INMAGAZINE-PREMIUM

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - € 3,00

IMPRONTE DI STILI. Riccardo MUTI, Massimo GRAMELLINI, Andrea Segrè, Brutti ma BUONI, Il Gradisca a New York, L’anno del NEVONE.

SPECIAL DOME. architettura e interior design SAN MARINO: Scala di valori, BOLOGNA: Rurale chic, CESENA: Ma.Ra.Ma., Riccione: Renzo Serafini,

Modena: Design a KM Zero.

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Editoriale

EDITORIALE di Andrea Masotti

Grandi nomi di caratura nazionale e internazionale s’incontrano in questo numero di PREMIUM, accomunati dalla volontà di comunicare il bello e il buono della cultura italiana nel mondo. Cominciamo con lo sfogliare le rubriche ricorrenti della rivista, che si aprono con le interviste alla lady del golf Stefania Croce, incontrata al Golf Club I Fiordalisi di Forlì, e al manager Ferruccio Rossi, nuovo AD del Gruppo Ferretti. Per il settore della moda incontriamo il giovane stilista Massimo Giorgetti, creatore della linea MSGM; ci spostiamo in cucina con Patrizio Roversi, che presenta la nuova edizione del libro di ricette “Giovedì gnocchi, sabato trippa” di Martino Ragusa, mentre andiamo in cantina con Giorgio Melandri, degustatore e organizzatore di eventi enologici, giornalista e critico per il Gambero Rosso. Lo stile italiano nel mondo della gioielleria ci porta ai 130 anni festeggiati da Bartorelli Gioiellerie; parlando di mostre ci spostiamo invece al museo San Domenico di Forlì, per l’attesa esposizione dedicata al Novecento. La rubrica dedicata ai libri ci presenta lo scrittore Stefano Mazzesi, autore del libro “Bianco come la notte”; bianco è anche il tuffo nella neve, e nella moda, fatto con il Cortina Fashion WeekEnd, evento glamour che apre la stagione invernale a Cortina. La parte centrale della rivista si apre con Riccardo Muti, che incoronato da nuovi riconoscimenti appartiene ormai alla storia della musica e dell’interpretazione internazionale. Protagonista di grandi concerti, incontri e presentazioni, il Maestro si racconta, tra Chicago e Ravenna. Proseguiamo con l’intervista allo scrittore e giornalista Massimo Gramellini, autore del best seller “Fai bei sogni”: torinese d’adozione ma forlivese d’origini, torna all’infanzia raccontando ricordi legati ai familiari e alla riviera romagnola. Andrea Segrè, premio Artusi 2012, presenta invece i progetti di risparmio alimentare partiti con l’esperienza del Last Minute Market e oggi approdati al Parlamento Europeo, proseguiti anche con l’attività dei “Brutti ma Buoni” di Coop Adriatica. Dal cibo risparmiato a quello valorizzato grazie alle ricette del ristorante Gradisca di New York guidato da Massimo Galeano, bolognese che nella Grande Mela propone tortellini e piadina romagnola doc. Torniamo quindi verso casa ricordando il nevone 2012, evento memorabile raccontato per immagini ad un anno di distanza.

Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - € 3,00

IMPRONTE DI STILI. Riccardo MUTI, Massimo GRAMELLINI, Andrea SEGRè, Brutti ma BUONI, Il Gradisca a NEw YORk, L’anno del NEVONE.

SPECIAL DOME. architettura e interior design SAN MARINO: Scala di valori,

BOLOGNA: Rurale chic, CESENA: Ma.Ra.Ma., RICCIONE: Renzo Serafini,

MOdENA: design a kM Zero.

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Lo speciale DOME dedicato ad architettura e design prende spunto da due abitazioni di San Marino e Bologna per illustrare interessanti progetti di ristrutturazione, con superfici in cui giocano forme geometriche ed elementi di design contemporaneo. Rimaniamo nel mondo del design con Marcantonio Raimondi Malerba, in arte Ma.Ra.Ma, che nel suo laboratorio di Cesena realizza ironici oggetti con materiali recuperati o ricreati. Renzo Serafini, light designer riccionese, sperimenta invece nuove atmosfere progettando la luce, mentre gli architetti modenesi Andrea Cattabriga e Sebastiano Longaretti presentano la nuova esperienza di Slowd, piattaforma italiana per il design a “chilometro zero”.

Editoriale / 3


Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

Editoriale 3

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Accenti 10 Ever Green 20 Blue Notes 22 Fashionable 24 38 Gourmandise 26 Decantare 28 Happening 30 Creative Papers 32 Tra le righe 34 Dolomite 36 44

Riccardo Muti 38 trilogia di riconoscimenti.

Massimo Gramellini 44

torinese di Romagna.

Andrea Segrè 50 catena alimentare senza sprechi.

Brutti ma buoni 54 nuove tappe per il progetto sociale e solidale.

Il Gradisca a New York 58 un pezzo di Bologna nella Grande Mela.

L’anno del nevone 64 febbraio 2012, il record sotto zero.

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Sommario Premium

SOMMARIO - PREMIUM impronte di stili

SPECIAL DOME architettura e interior design

Accenti 72 Scala di valori 74 sintesi di forma e materia.

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Rurale chic 80 da ex fabbricato agricolo ad elegante abitazione bolognese.

“IN MAGAZINE PREMIUM” anno VI - n° 2 dicembre 2012 Reg. al Tribunale di Forlì il 28/10/2005 n. 43

Ma.Ra.Ma. 86

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: 47122 Forlì - Via Napoleone Bonaparte, 50 tel. 0543.798463 - fax. 0543.774044

l’onirica ironia dell’artista designer.

www.inmagazinepremium.it www.inmagazine.it www.menabo.com inmagazinepremium@menabo.com

Renzo Serafini 92 il designer della luce.

Design a km zero 96 Slowd: dal creatore al consumatore.

Stampa: Grafiche MDM Forlì Direttore Responsabile: Andrea Masotti.

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Redazione centrale: Roberta Brunazzi, Serena Focaccia. Segreteria di redazione: Liza Vallicelli. Progetto grafico e impaginazione: Lisa Tagliaferri. Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Irena Coso, Laura De Paoli, Luca Retini. Fotografi: Lidia Bagnara, Margherita Cecchini, Ottavio Celli, Guido Clerici, Gughi Fassino, Federico Galli, Silvia Lelli, Ilaria Milandri, Enrico Muscioni, Claudia Presti, Luca Sgamellotti. Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Linda Antonellini, Barbara Baronio, Simonetta Campanelli, Lucia Lombardi, Anna De Lutiis, Alessandro Gatta, Giorgia Gianni, Rosa Mambelli, Sabrina Marin, Patrizio Roversi. Controllo produzione: Isabella Fazioli, Maria Teresa Di Paola. Chiuso per la stampa il 7/12/2012

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Sommario Premium / 5


La gamma XF si amplia: vai oltre. Soddisfa il tuo desiderio e la tua razionalitĂ , senza compromessi. Tecnologia, prestazioni, eleganza unite a una versatilitĂ unica. Oggi potenza ed istinto della XF si animano di uno spirito sportivo. Nasce la nuova Jaguar XF Sportbrake: motori diesel da 2.2 a 3.0 V6, tecnologia Stop/Start per ridurre le emissioni di CO e ottimizzare i consumi. Tutto il piacere di guida di un‘auto sportiva e il lusso di una berlina. E per la XF berlina due nuove motorizzazioni a benzina: 2.0 quattro cilindri e 3.0 V6, e maggiore sicurezza e aderenza con il nuovo sistema di trazione integrale AWD disponibile sulla versione 3.0 V6. Ora tutte le tue passioni vivono insieme. In puro stile Jaguar.

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Accenti

MUMAC, le “signore” del caffé.

Binasco (MI) - Il mondo della produzione del caffé diventa arte. A Binasco, alle porte di Milano, ha aperto i battenti il Mumac, la più ricca e completa collezione di macchine per caffé a livello internazionale. In mostra 150 pezzi della collezione di Enrico Maltoni e 50 macchine per caffé di proprietà del gruppo Cimbali, che con l’inaugurazione di questo nuovo museo festeggia i suoi primi 100 anni di attività.

Il forlimpopolese Enrico Maltoni, grande appassionato, studioso e collezionista di macchine da caffé d’epoca, dopo più di 20 anni di ricerche, recuperi e restauri, è autore della prima mostra al mondo dedicata alla storia e al design delle “signore” del caffé, attraverso la quale ha ricostruito il filo di una narrazione tra stile, eventi e cultura dai primi del ‘900 fino ai nostri giorni. www.mumac-espresso.com

Usa e Italia, scatti sul Novecento. Modena - La fotografia americana del Novecento e il “pittorialismo” italiano d’inizio secolo. Due modi diversi d’interpretare l’arte fotografica s’incontrano dal 15 dicembre all’ex-ospedale Sant’Agostino di Modena, grazie alle due mostre intitolate “Flags of America” e “Domenico Riccardo Peretti Griva e il pittorialismo italiano”, entrambe in programma fino al 7 aprile. “Flags of America” presenta le opere di 21 autori e prosegue la ricognizione sulla grande fotografia americana del Novecento avviata con le retrospettive di Ansel Adams e Edward Weston. La seconda mostra presenta il lavoro di Domenico Riccardo Peretti Griva (1882-1962), con una selezione di 15 preziose fotografie del Museo Nazionale del Cinema di Torino e un album inedito dell’autore, presentato in anteprima nazionale. Le esposizioni sono promosse dalla Fondazione Fotografia e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino. (A.G.)

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Setup per l’arte contemporanea. Bologna - Il 25, 26 e 27 gennaio 2013 Bologna s’immerge nell’arte ospitando la prima edizione di Setup, nuova fiera d’arte contemporanea indipendente ideata e realizzata da Simona Gavioli, Marco Aion Mangani e Alice Zannoni. La fiera attinge a piene mani dal terreno brulicante dell’arte contemporanea, selezionando 30 proposte di artisti emergenti e giovani curatori, per dar vita ad una kermesse di tre giorni proiettata all’avviamento di nuove leve creative. La location è all’Autostazione di Bologna (piazzale XX Settembre 6), dove s’incontreranno arte contemporanea, musica, editoria e cibo. Al termine della manifestazione il Comitato Scientifico di Setup assegnerà il Premio Setup-Artist, all’artista under 35 più interessante, e il Premio Setup-Curator, premio al curatore che l’ha presentato. www.setupcontemporaryart.com


Accenti

Arte Pura, l’eleganza dello star bene.

Riccione - Arte Pura Store, inaugurato ad inizio estate nella galleria PalaCongressi a Riccione, ridisegna il concetto di shopping abbinato allo “star bene”. Un ambiente unico nato dalla creatività di Daniela Dallavalle, dove design, arte e intimità si uniscono per regalare momenti in cui ci si sente accarezzare l’anima. Nell’esclusivo concept store il bianco domina nella linea di Home Collection creando un’atmosfera unica di relax, che si coglie appieno entrando nello spazio senza tempo di “ArtePura, di fianco al Paradiso”. Abbinamenti inconsueti e innovativi riflettono la genialità di Daniela, che in oltre vent’anni d’esperienza

ha raggiunto un suo stile inconfondibile, in grado di rivoluzionare gli schemi dell’interior design. ArtePura, infatti, unisce il concetto della tradizione artigianale italiana alla cura dei dettagli più scrupolosa, evidente nella scelta di pizzi esclusivi e romantici ricami. Alla raffinatezza di materiali puri come lini, cotoni e spugne si aggiunge la possibilità di scelta infinita di tinture. Queste caratteristiche dell’arredo casa si reggono su valori ben radicati nell’azienda facilmente individuabili anche in “Elisa Cavaletti”, linea d’abbigliamento total look sempre ad opera e pensiero di Daniela Dallavalle.

Bruno Barbieri padrino della cucina degli avanzi. Modena - Grande successo per l’anteprima di presentazione a Modena, presso il Forum Monzani, della nuova edizione di “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa” di Olindo Guerrini, edita da Edizioni IN Magazine e arricchita dalla prefazione dello chef Bruno Barbieri. Il progetto editoriale, nato con il supporto di Banca popolare dell’Emilia Romagna, ripropone in un’edizione integrale curata da Mariavittoria Andrini lo storico libro dell’intellettuale romagnolo. In oltre ottocento ricette il volume raccoglie spunti per utilizzare gli avanzi in maniera consapevole, introducendo il concetto di consumo etico. (S.F.)

Hublot e Ferrari, insieme per il Big Bang. Ravenna - Il tempo scorre parallelo tra Hublot e Ferrari. La Maison svizzera e la casa automobilistica di Maranello hanno infatti sottoscritto un accordo che ha dato vita all’orologio ufficiale della Scuderia Ferrari, presentato a Basilea in occasione del Salone di Orologeria e Gioielleria. Si tratta dell’evoluzione dell’iconico design del Big Bang creata grazie ad un nuovo materiale, il Magic Gold, l’oro 18 carati inscalfibile presentato recentemente nella fonderia Hublot. A questo ambizioso progetto ha preso parte il meglio del reparto Ricerca e Sviluppo della Maison: dotato di movimento di manifattura UNICO, il Big Bang Ferrari ha una linea

originale che non assomiglia a nessun altro Big Bang, con una cassa più grande e possente, il celebre cavallino in rilievo e un contatore di minuti con lancetta e indici ispirati ai contatori di una Ferrari, per rispecchiare il Dna sportivo del costruttore italiano pur mantenendo i caratteristici codici di Hublot. A Ravenna gli orologi Hublot si trovano nel negozio di Sì Anelli in via Cavour e negli altri negozi di Marcello Casadio. Con il marchio della Maison svizzera l’imprenditore ravennate ha anche partecipato lo scorso maggio all’edizione 2012 della Mille Miglia, rimarcando il legame tra gli orologi Hublot e il mondo delle corse.

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Accenti

Marzotto testimonial del libro di Loris Camprini.

Trento - Con al suo attivo un migliaio di copie già vendute e un successo che prima di tutto fa bene al cuore, perché i proventi del libro vanno in beneficenza, “Un milione di chilometri in moto” (Edizioni IN Magazine “Autori”) lo scorso 16 ottobre è approdato a Trento, nella cornice esclusiva delle Cantine Ferrari, per un evento che festeggia il suo autore, Loris Camprini, e presenta un progetto editoriale apprezzato dai lettori e da chi fa del sostegno alla ricerca uno stile di vita. La serata, infatti, oltre alla

presenza dell’architetto Camprini ha visto riuniti l’editore, Andrea Masotti, e un testimonial d’eccezione come Matteo Marzotto, amico fraterno dell’autore e vicepresidente della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, ente a cui va il ricavato della vendita del libro. Un momento di festa, quindi, ma anche di riflessione e altruismo, concluso con un brindisi offerto dai padroni di casa, con le esclusive bollicine Ferrari famose e apprezzate in tutto il mondo.

Guida chic alla Milano della moda. Milano - Per scoprire Milano e le sue location più alla moda è appena uscita la guida più up to date che svela la città e i suoi riti, i suoi luoghi e i suoi linguaggi: è “La milanese chic”, un manuale di stile e un vademecum per vivere davvero la città, da soli, in coppia e con i bambini. L’autrice è Fabiana Giacomotti, opinionista e autrice di libri e programmi di moda e costume, che insegna Storia della moda e del Costume all’Università La Sapienza di Roma. Si parte quindi per un viaggio fashion nei negozi dove si vestono anche gli stilisti e presso i collezionisti di vintage dove comprano le star hollywoodiane, per fare una pausa poi nei ristoranti dove si va per farsi (o non farsi) vedere.

Il denim ISKO racconta i grandi film. Venezia - “Trame di moda” è il titolo della mostra organizzata dalla Fondazione Musei Civici Veneziani in cui vengono celebrati gli abiti e i grandi film che hanno segnato la storia di ottant’anni di cinema. La mostra è allestita nei suggestivi spazi tra il piano terra e il piano nobile di Palazzo Mocenigo, fino al 6 gennaio 2013. Nelle eleganti sale sono ospitate anche le installazioni di denim ISKO, leader mondiale nella produzione di denim e capofila per l’innovazione tecnologica applicata al proprio settore. In un percorso artistico che unisce i costumi dei grandi film girati a Venezia con la moda che a queste suggestioni si è ispirata e i preziosi capi conservati in museo, affascinanti tele di denim rosso

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ISKO™ raccontano una parte della storia del Festival lagunare, e la determinante impronta che esso ha impresso sul modo di concepire la moda a livello globale. Una parte significativa è riservata ai grandi abiti di red carpet degli ultimi cinquant’anni e alle celebri attrici che li hanno indossati, da Anna Magnani, Sophia Loren e Valentina Cortese fino a Gwyneth Paltrow, Anne Hathaway, Keira Knightley, Alba Rohrwacher, Tilda Swinton e Madonna. L’evento è stato curato da Fabiana Giacomotti, scrittrice e docente di Scienze della Moda e del Costume a La Sapienza di Roma, insieme con Alessandro Lai, costumista e storico dell’arte, con un allestimento di grande impatto a cura di Sergio Colantuoni.



