felci” in dono a Papa Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, che, a quanto pare, gradì molto quell’omaggio perché si dice fosse il suo formaggio preferito. Pellegrino Artusi poi, nel suo La Scienza in cucina e l’Arte di Mangiar Bene, suggerisce il cacio raviggiolo in alternativa o insieme alla ricotta come ingrediente per i Cappelletti all’uso di Romagna. La sua consistenza di pasta molle, tenerissima, e il suo sapore quasi neutro dai sentori dolci ma lievemente acidi, ne fanno un formaggio che si può servire così, da solo, come antipasto, presentato sia con marmellate, miele, f ichi caramellati oppure semplicemente su un crostino di pane montanaro, condito con olio extra vergine di oliva e un pizzico di sale. È perfetto anche per ripieni delicati, che necessitano di morbidezza. Con l’aggiunta del raviggiolo, infatti, vengono esaltati ripieni anche a base di pesce o di carni leggere. Cappelletti o ravioli manterranno intatto il profumo dell’ingrediente che si vuole valorizzare. Per la sua leggerezza è sempre più richiesto in pasticceria. Ottimo l’uso nella cheesecake. Il problema del raviggiolo è che, essendo un formaggio a base di latte crudo, è velocemente deperibile. Già dal giorno dopo inizia a cambiare colore e, dall’originario bianco brillante, diventa color crema. Si raccomanda di conservarlo in frigorifero e di consumarlo al massimo entro quattro giorni. Proprio
per questo non è di facile reperibilità e di solito si trova nelle gastronomie più fornite, ben avvolto nelle foglie di felci. Data la sua unicità è nato un Presidio Slow Food, proprio per salvaguardarne la produzione a latte vaccino crudo e per distinguerlo da quello omonimo toscano. Sul versante casentinese dell’Appennino, come in tutta la Toscana, il raviggiolo si produce infatti, solitamente su richiesta, con latte di pecora.
Gli chef del RAVIGGIOLO In alto a sinistra, Rocco Angarola (Osteria Michiletta, Cesena) con la sua misticanza di radicchi con raviggiolo, cioccolato fondente al sale di Cervia e piadina. In alto a destra, Graziella Dallara (Ristorante Cerina, San Vittore) con mezze lune al raviggiolo con sfoglia gialla e verde di spinaci conditi con rape rosse, guanciale e salvia. In basso a sinistra, Alessandra Bazzocchi (Osteria La Campanara, Galeata) con cappelletti in sfoglia al ginepro con ripieno di raviggiolo e piccione in salsa di rosa canina e scalogno romagnolo. In basso a destra, Roberto Zondini, al centro, con Francesca Giovannetti e Tullio Chiaradia (Trattoria Petito, Forlì) con sfoglia di piadina all’uso di Romagna con raviggiolo, spinacino, pere caramellate e gocce di balsamico. IN MAGAZINE
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CUCINARE
A tutto
GUSTO INAUGURATO A CESENA ICOOK, LA SCUOLA DI ISCOM E COOK ACADEMY, IL LUOGO D’ECCELLENZA PER IMPARARE, GUSTARE, LAVORARE E SPERIMENTARE IN CUCINA. di Barbara Baronio / ph Gianmaria Zanotti
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Uno spazio funzionale di 400 mq, un team di chef altamente selezionati, corsi per tutti i gusti e tanta passione: ecco gli ingredienti che fanno di ICook taste&share a Cesena il luogo d’eccellenza per imparare, gustare, scoprire e sperimentare in cucina. ICook, inaugurata all’inizio del 2017 nel grande complesso commerciale Montefiore è la scuola di cucina nata dall’unione di Iscom, ente di formazione di Confcommercio, e Cook Academy. “Iscom cercava uno spazio in cui avviare dei corsi professionalizzanti – spiega Rita Cicognani, amministratore di Cook Academy e vicepresidente ICook – Cook Academy aveva bisogno di un luogo ampio e ben organizzato per le proprie attività, così abbiamo dato vita ad ICook che risponde alle richieste di tanti appassionati in cucina con l’organizzazione di corsi amatoriali e che permette anche di programmare incontri di aggiornamento legati ai pubblici servizi e ad attività di settore”. “Quando apre una scuola – afferma Corrado Augusto Patrignani, presidente di ICook, di Confcommercio della Provincia di Forlì-Cesena e vice presidente
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della Confcommercio Regionale –, quando si fa formazione ad alto livello, con professionisti accreditati, si è protagonisti sempre di un’operazione di carattere culturale. Cook Academy e Iscom Formazione investono sul territorio e per il territorio e per promuovere quel Brand Romagna su cui Confcommercio punta da tempo.” “ICook – sottolinea Cristina Borghesi, referente Iscom formazione cesenate – è il luogo ideale per realizzare corsi professionalizzanti volti a formare persone in cerca di occupazione che andranno poi a svolgere stage nelle aziende associate a Confcommercio”. ICook è uno spazio versatile, può accogliere fino a 24 corsisti, ma può essere riorganizzato per lezioni dimostrative che possono accogliere fino a 70 persone. È uno spazio funzionale dove pianificare percorsi formativi rivolti alle imprese.” “ICook è anche la location per shooting fotografici di aziende che operano nel food – continua Cicognani – che possono puntare su questa struttura per le presentazioni di nuovi prodotti. Tante in-
QUI IN ALTO, RITA CICOGNANI E CRISTINA BORGHESI NELL’OPEN SPACE DI ICOOK..
