Pesaro-Urbino
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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - E 3,00
Anno VI - N. 1 - APRILE-MAGGIO 2011
Martina
Guiggi Potenza bionda sotto rete
Sant’Angelo in Lizzola
I tesori nascosti del borgo
La passione per le moto
Il ruggito del motore
Raphael Gualazzi
Follia a tutto jazz
Sommario
12 4 Annotare Brevi IN 12 Essere Martina Guiggi 18 Costruire Donne e professioni 24 Camminare Sant’Angelo in Lizzola 30 Vivere La passione per le moto 34 Curare Raimondo Venanzini 36 Trasformare Artisti per TVS
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| EDITORIALE di Franco Bertini e Andrea Masotti |
Pur se quest’anno sta un po’ stentando, il volley femminile è ormai uno sport consacrato a Pesaro. Ecco perché aprire con la solarità di Martina Guiggi, a cui fa seguito, sempre nel segno di una passione al femminile, il ritratto di sei donne, ognuna protagonista nel proprio lavoro. Non è certo un’esclusiva della nostra provincia, ma è comunque il marchio di una “armonia” tutta italiana, da tutelare e promuovere, quella fra la bellezza del territorio, che ci porta a Sant’Angelo in Lizzola, e la bontà della gastronomia locale, che stavolta vede protagonista prosciutti e salumi di Geminiani. Potremmo arrivarci, lassù, magari in sella a moto
d’epoca (altra grande passione storica nostrana) accompagnati da alcuni centauri, un tempo piloti e oggi collezionisti; come “storica” è anche l’attività portata avanti con passione all’Officina Macchini di Pesaro, tempio di mestieri troppo presto dimenticati. In mezzo, il “check point” della salute, col professor Raimondo Venanzini e l’incontro artistico con Giuliano Del Sorbo; poi un’impennata musicale col “piccolo grande urbinate” Raphael Gualazzi, vincitore a Sanremo Giovani, e con Cristiano Filippini. Infine arte e impresa grazie TVS, le cui pentole, ormai un classico, si vestono ora anche di sembianze artistiche. Buona lettura!
Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)
Collaboratori: Benedetta Andreoli, Alberto
Direttore Responsabile: Andrea Masotti
Berardi, Franco Bertini, Simonetta Campanelli,
Redazione centrale: Andrea Biondi, Roberta Brunazzi
Simona Spagnoli, Beatrice Terenzi,
Progetto grafico: Lisa Tagliaferri Impaginazione: Sabrina Montefiori
Elisabetta Ferri, Ettore Franca, Silvia Sinibaldi, Maria Rita Tonti Fotografi: Laura De Paoli, Leonardo Mattioli, Luca Toni
38 Costruire Officina Macchini 40 Creare Giuliano del Sorbo 42 Cantare Raphael Gualazzi 44 Suonare Cristiano Filippini 46 Ideare Il cuscino per la bicicletta 48 Progettare Diego Olivieri 50 Gustare Salumi Geminiani
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Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47100 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044
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Coordinamento redazione Pesaro: Simonetta Campanelli via Genga, 8 - cell. 335.5262743 nelli@simonettacampanelli.it
Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli Ufficio commerciale: Irena Coso, Laura De Paoli
Chiuso per la stampa il 06/04/2011
IN Magazine | 3
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Classe e tradizione alla Strada
Fattoria Mancini al Vinitaly
Barchi - Non lontano da Orciano e Mondavio, Silvana Ridella Fiorini ha realizzato un altro dei suoi sogni. Nell’incantevole tenuta agricola di famiglia ha inaugurato la Strada dei Campioli foresteria agrituristica, luogo ideale per trascorrere una serata, una vacanza o per ospitare cerimonie e incontri conviviali. Gli ambienti sono arredati con classe e ricordano sapori
dei Campioli
e profumi di una terra dalle tradizioni ricche di storia. Le pochissime camere, una diversa dall’altra, sono arredate con mobilio d’epoca e di famiglia, e portano ciascuna il nome di uno dei vini prodotti nell’Azienda Vinicola Fiorini. Cibo tradizionale, con il tocco di classe della squisita accoglienza che Silvana riserva ad ogni singolo ospite. (S.C.)
Verona - L’azienda vinicola pesarese, guidata da Luigi Mancini, ha partecipato all’edizione 2011 di Vinitaly, dal 7 all’11 aprile. Presso lo stand, come sempre, numerose le degustazioni verticali dei vini prodotti dall’azienda negli ultimi dieci anni. www.fattoriamancini.com
Gruppo di lettura alla Memo Fano - L’incontro dedicato a Non è un paese per vecchi di Cornac McCarthy ha inaugurato a metà marzo il “Gruppo di lettura” alla Memo, iniziativa ideata dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con le librerie del centro storico, mediateca Montanari (Memo) e biblioteca Federiciana. L’obiettivo è creare un gruppo d’appassionati lettori che approfondisca, volta per volta, la conoscenza di un testo. (B.A.)
Una mostra per Guercino Fano - È stata presentata lo scorso 29 marzo, presso la Fondazione Cassa di Risparmio, la mostra “Guercino a Fano”, in programma dal 7 maggio all’1 ottobre nella Pinacoteca San Domenico. L’esposizione propone una rassegna delle opere che Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, realizzò a Fano su commissione delle famiglie notabili della città. L’esposizione è aperta tutti i giorni (tranne lunedì) dalle 18 alle 22.
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Sapori e relax all’Excelsior Pesaro - A meno di un anno dalla riapertura l’Hotel Excelsior consolida la sua offerta con una ristorazione per diverse esigenze, ma sempre con lo stile 5 stelle. Nell’informale bistrò a pranzo e cena si respira aria di relax, con pasti leggeri grazie anche alle mezze porzioni. Imperdibile il brunch
della domenica mattina. Più formale il 59’ Restaurant per cene gourmet. In attesa che la spiaggia riapra con il “Lido” completamente trasformato, il centro benessere affacciato sul mare propone il pacchetto total relax a un interessante prezzo d’entrata valido fino all’autunno. www.excelsiorpesaro.it
Le nozze col Wedding
Planner
Pesaro - Negli Stati Uniti, l’organizzazione della cerimonia nuziale viene spesso affidata a veri specialisti. Anche a Pesaro è attivo, ormai da un decennio, un team di professionisti in matrimoni guidato da Stefano Pinto. È 360 Wedding Planner, agenzia che supporta piano progettuale, fase operativa e regia dell’evento. Pinto e collaboratori lavorano per evitare agli sposi di essere travolti da inutili fatiche e stress nel periodo pre-fiori d’arancio, risolvendo ogni situazione con classe, attenzione e cura dei dettagli. Lo studio 360 Wedding Planner organizza anche eventi e si occupa di pianificazioni pubblicitarie e comunicazione. (S.C.)
FYF, a metà maggio la 7°
edizione
Fano - Dal 12 al 15 maggio, Fano torna protagonista nel panorama italiano col Salone Nautico dell’Adriatico, alla settima edizione. “Con il Festival inauguriamo la stagione estiva della città - ha spiegato Alberto Santorelli, assessore al Turismo -; il Salone è l’occasione per molti turisti di trascorrere un week-end in nome della nautica ma anche innamorarsi di tutte le altre opportunità della città”. Quest’anno l’ingresso è gratuito e si sta studiando un programma di appuntamenti per garantire la permanenza grazie ad attività collaterali, convegni, appuntamenti sportivi; l’intrattenimento musicale e gli spettacoli che coinvolgeranno tutta la città. www.fanoyachtfestival.it
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Trucco “marchigiano” per RaiDue Corso per curatori di mostre Pesaro - Corso per curatori di mostre al via in aprile nella sede del Centro Arti Visive Pescheria, tenuto dal professor Ludovico Pratesi. Obiettivo è mettere i partecipanti in contatto diretto con la professione di curatore, fornendo gli strumenti per entrare in contatto con le istituzioni che operano nel settore. Il corso prevede anche l’elaborazione di un progetto di Mostra, discusso e analizzato assieme al docente. Gli incontri sono incentrati sul sistema dell’arte e museale, sulle figure artistiche e creative, sulle operazioni tecniche e modalità organizzative. Approfondimenti sono dedicati anche alla comunicazione dell’evento, alla promozione e alla pubblicazione del catalogo, al reperimento dei finanziamenti. www.centroartivisivepescheria.it (S.C.)
Continua Jazz “in provincia” Pesaro - Fino a maggio prosegue “Jazz in provincia”, decima edizione della rassegna musicale avviata ad inizio 2011. Artisti di fama nazionale ed internazionale sono ospitati nei teatri storici di PesaroUrbino. Importanti le novità che caratterizzeranno questa edizione 2011, organizzata e diretta da Adriano Pedini. www.fanojazz.org (S.C.)
Sci di fondo... in riva al mare Pesaro - Chi ha detto che non si può sciare… al mare? Approda anche in città la scuola di “Skiroll”, nuova proposta sportiva che riguarda lo sci di fondo su strada. Il crescente interesse riscosso in varie parti d’Italia da questa disciplina è dovuto alla progressiva diffusione delle piste ciclabili. L’iniziativa è promossa dall’associazione “Torollski center”, affiliata alla Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio, in collaborazione con la Provincia e i Comuni di Pesaro e Fano. (S.C.)
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Pesaro - Esperto di effetti speciali e mago del make up, il pesarese Carlo Diamantini è il truccatore personale di Ubaldo Pantani, uno degli attori comici nel cast di “Quelli che il calcio”, la trasmissione domenicale condotta da Simona Ventura. Fin dalla prima puntata, Diamantini ha trasformato Pantani nei suoi tanti personaggi, adattandone il volto a diverse “macchiette”. Pantani ha anche messo in scena la parodia di un aspirante dell’“Isola dei Famosi”, con un forte accento pesarese ispirato alla parlata di Diamantini. Il truccatore lavora “in tandem” col fanese Andrea Giomaro,
che cura il make-up dell’altro comico del programma, David Pratelli. Non nuovo al piccolo e al grande schermo, Diamantini ha lavorato anche per la trasmissione “Frankenstein” e per due film di Dario Argento. (B.A.)