Accenti

Natale vista mare all’Hotel Excelsior. Pesaro - Trascorrere le feste a Pesaro tra relax e gusto, per un Natale in tranquillità con le bellezze e i sapori delle Marche: è la proposta a 5 stelle dell’Hotel Excelsior di Pesaro (Lungomare Nazario Sauro). Alla romantica Spa vista mare si aggiunge un welcome massage con oli essenziali Linea Terrakè o con oli profumati della linea St. Barth. Al ‘59 Restaurant, cuore gourmet dell’hotel, è possibile degustare le specialità tipiche marchigiane nella cena della Vigilia e nel pranzo di Natale. In occasione delle feste, la città di Pesaro propone un ricco programma di appuntamenti che si apre il 1° dicembre con l’accensione delle luminarie, proseguendo con eventi e mostre fino

all’8 gennaio. Tra le novità di quest’anno “Il Natale per tutti i gusti”, dal 16 dicembre in Piazza del Popolo, festival del gusto per strada con cibi da tutto il mondo, concerti e spettacoli, sempre ad ingresso gratuito. Il pacchetto Natale all’Excelsior comprende un soggiorno di 3 notti in camera doppia Superior vista mare, gift natalizio di benvenuto, colazione a buffet con prodotti artigianali del laboratorio di pasticceria dell’hotel, accesso alla Spa (comprensivo dell’uso sauna, sala relax, area fitness e piscine idromassaggio), cena della Vigilia e pranzo di Natale al ‘59 Restaurant. Da 299 euro a persona. www.excelsiorpesaro.it

Promuovere le noci di Romagna. San Martino in Strada (FC) “Ti Affido un Noce” è il progetto promosso dall’azienda agricola San Martino e da New Factor di Rimini, presentato ad inizio ottobre in occasione della Giornata della Noce, tenutasi presso l’azienda di S. Martino. L’iniziativa prevede l’affido di un albero di noce a stakeholders selezionati, che avranno la possibilità di seguirne l’evoluzione, ricevere informazioni sulla gestione e cura dell’albero e, soprattutto, portare a casa i frutti del proprio noce. Il progetto rientra nel contesto di “Noci terre di Romagna”, nato 15 anni fa per iniziativa dell’azienda San Martino con l’obbiettivo di estendere la coltivazione di questo frutto in regione. Le altre aziende che vi aderiscono possono

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contare sull’appoggio di New Factor, che si impegna ad acquistare tutta la produzione degli aderenti all’iniziativa, contituita da tre varietà di noci: Chandler, Howard e Lara.

L’uomo Dondup veste “Je t’aime”.

Pesaro - “Je t’aime... moi non plus”, la canzone d’amore dell’artista folle Serge Gainsbourg ispira la collezione Dondup uomo primavera/estate 2013. Una collezione istintiva e immediata dallo stile naturale che rispecchia la personalità di chi la indossa e i temi ricorrenti del dna Dondup: vestibilità perfetta, alta qualità dei materiali e grande attenzione ai dettagli. Fresco di lana, gabardina e tela super 120s, cotone crepe, cotone ultra-light, poplin, raso e micro fantasie tinti filo compongono l’ampia offerta di tessuti. Presentati nuovi modelli di camicie in poplin comfort ultra light e in mussola di cotone indaco in fantasie e stampe Liberty. Le T-shirt in jersey di cotone mercerizzato dai toni brillanti e in piqué di cotone crepe dai toni naturali. Polo tricot, una polo con il collo “smacchinato” ideato con un filato fresco, sottile e leggero, perfetta per l’estate. Rivoluzione nella vestibilità dei pantaloni realizzati in micro fantasie, raso di cotone e freschi lana, che da questa nuova stagione avranno la vita alzata, gamba asciutta e la lunghezza rigorosamente appena sotto la caviglia. (S.C.)


Vanity Fair Edizione del Centenario

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Accenti

Cascata di premi nel 2012 per Oltremateria. San Giovanni in Marignano Il 2012 ha portato importanti riconoscimenti ad Oltremateria, azienda riminese attiva da anni nel settore dei materiali innovativi e dei rivestimenti resinosi. Tra i premi assegnati ci sono il grandesignEtico International Award 2012 e il primo premio Economia Verde di Legambiente 2012 per la categoria industria. Ad Ecomondo sono stati anche inseriti nella top ten delle imprese della Green Economy Made in Italy, selezionate tra tutte le aziende partecipanti al premio Sviluppo Sostenibile 2012 promosso dalla omonima Fondazione.

Mostra Ferrari firmata da Morosini.

(Nella foto, Loris Casalboni con l’ex Ministro Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile).

Maranello - Marco Morosini, inventore del marchio Brandina, alla corte della Ferrari. Il giovane creativo firma infatti l’allestimento della mostra “Le grandi Ferrari di Sergio Pininfarina”, aperta nella Galleria di Maranello fino al 7 gennaio. Oltre all’allestimento Morosini ha curato anche la grafica

Antonello Perricone nuovo presidente di NTV. Roma - Luca di Montezemolo ha lasciato la presidenza di NTV. Al suo posto il Consiglio d’amministrazione ha nominato presidente Antonello Perricone, che assume anche le deleghe fin qui assegnate al vice presidente Vincenzo Cannatelli, anch’egli dimissionario. Perricone, classe 1947, sposato con due figli, ha alle spalle una brillante carriera nel

settore editoriale e si trova ora a gestire un’azienda da un miliardo di euro di investimenti e mille perone di età media sotto i trent’anni. L’ex presidente Montezemolo specifica che continuerà comunque a dare il suo contributo al successo di NTV, come azionista e membro del Cda. www.ntvspa.it

Ferretti alla scoperta dell’America.

Ancona - CRN, cantiere navale e brand del Gruppo Ferretti, prosegue la fase di promozione nei più importanti mercati esteri della nautica di lusso. A fine ottobre l’azienda produttrice di yacht ha partecipato, infatti, al 53° Fort Lauderdale International Boat Show. La cittadina, situata sulla costa della Florida a nord di Miami,

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è la capitale mondiale dello yachting e il suo salone rappresenta il principale appuntamento per il mercato americano di fascia alta. Lo show di Fort Lauderdale, oltre a rappresentare un appetibile ponte per l’America Latina, costituisce un’importante vetrina per confrontarsi con la migliore produzione cantieristica mondiale. www.ferretti-yachts.com

delle tre sezioni in cui è suddivisa la mostra: corse, prototipi e Gran turismo. Un’ulteriore perla nel ricco curriculum del 39enne pesarese, che ha già collezionato incarichi prestigiosi. Dopo aver lavorato a New York negli anni Novanta, quando curava la veste grafica della rivista “Talk Magazine” edita da Miramax, Morosini torna in Italia fermandosi nella Fabrica di Benetton a Treviso, laboratorio di idee voluto da Oliviero Toscani. Lavora con Toscani per tre anni, in qualità di direttore artistico, per poi seguire altre importanti collaborazioni fino a quella con la Ferrari, sfociata nell’organizzazione della prestigiosa mostra di Maranello.


Una nuova era prende forma Nuova CLS Shooting Brake. La più sportiva tra le coupé è una station wagon. Agilità di guida e linee slanciate alle quali si ispira una nuova idea di design. Spazi esclusivi, dettagli raffinati e materiali pregiati offrono piacere assoluto ad ognuno dei 5 passeggeri. Motore 250 CDI, 2100 Biturbo da 204 CV, per il massimo delle prestazioni senza gli oneri delle auto di lusso. Consumi ciclo combinato (km/l): 9,9 (Classe CLS 63 AMG Performance SB) e 18,9 (Classe CLS 250 CDI SB con cerchi da 18”). Emissioni CO2 (g/km): 235 (Classe CLS 63 AMG Performance SB) e 140 (Classe CLS 250 CDI SB con cerchi da 18”).


Accenti

Microbirrifici, evento Slow Food. Ancora una “stella” per il ristorante Righi.

Emilia-Romagna - Dopo il successo riscosso nel Salone del gusto di Torino, Slow food mette in campo un evento dedicato alla birra artigianale in Emilia Romagna per la primavera 2013. Questa produzione, infatti, sta diventando una realtà importante e costituisce un’occasione imprenditoriale per molti nuovi artigiani del gusto. Tra questi ci sono

giovani che hanno fatto scelte originali dal punto di vista della produzione e dell’organizzazione aziendale, che Slow food sostiene a partire dalla segnalazione nella sua “Guida Birre d’Italia”, nella quale trovano spazio ben 23 “microbirrifici” emiliano-romagnoli, che rappresentano circa la metà di quelli presenti sul territorio regionale. (A.G.)

Tartufo bianco per le ricette di Cracco. Acqualagna - Un programma ricco di stelle è andato in scena ad inizio novembre ad Acqualagna, in occasione della 47esima edizione della Fiera nazionale del tartufo bianco pregiato. Ad Enzo Iacchetti è stata consegnata la seconda Ruscella d’Oro, mentre i celeberrimi Fede e Tinto di Decanter di Radio Due hanno condotto il programma in diretta, con la partecipazione speciale di Andy Luotto. Ad attirare l’attenzione degli amanti della cucina è stato anche il celebre masterchef Carlo Cracco (nella foto), che il 3 novembre si è esibito in un cookingshow presentato al pubblico nel Salotto da Gustare. A dare spettacolo due ricette al tartufo di Acqualagna: uovo di quaglia alla camomilla, nocciole e tartufo; involtino di prosciutto con mascarpone al tartufo. Il tutto abbinato a due calici di vino selezionati IMT.

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San Marino - L’edizione 2013 della Guida Michelin conferma per il sesto anno consecutivo la “stella” al ristorante Righi di San Marino, unico locale della Repubblica del Titano a vantare questo riconoscimento. In tutta Italia sono solo 300 i ristoranti ad averla ottenuta e, grazie all’impegno della famiglia Righi, San Marino rinnova a la sua presenza tra il meglio della ristorazione italiana. “Essere stellati per un anno o due può essere il frutto di un exploit o della combinazione positiva di più fattori: dalla cucina, alla gestione della sala, alla cantina. Se però la cosa continua e dura nel tempo - spiega Luigi Sartini (nella foto) chef del ristorante, gestito in sala dal maÎtre Giacomo Paganelli significa che il locale ha raggiunto la sua maturità e la esprime in pieno nei suoi piatti. Nel nuovo anno vogliamo avvicinare ancora più persone alla nostra cucina, affinché la nostra accoglienza sia sempre perfetta, semplice e diretta. In una parola accessibile a tutti”.


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Ever Green

STEFANIA CROCE la lady del golf.

a cura di Mariavittoria Andrini - foto Ilaria Milandri

La chiamano la lady del golf per la sua raffinatezza e per la sua naturale signorilità. Ha fisico e carattere da vera atleta, pur mantenendo una delicata femminilità. Stefania Croce si racconta davanti ad un piatto di tagliatelle e ad un buon bicchiere di Sangiovese nel ristorantino del Golf Club I Fiordalisi di Forlì, dove ha appena finito una “clinic”. È una grande campionessa di golf a livello internazionale ma non si dà arie, né si atteggia. Ha mantenuto un’umiltà e una semplicità che le fanno onore. Ha partecipato per dieci anni all’LPGA, il circuito golfistico professionistico femminile americano, con un secondo posto nell’edizione del 2000. È stata campionessa italiana PGAI (che raggruppa i professionisti del golf) dal 2008 al 2010. Partecipa regolarmente al Ladies European Tour e, ormai da quasi cinque anni, allena la Nazionale italiana di golf femminile. Un palmares invidiabile, conseguito da quella che potremmo definire una predestinata. Stefania il golf ce l’ha nel DNA: il nonno Cesidio durante la guerra faceva da caddy agli americani e si avvicinò così a questo nuovo sport (per gli italiani di allora), il papà Angelo negli anni ‘60 fu uno dei migliori giocatori a livello continentale, prima di divenire un grande maestro. Oggi Stefania ha raccolto il testimone e insegna, quando è libera dagli impegni in giro per il mondo, insieme allo zio Alberto e al cugino nella scuola di golf di famiglia, ad Appiano Gentile in provincia di Como. La cena continua serena fra aneddoti vari e risate come si fa con vecchi amici. E davanti al goloso dolce di pere e mascarpone, confessa: “Amo molto la Romagna e in particolare questo campo a 9 buche, molto bello e anche sufficientemente tecnico. Quel che mi piace di più, però, è l’atmosfera che respiro da queste parti. Conosco tutti e ogni volta che torno mi sento in famiglia. E poi in Romagna si mangia così bene!”.

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Blue Notes

Ferruccio Rossi nuovo AD per il Gruppo Ferretti. a cura di Roberta Brunazzi - foto Guido Clerici

Il Consiglio di Amministrazione guidato da Tan Xuguang, Presidente del Gruppo Ferretti, ha nominato all’unanimità Ferruccio Rossi quale nuovo Amministratore Delegato del Gruppo. Rossi subentra in questo incarico a Giancarlo Galeone, che iniziò il suo mandato dopo l’improvvisa scomparsa dell’AD Salvatore Basile. Alla nomina del nuovo AD si affianca anche quella di Norberto Ferretti a Presidente Onorario. Forte di una solida preparazione finanziaria ed una comprovata esperienza nel settore nautico, Ferruccio Rossi è pronto ad accogliere nuove sfide. Come assicurare la leadership dei brand Ferretti nel settore della nautica di lusso a livello mondiale? “Sicuramente mantenendo l’eccellenza del Made in Italy, che da sempre è il tratto distintivo del gruppo Ferretti. Un gruppo che trova nella diversificazione del prodotto e nel presidio di ogni segmento di mercato la sua forza e la sua peculiarità, che non ha eguali nel panorama nautico mondiale. Direi che oggi, nonostante la crisi, un altro vantaggio competitivo ci viene offerto dall’alleanza con il nuovo azionista Weichai, il quale, grazie alla sua solidità finanziaria, consente il rafforzamento patrimoniale del gruppo con un’ottica di lungo respiro, trattandosi di un partner industriale e non di un fondo di private equity. A questo va aggiunto il fatto che la nuova partnership ci consentirà di essere presenti sui mercati asiatici in maniera capillare, grazie alle conoscenza del territorio e alle relazioni industriali che Weichai può vantare nella Greater China e nel resto del continente”. Quali sono oggi i mercati più interessanti per il settore? “Indubbiamente, per i suoi sviluppi futuri, uno dei mercati più promettenti è quello dell’Asia Pacific, dove ci concentreremo nei prossimi anni. Senza dimenticare gli Usa che stanno vedendo una lenta ma progressiva ripresa ed il Brasile, che continua ad essere in espansione e dove siamo presenti in maniera massiccia, grazie al nostro storico partner Ferretti Group Brasil. Premesso quanto sopra, mi preme ribadire come la nostra attenzione continuerà ad essere rivolta come sempre a tutti i mercati, per andare incontro alla domanda laddove essa si genera con un particolare occhio di riguardo nei confronti del mercato domestico e del bacino del Mediterraneo in generale, che è e rimarrà la ‘culla’ del mercato nautico e della nostra produzione”. Su quale tipo di prodotto è oggi orientata la clientela? “Negli ultimi anni, complice la situazione macro-economica internazionale, la forbice tra le imbarcazioni di medio piccole dimensioni ed i cosiddetti Mega Yachts si è andata ampliando sempre di più, con una crescita a doppia cifra delle percentuali di vendita di questi ultimi, che hanno patito in misura minore la congiuntura negativa. In senso generale, credo invece che la capacità di sfruttare gli spazi interni in maniera più razionale ed ergonomica potrà risultare vincente, al pari dello sviluppo delle tecnologie ‘green’ di cui con il Long Range siamo stati uno dei precursori in ambito nautico. Detto questo, penso che i nostri armatori siano sempre più attenti e maturi con un approccio molto più razionale all’acquisto che in passato. Questo approccio privilegia e privilegerà ancor più in futuro la qualità ed il relativo valore residuo di un’imbarcazione, specie rispetto alle mode del momento che in passato troppe volte hanno generato processi d’acquisto spesso dettati da un approccio contrastante che ha generato non pochi problemi a tutto il mercato”.

