Ravenna IN Magazine - 01-2011

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R a ve n n a

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Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n. 1 - E 3,00

Anno X - N. 1 - MARZO 2011

Lanfranco

Gualtieri Il frutto del lavoro

150° Unità d’Italia Risorgimento a Ravenna Christian Benini Come giocarsi la carta giusta Piero Strada Plastiche magie di figure senza peso



Sommario

12 4 Annotare Brevi IN 12 Essere Lanfranco Gualtieri 19 Approfondire 150° Unità d’Italia 22 Ideare Christian Benini 26 Creare Piero Strada 31 Cantare Fondazione Polifonica Ravenna 34 Ricordare

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| EDITORIALE di Andrea Masotti |

La famiglia Rasponi 38 Abitare L’appartamento rivisitato 42 Vincere Luca Sirri 44 Confidare Beppe Aurilia 46 Gustare Dimar 48 Scrivere Eraldo Baldini 50 Scegliere Shopping

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L’Italia fa 150 anni (e Ravenna si conferma una delle città più “italiane”, per manifestazioni ed eventi), “IN Magazine”, più modestamente, ne fa 10. Da fine 2001, quando l’edizione ravennate si aggiunse a Forlì e Rimini, tanti volti e storie si sono avvicendati. Avremo modo di riparlarne. Per ora concentriamoci su questo numero, che in copertina presenta Lanfranco Gualtieri, dinamico artefice di tanti anni di crescita nel territorio. Prima nel mondo della cooperazione agroalimentare, ora alla guida della Fondazione Cassa di Risparmio. Dopo di lui, il vademecum sulle iniziative per le celebrazioni dell’Unità d’Italia,

un tuffo nella Storia, con le vicende della famiglia Rasponi. A seguire, lo scultore Piero Strada, i 50 anni della Fondazione Polifonica, nel racconto dell’attuale direttrice del Coro, Elena Sartori. Poi Christian Benini, brillante designer cervese alla guida di Wall&Decò. E a proposito di interior design, inizia da questo numero la rubrica che ogni volta ci farà entrare nelle case più belle di Ravenna e circondario. Infine le rubriche: protagonisti il giovane drammaturgo Beppe Aurilia e Luca Sirri, bandiera della Marcegaglia; poi la nuova collana targata Foschi Editore a cura di Eraldo Baldini, infine, i frutti di mare della Dimar.

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Chiuso per la stampa il 02/03/2011

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XXII edizione di Ravenna

Nuove nomine in Confcommercio Ravenna - Andrea Passanti è il nuovo Vice Presidente di Confcommercio Ravenna, eletto a fine gennaio all’unanimità dal Consiglio direttivo in sostituzione di Fabrizio Conti, che ha lasciato l’incarico per impegni imprenditoriali all’estero. Già membro del Comitato di presidenza, Passanti è attualmente presidente della sezione comunale di Alfonsine. Il Consiglio ha inoltre chiamato a far parte del Comitato di presidenza Antonio Fersino, presidente degli ottici ravennati. www.confcommercio.ra.it (R.B.)

Grand’Italia e la ricerca Ravenna - Lo scorso 22 gennaio al Caffé in Piazza del Popolo, l’Associazione Morgagni Malattie Polmonari ha organizzato un “Aperitivo per la Ricerca”, con la partecipazione di Ivano Marescotti. Durante l’iniziativa il Presidente di AMMP, il prof. Venerino Poletti, ha consegnato al Caffè Grand’Italia la targa che riconosce il locale come sostenitore della ricerca scientifica nelle malattie polmonari. Il ricavato dell’Aperitivo è stato devoluto a sostegno dei progetti di ricerca promossi dall’Associazione Morgagni Malattie Polmonari.