Evagarden, make up Lounge Pesaro - Nel cuore del centro storico, in via Branca 10, da aprile c’è un nuovo spazio da non perdere firmato Evagarden make up lounge, dedicato al trucco e alle donne che amano l’eccellenza del Made in Italy, dove gli artisti del trucco e del fascino sono a disposizione delle clienti per suggerire il make-up e prodotti ideali e personalizzati. Cura della propria immagine, trucco quotidiano o per
un evento speciale; trucco facile, amichevole, giovane, accessibile, fresco, aperto, libero trucco che c’è ma non si vede, trucco con prodotti di qualità ed esclusivi Evagarden. Un luogo dove la donna si lascia ispirare e coinvolgere da colori e infinite possibilità, dove quello che sente coincide finalmente con quello che vede e dove scopre di poter essere come non avrebbe mai creduto di poter diventare. (S.C.)
Annotare | Brevi IN
Fonderia Bucci, nuovo impulso alla Ceramica Turismo, nuova rete IAT
Pesaro - L’ospitalità inizia con un’efficace informazione e accoglienza turistica. È con questa certezza, e con la volontà di fare del turismo uno dei perni per il rilancio dell’economia del territorio, che la Provincia ha messo a punto una nuova rete IAT di uffici e servizi. L’obiettivo è creare un efficace lavoro di squadra per promuovere il territorio, puntando sulle produzioni tipiche di enogastronomia, artigianato, creatività e imprenditoria locale. La rete IAT si avvale anche dell’appoggio e contributo delle Pro Loco. (S.C.)
Pesaro - Da oltre cinquant’anni Bucci è, per la ceramica, sinonimo di design, ricerca tecnologica, qualità dei materiali. “Fonderia” è la società che rilancia la ceramica Bucci, mettendoci la stessa passione del maestro. Produce oggetti in gres per la tavola e l’arredamento, linee personalizzate per ristoranti e alberghi d’alto livello. Design raffinato nel rispetto dell’opera del fondatore, uno dei più importanti designer e ceramisti del ’900. “Fonderia” prende il nome dal loft in cui si producono le ceramiche di
Bucci da più di quarant’anni. È composta da Viviana, figlia del ceramista Franco, Gabriele Bucci, nipote ed erede dell’arte di “saper fare” la ceramica, Claudio Ferri, imprenditore dinamico e creativo, e Cinzia Panici, appassionata di design contemporaneo (nella foto con Rita Miranda, artista ospite di una mostra). Rinnovata anche l’area commerciale del loft, con nuovi concetti di vendita, produzioni di alto artigianato e vetrine espositive dei partner, tra cui PrimoPiano, negozio di design e arredamento. (S.C.)
Mix di stili per Dondup Milano - La collezione Dondup autunno-inverno 2011/12 donna è stata presentata il 24 febbraio scorso, con un’originale messa in scena per i capi grunge e romantic-chic. La fashion designer Manuela Mariotti mixa stili differenti, giocando sugli opposti e creando insoliti equilibri tra culture, tessuti, forme, pesi e lunghezze. Al cocktail seguito alla presentazione hanno partecipato gli amici di sempre: Elena Santarelli, Albertino, Melissa Satta, Elenoire Casalegno (nella foto con Manuela Mariotti), Anna Safroncik, Alena Seredova, Alessandro Costacurta, Omar Pedrini, Francesca Fioretti, Michela Coppa, Maddalena Corvaglia e Guendalina Canessa. (R.B.)
Simonetta Fabbri ospite di Brendhouse Pesaro - Simonetta Fabbri espone le sue creazioni presso lo showroom Brendhouse in via Rossini. Biancheria per la casa, complementi e oggetti d’arredo realizzati con materiali di recupero. Tessuti di fine serie, esuberi di falegnameria e materiali destinati al macero, ma di qualità e provenienti dall’alta imprenditoria, sono trasformati da maestri artigiani in pezzi unici o numerati, di singolare bellezza e impatto. Ogni pezzo si contraddistingue per design, colore, forma e materiale utilizzato. Un gusto molto femminile, un marchio che ha il suo impatto. (S.C.)
Via Manzoni 56/58, Pesaro - Tel & Fax 0721/30760 www.moduscollezioni.it - moduspesaro@gmail.com
Annotare | Brevi IN
Festival della Casciotta
Tende nuove per Modus Pesaro - Nuova iniziativa nello showroom di Modus, firmata da Alessandro Bicciato. Si tratta di Schemaquattro, rivoluzionario sistema per interpretare i tendaggi. Un semplicissimo meccanismo, simile alla tenda a pacchetto, permette di fare modifiche a piacimento, riprodurre foto, carta da parati, decori con stampa su tessuto o materiale plastico, per creare bande orizzontali libere a impacchettamen-
Urbino - Omaggio alla casciotta, vero e proprio patrimonio gastronomico urbinate. Dedicata a questa specialità è la prima edizione del Festival della Casciotta di Urbino in programma il 14 e 15 maggio, iniziativa promossa dall’assessorato alle Attività Produttive del Comune per valorizzare il prodotto Dop del Montefeltro e riscoprire sapori e tradizioni della città dei Duca. Nelle vie e piazze del centro storico si terranno mostre-mercato, incontri con esperti, concorsi culinari, laboratori enogastronomici, speciali percorsi degustativi, visite guidate ai caseifici della zona, premiazioni e concerti. (S.C.)
to. Un movimento semplice come quello della tenda a pacchetto ma con la versatilità di facili modifiche permette un’interpretazione personale che può cambiare a seconda della situazione, stagione o ambiente. Insomma, è come cambiare una tovaglia prima di apparecchiare la tavola. Una novità assoluta nel genere. La curiosità va premiata: una visita a Modus è d’obbligo. (S.C.)
Gelato artigianale a Strasburgo Tavullia - L’azienda pesarese IFI si conferma nell’élite del gelato artigianale, arricchendosi di un nuovo, prestigioso riconoscimento a livello istituzionale e di settore. Le vetrine scelte per la Terza Giornata Europea del Gelato Artigianale, presentata il 9 marzo scorso al Parlamento Europeo, sono state tre Lunette create dall’azienda e presentate a Sigep 2011, richieste per l’occasione da Artglace (Confederazione delle Associazioni dei Gelatieri Artigiani della Comunità Europea). “La nostra presenza in questa sede è un premio alle scelte e al lavoro degli ultimi anni”, ha commentato con soddisfazione Gianfranco Tonti, presidente IFI. “Gli sforzi per portare innovazione nella gelateria hanno dato i risultati che ci auguravamo. E a dimostrarcelo, oltre ai riconoscimenti istituzionali, sono soprattutto i veri protagonisti di quest’arte gioiosa, i gelatieri”. (R.B.)
50 anni di Scavolini in un Libro Pesaro - La prima azienda di cucina in Italia festeggia 50 anni con La più amata dagli Italiani. Scavolini 1961-2011. 50 anni di cucine, volume edito da Skira e curato da Massimo Martignoni, storico dell’arte e autore di numerosi studi dedicati all’architettura moderna e al design. Dopo l’ntroduzione di Philippe Daverio e il saggio fotografico di Gabriele Basilico (in chiusura, un secondo saggio fotografico attraverso i ritratti di Filippo Romano), il libro racconta un importante capitolo del design italiano ma è anche un album di ricordi, che intreccia la storia del prodotto e dell’Azienda a quella della famiglia. Martignoni accompagna il lettore in un viaggio attraverso l’evoluzione del marchio ma anche attraverso quello dell’Italia.
Essere | Martina Guiggi
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Potenza bionda sotto
Rete
testo Franco Bertini - foto Leonardo Mattioli
Un metro e novanta di energia pura, da cui partono schiacciate imprendibili. Molto più che un semplice capitano, Martina Guiggi è l’indiscussa leader della Scavolini Volley. Icona sportiva assoluta per la città, così come Walter Magnifico lo fu per il basket.
Una che nasce a Pèccioli, con accento sulla e, paese di nemmeno quattromila anime in provincia di Pisa, deve per forza avere una missione importante da compiere. Da portare a termine nel mondo di quella che una volta era semplicemente la pallavolo e che oggi è diventato l’esplosivo e scoppiettante fenomeno del volley femminile.