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di st r i bu i t o i n e s clusi va da


Fashionable

Massimo Giorgetti MSGM, energia creativa per una moda anticrisi. A cura di Giorgia Gianni

Ha creato il suo fashion brand MSGM nel 2008, l’anno che per l’economia ha inaugurato la crisi. Segno che per la creatività e lo stile c’è ancora spazio, anzi sono forse gli “ingredienti” per sconfiggere la congiuntura negativa. Massimo Giorgetti, nato a Rimini nel 1977, è considerato uno dei migliori stilisti emergenti: sin dalla prima collezione primavera-estate 2010 MSGM è stato un successo di stampa, buyer e pubblico, fino a contare oggi 500 punti vendita nel mondo. Per lui la passione per la moda è arrivata prestissimo. “Fin da bambino - ricorda - passavo intere giornate dai miei zii che a San Mauro Pascoli avevano un ricamificio, tra cartelle colori di filati, rocche e capi di abbigliamento. Un altro zio aveva la concessionaria di macchine da cucire, la migliore amica di mia mamma faceva la sarta, le mie zie di Cesena erano appassionate di pellicce...

Io sono sempre stato ‘malato di moda’. Dopo il diploma tecnico commerciale ho iniziato a seguire la parte tecnica e stilistica di una linea di abbigliamento. E ho capito che quella era la mia strada”. Quando arriva la crisi, Giorgetti la trasforma in opportunità. “Ci sarà sempre spazio per stile e creatività. E ci sarà sempre spazio per la novità e per la modernità. MSGM è stata pensata e creata come risposta alla crisi. Avevo fiutato che c’era bisogno di una moda nuova, fresca, frizzante, allegra, direi quasi positiva. Nel 2008 ho iniziato a presentare il progetto a diverse aziende produttrici e nel gennaio 2009 ho siglato l’accordo con Paoloni Spa”. Novità e modernità contraddistinguono le fonti di ispirazioni dello stilista. “Sono i social network: Instagram e Pinterest, ma anche Twitter e Facebook. Faccio lo screenshot di tutto quello che mi piace, metto nel ‘frullatore’ che ho nella mente, e la mia passione per la musica, indie in particolare, mi dà il coraggio di mixare colori/stampe. Quello che esce si chiama MSGM”. La stessa energia creativa guida Giorgetti nella scelta dei materiali. “Vado molto ad istinto. Anche se ormai quasi tutti i tessuti e le stampe MSGM, basici esclusi, sono esclusivi, creati insieme ai grafici e ai fornitori di tessuti. I miei collaboratori, i miei assistenti e tutto l’ufficio stile MSGM mi dà comunque un grosso supporto e un grande aiuto. In questo momento particolare sono molto fiero ed orgoglioso del mio staff”.

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Gourmandise

Gastronomi non per caso l’incontro a tavola fra Patrizio Roversi e Martino Ragusa. Testo Patrizio Roversi

Patrizio Roversi racconta il nuovo libro del gastronomo Martino Ragusa, “Giovedì gnocchi sabato trippa”, una guida alla cucina delle mamme con un occhio alle nuove tendenze e un’attenzione privilegiata alla qualità delle materie prime.

“Giovedì gnocchi, sabato trippa” è la riedizione (riveduta, corretta e soprattutto aggiornata) di un vecchio libro, uscito quasi vent’anni fa e che dopo che è andato esaurito, è stato ricercato e invocato a gran voce da moltissimi lettori. Rispetto alla prima, questa edizione non poteva che essere molto più ricca, e non solo perché nel frattempo l’esperienza di Martino Ragusa si è enormemente arricchita: questo testo infatti contiene una parte che potremmo definire di “Sociologia della gastronomia”, che consiste in tutta una serie di considerazioni sul bon ton in cucina e sul significato sociale del cucinare, che coi tempi che corrono in termini di integrazione e di mutazione dei costumi, non poteva non essere riportata al presente. Nella suo volume “La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” Artusi fa spesso appello al buon gusto, cioè a quella indefinibile dotazione genetico-culturale che noi italiani abbiamo nel nostro DNA. Io ho fatto il turista in giro per il mondo e ho imparato a relativizzare tutto, compresi i gusti gastronomici, ma alla fine sono arrivato alla conclusione - magari politicamente poco corretta che noi italiani abbiamo un palato migliore di molti altri. A noi certi accostamenti di sapori non vengono neanche in mente e certe aberrazioni del gusto le riconosciamo al volo. Ecco, appunto: l’Artusi e il Ragusa fanno appello entrambi a questo “buon gusto” innato. Ed entrambi quindi tendono a fissare e trasmettere le basi della cucina italiana, perché ognuno di noi possa coltivare questo gusto. Vorrei aggiungere però, da ultimo, una precisazione e un’auto-citazione che spero mi perdonerete: un certo merito per questo libro di Martino ce l’ho anche io! Infatti ho vissuto, da studente, per anni con Martino, che ha nutrito me e gli altri abitanti dell’appartamento di Via Nazario Sauro a Bologna con le sue ricette. E quando Martino ha cominciato a scrivere il suo manuale, mi ha usato come cavia. E io l’ho subito subissato di domande e di lamentele: non capivo la metà dei termini che citava, non capivo i francesismi e i tecnicismi e alcune spiegazioni erano troppo sbrigative per chi - come me - in cucina faceva fatica a farsi una buona pasta. Ed ecco allora che Martino ha spiegato e ha approfondito, senza dare assolutamente nulla per scontato. Il risultato è questo: un libro concreto, utile, semplice eppure condito di digressioni culturali che ti motivano a contestualizzano il gesto di cucinare. Soprattutto un libro che ti trasmette i rudimenti essenziali per non fare sciocchezze tra i fornelli.

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Decantare

Giorgio Melandri riserva storica Made in Romagna. a cura di Roberta Brunazzi - foto Lidia Bagnara

Degustatore, giornalista, curatore di eventi e collaboratore per importanti pubblicazioni dedicate al vino, Giorgio Melandri è oggi una voce autorevole del settore enologico. Faentino, classe 1965, si avvicina all’enogastronomia negli anni ‘80 collaborando con Slow Food; dal 2009 è tra gli autori di Gambero Rosso Editore, seguendo in particolare le guide Vini d’Italia e Oli d’Italia. Collabora con l’editore La Mandragora ed è consulente per l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, per la promozione e la valorizzazione dei prodotti tipici. Dal 2007 cura Enologica, salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia-Romagna ospitato nel Centro fieristico di Faenza; per il Comune di Bertinoro ha creato invece la Riserva Storica dei Sangiovesi di Romagna.

Un’idea innovativa che negli ultimi due anni ha visto mettere a dimora le bottiglie più rappresentative dell’eccellenza vinicola romagnola. Le ultime acquisizioni, 49 tra Sangiovese e Albana, sono state inserite in Riserva lo scorso 21 ottobre nel piano superiore della Cà de Bè, con una cerimonia ufficiale capitanata dal sindaco di Bertinoro Nevio Zaccarelli. “La selezione - spiega Melandri - viene fatta di anno in anno, perché il potenziale di invecchiamento del vino dipende non solo dalle pratiche agronomiche ed enologiche ma anche dall’interazione tra l’andamento climatico e le caratteristiche del terroir. Quest’anno ho inserito nella Riserva otto nuove aziende (Ancarani e Cantina San Biagio Vecchio sulle colline faentine, La Collina e Villa Liverzano nell’area di Brisighella, Costa Archi di Castelbolognese, Casetta dei Frati di Modigliana, Terre della Pieve di Cesena e la riminese Tenuta Carbognano, ndr), fortemente legate al territorio e oggi capaci di proporre riserve che potranno essere interessanti anche bevute tra dieci o vent’anni. Sempre più produttori puntano a rispecchiare nel vino il luogo in cui nasce, prestando grande attenzione alla qualità. Sono questi i due cardini fondamentali su cui costruire un’identità enologica forte per la Romagna”.

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Le annate migliori per il Sangiovese. Il lavoro di Melandri per la Riserva Storica dei Sangiovesi di Romagna a Bertinoro non si ferma alla selezione dei vini. Assieme ad un gruppo di lavoro composto da Filippo Apollinari, Francesco Bordini, Remigio Bordini, Franco Calini, Cristina Geminiani, Giovanna Madonia, Mauro Sirri e Giovanni Solaroli, ha stilato anche una specifica carta delle annate, migliori e peggiori, per il Sangiovese di Romagna. Analizzate dal 1990 al 2008, sinteticamente raccontate e votate su una scala da uno a cinque. La prima decade regala due annate super, quelle del 1990 e del 1998, la prima caratterizzata da vini di buona struttura e grande acidità, la seconda da rossi con un potenziale di longevità straordinario. Da dimenticare, invece, il Sangiovese del 1992, segnato da un’annata troppo piovosa. Il Duemila si apre con una buona qualità (quattro punti su cinque) ma è il 2001 a regalare un nettare ottimo, perfetta sintesi tra equilibrio e struttura, con tannini maturi e bocche eleganti. Il clima secco del 2003 ha invece compromesso il Sangiovese di quell’anno, migliorato nel 2004 e attestatosi, negli ultimi anni presi in esame, tra un livello di media e buona qualità.


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Happening

Bartorelli Gioiellerie preziosa tradizione dal 1882. a cura di Alessandro Gatta

Poter vantare 130 anni di storia non è da tutti. È un traguardo davvero importante quello raggiunto da Bartorelli Gioiellerie, una realtà italiana, come il suo fondatore, ma internazionale come la sua cultura di adozione. L’eccellenza dello stile mixata a quella dell’alta orologeria internazionale permettono al gruppo di proporre alla propria clientela un assortimento unico, selezionato tra le più eleganti ed esclusive novità di marchi leggendari internazionali quali Rolex, Patek Philippe, Breguet, Chopard, Bulgari, Pomellato, Damiani, Cartier, Chanel e tanti altri. È questo oggi il lusso assoluto, garantito da un nome che, dal 1882 ad oggi, è divenuto sinonimo di eccellenza e prestigio nell’alta gioielleria e nell’alta orologeria.

Da oltre 130 anni, infatti, Bartorelli definisce lo stile italiano nel mondo della gioielleria, traendo ispirazione dalla bellezza senza tempo delle gemme, traducendole in linguaggio contemporaneo grazie all’avanguardia delle sue scelte estetiche. Il primo negozio storico si trova a Riccione, seguito dai negozi aperti a Milano Marittima, Pesaro e Cortina d’Ampezzo, luoghi di incontro per il jet set internazionale, per il mondo della cultura e del cinema, che trovano nelle preziose boutique Bartorelli uno spazio dedicato all’esclusività e al lusso a 360 gradi. Il gruppo è concessionario e riparatore ufficiale dei più prestigiosi marchi del lusso internazionale, oltre che vetrina delle preziose collezioni di alta gioielleria griffate Bartorelli Maison. I primi 130 anni di attività sono stati celebrati con vari eventi di spicco, in collaborazione con Rolex, Chopard e importanti marchi nazionali e internazionali. “Il 2012 è stato un anno importante per la nostra azienda - afferma Paolo Bartorelli (nella foto assieme alla moglie Paola)- sono orgoglioso di aver potuto festeggiare questo importante traguardo con Rolex, marchio principe dell’orologeria svizzera, e con Chopard, simbolo dell’alta gioielleria e dell’orologeria dal carisma unico. Si rinnova la nostra strategia aziendale che mira a proporre un’assistenza tecnica sempre più su misura e rivolgendosi a mercati sempre più ampi, con proposte di stile italiano ma adatte ad un gusto internazionale”.

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Creative Papers

Il Novecento in mostra arte e vita in Italia tra le due guerre. a cura di Sabrina Marin

Lo sguardo di Antonioni attraverso la pittura. Ferrara - “Lo sguardo di Michelangelo Antonioni e le arti” è il titolo della mostra che Palazzo dei Diamanti di Ferrara dedica ad uno dei padri della modernità cinematografica. Dal 10 marzo al 9 giugno 2013 sarà una grande mostra a celebrare il maestro ferrarese, organizzata da Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara - Museo Michelangelo Antonioni, in collaborazione con la Cineteca di Bologna. La rassegna, inserita nel calendario delle celebrazioni per il centenario della nascita del regista, ripercorrerà la parabola creativa di Antonioni accostando i suoi lavori a opere di grandi artisti come De Chirico, Morandi, Rothko, Pollock, Burri e Vedova, offrendo così un inedito e suggestivo dialogo tra film e pittura, letteratura e fotografia. www.palazzodiamanti.it “Novecento. Arte e vita in Italia tra le due guerre”. È il titolo della mostra che i musei di San Domenico di Forlì aprono al pubblico dal 6 febbraio al 16 giugno 2013. La grande esposizione, inserita nel progetto dedicato al Novecento che ha preso il via nel 2012 con la mostra dedicata allo scultore Adolfo Wildt, si articola in un percorso suddiviso in 14 sezioni, incentrate sull’evoluzione artistica nel periodo dal primo decennio del Novecento fino alla seconda guerra mondiale, con particolare attenzione agli anni Venti e Trenta e approfondimenti tematici sulle tendenze, i movimenti, le avanguardie, i protagonisti. Ne emerge uno spaccato di vita e di costume che ben ritrae quegli anni, anche attraverso le nuove arti - il cinema, la moda, le arti grafiche e decorative - così come prende nuova luce il confronto sull’istanza morale dell’arte, svolto soprattutto attraverso il dibattito delle riviste. Si tratta, infatti, di un periodo che presenta al proprio interno diversi movimenti: dalla pittura metafisica di “Valori plastici”, al cosiddetto “Ritorno all’ordine”; dal Realismo razionale all’arte celebrativa del regime. I nomi sono quelli di Boccioni, Balla, Sironi, Soffici, Prampolini, Carrà, Severini, Savinio, De Chirico, De Pisis, Morandi, Casorati, Funi, Campigli, Donghi, Martini, Rosai, fino a Pirandello, Maccari, Mafai, Manzù, Guttuso. Le sezioni rievocheranno la prima (1926) e la seconda (1929) “Mostra del Novecento Italiano”, organizzate da Margherita Sarfatti; la grande Mostra della Rivoluzione Fascista allestita a Roma nel 1932-33; la V Triennale di Milano e la rassegna dell’E42 a Roma, che segnò una profonda trasformazione nell’urbanistica e nell’immagine stessa della capitale. La mostra affronterà anche il legame culturale e formale con la prospettiva razionalista e il dibattito sul classicismo in architettura e nell’urbanistica.

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Tra le Righe

Quando il buio è bianco

un affascinante romanzo d’esordio che racconta una Ravenna diversa. Testo Serena Focaccia - foto Claudia Presti

L’esordio narrativo del ravennate Stefano Mazzesi è di quelli che incoraggiano chi ama leggere buoni libri e, soprattutto, ascoltare voci nuove. Bianco come la notte (Foschi, 2012) è un noir ambientato nei lidi ravennati, ma in una stagione insolita come l’inverno, e che racconta storie di personaggi “minori”, un po’ sfuocati come la nebbia che pervade il romanzo. La prima domanda è inevitabile: come nasce Bianco come la notte e perché la scelta di un genere “classico” in luoghi “alternativi”? “Nelle mie intenzioni Bianco come la notte doveva essere un racconto, ma subito la situazione mi è sfuggita di mano, alcuni personaggi hanno cominciato ad agire di testa loro mentre altri, mai visti prima, spingevano per entrare nella storia. E così ho dato spazio alla storia e dopo tre anni mi sono ritrovato un romanzo finito. Non avrei potuto ambientare la storia in altri luoghi, perché sono protagonisti e non comparse.” Parlaci un po’ di questi luoghi “protagonisti”, del loro significato narrativo... “La riviera ravennate fuori stagione diventa invisibile e la Bassona, per molti, è invisibile tutto l’anno: pochi chilometri di spiaggia incontaminata al centro della costa romagnola. Conosco romagnoli che sanno tutto di Sharm El Sheik ma non sono mai stati alla Bassona. È un posto scomodo, sotto ogni aspetto. Esiste un’umanità fuori stagione che vive e opera in questi luoghi vuoti e marginali, che si muove in una dimensione parallela alla nostra; a volte questi due mondi si scontrano e confluiscono l’uno nell’altro e allora gli effetti sono devastanti.” Qual è il tuo percorso personale e professionale per arrivare alla scrittura? “Ho iniziato come speaker radiofonico: erano i primi anni ottanta, l’epoca d’oro delle radio private in Italia. Sempre in quel periodo ho fatto parte del gruppo musicale degli Earwax. Poi sono passato alla televisione, occupandomi di audio, e ho seguito eventi come il Campionato Mondiale di F1, la Coppa del Mondo di Sci, il Giro d’Italia, ma anche lo Zecchino d’Oro. Oggi sono regista presso Videoregione e Canale 11. Ho sempre coltivato una passione per la lettura, da bambino trascorrevo ore nell’edicola-libreria della zia dove divoravo libri e riviste. E dopo, a casa, scrivevo racconti.” L’entusiasmo della scrittura traspare con forza nelle parole di Stefano Mazzesi e ci auguriamo di leggere presto un’altra delle sue storie, che magari ci racconti un altro scorcio di Romagna visto dalla sua prospettiva “obliqua”.

