Pesaro 02 2017

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - EURO 3,00

PESARO N° 2 LUGLIO/AGOSTO 2017

MORBIDELLI

Gianni

L’ARTE DI CORRERE

FUTURO / Dai genitori ai figli ROBERTO LIVI / Non solo liutaio CASA ROSSINI / La casa del cigno



EDITORIALE

A

Apr iamo questo numero con Gianni Morbidelli, che ci raccontala sua vita tra automobilismo, viaggi e passioni. Proseguiamo con un servizio sul Futuro, quello che non passa per la globalizzazione ma attraverso la rivalutazione di un artigianato locale, con Marco Perugini, Elvina, Vera, Silvana e Cecilia Di Adria Calzature ed il pediatra Carlo Marconi. Abbiamo inoltre incontrato Pasital, Francesco Bartolucci e Imab Group con cui abbiamo parlato di alternanza formazione e lavoro, Roberto Livi che ci ha raccontato meglio la sua professione di cembalaro. Non poteva mancare il nostro territorio, con un percorso dalla valle del Foglia a quella del Metauro. Si parla poi di cultura, arte, musica e teatro con Giuliana Maccarone, Martino Pòrcile, Casa Rossini, Filippo Tranquilli e Giovanni Termini. Non ci resta che augurarvi buona lettura. Andrea Masotti

SOMMARIO

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Gianni Morbidelli

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CRESCERE

Dai genitori ai figli

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REALIZZARE

Crescere insieme in azienda

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FORGIARE

Roberto Livi

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GIROVAGARE

Valle del Metauro

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it

Collaboratori: Benedetta Andreoli, Alberto Berardi, Ettore Franca, Alice Muri, Giovanna Patrignani, Solidea Vitali Rosati, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti. Fotografi: Laura de Paoli, Leo Mattioli, Luca Toni, Solidea Vitali Rosati.

RECITARE

Filippo Tranquilli

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DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta, Giulia Masci Ametta IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Irena Coso, Laura De Paoli, Olimpia Sinistrario COORDINAMENTO REDAZIONE PESARO: Simonetta Campanelli - 335 5262743 nelli@simonettacampanelli.it STAMPA: Seven Seas Srl - RSM Anno XI - N. 2 Chiuso per la stampa il 18/07/2017

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INSTALLARE

Giovanni Termini

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TRASFORMARE

Pallanuoto pesarese

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GUSTARE

Il legume magico

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CONTEMPLARE Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

Vespri d’organo

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

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ANNOTARE

Nuoto, ricorrenza e SOLIDARIETA

Arturo Mancini: 125 anni E NON LI DIMOSTRA!

PESARO “L’amore che resta” una

PESARO | FANO | CATTOLICA

giornata all’insegna del nuoto e della solidarietà, dedicata a Fabrizio Amantini. I Mitici, il gruppo di nuotatori capitanati da Luca Pieri, il 5 agosto, dal lido di Bagni Wanda, si attiveranno per l’iniziativa sportiva e di solidarietà L’amore che resta, finalizzata alla raccolta di fondi in supporto dello IOPRA Onlus. Ai partecipanti alla nuotata verrà consegnata una maglietta con l’immagine di Fabrizio Amantini in ricordo del suo forte spirito sportivo e di aggregazione, di amicizia e rispetto umano. Seguiranno proiezioni, musica e revival con cena durante la serata di beneficienza. Il ricavato delle donazioni sarà dato all’Istituto Oncologico Pesarese “Raffaele Antoniello” che si occupa di assistenza sanitaria domiciliare. L’iniziativa, che avrà scadenza annuale, è organizzata da Renata ed Alessandro Amanitini in memoria di Fabrizio.(S.C.)

La Ditta Arturo Mancini, nell’anno del suo 125° di attività, ha deciso di cambiare veste. È online il nuovo sito dell’azienda: moderno, funzionale e utilizzabile da ogni dispositivo. Su www.arturomancini.it offriamo la possibilità di consultare tutte le novità e le promozioni attive, di sfogliare il catalogo dei prodotti siderurgici, di fare un tour virtuale all’interno dei nostri Showroom Arredo Bagno, di prenotare una visita con un responsabile di filiale e molto altro. Iscrivendosi alla newsletter, si potrà ottenere subito un buono sconto da utilizzare in uno dei nostri punti vendita di Pesaro, Fano o Cattolica. Seguendoci sul sito e sui nostri social network l’utente sarà aggiornato su tutto quello che ruota attorno al mondo Arturo Mancini: siderurgia, ferramenta, edilizia, termoidraulica e arredo bagno. www.arturomancini.it - Ci sono 125 anni di buoni motivi per continuare a sceglierci. (SC)

Giardino RIZ ORTOLANI PESARO Inaugurato a Pesaro il “Giardino Riz Ortolani”. L’area,

situata tra il Conservatorio G. Rossini e Palazzo Ricci (il palazzo della musica) è stato dedicata al famoso compositore pesarese, autore di centinaia e famose di musiche per il cinema italiano, americano, internazionale. Dopo l’aula che il Conservatorio G. Rossini ha dedicato al suo allievo, anche il Sindaco Ricci insieme a tutta la Giunta e al Consiglio Comunale di Pesaro ha voluto onorare il musicista e commemorare la sua prestigiosa carriera artistica intitolandogli il giardino particolarmente invitante e piacevole nella cittadella della musica. Nello stesso Palazzo Ricci, fa sapere e l’Assessore alla Bellezza Vimini, in un futuro non lontano, verrà collocata la sede della Fondazione Riz Ortolani che permetterà ai musicisti e giovani studenti di accedere e consultare tutta l’opera compositoria, la letteratura artistica, le partiture musicali, premi e riconoscimenti di Riz Ortolani, che la sua fondazione tutela e conserva. Un busto, che ritrae il compositore - già commissionato per la realizzazione dalla moglie Katyna Ranieri Ortolani, sarà posizionato (non appena ultimato) nel Giardino della Musica Riz Ortolani. In segno di grande affetto e stima, il Maestro Riz Ortolani ha dedicato alla sua Pesaro un inno che si intitola La mia Città. (S.C.)

Lo scudiero al festival DELLA CUCINA ITALIANA PESARO Il Festival della Cucina Italiana, dopo avere fatto il giro

d’Italia, per la prima volta fa tappa a Pesaro. Appuntamento dal 22 al 24 settembre 2017 con uno degli eventi enogastronomici più rilevanti del Paese, una tre giorni che raccoglie il meglio del cibo, del vino e della cultura agroalimentare. Nelle serate del Festival, negli ambienti del Ristorante Lo Scudiero, cene a 4 mani con gli chef Daniele Patti, Gianfranco Vissani e Davide Oldani (prenotazioni sul sito). In appositi stand collocati in Piazza del Popolo, gli chef dell’Accademia Nazionale Italcuochi, coordinati da Gianfranco Vissani, preparano i piatti tipici della propria regione di appartenenza, ciascuno in uno stand dedicato. Nella sala nobiliare affrescata di Palazzo Gradari, nell’adiacente via Rossini, verranno invece ospitate prestigiose degustazioni guidate dai massimi esperti: grandi verticali di rossi e champagne. 8

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PESARO La collezione Margherita, ispirata all’anello che Enrico Grassi Damiani nei primi anni del Novecento dedicò alla Regina Margherita è protagonista assoluta di un’espressione contemporanea in cui gli elementi floreali si trasformano in ori, creando una giocosa armonia tra forme, volume e altezze. Il fascino incantevole dei diamanti bianchi e brown e di ametiste e quarzi citrini assume le sembianze di avvolgenti corolle presentate singolarmente o combinate in dimensioni diverse, che richiamano le radici dell’azienda. (S.C.)

Levante RISTORANTE SUL MARE PESARO Al ristorante Levante l’atmosfera calda e accogliente di

architetture e arredi riflette le tonalità della luce che si infrange sull’acqua. Marco Marcuccini, direttore del locale, ci racconta questo luogo magico, dove ritrovare se stessi, dove ogni volta è come sentirsi a casa. Ci sono poche cose belle come le prime luci del mattino sul mare. Qui la colazione è una coccola fatta di profumi, immagini e sensazioni uniche. A pranzo e a cena, piatti di mare e di terra raccontano un’alchimia che conquisterà palato e anima. Una sinfonia di sapori dedicata a chi ama gustare materie prime di assoluta eccellenza. Per l’aperitivo, il locale si trasforma, esterno ed interno diventano un tutt’uno, le ampie vetrate si aprono. È un attimo da vivere con spensieratezza, tra amici, con un buon calice di vino. Anche i bimbi sono i benvenuti e hanno un menù speciale, piatti semplici e genuini: loro li ameranno, e anche voi. www.levante-food.com 10

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ESSERE

L’arte di

CORRERE GIANNI MORBIDELLI, 49 ANNI, 34 DEI QUALI IN GIRO PER IL MONDO, VISSUTI TRA AUTOMOBILISMO, SACRIFICI E PASSIONE. SENZA PENSARE A FERMARSI. di Silvia Sinibaldi/ ph Laura de Paoli

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Fumantino e con una volontà ferrea, riservato e brillante, con il culto della forma fisica e dei neuroni settati al massimo: è Gianni Morbidelli, 49 anni impastati di passione e coraggio, gomme liquefatte, olio e benzina e una saggia lucidità che lo guida nella sua vita a 300 all’ora. Non bara. Qual è il vaffa che noi hai detto? “Li ho detti tutti. Purtroppo li ho detti tutti. Mi piacerebbe governare la mia esuberanza ma sono un tipo schietto”. Non mente. Caratteraccio? “Sì, la mia fortuna è Daniela che mi sopporta”. Corse e motori, un destino già scritto o una scelta? “Direi una combinazione di questi fattori. La passione di mio padre è stata importante anche se poi ho scelto le quattro ruote. Avevo 11 anni, un cugino sul kart e un padre stanco di vedermi, impazzito per i motorini, inanellare cadute e sbucciature. Mi ha regalato un kart è da allora è iniziata l’avventura. Mio padre sempre al mio fianco anche a farmi da meccanico. Poi

sono arrivati i primi risultati.” Hai dovuto fare i conti con il nome di tuo padre? “Lui è stato un genitore esemplare, non mi ha mai forzato, mai invadente nelle scelte capace di essere sempre un supporto morale; una guida che mi ha consentito di fare oggi il lavoro che faccio. Vedo tanti genitori frustrati pressare i figli perché raggiungano le mete loro negate. Per me non è mai stato così. Certo ricordo bene quando ero il figlio di Giancarlo Morbidelli e qualsiasi prova superassi sembrava ovvia e scontata vista la mia discendenza. Ma con mio padre ci siamo fatti grandi risate quando per lui è cominciata l’era dell’essere il padre di Gianni Morbidelli.” Quanto talento ci vuole per fare della propria passione una professione? “Ci vuole sempre il talento e non solo nello sport per raggiungere risultati. Ma il talento non basta. Il gioco è molto più complesso: bisogna saper sfruttare al meglio le opportunità, ci vuole dedizione, sacrificio e forza di volontà. Quando si è giovani significa