I veri “messia” per la verità sono sempre all’oscuro del compito al quale sono chiamati e destinati, e anche lei racconta che al volley c’è arrivata da ragazzina, quasi per caso, grazie agli amici, dopo aver fatto un po’ di danza e vari altri sport. Fatto sta che, a 14 anni, quelli della Pecciolese, serie C1, l’hanno piazzata in mezzo al campo, le hanno detto: “tu sei un centrale, vai e schiaccia più forte che puoi di là della rete per la vittoria nostra e per la bravura tua”. Lei è Martina Guiggi, quasi un metro e novanta di splendida ragazza bionda e tanto basti per ora come presentazione. I suoi anni d’apprendistato che dovevano avvicinarla sempre più al compimento dell’importante
missione di cui diremo la vedono per un anno a Ravenna col Club Italia; poi, a soli 17 anni, dà l’addio a Peccioli, alla Pecciolese e soprattutto alla sua amata famiglia - padre architetto, madre operatrice immobiliare, due fratelli, di cui uno ovviamente pallavolista - per il debutto in Serie A1 con l’Asystel Novara, prestigiosa compagine nazionale. La stoffa e il talento ci sono in abbondanza, tanto che quasi subito è convocata in Nazionale con la quale, attraverso gli anni, coglierà allori importanti, compresi gli Europei e la World Cup del 2007. E altro ancora ci sarà nel suo futuro. Ma ormai il destino bussa alla sua porta come l’avvio della Quinta sinfonia di Beethoven e nel 2004, sul fiorire dei vent’anni, la manda alla Scavolini Pesaro, da poco in A1, che aveva appena indossato quel nome fatidico (“mi dissero che volevano costruire una squadra giovane...”). E fu così che Martina Guiggi, dal bel parlare fluido e senza inflessioni particolari e perfino ottima cuoca, con una maturità classica nel cassetto e stu-
dentessa di Conservazione di Beni Culturali, approdò nella terra dominata dal basket. Una situazione particolare, come uno che arriva con la fisarmonica in Scozia dove tutti suonano la cornamusa. “All’inizio era una realtà un po’ strana”, dice seduta nel soggiorno del suo appartamento di Baia Flaminia, arioso e pieno d’oggetti che richiamano il suo sport e la sua vita di ragazza, col programma degli allenamenti settimanali attaccato dietro la porta d’ingresso. La gente la incontrava per strada, la vedeva stupendamente alta e le chiedeva ‘basket?’, ‘No, volley’, rispondeva lei. E intanto, dal 2004, cresceva, brava, tremendamente efficace nella sua schiacciata: “La botta potente
dà soddisfazione - spiega -, la palla alta ti consente di valutare meglio la posizione del muro avversario”. Lei però preferisce “la palla veloce, arrivando da dietro”, come un albatros in volo, con tutte le dita e le mani piene di cerotti per difenderle dalle botte tremende sul pallone. E poi tutte a darsi un cinque, ad abbracciarsi, a darsi pacche sul
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di dietro dopo ogni punto segnato, “un po’ per routine - dice -, ma in certi momenti per risollevarsi o per congratularsi davvero”, un grappolo di belle ragazze giovani, aitanti e sorridenti. Anche lei confessa che
due anni dopo, mentre la Robur non ha mai vinto granché. Dal 2004 però, quando Martina arriva a Pesaro, anche il volley femminile si chiama Scavolini. Capita l’antifona? In realtà Martina Guiggi è, sot-
Attenzione ad un’altra coincidenza, meglio sarebbe dire un altro segno degli dei: la Scavolini Volley
“la bellezza ha giocato una buona
to mentite e bellissime spoglie, la
percentuale” nel grande lancio del
Walter Magnifico del volley pesare-
volley femminile. Adesso lasciamo
se: uno arrivava da San Severo di
per un attimo Martina seduta nel suo soggiorno e diamo un’occhiata al contesto in cui lei, inconsapevole, è chiamata a compiere la sua missione. A Pesaro il basket domina da sempre, ma anche la Robur Pallavolo ha alle spalle una lunga e gloriosa attività. A Pesaro domina il basket targato Scavolini dal 1975, giunto al suo primo scudetto esattamente nel 1988, bissato poi
Foggia e l’altra da Peccioli di Pisa: due “messia” stranieri per accompagnare basket e volley cittadini verso i loro trionfi. La coincidenza dei fatti lo dice e lo conferma: Magnifico arriva a Pesaro nel 1980, la Scavolini Basket vince il suo primo scudetto nell’88; la Guiggi arriva a Pesaro nel 2004 e nel 2008 la Scavolini Volley vince il primo scudetto, poi “trissato” nel 2009 e 2010.
sket di Magnifico. E ancora giù coi simboli: in entrambi i casi erano arrivati due superallenatori: Josè Roberto Guimaraes, “Ze Roberto”, e Valerio Bianchini, il “Vate”. E qui torna in mente anche l’altro slogan, quello “un capitano c’è solo un capitano”: era stato inventato per Magnifico, ma dal 2008, dopo lo scudetto, vale anche per Martina. Che vuol dire essere il capitano della squadra? Risponde con calma:
Sopra, a fine partita, festeggiata dai tifosi. A fianco, Martina Guiggi in azione. In apertura, la giocatrice immortalata durante una gara della Scavolini Volley.
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di Martina vince il primo scudetto a vent’anni di distanza esatti dal primo scudetto della Scavolini Ba-
“Vuol dire gestire il gruppo, crescere con la squadra, parlare anche
A fianco, l’atleta in abiti “civili”, nella sua casa. Sotto, mentre si allena in palestra con le compagne di squadra.
fuori del campo... ho buona psicologia... parlo col coach a nome di tutti”.
Martina Guiggi è a Pesaro ormai da sette anni: arrivò ragazza di vent’anni ora è una donna di ventisette. Dà un’occhiata verso il futuro, che ancora “non pensa a prefigurare”. Però ci pensa un po’ su: “Oggi la carriera di una giocatrice può arrivare fino ai 33/34 anni”. Al futuro comunque guarda con attenzione professionale: in giro c’è aria di crisi, le sirene dei paesi dell’est sono forti e anche ricche, offerte ce ne sono già state, se ne parlerà col procuratore e coi genitori, che gestiscono i suoi guadagni. Si vedrà a suo tempo. Ma, detto sinceramente, e pur facendole mille auguri di buona fortuna tecnica ed economica, il suo futuro da altre parti d’Italia o del mondo non ci tocca troppo il cuore. Per noi Martina Guiggi rappresenta qualcosa d’altro, di diverso e anche, sportivamente parlando, più “sacro” agli dei penati. È bella, e
non ci piove, è alta ed è verissimo, è bravissima ed è certo, ed è stata e resterà soprattutto il “messia” del volley femminile pesarese, come Walter Magnifico lo fu del basket. Il merito delle vittorie è ovviamente delle squadre, ma di quelle squa-
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dre loro sono stati il simbolo e la continuità, anzi Martina continua ad esserlo. Mandati dagli dei dello sport sono arrivati quando volley e basket stavano crescendo e li hanno accompagnati, come protagonisti e testimoni simbolici, fino ai loro primi trionfi. Quella tra Martina e Walter mi pare una storia parallela così bella che dev’essere per forza anche vera. È possibile pensare che a Pesaro il volley vada per una strada e il basket per un’altra? Chi lo pensasse sarebbe un superficiale, incapace di cogliere la verità
profonda che corre sotto i fatti e li collega fra loro con un filo sotterraneo e ininterrotto. Date retta, non è un caso che a Pesaro volley e basket vivano nel nome di Scavolini. Alla fine tutto si tiene e si chiarisce perfettamente, basta saper leggere gli avvenimenti. Vi serve un’ultima prova? Allora eccola qua. Chi credete sia il ragazzo con la quale Martina convive da un paio d’anni? Si chiama Andrea Bartolucci. E che fa nella vita? Gioca a basket. Nella Scavolini. Naturalmente. Non poteva essere che così. IN
Costruire | Donne e professioni
La passione fatta
Mestiere
testo Silvia Sinibaldi e Simonetta Campanelli - foto Luca Toni
Chi insegna arte, chi si occupa di grafica, design, teatro, architettura o medicina. Sei storie al femminile, tutte accomunate dalla ricerca della bellezza e dell’armonia nel proprio lavoro quotidiano.
Ognuna, seppure in modo diverso, lavora confrontandosi con l’idea di armonia, seguendo un concetto di bellezza declinato dal tempo della storia dell’arte fino allo spazio della salute, attraversando musica, teatro, modulazioni della voce, disegno e gusto. A questo le sei donne che vogliamo raccontare aggiungono la ricchezza e la fatica di aver trasformato una passione nell’impegno lavorativo della vita.
Sei donne diverse, delle quali Anna Cerboni Baiardi, docente di Storia
dell’Arte, offre una definizione che ruba il mestiere a chi scrive: “Tutte noi ci siamo costruite la possibilità di esprimere liberamente la nostra sensibilità. Abbiamo cercato nella bellezza, declinata nelle diverse specificità, la nostra dimensione, per affermare un pensiero, un modo d’essere, uno scudo e un’alternativa alla volgarità dilagante. Ma l’armonia cui ognuna aspira è una conquista giornaliera, una sfida complicata e spesso deludente, anche se lanciata da una pro-
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spettiva privilegiata, poiché siamo donne che, sulla base di solidi valori, hanno potuto scegliere il loro destino”. Della bellezza dice Lucia Ferrati, operatore teatrale e attrice: “Essendo italiana ho il privilegio di vivere in mezzo a un’idea di bello e armonia cercata e tramandata da millenni. Ne sono consapevole e orgogliosa, ma sono anche profondamente grata a coloro che ci hanno lasciato quest’eredità, che abbiamo, a nostra volta, il dovere e il piacere di salvaguardare, far conoscere e tramandare alle future generazioni”. Per Viviana Bucci, graphic designer ed event concepter, la parola chiave è armonia: “L’idea dell’armonia mi piace. La cerco sempre in un progetto di grafica, dosando gli ingredienti e tenendo presente l’obiettivo finale: comunicare e far capire di cosa si sta parlando”. Specifica e mirata l’idea del bello per Annamaria Gubbini, medico dermatologo: “Il viso della Giocon-
da o il corpo di un Atleta Greco esprimono sicuramente il ‘bello’ e ‘l’armonico’. Anche nella mia professione bisogna ricordare sempre ciò che è ‘bello’, per prenderne esempio: non esagerare mai, e non creare correzioni estetiche non armoniche, che possono risultare patetiche”. Lo stesso vale per Roberta Martufi, architetto: “L’armonia è una meta complessa da raggiungere, un’operazione da fare tanto più in questo periodo storico, eliminando il superfluo, per cercare di giungere all’essenza delle cose”. Come diceva Mies Van der Rohe, Less is more. Come nasce la passione, come si scopre un talento? Per qualcuna è una strada segnata: “Sono cresciuta in una famiglia di intellettuali - spiega Baiardi - e non avrei saputo immaginare per me un futuro diverso. Dunque non sono nata con una passione, semmai con una prospettiva già piuttosto tracciata. La passione è venuta dopo, quando ho scoperto che quella prospet-
Sopra, da sinistra, la designer Cristina Zangheri e la dermatologa Annamaria Gubbini. In apertura, in alto l’attrice Lucia Ferrati, sotto, la storica dell’arte Anna Cerboni Baiardi.
