Pesaro-Urbino IN 4/2010

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Pesaro-Urbino

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/02/2006 n. 6 - E 3,00

V - N. 2 - GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO Anno V - N. Anno 4 - DICEMBRE 2010/GENNAIO-FEBBRAIO 2010 2011

Raul Silvia

Zini Cecchi

Il mio lavoro, la mia passione Il volto elegante della Legge

Professionisti... in economia Imprenditori “geniali” Il mestiere Economia dell’innovazione dell’intuizione Le “spiagge” delLorenzo territorio Bavaj Un’estate... Tocco di alclasse fiume Francesca Pascucci Candelara La signora Il paese delle delle chiocciole candele



Editoriale

Innovazioni e

Tradizioni

di Franco Bertini e Andrea Masotti

Con in sottotraccia, inevitabilmente, l’atmosfera delle feste di fine anno ma già proiettati alle prime settimane del nuovo, “Pesaro-Urbino IN Magazine” si apre all’insegna delle medicina e della chirurgia d’avanguardia, che il pesarese Raul Zini, professore ai vertici dell’ortopedia italiana e non solo, come gli artisti di un tempo va portando di clinica in clinica per le contrade nazionali e straniere. A fare da nobile contorno a questa “eletta centralità” c’è una bella corona di

Pesaro-Urbino

professionisti giovani e meno giovani che operano, anch’essi ad alto livello, in altri settori vitali della società (ingegneria, architettura, economia, giurisprudenza, ecc.) distribuendo sapere e impegno sulle cose che fanno. Dall’economia alla cultura, il passo su “IN Magazine” non è poi così lungo: anche perché sempre di protagonisti della vita pesarese si parla. Davanti alla tastiera del suo pianoforte, abbiamo incontrato il Maestro Lorenzo Bavaj, concer-

Rimini

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R a ve n n a

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Anno X - N. 6 - DICEMBRE/GENNAIO 2011

V - N. 2 - GIUGNO/LUGLIO/AGOSTO Anno V - N. Anno 4 - DICEMBRE 2010/GENNAIO-FEBBRAIO 2010 2011

Professionisti... in economia Imprenditori “geniali” Il mestiere Economia dell’innovazione dell’intuizione Le “spiagge” delLorenzo territorio Bavaj Un’estate... Tocco di alclasse fiume Francesca Pascucci Candelara La signora Il paese delle delle chiocciole candele

Forlì

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Raul Silvia

Zini Cecchi

Il mio lavoro, la mia passione Il volto elegante della Legge

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Anno IX - N. 6 - DICEMBRE 2010/GENNAIO 2011

Alessia

Giacobino Una donna di stile

Viaggio nel fashion Piccola grande moda Consorzio di viale Ceccarini 20 anni sfavillanti Pamela Sabato Elicotteri (in) rosa

Cesena

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Lucia

Vasini Anima creativa

Alberto Beltrani Un gran bel film Roberto Pagnani Dialoghi dinamici Gianna Giani Il filo del passato

Faenza

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Anno VII - N. 4/5 - dIcembre 2010

Anno XIII - N. 6 - DICEMBRE 2010

Volontariato

Germano Pestelli e Gaetano Foggetti

I Nasi Rossi del dottor Jumba Una risata ci guarirà Tradizioni di Natale Atmosfere magiche Feste golose I segreti di un cesto perfetto

I Nasi Rossi del

dottor Jumba Una risata ci guarirà

Gaetano Foggetti e Germano Pestelli Per gli altri Tradizioni di Natale Atmosfere magiche Feste golose I segreti di un cesto perfetto

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Il nostro impegno nel

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Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 6 - 2010

Alberto

Beltrani

Sarti e Italia, che spettacoli!

Lucia Vasini Anima creativa Roberto Pagnani Dialoghi dinamici Gianna Giani Il filo del passato

tista e per decenni “alter ego” armonico del grande Josè Carreras. Le luci delle festività ci piombano addosso con Candelara, borgo ormai celebre, non solo in provincia, per la manifestazione dedicata alle Candele, un evento iniziato quasi per gioco e diventato una specie di “cult”. Ma noi v’invitiamo a riscoprirlo anche in questi mesi invernali. Immancabile in queste settimane, per decine di migliaia di italiani, è il presepe (ne siamo andati a visitare quattro davvero originali), così come i cappelletti, primo piatto “obbligatorio” in periodo di feste, e l’indiscutibile brodetto fanese, il più saporito dell’anno e naturalmente anche del mondo. Dopo tanti bagordi, saggiamente torniamo alla sanità col dottor Marco Andreani, che opera in una grande struttura nazionale, proiettata verso molti paesi del mondo. E, in chiusura, un piccolo trio che potrebbe sembrare eterogeneo ma che è invece un “legato” che esprime bene il nostro territorio: l’enigmista Leone Pantaleoni, che “scava” nelle parole, il Centro di studi vitruviani di Fano, che “scava” nell’architettura nostrana del passato, infine “Pasqualon”, il massimo poeta dialettale locale, che per anni ha “scavato” con amore e profonda ironia nella vita del ceto popolare pesarese. Appuntamento al 2011!

IN Magazine | 3



Sommario 3

Editoriale

6

Annotare | Brevi IN

14

Essere | Raul Zini

20

Sviluppare | Professionisti‌ in economia

24

Suonare | Lorenzo Bavaj

28

Festeggiare | I pesaresi e le decorazioni

32

Camminare | Candelara

20

14

24

36

Curare | Marco Andreani

38

Elaborare | Leone Pantaleoni

40

Gustare | I cappelletti

42

Assaporare | Festival del brodetto

44

Consultare | La nuova Guida ai ristoranti

46

Giocare | 52 domeniche di golf

48

Ricordare | Pasqualon

50

Fondare | Centro studi vitruviani

40

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 47100 ForlĂŹ tel. 0543.798463 fax 0543.774044

www.inmagazine.it inmagazine@menabo.com Coordinamento redazione Pesaro: Simonetta Campanelli via Genga, 8 cell. 335.5262743

nelli@simonettacampanelli.it Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU) Direttore Responsabile: Andrea Masotti.

Impaginazione: Sabrina Montefiori. Controllo produzione: Isabella Fazioli. Ufficio commerciale: Irena Coso, Laura De Paoli. Collaboratori: Benedetta Andreoli, Alberto Berardi, Franco Bertini, Simonetta Campanelli, Elisabetta Ferri, Ettore Franca, Silvia Sinibaldi, Simona Spagnoli, Beatrice Terenzi, Maria Rita Tonti, Riccardo Paolo Uguccioni. Fotografi: Laura De Paoli, Leonardo Mattioli, Ilaria Milandri, Luca Toni. Chiuso per la stampa il 22/12/2010

Redazione centrale: Andrea Biondi, Francesca Renzi. Progetto grafico: Lisa Tagliaferri.

IN Magazine | 5


Annotare | Brevi IN

Il “salotto”

Intus Labor. Immagini e installazioni Pesaro - È aperta fino al 16 gennaio (10-12 e 17,30-19,30), presso il Centro arti visive Pescheria la mostra Intus Labor. Immagini e installazioni dalla Biblioteca e dai Musei Oliveriani di Pesaro. Fotografie, installazioni e laboratori concepiti per “dare il senso” delle ricchezze custodite a palazzo Almerici. Attraverso una narrazione per immagini la mostra illustra il labirinto oliveriano fatto di librerie e scaffali colmi di volumi, documenti e pergamene con sigilli; busti, maschere funerarie, lapidi, capitelli, frammenti di statue e tanti altri reperti; spazi pervasi da una luce carica di atmosfera: la consistenza della carta, le calligrafie, i caratteri a stampa, la composizione grafica, le illustrazioni, gli appunti a margine, le ossidazioni, le rilegature. (S.C.)

del

Tartufo

Acqualagna - Fiore all’occhiello della 45° edizione della Fiera è stato il raffinatissimo “Salotto da Gustare”. Prelibati piatti eseguiti dai migliori chef locali, degustazione guidata ai prodotti tipici del territorio col consorzio Terre di Rossini e Raffaello e Paolo Cesaretti di Cooperlat, la scoperta dei migliori vini marchigiani. Il Salotto ha ospitato Bruno Pizzul, Gioacchino Bonsignore e Marcello

Masi e il “gastronauta” Davide Paolini. Affollatissimo “ La Moda in Tavola “, appuntamento clou che ha visto sfidarsi a colpi di mestole e padelle volti televisivi (Juliana Moreira, Elke Palmaers, Jeanene Fox, Rosaria Aprea) e i maggiori nomi della moda italiana, Giuseppe Santoni, Daniele Fiesoli, Bruno Bordese, e Massimo Berloni dell’azienda di moda Dondup, patron dell’appuntamento. (S.C.)

Metodo TMP

che si svilupperebbero se il soggetto non interviene, attraverso una corretta nutrizione e trattamenti estetici mirati. Il Dietogramma TMP, infine, distingue gli elementi sedativi” e “stimolanti” il metabolismo del soggetto, guidandolo verso due tipi di dieta: nutrizionale e alimentare.

Ph. Laura De Paoli

Incanto e delizia ai Musei Civici

Pesaro - “Incanto e delizia. Selvaggina e dispense nelle collezioni dei Musei civici di Pesaro” è il titolo della mostra a tema inaugurata il 23 ottobre in una sala al primo piano di Palazzo Toschi Mosca: le opere esposte, datate dal XVII al XIX secolo, sono perlopiù sconosciute perché conservate finora nei depositi o in altre sedi della città e sono presentate in quattro sezioni: Fiori e frutta, Selvaggina, Dispense e cucina, Miniature e arti applicate. Curata da Laura Bartolucci e promossa dall’Assessorato comunale alla Cultura, la mostra è aperta fino al 30 aprile 2011. Orari: martedì, venerdì, sabato 10-13, 15.30-19; mercoledì, giovedì, domenica 10-13. Ingresso 4 euro, gratuito fino a 14 anni e ogni terza domenica del mese. (B.A.)

6 | IN Magazine

da

Auraspa

Pesaro - Auraspa & Maya Club è diventato Centro Recapito Locale del “TMP”, metodo scientifico che consente di garantire all’utente risultati sorprendenti in tema di benessere generale e rimodellamento del corpo ed estetico. Bastano piccole ciocche di capelli dalla nuca per esaminare, attraverso il Mineralogramma TMP, 36 minerali dell’organismo, per scoprire la propria identità biochimica. Con l’Esteticogramma TMP, s’identificano in proiezione futura, gli inestetismi


Le novità al

Cruiser Hotel

Ph. Leonardo Mattioli

Pesaro - Inaugurato il Tormentina, con numerosa partecipazione di un pubblico di intenditori dello stile. Dalla giornata di apertura il Ristorantino è sempre al completo e, nel dopo cena, l’afflusso supera le aspettative. Il locale offre serate “no stress”a partire dalla cena con musica live: la collaborazione con Giacomo Paianini del Makako si è rivelata un successo. L’intento era creare un nuovo locale offrendo spazi armonici pensati per creare accessibilità, modernità e promuovere interazione e piacere allo stato puro. Il Tormentina, all’interno dell’Hotel Cruiser, guidato da Davide Bassetti insieme a Giacomo Paianini col suo collaudato staff, mette a disposizione della clientela ambienti esclusivi, in un’armonia di luci che fa risaltare stile, volumi, spazi e design. www.cruiser.it (S.C.)