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Dolomite

Moda d’alta quota

Cortina Fashion WeekEnd per l’avvio di stagione. a cura di Serena Focaccia

Fine settimana all’insegna di moda e glamour a Cortina d’Ampezzo, capitale alpina della moda dal 7 al 9 dicembre. Il ponte di Sant’Ambrogio ha visto accendersi i riflettori sulla seconda edizione del Cortina Fashion WeekEnd, grande festa all’insegna della shopping experience d’alta quota. La Regina delle Dolomiti apre così la stagione invernale con un evento fatto di oltre cento happening tra aperture straordinarie, musica, performance, fashion e arte. L’evento è organizzato da Cortina Turismo in collaborazione con White Events e il supporto di Cna Federmoda, con protagonisti i negozi, le boutique, gli alberghi, i ristoranti e i musei del centro.

Tra le novità di quest’anno un team di personal shopper a cura della stylist Masha Tagliabue e dei giovani di L.UN.A, Libera Università delle Arti, uno shooting fotografico in galleria del fotoreporter Stefano Zardini e una mini collezione concepita ad hoc da dieci giovani designer per il Fashion WeekEnd. La notte bianca dell’8 dicembre ha visto protagonisti opening e cocktail a tema, happening e degustazioni. Forte del successo dello scorsa edizione, sono tornati anche gli “alberi in vetrina” per Baby nel Cuore, 30 alberi natalizi customizzati da griffe e giovani artisti, per un progetto realizzato con il supporto di Cna Federmoda il cui ricavato viene devoluto alla onlus Baby nel Cuore. Il vintage delle nevi si racconta invece al Museo Etnografico delle Regole d’Ampezzo, che fino al 2 aprile espone abiti femminili e maschili accanto ad attrezzature, slittini, pattini e sci d’epoca. Sempre fino al 2 aprile, al Museo d’Arte Moderna “Mario Rimoldi” è in mostra l’intero corpus di opere della collezione Antonio e Cicci Allaria (ben sessanta firmate da Mario Sironi), affiancata dal riallestimento della collezione permanente del museo, con nuove opere di De Pisis, Sironi e Alis Levi.

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Vigilia golosa. Natale a Cortina da veri gourmet. Cene speciali al Cristallo Hotel Spa & Golf (5 stelle Lusso), all’interno dei ristoranti panoramici La Veranda e il Gazebo, mentre per il pranzo di Natale l’executive chef, Marco Badalucci, preparerà un menù a base di cappelletti in brodo, doppio ristretto di cappone e maltagliati con ragù d’anatra e tartufo bianco, e per finire un’originale rivisitazione del tradizionale panettone. Piatti tipici della cucina mediterranea per la cena di Natale al Grand Hotel Savoia: il 5 stelle ampezzano coccolerà gli ospiti fin dal buffet della prima colazione - con ampia varietà di dolci fatti in casa - per passare poi al centro benessere con ingresso gratuito, mentre per i più piccoli è a disposizione un’area giochi dove potranno divertirsi imparando. Appuntamento gastronomico anche nella terrazza dell’Hotel Ancora (4 stelle) con cena di Natale a lume di candela preparata dallo chef Michele Nobile, medaglia di argento alle ultime Olimpiadi di Cucina di Erfurt.



RICCARDO MUTI trilogia di riconoscimenti. testo Anna De Lutiis - foto Silvia Lelli

Una pioggia di premi incorona definitivamente il grande Maestro, che appartiene ormai alla storia della musica e dell’interpretazione. Impegnato ora anche nella produzione editoriale, con un libro dedicato a Verdi.



Riccardo Muti

Nuovi prestigiosi riconoscimenti per il maestro Riccardo Muti. Nel mese di novembre 2012 ne ha messi in bacheca ben tre. A Milano, città che lo ha visto presenza fondamentale nella storia della Scala, la IULM, nella persona del rettore Giovanni Puglisi, gli ha consegnato la Laurea Magistrale Honoris Causa con la seguente motivazione: “Erede e massimo rappresentante della tradizione musicale italiana, il suo nome è sinonimo di italianità, di prestigio culturale e di capacità artistica professionale che appartiene ormai alla storia della musica e dell’interpretazione”. E non basta: nella stessa occasione il maestro Muti ha ricevuto anche la Medaglia d’Oro del Ministero degli Affari Esteri per la promozione della cultura italiana all’estero, mentre a Roma, al Quirinale, gli è stato assegnato anche il Premio De Sica per la Musica. È Cristina Mazzavillani Muti, moglie del maestro, a commentare questo felice momento: “Io sono impegnata a Ravenna con la Trilogia Verdiana (programma che ha riscosso grande successo con nove serate tutte sold out, ndr), creatura che non ho potuto abbandonare, ma mio figlio era presente e ha assistito al calore e all’entusiasmo con cui il pubblico lo ha accolto. E lui, come è nel suo carattere, con un segno concreto e diretto ha trasformato la lectio magistralis in una prova con i giovani del Conservatorio milanese, con i quali ha eseguito e spiegato un concerto per archi di Vivaldi. Ha parlato con il suo linguaggio abituale, la musica, ma ha anche colto l’occasione per sottolineare la necessità di valorizzare i giovani talenti, che certamente erano tra i tanti presenti, per metterli nelle condizioni di emergere evitando quelle fughe all’estero che ci privano di tanta potenzialità”. Sono tante le esperienze che hanno portato il maestro Muti a crescere in Italia, con costanza e fatica. Memore di tali difficoltà continua a lavorare per dare ai giovani nuove possibilità: risale al 2004 la creazione dell’Orchestra Giovanile Cherubini, con cui ha girato il mondo da Salisburgo a Parigi, da Madrid a Buenos Aires, riscuotendo grandissimo successo. Sempre in partenza o in arrivo da un continente all’altro, non è facile intervistarlo. Quando si concede è però semplice, diretto e schivo, anche se assolutamente consapevole del proprio valore. Era appena giunto a Chicago, nel settembre del 2010, dopo aver accettato l’incarico di Music Director della Chicago Symphony Orchestra, quando in un’intervista telefonica espresse sorpresa ed emozione per quanto la città gli andava dimostrando: “Certamente hanno

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Riccardo Muti

Ph. Todd Rosenberg

Sopra, il Maestro Riccardo Muti dirige la Chicago Symphony Orchestra sul palco dell’Orchestra Hall.

voluto sottolineare con calore questo mio arrivo e l’hanno fatto in maniera spettacolare: sulla facciata del Museo di Chicago dove, tra l’altro, c’è la bellissima nuova ala dell’Art Institute progettata da Renzo Piano, una struttura leggera, stupenda, che sembra sollevarsi verso il cielo, domina la mia immagine, così come accade sui grattaceli, in tutte le fermate di auto e metrò. I 25mila al Millenium Park che hanno atteso per ore per ascoltare il concerto donato alla città, la loro finale standing ovation, il loro calore quando abbiamo suonato Va Pensiero e l’Inno di Mameli, le bandierine bianche sventolate da grandi e piccoli con sopra la scritta ‘Muti Festa’, non possono lasciarmi indifferente, così come non si è preparati ad apprendere che il Consiglio della città possa votare per proclamare il 19 settembre ‘Muti Day’, votazione certificata come è certificata la risoluzione successiva. Se ciò non bastasse, hanno anche denominato ‘Muti Mile’ il tratto di strada che conduce all’Orchestra Hall”. A distanza di pochi mesi il maestro Muti ricevette in America due ambiti riconoscimenti: due Grammy Awards per la registrazione della Messa da Requiem di Verdi e per l’album contenente una selezione dei migliori brani di musica classica. Il Premio Birgit Nilsson, Nobel per la musica classica, il riconoscimento assegnato da una fondazione dedicata alla soprana svedese, l’ha innalzato tra i maggiori rappresentati della cultura mondiale per “Straordinari contributi all’opera e ai concerti, oltre che per la sua enorme influenza sul mondo della musica, sia sopra che fuori il palcoscenico”.

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A fianco, il maestro Muti durante le prove con giovani musicisti. Sotto, assieme al Papa Benedetto XVI, per il quale ha diretto un concerto nel maggio scorso.

Un grande maestro che si emoziona? Sì, come ha ammesso lui stesso quando, nel maggio 2012, ha diretto il concerto per Papa Ratzinger. La grande capacità di trasmettere la sua passione per la musica contagia e coinvolge come un torrente in primavera. È quanto accaduto lo scorso anno all’Opera di Roma: dopo l’esecuzione del “Va pensiero” e la richiesta del bis il maestro Muti lo concesse invitando il pubblico a cantarlo insieme all’orchestra e ai cantanti. E anche in quella circostanza non si fece sfuggire l’occasione per invitare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e le altre numerose figure istituzionali presenti ad evitare che i grandi valori culturali del nostro Paese fossero dimenticati. La sua spontaneità è spesso disarmante. Quando è a Ravenna non è difficile incontrarlo alla Ca’ de Ven: “Maestro, complimenti per i suoi successi in tutto il mondo, ma non dimentichi mai Ravenna!”. La risposta arriva spontanea: “E le sembra che possa dimenticarla? Sono qui seduto davanti ad un magnifico piatto di cappelletti...!”. Se solitamente si esprime con la musica, Riccardo Muti non disdegna anche di esprimersi attraverso un secondo libro dedicato a Verdi, dopo due anni dalla pubblicazione della sua autobiografia. “Verdi. L’italiano. Ovvero, in musica le nostre radici”, edito da Rizzoli, è un ricco percorso fatto di pensieri, osservazioni, ricordi, affiancati a considerazioni sull’esecuzione delle opere di Verdi, che onorerà in occasione del bicentenario della sua nascita, inaugurando la stagione dell’Opera di Roma con Simon Boccanegra. Il libro è stato presentato al Castello Sforzesco di Milano il 18 novembre scorso, davanti ad un pubblico foltissimo che i locali predisposti alla presentazione non sono riusciti a contenere. Il volume è una dichiarazione d’amore ma anche un insieme di suggerimenti per meglio capire, gustare e stimare il grande compositore di Busseto”. “Verdi è il musicista della Vita, e certo è stato il musicista della mia vita”, afferma Muti. “È un compositore talmente capace di mettere a nudo e trattare le nostre passioni e i nostri dolori, i nostri pregi e i nostri difetti, che noi ci riconosciamo in essi, e questo è uno dei motivi della sua universalità. Fino a quando l’uomo resterà tale e non avrà, come in ‘Star Trek’ le orecchie lunghe, la testa a fungo e le gambe rattrappite, ogni generazione troverà nella musica di Verdi una parola di conforto”.

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Radici forlivesi e ricordi d’infanzia legati alla riviera romagnola per il principe del giornalismo nazionale. Autore di un libro in vetta alle classifiche che invita a sognare di piÚ. E il suo sogno? Scrivere una favola come Il Piccolo Principe.



Massimo Gramellini

Massimo Gramellini, classe 1960, torinese e torinista, è uno dei vicedirettori del quotidiano “La Stampa”. Terminata l’esperienza di “Specchio”, ha continuato il dialogo con i lettori attraverso la rubrica della “Posta del cuore” e oggi i suoi “Buongiorno” in prima pagina sono seguitissimi. Da due stagioni è anche un volto televisivo grazie a “Che tempo che fa”, il lunedì sera su Rai Tre al fianco di Fabio Fazio. Parliamo con lui mentre il suo secondo romanzo, Fai bei sogni (Longanesi), svetta in cima alle classifiche. Un libro intenso, nel quale fin dalle prime righe s’intuisce che il protagonista rimasto orfano di madre in tenerissima età è lui stesso. Un bambino sospeso nella speranza infantile di vederla prima o poi ritornare, con un finale a sorpresa e la costante vena ironica tipica di Gramellini, che lo contraddistingue come una tra le penne più brillanti e acute del giornalismo italiano. Un viaggio a ritroso che ci piace percorrere con lui, chiedendogli qualcosa di più sulle sue origini. Il cognome Gramellini, infatti, è molto diffuso nel forlivese. E lui subito ci conferma le sue radici romagnole: “Mi lega alla Romagna e soprattutto a Forlì la mia famiglia paterna. Mio padre si chiamava Raul Gramellini e mio nonno era Guido Gramellini, marito di nonna Emma della quale parlo nel libro. Fu il nonno Guido a portare la famiglia a Torino, città nella quale sono nato. E poi c’è la famiglia Monti di Forlì, che si lega alla mia famiglia da parte materna. Pino Monti è stato presidente della squadra di basket forlivese, ed era cugino di mio padre”. Che ricordi ha della Romagna? “Risalgono alla prima infanzia. Per me è stato il posto di tante prime volte. La spiaggia, per esempio, è sempre stata quella romagnola, quando mi allontanavo dall’ombrellone dicendo ciao mamma, vado in Jugoslavia. Avevo paura dell’acqua e m’insegnarono a nuotare dicendomi di fare una bracciata in più ogni volta. Detto così sembra quasi un insegnamento di vita: una bracciata in più fino a che non tocchi più il fondo... Questo un giorno è successo e, superato il primo momento in cui ho temuto di affogare, ho cominciato a dare bracciate sempre più ampie e forti, in completa autonomia. Una conquista! Come la vita, che non è fatta di rivoluzioni ma di tanti piccoli cambiamenti. Romagna ha anche significato per me la prima cottarella. Ricordo una sera d’estate con una ragazzina, quando si andava al cinema all’aperto a Milano Marittima. Per ovvi motivi ho dimenticato il film ma le emozioni, i silenzi, quelli me li ricordo tutti. E poi le lezioni di nuoto tenute da mio zio, con sveglia alla mattina presto per approfittare del mare calmo. E i bomboloni caldi che ci aspettavano subito dopo”. Memorie del passato fatte di gente ma anche di sapori... “Direi di sì, e a questi aggiungo il gusto ineguagliabile della piada e il segreto del suo successo, che io cerco sempre di spiegare a chi non è romagnolo e non capisce. La sua pasta morbida e calda la assapori con il prosciutto che caldo non è, e nel contrasto si cela tutto il suo sapore. Il mondo fuori dalla Romagna pensa che la piada sia un toast che si farcisce e poi si scalda e invece no: è un cibo lento che prevede momenti separati di impasto, cottura e farcitura. Un rituale, insomma, come tutti quei cibi che si legano a un luogo, a una cultura. In casa mia, a Torino, c’è sempre stata al posto del pane sulla tavola. Un altro rito con il quale ho vissuto è quello dell’impasto delle tagliatelle preparato dalla mia nonna. E il fascino che mi catturava vedendo mia cugina Marina Monti, abile e giovane campionessa di tennis, impugnare il mattarello e preparare le tagliatelle. Una ragazza bella ed emancipata legata alle tradizioni: per me ragazzino era qualcosa di fantastico”. Qual è il pubblico di Massimo Gramellini? “Per la maggior parte femminile, più in larga scala direi un pubblico amico. Mi sento ampiamente rappresentato da coloro che mi leggono. Credo che, ad un certo punto, un giornalista debba scegliere se scrivere per il mondo dei giornali, dei potenti, della classe dirigente o per i lettori. Il che non significa che i primi siano più o meno importanti degli altri. Cito un ricordo che porto sempre

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Fai bei sogni. “Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi”. “Fai bei sogni” è la storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso, il timore di vivere. L’ultima fatica letteraria di Massimo Gramellini è dedicata a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi, come il protagonista di questo romanzo. “Fai bei sogni” è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. In questo romanzo l’autore ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido; una lotta incessante contro la solitudine, l’inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell’amore e di un’esistenza piena e autentica, che gli consentirà di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo. Massimo Gramellini ha pubblicato anche “Colpo Grosso” (con Curzio Maltese e Pino Corrias), 1994; “Compagni d’Italia”, 1996; “Buongiorno”, 2002 e “Granata da legare”, 2006.