tiva si riempiva d’entusiasmo, soddisfazione, di una capacità sempre maggiore di orientamento, professionalità e tenacia, dove anche la fortuna, quando arriva, ti appare come un segno del destino. Dunque, potrei dire che ho costruito la mia passione, che l’ho protetta e arricchita strada facendo, che ogni tanto ci litigo e la metto in discussione immaginando come sarebbe stata la mia vita se avessi fatto altro, ma poi vi faccio ritorno ogni volta con più entusiasmo”. Viviana Bucci è sulla stessa onda: “In primis, con-
comodità. Bisogna saperne fare a meno senza rimpianti. Ho avuto anche la fortuna di vivere in una famiglia dove cultura e arte erano il pane quotidiano. Sono cresciuta in mezzo a persone che avevano scelto di fare quello in cui credevano. Erano interessanti, determinate, sempre in movimento e sostanzialmente felici, anche quando combattevano con mille difficoltà. Questo mi ha affascinato e mi ha portato ‘naturalmente’ a imitare il loro modello”. Per Lucia Ferrati è persino una questione di rispetto.
ta la passione; non tanto per un par-
“Ci vuole, innanzitutto, la grande
ticolare mestiere, quanto proprio
fortuna di ‘innamorarsi’ di un la-
come atteggiamento di vita, come
voro. Senza una intramontabile
forma caratteriale. Sono nata così
passione, la fedeltà, la dedizione e la fatica necessarie non sarebbero gioie, ma pesi insostenibili e ingiustificabili. Poi è doveroso il rispetto: per il lavoro stesso e per coloro che sono i fruitori di tale lavoro e che meritano il meglio. Ciò
e credo che non avrei potuto vivere in modo diverso. Occorre però avere ben chiaro che certe scelte sono un vero e proprio lusso che ci si concede, un lusso che lascia poco spazio ad altre agiatezze e
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la fiducia nella propria attitudine che ho conquistato risultati”. E insiste Anna Maria Gubbini: “Mi sono trovata a fare la dermatologa quasi per caso, per aver seguito il consiglio dei miei fratelli maggiori, anche loro medici. Poi con passione, tenacia e un po’ di fortuna, ho costruito la mia strada, realizzando i miei sogni”. E conferma Roberta Martufi: “La passione permette di trasformare una professione in qualcosa di unico: l’entusiasmo è
Dall’alto, la graphic designer Viviana Bucci e l’architetto Roberta Martufi.
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comporta un costante e profondo studio, una preparazione scrupolosa e mai casuale o improvvisata, conoscenza del passato, attenzione all’oggi e grande curiosità per il futuro. Poi, forse, ci vuole una naturale attitudine a voler condividere con gli altri questo grande amore”. Poi la buona sorte: “La passione per l’interior design si è accentuata con il tempo - ci svela la nostra sesta protagonista, Cristina Zangheri - appena ho iniziato a raccogliere le prime belle soddisfazioni col mio lavoro, che ho sempre svolto con sensibilità. Certo un po’ di fortuna è complice, ma è con la costanza e
contagioso. Ricorderò sempre quando ormai una ventina d’anni fa mi presentai a Vittorio Livi (presidente di Fiam, ndr) che non sapeva nulla di me, proponendomi per il restauro del giardino di Villa Miralfiore (di proprietà dell’azienda, ndr). Volevo tanto fare quel lavoro che lo avrei fatto anche gratuitamente. Non so se fu più l’incoscienza della gioventù o l’amore che avevo per quel luogo, ma alla fine riusciì ad ottenere l’incarico”. Tutte guardano al futuro e dunque ai giovani: tutte consigliano di seguire la passione, metterci tenacia, capacità di sacrificio, tutte invitano alla specializzazione, alla conoscenza approfondita. Tutte rilevano un’epoca segnata dal malessere e avara di prospettive ma tutte consigliano di tenere duro, ad essere pronti per afferrare il proprio colpo di fortuna. Il 13 febbraio scorso anche loro erano in piazza a rivendicare la dignità di essere donne, e l’unica che non c’era, condivideva il principio. IN
ad. IDEA Pesaro
i n d o s s a
i l
f a s c i n o
L’esperienza maturata nel settore, ancor prima che il concetto di wedding planner divenisse mediterraneo, ha permesso allo Studio 360° Wedding Planner Matrimoni + Eventi, nella figura del suo fondatore Stefano Pinto, di approcciarsi ad un mercato fiorente e partecipare alla creazione di questa figura a livello nazionale. La cura dei dettagli e l’attenzione per i sogni del cliente, hanno permesso all’azienda di maturare intensi rapporti di fiducia e tessere importanti relazioni con il distretto di qualità presente nelle Marche. Una sezione dell’attività è dedicata alla ricerca di soluzioni e metodologie di lavoro innovative. L’esperienza acquisita nel mondo wedding planner, si solidifica nell’organizzazione di cerimonie “su misura”, con-
d e l l a
s e r e n i t à
cretando quelle emozioni che sono il motore del progetto creativo; emozioni sfogliate e ricomposte insieme alla coppia per ottenere un’esperienza da ricordare tutta la vita. La filosofia aziendale prevede due tipologie di progettazione: una statica - pianificazione di dettagli accessori - ed una dinamica - organizzazione della totalità del matrimonio - entrambe essenziali per garantire tranquillità e sicurezza in un giorno speciale. Lo Studio, inaugurato nella sua nuova sede nel centro storico di Pesaro, offre la professionalità e la passione di un team di esperti che da anni opera nel settore del cool hunting, del marketing e della comunicazione, per realizzare eventi ad ampio raggio sempre in linea con i desideri e le esigenze del cliente, dal giorno del sì, alla progettazione di mostre ed eventi unici.
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Camminare | Sant’Angelo in Lizzola
I tesori nascosti del
Borgo
testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli
Una storia millenaria scritta sulle pietre di Sant’Angelo in Lizzola. Dentro le antiche mura, nelle botteghe e nelle trattorie. Un luogo magico, in cui personaggi illustri hanno lasciato il segno.
Ci vuole poco per andare a Sant’Angelo in Lizzola. Domina la valle del Foglia, sulle strade che si staccano da quella “delle Regioni”, sia venendo da Pesaro sia da Urbino. Raggiungerlo significa arrivare in un paese silenzioso, con ancora intatta gran parte delle mura, rivolte al mare. Le piccole case del borgo, pieno di luce, sono affiancate da costruzioni recenti che non turbano troppo l’atmosfera d’altri tempi. Prima dell’anno Mille qui c’erano due castelli, Sant’Angelo e Liciòle, poi fusi in unico abitato, per estendere il territorio a valle fino ad inglobare il villaggio di Montecchio, sulla sinistra del fiume. Punto strategico, nel ’400 entra nell’orbita degli Sforza, signori di Pesaro; poi seguirà le vicende del Ducato di Urbino del grande Federico finché papa Giulio II, zio di Francesco Maria della Rovere, l’assegnerà al nipote. Il quale lo eleva a “castello” e, “dei tanti che ne ha”
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(come cantavano Enzo Jannacci e Dario Fo), lo dona in feudo comitale ai Mamiani, che conservano il titolo fino al 1885 quando muore Terenzio Mamiani, ultimo conte di Sant’Angelo. Il quale fu anche protagonista del Risorgimento italiano, dai moti del ’31 a Modena a quelli del ’48 a Roma, ricoprendo incarichi di Governo sia con Pio IX sia nel neonato Regno d’Italia. Personaggio di rilievo, Terenzio Mamiani meritò citazioni di Carducci, che gli dedicò un libro, e di Giacomo Leopardi, suo cugino. Per raccontare la sua storia Antonio Brancati e Giorgio Benelli hanno dovuto riempire tre monumentali volumi. Vanto di Sant’Angelo è Giovanni Branca, architetto alla Santa Casa di Loreto e autore della “porta ma-
rina” del paese, per il quale progetta e realizza anche l’acquedotto e ripristina le mura. Branca è però passato alla storia per il suo Le ma-
chine, libro in cui spiega il modo di utilizzare il vapore come forza motrice. Siamo all’inizio del ‘600; prima d’allora, nessuno ci aveva pensato. Nell’800 Sant’Angelo fu centro di cultura dell’ intellighentia pesarese, che qui aveva costruito i suoi palazzi e ci passava… le ferie. Baricentro era la famiglia del conte Giulio Perticari che, con la moglie Costanza, si circondava degli ingegni del tempo in un’atmosfera
In alto, visione d’insieme del paese, ancora circondato dalle antiche mura rivolte verso il mare. A fianco, la “fonte dei poeti”. In apertura, una stradina del borgo.
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vivace. C’erano il suocero Vincenzo Monti ma anche Rossini, Leopardi, Cassi, Giordani e altri personaggi illustri, per quali, nel 1851, fu inaugurato il teatro “di famiglia”, decorato dai Liverani. Un gioiello purtroppo distrutto in un bombardamento dal quale si è salvato solo parte del corredo degli scenari che ora, dopo un lungo restauro sostenuto dall’ultimo rappresentante della famiglia Perticari, sono tutt’ora conservati.
Altrettanta passione e volontà il conte Giancarlo Cacciaguerra Perticari ha investito nel ripristino della chiesa che, voluta dagli antenati alla fine del ’600, fu centrata da una bomba d’aereo con pesantissimi danni, lasciando integra solo la struttura muraria: tetto sfondato, porte, cantoria e arredi distrutti. Accanto esisteva un “ospedale”, che una Confraternita gestiva a favore di ammalati e viandanti. Unica nelle Marche, perché il suo cul-
A fianco, il monumento in memoria di Giovanni Branca, architetto della Santa Casa di Loreto e autore della “porta marina” di Sant’Angelo. A destra, l’altare della chiesa di S. Egidio.
La pasticciata. Tesoro d’altri tempi L’ingrediente più abbondante della “pasticciata” è… il tempo. Ora che tutti hanno fretta, per una pasticciata come “faceva la nonna” tocca andare in trattoria; ma se c’è tempo, (e si è in quattro) si fa così. In un tegame mettere 4/6 cucchiai d’olio extravergine, 2 spicchi d’aglio, 1 cipolla infilzata di chiodi di garofano (sono l’inprinting del piatto), 1 carota e 1 costa di sedano. Ad olio caldo aggiungere un girello di vitellone (800 gr.) legato in una rete, rosolarlo girandolo spesso per “sigillare” la carne. Versare un bicchiere di vino rosso facendolo evaporare a fiamma viva, regolare di sale e pepe, chiudere il coperchio e cuocere a fuoco basso per 1 ora - 1 ora e ½, rabboccando acqua se serve. Spenta la fiamma, togliere “gli odori”. Lasciar raffreddare per 2 - 3 ore: liberare la carne dalla rete, farne fette di ½ cm. Nel tegame dove è rimasto il sugo aggiungere polpa di pomodoro (la nonna usava la “conserva” diluita in acqua!), quindi le fette di carne. Far cuocere ancora per un’altra ora e ½, sempre a tegame coperto e fuoco blando. Servire calda, accompagnata con “erbe” lessate e passate in padella.