PattiChiari con

l’economia

Pesaro - Banca Marche e Consorzio PattiChiari hanno lanciato PattiChiari con l’economia, pacchetto didattico riservato ai ragazzi degli ultimi due anni delle superiori delle Marche, con cui si introducono le nozioni basilari dell’economia. I ragazzi potranno anche partecipare al concorso Sviluppa la tua idea imprenditoriale, pensato per offrire agli studenti un’occasione per mettere in pratica le nozioni acquisite. Il progetto si svilupperà a partire dal prossimo anno. Entro il 15 gennaio gli insegnanti interessati all’iniziativa possono iscrivere le proprie classi sul portale www.economiascuola.it o contattare la segreteria operativa del Consorzio PattiChiari (tel. 06.6767859). Da febbraio si svolgono le lezioni in classe tenute dagli insegnanti. Ad aprile si svolgeranno gli incontri in aula con alcuni dirigenti di Banca Marche. Gli insegnanti potranno far partecipare le proprie classi a “Sviluppa la tua idea imprenditoriale”, concorso che offre la possibilità di presentare un progetto imprenditoriale di utilità sociale.


Pittura “ibrida”

Liceo Musicale, nuova sezione

da

Pesaro - Resta aperta fino al 15 gennaio, la personale di Mauro Drudi dal titolo “Hybrid”. L’idea è nata da un colloquio occasionale fra Juri Gabellini e il pittore, entrambi ex

Pesaro - Una nuova sezione tutta dedicata alla musica, è stata da poco inaugurata al Liceo Scientifico “G. Marconi”. L’istituzione nella città di Rossini del “Liceo musicale e coreutico - sezione musicale” è stata fortemente voluta da enti locali e istituzioni musicali. Gli studenti pesaresi hanno anche la possibilità di scegliere un percorso liceale innovativo, in cui l’insegnamento della musica è parte rilevante del percorso di studio. (S.C.)

Marelife, passione per il mare Pesaro - Nel cuore dell’Adriatico

Ph. Leonardo Mattioli

opera MareLift. L’azienda sta diventando punto di riferimento, perché sinonimo di cura del prodotto in ogni suo dettaglio, professionalità, servizio e assistenza. Marelift fornisce supporto per la progettazione di nuovi modelli; interventi di ristrutturazione, manutenzione e gestione delle pratiche amministrative. “In un settore complesso come quello nautico, competenza e professionalità sono indispensabili per garantire servizio efficiente, elevato standard qualitativo e assistenza adeguata ad ogni singola esigenza. Ma senza uno spirito dinamico non si ottiene alcun traguardo”, spiega Giovanna Rivetti. www.marelift.it. (S.C.)

8 | IN Magazine

To be a

tennisti. Gabellini gli annuncia la presentazione di due modelli ibridi Porsche e Drudi decide di elaborare artisticamente il concetto. Drudi, 47enne presidente di Melodica, associazione non a scopo di lucro che organizza concerti jazz, è figlio della pittrice Jana Cavallari Drudi. Talento precoce, ha ripreso a dipingere dallo scorso agosto. Ora il ri-esordio, grazie alla collaborazione con Gabellini, Hyperboled di Montecolombo per l’illuminazione e Mattei & Co. di Cattolica per l’allestimento.

Star…

Pesaro - Come diventare una star, come essere fotomodelli per una sera davanti all’obiettivo del fotografo? Questo il senso della serata promossa da Hermès presso Ratti, lo scorso 2 dicembre. Mille modi d’indossare, collezionare e annodare un carré Hermès con centinaia di clienti, che si sono avvicendati in questo gioco pre-natalizio... per divertirsi e pianificare regali.

2011: gli impegni di

Ph. Laura De Paoli

Ph. Luca Toni

Gabellini

Confartigianato

Pesaro - “Il 2011 sarà l’anno della lotta alla burocrazia, che Confartigianato vuol fare arretrare attraverso iniziative concrete.” Questa l’affermazione di Giuseppe Cinalli, segretario generale Confartigianato Imprese Pesaro e Urbino. La prima azione è “una Pec per tutti”, cioè dare gratuitamente agli associati un indirizzo di posta certificata che garantisce valore legale alle comunicazioni via

e-mail. Un’altra azione è stata avviata già nel 2010 con l’Artigiancassa point negli uffici dell’Associazione. Dopo la sperimentazione, il 2011 è l’anno del dispiegamento di questo strumento. Una terza iniziativa sarà la costituzione dell’Agenzia per le imprese, fortemente voluta da Confartigianato, che aprirà uno sportello a Pesaro per sbrigare le pratiche amministrative.


Il Principe di Riz alla

Pergola

odio. Un lavoro di grande potenzialità teatrale reso emozionante dalla forza delle musiche che il regista e coreografo Giuliano Peparini - tra più talentuosi e innovativi della sua generazione - dirige con creativa sensibilità e grande maestria. Il libretto è del compositore pesarese con il drammaturgo Ugo Chiti; liriche di Lorenzo Raggi; coreografie di Veronica Peparini, creazione luci e video proiezioni di Gilles Papain; illustrazioni video proiezioni di Laurent Gapaillard e Marie Jumelin; i costumi disegnati da Frédéric Olivier sono stati realizzati, con maestria e perfezione, dall’Atelier Nicolao di Venezia. (S.C.)

Ph. Laura De Paoli

Firenze - Ha debuttato il 7 dicembre al Teatro della Pergola l’OperaMusical Il Principe della Gioventù, progetto innovativo e originale di teatro contemporaneo internazionale, che il maestro pesarese Riz Ortolani ha liberamente tratto dall’episodio storico noto come La Congiura dei Pazzi. Firenze è la città ideale per questo esordio. La tragica congiura si consumò nel 1478, in pieno Rinascimento, proprio nella città governata dai fratelli Lorenzo, il futuro Magnifico, e Giuliano de’ Medici. I motivi ispiratori dell’OperaMusical e le note del maestro Ortolani rendono attuale la Firenze medicea con le eterne passioni e i tumulti di amore, potere,

Fiam, ecco l’

Tavullia - Ha inaugurato il 23 settembre scorso il primo design outlet del vetro curvato. Oltre 2.000 mq a pochi passi dalla sede di Fiam, dove acquistare con sconti significativi gli esclusivi elementi d’arredo dei marchi Fiam e Liv’it by Fiam. Unendo design e

Outlet accessibilità, Fiam conferma la sua attenzione alle tendenze del lifestyle, per offrire a tutti gli appassionati del brand il valore di una lunga tradizione, la qualità artigianale e l’innovazione tecnologica che da sempre rappresentano la cultura del vetro made in Fiam. www.fiamitalia.it

Sabbatini riconfermato presidente

Ph. Luca Toni

Pesaro - L’avvocato Gianfranco Sabbatini guiderà la Fondazione Cassa di Risparmio anche per il quinquennio 2010 2015. Il Consiglio generale lo ha confermato presidente il 27 novembre scorso per acclamazione, accogliendo l’invito del vicepresidente Leonardo Luchetti. Prima della votazione lo stesso Luchetti aveva illustrato ai componenti del Consiglio un bilancio dell’attività dell’ultimo mandato, mettendo in rilievo l’aumento del patrimonio della Fondazione e il mantenimento delle risorse destinate alla comunità e al territorio nonostante la crisi economica. Un convinto applauso ha accolto l’avvocato Sabbatini al suo ritorno di fronte al Consiglio generale. Continuità, ma anche rinnovamento, la strategia del suo prossimo quinquennio. (S.C.)

Titanium, Ferrari dei mari Fano - La nautica prova a uscire da un lungo periodo di crisi. Il Consorzio Tecnologico dell’Adriatico, promosso da CNA di Pesaro e Urbino che comprende 16 imprese della cantieristica, ha messo in campo una serie di progetti innovativi. Il primo risultato è il Titanium 40, imbarcazione all’avanguardia per design e tecnologia. Il progetto, al quale si sta già affiancando il Titanium 60, ha già vinto il Millenium Yacht Design Award. Una sorta di “Ferrari dei mari” in grado di rispettare l’ambiente sfruttando al massimo le tecnologie per ottimizzare consumi e prestazioni, interamente realizzato a Fano.

IN Magazine | 9


Comunicare impresa e

I Lions per il verde urbano

Ph. Leonardo Mattioli

Pesaro - Il Lions Club Pesaro Host, guidato da Ettore Franca, ha dedicato un incontro a “Gestione e tutela del verde alberato urbano”, per la tutela dell’ambiente contro uno sfrenato abbattimento d’alberi sani per esigenze comunali, edilizie e di viabilità. Oratori della serata sono stati la dott.ssa Franca Gambini, esperta del verde ornamentale, paesaggistico e ambientale e il dott. Vittorio Vagnini, dirigente responsabile di Aspes, società che gestisce il verde pubblico comunale. Durante l’incontro sono emersi interessanti attenzioni verso determinanti scelte preliminari, basate su criteri biologici, tecnici, economici, estetici e storici dei quali si dovrebbe sempre tenere conto ogni volta che si attuano progetti di ristrutturazioni cittadini. La città deve cercare di contrastare l’inquinamento sempre più diffuso, e fra i presidi utili figurano, senz’altro, gli alberi. Si devono conoscere le caratteristiche d’ogni pianta, le interazioni che si manifestano, sia fra queste, sia fra loro e l’ambiente, in maniera d’avvalersi costantemente dell’albero inteso come entità dinamica in equilibrio, giusto al posto giusto. Merita ricordare che il 21 aprile è la giornata “Festa dell’albero”, celebrata anche in alcuni paesi del nostro entroterra, con lo scopo precipuo di lanciare stimoli e messaggi educativi ai cittadini e, soprattutto, ai giovani studenti. (S.C.)