Massimo Gramellini

nel cuore, una delle mie ultime telefonate con Indro Montanelli, in cui mi disse il giornalista ha un solo nemico, la noia. E Carlo Fruttero, altro grande maestro, che mi disse nel dubbio, taglia”. Lei dialoga quotidianamente con i lettori, ha quindi il privilegio di intercettare gli umori del suo pubblico. Com’è oggi l’umore degli italiani? “Sono molto arrabbiati, anzi disperati che è peggio. Vivono la crisi, non riescono a capire come ne usciremo, poiché nessuno lo sa e nessuno lo prevede. Spesso si paragona questo momento al dopoguerra ma credo che oggi la situazione sia più grave. Nel dopoguerra c’erano macerie ovunque ma l’obiettivo era riemergere, ricostruire. Oggi le nuove generazioni non guadagnano più. Il mondo non è sano se i nonni mantengono i nipoti. Gli italiani hanno bisogno di credere in sogni grandi. Siamo andati in crisi con il denaro, il possesso, il potere, i beni di consumo. Senza essere pauperistici, non dico che povero è bello, ma che vanno riscoperti i vecchi ma sempre validi insegnamenti dei padri che nascono dall’onesta di sentimenti che c’è in un padre che trasmette al figlio”. Di cosa c’è bisogno in questo momento? “Più sogni, tantissimi. Oggi purtroppo non ne abbiamo più per credere in qualche cosa. Non abbiamo una politica forte, in grado di dare degli obiettivi, realizzarli, indicare un percorso che punti sull’ambiente, sui beni culturali, sulla storia. Ci sono troppi politici e troppo poca politica”. A proposito di sogni, il suo ultimo romanzo Fai bei sogni è in cima alle classifiche. A chi vorrebbe farlo leggere? “L’hanno letto in tanti... M’incantano e mi commuovono quelli che stanno aspettando di averlo disponibile al prestito in biblioteca perché non possono permettersi di acquistarlo. Il libro è dedicato a tutti coloro che hanno conosciuto la sofferenza senza capirne le ragioni, e non l’hanno mai accettata fino in fondo”. Nel suo libro parla di delusioni scoperte e sopportate. Come si sopravvive ad esse? “Bisogna accettare la vita. La sconfitta è la più grande forma di evoluzione umana. L’arte dell’accettazione equivale a non subire. Mi piace ricordare il grande Gianni Brera alle finali dei mondiali di calcio Brasile 1950. Si sta giocando Brasile-Uruguay: finito il primo tempo l’Uruguay è sotto di un gol, con tutto lo sconforto possibile nei giocatori in svantaggio. Iniziato il secondo tempo, l’Uruguay parte rinfrancato, accetta la sconfitta e rimonta, si porta in vantaggio con due gol e vince il Mondiale”. Il calcio è, ed è stato, molto presente nella sua vita. Leggendo Fai bei sogni appare addirittura terapeutico, come passione condivisa con suo padre. “La mia famiglia lasciò Forlì per trasferirsi in Piemonte nell’epoca del Grande Torino. Era facile tifare per quella squadra che vinceva sempre. Il calcio era l’unico canale di comunicazione tra me e mio padre, riusciva a rompere i silenzi delle nostre domeniche dopo la morte di mia madre, accaduta quando io avevo 9 anni”. Cosa vorrebbe fare domani? “Continuare a scrivere. Mi piacerebbe inventare una favola modello Piccolo Principe, in grado di arrivare nell’immaginario di tutti. Ma non è ancora arrivata l’ispirazione...”.

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Andrea Segrè

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Andrea Segrè

Andrea Segrè catena alimentare senza sprechi. testo Roberta Brunazzi - foto Luca Sgamellotti

Premio Artusi 2012, il docente universitario è portabandiera nazionale di una wasting review in linea con la spending review odierna. Dal Last Minute Market ad importanti campagne europee.

“Amo il bello ed il buono ovunque si trovino e mi ripugna di vedere straziata, come suol dirsi, la grazia di Dio”. Con queste parole, nel suo celebre “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, Pellegrino Artusi descriveva i piaceri di una cucina priva di fasti e di sprechi, dove anche gli avanzi potevano trasformarsi negli ingredienti principali per la preparazione di piatti ricchi e prelibati. Ad oltre un secolo di distanza, in una società consumistica in cui una svolta ecologica ed economica si prospetta sempre più come indispensabile, ritorna l’importanza di una cucina senza sprechi. A ricordarcelo è il professor Andrea Segrè, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna a cui è andato il Premio Artusi 2012, prestigioso riconoscimento che Forlimpopoli, patria di Pellegrino Artusi, assegna ogni anno ad un personaggio distintosi per una particolare riflessione fra uomo e cibo. Fondatore e presidente di Last Minute Market, lo spin off dell’Università di Bologna divenuto eccellenza europea nella lotta allo spreco alimentare, nonché ideatore della campagna europea “Un anno contro lo spreco”, Segrè è negli anni divenuto il portabandiera nazionale e non solo di una wasting review che ben si sposa con la spending review dei giorni nostri. “A gennaio 2012 abbiamo presentato al Parlamento Europeo - racconta con entusiasmo il professore - la proposta di Risoluzione su ‘Come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE’, con relatore l’europarlamentare Salvatore Caronna. La Risoluzione invita la Commissione Europea a definire per gli Stati membri obiettivi specifici di prevenzione degli sprechi di alimenti, nel quadro degli obiettivi di prevenzione dei rifiuti che devono essere conseguiti entro il 2014, e si esortano il Consiglio e la Commissione europea a proclamare il 2014 ‘Anno europeo contro gli sprechi alimentari’, quale importante strumento di informazione e promozione per sensibilizzare i cittadini europei e richiamare l’attenzione

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Andrea Segrè

Riutilizzare gli avanzi con Olindo Guerrini. I concetti di consumo consapevole, riutilizzo, contenimento degli sprechi applicati alla gastronomia trovano un antesignano d’eccezione nel libro di un romagnolo versatile come Olindo Guerrini. Conosciuto come poeta e scrittore con vari pseudonimi, fra cui il più noto è quello di “Lorenzo Stecchetti”, dopo una vita dedicata alla letteratura e alla sua professione di erudito bibliotecario Guerrini decide, su impulso dell’amico Pellegrino Artusi, di dedicarsi a un manuale di cucina, “L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa”. L’idea di Guerrini è alternativa rispetto ai concetti “tradizionali” di cucina e vuole indicare alle massaie dei primi del ‘900 una serie di ricette semplici e pratiche per riproporre in tavola, in maniera appetitosa gli avanzi. Il libro, pubblicato per la prima volta nel 1918, viene oggi riproposto da Edizioni IN Magazine in una nuova edizione a cura di Mariavittoria Andrini e con una prefazione dello chef Bruno Barbieri: un “classico” della gastronomia che coglie in maniera moderna suggestioni attuali. (S.F.)

dei governi nazionali su questo importante tema, anche nell’ottica di stanziare fondi adeguati alle sfide da affrontare nel prossimo futuro”. Dopo l’approvazione di questa risoluzione, votata dalla Commissione plenaria del Parlamento di Strasburgo, il professor Segrè ha messo a segno un altro bel colpo internazionale lo scorso agosto a Stoccolma, in occasione del Forum patrocinato dalla Fao “The World Water Week”. Qui, unico italiano presente, ha sottoscritto con Jan Lundquist, Valentin Thurn ed altri scienziati un appello contro lo spreco di cibo e acqua. Il 4 dicembre, al Consiglio Generale della Fao, a Roma, ha illustrato l’esperienza del Last Minute Market tra le best practices mondiali, alla presenza dell’ambasciatore italiano all’Onu e dei delegati di 145 Paesi. “L’esperienza del Last Minute Market - spiega Segrè - nasce nel 2007 come spin off dell’Università di Bologna, una società a cui partecipano docenti, ricercatori e studenti nata allo scopo di raccogliere le eccedenze alimentari dove si formano. Abbiamo seguito il modello della logistica all’inverso, preso la Teoria dei Giochi e seguito il principio del win-win, in cui tutte le parti guadagnano qualcosa. Applicando il concetto di Km 0 allo spreco questo finisce per ridursi, e si liberano risorse utili per intervenire con strumenti più efficaci contro la fame nel mondo”. Quando è nata in lei l’idea di trovare un sistema per ridurre gli sprechi? “Risale alla fine degli anni ’90, grazie ad esperienze di cooperazione internazionale. Un giorno un mio studente mi portò nel retro di un supermercato di Bologna, dov’erano accatastati prodotti ancora buoni pronti per essere buttati via. Rimasi molto colpito da quell’immagine. Cominciai così una ricerca con l’Ausl per capire come raccogliere e ridistribuire questi alimenti. Gli studenti crearono anche una cooperativa dal nome suggestivo, ‘Carpe Cibum’, che poi divenne la base ideale per il Last Minute Market e per il progetto ‘Brutti ma Buoni’, seguito da Coop Adriatica”. Attivo sul campo per cercare soluzioni concrete, ha anche formalizzato le basi teoriche del proprio lavoro in varie pubblicazioni... “Il 5 ottobre è uscito ‘Cucinare senza sprechi’, edito da Ponte alle Grazie. Lo spreco domestico rappresenta un terzo dello spreco totale. Per vivere meglio è necessario ridurre gli sprechi in cucina, a tavola e facendo la spesa, cominciando a guardare al cibo come parte di un processo globale e a rispettarlo come si faceva nelle cucine dei nostri nonni. Si può fare molto anche sul fronte del packaging dei prodotti, che costituisce il 20% del totale dei rifiuti solidi urbani, attraverso lo sviluppo dell’eco-design”. Alla proclamazione dell’Anno Europeo contro lo spreco è seguita anche la traduzione pratica della Risoluzione, con la “Carta per una rete di enti territoriali a spreco zero”. “Ero a Trieste per un importante convegno e lì è nata quest’iniziativa, sottoscritta subito da varie città del Nord Est e dal Comune di Napoli. Ed ora tanti Comuni virtuosi si stanno aggregando attorno a questa iniziativa, impegnandosi a ridurre lo spreco alimentare e mettendo in pratica un decalogo di buone pratiche per arrivare al dimezzamento degli sprechi alimentari negli Stati membri entro il 2025”. Di questi tempi è prezioso per tutti il lavoro di Andrea Segrè. Affiancato ora anche al nome di Artusi, grazie al premio consegnato lo scorso 6 ottobre nella Chiesa dei Servi di Forlimpopoli. In quell’occasione il sindaco della cittadina artusiana, primo in Romagna, ha firmato l’adesione alla “Carta per la rete di enti territoriali a spreco zero”. “Sono grato a Forlimpopoli e ad Artusi”, conclude il professore, “che già nell’Ottocento diceva di ridare dignità al cibo sprecato. Non dobbiamo dunque inventarci niente di nuovo, la nostra storia ha in sé già tutto ciò che serve per andare avanti”. Basta metterlo in pratica.

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Chi è Andrea Segrè Nato a Trieste 51 anni fa, insegna Politica agraria internazionale e comparata all’Università di Bologna dove è anche Preside della Facoltà di Agraria. Ha ideato Last Minute Market, spin off accademico per il recupero sostenibile e solidale degli sprechi alimentari. Nel 2010 ha promosso la campagna “Un anno contro lo spreco” che ha portato il Parlamento Europeo a votare una Risoluzione per ridurre gli sprechi alimentari del 50% e proclamare il 2014 “Anno europeo contro lo spreco alimentare”. È direttore editoriale di “Rivista 451” e direttore scientifico di “est-ovest”, rivista interdisciplinare di studi sull’integrazione europea. Dirige inoltre il Master in Sustainable development of agricultural and rural areas of the adriatic-ionian basin della Graduate summer school International Cooperation and Sustainable Development Policies. Di Segrè nel 2012 sono usciti i libri “Economia a colori” (Einaudi); “Basta il giusto (quanto e quando). Lettera a uno studente sulla società sufficiente” (Altreconomia); “Libro blu dello spreco in Italia. L’acqua”, con Luca Falasconi (Edizioni Ambiente); “Cucinare senza sprechi” (Ponte alle Grazie). www.andreasegre.it

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Brutti ma buoni

Brutti ma buoni

nuove tappe per il progetto sociale e solidale. testo Roberta Brunazzi - foto Paolo Righi

Ridistribuire prodotti invenduti e limitare la produzione di rifiuti. Sono le basi su cui si fonda l’attività partita nel 2003 e oggi proiettata verso il 2014. Come spiega Marco Gaiba, direttore alle Politiche Sociali di Coop Adriatica.

Saranno anche brutti ma sono ancora buoni. Un’ammaccatura del barattolo, un angolo piegato della confezione li rendono meno appetibili agli occhi dei consumatori, condannandoli verso una precoce fine sulla via del macero. I prodotti rimasti invenduti sugli scaffali, però, spesso non hanno niente da invidiare a quelli finiti subito nei carrelli. Per rimetterli in circolo, trasformando lo spreco in risorsa, nel 2003 Coop Adriatica ha dato il via al progetto “Brutti ma buoni”, nato in collaborazione con il Last Minute Market dell’Università di Bologna. “L’idea - afferma Marco Gaiba, direttore delle Politiche Sociali di Coop Adriatica - si basa sulla donazione di prodotti alimentari invenduti ad associazioni o enti di solidarietà. Nel 2011 abbiamo esteso il progetto in via sperimentale anche ai prodotti non alimentari, con l’obiettivo di ridistribuire la merce a chi ne ha bisogno e può farne buon uso”. Si tratta di frutta, verdura, carne, latticini e generi vari, prossimi alla scadenza o con piccole imperfezioni estetiche, ma ancora buoni e commestibili. Delle donazioni beneficiano associazioni e cooperative sociali che assistono persone in difficoltà - donne, minori, malati, anziani, stranieri, senza fissa dimora - o animali abbandonati. Un’azione di recupero doppiamente utile, che ridistribuisce risorse e limita la produzione di rifiuti. “In un mondo ideale - prosegue il direttore - non dovrebbe esistere lo scarto. Occupandoci di distribuzione noi rappresentiamo solo un pezzo della filiera, ma riusciamo comunque a limitarlo mettendo in atto azioni concrete e finalizzate alla solidarietà”.

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Brutti ma buoni

Una riflessione sulla sostenibilità e contro lo spreco era partita già qualche anno prima: “Dal 2001 - afferma Gaiba - rendiamo pubblici i nostri risultati in campo economico, sociale ed ambientale con il Bilancio di sostenibilità, corredato da un preventivo di sostenibilità e realizzato secondo gli standard più avanzati della responsabilità sociale d’impresa e verificato da un ente terzo indipendente, Bureau Veritas”. In tutti i negozi coinvolti - un’ottantina dislocati nell’area di competenza di Coop Adriatica, che copre Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo - “Brutti ma buoni” viene attuato con il supporto dei soci volontari. La raccolta viene invece eseguita direttamente dai lavoratori i quali, ogni mattina, preparano e selezionano i prodotti e le merci, li controllano secondo rigorose procedure indicate dalle Asl e li consegnano alle associazioni di volontariato. Solidale e sostenibile: su queste basi Coop Adriatica intende delineare il proprio futuro. Forte di 9 mila dipendenti e un fatturato di 2.086 milioni di euro al 31 dicembre 2011, è la seconda cooperativa del sistema Coop. I numeri disegnano l’ampia realtà della cooperativa, composta da una rete di 173 punti vendita, 18 ipercoop e 155 supermercati, con una base sociale di un milione e 180 mila soci di cui oltre 236 mila soci prestatori, per un ammontare del prestito sociale di quasi 1.848 milioni di euro. “Nel 2014, indicato come anno europeo della lotta contro gli sprechi alimentari, questi temi saranno portati sotto i riflettori. E noi - conclude Gaiba - ci stiamo attrezzando per monitorare ancora meglio il nostro progetto, con l’obiettivo di rispondere in modo più efficace ai bisogni e alle esigenze dei soggetti più deboli”.

I dati del primo semestre 2012 Nel primo semestre di quest’anno “Brutti ma buoni” ha coinvolto 79 punti vendita di Coop Adriatica in Emilia-Romagna, Veneto, Marche e Abruzzo, che hanno donato a 115 onlus oltre 400 tonnellate di alimentari, pari a 5300 pasti al giorno, per un valore di oltre 2,6 milioni di euro. Nell’area di Bologna il progetto è attivo in 24 punti vendita, in Romagna in 14. In Veneto il progetto è attivo in 31 punti vendita, in 9 nelle Marche e uno in Abruzzo. Le associazioni e le cooperative sociali possono richiedere di partecipare al progetto “Brutti ma Buoni” inviando a Coop Adriatica i dati anagrafici della onlus, lo statuto e l’iscrizione ai registri onlus. I soci volontari e i Consigli di Zona valutano le richieste e le finalità, provvedono a monitorare gli enti sul territorio e a svilupparne le relazioni, garantendo che la ridistribuzione della merce vada a buon fine. www.adriatica.e-coop.it

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Lassù quaLcuno vi ama materie prime di qualità per piatti raffinati.