Quante volte in America fantasticano sulla bellezza di vivere in Italia. Io dico sempre “meglio una vacanza”. Qui accadono cose che raccontate ai miei meccanici inglesi o svedesi a loro paiono impossibili. Non ci credono, mi dicono che scherzo”. Pesarese per caso o la tua città natale è un legame imprescindibile? “Mi sento pesarese e mi piace questa città ancora vivibile. Speriamo che nessuno si culli sull’etichetta

rinunciare a molto: niente divertimenti, orari prestabiliti, vita sana, rigore e regole da rispettare. Non è facile. Ci vuole anche lo zampino della buona sorte. Poi è necessario che sul talento qualcuno creda e ci investa e in uno sport come quelli motoristici, non bastano le capacità e i sacrifici, l’allenamento e la concentrazione. Ci vuole anche un mezzo competitivo. Sia chiaro senza quella Mercedes Hamilton non vincerebbe”. Cosa significa Ferrari nel mondo dei motori? È davvero una leggenda che ti segna la vita? “La Ferrari è un mito, un mito per tutti non solo per gli italiani. È un punto di riferimento nel mondo e salire sulla Ferrari per me è stato toccare il cielo con un dito. Un’esperienza fondamentale per la mia carriera ma anche una scuola di vita, una grande esperienza umana sia come pilota che come collaudatore. Certo in quel passaggio la fortuna non mi ha sorretto. Una sliding doors che non si è aperta. Ero arrivato in Ferrari per volontà di Cesare Fiorio che mi affidò la rossa di Prost nell’ultima gara di campionato. Feci molto bene la mia parte ma quell’anno il management Ferrari fu rivoluzionato, Fiorio se ne andò e per me cambiarono le cose. Certo poteva essere tutta un’altra storia la mia vita di pilo14

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ta ma la storia non si fa con i se e con i ma e io mi ritengo molto fortunato.” Come si vive in giro per il mondo? “Si vive bene con grandi opportunità di crescita e di conoscenza. Sono 34 anni che giro il mondo e questa condizione fa parte della mia vita. È anche un sacrificio, a volte il mondo è racchiuso nel percorso tra l’aeroporto, la pista e l’hotel ma non è certo come vivere una vita seduto a una scrivania. Conoscere il mondo ti apre la mente, ti abitua alla differenza, accentua la curiosità.” Secondo la tua esperienza all’estero l’Italia è ancora spaghetti, mafia e mandolini, o motori, moda, cibo hanno cambiato l’immagine del nostro Paese? “All’estero l’Italia gode di un’ammirazione che forse non si merita. Il nostro è un paese di clamorosa bellezza, con prodotti alimentari ed una capacità di elaborarli davvero unica, gente capace di grandi cose, un’umanità rara, ma è un Paese che il suo grande talento non lo sa sfruttare. Quando ho iniziato a correre non vedevo l’ora di tornare a casa, ora penso anche di andarmene. Non vedo passi avanti, schiacciati dalla burocrazia, con una classe politica più attenta alle poltrone che alla vita della gente e che mette gli italiani in secondo piano.

“BISOGNA SAPER SFRUTTARE AL MEGLIO LE OPPORTUNITÀ, CI VUOLE DEDIZIONE, SACRIFICIO E FORZA DI VOLONTÀ. QUANDO SI È GIOVANI SIGNIFICA RINUNCIARE A MOLTO: NIENTE DIVERTIMENTI, ORARI PRESTABILITI, VITA SANA, RIGORE E REGOLE DA RISPETTARE.”

guadagnata. Qui mi sento a casa mia perché è la mia terra, quella che mi ha forgiato ma la voglia di andare via è fortissima. Nessuno è profeta in patria ma credo di aver dato alla città più di quanto ho ricevuto. Diciamo che qualche volta si è dimenticata di me.” A parte l’automobilismo quale sport ti piace? “Adoro il golf, la disciplina sportiva più affascinante che c’è. Devi essere fisicamente preparato, 18 buche non sono uno scherzo, devi avere grandi capacità di concentrazione per molte ore, eseguire movimenti perfetti e avere sempre nervi saldi.” C’è un campione che ammiri? “Ammiro tutti i campioni anche se preferisco le discipline individuali. Comunque un campione che emerge ha certamente doti particolari e io so quanti sacrifici ha fatto.



Quale musica ti carica? “Ascolto molta musica, per me è importante. Mi piace la disco, la house e in generale la pop music dei nostri giorni. Ma non ascolto musica quando mi devo concentrare.” Sinceramente, in strada, che tipo di conducente sei? “Disciplinato, ho già la pista per sfogare la voglia di velocità. La strada è molto più pericolosa di un circuito. Io guido tranquillo e sinceramente sono più preoccupato per le manovre degli altri. Credo che con chi si mette in strada in condizioni alterate o esegue manovre pericolose bisognerebbe essere più severi.” Mare o montagna?

“MI ALLENO COME QUANDO AVEVO 18 ANNI E ANCORA MI DIVERTO. DIVERTIRSI È LA VERA CHIAVE DEL SUCCESSO. PERÒ SE LE MOTIVAZIONI SONO LE STESSE DI 34 ANNI FA, SE L’EMOZIONE NON SI È MAI SBIADITA, ORA HO BISOGNO ANCHE DI ALTRI PRESUPPOSTI”.

“Mare tutta la vita. Per me vacanza vuol dire mare, spiaggia, sole e palme. Per me e per la mia compagna nemmeno si discute, il relax è in riva al mare.” Simpatia o antipatia, vale la prima impressione? “Certo esiste una reazione a pelle di fronte alle persone ma preferisco approfondire prima di esprimere un giudizio. Le sorprese sono sempre dietro l’angolo.” Un rimorso? Un rimpianto? “Nessuno dei due e ritengo sia giusto non averne. Sono una persona molto dura con se stessa, sono severo e molto autocritico. So di avere un carattere difficile ma mi impegno per non ripetere errori già fatti.” Hai progetti per quando ti fermerai? 16

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“Non ci penso, finché scelgo di correre devo essere concentrato su questo. Io mi alleno come quando avevo 18 anni, frequento la palestra perché l’esercizio fisico è parte del mio Dna e soprattutto ancora mi diverto. Divertirsi è la vera chiave del successo. Però se le motivazioni sono le stesse di 34 anni fa, se l’emozione non si è mai sbiadita ora ho bisogno anche di altri presupposti. Nei campionati secondari, quelli in cui corro io, organizzare un team privato, ottenere una vettura competitiva, agganciare l’attenzione degli sponsor è tutto molto difficile e non ho intenzione di correre solo per rimetterci”.

IN QUESTE PAGINE, GIANNI MORBIDELLI AL RIVIERA GOLF RESORT SAN GIOVANNI MARIGNANO, IN CAMPO E IN PALESTRA.


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CRESCERE

Dai genitori

AI FIGLI

IL FUTURO È UN SOGNO CHE NON PASSA PER LA GLOBALIZZAZIONE. CE LO RACCONTANO L’IMPRENDITORE MARCO PERUGINI, ELVINA, VERA, SILVANA E CECILIA DI ADRIA CALZATURE ED IL PEDIATRA CARLO MARCONI.

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di Simonetta Campanelli / ph Luca Toni

Il futuro non si prevede, lo si inventa, scrive nel suo libro Claudio Maffei (giornalista e comunicatore) che con la scelta di questo titolo riassume qualcosa di ineffabile, di indefinibile e che rappresenta la voglia di cambiamento. Quel rinnovamento che, se ben incanalato verso un obiettivo preciso, spinge a crescere, a creare, a costruire, a inventare. Il futuro è qualcosa da assemblare, giorno per giorno, idea per idea, con tenacia e fiducia, con crescita razionale e con la ricerca della propria realizzazione, all’inseguimento di un sogno per se stessi ma da lasciare alle generazioni a venire. Un sogno che non passa per la globalizzazione ma per il dettaglio. Marco Perugini (consigliere comunale), la famiglia di Vera con Elvina Belligotti, Silvana Bartoli e Cecilia Giovannini (commercianti) e Carlo Marconi (pediatra) hanno inventato il loro futuro e lo hanno dirottato verso la qualità totale: chi sviluppando l’esempio del genitore, chi seguendo le orme dei familiari e chi crescendo le nuove generazioni. Marco Perugini è un 29enne geniale, intraprendente e lungimirante; un giovane consiglie-

re comunale emergente che si dedica con amore, grande spirito di altruismo e generosità, allo sviluppo di progetti alternativi per la comunità. Lo incontriamo nel suo spazio innovativo; si capisce subito che Marco ha già inventato il suo futuro ma vantaggio delle generazioni a venire. Dalla passione per la buona cucina di mamma Ariana eredita il gusto della tradizione e delle specialità del territorio, dei prodotti ricercati e singolari. Insieme a due amici di under 35, ha aperto Tipico.Tips un’originale società che suggerisce ai clienti le originalità


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della zona, attraverso l’informazione turistica evoluta. Questo progetto è supportato da una App specifica per fornire agli utenti ogni dettaglio su luoghi di interesse storico-culturale-turistico, prodotti enogastronomici, articoli ed oggetti artigianali della Provincia di Pesaro e Urbino. La bottega è specializzata nella vendita di prodotti che evidenziano il tratto naturale e la produttività della Provincia ma è anche un info point di presentazione del territorio. Insomma è un connubio tra artigiani privati ed enti pubblici che si è concretizzato in un punto vendita dove si acquistano, esclusivamente, articoli della zona, selezionati e di produzione manuale, sapientemente tramandata di genitori in figli. Non solo acquisti, dunque, ma informazioni turistiche, storiche, della tradizione enogastronomica ed artigianale della Provincia di Pesaro e Urbino: uno spazio non globalizzato, uno spazio che fa la differenza! Nel 1967 le due sorelle Elvina

È UN CONNUBIO TRA ARTIGIANI PRIVATI ED ENTI PUBBLICI CHE SI È CONCRETIZZATO IN UN PUNTO VENDITA DOVE SI ACQUISTANO, ESCLUSIVAMENTE, ARTICOLI DELLA ZONA, SELEZIONATI E DI PRODUZIONE MANUALE, SAPIENTEMENTE TRAMANDATA DI GENITORI IN FIGLI.

e Vera Belligotti (all’epoca rispettivamente sarte per uomo e per donna) decidono di aprire, sul lungomare di Pesaro, una boutique di alta moda. Purtroppo il Comune concede loro una licenza di vendita per prodotto merceologico diverso: le calzature. “Beh, che dire? Ma sì, proviamoci”. Le due sorelle hanno il grande desiderio di crearsi una propria attività e di realizzare il loro sogno d’indipendenza. Iniziano così il percorso di commercianti e nasce il negozio (solo apertura IN MAGAZINE

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“MI PIACEVA TROPPO L’IDEA DI LAVORARE IN UN NEGOZIO E, ANCORA OGGI, NULLA È CAMBIATO: MI PIACE IL RAPPORTO CON LE CLIENTI, LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE E AMO IL GUSTO PER IL BELLO E L’ARTIGIANALITÀ DEI PRODOTTI”

estiva) Calzature Adria (ovvero Calzature del Mare Adriatico in onore dei numerosi turisti tedeschi che negli anni ’60 affollavano la riviera). L’attività cresce, si incrementa e da stagionale diventa un esercizio commerciale aperto tutto l’anno, alla moda, chic, di tendenza.