UNO SPAZIO FUNZIONALE DI 400 MQ, UN TEAM DI CHEF ALTAMENTE SELEZIONATI, CORSI PER TUTTI I GUSTI E TANTA PASSIONE: ECCO GLI INGREDIENTI CHE FANNO DI ICOOK TASTE&SHARE A CESENA IL LUOGO D’ECCELLENZA PER SPERIMENTARE IN CUCINA.
fatti sono le soluzioni che propone poiché la sala convegni collegata alla cucina può essere trasformata in un ristorante dove gustare quello preparato tra banchi di ICook”. A tutte queste possibilità si unisce l’esperienza di Cook Academy S.r.l., che organizza corsi di cucina dal 2013 che vantano più di 150 lezioni, 20 chef coinvolti, 500 i corsisti partecipanti. Cook Academy produce un format video, Cook Academy TV, che ha già visto la realizzazione di 90 puntate; organizza eventi e team cooking aziendali nelle declinazioni più affini ai bisogni dei clienti. “Per
la programmazione delle lezioni di ICook – afferma Cicognani – ci siamo avvalsi della collaborazione di chef dalla consolidata esperienza.” Non mancheranno poi le proposte legate ai mondo dei giovani e giovanissimi: “Per i bambini dai 6 agli 11 anni – prosegue Cicognani – organizzeremo delle lezioni di cucina in compagnia di un genitore o nonno, mentre per i più grandicelli ci sarà Junior Masterchef. Dal 6 all’11 marzo grazie alla collaborazione di Kida, cuoco giapponese di Osaka, saranno organizzate 3 lezioni dove imparare le basi della cucina giapponese.” IN MAGAZINE
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ADVERTORIAL
RISTORANTE ARQUEBUSE LA CULTURA S’INCARNA NEL CIBO
SULLA STRADA CHE DALLA CITTÀ DI SAFFI VOLGE AL MARE, S’INCONTRA UNA SECOLARE CASA COLONICA SAPIENTEMENTE RESTAURATA: UN ANGOLO DI PARADISO, ADAGIATO NEL CUORE DELLA RIGOGLIOSA CAMPAGNA FORLIVESE.
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Un angolo di paradiso, adagiato nel cuore della rigogliosa campagna forlivese. Sulla strada che dalla città di Saffi volge al mare, s’incontra una secolare casa colonica sapientemente restaurata. Un luogo magico in cui il profumo di un passato autentico e generoso s’intreccia armoniosamente alla genuinità di sapori senza tempo. Un’alchimia generata dalla passione di Luca Torelli, titolare dell’Osteria Ristorante Arquebuse. Incorniciato da un bel giardino pronto ad accendersi nelle limpide notti d’estate, il casolare si articola in accoglienti sale di diverse metrature, curate minuziosamente nel rispetto dei canoni architettonici della Romagna rurale di una volta. Ambienti ideali per celebrare ricorrenze in modo conviviale, vivere pranzi e cene aziendali ma anche romantici tête à
tête in un’atmosfera intima e avvolgente. La sala grande, dove d’inverno è possibile cenare al riverbero della fiamma di un grande camino, offre al cliente il banco del tagliere a vista, prodigo di affettati e freschissimi formaggi da abbinare in antipasti e assaggi sfiziosi. Trait d’union tra la sala grande e il giardino è l’ampia veranda, che ben si presta a ospitare pranzi e cene di gruppo in un clima gioviale. La cucina di Luca Torelli e del suo affiatato team, consolidato da dieci anni di esperienza, presenta piatti della tradizione rivisitati in chiave moderna. Proposte rese uniche dalla costante ricerca di primizie e dall’uso di prodotti scelti in base alla stagionalità. Un rinnovamento nel segno della continuità, nel rispetto e nella riscoperta di antichi sa-
QUI IN ALTO E IN BASSO A DESTRA, I LOCALI DELL’ARQUEBUSE. IN ALTO A SINISTRA, DUE MOMENTI CONVIVIALI ORGANIZZATI DALLA TEVLA DE’ SDAZ.