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to era diffuso soprattutto Oltralpe, la chiesa fu dedicata a S. Egidio, protettore di storpi e lebbrosi ma anche di balie e maniscalchi. Così, mentre ferravano i cavalli, i “viandanti” sostavano per devozione. L’interno è un prezioso unicum, perfettamente restituito dopo i restauri sostenuti dal conte. Giovanni Venanzi (Pesaro 1627 -1705) aveva dipinto le 10 grandi tele, le 6 predelle, le lunette con Evangelisti e Dottori della Chiesa. L’altare è inquadrato in una strepitosa “macchina” di legno dorato con oro zecchino, curiosa per la presenza di angeli neri, di ebano. Incornicia il “Miracolo di S. Egidio e della cerva”, sovrastato dal “transito di S. Giuseppe”. Vera rarità, sconosciuta anche dagli storici dell’arte, è lo straordinario Crocifisso ligneo. L’autore, Francesco Planta, famoso per le sculture della Scuola di San Rocco” a Venezia, dichiarava che “…le mie opere sono in questa eccetto una che tengo per me”: pare si riferisse proprio al Crocifisso, chissà come finito nella chiesa di S. Egidio. Nella via centrale e nella piazza si respira l’aria del paese animato da
poche botteghe e soprattutto dal forno di Giuseppe Vagnini, attuale “erede” di una dinastia di fornai che l’ha gestito da sempre. Fuori paese è stata ripristinata la “Fonte dei poeti”, una struttura che raccoglie le acque di una sorgente e rende affascinante il luogo che, di tanto in tanto, viene utilizzato per manifestazioni letterarie. Vicina è anche “La fonte vecchia”, trattoria casereccia ottima per risvegliare sapori dimenticati: tagliatelle ben fatte, gnocchi all’anatra, arrosti misti, dolci di forno e, su tutto, la pasticciata alla pesarese, che da sola merita un viaggio. Motore economico del Comune è Montecchio, frazione (si fa per dire) di Sant’Angelo. Nella valle sono insediate le molte attività industriali e artigianali legate soprattutto al settore del legno e al suo indotto. Era un piccolo borgo rurale tagliato dalla “feltresca”, risorto nel dopoguerra dopo la tragica esplosione della polveriera tedesca scoppiata il 21 gennaio 1944, provocando la morte di oltre 30 abitanti e la quasi totale distruzione del paese. IN
Vivere | La passione per le moto
Il ruggito del
Motore
testo Elisabetta Ferri e Simonetta Campanelli - foto Leonardo Mattioli
Baronciani (due fratelli), Campanelli, Grassetti, Lazzarini, Battisti. Uomini accomunati da una passione antica, nata dentro alle officine ed esplosa sulle piste. Oggi immancabili promotori, e animatori, dei raduni di moto d’epoca.
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A scavare nelle storie dei centauri degli anni ruggenti si scopre un denominatore comune: la passione per i motori è nata quasi sempre all’interno di officine, di proprietà di famiglia, dove s’imparava il mestiere. Ancora ragazzini, il
rombo li ha stregati per sempre. Tanto che oggi, quando molti coetanei giocano a carte, loro invece vanno in giro per il mondo, partecipando ai raduni delle moto d’epoca. Augusto Baronciani (e più tardi il fratello Paolo), ereditò la “malattia” dal padre Salvatore, capo-reparto motori e collaudatore Benelli: “Ero il più grande - ricorda - e fui il primo a provarci; anche se avevo iniziato col basket, come allievo di Aido Fava. Il contatto coi corridori mi affascinò e i primi guadagni li investii su una MV Agusta. Vinsi subito un campionato marchigiano. La mia dote migliore? Non sopportavo stare dietro”. Due campionati italiani juniores vinti nel ‘56 e ‘57: una carriera bruciante quanto breve, interrotta da un grave incidente sul circuito di Gallarate in cui perse la gamba sinistra. “Avevo 21 anni e mi sentii finito. Ma il conte Agusta, per cui correvo, non mi abbandonò, offrendomi un lavoro. Non ho mai odiato la moto per questo, anzi, sono stato io a far partire il registro storico Benelli, un regalo alla città”.
Officine Benelli. La storia in moto Officine Benelli è il nome assegnato al vecchio complesso edilizio della fabbrica Benelli, una nuova struttura aperta al pubblico partendo dall’unico edificio storico rimasto utilizzabile della vecchia fabbrica motociclistica, in via Mameli a Pesaro. Svolge funzioni di Museo espositivo delle moto Benelli-MotoBi e delle moto marchigiane, con attività di mostra permanente o temporanea. Centro culturale di raccolta e diffusione di cultura motociclistica, è anche scuola di restauro di moto d’epoca, naturale ampliamento della scuola per meccanici di moto da competizione, realizzata dalla Provincia. È anche sede del Moto Club Benelli e del Registro Storico Benelli. L’apertura è dalle ore 17 alle 23 nei giorni feriali, fino alle 20 il sabato. www.officinebenelli.it
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La saga dei Baronciani passa così nelle mani di Paolo, che insiste per convincere papà, ancora traumatizzato dall’incidente del primogenito, a lasciarlo provare: “Sognai che avevo vinto a Monza e mi vendetti l’orologio per racimolare i soldi che servivano per cominciare. Grazie all’aiuto di un meccanico che lavorava in officina partì la mia avventura”. Nel 1960, su MotoBi ufficiale, Paolo trionfa al campionato cadetti con 11 vittorie su 12 gare. E arriva anche la chiamata in Nazionale: “Passai anni meravigliosi correndo insieme a Campanelli, guadagni minimi, passione enorme. Ma mi ero dato un termine: e dopo quattro anni lasciai”. E proprio quello di Paolo Campanelli è ancora oggi un nome noto anche a livello internazionale: basti dire che a maggio, in Spagna, sarà organizzata una rievocazione in suo onore. Biondo, spavaldo, la sua vita assomiglia a un romanzo. Persino quando emigrò in Svizzera trovò il modo di correre, e vincere, sulle due ruote. “A cinque anni ero già in officina con mio padre Bruno. Ho corso per 32 anni. Il mio segreto era il ritmo, la mia dote il coraggio. In effetti, ero abbastanza speri-
colato...”. Ricco il palmares: 27 volte sul gradino più alto del podio, nel ’52 vince il titolo italiano su Gilera Saturno nella classe 500; nel ’55 si ripete sul Leoncino della Benelli 125, al Motogiro d’Italia; vince inoltre 4 titoli per monocilindriche e un titolo di campione svizzero. Non ha avuto eredi maschi “ma le mie tre figlie le ho messe tutte sulle moto, anche di grossa cilindrata. Ci sapevano fare”, dice. Anche Silvio Grassetti rappresenta un monumento di quegli anni pioneristici. Classe ’36, è stato tre volte campione d’Italia: con la 250 della Yamaha, la 350 della Benelli, la 500 della MV Agusta. “Sono l’unico di quel gruppo a non aver avuto una famiglia che sapeva di motori. La strada che intrapresi fu una sorpresa: ero collaudatore MotoBi, la prima moto la comprai con una cambiale”. Ben presto lo vuole la Benelli: era talmente bravo che saltò la categoria juniores passando direttamente a correre coi grandi. Il suo talento non fu però ricompensato abbastanza a livello di risultati: “Si correva per il panino, la soddisfazione e il manubrio”, ricorda. Oggi partecipa ai raduni storici, “con una Grassetti 250 da me
Sopra, Eugenio Lazzarini. Nella pagina a fianco, a sinistra, Augusto Baronciani, al centro Luciano Battisti. In apertura, da sinistra, Paolo Campanelli, Silvio Grassetti e Paolo Baronciani.
costruita asieme all’ingegner Savelli”, dice con fierezza. Eugenio Lazzarini è il più titolato di tutto il gruppo e appartiene a una generazione successiva. Nato nel 1945, comincia come meccanico in Benelli e arriva a conquistare tre titoli mondiali: nel ’78 con la Mba 125, l’anno dopo nella classe 50 su Kreider ufficiale, infine nel 1980 su Iprem 50 da lui elaborata. “Il primo è stato il più emozionante, ma sono affezionato a tutti e tre”. La sua storia è simile a quella dei predecessori: “Lavoravo anche la notte pur di avere i soldi per provarci ma dovetti aspettare di diventare maggiorenne, mio padre non voleva”. Anche qui c’è un fratello maggiore, Enzo, campione sfortunato, in auge solo per una stagione prima di un grave infortunio. “Il mio punto forte? Dal mio lavoro mi veniva una naturale predisposizione a mettere a punto la moto meglio degli altri. Grazie a questo ho vinto e, dopo il ritiro, ho fatto vincere altri piloti, come Gresini e Cadalora”, sottolinea con orgoglio. Anche Luciano Battisti, classe ’44, fin da piccolo vive in mezzo ai motori. Il padre Walter era pilota: “Mi impedì di correre fino a 22 anni. Con pochi soldi acquistai una Ducati 125, taglia troppo piccola, però, per i miei 182 centimetri”. Nel ’67 diventa pilota ufficiale della MotoBi, con una 250 derivata dalla serie. Con una guida pulita, a suo agio anche sul bagnato, vince diverse gare e conquista ottimi piazzamenti. Nel ’69, però, davanti alla scelta di passare professionista, sceglie il lavoro. “Quegli anni - dice - sono stati i più belli della mia vita. Adoravo prendere decisioni in pochi secondi e tenere la concentrazione al massimo: doti che mi sono servite in seguito”. Come gli altri, continua a restaurare moto da corsa e da strada, che porta poi a manifestazioni internazionali. IN
promozione e ricerca sull’impiego sostenibile del legno nelle costruzioni research and development of wood as a sustainable building material
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Curare | Raimondo Venanzini
Nei meandri della
Mente
testo Simona Spagnoli - foto Luca Toni
La malattia psichiatrica tra pregiudizi ed emarginazione. E la cura come forma attiva di welfare. La parola a Raimondo Venanzini, nuovo coordinatore della Psichiatria per l’Area Vasta 1.