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Ravenna - “Fabula in Festival” è il filo conduttore della nuova edizione, in programma dal 7 giugno al 9 luglio. “Un tema più leggero - spiega Cristina Mazzavillani Muti - per sfuggire alle tristi favole di Sarah, di Yara, dei nostri soldati in Afghanistan. Ma ugualmente profondo perché ci conduce, col viaggio dell’Amicizia, verso la triste realtà dei bambini di strada negli slums di Nairobi”. Nel cartellone appaiono nomi favolosi, a partire dai direttori d’orchestra come Claudio Abbado, Kent Nagano, Zubin Metha, Esa-Pekka Salonen, David Fray, Michele Campanella e Riccardo Muti, che dirigerà I due barbieri di Mercadante a

Festival conclusione del lungo percorso dedicato alla musica napoletana del ‘700 e poterà a Nairobi le opere di Verdi e Bellini. Non mancano grandi nomi per la danza, come Matthew Bourne con Cinderella, Wayne McGregory, Micha van Hoecke con Lindsay Kemp. Una delle sorprese più eclatanti sarà l’interpretazione del Flauto Magico di Mozart, che diventerà The Magic Flute Impempe Yomlingo. Riccardo Muti ha così commentato la visione di alcune parti del video proiettato per l’occasione: “Loro hanno davvero compreso lo spirito della favola mozartiana, interpretata con voci incredibilmente perfette nella loro naturalezza”. (A.D.L.)

Errani e il nuovo prefetto di Ravenna Bologna - Il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani ha incontrato a metà febbraio Bruno Corda, nuovo prefetto di Ravenna. Di origini sarde, Corda proviene dalla prefettura di Cagliari dove dal 2007 ha ricoperto il ruolo di viceprefetto vicario e, per alcuni mesi, ha esercitato le funzioni di prefetto. È stato commissario straordinario di diversi Comuni sardi, nonché vicecommissario prefettizio a Cagliari. Nominato prefetto nel dicembre scorso, dal 17 gennaio ha assunto le funzioni a Ravenna.



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La nuova mostra del Mar Le donne in scena di Sideri

Ravenna - Esce nella seconda metà di aprile per Fernandel la raccolta di monologhi Anime e carne - donne in scena, di Eugenio Sideri. Il regista e drammaturgo ravennate, fondatore della compagnia Lady Godiva Teatro e docente di recitazione alla Deha Ballet Academy, ha raccolto una serie di copioni che hanno per protagonisti solo personaggi femminili, sviluppati in collaborazione con le attrici che li hanno poi interpretati. Tre storie di donne (da) sole, che compiono scelte coraggiose: dalle tre sorelle partigiane di 44, ad Alfonsina Strada, prima e unica donna a correre il Giro d’Italia nel ’23, protagonista di Finisce per A , fino alle sorelle Misericordia dell’ultima pièce. (A.B.)

Ravenna - L’Italia s’è desta: 1945-1953, Arte italiana del secondo dopoguerra da De Chirico a Guttuso, da Fontana a Burri occupa tre piani del Museo. Inaugurata lo scorso 12 febbraio rimane aperta al pubblico fino al 26 giugno. Sono 180 le opere dislocate, in un lungo ed emozionante percorso che rispecchia proprio l’intricato sorgere di vari movimenti in seno a un Paese che voleva dimenticare e tornare a vivere dopo una guerra che gli aveva succhiato fino all’ultima goccia di linfa vitale. “L’intento

di questa mostra - ha detto il direttore Claudio Spadoni - è offrire un quadro d’insieme che consenta una visione contestuale di vicende diverse, per molti aspetti contrapposte, con opere che rappresentano i segni costitutivi di quei tempi, scandendone anche le fasi più convulse”. Ed è un quadro davvero complesso, dato dal percorso durante il quale s’incontrano Afro, Campigli, Sassu, De Chirico, Casorati, Carrà, Fontana, De Pisis, Leoncillo, Guttuso e tanti ancora. www.museocitta.ra.it (A.D.L.)

La seppia inaugura la stagione cervese Cervia - Lasagne al nero di seppia, brodetto con anguilla e polenta e l’immancabile fritto. Sono solo alcuni dei piatti protagonisti della Fiera di San Giuseppe che dal 16 al 20 marzo propone il meglio della tradizione marinara negli stand del centro commerciale di Pinarella. Protagonista indiscussa della tavola la seppia, che proprio nei mesi primaverili riempie le reti dei pescatori. Giunta alla XIII edizione la manifestazione dedicata al mollusco viene inaugurata domenica 13 marzo in spiaggia libera con la tradizionale Focarina, che segna l’inizio della stagione estiva. Stand gastronomici, spettacoli musicali e mercatini animeranno la giornata che verrà conclusa da fuochi d’artificio. www.sagradellaseppia.it (F.F.)