Nel 1986 arriva Silvana Bartoli (figlia di Elvina) che abbandona il lavoro d’impiegata nell’azienda di mobili di famiglia per dedicarsi alla vendita con mamma e zia. “Mi piaceva troppo l’idea di lavorare in un negozio e, ancora oggi, nulla è cambiato: mi piace il rapporto con le clienti, la comunicazione interpersonale e amo il gusto per il bello e l’artigianalità dei prodotti che vendiamo”. A seguire le orme di nonna Elvina e mamma Silvana non poteva mancare Cecilia Giovannini che con il suo sorriso, la sua simpatia e il suo buon intuito segue con passione e accurata attenzione la moda di tendenza, gli acquisti e la promozione non tralasciando mai i consigli di zia Vera, del cui gusto, si è sempre molto fidata. Oggi Vera ci racconta “Questo negozio e questo lavoro sono sta-

ti per me come un figlio che ho visto crescere e che si è trasformato, evoluto e mi ha dato tante soddisfazioni. Sono orgogliosa e soddisfatta perché mi ha gratificata. Io e mia sorella abbiamo iniziato dal nulla e abbiamo creato, con dedizione e passione, una attività che oggi compie 50 anni e che lasciamo, con grande gioia, a Silvana e a Cecilia e chissà, magari anche ai nipotini”. Congratulazioni Calzature Adria per i 50 anni di attività! Intervistiamo poi anche un mancato ingegnere meccanico, molto appassionato di moto e di viaggi su due ruote, un uomo colto, attento, responsabile e simpatico, un amico di sempre, un uomo dedito alla famiglia e molto molto al proprio lavoro, ovvero ai suoi bambini, un pediatra: il dottor Carlo Marconi. Lo intervisto nel suo ambulatorio (che gli ha

IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, CECILIA GIOVANNINI, SILVANA BARTOLI E VERA BELLIGOTTI NEL LORO NEGOZIO CALZATURE ADRIA. IN BASSO, VERA BELLIGOTTI, CECILIA GIOVANNINI E SILVANA BARTOLI FESTEGGIANO I 50 ANNI DI CALZATURE ADRIA.

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IN QUERSTA PAGINA, IN ALTO: IL DR. CARLO MARCONI, PEDIATRA PER SCELTA, NEL SUO AMBULATORIO. IN BASSO, CARLO MARCONI, MANCATO INGEGNERE MECCANICO MA MOTOCICLISTA PER PASSIONE.

“È BELLO VEDERE LE GIOVANI GENERAZIONI DIVENTARE GENITORI! SI PROPRIO QUELLE GENERAZIONI CHE SONO STATI I MIEI PRIMI BIMBI-PAZIENTI E CHE OGGI TORNANO DA ME CON I LORO FIGLIOLI. È UNA EMOZIONE FORTE, CHE RIEMPIE IL CUORE DI GIOIA.”

progettato e ristrutturato il fratello Paolo, architetto, diversi anni fa quando ancora i miei bambini erano piccini.) Ora torno in quel ambulatorio con la piccola Linda, con il suo papà Michele e la sua mamma Francesca. Entrambi sono stati bimbi-pazienti di Carlo. Che bella questa cosa! “Avere tra le mani un bimbo è sempre una sensazione crescentemente piacevole, una novità costante. È bello vedere le giovani generazioni diventare genitori! Si proprio quelle generazioni che sono stati i miei primi bimbi-pazienti e che oggi tornano da me con i loro figlioli. È un’emozio22

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ne forte, che non si descrive ma che riempie il cuore di gioia. Mi rallegro ogni volta che visito un neonato. In questi ultimi tempi poi, sempre più spesso, mi capita di essere scelto come medico dai miei stessi ex-bambini per i loro bimbi. Questo fatto mi tramette un grande senso di fiducia e di apprezzamento, una felicità singolare, perché sono gli stessi bambini che ho seguito nella crescita, visti diventare adulti e poi ritrovati genitori dopo pochi anni. Essere scelto come medico di fiducia per i loro bimbi non può che onorarmi e trasmettermi un grande senso di stima”.



quartopianocomunicazione

Il ristorante Lo Scudiero è da sempre sinonimo di alta cucina, pesarese e marchigiana, mare e collina. Il suo ingresso si trova all’angolo tra via Baldassini e via San Francesco D’Assisi, nelle ex scuderie di Palazzo Baldassini. Scendendo le scale poste all’ingresso si compie un viaggio nel tempo, verso un passato glorioso: un recupero attento e appassionato a cura dello studio Grelli e Panicali ha contribuito a trasformare le scuderie in una casa piena di calore, luce, eleganza, senza rinunciare a nulla del fascino della storia. Padroni di casa, al servizio dell’ospite, lo chef patron Daniele Patti, il sous-chef Matteo Ambrosini e Dunia Donini, responsabile di sala.

Oggi la cucina de Lo Scudiero è il luogo dove Daniele e Matteo propongono per dodici mesi all’anno una cucina italiana moderna e creativa, che fa della qualità delle materie prime, di carne e di pesce, con una particolare attenzione ai prodotti del territorio, una condizione irrinunciabile. I saloni de Lo Scudiero sono oggi luoghi perfetti per ospitare appassionati gourmet in occasione di cerimonie private, matrimoni, eventi aziendali, avvenimenti speciali, in tutte le stagioni. Palazzo Baldassini risale alla fine del 1500, per iniziativa del Marchese Ranieri Del Monte, generale dei Della Rovere. Dopo un breve periodo nelle mani della famiglia Gozze, nel 1700 divenne di proprietà della famiglia Baldassini, e lo è tuttora.

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quartopianocomunicazione

Il Cafè del Monte è nato per essere il luogo del mangiare bene e del bere bene, a qualunque ora, in centro a Pesaro. È bar pasticceria, enoteca, cocktail bar, gastronomia, aperto a tutti dalla prima mattina fino a tarda sera. Si trova all’interno di Palazzo Baldassini, a pochi metri da Piazza del Popolo, nei locali al di sopra del ristorante Lo Scudiero. A Pesaro non si era mai visto un locale così. Dalle 7,30 in poi il bar pasticceria propone breakfast con pezzi dolci e salati, caffè e infusi, spremute fresche e centrifugati. Dalle 12,30 la gastronomia propone piatti caldi e freddi di carne e di pesce preparati con ingredienti freschi di giornata e che è possibile consumare direttamente con servizio al tavolo. Dalle 18,30 il locale diventa perfetto per l’aperitivo: enoteca con bottiglie uniche in città e birre artigianali, cocktail bar con drink classici o nuove invenzioni del mixologist.

A tutte le ore è possibile acquistare qualunque tipo di prodotto: dalle bottiglie dell’enoteca ai salumi della gastronomia; dai formaggi agli olii d’oliva pregiati; dai dolciumi ai distillati da tutto il mondo. La ricerca e la selezione di fornitori è maniacale, attenta e costante. Perfetto per eventi e feste private o aziendali, Cafè del Monte propone un fitto calendario di appuntamenti che vanno dalla musica dal vivo fino alle degustazioni enogastronomiche. A guidare una squadra di giovani professionisti dell’ospitalità e del sorriso è Daniele Patti, chef patron del Ristorante Lo Scudiero, che di Cafè del Monte può essere considerato il fratello maggiore. Il progetto di ristrutturazione e progettazione è opera dello studio di architettura Grelli e Panicali.

CAFÈ DEL MONTE via Baldassini n.2 61122 Pesaro (PU) - Marche - Italy tel_ 07211720071 www.cafedelmonte.it | info@cafedelmonte.it


REALIZZARE

Crescere insieme

IN AZIENDA

PASITAL, FRANCESCO BARTOLUCCI E IMAB GROUP SONO TRE AZIENDE CHE, GRAZIE AL SISTEMA DI ALTERNANZA TRA FORMAZIONE E LAVORO, CONSENTONO AI GIOVANI DI CREARSI UN’AVVENIRE PROFESSIONALE AL PASSO CON LE ESIGENZE DEL TERRITORIO. testo e foto di Solidea Vitali Rosati

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“La chiamano generazione neet. Va dai 15 ai 29 anni. Sono giovani che si distinguono dai disoccupati perché non studiano, non hanno un lavoro e non lo cercano. Nella nostra provincia 20 ragazzi su 100 sono così: inermi e rassegnati. Ci sono poi gli scoraggiati semplici: non sono occupati né in cerca di occupazione. In provincia di Pesaro e Urbino 30 ragazzi su 100 fanno parte di questo gruppo”. Il quadro generale, tracciato dall’Istat e calato nel nostro territorio dai tre sindacati confederali, è a tinte fosche, ma la possibilità di guardare con la lente d’ingrandimento tra le pieghe della realtà si scoprono bagliori di luce e alcune pagliuzze d’oro. Sono poche per via di una congiuntura economica pesante, inefficaci ai fini delle statistiche, ma ci sono e sono molte di più di quelle che riusciremo a raccontare in questo articolo. Ci sono aziende nella nostra Provincia, dal manifatturiero all’agroalimentare che, nonostante tutto, continuano a cercare talenti, vocazioni e serietà tra i giovani, arrivando poi ad assumerne con contratti anche a tempo indeterminato. Pasital, Francesco Bartolucci e Imab Group, sono tre aziende che oltre a produrre Made in Italy hanno in comune l’aver assunto nuovo personale tra i giovani. Imab e Bartolucci l’hanno fatto dopo aver accolto per sei mesi in azienda dei tirocinanti nell’ambito di un progetto europeo – Le Botteghe di mestiere promosso dall’Anpal – coordinato dalla Provincia di Pesaro e Urbino. Dei nove maggiorenni, Imab group di Fermignano ne ha inseriti nel proprio organico ben cinque. Nel duale, invece, l’esperienza che fa formazione metà in azienda e metà in classe, impostato nel nostro territorio per il Ministero del Lavoro dalla Fondazione Enaip Zavatta tramite il Centro Pellicano di Trasanni, vedrà nove aziende dell’agroalimentare crescere in casa una ventina di allievi sotto i 17 anni. La prima di queste ad