ADVERTORIAL
L’ARQUEBUSE E LA TEVLA DE’ SDAZ SI SPOSANO PER ORGANIZZARE EVENTI E SERATE SPECIALI, SOSPESI TRA ACCATTIVANTI DEGUSTAZIONI E MOMENTI DI APPASSIONATA CONDIVISIONE.
pori dal gusto sincero. Quotidianamente all’Arquebuse rivive l’antica usanza di preparare la pasta fresca, tirata rigorosamente al matterello da esperte sfogline. Pasta che viene impreziosita da ripieni sempre nuovi, dal tartufo alla cacciagione, scelti seguendo i ritmi delle stagioni. Particolarmente apprezzati i tortelli, proposti nella variante forlivese con ripieno a base di formaggio, e in quella ravennate, a base di carne. Per soddisfare ogni palato, al ricco menu alla carta si affiancano ogni giorno piatti di carne e pesce fresco segnalati nelle caratteristiche lavagne scenograficamente appese alle pareti della sala grande. E per concludere in dolcezza, i rinomati dessert fatti in casa. Ricca anche la scelta delle pizze cotte nel forno a legna e proposte anche nella varianti con farina integrale e altre farine. In una terra in cui il vino è vissuto come un culto e una liturgia dall’animo cordiale, un’attenzione speciale è riservata al nettare di bacco. Simbolo di una genuinità che richiama le atmosfere di felliniana memoria, un buon bicchiere può accendere un’esperienza multisensoriale. A orientare le scelte, un esperto sommelier: grande protago-
nista il sangiovese padrone di casa ma anche etichette selezionate dalle cantine di tutta Italia e anche estere. Vini corposi, strutturati, che ben si sposano alla proposta gastronomica dell’Arquebuse. Con una particolare attenzione alle bollicine. Da riscoprire i dimenticati, bottiglie mature lasciate a invecchiare in polverose cantine. Magari dall’etichetta logora ma dall’animo potente. La condivisione di valori autentici, la stessa filosofia e l’incontro di passioni genuine intrecciano i destini di Arquebuse con quelli della Tevla de’ Sdaz. Un’associazione cultu-
rale romagnola fondata diversi anni fa grazie all’immensa passione per il cibo e il bere di qualità prodotti da artigiani in ogni parte del nostro territorio. La Tevla infatti cerca di far vivere esperienze enogastronomiche in contesti unici di forte identità e rara suggestione, quasi dimenticati, che riprendono vita come teatro naturale per pranzi e cene che rievocano quella sana baldoria conviviale che tutti desideriamo: lo ‘sdazzo, inteso come il simbolo di un’allegra affettività tutta romagnola oltre che come lo strumento utile a selezionare la migliore materia prima.
Via Brasini 4, Carpinello di Forlì • 0543 728195 www.ristorantearquebuse.it • Facebook: Arquebuse Ristorante IN MAGAZINE
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RICORDARE
Doppio
COMPLEANNO EATALY A FEBBRAIO COMPIE DIECI ANNI E FA IL PAIO CON EATALY FORLÌ, CHE INAUGURÒ I LOCALI IL 25 FEBBRAIO DI DUE ANNI FA: DOPPI FESTEGGIAMENTI CON OSPITI D’ECCEZIONE. di Erika Baldini
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Un inizio d’anno con festeggiamenti per il marchio Eataly. Dall’apertura nel 2007 del primo punto vendita a Torino, Eataly ha proposto il meglio delle produzioni artigianali italiane grazie alla creazione di un rapporto diretto fra produttore e distributore, e
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ispirandosi a parole chiave come sostenibilità, responsabilità e condivisione. Con i suoi prodotti, i suoi ristoranti, i suoi corsi di cucina, in questi 10 anni Eataly è diventato ambasciatore del buon mangiare italiano in tutto il mondo. Alle celebrazioni per questo
importante traguardo non manca Eataly Forlì, che ha festeggiato la ricorrenza ospitando 10 chef, uno per ogni anno, e ha organizzato in occasione del proprio compleanno una due giorni dedicata al cioccolato in tutte le sue forme.
AZIMUT, NON SOLO UNA CHAISE LONGUE “Azimut è la nostra icona,” afferma Roberto Malaguti, ingegnere meccanico, designer e titolare di IPERDIMENSIONE, “e nasce da un progetto di squadra. Progettiamo tutto come in un atelier, dove mescoliamo l’abilità artigianale con le competenze artistiche e tecnologiche. Questa è la caratteristica del nostro essere romagnoli, e questo è quello che vogliamo raccontare al mondo con le nostre creazioni.”