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Ph. Massimo Fiorentini

Grotta di sale al Sun Ravenna - Una grotta rivestita interamente di sale, in cui respirare particelle di cloruro di sodio traendo beneficio alle alte e basse vie respiratorie. È Aerosal, la novità presentata dal centro benessere di via Faentina 15. Il mare portato in una stanza permette di avere un’esperienza salutare in totale relax, ascoltando musica, guardando un film o leggendo un

Planet

libro, magari godendo di un piacevole massaggio. Aerosal è adatto anche per i più piccoli, che qui possono curarsi inconsapevolmente mentre giocano, facendo senza accorgersene un aerosol naturale. Anche il pavimento della grotta, infatti, è interamente ricoperto di sale, tanto da permettere ai bambini di fare tunnel e costruire castelli, come in spiaggia. (R.B.)



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Ad Anversa le bellezze di Cervia Sportur Bicycle Show 2011 Cervia - Complice sole e tepore primaverile con la bella stagione torna la voglia di salire in sella alla bici. È per questo che c’è attesa per Sportur Bicycle Show che si svolge dal 27 marzo al 3 aprile. Le strade di Cervia, Milano Marittima e dintorni si riempiono di amanti delle due ruote in occasione della VI edizione di quello che viene considerato un vero e proprio festival della bicicletta. L’evento si conclude con la gara regina fra le iniziative in programma, la 15esima Granfondo di Ciclismo Selle Italia – La via del Sale. Diverse le proposte, con formule pensate per tutta la famiglia e speciali offerte vacanza per vivere una Settimana Cicloturistica sulle strade dell’entroterra romagnolo. www.sportur.it (F.F.)

Anversa - Nuovo appuntamento per la città di Cervia con il Salon Des Vacances, una delle fiere più importanti di Belgio e Olanda tenuta a fine gennaio nella cittadina delle Fiandre. In un ampio stand realizzato assieme al Comune di Riccione e all’Unione di Prodotto Costa, l’ufficio Cervia Turismo ha organizzato degustazioni e

incontri, presentando offerte promozionali riservate alla clientela belga e olandese. Nel corso della fiera è stata presentata anche la nuova pubblicazione promozionale in lingua olandese Cervia & la Romagna - Reis door La Bella Italia, realizzata dal Servizio Turismo del Comune e stampata in 40mila copie. (R.B.)

Riconoscimenti per il libro di Federico Graziani

Ceramiche giapponesi al MIC

Parigi - Vini d’Autore, volume che raccoglie le 111 migliori etichette d’Italia, scritto a quattro mani dal sommelier ravennate Federico Graziani e dal giornalista Marco Pozzali (Food Editore), dopo essersi aggiudicato il premio di miglior libro d’Italia nella categoria Best Book on European Wine è nella short list (composta da quattro titoli) come miglior libro del mondo al Gourmand Wine Book Awards, prestigioso concorso che premia i migliori libri di cucina e vino per categorie e che si svolge a Parigi. La cerimonia di premiazione si è tenuta il 3 marzo nella suggestiva cornice de Les Folies Bergère. (A.B.)

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Faenza - Fino al 20 marzo in mostra al MIC “Ceramiche giapponesi, la nuova creatività nata dai forni tradizionali”, a cura della Japan Foundation realizzata col sostegno dell’Autorità Portuale di Ravenna. Un viaggio nella ceramica giapponese contemporanea attraverso 69 opere, con particolare attenzione agli “utsuwa” (contenitori), realizzati nei sette siti dei forni tradizionali più importanti del Giappone: Arita e Karatsu, Hagi, Bizen, Kyoto, Kutani, Seto e Mino, Mashiko. Questa produzione ha radici remote e si è sempre caratterizzata nella sua lenta evoluzione per aver coniugato tradizione e innovazione; ne è un esempio l’antica tecnica del Raku, nata alla fine del XVI secolo e ancora attuale. I 35 giovani ceramisti contemporanei presenti al Museo di

Faenza si rifanno alla tradizione utilizzando la tecnica di cottura antica, cercando al contempo di dar nuova forma creativa alle loro creazioni. Orari:
 da martedì a venerdì 9,30 13,30; sabato, domenica e festivi 9,30 - 17,30. www.micfaenza.org (A.S.)