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Cattolica - Stumenti per la comunicazione integrata e per la valorizzazione d’impresa e territorio. Diego Olivieri è a capo dell’omonimo studio di Cattolica, in cui si fondono strategie performanti e genio creativo e si avviano anche interessanti opportunità grazie una rete di contatti e numerose attività di RP, lavorando anche sulla pianificazione della comunicazione, sull’organizzazione di eventi e azioni di follow up. Avere una “visione” di progetto, capire come parlare al target, creare “ponti” per mezzo di links a idee e informazioni interessanti: queste le linee guida di Olivieri. “Brandizzare”, dunque, contribuendo alla qualità vera di prodotto e messaggio. La passione del suo team per la valorizzazione del territorio tra Marche e Romagna è una

Territorio

vera e propria mission. Non a caso la nascita del progetto SlowSparkling (www.slowsparklingfestival.it), che ha già ottenuto il Patrocinio di due regioni, due province, 14 comuni, due camere di commercio e il consenso d’importanti figure della cultura e dell’imprenditoria. www.olivieri.it

Chocolat da

Annuario

Tavullia - È festa nella sede e negli stabilimenti di IFI. Per la seconda volta in quattro anni, l’azienda pesarese ha scritto il proprio nome all’annuario ADI Design Index. Lo fa, dopo

Tonda, con Chocolat, vetrina per pralineria/pasticceria disegnata per IFI dall’architetto Raffaella Morosini: uno scrigno di vetro e luce pensato per i maestri cioccolatieri; una teca di design e tecnologia nata per coinvolgere tutti i sensi ed esaltare la passione dei maestri della golosità. Progettata, creata e prodotta a Tavullia, come ogni prodotto made in IFI. In questi 4 anni di relazioni con l’ADI, il gruppo Industrieifi ha dimostrato tutta la sua vocazione al design anche nel settore dei complementi d’arredo, attraverso il marchio Metalmobil. Lo testimoniano gli archivi delle sezioni regionali dell’ADI di Marche, Abruzzo, Molise ed Emilia Romagna, che annoverano, tra le principali, creazioni come le sedute Scoop, Ibis, Bull, Col e Pupa. www.ifi.it



Dondup ei

Il settimo grado di DTao

Milano - DTao, al secolo Dario Milana, artista milanese dell’astrattismo, ha percorso una nuova tappa del suo iter artistico, il “Settimo grado”, con l’omonima performance del 26 novembre scorso all’interno del progetto “Step the Art Fair” di Mimmo di Marzio, attraverso una spinta verticale su una parete, reale e al contempo spirituale, installata presso il Museo Nazionale della spettatori e organizzatori, tra i quali la pesarese Camilla Buzzi, che ne ha seguito organizzazione e promozione attraverso l’ufficio stampa Columbus/BB di Milano, e Nicoletta Castellaneta, direttrice organizzativa dell’evento. L’arte di DTao scolpisce la materia industriale e fa emergere il contrasto pieno-vuoto, rielaborando contemporaneamente più piani percettivi e non trascurando l’ambizione di ogni artista: il continuo confronto interattivo col pubblico. DTao ha concretizzato questo desiderio permettendo agli spettatori di scalare la parete dopo una sua prima performance. Ha cercato di sensibilizzare e soprattutto di concedere l’opportunità di rielaborare personalmente un oggetto artistico, esplorandolo attraverso le catene verticali appese alle pareti: congiunzione tra opera e spettatore e tra materia e spirito. (S.C.)

12 | IN Magazine

Fossombrone - Cosa vuol dire essere un “Mod” nel 2011? Vita e atteggiamento moderni e voglia di vestirsi bene, di qualità. È soprattutto, uno stile personale e unico. I “mods” caratterizzano la collezione uomo autunno - inverno 2011/’12 Dondup: pantaloni con gamba a sigaretta, piede de poulle, flanella, contrastati da cotoni robusti, armaturati, tinti e lavati. Denim nero asciutto. Camiceria a fantasia, pois, fiori e vichy invecchiati così da sembrare tessuti antichi. Maglie in seta cachemire. Curatissimi gli accessori, con sciarpe e cinture grintose e sofisticate, scarpe lavate in pelle e crosta. La collezione si caratterizza così per un’estetica raffinata, classica e moderna, sposata a elementi fortemente tecnici. Le vestibilità sono asciutte, precise. Nylon leggerissimo da sembrare seta, rinforzato da una membrana termica che tiene caldo quando la temperatura scende. Tessuti impermeabili 100% cotone, capi che si trasformano

“Mods” in base alle esigenze di chi li indossa. Colori protagonisti, il blu royal e l’arancio sole nippon (colori del simbolo della RAF, l’Aeronautica Inglese). Lavaggi e trattamenti unici e autentici, caratterizzano come sempre la collezione Dondup. www.dondup.com

Premio Turismo Responsabile all’

Assisi - Premiato nella città umbra, nel prestigioso Palazzo Frumentario, l’Hotel Alexander di Gabicce Mare. In occasione della Borsa dei Siti Unesco gli è stato assegnato l’importante riconoscimento Premio Turismo Responsabile Italiano: un’iniziativa de L’Agenzia di Viaggi, in collaborazione con il W.T.E., il Salone Mondiale del Turismo nelle Città e nei siti Unesco. L’Alexander è un Eco Hotel che propone vacanze nel rispetto di tutto ciò che è natura. Recentemente anche Legambiente Turismo ha segnalato la struttura tra le venti migliori per la mobilità sostenibile.

Alexander

Tra le proposte di successo, l’albergo propone ogni anno il tour dei borghi e castelli in trekking bike. www.alexanderhotel.it (S.C.)


Modus e

Kinnasand

Pesaro - Lo show room ha ospitato a novembre e dicembre una vetrina itinerante di Kinnasand, azienda tessile internazionale che da oltre 200 anni tramanda la tradizione del design scandinavo, proponendo tessuti di alta qualità, per tendaggi e tappezzeria, e tappeti fatti a mano. Nessuna stanza è uguale all´altra, così come le persone che le abitano. Da questo principio nasce la filosofia Kinnasand per trasformare le idee in tessuti e

tappeti di alta qualità, personalizzando dimensioni e colori. Lucentezza e fantasie, materia e varietà, forma ed essenza, e un’elevata qualità estetica, formano il carattere delle collezioni. In occasione dell’unificazione dei mercati europei, l’azienda intende partecipare in maniera più efficace al mercato italiano, distribuendo direttamente i prodotti e offrendo un servizio migliore in termini di velocità, flessibilità e comunicazione. (S.C.)

Grandi numeri per l’Avis

Pesaro - “Circa duecento giovani

Ph. Laura de Paoli

Una sera al

Moto Club

Pesaro - Organizzato dal Moto Club T. Benelli e dal Registro Storico Benelli, “Metti una sera al Moto Club”, il talk show nel salone delle Officine ha proposto i retroscena di una intensa stagione di gare. Erano presenti Alex Baldolini e Simone Giorgi. Un intenso ricordo, la presentazione del libro Motogiro d’Italia 1953 di Giorgia Pionava, nipote del bolognese Roberto, alfiere assieme al pesarese Paolo Campanelli della squadra negli anni ’50. I fratelli Lazzarini hanno raccontato la loro intensa vita in moto. Poi è stato il momento del programma di celebrazioni per il centenario Benelli (1911-2011). La serata è stata condotta dal direttore di “Moto Italia”, Massi-

mo Fiorentino con il direttore sportivo del club pesarese Alfredo Bassani e del vice presidente del Registro Storico Benelli Paolo Marchinelli. (S.C.)

si sono avvicinati all’Avis pesarese e hanno deciso nell’ultimo anno di donare sangue al Centro Trasfusionale locale - racconta il dottor Vittorio Gemmellaro, presidente della sezione comunale. Un segnale nuovo: c’è un ricambio generazionale dei donatori e questo è importante perché aumentano le riserve a disposizione del San Salvatore e c’è un futuro per le donazioni.” Anche Francesca Mari, giocatrice della Scavolini Volley e testimonial Avis supporta il progetto “giovani”. Con la partecipazione al Titanus Festival , manifestazione canora non stop con l’attivazione de “la settimana del donatore” l’Avis di Pesaro è entrata nel guinness dei primati come maggior numero di donazioni in una settimana. (S.C.)

Evagarden al Concerto di Natale Malta - Lo scorso 4 dicembre è stato registrato il concerto, presso Mediterranean Conference Centre della Valletta in onda su Rai2 la sera della Vigilia. Evagarden era presente con Sergio Valente, che ha seguito lo style delle acconciature, mentre lo staff di truccatori che ha curato il make up è stato Beautycare, distributore a Malta della linea Evagarden by Paolo Guatelli. Alla serata, in rappresentanza dell’azienda pesarese, Francesco Bizzocchi, sales manager Evagarden. www.evagarden.com

IN Magazine | 13


Essere | Raul Zini

Il mio lavoro, la mia

Passione

testo Franco Bertini - foto Laura De Paoli

Grande passione per il proprio mestiere e professionalità ai massimi livelli. Qualità che hanno portato il chirurgo ortopedico pesarese Raul Zini ai vertici nazionali di questo campo della medicina.

Se uno non lo conoscesse e leggesse di lui che è l’attuale presidente dell’Associazione italiana di Artroscopia che raggruppa fior

di chirurghi ortopedici, la prima cosa a venirgli in mente sarebbe quella di trovarsi di fronte a uno di quei classici pezzi da novanta praticamente inavvicinabili nella loro torre d’avorio e la cui luminosa carriera lunga chilometri di titoli accademici e diplomi specialistici è istituzionalizzata e canonizzata in una carica di alto livello, circondata da un alone di ossequioso e deferente rispetto. Insomma, più o meno l’immagine di una specie di “barone”, magari anche figlio di “baroni”, ultimo rampollo di una “baronia” che affonda radici storiche e salde in un lungo humus medico e clinico. Lui sarebbe il professor Raul Zini, chirurgo ortopedico, pesarese, addirittura il primo pesarese arrivato a ricoprire la carica sopra detta. Per quanto

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riguarda la “baronia” o qualche eventuale quarto di nobiltà con bisturi rampante sarà meglio ripassare fra una cinquantina d’anni, perché per adesso tutto quello che c’è comincia e finisce con lui: suo padre impiegato e funzionario pubblico per tutta la vita, sua madre insegnante di applicazioni tecniche. “Origini umili”, commenta sorridendo senza retorica né falsa umiltà. Dunque tradizioni familiari in campo medico meno che zero, se non fosse per una specie di “dagherrotipo” appeso a una parete del suo studio che sembra raccontare una storia ben diversa. E un famoso professor Raul Zini in redingote e cravatta Lavalliére mentre assiste un illustre paziente, niente meno che l’eroe dei due mondi “Peppino” Garibaldi con gamba fasciata dopo la ferita d’Aspromonte. L’expertise parla ovviamente di un falso clamoroso, opera affettuosa di sua sorella, ma

comunque la dice lunga sull’approccio “antiaccademico” del professor Raul (e non Raoul forse proprio perché troppo pretenzioso) nei confronti della sua professione e della sua carriera. Che già a questo punto è qualcosa su cui c’è ben poco da scherzare: dal 2007 è chirurgo ortopedico del gruppo Villa Maria e direttore scientifico di tutte le ortopedie del gruppo, 18 sparse in tutta Italia. Il professor Zini ope-

ra in artroscopia col suo gruppo di professionisti e predispone protocolli operatori e postoperatori. Lo racconta come se dicesse che ogni mattina si alza e va a lavorare, senza aggiungere, per esempio, che a farsi operare da lui arriva gente anche da molto lontano. Solo se messo alle strette, per esempio, si ricorda di quella volta che il famoso scrittore Gianrico Carofiglio arrivò in ambulatorio in incognito e con zaino in spalla per farsi operare all’anca. E sempre con lo stes-