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LEGGERE
Chi l’ha
SCRITTO? STEFANO SCOZZOLI, AMMINISTRATORE DI MENABÒ GROUP, HA RACCOLTO IN UN LIBRO LE MASSIME DEGLI AUTORI CHE LO HANNO ACCOMPAGNATO NELLA SUA CARRIERA DI COMUNICATORE. di Gianluca Gatta / ph Valentina Mazzeo
F “QUESTO LIBRO NON L’HO SCRITTO IO” A CURA DI STEFANO SCOZZOLI È DISPONIBILE SU WWW.INMAGAZINE.IT E NELLE MIGLIORI LIBRERIE A PARTIRE DA MARZO.
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Fin dal titolo si capisce che Stefano Scozzoli non è un tipo da nascondersi dietro a un dito. Questo libro non l’ho scritto io campeggia a grandi caratteri sulla copertina di questa che, a sfogliarla, si capisce subito essere una raccolta di frasi, detti, motti, aforismi di filosofi, poeti, narratori, politici e personaggi del mondo dei media. Frasi selezionate tra quante, negli anni, Scozzoli, una alla settimana, ha affisso all’ingresso degli uffici dell’agenzia Menabò dal 1990 in poi: migliaia di pensieri che hanno costituito un f lusso ininterrotto di stimoli per i colleghi, clienti, fornitori. “Sono frasi che ho raccolto negli anni mosso dall’ansiosa ricerca di dare maggiore sicurezza alle mie scelte lavorative – scrive nella prefazione –, per costruire quella che è stata un’esperienza professionale di grande successo e soddisfazione: l’agenzia Menabò. E forse, dico forse, parte del segreto di questo successo deve essere ricercato anche nel costante, perenne, caparbio e determinato flusso di frasi della settimana che, mese dopo mese, anno dopo anno, hanno continuato ad apparire sui muri dell’agenzia.”
Concessionaria Comac
Ci siamo spostati di poco, per portarvi lontano.
La concessionaria Renault Comac si è trasferita in Via Valzania 57, in una nuova sede ancora più accogliente e moderna. Venite a scoprirla. CONCESSIONARIA RENAULT COMAC Nuova sede: FORLÌ - Showroom: Via Valzania, 57 - Officina: Via Guerrini, 34
VESTIRE
Dandy
PER CASO MICHAEL PRETOLANI È STATO INSERITO NEL LIBRO “WE ARE DANDY” DI NATHANIEL ADAMS PER IL SUO GUSTO ESTROSO NEL VESTIRE. MA LUI È SOPRATTUTTO UNO STILISTA, CON LO SGUARDO PUNTATO VERSO L’ASIA. di Serena Focaccia / ph Giorgio Sabatini
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Di Michael Pretolani non si può certo dire che passi inosservato, soprattutto in una cittadina di provincia come Forlì. Tutti lo abbiamo incrociato almeno una volta per strada (si sposta a piedi perché, dice, “a piedi ti vengono le idee migliori”) o in uno dei ne-
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gozi di abbigliamento in cui ha lavorato e non notare il suo look originale, estroso, atipico è impossibile. Qualcuno, per la precisione il giornalista americano Nathaniel Adams, esperto cultore di moda, lo ha appunto notato e ha deciso
di inserire Michael Pretolani nel libro We are dandy. The elegant gentleman around the world, come uno degli epigoni contemporanei nel mondo del dandysmo storico, che Adams stesso definisce come una “tipologia di uomo che si distingue per l’eleganza, lo
spirito e l’eccentricità”. Pretolani a dire il vero ha preso la cosa con una certa leggerezza, come racconta: “Ho incontrato Nathaniel Adams al Pitti a Firenze e pochi giorni dopo il giornalista e la fotografa Rose Callahan (che ha realizzato tutti gli scatti del libro) sono venuti a Forlì per fotografare. Hanno raccolto personaggi di tutto il mondo e il libro è stato presentato a Pitti lo scorso gennaio. A dire il vero dentro a questo libro mi sento un po’ nel ruolo di trova l’intruso. Io non mi definisco dandy, mi fa certo piacere essere inserito nella pubblicazione, ma non mi interessa troppo rispondere a questa definizione. A me interessano la storia del costume, la contaminazione, la mescolanza degli stili e il mio modo di vestire è sempre lo stesso, sia che vada al Pitti o che vada a fare la spesa. Per me non è un travestimento: il mio abbigliamento è una scelta comunicativa, è un modo di stare nel mondo, è un’affermazione di me stesso. Amo indossare quello che mi piace e utilizzarlo come un mezzo espressivo. Non è il mio fine essere notato, però in una realtà provinciale come quella italiana, non solo forlivese, è inevitabile che io lo sia.” Questa ricerca di originalità ha dato vita anche a un nuovo progetto in cui Pretolani è impegnato da qualche anno: “Tre anni fa ho creato un mio piccolo brand di moda, G.a.v.e.t.t.a., che condivido col mio socio Stefano Savelli. Siamo proprio ora in campagna vendita con la nostra collezione