PASITAL, FRANCESCO BARTOLUCCI E IMAB GROUP, SONO TRE AZIENDE CHE HANNO IN COMUNE L’AVER ASSUNTO NUOVO PERSONALE TRA I GIOVANI. IMAB E BARTOLUCCI L’HANNO FATTO DOPO AVER ACCOLTO PER SEI MESI IN AZIENDA DEI TIROCINANTI.

assumere un addetto è Pasital. Il filo rosso che in questo caso lega le storie di chi cerca con quelle di chi dà lavoro è un metodo ispirato al principio del crescere insieme in azienda. Inseriti nel cuore pulsante dello stabilimento, all’Imab Group di Fermignano i ragazzi hanno respirato, osservato e partecipato allo studio e alla realizzazione del prodotto. “In dono – osserva Gianfranco Bruscoli, fondatore di Imab Group – hanno ricevuto il tempo e l’esperienza delle persone che lavorano contribuendo quotidianamente ai risultati aziendali, apprendendo in questo modo il valore più prezioso che i libri non insegnano.” Il contatto

IN APERTURA, FOTO DI GRUPPO DI ALCUNI GIOVANI CHE HANNO PARTECIPATO A “BOTTEGHE DI MESTIERE” INSIEME ALL’ASSESSORE REGIONALE LORETTA BRAVI E AL PRESIDENTE NAZIONALE ANPAL MAURIZIO DEL CONTE. IN ALTO, LEONARDO E FEDERICO PASQUINI, TITOLARI IN UNO DEI LABORATORI DELLO STABILIMENTO PASITAL, LA PASTA FRESCA DEL MONTEFELTRO.

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IN ALTO, A SINISTRA, GIANFRANCO BRUSCOLI, FONDATORE IMAB GROUP DI FERMIGNANO A DESTRA: IL NEOASSUNTO FRANCESCO MUGNOLO CON MARIA BARTOLUCCI, RESPONSABILE MARKETING DELL’AZIENDA FRANCESCO BARTOLUCCI. NELLA PAGINA A FIANCO, IN BASSO, GIANFRANCO BRUSCOLI, FONDATORE IMAB GROUP DI FERMIGNANO, IN GRUPPO CON LE NUOVE LEVE IN AZIENDA.

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con le nuove leve si è rivelato interessante a tal punto da aprire una promettente prospettiva: “Creare un laboratorio di formazione permanente – conferma Bruscoli –. Abbiamo l’intento di trasferire conoscenze, competenze, capacità manuali e tecnologiche per creare nuove opportunità di lavoro e scongiurare la perdita di know-how di una azienda manifatturiera nata, cresciuta e qui sviluppatasi”. Leonardo Pasquini, 47 anni, contitolare della Pasital con il fratello Federico, non ha dubbi: “È bello vedere un giovane di 16 anni a cui brillano gli occhi perché sente di aver assolto alle sue responsabilità”. Fondata dalla mamma Loredana Buresta, la Pasital, da trent’anni produce pasta fresca nel Montefeltro. “Siamo una realtà in espansione – racconta Pasquini – puntiamo ad esportare al di fuori dell’Europa. Abbiamo bisogno di nuove leve, ma il reclutamento è reso difficile dalla troppa differenza che c’è tra

“ABBIAMO BISOGNO DI NUOVE LEVE, MA IL RECLUTAMENTO È RESO DIFFICILE DALLA TROPPA DIFFERENZA CHE C’È TRA IL LAVORO E L’IDEA CHE NE HANNO I DIPLOMATI O LAUREATI CHE SIANO. PER QUESTO ABBIAMO ADERITO AL SISTEMA DUALE.”

il lavoro e l’idea che ne hanno i diplomati o laureati che siano. Per questo abbiamo aderito al sistema duale: prima di insegnare le mansioni è necessario formare il lavoratore, in modo che comprenda il rispetto degli orari, delle gerarchie e capisca quanto ognuno di noi fa parte di un sistema che funziona se sappiamo contribuire nel modo giusto”. Un ragionamento che interessa i manager delle risorse umane, come Maria Grazia Stocchi,


amministratore delegato della azienda di decor living Francesco Bartolucci di Montecalvo in Fo-

glia. “Ci siamo resi conto da tempo – afferma Stocchi – che avere la laurea in lingue, con master in gestione d’impresa non mette la persona nelle condizioni di operare all’interno dell’azienda. Servirebbe anticipare percorsi di affiancamento che riducano la differenza tra pratica ed elaborazioni teoriche. L’esperienza di accogliere un tirocinante di 21 anni è stata positiva per noi, ma anche per lui e non solo perché alla fine è stato assunto. Pur avendo studiato da grafico, l’esperienza da noi gli è servita a capire cosa volesse fare nella vita”. E non è poco.

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FORGIARE

Non solo

LIUTAIO ROBERTO LIVI FA UN LAVORO MOLTO PARTICOLARE, IL CEMBALARO, ED IL SUO LABORATORIO DI PESARO È UN LUOGO MAGICO ALMENO QUANTO IL SUO MESTIERE.

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di Maria Rita Tonti / ph Luca Toni

Il laboratorio del cembalaro Roberto Livi, nel centro storico di Pesaro, è un luogo magico. Con la ricca gamma di attrezzi da falegnameria, ereditati dal padre, Livi dà forma a strumenti di raffinata eleganza e dal suono perfetto. Livi, esempio singolare di artigiano artista,

è costantemente alla ricerca di tavole di legno per creare i suoi strumenti, nei boschi, nelle case abbandonate, fra i mobili vecchi. “La scoperta di una particolare tavola di legno – dice Livi - è la scintilla che fa scoccare l’idea dello strumento che se ne potrebbe ricavare. È il legno che fa la

differenza, che conferisce allo strumento una voce particolare. Il legno è fondamentale per la qualità del suono, non solo per realizzare la tavola armonica ma per tutte le parti che compongono il clavicembalo e che contribuiscono ad amplificare il suono. Trovare una tavola se-


colare è un colpo di fortuna...” Quando ha cominciato a fare questo mestiere? “Fin da ragazzino suonavo la fisarmonica e il pianoforte, incoraggiato da mio padre che suonava in un’orchestra di liscio. Un giorno vidi un clavicembalo e mi innamorai di questo strumento, molto costoso. Allora pensai di costruirne uno ma il primo esperimento fallì miseramente. La seconda volta, forse per la fortuna del principiante, le cose andarono meglio e ottenni uno strumento dal suono ‘giusto’. Sono quasi venticinque anni che mi dedico alla costruzione di clavicembali e il mio entusiasmo e la mia passione non fanno che aumentare.” Come nasce l’idea di uno strumento? “Di solito si parte da una commissione. Il clavicembalo non è un strumento standard: ogni esecutore richiede uno strumento personalizzato e il più delle volte il committente segue le diverse fasi della lavorazione. Si costruisce scegliendo fra i modelli della scuola italiana del ‘500 piuttosto che su quella fiamminga del Cinque/Seicento, ma anche su esemplari di scuola francese o tedesca. Ogni clavicembalista ha un suo

repertorio privilegiato e quindi ha bisogno di uno strumento ad hoc. Per costruire un clavicembalo mi ispiro spesso ad esemplari conservati nei musei. Mi reco di persona sul posto per studiare e analizzare lo strumento nei minimi particolari e acquisisco i disegni tecnici. Così nascono copie di strumenti destinati al silenzio che grazie alla creazione di copie moderne possono tornare a vivere.” Quanto tempo occorre per costruire un clavicembalo e quanto costa? “Dipende dalle caratteristiche. In genere un clavicembalo ad una sola tastiera richiede circa sei mesi di lavoro mentre un esemplare a due tastiere almeno un anno. Lo strumento viene impreziosito poi con decorazioni pittoriche, per le quali mi avvalgo di una collaboratrice, mentre io mi occupo del rosone che abbellisce il foro di risonanza. Vengono venduti rispettivamente a circa 15.000 e 20/22.000 euro. Se dovessi calcolare esattamente le ore di lavoro impiegate le cifre si triplicherebbero ma bisogna tener conto delle esigenze di mercato e del fatto che, per fortuna, faccio un lavoro in cui mi diverto e provo grande soddisfazione nel contempla-

Cristina De Franca, la hair stylist brasiliana sfida i momenti difficili dell’andamento del mercato economico e apre a Pesaro il suo nuovo salone di bellezza Rogério Parrucchiere. Cristina ha portato a Pesaro, la sua pluriennale esperienza nel settore della cura dei capelli ed l’innovativo metodo sudamericano per la elaborazione delle acconciature per signore. Tutti i trattamenti ai capelli vengono effettuati con sapiente creatività brasiliana e con l’uso di prodotti protettivi e nutritivi Sinergy, Artego e Selective. Cristina - mamma di Franco Morbidelli, il giovane pilota romano di Moto 2 al mondiale - svolge la sua attività di hair stylist da ventisei anni, sedici dei quali effettuati a Roma e gli ultimi dieci a Pesaro. Finalmente da Rogério Parrucchiere una ventata di novità tra i capelli.