Nuovo anno aperto col Presidente Ravenna - Il 2011 è iniziato con la visita di Giorgio Napolitano, arrivato in città l’8 gennaio scorso per celebrare i 150 anni dell’unità d’Italia. Nel suo intervento il Presidente ha preso spunto dal commosso ricordo di Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini, commemorati da Sergio Zavoli come due grandi figli di Ravenna, per arrivare a parlare anche del caso Cesare Battisti, di federalismo, Costituzione. Un intervento ampio e sentito, concluso con un bagno di folla in piazza del Popolo. (R.B.)

Ph. Massimo Fiorentini

Eurocompany, cresce la quota all’ Estero Russi - Nuova importante partnership commerciale tra Eurocompany e il gruppo PepsiCo, colosso americano e seconda azienda food a livello mondiale. Da tempo Eurocompany, con sede a Godo di Russi, attiva nel campo della frutta secca da oltre trent’anni, ha sviluppato rapporti commerciali con le principali catene della GDO in Italia ed Europa. L’accordo con PepsiCo è stato siglato a febbraio, e prevede di sviluppare insieme alla filiale francese del gruppo americano due nuove linee di prodotti sottovuoto. Si tratta delle arachidi sgusciate sottovuoto da 600 e da 800 gra marchio Benenuts, leader nel mondo snack in Francia e Belgio. L’azienda ravennate, che ha visto crescere il fatturato nel 2010 del 13%, è stata una delle prime in Italia nel mondo della frutta secca ed essicata ad impostare rapporti di partnership con la GDO attraverso la commercializzazione di prodotti personalizzati col marchio della catena stessa. www.eurocompanysrl.com (F.R.)

LE NOSTRE SPECIALITà Cucina del territorio rivisitata Specialità di carne e pesce Pane fatto in casa Preparazione a base di foie gras e tartufi in stagione Formaggi d’alpeggio con mostarde e confetture Ampia selezione di vini nazionali

Aperto a pranzo per colazioni di lavoro. Ideale la sera, per cene intime, in una romantica atmosfera

S. Michele - Ravenna Via Faentina, 275 - Tel./Fax 0544 414312 giovedì chiuso


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Il Grammy a Riccardo Muti Los Angeles - Un Grammy per il miglior Album Classico dell’anno. E il maestro, reduce dall’intervento dovuto al malore mentre dirigeva la Chicago Symphony Orchestra, ha dichiarato di essere orgoglioso del premio soprattutto perché la musica è quella di Verdi. Si tratta dell’incisione del Requiem eseguito con la CSO. Un Grammy va anche al coro. Sono i primi due “grammofoni” del maestro Muti, che conta di essere in Italia per dirigere il Nabucco alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia alla quale, senza dubbio, la musica di Verdi ha dato notevole contributo. (A.D.L.)

Golf per tutti. Anche in Palestra Ravenna - Un marchio che è anche uno slogan. “ASD Golf per tutti” è un’associazione affiliata alla UISP, nata per promuovere il golf attraverso corsi di base aperti a tutti gli aspiranti giocatori, compresi nella fascia d’età tra gli 8 e gli 80 anni. Quattordici i soci, tutti golfisti amatoriali, con presidente Andrea Girolami. Per rendere sempre più accessibile questo sport il primo passo necessario era trovare location, orari e costi consoni agli im-

La forma dei pensieri: Paolo Ulian all’ISIA

pegni e alle possibilità di chi studia o lavora. È nata così l’idea di fare corsi di golf in palestra, in piccoli gruppi ed in orario serale. “Negli Stati Uniti è una pratica molto comune allenarsi in palestra - spiega Girolami. In Italia, invece, non esistevano iniziative del genere”. A inaugurare il nuovo corso è stata l’associazione ravennate, eleggendo a propria sede indoor la palestra del Liceo Artistico in via Guaccimanni. Con semplicissime attrezzature e palline “ad hoc” provenienti dagli Usa, qui si tengono corsi serali con il maestro Paul Battisti. I primi sono partiti a novembre 2010, i prossimi prendono il via a marzo. “E in aprile - annuncia Girolami - contiamo di organizzare uscite sui vari green del territorio”. Sei le lezioni previste per ogni corso, sei il numero massimo di partecipanti. Gli incontri si tengono il martedì dalle ore 20 alle 21 e dalle 21 alle 22; dalle 19 alle 20, sempre di martedì, la palestra è invece a disposizione degli allenamenti liberi dei giocatori. Info. 377 4468708 asdgolfpertutti@teletu.it (R.B.)