per l’autunno-inverno 2017-18: si tratta di una capsule all’interno della collezione di Angelo Gallamini, con cui abbiamo deciso di condividere questa avventura. Abbiamo creato una linea di abbigliamento che non ha distinzioni di genere, la nostra collezione non ha limitazioni ma è fluida rispetto ai generi, è pensata per tutti e sviluppata nelle taglie. Il mercato che per ora ci sta premiando di più è quello asiatico, soprattutto perché adesso è quello con la maggiore capacità di spesa. La collezione di quest’anno si chiama Poco ma buono, un nome che vuole spiegare il nostro intento di creare una collezione non enorme in termini di pezzi, ma curata nei dettagli. Vengo dall’esperienza della vendita, perché ho fatto il commesso per vent’anni in diversi negozi di abbigliamento, poi alla soglia dei quarant’anni ho deciso di passare dalla parte della produzione e di creare questo brand. L’ho chiamato G.a.v.e.t.t.a. perché voglio partire dal basso, con umiltà.” Michael Pretolani è schietto nel descrivere la gavetta, appunto, che sta facendo per far crescere il suo marchio. Ammette che il momento non è facile, soprattutto in Italia, e che i veri frutti del progetto vanno ancora raccolti, ma c’è ottimismo nelle sue parole: “La cosa più bella che mi è capitata è aver pensato i miei abiti, averli potuti realizzare e averli fatti indossare alle persone. In questi tre anni vedere addosso alle persone le mie creazioni è già per me un’enorme soddisfazione.”
COMPORRE
Ciak...
SI SUONA! SUCCESSI E RICONOSCIMENTI INTERNAZIONALI COSTELLANO LA PROMETTENTE CARRIERA DEL GIOVANE REGISTA E COMPOSITORE FORLIVESE ALEXANDER “ALEX” CIMINI. di Erika Baldini
S
Struggenti, tristi, epiche, incalzanti, malinconiche... le sue musiche accompagnano le immagini che raccontano una storia. Alexander Cimini, classe 1975, forlivese con natali germanici, inizia giovanissimo lo studio del pianoforte, aggiudicandosi numerosi premi in concorsi pianistici. Fin
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da ragazzo dimostra una grande passione per la musica da cinema che inizia a coltivare con determinazione. La stessa che lo ha portato recentemente a ricevere una pioggia di riconoscimenti internazionali per la sua colonna sonora del film Horror/Fantasy Dark Waves –
Bellerofonte, diretto dall’amico Domiziano Cristopharo: premi come Migliore colonna sonora al Firereel Film Festival in California, al Moondance Film Festival in Colorado, all’Hollywood International Moving Pictures Film Festival, ai Los Angeles Independent Film Festival Awards, Diamond Award ai New York City Indie Film Awards, due medaglie d’argento ai californiani Global Music Awards, un premio ai The ModCom London Film Festival e infine riconoscimenti anche ai View of the World Film & Music Festival in Quebec e agli International Monthly Film Festival a Copenhagen. Alexander ci racconti il tuo percorso formativo? “Sono cresciuto con la passione per il cinema che mio padre mi ha trasmesso. Negli anni ’70, in Germania, era molto popolare un pianista francese di nome Richard Clayderman, da li è nata la mia passione per il piano. Di fatto inizio con lo studio del pianoforte quando ancora abitavo in Germania, i miei primi approcci musicali hanno avuto luogo su un organo Farfisa, nel 1981 mio padre ha acquistato il mio primo pianoforte verticale. Ho prose-