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re il prodotto finito e soprattutto nell’ascoltare la sua voce. “ Anche lei, come i grandi liutai del Settecento, ha i suoi segreti per la costruzione degli strumenti? “Direi di sì, anche se non sono uno Stradivari … Sono segreti conquistati faticosamente anche perché sono autodidatta. Faccio molta attenzione alla scelta dei materiali, privilegiando quelli naturali. Ad esempio per i plettri, che pizzicano le corde, mi servo delle penne di gabbiano opportunamente lavorate che vado a cercare sulla spiaggia. Già nel Sei/Settecento si usavano penne naturali che hanno una resa decisamente migliore di quelle artificiali. In genere non sono troppo geloso delle mie tecniche di lavorazione e degli esperimenti che faccio continuamente. Tengo corsi di accordatura e mi piacerebbe avere in laboratorio giovani desiderosi di fare questo mestiere. Ma ci sono tanti ostacoli burocratici…” Che rapporto c’è tra il suo lavoro di costruttore di clavicembali e l’attività di scritto34

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“È IL LEGNO CHE FA LA DIFFERENZA, CHE CONFERISCE ALLO STRUMENTO UNA VOCE PARTICOLARE. È FONDAMENTALE PER LA QUALITÀ DEL SUONO. TROVARE UNA TAVOLA SECOLARE È UN COLPO DI FORTUNA...”

re che l’ha portato di recente a pubblicare un libro per la Marcos y Marcos? “In realtà nessuno. Mi è sempre piaciuto leggere e ad un certo punto ho iniziato a frequentare un corso di scrittura. Mi sono appassionato al lavoro che si faceva, poi il mio insegnante, Paolo Nori, mi ha consigliato di avventurarmi nella scrittura di un romanzo e così ho fatto. La terra si muove – così si intitola il mio libro - è una pseudo-autobiografia in cui rievoco i racconti che a suo tempo mi facevano i miei genitori.”


Arturo Mancini: 125 anni di esperienza, tradizione, innovazione. Immaginate la Provincia di Pesaro e Urbino nel 1892 e contestualizzate una Ditta che nasceva proprio in quell’anno occupandosi della vendita di chiodi, carbone e cemento. Dopodiché fate un salto di 125 anni ed arrivate ai giorni nostri dove la stessa Ditta non solo esiste ancora, ma è diventata un punto di riferimento importante per le aziende che operano nell’edilizia, nella carpenteria meccanica, nell’idraulica e nei settori affini. Questa è la storia di Arturo Mancini. Il business della Ditta Mancini è principalmente rivolto alla fornitura di materiali siderurgici, da costruzione e ferramenta, alla commercializzazione di materiali per l’impiantistica idraulica e alla vendita al pubblico di accessori per l’arredamento del bagno. L’azienda da sempre riesce a garantire la rapida disponibilità dei materiali e la massima puntualità delle consegne, grazie ad un servizio attento ed affidabile che ha affinato la propria esperienza tecnica ed organizzativa in più di un secolo di storia. La sede centrale di Pesaro e le due succursali di Fano e Cattolica possono contare su 17.000 mq di piazzali e 25.000 mq di magazzini sempre ben forniti con oltre 60.000 articoli commercializzati; proprio la succursale fanese raggiunge quest’anno un altro piccolo ma sempre significativo traguardo, spegnendo le 10 candeline dall’apertura della nuova location di via della Pineta 21/A, in zona ex-zuccherificio. Nel 2006, infatti, i locali che propongono materiali di siderurgia, ferramenta, termoidraulica ed edilizia erano situati in via Montegrappa 5, a ridosso del centro storico fanese dove invece oggi trova spazio il terzo Showroom targato Arturo Mancini (dopo Pesaro e Cattolica), inaugurato il 28 maggio dello scorso anno: una location suggestiva dove vengono proposte eccezionali soluzioni e idee innovative per l’arredo del bagno. Ci sono 125 anni di buoni motivi per continuare a scegliere Arturo Mancini e i suoi prodotti di qualità e di alta affidabilità: lo dicono gli utenti privati, lo dicono i professionisti, lo dicono gli oltre 7000 clienti che ogni giorno trovano riscontro in questa ultracentenaria azienda. Soprattutto, lo dice la storia. Sede Pesaro e Showroom: via Gagarin 23. Succursale Cattolica e Showroom: via Nazario Sauro 18 Succursale Fano: via della Pineta 21/A. Showroom: via Montegrappa, 5 www.arturomancini.it info@arturomancini.it tel: 0721.4211 www.facebook.com/arturomancinisrl



GIROVAGARE

Di borgo

IN BORGO DALLA VALLE DEL FOGLIA FINO ALLA VALLE DEL METAURO, TRA PANORAMI INCANTEVOLI, CASTELLI DENSI DI STORIA E ANTICHE ACQUE CURATIVE. di Ettore Franca / ph Leo Mattioli


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Stavolta vi propongo non, come al solito, un luogo, ma un percorso di quelli che, oggi, con la fretta che tutti abbiamo sempre, non si fanno mai. È un percorso lungo la strada che, quando la gente aveva gamba buona o andava a sella, consentiva di passare dalla valle del Foglia a quella del basso Metauro accorciando i percorsi. Partendo da Pesaro verso l’entroterra o scendendo da Urbino, una volta giunti a Gallo, frazione popolosa e area artigianale di Petriano, si lasci il centro – o la circonvallazione – e si imbocchi la SP 58 che, dopo alcuni tornanti, in un paio di chilometri sale fino al paese dov’è il Municipio.

È UN PERCORSO LUNGO LA STRADA CHE, QUANDO LA GENTE AVEVA GAMBA BUONA O ANDAVA A SELLA, CONSENTIVA DI PASSARE DALLA VALLE DEL FOGLIA A QUELLA DEL BASSO METAURO ACCORCIANDO I PERCORSI.

Salendo, nella frazione La Valle, trovate a destra la deviazione per le terme (cfr. box) ma, se continuate a salire fino alle prime case di Petriano, qui seguite i cartelli Municipio. Sarete sotto le mura dell’antico castello del quale non resta nulla se non la forma ovale dalla quale si legge bene l’originale orientamento NE-SW che consentiva di sfuggire sia i venti freddi che quelli troppo caldi. C’è poco da vedere se non l’ampio panorama verso l’una o l’altra direttrice dell’orizzonte. Certamente, come a me, vi avrà incuriosito il nome di questo luogo che, quand’ero bambino e ricorrendo al dialetto che si parlava in casa, associavo alla pètria che definiva l’oggetto comune in tutte le case: l’imbuto. 38

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In realtà sembra essere ben più nobile e articolata la derivazione del nome attuale che si vuole scenda, niente meno, da prae tres amnes (davanti tre torrenti) sottolineando la presenza dei tre rapidi corsi d’acqua più o meno ancor oggi attivi: il Razzo, che scende da Coldazzo, al confine settentrionale del territorio comunale, dov’è la frazione di Riceci, e il Tagliatesta, che nasce a Sud-Ovest, sulle Cesane, entrambi per sfociare nell’Apsa, parola che, nella lingua dell’antica popolazione indoeuropea preetrusca, indicava acqua e, tuttora, nell’Italia ex-etrusca, è toponimo di numerosi luoghi dove fossi o

IN APERTURA, UNA VISTA PANORAMICA DI GALLO DI PETRIANO. SOTTO, UNA VISTA DI MONTEGUIDUCCIO. NELLA PAGINA A FIANCO, IL FIUME METAURO A PONTE DEGLI ALBERI.


rii raccolgono le piogge dei loro impluvi. Sulla cresta del rilievo è Petriano, castello importante già nel Mille quando viene citato in alcuni documenti relativi al Duomo di Urbino che qui, prae tres amnes, possedeva molte terre con boschi e pascoli variamente coltivati e alcune chiese, tra cui quella di S. Martino di Tours, che spartisce il suo mantello con il povero infreddolito e gli regala l’estate novembrina. All’inizio la comunità era retta da una coppia di massari scelti periodicamente tra le famiglie finché tutto il territorio del castello di Petriano passò ai duchi d’Urbino, prima, e dei delegati pontifici, poi, seguendo i destini della città feltresca fino a diventare Comune d’Italia dal 1861. Il castello e l’abitato, soprattutto dopo il Mille, erano su una strada trafficata soprattutto da viandanti e pellegrini in viaggio da e per Roma ma esposti agli attacchi degli immancabili malintenzionati. Così, all’inizio del ’400 tale Bonaiuto Ranuzzi fece realizzare un hospitale che, oltre a curare i malati, avrebbe fornito ai viandanti un luogo sicuro dai briganti di strada, consentendo riposo o rimedio a qualche acciacco e riprender forza per continuare. Di famiglia petrianese ri-

sulta un tal Carletto, detto però d’Urbino. Si sa poco: era un uomo d’armi, capitano delle truppe del piccolo Stato che guidò alla conquista di Rimini quando si distinse contro l’esercito del Valentino Borgia al quale, morto nel 1503 suo padre, papa Alessandro VI, Giulio II appena eletto, per prima cosa gli aveva tolto titoli e, soprattutto, le proprietà da assegnare ai parenti del suo casato, i della Rovere, che vedevano i Borgia come il fumo negli occhi. Partito da Ostia per La Spezia, agguerrito, nel 1503 il Valentino rientrava in Romagna per riconquistarla con le armi. A Rimini – e qui c’entra il nostro Carletto – venne invece sconfitto, poi catturato, imprigionato a Roma. Evaso, ripreso e incarcerato a Napoli, sarà spedito in Spagna per le carceri del Re dalle quali riesce rocambolescamente ad evadere e a ricorrere al cognato, re di Navarra, che lo arma contro un vassallo ribelle. Nella battaglia troverà morte alla guida delle sue truppe. Ma, sulla SP 58, continuiamo con le indicazioni Isola del Piano, Ponte degli alberi. Dopo il ristorante La Capinera – sostate per un buon pranzo se intendete andare avanti o pensate di tornare indietro per scoprire quanto c’è sulla sponda sinistra dell’Apsa oltre Gallo – proseguite e, sulla

Via Calata Caio Duilio, 93 Porto di Pesaro #GELATOALMOLO


Acque curative RINASCIMENTALI

IN ALTO, UNO SCORCIO DI PETRIANO, SOTTO, UNA VEDUTA DELL’ISOLA DEL PIANO.