Lassù al quartopiano qualcuno vi ama: lo chef executive Silver Succi, che quotidianamente impreziosisce per voi i propri menu, coadiuvato da uno staff appassionato e fedele. il Quartopiano Suite Restaurant, collocato all’apice della nuova palazzina congressuale sgr, è un locale poliedrico dallo stile metropolitano, sobrio ed elegante, atto ad accogliere anche colazioni di lavoro e cerimonie indimenticabili. il roof garden nella bella stagione offre uno skyline di Rimini senza eguali. Regalando uno sguardo privilegiato sul territorio, dal mare alla collina, quasi fosse la metafora stessa della cucina di silver, sempre attento a rivisitare i menu della tradizione secondo una raffinata ricerca fatta di equilibrio funzionale tra saperi e sapori. stagionalità e materie prime di altissima qualità sono alla base delle scelte culinarie dello chef che annovera tra i suoi maestri: Gualtiero marchesi, vincenzo cammerucci, mauro uliassi, solo per citarne alcuni. La ricerca estetica e qualitativa va ad abbracciare ogni singolo piatto di ogni singola portata. questa attenzione restituisce già di per sé la caratura della filosofia che caratterizza il lavoro di silver.

a coronamento di questa inesauribile innovazione quotidiana non poteva mancare una preziosa carta dei vini, espressiva dei migliori terroir nazionali e internazionali, selezionata dal direttore di sala e sommelier Fabrizio Timpanaro. Dietro le quinte, del sinergico lavoro di squadra del quartopiano, si cela il coordinamento del manager Andrea Tani. il locale si sta affacciando ad interazioni culinarie con chef di livello internazionale al fine di offrire percorsi gastronomici di ampio respiro, per arricchire l’offerta del ristorante collocandolo nel simposio stellato. Eventi tematici caratterizzeranno la nuova stagione del quartopiano, da incontri di cultura culinaria, vernissage e music live a prestigiosi aperitivi alla carta per esperienze sensoriali irripetibili. in partnership con istituzioni culturali locali, questo tempio del gusto ospiterà appassionanti cene con artisti del panorama nazionale ed internazionale. come nelle migliori tradizioni metropolitane i punti di ritrovo più chic e trendy sono sui deck più prestigiosi, per evadere dal quotidiano e toccare il cielo con un dito.

RIMINI | Via Chiabrera, 34/C | Tel. 0541.393238 | www.quartopianoristorante.com


il Gradisca a New York un pezzo di Bologna nella Grande Mela. testo Alessandro Gatta

Alla scoperta di un locale che propone negli States l’autentica cucina italiana, con uno sguardo attento alla tradizione e quell’umanità che la cucina emilianoromagnola sa garantire.



Il Gradisca a New York

È il 1998, Massimo Galeano lascia Bologna, dove lavorava come responsabile degli eventi, per approdare a New York. Oggi, 2012, gestisce con successo uno dei più rinomati ristoranti italiani della Grande Mela. Nel mezzo vi è la storia di un “sogno americano”... all’italiana. Il sogno di Massimo inizia come “coffee boy” (così chiamano in America i ragazzi che preparano il caffè ai clienti) in Piadina, un locale che propone cucina romagnola a New York. Dopo un po’ di gavetta diventa presto manager di un noto ristorante italiano, Serafina, rimanendo in ottimi rapporti con i titolari di Piadina, che nel 2000 gli propongono di diventare socio di un nuovo ristorante che porta un nome simpatico, di felliniana memoria: Gradisca. È il primo passo di una scommessa che si rivelerà vincente: il progetto si afferma e mantiene la propria identità anche in un momento difficile come questo inizio millennio, segnato - per New York in particolare - da un clima di paura e incertezza. Gradisca riesce così a consolidare un successo in cui la cucina e il vino italiani costituiscono la migliore assicurazione contro la crisi. Il ristorante è oggi un punto di riferimento per il jet set newyorchese e l’intraprendente ristoratore bolognese ha ospitato nel suo locale da Al Gore a Sarah Jessica Parker, da Bush a Beyoncé, per fare solo alcuni nomi. Il Gradisca non piace solo agli americani, che qui possono gustare l’autentica cucina italiana, ma anche agli italiani che vivono nella città che non dorme, perché ritrovano nella sua cucina i sapori e le atmosfere della madrepatria che conservano ancora nella memoria. Non ci si trova, infatti, di fronte a una rivisitazione in salsa americana della cucina del Belpaese, bensì ai piatti della cucina italiana - con un occhio di riguardo a quella emiliana, ma spaziando per tutte le eccellenze gastronomiche del nostro territorio - che vengono proposti con attenzione ai sapori della tradizione reinterpretati in chiave contemporanea. Entrando al Gradisca si ha la piacevole impressione di trovarsi in un tipico ristorante bolognese dall’atmosfera rustica e insieme raffinata, godendo di un clima di intimità e calore che costituisce un piacevole rifugio dallo stress e dalla frenesia che contraddistinguono, inevitabilmente, la vita in una metropoli. Il locale è stato ripetutamente citato dalla stampa americana, ricevendo ottime recensioni, e anche il “New York Times” ha dedicato un articolo al ristorante di Galeano, cogliendo quello che è, senza dubbio, un aspetto origina-

In alto, le abili mani di mamma Caterina, che a New York prepara la pasta tipica emiliano-romagnola. A fianco, piadina romagnola con pomodoro e mozzarella fior di latte. In apertura, Massimo Galeano.

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Il Gradisca a New York

le: la mamma, Caterina Schenardi, che vola spesso a New York per preparare la scorta di pasta fresca del ristorante. Non è raro, entrando al Gradisca, vedere “mamma Caterina” indaffarata tra farina e sfoglia, seduta a uno dei tavoli del locale. La sua figura rappresenta la garanzia della fedeltà alla tradizione culinaria del ristorante e il risultato sono tortellini, tagliatelle e ravioli sublimi. Ma se Caterina è l’immagine della tradizione e delle radici che sono indispensabili per il successo del ristorante, l’innovazione, la sperimentazione e lo spirito giovane non mancano e sono impersonati da Daniele Boldrini, giovane chef bolognese che è a capo della cucina. Dopo una gavetta ai massimi livelli all’Enoteca Pinchiorri di Firenze, oggi al Gradisca propone una cucina italiana rivisitata con originalità, tenendo come punto fermo la stagionalità nella scelta degli ingredienti e la ricerca di ricette e preparazioni del passato, presentate in chiave contemporanea e innovativa. Il mix vincente di tradizione e modernità è la cifra del Gradisca e ne fa un punto fermo della ristorazione italiana a New York, portando oltreoceano quell’esperienza, calore e umanità che sono il segreto delle emozioni che si provano in un locale dal cuore emiliano.

Sopra, una specialità del ristorante newyorkese, tonno alla griglia con cuori di carciofo, olive caramellate e vellutata di fave. A destra, il giovane chef Daniele Boldrini.

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Chicco e la piadina a stelle e strisce. Quale romagnolo non si è mai detto, magari nei momenti di insoddisfazione personale o di desiderio di fuga, “vado ad aprire un chiosco di piadina a...?” E il luogo era sempre esotico, sperduto o senza dubbio oltreoceano? Il riminese Massimiliano Nanni, ma si fa chiamare da tutti Chicco, lo ha fatto: nel 1995 è sbarcato a New York, dopo un’esperienza con la madre nel chiosco di piadina “Dalla Lella” a Rimini e vari lavori in giro per l’Italia. Nella Grande Mela Chicco arriva dunque per mettersi alla prova, per concretizzare un sogno, rimanendo con i piedi per terra, da buon romagnolo pratico ed entusiasta. Insieme al suo socio Mauro Baretti decide di aprire a Brooklyn - la zona più giovane, più sperimentale e creativa della metropoli - un locale, Piadina vino e cucina, in cui proporre piatti tipici romagnoli e italiani e, naturalmente, l’immancabile piadina. Una trattoria per la middle class, dove Chicco sta in cucina e cura la realizzazione del menù, un locale che in vent’anni è rimasto semplice e originale e di questo ha fatto la sua carta vincente. Sull’onda del successo di Piadina si è cimentato nell’apertura di ben cinque altri ristoranti, sempre a New York e sempre di cucina italiana: Malatesta, Gradisca, Paolina, Saraghina e Celestino. Di tutti questi locali Chicco ha seguito l’avviamento e poi li ha lasciati camminare sulle loro gambe, cedendoli agli altri soci o affidandoli a un management autonomo. Perché se non c’è sfida non c’è passione in ciò che si fa e si rischia di “passare il tempo sul divano a guardare la tv”. Cosa che Chicco, in questi vent’anni americani, non ha certo fatto. (S.F.)


B&B OPERA 01 Una maison de charme nel cUore di cattolica A cosa porta assecondare le proprie passioni? A creare bellezza. Come è successo a Lorena De Gennaro nel mettere in “opera” le sue doti, creando un luxury B&B dal nome metaforico, OPERA 01. Nato l’11 dicembre a Cattolica. “Ho voluto realizzare un qualcosa che non c’era”, dice, “seguendo la vera filosofia del B&B, ispirandomi alla conduzione francese”. Una dimora di lusso, a pochi metri dal mare, dotata di tre intime stanze, allestite in un villino d’epoca, che ora recupera la sua antica vocazione, quella di casa per le ferie. Ove Lorena stessa ha trasferito la sua residenza. Uno stile sobrio, ove antico e moderno si fondono per creare un ambiente quasi domestico, che Lorena cura nei minimi particolari, vezzeggiando i suoi clienti con piccole attenzioni quotidiane. “Ho cercato di riproporre un mio ideale di vacanza, nato da esigenze e passioni molto personali” chiosa.

Lorena proviene dall’ambito amministrativo, con un debole per i viaggi, il buon cibo e l’hôtellerie. Un elegante salone offre agli ospiti l’occasione di vivere gli spazi come fossero di casa, sfogliando una rivista o leggendo un libro davanti al camino. Mentre la sala da pranzo con terrazza si offre quale location ideale per la prima colazione. I nomi assegnati alle stanze giocano con quello della maison, ispirandosi a titoli di opere liriche: “Il flauto magico” con un romantico letto a baldacchino. “La madama Batterfly”, una suite dallo stile esotico. “I vespri siciliani”, due ampie stanze comunicanti, calde, adatte a famiglie o amici. La sauna pensata per due persone, “L’amico Fritz”, offre ai clienti l’occasione di una meritata pausa relax. Realizzare OPERA 01 è stata per Lorena una scommessa vinta! Perché il segreto di questo luogo è far felici le persone.

Via Del Prete Violante, 82- 47841 Cattolica RN T 0541.413755 - M info@opera01.it - W www.opera01.it Via Del Prete Violante, 82- 47841 Cattolica RN T 0541.413755 - M info@opera01.it - W www.opera01.it


L’anno del nevone febbraio 2012, il record sotto zero.

testo Rosa Mambelli - foto Ottavio Celli, Nicoletta Fabbri, Attilio Mangiatordi

Ph. Attilio Mangiatordi

La memorabile nevicata dell’inverno scorso in Emilia-Romagna e Marche è divenuta paradigma dell’inverno più duro. Con temperature polari e paesaggi di ineffabile poesia.



L’anno del nevone

Bianco come il latte, come la luce, come tutto. Niente più strade né case, niente più auto, solo tondeggianti igloo sotto cui, forse, si nascondono anonimi mezzi di trasporto. Dal 31 gennaio al 12 febbraio 2012 su Emilia-Romagna e Marche sono cadute precipitazioni nevose davvero eccezionali, che in molte zone hanno superato i record storici fatti registrare durante i memorabili inverni del 1929, 1956 e 1985. Così tanta neve non la si vedeva da oltre cento anni, e in molte località le temperature rigidissime di quei giorni sono state tra le più basse mai registrate nella loro storia. La città di Bologna, ad esempio, ha battuto il suo record. Nel corso delle 24 ore del 1° febbraio sul capoluogo di regione sono caduti 45 centimetri di neve, valore record rispetto a quello registrato il 29 febbraio 2004, nel corso di un’altra nevicata eccezionale che durò però solo un giorno. Ma il dato veramente eccezionale sta nella continuità delle precipitazioni: i 96 centimetri caduti tra l’1 e il 12 febbraio 2012, nel corso di quattro distinte nevicate, surclassano i 75 centimetri del gennaio 1985 e i 63 del febbraio 1956. Scendendo verso sud la quantità di neve non è calata di certo, anzi: passando attraverso una Romagna letteralmente sommersa dalla coltre bianca - che in più punti ha superato i tre metri d’altezza - si arriva a Pesaro, Urbino e Fano, dove il nevone 2012 polverizza ogni record precedente. Il paradigma dell’inverno più duro d’ora in avanti sarà questo, con

Ph. Ottavio Celli

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L’anno del nevone

Ph. Nicoletta Fabbri

Ph. Nicoletta Fabbri

tutto il corollario di temperature polari e venti poderosi dai nomi agghiaccianti, bora scura, burian, blizzard. La cronaca di questo evento meteorologico che passerà alla storia comincia verso la fine dell’autunno 2011, quando il vortice polare si presentava più intenso del normale. Tra il 28 e il 29 gennaio dalla Siberia orientale e dalla Mongolia è partita una massa d’aria dalle caratteristiche artiche e continentali: il 31 gennaio è giunta sulla Russia europea e da qui, nei giorni successivi, ha continuato a dirigersi verso l’Europa centro-orientale. Tanta è stata la neve che è divenuto difficile persino trovare un punto dove misurarla. In più zone la natura si è addirittura fatta beffe delle più sofisticate apparecchiature di rilevamento automatico dei dati, con pluviometri ghiacciati, dati sballati, neve debordante. Per restare in tema di “colmi”, quella del 2012 è stata una neve eccessiva anche per gli impianti sciistici, con piste sommerse al pari delle vie di accesso. La gravità della situazione ha portato il 6 febbraio la Giunta regionale a dichiarare lo stato di crisi fino al 31 maggio 2012 su tutto il territorio dell’Emilia-Romagna. La Regione ha stanziato subito 2 milioni di euro dal proprio bilancio per gli interventi immediati e imprescindibili nella fase di emergenza, in particolare utilizzati dalla Protezione Civile regionale. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha quindi emanato il DPCM dell’8 febbraio 2012, che

Neve alta in Valmarecchia. Sopra, alcune suggestive immagini di inizio febbraio 2012. Nella pagina a fianco, la rocca di San Leo imbiancata.

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L’anno del nevone

La grande nevicata in Valmarecchia. “Febbraio 2012 - La grande nevicata in Valmarecchia”. È il titolo del volume fotografico che raccoglie gli scatti di Ottavio Celli, Nicoletta Fabbri e Attilio Mangiatordi, affiancati da altri fotografi del territorio. Insieme hanno raccontato il primo, storico, nevone del nuovo millennio. Il percorso per immagini ripercorre la storia di quei freddi giorni d’inverno, dalla caduta dei primi fiocchi fino allo schiudersi dei fiori di primavera, intervallando alle immagini le poesie di Luigi Cappella, Daniela Gregorini e Rino Salvi, con prefazione affidata a Sandro Piscaglia. Pubblicato da Graph Editore di San Leo, il libro nasce per ricordare l’eccezionalità di questo evento e per ringraziare le istituzioni, che si sono prodigate affinché la grande nevicata del 2012 rimanesse, per tutti, solo un bel ricordo.

Ph. Attilio Mangiatordi

contiene la “dichiarazione eccezionale rischio di compromissione degli interessi primari per le eccezionali avversità atmosferiche di febbraio 2012”. Lo sforzo umano e tecnico per fronteggiare gli effetti di questa eccezionale ondata di maltempo è stato notevole ed encomiabile da parte delle istituzioni, delle forze dell’ordine e dei volontari; le amministrazioni locali, già provate dalla crisi economica, hanno dovuto sostenere costi ingentissimi per affrontare l’emergenza e per liberare le strade dalla neve caduta, mettere in sicurezza edifici, ripristinare i servizi, riparare i danni. In tutto questo biancore non sono ovviamente mancate le difficoltà, con centri abitati isolati, sistema dei trasporti in grave affanno, in alcuni casi interruzioni dei servizi essenziali. La bellezza e l’unicità del paesaggio imbiancato, però, ha ricondotto la cruda cronaca dei fatti a visioni più solidali e idilliache della realtà, riavvicinando la prosa alla poesia. Armati di pala i volontari si sono riversati sulle strade per aiutare gli spalatori, i camini hanno radunato gente attorno a loro nelle case, i bambini hanno riscoperto giochi antichi sulla neve. E sono nate mostre fotografiche e libri dedicati a questo particolare fenomeno meteorologico riuscito ad unire l’Italia centro-orientale, che non dimenticherà così presto il nevone del 2012.