guito i miei studi al conservatorio Rossini di Pesaro, poi privatamente. Verso i 15 anni la magia del cinema mi cattura e mi porta ad avvicinarmi alla telecamera.” Da pianista quindi sei passato alla composizione di colonne sonore per il cinema... “Nel 2003 ho girato un lungometraggio indipendente a zero budget dal titolo Cinque Giorni, un fan-film tributo alla serie TV Dawson’s Creek. È stato il primo lungometraggio che ho musicato, esperienza condivisa con l’amico Giuseppe Zanca, compositore e jazzista. M.A.R.C.O. (2010) è l’ultimo lungometraggio da me diretto, prodotto e musicato.” Ma le soddisfazioni vere arrivano con i primi ingaggi. “Nel 2012 Domiziano Cristopharo ed io diventiamo amici attraverso i social e nel giro di breve tempo mi propone di musicare una scena del controverso Hyde’s Secret Nightmare. Nel 2012 mi affida la colonna sonora del suo doloroso film sulla droga russa krokodil, Red Krokodil. Nel 2013 mi contatta Angelo Licata, regista di Dark Resurrection vol. 1 e Dark Resurrection Vol. 0, per il cortometraggio di fantascienza Closer. Un processo lungo e delicatissimo. Le richieste di Angelo erano molto precise in merito. Era importante che si avvertisse quel gusto anni ’80 della musica sinfonica. Closer vanta oltre 2.000.000 di visualizzazioni su YouTube, ma grandi sono anche le soddisfazioni per i premi vinti per la colonna sonora. Nel 2015 Cristopharo mi contatta per il suo Fantasy, tutto
girato nel Sud Italia, Dark Waves – Bellerofonte. L’intento era quello di ottenere un effetto simile ad un’opera lirica, ma con una punta di fiaba e di magia. Un valore aggiunto alla colonna è sicuramente la voce della soprano Monica Boschetti.” Com’è la situazione italiana per i film di genere? “I film horror a cui ho lavorato sono Shock – My Abstraction of Death, film in due episodi scritto e diretto da Domiziano Cristopharo e Alessandro Redaelli, e Sacrifice, attualmente in postproduzione. Di certo il genere che prediligo è la fantascienza e il drammatico. La mia componente più tardo-romantica è molto presente nella colonna sonora di Dark Waves, si può avvertire il mio background di formazione classica. In Italia ci sono talenti visionari purtroppo emarginati dalla svogliatezza del sistema produttivo italiano, c’è poca lungimiranza da parte dei produttori, indaffarati più che altro a confezionare macchine da soldi. Tuttavia vedo un spiraglio, ci sono esempi tangibili di operazioni italiane dal respiro internazionale, come il bellissimo Lo chiamavano Jeeg robot di Mainetti. Per quanto riguarda la fantascienza al momento per me l’esempio più importante resta il lavoro di Angelo Licata che ha pubblicato con Mondadori un romanzo di fantascienza dal titolo Engel, che forse potrebbe diventare un film da lui stesso diretto. Che sia l’alba di un momento rinnovato per il cinema italiano?”
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ZAMPA! DA QUESTO NUMERO DEDICHIAMO UNO SPAZIO ALLE PASSIONI DEI ROMAGNOLI. PARTIAMO DAI NOSTRI AMICI A QUATTRO ZAMPE. D’ALTRONDE L’EMILIA-ROMAGNA SEMBRA ESSERE LA REGIONE PIÙ DOG-FRIENDLY D’ITALIA. di Marina Osorio / ph Giorgio Sabatini
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Piccolissimi o enormi, di razza o meticci, docili e mansueti, vivaci o decisamente attaccabrighe, sono tantissimi i cani che vivono nel nostro territorio. Secondo i dati Eurispes raccolti nel Rapporto Italia 2016, almeno la metà dei nostri connazionali accudisce animali da compagnia. Il 22,5 per cento ne possiede almeno un esemplare. I cani ci piacciono, sono quasi sette milioni e sono considerati a tutti gli effetti membri della famiglia. In EmiliaRomagna cani (e gatti) possono entrare in ospedale in visita ai padroni ammalati. La commissione politiche per la salute della Regione infatti ha approvato all’unanimità il regolamento per consentirne l’accesso – su richiesta del paziente e negli orari di visita – nelle strutture pubbliche e private. A Forlì i cani registrati all’anagrafe canina comunale sono 15.383, a Cesena sono 14.598. Cosa ne pensano e dove vanno a passeggio i proprietari di alcuni di questi fedeli animali? Simona Buda, proprietaria della catena Robinson Pet Center, ha la passione per i cani da sempre, per i barboncini in particolare, e nella sua vita c’è Aldo, e Kuity, il pastore tedesco del marito: “Per
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SIMONA BUDA CON IL SUO BA RBONCINO ALDO.