Il dottor Raimondo Venanzini è il nuovo coordinatore della Psichiatria per l’Area Vasta 1, da cui dipendono i tre dipartimenti di Salute Mentale di Pesaro, Urbino, Fano. Sessant’anni, sposato con Paola (nella foto, insieme al medico), farmacista a Senigallia, due passioni, il golf e le sue adorate gatte, Gilli e Gioia, il dottor Venanzini ha vissuto il passaggio cruciale tra i vecchi manicomi e la Riforma 180. Ce lo racconta?
“Fu un periodo bellissimo. La legge Basaglia portò nuove esperienze anche da noi dove, oltre all’ospedale San Benedetto, entrò in funzione un dipartimento di salute mentale a Mombaroccio diretto dal dottor Mario Petromilli. Il reparto Psichiatrico lavorava alla vecchia maniera, con ricoveri coatti e segnalazioni agli organi di polizia. La nostra, invece, era una struttura aperta a cui si accedeva su base volontaria. Fu un enorme passo
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in avanti: i pazienti firmavano per uscire, ma poi tornavano. In loro c’era la consapevolezza della malattia e la necessità delle cure”. Perché la scelta dello psichiatra?
“Direi per curare me stesso. Ogni buon psichiatra sa di aver scelto questo mestiere per questo”. Quale cambiamento culturale c’è stato? Il malato mentale perde ancora la propria dignità di uomo?
“I pregiudizi restano fortissimi e la malattia psichiatrica porta con sé ancora uno stigma. I ‘matti’, nell’accezione comune, sono sempre aggressivi e violenti, anche se in una bassissima percentuale hanno queste manifestazioni. La gran parte di loro potrebbe essere tranquillamente reinserito nella vita normale. Invece sono marginalizzati, l’aiuto non viene”. La psichiatria è entrata con forza nella nostra società. Ogni comportamento umano, ogni pagina di cronaca è vivisezionata e trova una sua
spiegazione: questo ci ha aiutato a conoscere meglio l’animo umano?
“La psichiatria dà solo risposte individuali. Noi medici svolgiamo comunque una forma di welfare all’interno di una società in piena decadenza. Faccio un esempio: il servizio che a Fano cura i disturbi dell’umore intercetta problemi che vanno oltre i sintomi su cui interveniamo. Dietro il comportamento aggressivo di un bambino, o alcune forme di adultizzazione precoce, ci sono spesso fenomeni di maltrattamento sulle donne, che hanno ricadute sui figli”. Stanno venendo avanti anche comportamenti border-line che condizionano la quotidianità: quali?
“È mut at a la fenomenologia dell’aggressività e della violenza. Ci sono forme più subdole che si manifestano spesso anche nella resistenza ai farmaci. E la psichiatria è un ottimo punto di osservazione per questi cambiamenti”. IN
Trasformare | Artisti per TVS
Sedici padelle
Autore
in cerca d’
testo Simonetta Campanelli - foto Laura De Paoli
Specchio della verità, mappamondo, bersaglio: un utensile da cucina si trasforma in oggetto d’arte grazie al genio di grandi artisti italiani. Sotto l’egida dell’azienda TVS di Urbino.
Sedici punti di vista che veicolano concetti politici ed esistenziali legati all’ecologia, valore fondamentale in TVS. Per il terzo anno l’azienda di Urbino (nella foto, l’Ad Giuseppe Bertozzini) conferma la combinazione vincente tra arte e cucina: sedici artisti trasformano un utensile di uso comune, una padella, in un dispositivo d’immagini e concetti, pensieri e fantasie. Ma come si trasforma un arnese in opera d’arte? L’espressione artistica dell’oggetto è stata rappresentata in diverse modalità: alcuni artisti si sono concentrati sulla natura fisica e la funzione; altri hanno usato la padella come supporto d’immagini per far giungere un messaggio. Michelangelo Pistoletto, ad esempio, l’ha trasformata in uno specchio della verità; Domenico Bianchi ha riprodotto gli sfondi arabeschi delle sue tele; Mimmo Paladino ha dipinto la padella in nero e ci ha messo sopra un uccellino. Disegno differente per Ettore Spalletti, con paesaggi colli-
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nari e luci del tramonto. Interpretazione orientale per Stefano Arienti, che attraverso dei fori ha disegnato un serpente. Usando tinte fluorescenti e luci Alfredo Pirri ha dato alla padella un aspetto quasi sacrale. Sembra invece un gioco la padella artistica di Nunzio, trasformata in una barca metallica. Un messaggio globale come l’estensione dell’oggetto in uso viene veicolato dalla coppia d’artisti Botto & Bruno e da Flavio Favelli, che riproduce l’emisfero nord di un mappamondo in bianco e nero. Una connotazione geopolitica arriva anche da Pietro Ruffo, che ha posizionato una mappa dell’emisfero australe circondata dalle bandiere delle nazioni che si contendono l’Antartide, divorate a loro volta da un insetto che si ciba di carta. La superficie di una padel-
la può evocare anche le celle della prigione di Guantanamo (opera di Francesco Arena); Marzia Migliora trasforma invece il fondo in un bersaglio, con cerchi concentrici e parole. Concetto simile a quello di Nico Vascellari, che ha trasformato la padella in un’arma, un pugnale per la caccia agli animali. Stessa azione di Daniele Puppi, che l’ha ammaccata ed esposta insieme alla registrazione del gesto violento di percuotere il metallo. Ci sono anche artisti che hanno dato all’opera un connotato politico e poetico, di stampo pacifista, come la padella a tre manici di Massimo Bertolini, con al centro il simbolo della pace. Oppure l’immagine poetica di Mario Airò, che nella sua padella intravede i bagliori di un cielo assolato riflesso nell’acqua. IN
TVS, da Urbino al mondo TVS nasce a Urbino nel 1968 ad opera di Gastone Bertozzini. Oggi è uno dei principali player internazionali nella produzione di articoli da cottura in alluminio rivestiti con materiale antiaderente. L’azienda opera in più di 60 Paesi nel mondo, dove collabora con i migliori marchi, proprio grazie alla capacità di creare articoli unici e personalizzati in ogni componente. Tra i Paesi più importanti quelli dell’UE, Russia, Corea, Giappone e Stati Uniti. Oltre i due terzi del fatturato è realizzato all’estero. Nel 2010 TVS ha venduto circa 12 milioni di pezzi. Sono circa 260 i dipendenti interamente impiegati nella sede centrale di Fermignano. www.tvs-spa.it
Costruire | Officina Macchini
La macchina delle
Idee
testo Beatrice Terenzi - foto Leonardo Mattioli
Una macchina artigianale che macina pezzi per pulegge e aratri, pentole e cinema. Riunendo attorno a sé amici e appassionati. È la lunga avventura imprenditoriale dell’Officina Macchini, guidata da Giorgio Dominici. C’è un luogo vicino al mare dove si produce e ripara di tutto: l’Officina Macchini, laboratorio d’idee concrete. Si trova in via Mario Paterni 9, luogo d’incontro, chiacchiere, scambio. Un’officina storica, fon-
more delle macchine che lavorano
Italia. “In zona non esistono botteghe come la mia”, afferma orgoglioso. “Quindi arrivano tante persone anche da fuori città. Non so
diventa una nenia e l’operaio si tra-
se la mia officina sia unica in Italia,
sforma in performer, artista futu-
ma poco ci manca...”. In tutti questi anni non c’è stato attrezzo, oggetto o pezzo che Giorgio non abbia riparato e a volte migliorato. Un lavoro particolare che gli ha permesso di conoscere tanta gente. “Da me sono venuti tutti, di ogni età e categoria sociale; dall’ingegnere al ragioniere, dal marinaio alla casalinga. Vendo, aggiusto e conosco così tanta gente: mi arricchisco come persona, perché la ricchezza umana è tanta”.
varie umanità s’incontrano, anche solo per parlare. Un luogo in cui si crea, ma anche ci si rilassa. Il ru-
data da Nicola Macchini intorno al
ristico. Diminici ha 64 anni e da
1860 e che ancora oggi è una mac-
un po’ non ha più dipendenti (“la crisi ha colpito anche questo settore”), ma intorno a lui tanti amici lo vengono a trovare: il circoletto artigianale ogni giorno si anima come ogni luogo dove si lavora, con la gioia dentro. “La mia giornata lavorativa non si finisce mai”, spiega Giorgio. “Sto qui anche 11 ore, mi piace quello che faccio, è la mia vita”. L’artigiano dalle idee concrete si è trasferito a Pesaro, da Sant’Angelo in Vado, nel ’69. Ora si sente pesarese a tutti gli effetti. Ma i suoi clienti vengono da tutta
china artigianale che macina pezzi per aratri, alberi, pulegge, battitori e rondelle. Dal 1985 è passata a Giorgio Diminici, artista dell’utensileria. “Prima ero dipendente - racconta - dal 1967. Poi ho rilevato il laboratorio dalla famiglia Macchini. Qui si trovano anche pezzi non più in commercio. Da me vengono tutti, dal falegname al muratore, dal macellaio al contadino, fino all’operaio”. Intorno all’officina gravitano tanti personaggi, a volte bizzarri. Come un cenacolo, dove
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Un operaio, un artigiano, un artista, un poeta. “Da me vengono anche signore che mi chiedono di riparare un manico di una pentola…”. E si diverte, Giorgio, che dal ‘67 ne ha costruiti e riparati di pezzi. Mai stanco, sempre sorridente e pronto a dare una mano. “Ho servito anche gente dello spettacolo: non attori o registi, ma i tecnici del cinema”. Bruno Macchini, ultimo erede della storica Officina Macchini, passò l’enorme eredità di una famiglia laboriosa e creativa a Giorgio, che ora continua la tradizione con lo stesso spirito. E con la speranza che un domani questo laboratorio, in centro e vicino al mare, continui a vivere e a regalare sorrisi. IN
Creare | Giuliano del Sorbo
Il pennello
Anima
dell’
testo Benedetta Andreoli - foto Leonardo Mattioli
La cultura degli Incas s’intreccia con quella europea nei dipinti di Giuliano del Sorbo. Che dai suoi viaggi trae linfa vitale per le sue opere.