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A fianco, Raul Zini nel suo ambulatorio pesarese e, sotto, a Roma durante il congresso nel quale, a novembre, è stata presentata la traduzione in inglese del suo libro Artoscopia dell’anca.

so leggero sorriso, come se stesse parlando di un’altra persona, dice di essere stato il primo ad operare un’anca in artroscopia. E siccome la prima anca artroscopica non si scorda mai, ecco che ancora adesso gli interventi all’anca sono il suo attuale grande amore. “Mi piace la chirurgia in continua evoluzione afferma - l’ho appresa dal mio primo primario, Carlo Cormio”. Ed evidentemente quella dell’anca è una chirurgia di questo tipo, il cui futuro, aggiunge, “sarà nel passaggio biologico della protesica.” Lo state ad ascoltare e pensate con una punta d’invidia alla vita fantastica, anche da un punto di vista sociale e mondano, di un professionista del genere. E fantastica in effetti lo è, ma non nel senso che intendiamo di solito. Ecco una sua giornata tipo di lavoro: una quindicina di interventi, chiuso in sala operatoria dalle 8 alle 18,30. Però, ecco, una sua giornata tipo di riposo: ambulatorio a Pesaro, o Bologna, o ricerca scientifica. A questo punto pensi: meno male che ci sono i fine settimana. Infatti: convegni in contemporanea sparsi, specie da presidente dell’Associazione, specializzazione continua in ogni parte del mondo: “A febbraio vado a San Diego...”. Naturalmente senza dimenticare le pubblicazioni: proprio a novembre, in un con-

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gresso romano, è stata presentata la versione inglese del suo Artroscopia dell’anca con presentazione di J. W. Thomas Byrd, chirurgo ortopedico della Nashville Sports Medicine Foundation. Continui ad ascoltarlo e pensi va bene, non c’è tradizione medica in famiglia ma lui avrà almeno avuto una vocazione totale, precoce e prorompente per l’ortopedia, una specie di bambino fissato per le ossa da sistemare come Mozart per le sinfonie. Manco per niente: “Ho deciso di fare l’ortopedico quando a 25 anni mi sono fratturato un polso come capitano della squadra di basket dell’università.” Fino ad allora era un norma-

le studente di chirurgia generale alla Cattolica di Roma, dove si è laureato nel 1976 e specializzato nel ’79. Poi l’attività volontaria al Reparto Ortopedia dell’Ospedale “S. Croce” di Fano (è lì che c’era il primario Cormio) e su, tutta la trafila, nel 1997 primario ortopedico a Fano, nel ’99 primario al “San Salvatore” di Pesaro e nel 2007 il volo verso altri lidi. Fisico di buona stazza, viene comunque da chiedersi quanta resistenza gli ci voglia per stare tante ore in sala operatoria con l’assoluta necessità di essere fermo, lucido e saldo. Niente di più facile, perché, dice, “la resistenza fisica la trovo autocaricandomi facendo quello che


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faccio.” Perché quello che fa gli piace e quindi non si annoia. Una pila umana, insomma. E adesso, finalmente, un tuffo nella privacy più segreta. Domanda: ‘Professor Zini, lei che fa quando si riposa?’. La risposta è degna del miglior sillogismo aristotelico: “Mi dedico ai miei hobby e siccome il mio hobby è lo sport, mi riposo operando gli sportivi.” E a questo punto, in mezzo a un’austera parete del suo studio piena di manuali specialistici, apre uno sportello e improvvisamente sembra di essere entrati nel miglior negozio di abbigliamento sportivo della città. Tira fuori decine, diconsi decine, di maglie e magliette di piccoli e grandi atleti di ogni sport, dal basket al calcio, al volley e avanti così… tutta gente che in tanti anni ha scelto di farsi

operare da lui. E conviene non fare nomi per non rischiare di lasciarne fuori altrettanti di assoluto livello internazionale. Perché quello dello sport è un mondo parallelo dell’attività professionale di Zini.

È stato e in qualche caso è ancora consulente di squadre di basket come Pesaro, Jesi, Montegranaro, Rimini, Senigallia, di squadre di calcio come la Vis Pesaro, l’Alma Fano, l’Ascoli; oggi segue le ragazze del volley pesarese e si potrebbe andare avanti fino a notte, solo fermandosi al circoscritto territorio pesarese e regionale. Per la verità il professore qualche piccolo vezzo rilassante ce l’ha, ma è roba che condivide con almeno altre centinaia di pesaresi. Per esempio, quando è a casa, non è raro vederlo camminare tranquillamente per

i viali del lungomare senza tuttavia avere mai l’aria di uno che è lì per “allenarsi”. Così come pedala con perfetto aplomb sulla sua bella bici per il centro. Ha un’aria naturalmente elegante, retaggio per questo verso del padre Dario, e dà sempre l’aria di una calma incredibile rispetto alla vorticosità accelerata dei suoi impegni e spostamenti. “Ho cominciato a giocare a golf”, dice con riferimento a uno sport in cui il tempo si “perde” per conto suo. “Ma ho smesso col basket”, aggiunge, con riferimento a uno sport dove invece il tempo è vitale fino all’ultimo decimo di secondo. Poco male, vuol dire che questa attenzione all’attimo la riserverà tutta per i suoi interventi in artroscopia dove si lavora al limite del micro, di tempo e di spazio. IN

Sotto, il chirurgo ortopedico mostra le divise di due dei tanti sportivi che ha curato. A fianco, durante un intervento in artroscopia.

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Sviluppare | Professionisti… in economia

Il mestiere

Innovare

dell’

testo Silvia Sinibaldi e Simonetta Campanelli - foto Luca Toni

Specializzarsi, differenziare le competenze con una costante formazione. Una necessità per le imprese, una difference per alcuni professionisti pesaresi che, nell’ambito della loro attività, operano per migliorare i processi quotidiani del proprio lavoro e delle aziende con cui collaborano.

Nulla, come questi anni di crisi, ha reso globale l’esigenza di innovare, ricercare, specializzarsi, differenziare le competenze per approfondirle. Un processo già avviato, ma noi partiamo proprio dai professionisti “classici”: medico, avvocato, architetto, commercialista e ingegnere. Nei loro biglietti da visita non potrà sfuggire la presenza di un aggettivo che caratterizza, e all’apparenza stravolge, il concetto stesso della loro professione. Roberto Bracci, ad esempio, è un medico: camice bianco ma anche tanta informatica, perché si occupa anche di economia del risparmio. Cosa c’entra la salute col denaro e la parsimonia?

“Sono tre parole ormai diventate

tutt’uno in qualsiasi campo dell’agire umano, sempre più condizionato dal dato economico. L’obiettivo vero oggi è ottimizzare le risorse, garantendo i bisogni del paziente. Quanto sono importanti nella sua attività ricerca, aggiornamento e innovazione?

“I dati scientifici variano continuamente, e capillare è ormai la loro diffusione attraverso gli strumenti mediatici. Filtrare queste informazioni, spesso generiche, alla luce della professionalità, e proporle correttamente, significa assolvere a un compito educativo che è la base del rapporto medico-paziente. Disperdere risorse significa sottrarle a qualcuno che ne ha bisogno. La condivisione di questo assunto

dovrebbe costituire il terreno comune di cittadini e operatori della sanità.” Consiglierebbe la sua attività a un giovane?

“Credo che nessun altra professione coniughi il patrimonio umano con quello professionale in modo così evidente.” Se economia e risparmio sono parole chiave della nostra epoca, il commercialista Claudio Sanchioni, è il professionista capace di spiegare come. “Questa professione si è progressivamente evoluta nelle funzioni, con un costante ampliamento delle competenze e delle forme di consulenza. Con la liberalizzazione dei mercati, la concorrenza internazionale e la forte globalizzazione dell’economia hanno

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conferito forme nuove ai rapporti economici e alle relazioni aziendali. Il dottore commercialista svolge una consulenza vasta e integrata.” Quanto sono importanti per la tua attività ricerca e aggiornamento?

“Sono aspetti fondamentali, difficilmente percepiti dall’esterno, e soprattutto costosi in termini di tempo. La mia è una tra le prime professioni che hanno adottato l’obbligatorietà della formazione professionale continua per gli iscritti.” Il tuo lavoro può offrire prospettive a uno studente?

“Quella di dottore commercialista è, probabilmente, tra le professioni intellettuali più esposte alle dinamiche socioeconomiche e ai cambiamenti istituzionali. Ma ci sono sfide che, se vinte, permetteranno anche ai giovani di avere importanti spazi.” La crisi partita proprio dalla finanza ha suscitato diffidenze nel settore?

“È innegabile una sorta di gene-

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ralizzata diffidenza. A mio avviso, nonostante le difficoltà non ci si deve arrendere. Solo con sacrificio e crescente professionalità potremo uscire da questa fase delicata.” Sacrificio, professionalità e magari anche un po’ di fantasia. Anche se, dopo finanza creativa, economia creativa e bilanci fantasiosi, l’estro applicato alla professione sembra più un rischio che una qualità. Non la pensa così Marco Gaudenzi, architetto “creativo”. “Purtroppo la creatività nel nostro mestiere deve ormai ritagliarsi spazi ‘notturni’: incombenze e ostacoli sul percorso di ogni professione sono diventati talmente preponderanti che la creatività si applica al superamento degli stessi con più profusione, piuttosto che sulla qualità dei naturali obbiettivi.” Ma architettura non è in sé creati-

gli obbiettivi dell’architettura che si può sempre definire creativa quando si fa con dedizione, attenzione, come un rituale necessario a vivere insieme. La ricerca intesa nel suo significato etimologico di guardare per capire, per distinguere, ponendo domande continue al contesto, nel caso dell’architettura ha tanti contesti diversi che comprendono tutte le curiosità dello scibile e dell’immaginabile.” Se l’architettura è creativa l’ingegneria non può essere che alternativa. O almeno un suo settore.

Parola di Fabrizio Fraternali. Alternativa è un aggettivo che mai sembrerebbe coniugarsi all’ingegneria. Però da quell’aggettivo si coglie il respiro profondo della necessità delle società moderne di reinventare il proprio modello di sviluppo.

vità?

Quanto sono importanti per la tua

“Perfezione e bellezza nel proporre l’uso di spazio e tempo, unite a una concretezza stringente, sono

attività ricerca, aggiornamento e innovazione?

“Sono temi d’importanza capitale,


in un sistema globale dove l’accesso alle informazioni è amplificato dal web e l’interscambio dei prodotti è facilitato dallo sviluppo della rete dei trasporti mondiale. Innovare attraverso ricerca e aggiornamento permette di mantenere competitività e differenziarsi.”

senza confini. Capacità di posizionarsi e operare oltre confine e di supportare la crescita e lo sviluppo dell’impresa su tutti i mercati, quindi su tutte le culture, le religioni, le ideologie, le lingue, le tradizioni, i regimi…”

Consiglierebbe la professione a suo

innovazione. Anche con ricerca e

figlio?

aggiornamento?