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LuneLLa DoLcini InterIor DesIgn ArchItect Una casa su misura per te, come l’hai sognata. Professionalità e gusto al servizio del cliente, per un restyling completo di interni nel segno dell’eleganza Lunella Dolcini, interior Design architect, in trenta anni di lavoro tra roma e ravenna ha creato luce, confort e calore in splendide dimore, ha dato una studiata identità ad eleganti uffici suggerendo sempre la soluzione più appropriata. Dopo essersi diplomata all’Istituto Artistico “P.L. nervi” di ravenna, ha perfezionato i suoi studi frequentando l’Accademia italo-americana hotch per architettura d’interni. “ho avuto qualche momento d’indecisione – racconta Lunella - perché ero molto attratta dalla facoltà di Architettura, ma devo al suggerimento della mia amica Angela schiavina la scelta che più si adattava alla mia personalità, cosa che ho potuto verificare in seguito grazie alle numerose soddisfazioni che il mio lavoro mi ha dato e mi da”. Quando e come è nato l’interesse per questo lavoro? “Potrei dire che è nato con me, perché da bambina ho sempre amato, anche se per gioco, arredare, giocare con le stoffe, insomma è sempre stata una passione che non mi ha mai lasciata. certo, frequentare un’Accademia internazionale mi ha messo in contatto con studenti provenienti da continenti diversi, dalla cina, dal giappone e da vari paesi europei, cosa che ha contribuito ad arricchire le mie idee e a darmi una visione più ampia delle cose. ho fatto le mie prime esperienze, a roma, nello studio di Fabio Lenci come interior designer dove lavorava anche il bravissimo industrial designer carlo Urbinati. A ravenna ho iniziato il mio lavoro come libera professionista, lavoro che svolgo anche in altre città; ho stabilito una partnership con professionisti qualificati, ho un rapporto diretto con le migliori ditte di tessuti d’arredamento, cosa che evita inutili perdite di tempo al cliente e permette un restyling completo di interni”. cosa è importante perché il lavoro dia la massima soddisfazione a lei e al cliente? “conoscere la persona, capire le sue esigenze, il suo carattere, perché il risultato finale possa avvicinarsi il più possibile a quanto il cliente ha desiderato. È questo il mio slogan: una casa su misura per te”.

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SCENOGRAFIE DI STILI. Lo spazio trasformato. Da San Marino a Bologna due abitazioni private sono protagoniste di interessanti ristrutturazioni, in cui gli ambienti vengono ridisegnati e amalgamati tra loro in modo nuovo, con superfici in cui giocano forme geometriche ed elementi di design contemporaneo. Rimaniamo nel mondo del design con Marcantonio Raimondi Malerba, in arte Ma.Ra.Ma, che nel suo laboratorio di Cesena realizza ironici oggetti ricchi di storia recuperati o ricreati, sospesi tra sogno e realtà. Renzo Serafini, light designer riccionese, sperimenta invece nuove atmosfere progettando la luce, partendo da prodotti creati ad hoc. Chiudiamo questo inserto di Dome presentando Slowd, piattaforma italiana per il design a “chilometro zero” fondata due giovani architetti modenesi, Andrea Cattabriga e Sebastiano Longaretti.

SAN MARINO: Scala di valori, BOLOGNA: Rurale chic, CESENA: Ma.Ra.Ma., Riccione: Renzo Serafini,

Modena: Design a KM Zero.


Accenti

L.UN.A LAB STORE.

Technogym Village, Wellness Campus a misura d’uomo.

Ph. Orietta Riavez

Bologna - All’ombra delle Due Torri si apre un nuovo spazio della creatività. È il L.UN.A Lab Store, nato da un’iniziativa di L.UN.A, Libera Università delle Arti, come luogo di idee e di design, di moda e di arti visive, con anche la possibilità di acquistare prodotti e prototipi di affermati e giovani designer. In piazza San Martino una sala espositiva, un laboratorio e la galleria d’arte “Adiacenze” affiancano il vero e proprio store, con un ricco programma di iniziative. Un’idea unica nel capoluogo emiliano, per dare luce alle innovazioni della città con una marcata attenzione per progetti di riciclo, eco-design e sostenibilità. Senza dimenticare le nuove tecnologie: all’interno, infatti, si possono

utilizzare stampanti 3D e strumenti per il taglio laser. Il taglio del nastro si è tenuto il 19 ottobre scorso, in compagnia di artisti e designer. Ad inaugurare il Temporary store permanente è stata la collezione di arredi Plinio il Giovane, marchio fondato da Mario Prandina, che a Bologna porta la serie Plinioltre. Sempre nella sala centrale la collezione YOJ di Laura Strambi, mentre nello spazio “negozio” collezioni moda di Kayo Ebisu e Borosana, i bijoux da materiali di recupero firmati Cami Gualta, le creazioni di Jobotichi, Arsalitartes, Rubi Rabitti. Interessanti le proposte Bio di Embio e Flowers of life, mentre l’offerta design è realizzata da Simone Russo/Sartoria Cicli, con biciclette artigianali su misura.

Cesena - L’azienda leader mondiale nel settore del wellness ha inaugurato il Technogym Village, primo Wellness Campus al mondo che comprende Ricerca, Innovazione, Produzione e un grande wellness centre dedicato all’attività fisica e alla formazione. L’inaugurazione, tenuta il 29 settembre scorso, ha visto la presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dell’ex Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, del Ministro dello Sviluppo Economico Passera, del Ministro della Salute Balduzzi e del Ministro dello Sport e Salute Gnudi, oltre a tanti volti noti del mondo dell’imprenditoria, della cultura e dello sport. Lo stabilimento, progettato dall’architetto Antonio Citterio, Patricia Viel & Partners, è caratterizzato da forme morbide ed è ispirato ai concetti dell’eco-sensibilità. I tre piani della struttura comprendono un grande centro di ricerca, la sezione destinata alla produzione, il magazzino per le spedizioni, l’area ristorazione e una palestra con attrezzatura all’avanguardia per i collaboratori di Technogym. Gli uffici sono inoltre dotati di wellness ball, la sedia della salute che, grazie alla forma sferica, garantisce l’equilibrio fra i muscoli addominali e lombari.

DECANTERIANO. Una nuova linea di design per il vino. Verona - DECANTERIANO è una linea di design italiana legata al mondo del vino, progettata dall’architetto Carlo Benati con la volontà di emozionare. Una ricerca di pensiero, accessori e sculture che firmano un momento conviviale o meditativo legato al vino. Questi oggetti, esclusivi e unici, comprendono glassette, tavoli per degustazioni, bicchieri, cantine vini ed altri ancora, ma soprattutto una “scultura attiva” ed un “fiore di vetro soffiato”, entrambi custodi di un brevetto, innovativo e scenografico, che serve ad accelerare ed aumentare il processo di ossigenazione del vino e sono realizzati solo da maestri artigiani. Info: 348 8029257

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SCALA DI VALORI sintesi di forma e materia. testo Rosa Mambelli - foto Enrico Muscioni

Un appartamento su tre piani trasformato in spazio armonico e unitario attraverso il progetto dell’architetto Enrico Muscioni dello studio GA&E di San Marino. Con arredi pensati come forme geometriche, che disegnano l’ambiente definendo atmosfere e superfici interne.


Scala di valori

Un appartamento di circa 200 metri quadrati posto su tre piani, precedentemente concepito secondo canoni attesi e ordinari, trasformato in uno spazio armonico e unitario. Il progetto di conversione e riadeguamento per questa abitazione di Chiesanuova è stato progettato dallo studio GA&E di San Marino (www.gae.sm) e firmato dall’architetto Enrico Muscioni, responsabile del settore Architettura dello studio sammarinese. L’idea dominante dell’intervento è caratterizzata dalla volontà di incidere in maniera profonda sullo spazio, ottenendo il massimo ampliamento con una strategia minimale. La strategia d’intervento, caratterizzata da parziali demolizioni e ricostruzioni, ha conservato le principali opere in muratura originarie valorizzando e contemporaneamente innovando gli spazi sotto un profilo funzionale, fornendo all’intero ambiente un senso generale di dilatazione della superficie abitabile, grazie al recupero funzionale di aree marginali. Elemento dominante diviene la scala, originariamente relegata in una posizione talmente marginale da incidere negativamente su tutta la superficie abitabile, trascinando in maniera disordinata gli spazi circostanti. Attraverso la rotazione degli spazi funzionali, e con il preciso intento di ricollocarla idealmente in posizione baricentrica rispetto all’intero concept di progetto, la scala elicoidale ha riacquistato il suo ruolo naturale di punto focale della casa, assumendo sia formalmente che funzionalmente il valore di spina scultorea e punto di connessione dei tre livelli di abitazione. La scala è luce, è viva: la forza e la presenza di questo elemento si percepisce costantemente. Libera

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Scala di valori

dalle pareti circostanti, che la avvolgono senza soffocarla, è impreziosita per l’intera lunghezza da un lampadario di 8 metri che attraversa e illumina tutti e tre i piani. Pensato come scultura sospesa, il lampadario segna con la luce l’asse distributivo dell’intera abitazione. L’ingresso è a piano terra, direttamente nell’area living, i cui elementi sinuosi e rigorosi al contempo si fondono al raggio di curvatura della scala, catturando l’attenzione di chi entra. Luce e materia, nella forma e nella sostanza, accompagnano in esperienze visive e sensoriali all’interno dell’ambiente, concepito come un vero e proprio open space in cui è protagonista la contrapposizione di pieni e vuoti, di volumi puri e linee sinuose. Gli arredi, realizzati su misura, sono concepiti come intransigenti forme geometriche e resi parte integrante del progetto nella sua complessità. Assurgono al proprio ruolo di spazi contenitori e arricchiscono l’ambiente come segni e linee che concorrono a definire atmosfere e spazi interni. La piana sagomata della zona video svolge la triplice funzione di spazio contenitore atto a nascondere alla vista tutti gli impianti audio visivi, di base ideale per l’esposizione di sculture e oggetti di design e, al contempo, scandisce e accompagna in planimetria la pavimentazione, rendendo fluida la forma che si fonde con le pareti e la scala. Funge anche da filtro semiaperto al disimpegno guardaroba, realizzato in vetro curvo laccato nero, che completa il gesto ondulato tipico della zona d’accesso dell’abitazione. Innovativo è l’elemento cucina: solitamente confinata in zone precise e marginali della casa, qui diventa fulcro della vita domestica, individuando nell’isola il suo elemento dominante. Concepita come un imponente monolite nero lucido, fonde la zona cottura e area living e allo stesso tempo le distingue, fungendo da filtro. L’impatto visivo diventa accogliente e rilassante grazie ai cromatismi che delimitano, insieme alle forme, gli spazi. La percezione è quella di entrare in un luogo dominato da equilibrio e “calma”, in contrapposizione al ritmo caotico del mondo esterno. L’accesso alla zona notte, posta al primo piano, è caratterizzato da uno spazio distributivo radiale, che nel preciso punto di arrivo offre una suggestiva accelerazione prospettica attraverso l’ingresso del bagno al piano. Questo spazio, concepito come un imbuto e completamente aperto, diviene altare espositivo di cui il lavabo in pietra è l’assoluto protagonista e al contempo dona anche qui la

In alto il lampadario di 8 metri al centro della scala elicoidale che appare anche nella foto a fianco e in apertura, elemento dominante dell’abitazione. Sotto, il lavabo in pietra del bagno principale.

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Scala di valori

percezione di una dilatazione dello spazio che acquisisce maggior respiro. Questo spazio è caratterizzato da una inusuale declinazione degli elementi tradizionali - legno, pietra e vetro - valorizzati da un gioco di luci attentamente elaborato per trasformarlo in una vera e propria nicchia luminosa. Le due camerette occupano il lato nord ovest della casa, mentre all’estremo opposto si localizza la camera padronale. Concepita come “family room”, gode della miglior vista sull’orizzonte della riviera e offre spazi per il riposo e il benessere. Lo spazio dedicato al benessere funge da testata al salottino privato e alla zona notte, ed è illuminato da due grandi finestre, oltre che da una luce secondaria, artificiale o naturale, proveniente dalla parete in vetro bianco che lo divide dal bagno del piano. Forti contrasti vedono alternarsi lastre di marmo emperador a lastre di pietra samarcanda e ricreano linee prospettiche che si riscontrano nella vasca da bagno, elemento monolitico dominante. Lo spazio di risulta recuperato dalla rotazione degli spazi funzionali diventa fulcro dell’area benessere all’interno del quale si è localizzato un bagno turco, realizzato secondo i canoni tradizionali.

Il piano seminterrato, infine, accoglie la rielaborazione in chiave moderna della tradizionale tavernetta, spazio storicamente deputato a luogo di incontro e convivialità. Il contrasto materico con il quale è stato ideato il grande camino dimostra come sia costante la concezione di arredi pensati come forme geometriche che si fondono con il progetto dell’abitazione nella sua interezza. La piana del camino, infatti, estendendosi diviene divano in muratura e filtro tra la zona cottura e la zona dinner. Il gesto progettuale tende costantemente a dimostrare che forma e materia, fondendosi, divengono un tutt’uno, volto a definire in sintesi l’architettura di interni. Soprattutto in questo piano la scala è elemento di connessione e sinonimo di unità. La biomalta di color bianco latte valorizzata da piccoli glitter dorati sembra fluire da essa e diffondersi in tutto il pavimento della tavernetta, trovando in questo luogo il suo punto di arrivo. O quello di partenza...

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Sopra, la camera da letto padronale.


GORZA GORZA WOOD PHILOSOFY ShowRoom: Via Selva, 11 - Villa Selva, Forlì (FC) Tel. 0543_782824


Nome Cognome

Rurale chic

da ex fabbricato agricolo ad elegante abitazione bolognese. testo Roberta Brunazzi - foto Margherita Cecchini

Linee semplici e pulite disegnano gli ambienti ricavati dalla trasformazione di un edificio un tempo adibito a stalla e deposito. Con elementi di design contemporaneo incastonati sotto volte a botte e a crociera.

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Nome Cognome

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Rurale chic

Antico e contemporaneo, rurale e intellettuale. Insieme costituiscono le due anime di questa abitazione bolognese, contrassegnata da una linearità architettonica che ne segna il carattere elegante ed essenziale. Tutto nasce dalla ristrutturazione di un fabbricato ex agricolo, in parte trasformato in una nuova unità immobiliare ad uso abitativo. Il lavoro porta la firma di MIR architetti, studio con sede a Imola (via Ariosto 15/a) specializzato in architettura e interior design. La nuova unità immobiliare è stata ricavata convertendo alcuni vasti locali (la superficie dell’unità immobiliare è di 140 metri quadri) precedentemente destinati a rimessa e a deposito. Grazie alla realizzazione di un soppalco la superficie calpestabile è stata ulteriormente ampliata, pur rimanendo all’interno della sagoma fondamentale dell’edificio esistente. La finalità del progetto era quella di costruire ambienti abitativi caratterizzati da criteri di estrema semplicità e linearità architettonica, nel rispetto dell’involucro. Al piano terra si sviluppa la zona giorno, composta da un ingresso, una cucina, un ampio soggiorno/pranzo (ricavato nell’area della vecchia stalla) ed una piccola zona adibita a servizio igienico. La distribuzione dei locali si è rivelata strettamente necessaria, data la volontà di rispettare e conservare integralmente l’ambiente in passato adibito a stalla, unica parte dello stabile che presentava caratteristiche di pregio storico-tipologiche e strutturali. Anche gli elementi interni concorrono a valorizzare questo aspetto dell’edificio: per richiamare alla mente la vecchia mangiatoia è stata realizzata una panca sospesa con taglio luminoso sottostante, contenitiva, in legno rovere tinto, che caratterizza ed enfatizza lo spazio orizzontalmente. Anche il divano basso (Mondo di Paola Navone per Cappellini) anteposto ad essa accentua l’orizzontalità, mentre completano la zona soggiorno la chaise longue in feltro grigio (Bird di Tom Dixon per Cappellini) e le due poltroncine Wassily di Marcel Breuer, costituite da una struttura in tubo di acciaio cromato e sedile, schienale e braccioli in cuoio nero. La zona pranzo è completata dal tavolo di Poliform Master, 90x320, con sedute Tacchini. Per l’illuminazione è stato scelto l’utilizzo di tagli luminosi nel cartongesso, con l’inse-

In alto a sinistra, la chaise longue Bird posta in un angolo del soggiorno; a destra la scala che conduce al piano soppalcato. A fianco, la cucina caratterizzata dalle volte a botte in mattoni a vista. Nella pagina seguente, lo studio al piano superiore, con il divano di Mies Van Der Rohe. In apertura, l’ampio soggiorno tra colonne e volte a crociera.

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Rurale chic

A fianco, l’originale libreria ricavata dalle travi della camera da letto.

rimento di corpi illuminanti ad incasso di Via Bizzuno. Le porte sono realizzate in vetro trasparente, con maniglioni in acciaio D-line. Lo spazio, già molto caratterizzato dalle classiche volte a crociera in mattoni a vista, presenta come finitura a pavimento una malta cementizia Turra color sabbia, riproposta anche come finitura a parete nel volume che divide la cucina dall’ingresso e che contiene la scala che porta al primo piano dedicato alla zona notte, inglobando anche gli armadi a muro. La cucina è stata ricavata nella zona dell’ex deposito, ed è caratterizzata dalle classiche volte a botte in mattoni a vista. In tutto l’ambiente dominano la pulizia delle linee e l’essenzialità dei volumi. La cucina è caratterizzata da un ampia isola adibita a piano lavoro e da un tavolo per la colazione in acciaio inox, supportato dall’utilizzo degli sgabelli Cubo de la Palma. Attraverso la scala si accede invece al piano superiore, adibito a zona studio, caratterizzato dalle ampie librerie a muro e dal divano su progetto originale di Mies Van Der Rohe. Passando da una panca rivestita in ferro si accede alla scala sospesa in ferro e legno che porta alla zona notte, ricavata dalla realizzazione di un nuovo soppalco. La zona bagno è infine caratterizzata dall’utilizzo della pietra naturale, Chiarabel per la realizzazione del lavabo su misura e per la vasca-doccia e da Ardesia a spacco per la parete che attraversa tutto il bagno, illuminata a cascata da un taglio luminoso. L’illuminazione è completata da faretti ad incasso, disegnati da Gae Aulenti.