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20 anni di Cinema

Jolly

Ravenna - Aveva inaugurato il 23 febbraio 1991, come sala parrocchiale a gestione familiare. Ora, dopo una pausa tra 2002 e 2010, e lo stop in estate, Giorgio Gallina e la moglie Roberta hanno ripreso in mano le redini del Jolly. Riapertura a fine ottobre, in tempo per festeggiare i “primi” 20 anni: “Siamo l’unica sala rimasta in centro storico e con i nostri 119 posti, puntiamo a un’offerta d’essai, con pellicole spesso inedite per Ravenna - spiegano i titolari. Da non perdere i nostri mercoledì, con proiezione a soli 5 euro”.

Ph. Massimo Fiorentini

Faenza - Una lectio magistralis di Paolo Ulian ha aperto il nuovo Anno Accademico all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Faenza. Con la sua sorprendente e geniale semplicità Ulian, il più significativo e influente designer italiano del nuovo millennio, ha parlato de “La forma dei pensieri”, concentrandosi sulle tre parole chiave per il design di oggi: etico, didattico, sperimentale. Una realtà, quella del celebre designer toscano, costruita con curiosità e ironia, elementi che trasformano i pensieri in una forma inimitabile. Il 10 febbraio scorso sul palco dell’Isia sono intervenuti anche i professori Anty Pansera e Roberto Ossani, presidente e direttore dell’istituto, preceduti dai saluti di Patrizio Bianchi, assessore regionale all’Università, e di Giovanni Malpezzi, sindaco di Faenza. A seguire aperitivo a tema, ovviamente a base di food design. www.isiafaenza.it (R.B.)



Essere | Lanfranco Gualtieri

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Il frutto del

Lavoro

testo Antonio Graziani - foto Massimo Fiorentini

Dirigente cooperativo e presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Lanfranco Gualtieri si racconta. Dal diploma con lode in Agraria alla nascita di Conserve Italia, fino alla guida della Fondazione bancaria. Con un sogno: far della sua città un gioiello di arte e turismo.

Esponente di punta a livello europeo e leader italiano per trent’anni della cooperazione agroalimentare; poi presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, dai primi anni ’90. Lanfranco Gualtieri, 75 anni ravennate doc, discende da un’importante famiglia titolare, con un socio, di due mulini, uno in città e un secondo nella frazione di San Bartolo. Alla guida della Fondazione con spirito giovanile, ricorda con piacere le grandi soddisfazioni riscosse nella sua attività di dirigente cooperativo. “Ho affrontato situazioni a volte difficili - dice ricevendoci nel suo studio presidenziale in Fondazione - ho avuto contatti con tanta gen-

te, dagli agricoltori ai dirigenti di grandi aziende e del governo. E ho viaggiato molto, per seguire le nostre imprese in Italia e all’estero”. La sua “opera d’arte” è stata la creazione di Conserve Italia, assieme ad un gruppo di agricoltori all’avanguardia e di dirigenti di grande valore professionale. “Riuscimmo a realizzare praticamente un impero a livello europeo nel settore della produzione e lavorazione dell’ortofrutta. Oggi Conserve Italia – ci dice - è sicuramente l’azienda più importante nel nostro paese nel campo agroalimentare”. Parliamo di una Società Cooperativa Agricola capofila di altre società di capitali presenti in Italia e negli altri paesi dell’UE, quali Conserves

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Il presidente Lanfranco Gualiteri nella sede dell’ente. In apertura, fotografato nei chiostri francescani, recentemente ristrutturati anche grazie al contributo della Fondazione.