“Senza riserve, è un’attività che si nutre di conoscenza e curiosità, che richiede e permette di con-

“Il diritto internazionale è nato da poco e per sua natura è dinamico poiché nasce dalla, e segue la

Internazionalizzazione fa rima con

L’innovazione, leva per la ripartenza frontarsi con istituzioni, aziende, professionisti di diversa esperienza, know how e cultura e di sentirsi parte di una comunità tecnica, professionale e culturale che si muove nel mondo.” Muoversi nel mondo, esattamente come un avvocato che si occupa di internazionalizzazione: Enzo Bacciardi. “Una mente proiettata oltre i confini, tutti, una mente

globalizzazione dei mercati. Ogni giorno nascono nuove direttive, convenzioni, interpretazioni arbitrali, norme anti-dumping, disposizioni fiscali o doganali.” Consiglierebbe la sua attività a un giovane?

“A trovarlo! Bisogna girare il mondo per una decina d’anni. Chi è disposto? Noi l’aspettiamo e siamo disposti ad assumerlo subito.” IN

Sopra, l’ingegnere Fabrizio Fraternali e l’avvocato Enzo Bacciardi. A fianco, da sinistra, il medico Roberto Bracci e il commercialista Claudio Sanchioni. In apertura, l’architetto Marco Gaudenzi.

Il commento di Claudio Pagliano, presidente Confindustria Al neopresidente di Confiindustria Pesaro-Urbino il compito di sintetizzare in una battuta il valore dell’innovazione per la produzione e le imprese. “È un’attività fondamentale in questa fase di crisi globale soprattutto sul fronte del recupero di competizione sui mercati esteri. Settori come il manifatturiero in Italia, e in particolare nella nostra regione, devono necessariamente puntare su innovazione e ricerca, leve fondamentali per la ripartenza. Fondamentale è anche il supporto della formazione, che proprio nei momenti più complessi deve diventare funzionale a sviluppo e crescita. Certo, come impresa avremmo bisogno di un coordinamento maggiore tra la funzione pubblica della formazione e le esigenze private dell’impresa. Ma tutto è migliorabile.”

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Suonare | Lorenzo Bavaj

Tocco di

Classe

testo Maria Rita Tonti - foto Luca Toni

Docente al Conservatorio Rossini, da vent’anni “accompagna” al pianoforte Josè Carreras. Lorenzo Bavaj si racconta davanti ai tasti del suo strumento.

Il suo è un tocco di classe. Pianista e docente presso il Conservatorio “G. Rossini”, Lorenzo Bavaj, di origine maceratese con ascendenze ungheresi, vive da molti anni a Pesaro, nella campagna di Candelara, con la moglie, avvocato, e i tre figli. Da vent’anni accompagna al pianoforte il tenore Josè Carreras. Come è nata la collaborazione col celebre tenore?

“Attraverso Carlos Caballè, fratello del soprano Montserrat, che alla fine degli anni ’80 era manager di Carreras. Mi telefonò dopo aver ascoltato un mio disco di musiche rossiniane, per dirmi che Carreras cercava un pianista e che potevo essere la persona adatta. Dopo qualche settimana ho cominciato a suonare con Josè: il debutto è avvenuto alla Scala di Milano.” Alcuni anni fa Carreras ha affrontato, fortunatamente con esito positivo, una grave malattia, la leucemia. Da allora è impegnato nella raccolta di fondi per alleviare le soffe-

renze dei malati e per sostenere la ricerca. Avete mai parlato di quel periodo difficile?

“È accaduto spesso. Dalle sue parole si comprende quanto sia stata pesante questa esperienza sia a livello fisico che psicologico, soprattutto a causa dell’incertezza sull’esito delle cure, all’epoca ancora sperimentali. Si capisce anche perché Carreras abbia fortemente voluto la Fondazione per la lotta alla leucemia, realtà molto importante a livello internazionale.” Di recente Carreras si è esibito a Pesaro in un concerto organizzato dal Rotary Club Rossini. Che effetto le ha fatto accompagnarlo nella sua città, e in veste di presidente Rotary?

“Sono orgoglioso di essere riuscito a portare Carreras a Pesaro per un concerto con finalità benefiche, a favore della sua Fondazione e di un progetto Rotary destinato alla ricostruzione dell’Università dell’Aquila. Ovviamente ero molto

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Il pianista, maceratese di origine e pesarese d’adozione, fotografato nella sua casa.

Un figlio d’arte Lorenzo Bavaj è ‘figlio d’arte’. Il padre, pediatra e violinista di valore, amava circondarsi di musicisti coi quali suonava ogni genere di repertorio.“È stato colui che più ha influito sulla mia formazione e sulle mie scelte. Sin da piccolo ho cominciato ad appassionarmi a quest’arte confessa Bavaj -, in particolare al pianoforte che mi appariva uno strumento completo e affascinante.” Al Conservatorio di Pesaro è allievo della professoressa Valeria Cardi Navach, che lo accompagna in quasi tutto il percorso di studi. Dopo il diploma, si stabilisce a Pesaro dove prosegue gli studi di clavicembalo e composizione e insegna al Conservatorio di Milano, auspice il M° Marcello Abbado, che era stato direttore presso l’Istituto musicale pesarese.

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emozionato, sia per il timore che qualcosa non funzionasse a dovere sia perché ‘giocare in casa’ è sempre difficile!”

più spesso si chiudono orchestre, si riduce l’attività dei teatri e degli auditorium.”

Da molti anni è docente di pianofor-

po libero e in famiglia?

te al “Rossini”. Come concepisce

“Mi piace ascoltarne di vario genere: classica, leggera, jazz, ma apprezzo molto anche il suono del silenzio... In famiglia tutti hanno conoscenze musicali di base: Francesco, mio figlio più piccolo, inizierà quest’anno a frequentare il Conservatorio nella classe di flauto.”

il suo impegno didattico anche in vista del futuro che si prospetta ai giovani che frequentano il Conservatorio?

“Insegno pianoforte da circa trent’anni, un’attività che mi dà grande soddisfazione perché mi permette di trasmettere quello che ho imparato nel corso della mia carriera. Sul futuro dei giovani musicisti tuttavia sono piuttosto pessimista considerato che società, scuola e televisione ignorano quasi del tutto la musica classica per non parlare del fatto, ed è cronaca dei nostri giorni, che sempre

Che parte ha la musica nel suo tem-

Quali impegni nel suo futuro professionale?

“I concerti con Carreras e quelli come solista. Inoltre, sto lavorando a un programma particolare, per pianoforte a sei mani, con musiche di Giuseppe Verdi, da eseguire nei concerti celebrativi del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.” IN



Festeggiare | I pesaresi e le decorazioni

Le nostre

Feste

testo Elisabetta Ferri - foto Leonardo Mattioli

Un piccolo viaggio tra alcune delle più belle decorazioni delle feste, nelle case di quattro pesaresi, che ci mostrano i loro spettacolari e originali presepi.

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Le feste di fine anno rinnovano la loro magia e non sono soltanto i bambini ad esserne rapiti. Siamo andati a scoprire alcuni tra i presepi più spettacolari dei pesaresi. Il suo presepe è talmente incantevole da far incollare i nasi dei passanti alla cancellata del parco per ammirarlo. Meuccia Salvaterra, originaria di Carpi ma residente a Pesaro sin dagli anni ’50, lo allestisce da una ventina d’anni nel

parco della sua villa, con un dispiego di forze da lasciare allibiti: una quarantina di figure disegnate e quindi intagliate nel legno, poi dipinte grazie alla regia di un’artista come Gabriella Pandolfi, scultrice e pittrice coinvolta nell’impresa. La

capanna viene costruita ogni anno in modo diverso, sempre con materiale naturale e le luminarie sugli alberi restano accese fino a mezzanotte per permettere alla gente di


gustarselo anche la sera: “Pensare che avevamo iniziato solo con la Natività, ora vengono persino i bambini delle scuole a visitarlo - racconta orgogliosa la signora, 86 anni portati con straordinaria energia. Seguo passo passo tutta la distribuzione dei personaggi.” I Re Magi sono davvero stupendi e il cammello cattura l’attenzione, il pozzo sembra vero: “ma più bello della Madonna per me non c’è niente” sussurra Meuccia. Al piano inferiore di una splendida dimora del centro storico, dove un tempo c’erano le stalle di Palazzo Zanucchi, brilla invece un presepe in gesso del ‘700 napoletano: “Il regalo per mio marito quando ci siamo trasferiti qui, vent’anni fa - racconta Silvana Marchionni. L’ho acquistato da un antiquario di Reggio Emilia, l’ho fatto restaurare e perché le statuine potessero stare in piedi in maniera stabile, ho fatto costruire piedistalli in ferro battuto da artigiani delle Dolomiti.” Dodici pezzi vestiti con tessu-

Diverse le loro dimensioni, diversi gli ambienti ti antichi, lana e lino, decorazioni dell’epoca, perle e monetine d’oro: anche qui i Re Magi sono straordinari ma la chicca è il venditore di mozzarelle. Che dire poi di Allegra, la statua che ogni anno viene vestita con gli addobbi natalizi? Non sarà poi altrettanto prezioso, ma è certamente originale il presepe costruito da Miranda Paolucci all’interno di una damigiana svestita della raffia. Uno strato di sabbia accoglie le statuine, calate una per una dentro il vetro; per fare entrare la capanna ha dovuto piegarla e quindi distenderla di nuovo con infinita pazienza. I presepi difficili sono la sua sfida: ancora prima ne aveva


costruito uno dentro una cornice antica e un altro pressoché microscopico: “Questo l’ho fatto una quindicina d’anni fa e trovo che racchiuda l’essenziale: la natività e i Re Magi”. Per Vittorio Sparacca, falegname con la passione dei viaggi, l’allestimento del presepe è diventato un modo di esprimersi: ogni anno nuovi paesaggi e nuove figure. Ci mette un mese per costruirlo, fra scenografie, luci, suoni e statuine semoventi: poi lo espone davanti a una vetrata e il risultato è talmente affascinante da inchiodare i passanti, che gli lasciano messaggi su un quaderno posizionato all’esterno. “L’anno scorso me ne hanno scritti più di 300, con complimenti ma anche suggerimenti. Ad esempio inserire nel presepe persone In alto, il presepe nella damigiana di Miranda Paolucci e quello, scenografico e ricco di personaggi, di Vittorio Sparacca. A fianco, il presepe di Meuccia Salvaterra, nel parco della sua casa. In apertura, il presepe in gesso del ’700 di Silvana Marchionni.

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di colore o posizionare uno scalino perché i bambini possano ammirarlo meglio.” Quest’anno il suo presepe è partito dallo Yemen, si sviluppa attraverso la Palestina fino a raggiungere l’antica Roma: mattina, giorno e notte si alternano mentre decine di artigiani lavorano nelle loro botteghe accompagnati dalla musica degli zampognari. “La cosa di cui sono più orgoglioso è che, accanto alle nuove che ho costruito negli anni, resistono ancora le statuine che avevo fatto da ragazzo con la creta del fiume, lasciandole asciugare al sole e dipingendole poi con gli acquerelli”. Un capolavoro che vale la pena di vedere, in via Varese, centro. Sulla porta c’è scritto “Casa Sparacca” su un’insegna scolpita in legno: non potete sbagliare.IN



Camminare | Candelara

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Il paese delle

Candele

testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli

Sono diverse, e affascinanti, le leggende legate al suo nome. Tutte rimandano a un’idea di purezza e serenità. Come le luci delle candele che ogni inizio dicembre illuminano Candelara. Ma il borgo sulle prime colline pesaresi racchiude tanti altri preziosi tesori, che raccontano una storia antica.