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destra, su una specie di balcone naturale incontrate un piccolo agglomerato di 3-4 case fra le quali una condivide un muro con la chiesa presente nei documenti d’archivio dal XIII secolo. È Santa Maria in Calàfria che, se avesse qualche assonanza con lo spagnolo, potrebbe ricordare una certa grotta (cala) fredda (fria)... ma non ci giuro. Con qualche rifacimento del ‘600’700, e gli aggiornamenti tecnici di oggi, la chiesa è ancora lì,

ad aula unica, soffitto con travi a vista, fonte battesimale e, nel presbiterio, un’Assunzione, tela del 1714 di Domenico Giannotti, pittore urbinate. Continuando e seguendo le indicazioni per Isola e Ponte degli alberi, sulla strada incontreremo Valzangona, nucleo di poche case con un opificio e, soprattutto, un ristorante del quale vi sarà difficile non ringraziarmi per la segnalazione. Dopo il caffè e il digestivo potete riprendere la strada tornando indietro per scendere fino a Gallo e risalire verso Riceci. È un agglomerato rurale dove un tempo sorgeva la chiesa di S. Maria Assunta, nel 1996 sostituita da un’edicola votiva che “... gli artigiani, il mondo del lavoro e la Comunità di Gallo, hanno dedicato ringraziando e invocando protezione” per tener viva la tradizione locale. Si racconta di un tale che, tornando da Urbino, in piena notte d’inverno, alla ricerca di una scorciatoia, nel buio aveva perso ogni riferimento. Preso di terrore, invocò la Madonna che, acceso un bagliore di luce, gli indicò dove orientare i passi e tornare sano e salvo a casa. Un’edicola votiva di ringraziamento, gli sembrò il minimo.

Dalla fonte La Valle sgorgano acque note fin dal XV secolo quando veniva a curarsi la noblesse della Urbino rinascimentale, fors’anche Raffaello, al cui nome è dedicato l’attuale stabilimento. Si sfruttano le proprietà curative di acque ricche di solfuri, solfati, bicarbonati, calcio, magnesio, ecc. che, armonizzati, potenziano le proprietà curative, rilassanti e analgesico-sedative sfruttate per il benessere del corpo mentre, al relax dello spirito, provvede l’ambiente circostante delle colline. L’efficacia curativa di queste acque, nota dall’antico, venne studiata nell’800 da Angelo Agrestini, il cui nome è rimasto “nell’acqua Agrestiniana”. Questa sgorga a 14°C ed è apprezzata per curare e prevenire malattie dell’apparato respiratorio, bronchiti, enfisemi, sinusiti, tonsilliti, faringiti, laringiti, affezioni dell’orecchio, ecc. Bagni artro-reumatici e la fangobalneoterapia, seguiti da medici e operatori qualificati, beneficiano le patologie osteo-muscolari, artrosi, artriti, flebopatie venoso-linfatiche, cellulite, psoriasi, dermatiti e i post-traumi per i quali sono attivi specifici programmi di riabilitazione. Ovviamente, annesso al reparto di medicina termale, è in funzione un centro-benessere attento a bellezza e salute di viso e corpo con fanghi, peeling, idromassaggi e massaggi, ecc.


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Bar, gelateria e pasticceria, Ambassador ha aperto i battenti nell’estate del 2017, in sordina, avvalendosi della collaborazione del grande Nicolò Vellino, che ha studiato a Venezia in una delle migliori scuole di arti culinarie, dove ha focalizzato il suo interesse sulla pasticceria con un occhio particolare rivolto all’arte del gelato: “Mi sono addentrato in profondità nelle viscere di tutti gli ingredienti utili alla creazione di un gelato straordinario - ci racconta - e grazie allo studio della composizione organolettica di tutti i doni di madre natura, mi sono addentrato nei meandri di frutti freschi e secchi, fino ad affinare la tecnica.” Quindi presso Bar Ambassador potrete gustare gelati totalmente artigianali, perché realizzati senza l’uso di alcun additivo chimico, coloranti o semilavorati. La produzione avviene tutte le mattine, in modo da offrire un gelato sempre fresco, preparato solo con ingredienti di

altissima qualità come latte fresco alta qualità bio, frutta fresca di stagione a Km0 e come addensanti naturali baobab, radice di maranta, e kuzu uniti a estro e originalità che portano alla realizzazione di un gelato sano e genuino al 100%. La pasticceria come in origine si basa su prodotti di ottima qualità: farine selezionate, latte e burro. Impasti dolci e salati, che si distinguono per fragranza e leggerezza, grazie alle 24 ore di lievitazione. Bar Ambassador ha creato per voi prodotti multisensoriali e squisite golosità per dare un tocco di raffinatezza in più, sin dalle prime ore del mattino, per la prima colazione, fino a sera, dove saranno serviti aperitivi e gelati da gustare in un ambiente fresco e piacevole. Il nostro Bar Ambassador, locale bar/pasticceria/gelateria annesso all’omonimo Hotel, sempre da noi gestito, è da anni punto di riferimento per tutti i pesaresi.

Beatrice Gabrielli ed Umberto Pierucci, con la preziosa collaborazione dei nostri tre pasticceri Elvira Bruno, Gioele Biagini e Veruska Morazzini e la nostra gelataia Martina Cangini e di tutto lo staff di sala vi aspettano con novità settimanali dietro la coordinazione del celebre Maestro gelataio/ pasticcere/cioccolatiere Nicolò Vellino.

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GUSTARE

Il legume

MAGICO CONOSCIAMO QUESTO LEGUME RICCO DI SALI MINERALI E DI CREDENZE CHE PARTONO FIN DALL’ANTICHITÀ, QUANDO LA FAVA ERA CONSIDERATA UNA PIANTA MAGICA. di Ettore Franca / ph Leo Mattioli

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La fava fresca cha in primavera accompagnava i pic-nic a base di formaggio e salame, in questa stagione non c’è più. C’è, però la fava secca che, quando si stava peggio, era la base alimentare dell’inverno, e non solo. Poco considerata oggi fra i cibi degli anni d’opulenza, sarebbe bene ricordare che la fava, quasi priva di grassi, è fonte di proteine e amido, contiene vitamine (A, B, C, K, E, PP,...), fornisce fibra e sali minerali tra cui ferro, potassio, calcio, fosforo, magnesio, selenio, rame, zinco... Una volta secche le fave forniscono circa 350 kcal/100g. Comunque, chissà perché, ancor oggi la fava è perseguitata da credenze associate al terrore dell’uomo per il soprannaturale. Per gli antichi era una pianta magica, dotata di misteriose potenze cosmiche in grado di influenzare la vita degli uomini. I semi erano alimento dei defunti (oggi trasformato nel rito delle fave dei morti), erano cibo per gli dei dell’oltretomba e ciò che apparteneva alle divinità era proibito agli uomini per cui infrangere il divieto significava scatenare forze che avrebbero punito i trasgressori. Non ci crediamo più, ma alla fava - pianta, fiore, semi - è invece collegato il favismo, una patologia che si manifesta in una gravissima anemia con-

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seguente alla distruzione dei globuli rossi. Quelli che, per fortuna, non ne soffrono, possono tranquillamente mangiar le fave e, fra i cento modi di prepararle, ecco una proposta fra quelle dimenticate: la baggiana. È una minestra che deriva il nome da una certa varietà di fava a semi molto grossi, già nota ai Romani che apprezzavano questa faba baiana, cioè dell’antica città di Baia fondata da Bajos, nocchiero di Ulisse, diventata nel frattempo l’ideale luogo di villeggiatura, per chi poteva, ovviamente. La baggiana-minestra, tipicamente umbra, è diffusa nell’Italia centrale dove, rispetto all’originale, si arricchisce con salsicce e con bietole, sbollentate a parte e aggiunte a fine cottura. Per 6 persone ci vuole mezzo chilo di fave da tenere a mollo una notte e da cuocere in acqua salata per una mezz’ora. Fino all’appassimento, nell’extravergine si soffriggano cipolle tagliuzzate e foglie di basilico (o di finocchietto selvatico). Al soffritto si aggiunga la passata di pomodoro, si mescolino e s’uniscano le fave cotte, si amalgamino gli ingredienti in un litro e mezzo di brodo vegetale. Salando, si cuoce a tegame coperto per una mezz’ora. Molto calda, si serve dopo una macinata di pepe.

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CONTEMPLARE

Vespri

D'ORGANO GIULIANA MACCARONI, DIRETTORE ARTISTICO DEI VESPRI D’ORGANO, E MARTINO PÒRCILE CI ACCOMPAGNANO PER UNA PASSEGGIATA NEL CENTRO DI PESARO ALLA SCOPERTA DEGLI ORGANI PIÙ ANTICHI. di Maria Rita Tonti / ph Luca Toni

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Una passeggiata nel centro di Pesaro alla scoperta degli organi storici, gioielli musicali incastonati in edifici sacri altrettanto preziosi. L’idea, in collaborazione con il FAI, è venuta agli organizzatori del Festival Vespri d’organo a Cristo Re, in programma fino al 30 agosto. L’obiettivo è quello di conoscere da vicino gli strumenti musicali usati per i concerti del festival e le chiese che li ospitano. “La passeggiata – spiega Giuliana Maccaroni, direttore artistico dei Vespri d’organo - tocca la chiesa di Cristo Re, che ospita il grande organo Mascioni del 1906, premiato all’Esposizione universale di Milano, che fino al 1975 si trovava nell’Auditorium Pedrotti del Conservatorio Rossini. Le sue caratteristiche fonico-timbriche lo rendono unico nel suo genere e adatto ad essere utilizzato, oltre che per il servizio liturgico, per concerti dedicati alla letteratura romantica e sinfonica”. “Anche la Cattedrale – spiega Martino Pòrcile, che insieme alla moglie Giuliana forma un duo organistico di successo e condivide la passione per questo strumento - è dotata di un maestoso organo, ancora un Mascioni, opera 914 del 1970. Con i suoi tre manuali e quaranta registri, ha ‘inglobato’ uno strumento preesistente, un Balbiani della fine dell’Ottocento. Anche questo strumento permette l’esecuzione di tutto il repertorio, specie quello romantico e moderno”. “Una situazione particolare – precisa Maccaroni - è quella della chiesa dell’Annunziata, dotata di un organo antico, posizionato in cantoria sopra la porta d’ingresso. Lo strumento purtroppo non è utilizzabile perché privo di apparato fonico dato che le canne sono andate perdute. Lo strumento è intatto per quello che riguarda cassa, tastiera, pedaliera e tiranti dei registri. Si tratta di un Nacchini, costruito nel 1745, che ci si augura possa tornare al più presto all’antico splendore”. “Un discorso a parte merita la magnifica chiesa barocca del

“LA MAGNIFICA CHIESA BAROCCA DEL NOME DI DIO CUSTODISCE UN ORGANO TRA I PIÙ ANTICHI DELLA NOSTRA REGIONE. COSTRUITO DA ANTONIO PACE NEL 1631, HA UN’UNICA TASTIERA DI DIMENSIONI RIDOTTE E POCHI REGISTRI DI OTTIMA QUALITÀ”.