fortuna di recente si sta muovendo qualcosa. Proprietari di hotel e stabilimenti balneari chiedono collaborazioni e convenzioni per i clienti. Solo sette anni fa, era impensabile: chi voleva venire al mare col cane doveva prendere l’appartamento. Siamo ancora un po’ in indietro, ma siamo sulla buona strada”. Il suo posto preferito in zona – fa anche trekking coi cani – è la Campigna, “è fantastica, ci sono diversi sentieri e percorsi tra cui scegliere, è un paradiso per il cane. In spiaggia è già più difficile”. Tra i clienti di Simona, c’è Katiuscia Biondi, proprietaria dei gioiosi e allegri maltesi Sofy, Jolie e Nina: “Nel territorio posti pet-friendly? Diciamo che c’è una nota positiva per certi ristoranti, come il Giardino dei Sapori o Petito a Forlì. C’è il tam tam tra noi proprietari per i luoghi dove andare. Io, quando posso, li carico in macchina e li porto a Bertinoro, a Forlì passeggiamo
SECONDO I DATI EURISPES ALMENO LA METÀ DEI NOSTRI CONNAZIONALI ACCUDISCE ANIMALI DA COMPAGNIA. IL 22,5 PER CENTO NE POSSIEDE ALMENO UN ESEMPLARE. I CANI SONO QUASI SETTE MILIONI E SONO CONSIDERATI MEMBRI DELLA FAMIGLIA.
nell’anello esterno del parco urbano o al parco fluviale di Terra del Sole. Ad Amarissimo, a Lido di Savio, li accettano. In vacanza li portiamo con noi in Sardegna, ad Alghero i cani vengono accettati ovunque. Diciamo che non è facilissimo girare con un cane ma con piccole accortezze si può fare. Non bisogna scoraggiarsi ma informarsi, fare una telefonata prima magari”. L’imprenditore Roberto Corvini, tre cani – Paco il labrador,
KATIUSCIA BIONDI E I SUOI MALTESI SOFY, JOLIE E NINA.
O I CON IL SU IN V R O C O T R ROBE ESE ROCCO. L G IN G O D L BUL
Lapo il golden e Rocco il bulldog inglese – non si pone il problema dello spazio e dei luoghi perché ha un ampio giardino e sul lavoro può portare tranquillamente Rocco. La situazione generale per lui “è un po’ restrittiva, pochi sono i posti dove i cani possono entrare, pochi ristoranti e pochi bagni al mare”. A lui piace il mare d’inverno dove i cani sulla spiaggia solitaria dei mesi più grigi possono muoversi a piacere. La stilista Manuela Giunchi in IN MAGAZINE
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O CHI E IL SU N IU G A L E U MA N ESE UGO. C N A R F G O D BULL
LUCA CEREDI E I SUOI SIBERIAN HUSKY, TEA E STELLA.
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ANDREA NANNI E IL SUO LABRADOR NOCE.
casa ha Ugo, un bulldog francese, che segue sempre la famiglia: “Noi abbiamo una pizzeria dove andare, nessun problema. Ugo poi è di piccola taglia e buono, non dà fastidio. Noi passeggiamo in parchi dove il cane può entrare, ad esempio a Forlì, al parco urbano, non possiamo ma dietro viale Roma, al parco dei Musicisti, c’è uno sgambatoio, ci troviamo bene.” L’informatore farmaceutico Andrea Nanni, padrone del labrador Noce, che porta in vacanza in camper, ha le idee chiare: “Tendenza pet-friendly? È più virtuale che reale, specie in Romagna dove le cose arrivano sempre con un po’ di ritardo... Forse si nota di più nelle grandi città. Lo sgambatoio per cani qui in città... saranno due o tre! Se non ho tempo di portarlo fuori in campagna, in città la cosa è limitata. Da una parte il problema è strutturale, ma è anche un problema di proprietari: puoi avere il cane libero ma deve esserci anche tutto un corollario di attività e comportamenti consoni, come raccogliere le feci, etc. Devono esserci più spazi per i cani ma bisogna anche smettere di considerarli come bamboline: sono creature con esigenze precise, hanno una dignità che richiede un percorso educativo”. Le sue parole fanno eco a quelle del biologo Luca Ceredi, pro-
prietario di Koi Farm a Borello, felice proprietario di siberian husky: tre femmine, la “nonna” di casa Izy, poi mamma Tea e la figlia Stella, con cui Luca gareggia in slitta. Una passione nata leggendo da ragazzino Jack London. Luca sottolinea l’importanza dell’educazione: “I miei cani li porto in Campigna. Anche se sono un po’ ingombranti, li ho ben educati come cani da compagnia e li porto ovunque con me, al lavoro, al ristorante. Ovunque richiamano complimenti per quanto sono pacati, gestibili. Trovo molti posti pet-friendly. Non ho mai avuto problemi, posso contare su cani che non mi fanno fare figuracce o non mi mettono in difficoltà. Tutto dipende da come vengono educati: con tutta la buana volontà dei gestori di ristoranti, ad esempio, se uno si porta dietro una creatura vandalica, dopo le cose divengono problematiche. Io ho cani liberi dove allevo le carpe, spesso vengono clienti coi bambini e i cani non danno problemi. Gli animali bisogna conoscerli prima di prenderli, è importante. Non è il cane che deve imparare, è il padrone che deve imparare a gestirlo. Bisogna informarsi e prepararsi a dovere”. Come diceva l’umorista americano Corey Ford: “Meticolosamente addestrato l’uomo può diventare il miglior amico del cane”.