Candelara è a pochi chilometri dalla città di Pesaro, sulle prime colline, a sud, e si raggiunge passando per Novilara o da Rondello, sul Trebbio della Sconfitta. Secondo alcuni sembra che il nome derivi da un carattere che già i Romani avevano notato: candida aria, in latino: aria serena, pura, chiara… Altri parlano di candelaria legando il nome a una fonte di luce o un fuoco; ma è accreditata anche la leggenda di un imprecisato signore di Pesaro che avrebbe costruito un castello dove, accese tre candele in tre posti diversi, il luogo sarebbe stato scelto dalla candela non spenta. Riparata dai venti, rimase la fiamma del moccolo ad ovest della Pieve dove, eretto il castello, sorsero prima una borgata, poi il Comune, che ha voluto tre candele nello stemma, ed è rimasto autonomo dal Medioevo

al 1929 quanto venne degradato a… circoscrizione di Pesaro. Quel castello, sorto nell’XI secolo, nel 1444 divenne residenza fortificata di Sigismondo Pandolfo Malatesti che volle dotarla dell’attuale cinta muraria progettata dall’architetto fanese Matteo Nuti. Tuttora al Castello si accede per un ponte di mattoni sul fossato che lo circonda, attraversando la porta a suo tempo provvista di difesa. I secoli nulla

hanno lasciato della residenza dei Malatesti se non la chiesa di San Francesco, ormai senza tetto e cadente da tempo, il campanile “a cupola” e, voluta dalla Compagnia della Misericordia per la propria sede, quella di Santa Lucia. All’esterno, fra Castello e Pieve, il “borgo” dov’erano gli alloggi e le botteghe di chi operava al servizio del signore mentre, molto dopo, vennero altre case e gli edifici delle

famiglie nobili pesaresi quali villa Montani, poi Ruggeri, ora Bertozzini. Fuori paese è la Pieve dedicata a S. Stefano, da sempre centro della vita religiosa della comunità. Fon-

data fra VI-VII secolo, precede il Castello ma ha i caratteri dell’architettura tardo-gotica ed è articolata su pianta a croce greca, rara nel territorio ma forse così voluta per ricordare la chiesa di Santa Sofia a Patrasso, oggi distrutta, fatta costruire da Pandolfo Malatesti (1390-1441), figlio del signore di Pesaro e arcivescovo in quella città. Notevoli rifacimenti sono stati eseguiti nel 1877-78 dall’abate Buresti, tra cui alcuni finestroni e parte dell’abside. Di particolare interesse è l’uso del laterizio giallognolo, molto simile anche nelle misure a quello impiegato nel santuario di S. Maria dell’Arzilla, entrambi del

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A fianco, il ponte d’ingresso al borgo e scorcio della cinta muraria. Sotto, l’esterno della Pieve dedicata a S. Stefano e la facciata di Villa Almerici, di proprietà della famiglia Berloni.

sono ricomparse le immagini di S. Sebastiano e S. Rocco, di devozione particolarmente sentita in quanto protettori dalla peste che nell’area imperversava tra ’4-’500. Importanti i diversi quadri fra cui la straordinaria Madonna del Rosario, bellissima Vergine e angeli opera di Claudio Ridolfi, veronese, e altri eseguiti da artisti pesaresi, come la Madonna con bambino e santi Stefano e Donnino di Pompeo Morganti e, all’altar maggiore, Santo Stefano e le anime del Purgatorio di Giovanni Venanzi. Di valore l’organo del ’700, funzionante, e la Via Crucis. Vale anche la pena di fare un salto al “Trebbio”, trivio fra le strade di

secondo decennio del ’400, il che fa pensare a una fornace di mattoni attiva in zona. Degli affreschi alle pareti, restano alcuni ancora visibili: S. Giovanni Battista e il matrimonio mistico di Santa Caterina e un Santo Vescovo, forse S. Emidio, che protegge dai terremoti, o S. Apollinare, per via delle tre piccole croci greco-bizantine che lo ricollegano a memorie ravennati. Da poco, grazie all’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio,

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Valgelata, della Querciabella e del Trebbio “della Sconfitta” (tale per via di una pietra sotterrata chissà quando e che, non si sa perché, dev’essere rimasta nella memoria). Qui, la piccola chiesa della Madonna della Misericordia, costruita quando Pesaro tornò allo Stato Pontificio, conserva stendardi di Confraternite e qualche tela di buona fattura. Se gli interessi sono diversi, c’è l’ottimo ristorante “della Fiorella”. Nei dintorni, dove fra XIV e XV secolo a causa delle


tante scaramucce fra Montefeltro e Malatesti, fra le varie costruzioni di difesa, era stata costruita una torre di avvistamento; perso il significato militare, fu acquistata dalla famiglia degli Abati Olivieri, poi dagli Almerici che con la mano di Luigi Vanvitelli l’ampliarono e la portarono al massimo splendore nel ’700. Seguì un progressivo degrado culminato nella Seconda guerra mondiale, quando fu usata come rifugio di sfollati che depredarono tutti gli arredi o li distrussero per scaldarsi in inverno. Ora villa Almerici è tornata ai fasti settecenteschi da quando la famiglia Berloni, a partire dal 1980, ha provveduto a restaurarla, risistemarla e riarredarla con pezzi d’antiquariato del ’6-’700, creando ambienti accoglienti. Ma, oltre a meritare una visita in qualunque momento dell’anno, magari concludendola con una cena “da Fofo”, non perdete l’occasione di passare a Candelara durante la festa delle candele di inizio dicembre. IN

Candele a Candelara Si è appena svolta la VII edizione dell’unica festa dedicata alle fiammelle di cera. Il paese, quasi a corollario dei giorni prenatalizi, a inizio dicembre viene lasciato alla sola luce di candela, che anima il mercatino in cui primeggiano elementi ornamentali fatti di candele, oggetti di festa e celebrazione, e illumina le “natività” realizzate da artigiani da ogni parte d’Italia. I bambini, nell’“Officina di Babbo Natale”, si divertono a produrre candele e statuette mentre suona la banda dei Babbi-natale e i “colleghi” che diffondono note dagli organini o dispensano dolciumi. Per i grandi, la cucina estemporanea sforna polenta e funghi, baccalà e patate, “pasticciata” ed erbe cotte, carne alla brace, piadina, olive fritte, caldarroste e vino, ovviamente “novello”. Per tutti, la Cereria Terenzi, sponsor ufficiale, all’insegna di “Un viaggio che vale la candela”, offre omaggi ad hoc. www.candelara.com

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Curare | Marco Andreani

Passione

per la

Ricerca

testo Simona Spagnoli - foto Luca Toni

Due passioni: una per il basket, che lo ha visto protagonista prima nella squadra della Lupo e poi nel Loreto, tra i tanti derby di una stagione sportiva pesarese indimenticabile; una per la biologia, che lo ha portato da ormai sette anni a dirigere il laboratorio di Immunogenetica e Biologia dei Trapianti della Fondazione IME, al Policlinico Universitario di Tor Vergata a Roma. La sua attività di routine è tesa a definire la compatibilità HLA tra un donatore e un paziente, per gran parte dei centri di trapianto di cellule staminali emopoietiche di Roma; quella di ricerca, per continuare gli studi iniziati all’ospedale di Pesaro. Il trapianto di cellule staminali emopoietiche, presenti nel midollo osseo o nel sangue periferico di un donatore sano, è ancora oggi una delle principali strade per curare le

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patologie ematologiche. Ricerche condotte prima al San Salvatore di Pesaro, e successivamente nei laboratori della Fondazione dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia a Roma, da un gruppo di giovani ricercatori guidati dal biologo pesarese Marco Andreani, hanno tuttavia osservato, che anche a distanza di molti anni, nel sangue di alcuni pazienti curati con il trapianto coesistono cellule sia del donatore che del ricevente, senza che questo costituisca rischio di rigetto. La situazione che si viene a creare in questi organismi viene definita di “chimerismo misto”. Pubblicata su uno degli ultimi numeri della rivista scientifica Haematologica, la nuova osservazione dei ricercatori dell’IME dimostra inoltre che nei pazienti talassemici trapiantati, nonostante i globuli bianchi provenienti dal paziente siano in una percentuale molto elevata, la quota di globuli rossi risulti invece quasi completamente originata dalle cellule staminali del donatore. “Questa è una scoperta importantissima e che apre la strada a nuovi studi - osserva il dottor Andreani. Da questi avremo risposte su come sia possibile

che in un paziente trapiantato la maturazione dei precursori dei globuli rossi sia così diversa da quelli che produrranno i globuli bianchi e le altre cellule del sistema immunitario. Di certo - prosegue Andreani - una recente nostra pubblicazione dimostra come in questo fenomeno siano coinvolte le cellule T regolatorie, un particolare sottogruppo di cellule capaci di mediare tra l’aggressività del sistema immunitario e la tolleranza immunologica”. Le informazioni che derivano dagli studi del gruppo guidato dal dottor Andreani sono cruciali perché dimostrano, appunto, che l’attecchimento di una bassa percentuale di cellule sane è in grado di produrre una quota elevatissima di globuli rossi. In questo senso la collaborazione tra l’Istituto Mediterraneo di Ematologia (Fondazione IME) di Roma, diretto dal professor Guido Lucarelli, con il TIGET (Telethon Institute of Gene Therapy) del San Raffaele di Milano, aiuterà a curare meglio le emoglobinopatie, come le talassemie o l’anemia falciforme e, nel prossimo futuro, anche altre malattie genetiche oggi considerate incurabili. IN



Elaborare | Leone Pantaleoni

Il giocatore

di

Parole

testo Beatrice Terenzi - foto Leonardo Mattioli

Come fa un ex dirigente del Consorzio di bonifica a diventare Leone da Cagli, uno dei più grandi enigmisti italiani? “È una passione nata in gioventù, a vent’anni - racconta Leone Pantaleoni, in arte, appunto, Leone da Cagli - e pensare che quando ero bambino odiavo i giochi della mente, preferivo correre all’aperto.”

Anagrammi, enigmistica, scacchi. La passione per i giochi che impegnano la mente è sbocciata spontaneamente, ma è diventata col tempo l’impegno principale di Leone Pantaleoni, in arte “da Cagli”.

“Quello che insegno io. L’enigmistica confina con la letteratura e persino con la matematica.” Perchè ti fai chiamare Leone da Cagli se invece abiti a Pesaro?