Nome di Dio – aggiunge Pòrcile – che custodisce un organo tra i più antichi della nostra regione, costruito da Antonio Pace nel 1631. Ha un’unica tastiera di dimensioni ridotte e pochi registri di ottima qualità. E’ uno strumento che guarda al passato, di stampo rinascimentale, per le dimensioni dei tasti, più larghi del consueto, per la disposizione dei registri, per il tipo particolare di accordatura. Su questo strumento ovviamente è possibile eseguire solo il repertorio antico e barocco e risulta particolarmente adatto, per fonica e acustica, a suonare in ensemble con altri strumenti antichi. IN MAGAZINE

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VISITARE

La casa

DEL CIGNO CASA ROSSINI, A PESARO, ACCOGLIE IL MUSEO ROSSINIANO, CHE SI OFFRE ALL’IMMAGINARIO COME LUOGO DI SUGGESTIONI E DI MEMORIE PER IL PUBBLICO CHE VI AFFLUISCE DA OGNI PARTE DEL MONDO.

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di Giovanna Patrignani / ph Luca Toni

Gioachino Rossini è nato il 29 febbraio 1792 nella piccola e modesta casa nel centro storico di Pesaro, al n. 34 di via del Duomo, denominata via Rossini nel 1864. Il padre Giuseppe, detto Vivazza, trombetta comunale, simpatizzante della rivoluzione, si era trasferito a Pesaro dalla natia Lugo di Romagna nel 1790. Secondo la tradizione, l’unico figlio nacque nella camera del primo piano che si affaccia su via Gavardini. Ma in questa casa, con il padre, la madre Anna, dotata di una naturale disposizione per il canto, e la nonna Antonia, Gioachino trascorse solo i primissimi anni, quando si esercitava sulla spinetta, ancora rimasta nell’attuale casa-museo, manifestando i suoi talenti di enfant prodige, che già a pochi anni era in grado di guadagnarsi da vivere. Nel 1798 è già attestata la presenza della famiglia in un altro alloggio, non lontano dal primo, nel Palazzo Baviera di proprietà del Municipio sulla piazza Grande (sul lato opposto al Palazzo Ducale), l’attuale piazza del Popolo. Ma anche in questa casa e in questa città Rossini è rimasto per poco tempo. A Pesaro tornerà spora-

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dicamente e non sempre bene accolto. Viveva fra Parigi e l’Italia; divenne ben presto celebre, ricco, ammirato, osannato a Vienna, a Londra, a Parigi. Nel 1843, in occasione dei 50 anni dell’illustre ex inquilino, il Municipio di Pesaro fece apporre una una lapide sul prospetto della casa natale: “qui nacque / gioacchino rossini / alli 29 febbraio 1792 / il municipio nel 1843 pose”. Il 27 febbraio 1892, due giorni prima che si aprissero le celebrazioni per il centenario della nascita del compositore, il Comune acquistò la casa per 14.000 lire, prezzo assai alto rispetto all’effettivo valore. Costituita da quattro piani fuori terra ed un sotterraneo, è una tipologia di casa a schiera comune nell’edilizia civile minore pesarese tra il XV ed il XVII secolo. La casa in stile settecento, ma minore e dimesso, documenta le umili origini che egli in vecchiaia amava amplificare. Con Regio Decreto del 29 febbraio 1904, l’edificio venne dichiarato monumento nazionale, in coincidenza con la prima apertura di un museo rossiniano nell’edificio, dove in quella stanza del primo piano, dove si vuole che Rossini

IN ALTO: I MATERIALI ESPOSTI PROVENGONO IN GRAN PARTE DA COLLEZIONI DI FINE OTTOCENTO; SI TRATTA PER LO PIÙ DI STAMPE E INCISIONI, LITOGRAFIE E RITRATTI APPARTENUTI AL GRANDE ALPHONSE HUBERT MARTEL, COLLEZIONISTA DI CIMELI ROSSINIANI. IN BASSO: LA CASA NATALE DI GIOACHINO ROSSINI, SORGE SULL´ANTICA “VIA DEL DUOMO” (OGGI VIA ROSSINI). NEL 1892, A CENTO ANNI DALLA NASCITA DI ROSSINI, IL COMUNE DI PESARO ACQUISTA IL PALAZZO; ADIBITO A MUSEO, NEL 1904 VIENE DICHIARATO MONUMENTO NAZIONALE.


BUSTI, CARICATURE, STAMPE DI INTERPRETI E DI GRANDI CANTANTI ROSSINIANI, POCHI CIMELI: LA CASA-MUSEO SI OFFRE ALL’IMMAGINARIO COLLETTIVO COME LUOGO DI SUGGESTIONI E DI MEMORIE PER IL PUBBLICO CHE VI AFFLUISCE DA OGNI PARTE DEL MONDO.

la spinetta dei primi approcci con l’arte del giovanissimo Gioachino. La casa-museo si offre all’immaginario collettivo come luogo di suggestioni e di memorie per il pubblico che vi affluisce da ogni parte del mondo.

sia nato, fu murata una lapide che sanciva quanto affermato dalla tradizione: “la divina arte della musica arrise in questa stanza alla nascita di gioachino rossini”. Nel biennio 1988-1989 il Comune ha restaurato casa Rossini, che ospita il museo rossiniano costituito da donazioni di vario materiale documentario: ritratti del musicista, busti, caricature, stampe di interpreti e di grandi cantanti rossiniani, testimonianze sulla diffusione delle opere, pochi cimeli, fra cui IN MAGAZINE

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RECITARE

Teatro e

VICEVERSA FILIPPO TRANQUILLI È IL RIFERIMENTO ATTORIALE PER TUTTI I FANESI. DAL SIGNOR VULON, CON CUI APRE LE SFILATE CARNEVALESCHE, ALLE NUMEROSE PRESENZE NEGLI ALLESTIMENTI DIALETTALI E CINEMATOGRAFICI.

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“Nous voulons” era dichiarazione di intenti inequivocabile con la quale iniziavano i manifesti emanati dalle autorità militari francesi che al comando del giovane generale Napoleone avevano occupato lo Stato Pontificio nel 1797 depredandolo di ogni bene. “Nous voulons”, vogliamo, e basta: vogliamo e prendiamo. D’altra parte nessuna resistenza all’infuori dell’ironia sarebbe stata possibile. Bastava però unire le due parole per creare un personaggio tutto da ridere: il signor Vulon. Personaggio fortunato se a Fano ancora oggi a lui viene affidato il compito di aprire le grandi sfilate carnevalesche rendendo celebre chi lo interpreta. E chi meglio di Filippo Tranquilli avrebbe potuto farlo. Un attore al quale, nel corso degli anni, è stato affidato il compito di interpretare tutti i personaggi storici della città. A centinaia, a migliaia, indigeni e foresti, hanno seguito Tranquilli che interpretava magistralmente l’architetto Vitruvio, il grande Vitruvio, il più grande dell’antichità, legato a Fano da alcune citazioni nella sua opera L’Architettura. Dalla romanità ai nostri giorni le figure interpretate

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di Alberto Berardi / ph Leo Mattioli

da Tranquilli scorrono attraversando i secoli. Un’idea che altre città cercarono di imitare senza però riuscirci perché a loro manca il carisma di Filippo Tranquilli. Carisma che il nostro attore mette generosamente al servizio di tutti coloro che come lui amano il teatro di un amore totalizzante. Teatro in Piazza, Teatro nelle strade, Teatro nei teatri, Teatro ovunque. Dimenticare che Fano ha dato i natali a Ruggero Ruggeri, il più grande attore italiano del ’900, sarebbe per lui una colpa gravissima e certamente non può in alcun modo essergli attribuita. Non bisogna infine dimenticare

la sua presenza risolutiva in numerosissimi allestimenti di opere in dialetto e, più recentemente, in campo cinematografico. Una sua battuta è diventata famosa. In città la ripetono proprio tutti, uomini, donne, vecchi e bambini. Un vero e proprio tormentone. A Fano ormai dire Tranquilli significa dire Teatro e viceversa. Considerati i grandi investimenti sui giovani e sugli adolescenti c’è già chi profetizza la nascita di Fano città del Teatro con tutti i suoi abitanti trasformati da semplici spettatori in protagonisti, con Tranquilli alla regia. E allora ne vedremo delle belle.


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BEES BABY BASKET CRESCERE, DIVERTIRSI, IMPARARE

INTRODURRE I BIMBI DAI 2 AI 4 ANNI ALLA PSICOMOTRICITÀ, QUESTO L’OBIETTIVO DI BEES BABY BASKET, CHE ORGANIZZA CORSI PER MINIATLETI IN BEN TRE PALESTRE PESARESI.

Pesaro, Viale C. Battisti n. 3 Graziano328/6891975 Nicola 346/3823337 beespesaro@gmail.com www.beespesaro.it

Nato quasi per gioco ormai alcuni anni fa, da una geniale intuizione di Graziano Sartini, il corso Bees Baby Basket ha riscosso immediatamente un grande successo e con il solo passaparola tra le famiglie che hanno da subito aderito alla proposta, si sono immediatamente contati numeri da capogiro tanto che, a settembre 2016, è nata la società Bees Baby Sport che gestisce in autonomia tutti quei bimbi dai 2 ai 4 anni che vogliono avvicinarsi al mondo della pallacanestro e dello sport in generale. Come è facile intuire, c’è ben poco di “basket” in questo contenitore se non il campo, i minicanestri e una palla appositamente studiata per i bimbi di questa fascia di età. Lo scopo principale di questa proposta è introdurre gradualmente nel percorso di crescita dei bimbi la psicomotricità, ovvero tutti quei giochi ed esercizi che aiutano i piccoli nella coordinazione, nell’equilibrio, nell’orientamento, nella presa di coscienza del moto, del corpo e dello spazio, oltre che nella scoperta della socialità, imparando a vivere questa esperienza insieme a tanti altri compagni inseriti in

un contesto dove ci sono delle regole da rispettare per crescere, divertirsi ed imparare sotto la guida di istruttori qualificati. Nel rispetto dei tempi di ogni bambino, l’inserimento in palestra è graduale con l’aiuto dei genitori che inizialmente si affiancano e giocano insieme ai propri figli durante i primi allenamenti, lasciando poi che la loro autonomia emerga spontaneamente fino a quando sono i bambini stessi a voler affrontare l’esperienza in prima persona. Sono 3 le palestre nelle quali si svolgono i corsi: la “Giansanti” in Via Monfalcone (zona Porto), la palestra della parrocchia di Cristo Re, sede della società, in Viale Battisti (zona Mare) e la “Pirandello” in Via Nanterre/Via Goito (zona 5Torri). Un appuntamento di 1 ora settimanale al quale i bimbi partecipano con grande entusiasmo tanto che alcuni di loro “aumentano” il proprio impegno frequentando il corso in palestre diverse. Un corso che consegna alla soglia dei 5 anni, momento nel quale parte il vero e proprio Minibasket, dei bimbi che già sanno “stare in palestra”