“Dipingo l’invisibile, l’impossibile, dipingo l’anima umana”. Così si presenta Giuliano Del Sorbo, artista autodidatta e atipico: “Non uso il cavalletto. Ho preso la tela, l’ho tirata giù dal cavalletto e l’ho attaccata al muro”. Dopo una vita in viaggio, vive a Pesaro dal 2003. “La mia università artistica l’ho fatta nei viaggi”, racconta. “Ho co25 anni ho deciso che l’arte sarebbe
tura estrema e altre in teatro e spazi alternativi, dal 1991, per non far morire il mio segno. È un po’ come un grido della pittura, affinché possa avere uno spazio per vivere. Per riuscirci ho fatto le prove al Furlo, assieme ad alcuni alpinisti. Lo scorso maggio, invece, al teatro Rossini di Pesaro ho realizzato la performance Action music - Action painting, con il pianista Mario Mariani per la rassegna Teatro oltre”.
stata la mia vita. A Cusco, in Perù,
Dopo aver vissuto tanto all’estero
ho avviato un percorso di crescita spirituale con lo studio della cultura incaica che, insieme a quella europea, ha influenzato la mia arte. Lavoro sull’anima ma il corpo è il centro della mia ricerca: nelle figure che rappresento a volte non si riconosce se sono maschi o femmine, perché non hanno pelle né ciò che può distinguerli; mi interessa solo la loro energia spirituale. Nel guardarli, ciascuno dovrebbe riconoscersi perché miro a trasmettere l’invisibile: l’arte deve dare emozione, ciò che ci manca e di cui si ha paura”. Del Sorbo si è fatto conoscere anche per spettacolari performance di “pittura estrema”, all’opera su una enorme tela mentre, come un alpinista, viene calato dalla facciata dei palazzi.
e a Milano, Pesaro le è mai stata
minciato a dipingere da bambino e a
Chi è Giuliano Del Sorbo Nato nel 1961 a Aylesbury (Inghilterra), da sempre lo accompagna la pittura. Dipinge nel 2005 la scenografia della rassegna “Le Modelle. Percorsi di genealogia femminile” nella Provincia di Pesaro e Urbino, e nel 2007 espone più di cento opere alla Rocca di Fano. Tiene performance di pittura estrema a Pesaro, a Rocca Costanza e in piazza del Popolo, poi, nel 2008, alla Rocca di Gradara e nel 2009 a Roma, in piazza Colonna. È del 2010 Action Music - Action Painting, al Teatro Rossini di Pesaro.
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È un nuovo modo di essere artista oggi?
“Ho realizzato performance di pit-
“stretta”?
“No, non mi ha mai limitato, anzi. Questa provincia è la terra di Raffaello e Bramante e io ho fatto qui tantissime cose che a Milano non avrei fatto. Però sogno un luogo d’aggregazione in cui poter usufruire dell’arte e sentirsi tutti protagonisti, dove si possano fare laboratori e sperimentare”. Qual è il ruolo dell’arte oggi?
“È una guida spirituale: critica la società che non va bene e propone come vivere in armonia. L’artista è un patrimonio che andrebbe salvaguardato e l’arte dovrebbe essere gratuita per il pubblico”. Ora per lei c’è una nuova sfida…
“Da Bucci, a Pesaro, sto facendo un laboratorio di ceramica: dipingo un servizio di ventidue ceramiche, su commissione di un mio collezionista di Milano”. IN
Cantare | Raphael Gualazzi
Follia a
Tutto jazz
testo Maria Rita Tonti
Campione assoluto dell’ultimo Sanremo Giovani, Raphael Gualazzi ha conquistato pubblico e critica con il suo sound. Un fuoriclasse targato Urbino, lanciato verso palcoscenici internazionali. È la ‘bomba canora’ del momento, da quando con Follia d’amore ha vinto la 61esima edizione di Sanremo Giovani, sbaragliando letteralmente gli avversari. Raphael Gualazzi, urbinate, classe 1981, è oggi un trentenne d’assalto che passa da un concerto all’altro in attesa di partecipare all’Eurofestival. La sua canzone sanremese ha conquistato, oltre che il pubblico, il premio della critica “Mia Martini” e quello della sala stampa. Segno inequivocabile che la buona musica, quando è veramente tale, non può che trionfare. Grazie al suo innato talento Raphael è stato ingaggiato dalla Sugar, la casa discografica di Caterina Caselli, che quanto a fuoriclasse ha un fiuto infallibile. Gualazzi, del resto, è figlio
le classifiche: nella versione remixata da Gilles Peterson accompagna alcuni spot del gruppo Fiat (dopo il successo del riarrangiamento della storica “Don’t stop” dei Fletwood Mac per la pubblicità dell’ENI), mentre Follia d’amore compare nella colonna sonora del film “Manuale d’amore 3”. Raphael è un ragazzo del suo tempo a cui il successo non ha tolto spontaneità e riservatezza: quando gli impegni glielo consento-
no, torna ad Urbino per stare in famiglia e incontrare gli amici di sempre che sono anche i suoi fans più scatenati. E non mancano neppure gli apprezzamenti ‘istituzionali’. Il governatore Gian Mario Spacca ha dichiarato: “La sua vittoria riempie d’orgoglio la comunità marchigiana”, mentre il sindaco di Urbino e il presidente della Provincia pensano già a Gualazzi come possibile ‘testimonial’ della regione Marche. IN
d’arte: il padre Velio, negli anni ’60, è stato il batterista della prima band di Ivan Graziani. Raphael si definisce
un ‘artigiano’ della musica ma ha avuto una preparazione classica, approfondita grazie allo studio del pianoforte al Conservatorio “Rossini” di Pesaro. Ben presto ha ampliato i propri orizzonti appassionandosi alla musica jazz e al cosiddetto stride piano, focalizzando la sua attenzione su interpreti come Ellington, Tatum, Gardner, filtrati attraverso il sound di Buscaglione, Conte e Cammariere. In concomitanza con il Festival di Sanremo è uscito il cd Reality and Fantasy che sta scalando
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Da Urbino a Sanremo, passando per Parigi Salito alla ribalta grazie alla vittoria sul palco sanremese, Rapahel Gualazzi vanta già una carriera che viene da lontano. Dopo le prime esibizioni ad Urbino - il primissimo concerto al bar “La stazione”, poi i concerti al Caffè del Sole - è volato a Parigi, dove ha suonato nei luoghi simbolo del jazz, mietendo successi anche all’Heineken Jammin Festival. E ora i suoi brani sono tra i più scaricati da iTunes. www.raphaelgualazzi.com
Suonare | Cristiano Filippini
Quelle note senza
Età
testo Maria Rita Tonti - foto Luca Toni
Bach, Vivaldi, metal e hard rock. Un originale mix da cui nasce The first crusade, primo cd del musicista pesarese Cristiano Filippini, ambientato ai tempi della prima crociata.
“Innanzitutto un caro saluto ai lettori di IN Magazine!”. Così esordisce, con simpatica spavalderia, Cristiano Filippini, giovane musicista pesarese, appassionato di generi musicali molto diversi fra loro e apprezzato compositore. Dove e quando ha mosso i primi passi in campo musicale?
“Ho iniziato a suonare a sedici anni, prima la chitarra, spinto dalla mia passione per l’hard rock. Poi il pianoforte, nel periodo in cui ho frequentato il Conservatorio Rossini”. È uscito di recente il suo primo cd
The first crusade. A chi si rivolge e quali sono le sue caratteristiche?
“The first crusade è un’opera epica e sinfonica ambientata ai tempi della prima crociata. Gli arrangiamenti e gli strumenti usati sono classici e sinfonici, or-
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chestra, pianoforte e organo, e la struttura è quella di un’opera lirica in tre atti, con un’ouverture, cioè una sinfonia introduttiva, e un finale. Lo stile della composizione è, però, riconducibile alle grandi colonne sonore hollywoodiane dei colossal o alle rock opera moderne. L’album è piaciuto ad ascoltatori diversi tra loro: il target, naturalmente, comprende tutte le fasce d’età”. Quali sono i suoi musicisti di riferimento?
“Per quanto riguarda la musica classica i miei modelli sono Bach e Vivaldi per le atmosfere, Wagner per gli arrangiamenti. Per quanto riguarda la musica più moderna i miei riferimenti sono i Carmina Burana e le grandi colonne sonore hollywoodiane a partire dagli anni ’80. Poi, naturalmente, l’hard rock e il
metal, quello realizzato con classe”. Che tipo di musica ascolta nel tempo libero?
“Ultimamente, o almeno da quando la musica rappresenta il 90% della mia giornata, di rado ascolto novità, nonostante sia sempre aggiornato su quello che viene pubblicato. I grandi classici del passato sono quasi sempre i miei preferiti”. Progetti futuri?