“A Cagli ci sono nato. A Pesaro però ci abito da 49 anni.” Sei anche un maestro degli ana-

E quindi?

grammi. Come traduci Leone da

“È stato mio padre Ario a trasmettermi la passione, ma senza mai costringermi. Tutto è nato spontaneamente. Mio padre aveva un’intelligenza fuori dal comune, tanto che lui, per non sporcarle, non scriveva sopra alle Settimane Enigmistiche, faceva sempre tutto mentalmente.”

Cagli?

Come ti nasce l’ispirazione?

“In ogni momento. Tengo sempre con me un block-notes, così se mi viene qualche idea la scrivo subito, per non dimenticarla.” Meglio di notte o di giorno?

“Di notte. Infatti, prima di andare a letto, appoggio il mio ‘quadernino’ sopra al comodino, così quando mi alzo in piena notte, accendo la luce e scrivo subito. Mia moglie, ovviamente, non è molto contenta di questa mia abitudine!” Ora che sei in pensione, il tempo per creare ne hai abbastanza...

“Sono impegnato in vari settori. Lavoro molto anche con scuole, università e con i circoli culturali.”

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Cos’è, più in specifico, la ludolinguistica?

“Angelica lode. Praticamente ho il paradiso assicurato...” Sei anche un uomo dalle mille risorse. In particolare, cosa è successo a Modena nel 1991?

“Ho solo pareggiato a scacchi con il campione del mondo.” Leone Pantaleoni è, infatti, anche un campioni di scacchi, tanto che ha insegnato all’Università l’arte degli scacchi. Ma non solo. Pantaleoni in questi anni è stato più volte premiato. Il riconoscimento

più recente, nell’ottobre del 2009, a Chiavari, quando ha vinto il premio della “Settimana Enigmistica”, il non plus ultra per un creatore di rebus. Andando a ritroso, nel 2001 è giunto terzo al Premio Capri dell’Enigma: il riconoscimento più ambito a cui possa aspirare un enigmista. Non è un caso, infatti, che a vincerlo nel 1998 fu un poeta e uno scrittore della fama di Edoardo Sanguinetti. IN



Gustare | I cappelletti

Il sapore

Tradizione

della

testo Ettore Franca - foto Leonardo Mattioli

Come si preparano Vado sul classico, citando Pellegrino Artusi e facciamo conto d’essere in otto. Rosolare nel burro il petto di un cappone. Quando è cotto, tritarlo fine e, in una ciotola, aggiungervi due uova e due tuorli, un etto di ricotta, uno di raviggiolo, mezz’etto abbondante di parmigiano, noce moscata, buccia di limone grattata, sale e pepe. La sfoglia, tirata sottile da un impasto di 800 gr di farina con 8 uova, si taglia in quadro con lati di cm. 4x4. Mettere al centro una pallina di farcia, piegare il quadrato di pasta unendo prima i due angoli opposti, poi i due della base e, con abilità, saldarli in modo che il terzo angolo crei la punta del cappello. Se siete brave/i ne fate un centinaio. Lasciateli, “allineati e coperti” come i soldati, perché si asciughino e non si attacchino. Cinque minuti nel brodo bollente e, di nuovo... buone Feste.

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ta), cappellacci (i caplàz, ripieni di zucca e già d’uso alle corti dei Gonzaga e degli Este), tortelloni (di magro, con la ricotta, in Emilia), tortelli (di zucca o dolci, del cremasco e milanese), tortellini (dell’area bolognese, con la pinzatura della pasta addossata al ripieno), agnolotti (del piemontese), agnolini (una specie di raviolo a forma di mezzaluna), anolini (molto piccoli e con il “buco” al centro) e, non ultimi, i “nostri” cappelletti che devono avere netta una punta e

Nonostante la gastronomia moderna, fra l’eccesso di offerte, metta a disposizione anche i prodotti di “quarta gamma”, la tavola di Natale ha un suo fascino tutto particolare in un piatto “che non può mancare” perché, se non ci sono... che Natale è? Ma i cappelletti a Natale non possono essere quelli di Giovanni Rana e sono appena tollerabili quelli delle botteghe di “pasta fresca”, per forza “emiliani” con farcia di carne ma senza formaggio, se no non si conservano. I “nostri” sono quelli di matrice ro-

la forma di un cappello medioeva-

magnola con carne e formaggio e,

le, quello indossato dagli studenti

quelli di Natale, devono essere fatti

delle Università, prima del ’68, nei giorni della festa delle matricole. Sono una propaggine della cucina romagnola ed esigono il ripieno col petto di cappone, rosolato e tritato fine, mescolato con uova, ricotta, formaggio fresco, parmigiano, noce moscata e buccia di limone grattugiata. Le varianti sono accettate: carne di maiale o tacchino e, addirittura, prosciutto invece del cappone. Alla cucina, le “parenti” portano i cappelletti che, orgogliosamente, hanno preparato e che sono pronte a tuffare nel brodo di carne grossa e di gallina grassa. Fra dieci minuti tutti a tavola e… buone feste! IN

in casa, preparati qualche giorno

prima in quantità semi-industriale perché “Natale coi tuoi” concentra le famiglie di parenti, più o meno stretti, nella sala da pranzo del paterfamilias. Ma è facile dire “cappelletti”: chi studia la materia, conosce il risultato della diaspora avvenuta da quando Salimbene de Adam, nel XIII secolo, poi Luigi Pulci e Teofilo Folengo più noto come Merlin Cocai, descrivono “la madre di tutte le paste farcite” poi evolute nelle varie parti dell’Italia sia per certe varianti del ripieno, sia soprattutto, per l’aspetto: ravioli (quadrati, con verdure e ricot-


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Assaporare | Festival del brodetto

Brodetto

Record

da

testo Alberto Berardi

Sono state oltre centomila le presenze durante le quattro giornate dell’VIII edizione del “Festival internazionale del brodetto e delle zuppe di pesce” che si è tenuto a Fano a inizio settembre. Un risul-

tato di tutto rispetto. Ma diciamolo pure, con le parole del presidente provinciale di Confesercenti, organizzatore dell’evento, Alfredo Mietti: “Un successo senza precedenti”. Esattamente ventimila le porzioni di pesce vendute dai sei ristoranti presenti nel lungomare, con i loro sessanta operatori. Un’inaugurazione da ricordare, con duecentocinquanta porzioni preparate in una mega pentola e distribuite gratuitamente. Quaranta gli espositori di prodot-

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ti tipici, con ottanta addetti. Centosessanta quelli impegnati nella organizzazione. Cento i membri della giuria popolare provenienti da Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Lazio, Marche, alternati nei quattro turni di gare. Una conferma, se ce ne fosse

“Pascucci - Al Porticciolo” di Fiumicino (Rm) per il Lazio, “Baldin” di Genova Sestri per la Liguria, “Augustus” di Fano, “Dal Corsaro” di Cagliari per la Sardegna, “Ristorante da Serafino 1953” di Marina di Ragusa per la Sicilia, “L’Imbuto” di Viareggio (LU) per la Toscana.

bisogno, di come l’enogastronomia

Vincitore assoluto il cagliaritano

sia diventata una delle maggiori at-

Stefano Deidda de “Dal Corsaro”.

trattive turistiche. Ma veniamo alla

Il suo “brodetto”, aromatizzato con menta, finocchietto, maggiorana e guarnito con un’originale pralina di scampo ha sedotto la giuria che lo ha proclamato vincitore senza la minima esitazione. Lo chef sardo ha appena 28 anni anche se ha una solida esperienza alle spalle. Lo chef più votato dalla Giuria popolare è stato invece Gianfranco Pascucci del ristorante “Pascucci Al Porticciolo” di Fiumicino. Per il 2010 Sardegna e Lazio dunque: Tirreno docet. Ma questo è il bello di un Festival. Appuntamento alla prossima edizione e un gioioso brindisi col Bianchello del Metauro. IN

giuria tecnica: presidente Enzo Vizzari, direttore della guida Ristoranti d’Italia de “L’Espresso”, Anna Scafuri del Tg1, curatrice di “Terre e Sapori”, Luciano Pignataro de “Il Mattino”, Eleonora Cozzella de “L’Espresso Food & Wine”, Antonio Paolini, giornalista enogastronomico, Paolo Notari, conduttore Rai, Fiammetta Fadda di “Panorama” e di “Chef per un giorno” su La7. Giuria chiamata per giudicare otto concorrenti in rappresentanza di altrettante regioni italiane: “Al Metrò” di San Salvo (Ch) per l’Abruzzo, “L’Antica Trattoria” di Sorrento (Na) per la Campania,

La Confraternita e la ricetta ufficiale A Fano sul brodetto non si scherza. È nata da tempo una vera e propria Confraternita che, per non dare luogo a contestazioni o lotte per la primogenitura ha depositato con atto notarile la ricetta, la stessa riportata in calce allo Statuto. Ingredienti per 4 persone: 3-4 kg di pesce intero (mazzole, rana pescatrice, gattuccio, tracina, razza, boccaincava, pesce san pietro, canocchie, seppie, scorfano), 250 gr di olio extravergine d’oliva, 50 gr di aceto di vino (6 cucchiai); 400 ml d’acqua (2 bicchieri); 130 gr di doppio concentrato di pomodoro (1 tubetto); 30 gr di cipolla, 4 gr d’aglio (1 spicchio). Una generosa quantità di pepe macinato al momento e sale q.b.


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Consultare | La nuova Guida ai ristoranti

Due territori a

Tavola

testo Andrea Biondi

Una guida diversa, che non dà voti, non “incensa” o “castiga” gli chef,

Torna in libreria, con una nuova edizione, la Guida ai ristoranti “targata” Edizioni IN Magazine, dedicata alla Romagna e alla provincia di Pesaro-Urbino. 285 locali, dall’imolese fino ai confini della prima provincia marchigiana. Un viaggio nella cultura gastronomica di due aree la cui continuità geografica si conferma in cucina.

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non esprime giudizi insindacabili, ma vuole mettere il lettore nelle condizioni di essere egli stesso recensore del locale, andandolo a visitare per (ri)scoprire cucine ogni volta originali e diverse. Cucine che si esprimono nei 285 locali segnalati, dal territorio di Imola

neità. Degli attori, dai patron agli chef, capaci ancora di accogliere con calore e semplicità. Degli ambienti, rispettati e valorizzati, recuperati con filologica pazienza e sacrificio. Infine, dei piatti, attraverso un costante richiamo al territorio, alla ricerca delle buone cose della terra, con qualche doverosa parentesi internazionale.