avendo preso confidenza con l’ambiente durante gli anni precedenti, e sicuramente dei bimbi cha hanno assimilato gli strumenti per affrontare in maniera “competente”, sia dal punto di vista fisico sia psicologico, l’avviamento alla pallacanestro o a qualsiasi altro sport nel quale si vogliano cimentare. E come per tutti i nostri miniatleti, una bellissima divisa da gioco per cominciare a creare un senso di appartenenza che, insieme alle tante attività extracestistiche proposte fidelizzano tutta la famiglia attraverso le feste di Natale, di Carnevale e di fine anno, attraverso la Bees Card che offre tante utili agevolazioni per la salute, per il divertimento e per la quotidianità. Ancora di più oggi, il Bees Baby Sport trova spazio e risalto all’interno della nuova associazione “SR16 - Sport Riuniti Pesaro”, progetto fortemente voluto e sostenuto da Consultinvest, al quale ad oggi partecipano oltre ai Bees, la Montesi Volley e l’Italservice Pesaro Calcio a 5 ma aperta all’ingresso di tutte quelle società sportive che, come quelle citate, vogliono impegnarsi socialmente per combattere la forte tendenza dell’abbandono di ogni attività sportiva in età adolescenziale. I corsi riprenderanno regolarmente a Settembre. Potete seguire tutte le attività della società collegandovi al sito ufficiale www.beespesaro.it o alle pagine Facebook www.facebook.com/bees. pesaro e www.facebook.com/ minibasketpesaro oppure dalle app ufficiali per smartphone in versione iOS e Android scaricabili gratuitamente da iTunes Store e Google Store. IN MAGAZINE

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INSTALLARE

Uno sguardo

TRASVERSALE DALLA SICILIA A PESARO. ARTISTA E ARTEFICE DI GRANDI INSTALLAZIONI, GIOVANNI TERMINI, NATO AD ASSORO (EN) NEL 1972, VIVE E CREA LE SUE OPERE NELLA CITTÀ NATALE DI ROSSINI E INSEGNA ALL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI URBINO. di Benedetta Andreoli

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Quando l’arte è entrata nella sua vita? “In realtà è come se l’arte nella mia vita ci fosse sempre stata. Da giovane mi allenavo come un atleta e la mia ricerca era soprattutto legata al confronto con un presente ormai passato e, come ho già detto in altre occasioni, se sei un artista lo dicono gli altri, fare l’artista lo decidi tu!”. Da che cosa trae ispirazione per le sue opere? “Dal fare! Dall’interesse per la formalizzazione dei gesti umani. La sfida personale è quella di realizzare, attraverso dei minimi ma sostanziali spostamenti, concreti cambiamenti di senso. Penso che la creatività si nutra proprio dei conflitti che cerca, inutilmente, di sedare”. Le sue installazioni dialogano con lo spazio e gli spettatori. Qual è il messaggio che vuol fare arrivare con le sue opere? “Lo spazio per me non è un contenitore ma un luogo. Sono attratto da quei luoghi all’interno dei quali si opera per la costruzione di nuovi spazi, aperti/chiusi, pub-

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blici/privati, che sono il pretesto per denunciare attraverso storie residuali, già presenti nel luogo, aspetti legati all’essere/tempo e al suo divenire”. Quali sono gli elementi imprescindibili della sua arte? “Trasversalità dello sguardo. Tempo umano. Tempo aperto e non una misura oggettiva e convenzionale. Così pure lo spazio pieno di una storia minima, anche residuale, se vogliamo, con il quale i miei lavori sono portati a misurarsi, obbedendo alla loro natura”. Considera Pesaro una città a misura d’artista? “Preferisco vivere lontano dai ritmi delle grandi città, pur relazionandomi spesso con esse. A Pesaro ho avuto l’occasione di confrontarmi con molti artisti importanti. Ho avuto l’opportunità di frequentare la Galleria Franca Mancini che con il suo lavoro ha contribuito a far conoscere la città in tutto il mondo. Un ulteriore stimolo, con la direzione di Ludovico Pratesi, è stato il Centro per le Arti Visive Pescheria che con le sue mostre ha proiettato Pesaro nel dibattito internazionale dell’arte


“PREFERISCO VIVERE LONTANO DAI RITMI DELLE GRANDI CITTÀ, PUR RELAZIONANDOMI SPESSO CON ESSE. A PESARO HO AVUTO L’OCCASIONE DI CONFRONTARMI CON MOLTI ARTISTI IMPORTANTI. HO AVUTO L’OPPORTUNITÀ DI FREQUENTARE LA GALLERIA FRANCA MANCINI. “

contemporanea”. Che cosa consiglia a giovani artisti ai primi passi nel mondo dell’arte? “Studiare, viaggiare e lavorare”. Quali sono i suoi progetti artistici futuri? “Attualmente ho in corso una mostra in Venezuela, nell’Espacio de Investigazion Visual La Caja a Caracas. A settembre esporrò a Quingdao in Cina, nel museo di Lan Wan, in una mostra sull’arte italiana e poi ho in programma una personale che si terrà a Bologna alla Otto Gallery, a marzo del prossimo anno”. IN MAGAZINE

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sono i benefici: non traumatizza la parte e non crea escoriazione, evita la comparsa di follicolite tipica della ceretta e della pinzetta, indebolisce il bulbo pilifero a tal punto da diradare la crescita del pelo, estirpa anche il pelo e la peluria bionda e bianca (difficilmente trattabile con laser o luce pulsata) e riduce i problemi d’irsutismo per le persone che non possono sottoporsi a questo tipo di trattamento.

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di Alice Muri / ph Leo Mattioli

Oltre 90 ragazzi tesserati con la Federazione Italiana Nuoto Marche, circa una ventina di atleti appartenenti alla categoria Senior Uisp, a cui si aggiungono dirigenti, allenatori e tantissimi appassionati che ogni

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anno seguono la prima squadra e non solo. Sono questi i numeri della disciplina della pallanuoto nella nostra provincia, uno sport in crescita che conta su una partecipazione e una passione davvero radicata nel nostro territorio.

A parlarne è Andrea Conforti, giocatore, dirigente e fondatore della Usd Pallanuoto Pesarese: “La nostra società nasce nel 1999 – spiega. Una costola di quella che a suo tempo si chiamava Pesaro Nuoto fondò una nuova


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società di pallanuoto con sede a Pian del Bruscolo, proprio nella nuova piscina di Padiglione. Gli intenti iniziali furono tutti legati alla passione per questo magico sport. L’obiettivo infatti era quello di permettere a tutti il gioco della pallanuoto”. E così è stato: “Dopo alcuni anni - aggiunge - la società fece ritorno a Pesaro condividendo l’impianto di Parco della Pace con le altre società sportive. Prima la serie D, poi la serie C e addirittura la serie B, in cui hanno militato le nostre squadre - spiega Conforti - hanno creato un effetto positivo nell’ambiente e questo ha permesso uno sviluppo enorme delle attività giovanili, che oggi rappresentano la mission della società sportiva e che le ha permesso di essere l’unica realtà di pallanuoto oggi presente a Pesaro”. La società è strutturata in diverse categorie, partendo dai giovanissimi, fino ad arrivare ai senior: “Iniziando dai più piccoli, abbiamo l’Under13, dove giocano i ragazzi dai 10 ai 12 anni. A seguire ci sono gli Under 15, Under 17 e Under 20. Poi la prima squadra, che quest’anno ha militato in serie C (del giro-

ne Marche, Umbria, Abruzzo) e ha chiuso un ottimo campionato piazzandosi terza in classifica. Infine la categoria per i non più giovani, i Master, che quest’anno ha preso parte al campionato Uisp Marche-Emilia Romagna”. Andrea Conforti spiega poi che cosa significa praticare la pallanuoto: “Con questa disciplina si abbina il meglio dello sport di squadra con il massimo dello sforzo individuale, con rischio di subire traumi praticamente pari a zero. È inoltre un toccasana per chi ha bisogno di irrobustire la propria struttura”. Avvicinarsi a questo sport non è difficile: “Basta aver compiuto dieci anni e avere una minima base di nuoto – spiega il dirigente –. Per tutto il resto, gli allenatori della Pallanuoto Pesarese, sapranno trasformare il ragazzo in un vero atleta”. Tantissimo il lavoro della società dietro ogni risultato: “Tanti i costi da sostenere tra spazi acqua, trasferte e gestione - conclude Conforti - Ma fino a quando il motore di tutto ciò sarà costituito da giovani ragazzi che nello sport si fanno uomini qualsiasi sforzo sarà premiato”.

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IL CENTRO PORSCHE PESARO AUGUSTO GABELLINI HA ORGANIZZATO UN EVENTO ESCLUSIVO PER I SUOI CLIENTI AL MISANO WORLD CIRCUIT.

Giovedì 11 Maggio 2017 il Centro Porsche Pesaro Augusto Gabellini Srl ha organizzato per il secondo anno un evento in pista in “Notturna” per far provare ai propri clienti tutta l’adrenalina che queste vetture sanno trasmettere quando possono esprimersi al massimo delle loro potenzialità. L’evento si è svolto a bordo di 911 2S, 4s e 718 Boxster S, i piloti della Porsche Driving Experience hanno lasciato il posto di guida agli ospiti intervenuti conducendoli con esperienza attraverso le curve del Misano World Circuit. Gli ospiti una volta terminata la prova in pista hanno potuto testare le loro abilità alla guida di una 718 Boxster all’interno del Paddock. Un percorso

creato ad hoc per mostrare il massimo dell’agilità di questa vettura. Prima di scendere in pista per il secondo turno è stata svelata la Nuova Porsche 911 GTS suscitando molto interesse e curiosità. Sono stati fatti dei test drive su strada con 911 Targa GTS e 911 GTS Cabrio. Dieci le curve a destra, sei quelle a sinistra, 1850 metri di rettilinei, tutti in notturna questo hanno dovuto affrontare gli ospiti supervisionati dall’esperienza dei piloti della “Porsche Driving Experience”. Un ringraziamento speciale và ai nostri partner “Saraghina Eyewear” e “Coccole a Casa Gabellini” e a tutti i nostri clienti che hanno partecipato con entusiasmo all’evento! IN MAGAZINE

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