ADVERTORIAL
MANEGGIARE CON CURA QUANTA ATTENZIONE DEDICHIAMO AL DENARO?
“ESISTE DAVVERO LA POSSIBILITÀ, SE LO VOGLIAMO, DI PIANIFICARE IN MANIERA QUASI SCIENTIFICA LA LAUREA DI UN FIGLIO APPENA NATO, DI PROGETTARE UNA BELLA VACANZA O DI RIDURRE IL PESO E LA DURATA DI UN DEBITO.”
Passano gli anni, ma c’è qualcosa che, nel tempo, rimane immutato nella classifica di noi italiani, e che riguarda le cose alle quali teniamo di più. Dati Istat alla mano, come è giusto che sia, al primo posto ci sono gli affetti e la famiglia, al secondo la salute e, subito dopo, il denaro. Dottor Gentili, ma veramente siamo così attenti a tutto quello che ha a che fare con i nostri soldi? “Effettivamente, soprattutto in questo periodo, complici gli avvenimenti che ben conosciamo, moltissimi avvertono una sensazione di incertezza e si sentono maggiormente preoccupati. Ma, come dice la parola, alla pre-occupazione dovrebbe poi seguire un intervento, insomma, un’azione... Invece, in molti casi, complice una scarsa cultura o la soggezione che nutriamo per questa materia, la cura ed il tempo che dedichiamo al nostro patrimonio, piccolo o grande che sia, risultano di gran lunga
inferiori rispetto all’attenzione verso altre attività, magari più gratificanti ma con meno influenza sul nostro futuro. Succede così che quando si tratta di decidere sulle nostre finanze molte volte ci affidiamo ai consigli di un parente, di un amico o a quello che ci dicono i “TG economia” che, con tutto il rispetto per la loro volontà divulgativa, non possono certamente conoscere la nostra situazione e le nostre esigenze in dettaglio.” E quindi, qual è il risultato? “Il risultato è racchiuso in un indice chiamato “indice di benessere finanziario” che nel 2016 si è attestato in Italia a 44,8 punti su una scala di 100. Questo indice (IBF), curato da una importante Banca di Investimento Europea, è un indicatore sintetico che misura il benessere, il comfort, percepito in relazione alle sei principali voci di finanza personale che interessano la nostra quotidianità. Non è perciò la misura della nostra ricchezza, o la somma di tutte le nostre banconote, ma un fattore economico che, una volta raggiunto o quantomeno migliorato, ci consentirà un’ampia libertà di scelta per poter soddisfare i più importanti obiettivi di vita.” Per cui, quando ci occupiamo di pianificare e controllare i risparmi, il nostro reddito, le spese come le bollette, gli investimenti e i debiti come il mutuo per la casa o i piccoli prestiti, come ci sentiamo? Va tutto bene? “Non proprio, dice questo indicatore, e il concetto di “volersi bene anche in finanza” non fa ancora completamente parte del nostro DNA, al contrario
di quanto avviene in paesi del Nord Europa (Paesi Scandinavi ed Inghilterra fra i primi) o gli Stati Uniti e il Giappone, che, guarda caso, godono di un benessere maggiore.” Esiste una soluzione per migliorare questa situazione, e quanto tempo ci vorrà per allinearsi agli altri Paesi? “Ritengo che non sia tanto questione di tempo, quanto di volontà, e di bisogno di familiarizzare con alcuni argomenti, per riuscire ad acquisire una certa consapevolezza, che è il punto di partenza per potere affrontare serenamente qualsiasi situazione finanziaria. Esiste davvero la possibilità, se lo vogliamo, di pianificare in maniera quasi scientifica la laurea di un figlio appena nato, di progettare una bella vacanza o di ridurre il peso e la durata di un debito. D’altronde se voglio davvero ottenere dei risultati frequentando una palestra, almeno le prime volte, dovrò affidarmi ad un bravo istruttore che prepari per me un progetto personalizzato; se invece chiedo a chi si sta allenando vicino a me, rischio di fare più fatica, perché ognuno di noi ha il proprio vissuto, la propria storia e le proprie esigenze. Fare tutto da soli o chiedere aiuto a un professionista: questa è la prima decisione che dobbiamo prendere. L’esperienza, la conoscenza e la formazione di chi ci può affiancare in questo viaggio sono la vera soluzione per migliorare questo indice di benessere finanziario e gestire tutti i nostri progetti di vita. Lasciamo alla fortuna o al “fai da te” solo l’onere di assisterci alla tombola natalizia… avremo solo di che guadagnarci!”
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