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INTERIOR : EMANUELE SVETTI ARCHITETTO

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OPERA: SAFFRON RESTAURANT - AREZZO

FOTO: ANDREA BARTOLOZZI


Nome Cognome

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Nome Cognome

Ma.Ra.Ma.

l’onirica ironia dell’artista designer.

testo Linda Antonellini

Personalità, provocazione e ricerca continua caratterizzano le creazioni del giovane designer romagnolo Marcantonio Raimondi Malerba. Lontano dai modelli seriali e con innovative soluzioni adottate, per oggetti ricchi di storia sospesi tra sogno e realtà.

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Nome Rubrica

Artista a 360 gradi, ha affrontato 11 traslochi in 10 anni ed ora ha deciso di fermarsi un attimo a “creare idee”, che trasforma in materia all’interno di un particolare laboratorio nella prima periferia di Cesena, in un ambiente luminoso che coadiuva le sue ispirazioni. Carismatico e poliedrico, Marcantonio Raimondi Malerba continua a stupirsi della sua passione per le cose che hanno per filo conduttore una storia e il tempo. Negli oggetti recuperati e in quelli ricreati da zero c’è sempre un percorso. L’anima in legno di quello che poi è diventato il divano 18 Pillow, ad esempio, lo ha colpito in modo particolare. Su questo scheletro ha appoggiato cuscini legati, contrapponendo l’antico ad un concept moderno, comodo ed ergonomico. “Se si riesce a fare una cosa nuova con una vecchia - dice Marcantonio - soddisfa un po’ tutti, perché le cose vecchie danno sicurezza. Guardo con sospetto il design contemporaneo che il prossimo anno già Sopra, Marcantonio Raimondi Malerba, in arte Ma.Ra.Ma, di fronte al “self-container”. In apertura il suo laboratorio, con in primo piano il divano 18 Pillow e la seduta dadaista della serie “Sassi”, mentre sulla destra è visibile il comò “Memory of Branches”.

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stanca, perchè non ha legami con nulla se non con la sola immagine con cui viene presentato e corredato. Non sono mai sceso a compromessi, ho fatto le cose che mi piacevano di più, sono riuscito a persuadere clienti a farmi commissionare ciò che volevo, a comunicare loro il giusto trasporto per convincerli che ciò che volevano loro era ciò che volevo fare io, non una questione di soldi ma di passione”. Perché Marcantonio si senta appagato nelle realizzazione delle sue opere servono determinati criteri: “L’oggetto deve piacere a me, e ciò implica il mio stile. Deve comunicare, essere innovativo, deve essere vecchio, realizzabile con le mie mani quindi entro una settimana, con i materiali che mi piace usare”. E prosegue: “Traggo ispirazione ovunque. Il design mi diverte e non mi fa pensare troppo, è la giusta misura dell’arte, è un trasporto. L’arte mi ha salvato, ha sedato ansie e paure, è lo strumento divenuto la mia forza. Ho trovato un equilibrio artistico prima di trovare quello individuale”. Malerba arriva alle sue visioni con passione e riesce a raccontarle e a nutrirle. L’elefante con vasca, ad esempio, può apparire una associazione ironica, ma al tempo stesso rappresenta un dramma (“la vasca, col suo pancione e la doccia, ricorda un piccolo elefante così la scena sembra una pietà in cui entrambe chiedono acqua”) o nel leone con poltrona, che lui descrive come “l’uomo che si avvicina alla natura traendone ispirazione ma senza creare mai una profonda simbiosi, così il leone, la natura, non sa che fare...”. Afferma che non c’è rappresentazione migliore di un albero, dell’albero stesso. Dunque in ciò che realizza, ne destruttura il concetto, si discosta dalla logica e inventa ad esempio “Memory of Branches”, un comò in cui entra dentro la natura



Ma.Ra.Ma.

Le idee geniali di Marcantonio Raimondi Malerba.

sotto forma di rami secchi; sollevato da terra, non può più essere un contenitore, non si possono più infilare i cassetti, ma può essere un’ottima “vetrina”, quasi un fossile cristallino. Stessa poetica anche nelle sedie col germoglio, in cui la natura si riappropria di quello che gli era stato sottratto. Fra un realizzazione e l’altra Marcantonio ha anche scritto “Coniglio”, un testo critico dettato ad un curatore che lo ha trasformato in una sorta di saggio. Presentato lo scorso anno, invece è self-container, l’armadio antropomorfo che contiene gli organi: una provocazione dell’oggetto che può contenere solo se stesso, con le costole che si aprono come ante e il cuore che viene avanti come un cassetto. Nella stessa stanza il calco dal vero di un uomo che diventa un oggetto, e avendo come subìto un processo di industrializzazione regge con una mano alzata una lampadina, come fosse egli stesso elemento illuminante. Marcantonio è un designer a cui piace giocare, recuperare, raccontare storie, tutto in maniera molto istintiva. La lampada a bilanciere, come fosse un oggetto da cantiere, è stata per lui un’esperienza ludica, artigianale, leonardesca; il suo trovare soluzioni tecniche nella maniera più semplice è una riconduzione al meccano, ai lego, al pongo, alle forbici e alla carta. Tra le sue ultime crezioni i Sending Animals il trio casse-contenitore mucca, maiale e oca prodotte da Seletti; poi ancora una carriola che contiene una cassettiera da cui il nome di Mobile, in quanto spostabile su ruote, così come i Sassi, che divengono sedute “dadaiste” o elementi decorativi amovibili. Così i suoi oggetti ritrovano dimensioni nuove, tra sogno e realtà.

Artista e designer, Marcantonio Raimondi Malerba è nato a Massalombarda 36 anni fa. Studia all’Istituto d’Arte per il Mosaico e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dove poi andrà per un periodo ad insegnare, così come all’Accademia di Brera a Milano e a Beirut. Ha esposto al Salone del Mobile e alla Triennale di Milano, ai Magazzini del Sale a Cervia e in varie gallerie d’arte. Collabora con architetti e crea arredamenti per residenze private, spazi e locali. Realizza elementi di arredo e di design “hand made” ed è attivo anche nel campo della pittura e della scultura. Oltre ad interessanti creazioni con Anthropologie, Mogg e Camper, un’importante collaborazione è stata quella con l’azienda Seletti, pronta a mettere in produzione un insolito mobiletto portaoggetti che riprende la forma di un suino, “Sending pigs”. In programma c’è anche la cassa-pallet “oca”, destinata a divenire un comodino o una seduta, e la cassa-container “mucca”, grande madia o armadio.

In alto, Self-Container, mobile antropomorfo che contiene gli organi. A fianco, i Sending Animals di Ma.Ra.Ma, mobili porta oggetti a forma di animale.

90 / Ma.Ra.Ma.


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I colpi vincenti di RC ECCELLENZA NEL MONDO.

Cinque medaglie a Londra 2012, con l’oro nel tiro al piattello del campione croato Giovanni Cernogoraz, da sempre legato all’azienda romagnola.

Nella foto, da sinistra: Paolo Socci Presidente RC, il campione olimpionico Giovanni Cernogoraz, Alessandra Socci Amministratore Delegato RC, Walter Cernogoraz, Stefano Lolli Responsabile commerciale Italia RC.

RC è un’azienda di Forlì leader nella produzione di cartucce da tiro e da caccia. Un’eccellenza italiana nel mondo, orgoglio di un intero Paese. Fornitrice di numerose federazioni sportive, RC esporta in oltre settanta nazioni, posizionandosi nell’olimpo del mercato internazionale. Un’egemonia coronata nella recente spedizione olimpica dalla conquista di ben cinque medaglie a Londra 2012, a partire dallo strepitoso oro nel tiro al piattello di Giovanni Cernogoraz, giovane croato da sempre legato all’azienda romagnola. Un successo importante, figlio di una passione che si rinnova quotidianamente ad RC da quattro generazioni, dagli anni ormai sfumati nella memoria dell’armeria Carmellini, sita nel cuore di una Forlì ottocentesca, all’attuale azienda guidata dalla famiglia Socci a Forlì. Comune denominatore nel tempo è la ricerca della qualità e delle migliori prestazioni, con risultati resi possibili da un’esperienza e da un know how impreziosito dalla ricerca, dall’investimento nell’innovazione tecnologica e nei test balistici. L’intera produzione RC è declinata in numerose gamme di munizioni. Calibri differenti, tali da soddisfare le esigenze di ogni cacciatore o tiratore sportivo. Grazie all’elevata precisione nel dosaggio, all’accuratezza dell’assemblaggio e all’attento studio della distribuzione dei pallini nelle rosate, le cartucce assicurano eccellenti performance e garantiscono la massima affidabilità anche in condizioni estreme. Il prodotto ideale per il professionista ma anche per il semplice appassionato, clienti di un’azienda che vanta una storia di successo e guarda al futuro come nuova appassionante sfida. www.rc-cartridges.com

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Renzo Serafini il designer della luce.

testo Lucia Lombardi - foto www.federicogalli.net

Creare oggetti capaci di diffondere la luce nel modo giusto. Partendo da un’illuminata realtà artigianale.


Renzo Serafini

Donare all’utilizzo della luce una nuova interpretazione, come fosse un altro complemento di arredo, così da unire lo spazio abitativo vissuto alla persona stessa, valorizzando gli oggetti che circondano l’ambiente. Una filosofia estetica che si lega alla tecnica, propria dell’azienda artigianale Serafini di Riccione. Da 25 anni l’azienda di impiantistica elettrica paterna è portata avanti da Renzo e dal fratello Raul. Nel tempo hanno collaborato con tantissimi architetti a livello regionale e nazionale, cercando con duttilità di soddisfare ogni richiesta; arrivando a progettare anche la luce e a fare continua ricerca per ottenere un nuovo modo di concepire l’illuminazione al fine di concretizzare l’idea con un vero e proprio oggetto luminoso disegnato e prodotto dalla Renzo Serafini Luce, nata nel 2009. “Sono passato - dichiara il light designer - dal minimalismo del pezzo creato sino all’utilizzo di materiali ‘sporchi’, semplici e dall’effetto materico, ottenuti miscelando il cemento con l’alluminio spazzolato o dall’utilizzo del ferro, talvolta persino arrugginito. Per i nostri articoli prendiamo in considerazione sia sorgenti luminose ad alta resa e alto risparmio come il Led, la lampadina a filamento sia tungsteno sia a carbone, sempre rigorosamente dimmerata”. Dalla collaborazione con il fotografo Federico Galli un anno fa è nato il catalogo aziendale, progetto fondamentale per far capire quale direzione, anomala rispetto al mondo dell’illuminazione, abbia intrapreso l’azienda. Grazie agli stimolanti risultati ottenuti alla Serafini stanno ultimando la realizzazione del nuovo catalogo, sempre con la cura di Federico, fruibile sul sito www.renzoserafini.it “Da artigiano creo direttamente i prodotti, raramente li disegno. Lo schizzo ovviamente c’è sempre, ma ho bisogno subito di avere in mano il prototipo da modificare, abbellire, per avere un’idea tangibile delle proporzioni, delle misure, del peso e di tutto quello che un oggetto ‘vero’, in mano, trasmette. Capita a volte di unire la luce all’arte, quindi sono sempre contento di illuminare uno spazio teatrale, una galleria d’arte, un vecchio casale per una performance musicale. Queste declinazioni del mio lavoro offrono tantissimi stimoli, e ciò spiega perché tante cose fatte per specifici progetti non si trovano all’interno del catalogo”. La soddisfazione del custom per Renzo è un aspetto molto importante. Creare oggetti ad hoc, originali, fuori catalogo, per soddisfare ogni singola richiesta è sicuramente una prerogativa specifica di questa “illuminata” realtà artigianale.

A fianco, alcune installazioni minimaliste di Renzo Serafini, raffigurato nella foto di apertura.

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Design a km zero

Design a km zero Slowd: dal creatore al consumatore. testo Barbara Baronio

Una piattaforma web per collegare l’estro di giovani emergenti al cliente finale. Passando da artigiani locali per la realizzazione dei prodotti. Ăˆ Slowd, fondata dal designer modenese Andrea Cattabriga e sviluppata assieme all’architetto Sebastiano Longaretti.

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Design a km zero

Una piattaforma italiana per il design a “chilometro zero”: è l’idea di Andrea Cattabriga, giovane architetto modenese con il pallino della sostenibilità etica e tecnologica del design. “Quando sono entrato nel mondo del lavoro - spiega Cattabriga - mi sono reso conto delle enormi difficoltà che i designer emergenti dovevano superare per mettere in produzione un proprio prodotto. Prima tra tutte l’individuazione di un’azienda desiderosa di investire in una nuova idea”. Nel 2011 è nato così Slowd (Slow Design), un luogo dove la creatività di giovani e intraprendenti designer è linkata direttamente all’artigiano che può realizzarla e, non meno importante, al cliente che può acquistarla. Ad affiancare in questa avventura Cattabriga c’è Sebastiano Longaretti, architetto e artista. “Slowd - continuano i due designer - è una sorta di ‘filiera corta del design’ a vantaggio di tutti. Dei consumatori, perché propone design di qualità a un prezzo accessibile; dei giovani designer emergenti perché Slowd è per loro un trampolino di lancio con cui si mostrano al mondo, degli artigiani, perché così riescono a riappropriarsi di quel ruolo di realizzatori materiali degli oggetti che popolano le nostre case”. Attualmente Slowd coinvolge circa una trentina di designer e quasi una decina di artigiani che già sono all’opera per la creazione di uno o più pezzi ordinati tramite il web. Tutto parte da un progetto concreto e ben definito che viene valutato dal team di Slowd, ne analizza la fattibilità dei progetti, l’impatto estetico e i costi di produzione. Poi entra in gioco

Sopra, Sebastiano Longaretti alla libreria “Up to You”. In apertura, il team di Slowd, composto da Andrea Cattabriga e Sebastiano Longaretti.

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Design a km zero

A fianco, il tavolo 50curve. Sotto, l’home page del sito di Slowd.

L’ideatore Andrea Cattabriga.

l’artigiano che, con il suo insostituibile know-how aiuta il designer a produrre la propria idea, senza costringerlo in produzioni su larga scala e minimi d’ordine inaffrontabili. L’oggetto è quindi realizzato e messo in vendita sullo shop online slowd.it, dove può essere acquistato dal consumatore o direttamente dalle aziende, interessate a produrlo industrialmente. “Viviamo in un mondo - sottolineano Cattabriga e Longaretti - in cui gli oggetti della quotidianità ci vengono venduti a prezzi dopati dai costi di comunicazione, brandig e filiere troppo lunghe. Quando il prezzo è contenuto siamo abituati a pensare (e spesso deve essere così), che quel prodotto sia stato assemblato in un lontano e alienante stabilimento orientale. Questa induzione nel nostro modo di pensare ci ha resi incapaci di ricordare che, fino a pochi decenni fa, i nostri mobili e molti degli oggetti a cui siamo affezionati venivano costruiti da persone con una profonda conoscenza del loro mestiere di artigiani, capaci di una qualità impensabile per la produzione di serie”. Il tavolo 50curve viene ispirato dal bisogno di richiamare questa temporalità che non è nostalgia del passato, ma necessità di interpretare il nuovo con strumenti che ritornano utili. “Questo tavolo guarda al vintage, la moda del recupero. Non si tratta di sfiducia nel nuovo - conclude Cattabriga - ma del bisogno di circondarsi di cose che raccontano storie o che le hanno vissute. Credo sia importante creare oggetti in grado di sopravvivere al tempo, rinnovandosi ma nascondendo qualcosa che proviene dalla nostra storia. Così sono nate le linee del 50curve”.

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L’ideatore del progetto Slowd è il modenese Andrea Cattabriga, 31 anni, una laurea in architettura e varie borse di studio e intership internazionali, vinte assieme a premi in ambito di progettazione architettonica. In qualità di designer collabora stabilmente con professionisti del settore per cui segue progetti a diverse scale. È anche tra i fondatori di varie esperienze collettive nel campo della sperimentazione e delle installazioni urbane. Attualmente s’interessa di economia collaborativa e sistemi di fabbricazione diffusa assieme ad alcuni network internazionali. Per Slowd segue l’art direction dei progetti, oltre ad occuparsi dello sviluppo strategico della piattaforma, relazioni e comunicazione.




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