(confine “geografico” tra Romagna

Niente voti, cappelli o forchette,

ed Emilia) fino all’intera provincia

dunque. Il giudizio c’è, ovviamen-

di Pesaro-Urbino. Edizioni IN Ma-

te, ma si concentra sulle informazioni pratiche e più utili sul locale recensito: l’ambiente e l’atmosfera, a rappresentare gli elementi che rendono ogni posto diverso dall’altro, oltre alla presentazione dei principali “cavalli di battaglia” proposti in menù. Un valido aiuto per scegliere ogni volta il posto giusto dove trasformare un pranzo o una

gazine torna in libreria a dicembre con la nuova edizione della sua Guida ai ristoranti, che si concentra su Romagna e provincia di PesaroUrbino: separate dal punto di vista amministrativo, ma profondamente legate tra loro sotto l’aspetto storico e culturale. Quindi, anche “ territori enogastronomici ” profondamente affini. Curata da Davide Eusebi, giornalista enogastronomico de “il Resto del Carlino”, e da Otello Renzi, già presidente di AIS Marche ed esperto in marketing del territorio, la guida non vuole vergare giudizi irreversibili, ma esaltare la sponta-

cena in un’indimenticabile esperienza di gusto e convivialità. La

guida è in vendita nelle librerie di Bologna, Romagna e della provincia di Pesaro-Urbino, a 15,00 euro. È acquistabile on line sui siti della casa editrice: www.ristorantidellaromagna.it e www.inmagazine.it. IN



Giocare | 52 domeniche di golf

Tra golf e

Turismo

testo Francesca Renzi - foto Ilaria Milandri

I numeri della guida 23 i Golf Club a 9, 18 e 27 buche; 23 le mappe dei campi; 58 piantine coi consigli di gioco; 23 gli score; 20 Golf Club - campi pratica; 91 i siti turistici descritti; 60 gli alberghi e b&b; 48 i ristoranti e le trattorie; 44 le cantine vinicole.

Una guida sul golf, con un taglio innovativo: con questo spirito Mariavittoria Andrini, curatrice dell’opera, ha realizzato 52 domeniche di golf in Emilia Romagna. La guida raccoglie i 23 Club della regione affiliati alla Federazione Italiana Golf: dalla mappa del campo, agli score, ai servizi offerti fino alle buche più belle, complete dei consigli di gioco fornite dai maestri del Club di riferimento. La vera novità, però, sta nell’accostamento golf-turismo, binomio negli ultimi anni sempre più solido, come hanno confermato anche Maurizio De Vito Piscicelli, presidente di Emilia Romagna Golf, e Andrea Babbi, AD di APT Emilia Romagna, durante la presentazione ufficiale del libro, al Golf Club Bologna, il più longevo in regione, fondato nel 1959. Alla presentazione ufficiale sono intervenuti anche Gian Enrico Venturini di BPER, sostenitore del progetto fin dalla fase embrionale, e Andrea Maggi, per la FIG. Lo stesso Maggi ha eviden-

ziato come il libro possa rivelarsi un ottimo alleato per gli accompagnatori, che possono trovare tra le sue pagine molti spunti turistici ed enogastronomici. Proprio su questo piano, APT Emilia Romagna utilizzerà la versione inglese del libro, 52 golf sundays in Emilia Romagna, per la promozione turistica nelle fiere internazionali. La guida, infatti, non è un prodotto specifico per il giocatore, ma anche per la sua famiglia. Il golf offre lo spunto per scoprire il territorio che circonda il circolo. Di fianco alle pagine dedicate ai Club, si apre un capitolo riservato agli itinerari turistici nei dintorni, tra città d’arte, piccoli borghi, parchi naturali, stabilimenti termali, parchi divertimento. Ultima novità, in chiusura di ogni capitolo, la curatrice ha dedicato particolare attenzione all’enogastronomia, indicando sia i piatti tradizionali e i ristoranti dove assaggiarli, sia i vini prodotti nel territorio e le cantine dove degustarli. IN

Quattro declinazioni per una guida La guida cartacea è disponibile in due versioni: in italiano, in vendita nelle migliori librerie nazionali, acquistabile on line e nei golf club della regione; in inglese, utilizzata da APT ed Emilia Romagna Golf per la promozione turistica nelle fiere di tutta Europa. www.52domenichedigolf.it è invece il sito web collegato alla guida, dove trovare notizie interessanti sul mondo del golf. Ultima novità, la realizzazione di un applicativo per iPhone, per scaricare completamente il volume.

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Ricordare | Pasqualon

Pesarese per

Caso?

testo Riccardo Paolo Uguccioni - foto Leonardo Mattioli

Una mostra sul poeta La mostra dedicata a Pasqualon alla Galleria della Pergola di Pesaro, a cura di Elio Giuliani e Piergiorgio Spallacci, titolare della galleria, è stata un’occasione unica per vedere esposti insieme gli storici cimeli del poeta, sia quelli di proprietà comunale che quelli appartenenti a privati, tra i quali il bastone della collezione di Giuliani, attestati di riconoscimenti, edizioni originali delle sue opere, manifesti realizzati da Massimo Dolcini e di proprietà di Luigi Panzieri, e due dipinti di Achille Wildi, Pasqualon e Pasqualon e la Miclena. Molto apprezzata dal pubblico l’esposizione ha mostrato alle giovani generazioni uno “spaccato” del mondo del poeta, la cui statua saluta pesaresi e coloro che arrivano in città, dal 21 settembre, in piazzale Matteotti. (B.A.)

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Odoardo Giansanti nasce a Pesaro (da padre laziale) il 18 settembre 1852. Da bambino studia e forse impara un po’ di latino. Ma la sua infanzia termina presto: nell’ottobre 1862 gli muore la mamma, il padre tre mesi più tardi si risposa e nella nuova famiglia Odoardo è come un intruso, forse perché non tollera la matrigna e quella ne ricambia l’antipatia. Di questa situazione conosciamo l’epilogo tragicomico che si svolge nell’aprile del 1873, quando una sera Odoardo trova la casa vuota, i suoi sono partiti per Roma senza neanche avvertirlo. Disperato, si rivolge alla congregazione di carità per un sussidio. Ma è giovane, sano e non ha lavoro. L’istanza è rigettata. Incontriamo nuovamente Odoardo il 6 novembre 1873 a Roma, in un corridoio del Campidoglio, dove lo arrestano per furto di un cappello. Subisce una lieve pena detentiva. Nel racconto autobiografico in versi, che non accenna a questo infortunio, sono narrate invece le sue peripezie per giungere a Roma, dove i familiari lo accolgono malissimo, tanto che Odoardo ammansisce il padre con un bicchiere all’osteria. Per quella sera, almeno: poi la figura paterna sparisce per sempre dalla sua vita. Agli inizi del 1874, stremato dagli stenti, viene ricoverato all’ospeda-

le di Santo Spirito. Appena rimessosi, tenta di farsi frate. Più tardi racconterà, di quell’episodio, i particolari più adatti al riso. È però certo che nel febbraio 1874 entra tra i Figli dell’Immacolata Concezione, che al Santo Spirito si occupano degli infermi; in aprile veste da novizio con il nome di frate Ilario; in settembre lo dimettono, “non avendo vocazione”. Quasi cinque anni dura il soggiorno romano: Odoardo si ingegna in lavori umili come spazzino, muratore e bracciante, mentre per la polizia è un ozioso e un vagabondo. Alla fine del 1876 subisce un mese di arresto per non aver ottemperato all’ammonizione pretorile di trovarsi un lavoro. Tra 1877 e 1878 subisce altre lievi condanne. Ma alla fine, dimesso dal carcere, un foglio di via lo rimanda a Pesaro, sua città natale. Figlio di un laziale, Odoardo vive a Roma da cinque anni. Pesaro è ormai una realtà remota, dove spontaneamente non tornerebbe mai. L’esservi costretto da un foglio di via decide il suo destino. A Pesaro lo aspettano nuove sciagure: cecità, depressione, tanti anni in manicomio. Ma proprio nel

ricovero scopre una stupefacente abilità a comporre, grazia alla quale “Pasqualon” darà vita per decenni a centinaia di canzoni dialettali che ancora oggi ci commuovono. IN



Fondare | Centro studi vitruviani

La classicità dell’

Architettura

testo Benedetta Andreoli - foto Leonardo Mattioli

Il convegno “Vitruvio e il De Architectura nella cultura classica”

ospitato il 30 settembre scorso a Palazzo San Michele a Fano ha sancito la nascita del Centro Studi Vitruviani dedicato all’opera dell’architetto romano Marco Vitruvio Pollione (I secolo d.C.), autore del trattato in cui scrive, tra l’altro, di aver costruito una basilica a Fano

(coloniae Juliae Fanestri). Situato in via Vitruvio 9, nei locali messi a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio, il Centro Studi presieduto dal professor Paolo Clini dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, mira a “diffondere la conoscenza della cultura classica e della classicità, in particolare l’opera antica e l’influenza moderna dell’architetto romano Marco Vitruvio Pollione, promuovendo attività di ricerca e documentazione, giornate di studio ed esposizioni di materiale didattico”. Davanti al notaio Angelo Colangeli, hanno firmato l’atto costitutivo il vicepresidente e assessore alla Cultura della Provincia, Davide Rossi, l’assessore alla Cultura di Fano Franco Mancinelli, il rettore

dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, Marco Pacetti, il professor Mario Luni in rappresentanza dell’Università di Urbino, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano Fabio Tombari, il presidente dell’Archeoclub fanese, Piergiorgio Budassi e il presidente della Confesercenti provinciale Alfredo Mietti. Al termine del convegno, è stata inaugurata, nell’ex Chiesa di San Michele, la mostra multimediale “Fano, Vitruvio e il De Architectura: segni e memorie”, curata da Paolo Clini e Mario Luni, nella quale è stata presentata una multiproiezione di tesi di laurea in Ingegneria edile - Architettura su Vitruvio e il suo trattato a confronto con i reperti archeologici rinvenuti a Fano. IN

TRIBUNALE DI PESARO ordinanza P.Q.M. Il Tribunale di Pesaro, in persona del giudice Vincenzo Pio Baldo, sommariamente pronunciando sulla domanda cautelare proposta da Intercontact s.r.l. nei confronti di Campanelli Simonetta, con ricorso depositato in data 25.03.2010, così prevede: a)ordina alla Campanelli di cessare ogni attività imprenditoriale per la durata di cinque anni decorrenti dall’1/04/2009 avente per oggetto quanto indicato dall’art.1 del contratto stipulato nella predetta data con la Intercontact s.r.l., ossia il disbrigo di pratiche di relazioni pubbliche, servizi sociali, ricerche di mercato, affari pubblicitari servizi turistici, organizzazione eventi, convegni e congressi e attività analoghe, ad eccezione che con i clienti Riz e Katyna Ortolani, CTC Production e Fondazione Berloni con i quali detta attivi50 | IN Magazine

tà è consentita; b)ordina la pubblicazione del rispetto del dispositivo del presente provvedimento, con caratteri doppi rispetto al normale, a spese della Campanelli, per due numeri consecutivi sulla rivista IN Magazine, edizione di Pesaro-Urbino, nonché, negli stessi termini, per due volte a distanza di una settimana l’una dall’altra, sul quotidiano “il Resto del Carlino” edizione di Pesaro; c)condanna la Campanelli al pagamento delle spese processuali sostenute dalla società ricorrente liquidate in € 1.210,00 per diritti, € 30,00 per spese vive ed € 2.600,00 per onorario, oltre spese forfettarie, Iva e cassa. Si comunichi a cura della cancelleria. Pesaro, 3/06/2010



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