“Ogni anno la mia casa di produzione prevede almeno un’uscita a nome Cristiano Filippini. I futuri album saranno dedicati a importanti periodi storici, enigmi irrisolti, grandi libri della letteratura classica, epica, fantasy o gotica. Oppure attingerò direttamente dalla mitologia. Dò quindi appuntamento ai miei ascoltatori e ai lettori al prossimo autunno/inverno, con il nuovo album!”. IN
www.fanoyachtfestival.it
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12.15 MAGGIO 2011 VII EDIZIONE / FANO - MARINA DEI CESARI - PORTO TURISTICO Comune di Fano
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Ideare | Il cuscino per la bicicletta
Chi pedala
e chi
Dorme
testo Alberto Berardi - foto Luca Toni
Il bimbo si addormenta sul seggiolino della bici? Nessun problema. Dall’intraprendenza di due mamme nasce DreamBike by Clotul, cuscino anatomico per i più piccoli. Due mamme, cinque bimbi in due. Una grande esperienza, dunque, nonostante la giovane età, e la scoperta che i bambini si addormentano dove capita, senza chiedere il permesso a nessuno. Aggiungiamo poi che le due mamme amano pedalare con i loro figli per le vie di Fano. Nasce così DreamBike by Clotul, “Sogno in bicicletta per Cloe e Tullio”. Non ci vuole molto a comprendere che sono esattamente gli ultimi nati nelle due famiglie (sei anni insieme), i due soggetti più portati ad addor-
mentarsi sul seggiolino della bici di mamma. Ma veniamo alle due giovani mamme, creative per necessità: una è Beatrice Farneti, architetto ed insegnante di Tecnologia e Informatica, proveniente da esperienze di progettazione architettonica con una grande passione per la storia e l’archeologia del territorio; l’altra è Tatiana Tonnini, laureata in Scienze del Turismo, attualmente gestore di un B&B e con una grande passione per l’omeopatia, la cucina e l’arredamento. Ed ora passiamo alla loro creazione: un comodo e versatile cuscino a forma di grande caramella da porre sopra il manubrio della bicicletta per sorreggere e proteggere il capo del bimbo che si addormenta durante la passeggiata o i trasferimenti. Dolcezza e sicurezza. Origi-
nale la presentazione sul web dell’invenzione, regolarmente brevettata. Partendo dallo slogan, “Chi dorme piglia Dream Bike!”, accompagnato da una deliziosa letterina indirizzata ai bimbi. E se col tempo alcuni problemi sono venuti alla luce, le due infaticabili mammine li hanno risolti fino a farne un oggetto perfetto. Dalla tasca con chiusura in velcro, ai passanti per agganciare ciuccio o sonaglini; dal taschino per riporre le manine quando è freddo, ai lacci regolabili per fissare il cuscino al manubrio; dal parapioggia impermeabile per coprire cuscino
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e seggiolino, al cuscino interno, realizzato in piuma&fill, con tanto di certificazione di qualità ecologica. Nessun problema, piccolo o grande, è rimasto irrisolto, e le risposte sono curiosamente fornite prima ancora di formulare domande. Perché il super-cuscino, non bisogna dimenticarlo, è stato testato sui loro stessi bambini. Frutto dell’intelligenza e della creatività italiana, ma anche dell’amore. L’oggetto ha già
destato l’interesse di una grande ditta a livello nazionale la quale, in un momento in cui l’uso della bicicletta si sta diffondendo, ne ha compreso l’enorme possibilità di mercato. Perché ogni mamma che va in bicicletta, per necessità o per scelta ecologica, possa usufruire al meglio di quel fantastico mezzo di locomozione che tutti conosciamo. Dunque: Sogni d’Oro. IN
Il cuscino-caramella Il cuscino-caramella rende più sicuro il bimbo in bicicletta, ma non solo. Può essere anche un aiuto per posizionarsi comodamente durante l’allattamento e i sonnellini in auto, per rapportarsi in sicurezza con la sbarra del passeggino e, perché no, anche col carrello della spesa nel supermercato, in altalena, nel cavallo a dondolo e chi ne ha più ne metta... Un sogno di cuscino, per far dormire sereno il piccolo quando il sonno arriva. www.clotul.com
Progettare | Diego Olivieri
Eccellenze
Effervescenti
testo Simonetta Campanelli - foto Laura de Paoli
Slow Sparkling è un progetto di promozione del territorio a cavallo tra le province di Rimini e Pesaro-Urbino, firmato da Diego Olivieri.
Slow Sparkling è un’idea di Diego Olivieri, che ha concretizzato un
progetto di valorizzazione dell’identità del territorio compreso tra la provincia di Rimini e quella di Pesaro-Urbino. Due concetti uniti
L’ideatore del progetto Diego Olivieri è titolare dell’omonima agenzia di comunicazione di Cattolica, che racchiude menti, strumenti ed eventi per la comunicazione. Una struttura elastica pensata per potersi adattare alla piccola impresa come alla grande industria. L’organizzazione di eventi, come quelli legati a Slow Sparkling, è solo una delle tante attività svolte dall’agenzia, che si occupa di comunicazione, promozione e marketing a tutto campo. www.olivieri.it
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in simbiosi virtuosa. Il progetto nasce per promuovere le eccellenze del territorio, grazie all’unione di risorse culturali, paesaggistiche, valoriali, sociali, esperienziali e produttive. La scelta del nome del progetto crea curiosità e attrae l’attenzione, specie del pubblico estero: il termine Slow è nell’accezione qualitativa della lentezza, a difesa degli stili di vita, un significato dell’essere che, in un mondo frenetico in cui il correre è d’obbligo, suggerisce invece un approccio rallentato (almeno ai piaceri), consentendo di apprezzare meglio qualità e particolarità del territorio. Il termine Sparkling vuole indicare una particolare capacità attrattiva, produttiva e seduttiva, ovvero rivelare l’anima effervescente del progetto e del territorio. Slow Sparkling si pone quattro obiettivi, attraverso altrettanti punti di sviluppo. Il primo è SlowSparkling Festival, appuntamento annuale a Cattolica, città di confine tra le due
province che coinvolge attivamente i comuni dell’entroterra. Segue SlowSparkling Events che offre eventi tutto l’anno e in tutto il territorio a cavallo delle due province con manifestazioni già esistenti e in sinergia, come proseguimento del Festival. SlowSparkling Land, invece, promuove il territorio in occasione d’importanti manifestazioni italiane ed europee, per far leva sul mercato di riferimento e conquistare l’interesse di un target nuovo, considerando l’appeal tematico, capace di esaltare le eccellenze e marcare l’identità in ambito turistico. Infine, SlowSparkling Expo: ultima parte del progetto, che mira a creare un nucleo rappresentativo per presentare con sistema il territorio all’Expo di Milano 2015, condividendo fondamentali linee guida. Nel rispetto della tradizione e al passo con l’innovazione, la visione Slow Sparkling vuole esaltare le eccellenze locali attraverso temi globali, e contestualizzare realtà progettistica, produttiva, commerciale, professionale e artistica del territorio in ambiti distinti ma interattivi, per rendere fruibile un risultato che possa avere successo. www.slowsparklingfestival.it IN
Gustare | Salumi Geminiani
Il buono e
il bello del
Maiale
testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli
Prosciutto Dop, salame, salsiccia, pancetta: un trionfo di sapori che regna a casa Geminiani, norcineria storica tra Marche e Romagna.
L’area di Sant’Angelo in Lizzola, terra di mezzadri fino al dopoguerra, ha sempre mantenuto vivo il culto del maiale, considerato fortuna e ricchezza della cucina dei poveri. Di padre in figlio c’era sempre qualcuno che apprendeva l’arte dei mazzarèn e, nel mese di gennaio, andava nelle case dei contadini per il rito di “fare le carni”, a partire dalla uccisione del maiale. Sono cambiati i tempi, i riti e le leg-
gi. Così il “fare le carni” dalla festa che era è diventata una catena... di smontaggio. È rimasto però lo spirito. Chi lo ha conservato è la famiglia Geminiani, che ha dato vita ad un’azienda di successo. L’attività è iniziata nei primi anni ’60 quando Sauro, con la moglie, mise a frutto le esperienze paterne e ampliò il raggio di attività che, da più generazioni, curava la norcineria locale. La filosofia alla base dell’azienda è quella di garantire il massimo della qualità. A partire dalla scelta dei maiali che, selezionatissimi, provengono da allevamenti della Romagna e delle Marche, presso i quali direttamente controllano le rigide norme di razza, età, alimentazione e stabulazione degli animali. La macellazione avviene in uno stabilimento romagnolo, a Cesena, dal
Il salame “lardellato” Quello tradizionale, senza additivi, nasceva dai tagli più pregiati della spalla, della rifilatura di lombata e coscia, private dal grasso e parti “nervose”. La carne era macinata a grana medio-fine (i norcini procedevano “a coltello” per non scaldarla nelle trafilatrici), si condiva con sale, pepe macinato e in grani. Qualcuno aiutava l’impasto con un po’ di vino bianco, altri infilavano qualche chiodo di garofano. S’inglobava il grasso tagliato a cubetti ricavato dal guanciale, in ragione del 15-20%, si cercava una distribuzione omogenea nell’insieme. Insaccato nel budello “gentile”, il più adatto alle stagionature lunghe, “maturava” una settimana al camino della cucina. Si aspettavano poi dai 2 ai 4 mesi per tagliarlo nelle fette dal colore scuro, non artificialmente mantenuto rosso dai nitrati.
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quale ogni settimana arrivano dai 5 ai 700 capi. Le cosce, trattate e condite come d’uso, vengono spedite a Parma, nei complessi di proprietà seguiti dai figli dove, condotta da esperti “salatori”, viene controllata la stagionatura. Dopo i tempi della “meditazione” escono i prosciutti “nostrani”, della memoria, prestigiosi “Parma Dop”. Nel laboratorio di Sant’Angelo 21 operai trasformano il resto delle carcasse nella serie di insaccati tradizionali: salsiccia fresca e secca, lonza, lonzini, salami, coppa, coppa di testa, pancetta magra e grassa, guanciale, ecc., nati nel rispetto della norma ISO 9201, tappa obbligatoria dei processi produttivi. Norme che rendono più efficiente la struttura, migliorano l’operato e garantiscono produzione e qualità ai clienti, assicurata dal codice che, di ogni “pezzo”, consente tracciabilità e rintracciabilità per risalire la filiera fino all’allevatore. Vari automezzi dell’azienda e di alcuni “padroncini” distribuiscono in Romagna, Marche e Toscana dove la salumeria Sauro Geminiani e figli è presente, sia nelle botteghe sia negli ipermercati, seguita da una clientela di fiducia che riconosce l’impegno e la serietà dell’azienda. www.salumificiogeminiani.it IN