France, Juver Alimentación, Warburger, Mediterranean Growers e Tera Seeds. Il percorso scolastico di Lanfranco Gualtieri non cominciò nel migliore dei modi. “Alle scuole medie - ricorda - ero ritenuto non sufficientemente vivace d’intelligenza perché ero scarso in latino. Per la verità - confessa - non ne avevo voglia... I miei genitori mi mandarono a ripetizione. Diventai talmente bravo da sorprendere gli insegnanti, convinti che copiassi le versioni. Mi sono diplomato all’Istituto Tecnico Agrario di Imola, conquistando anche la medaglia d’oro

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come miglior maturato”. Gualtieri

ha poi frequentato l’Università a Bologna, laureandosi in Agraria con il famoso professor Luigi Perdisa, cui è stato intitolato l’Istituto agrario di Ravenna. Finiti gli studi si dedica alla gestione dell’azienda agricola Ramona, a Filetto di Ravenna, della famiglia della madre. Gli impegni di grande responsabilità assunti nel settore della cooperazione agricola lo costringono però a rallentare la presenza nella sua azienda. Gualtieri è stato anche produttore di vini di successo. “Con un piccolo patrimonio ereditato da una

zia comprai un terreno nella collina riminese e investii in vigneti. Realizzai una piccola cantina e cominciai a produrre un vino che ha ottenuto anche il premio del Passatore”. Il definitivo salto professionale avviene nel 1971. E qui la storia di Gualtieri s’intreccia con quella della nascita e sviluppo della cooperazione agroalimentare. “In quell’anno fui invitato ad occuparmi di frutticoltura come segretario del Conecor, Consorzio Emiliano Cooperative Ortofrutticole, costituito nel ’67 nell’ambito di Confcooperative. Nel frattempo mi nomi-


narono presidente della cooperativa Calpo, che aveva sede a Barbiano. Dietro mia proposta fu acquistata l’azienda privata Valfrutta, che produceva succhi di frutta”. Gualtieri è sempre più costretto a rimanere fuori dalla sua città, fermandosi prevalentemente a Bologna. Gli impegni nella cooperazione lo costringono anche ad abbandonare la produzione del vino. Nel 1978 viene acquisita la Mon Jardin, azienda belga con sede nel modenese di cui nel ’79 Gualtieri diventa presidente, carica mantenuta fino al ’94. Gli acquisti continuano con l’acquisizione di Salsa, che commerciava succhi di frutta col marchio Derby, e, nell’89, della Massalombarda, che vendeva i succhi di frutta a marchio Yoga. “A questo punto - afferma Gualtieri - si può dire che il complesso delle cooperative era diventato un impero. Avevamo cooperative in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Abruzzo. Aggregammo soci anche nelle regioni del Sud”.

Gualtieri ha conservato la presidenza di Conserve Italia fino al 2000, diventando in pratica il leader della cooperazione agricola in Confcooperative, grazie anche al contributo di eccellenti collaboratori.

Leader di coop agricole Il fatturato aveva raggiunto i 1.300 miliardi di lire. I marchi di Conserve Italia, con sede a San Lazzaro, erano allora Valfrutta, Yoga, Derby e Mon Jardin. L’azienda gestiva direttamente otto stabilimenti in Italia, di cui sei in Emilia-Romagna, uno in Toscana e uno in Puglia; quattro impianti delle controllate estere, di cui tre in Francia gestiti da Conserves France e uno in Germania, a Warburg. L’interesse verso il mondo bancario inizia nel 1989 quando alcuni amici lo sollecitano a candidarsi alla presidenza della Banca Popolare di Ravenna, obiettivo poi non raggiunto. Nel 1992 accetta di entrare nel Consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio, anche per riprendere i contatti con la sua città. Poi la nomina, per

decreto ministeriale, a presidente della Fondazione, confermata con l’introduzione dell’incompatibilità tra consigliere della Banca e Presidente della Fondazione, visto che quest’ultima si occupa di elargire fondi a enti


e associazioni impegnate in vari settori. “La scelta di campo della nostra Fondazione - spiega Gualtieri – vede in prima linea l’arte e la cultura, l’istruzione e formazione dei giovani, anziani e disabili, volontariato e salute pubblica. Ci sono poi altri settori, tra i quali lo sport giovanile, il territorio e le tossicodipendenze, ai quali destiniamo cifre inferiori. Il settore di maggiore interesse resta quello di arte e cultura: in particolare Ra-

vennantica, che sta realizzando il progetto degli scavi archeologici di Classe; poi la Biblioteca Classense, Ravenna Festival, il MAR ed altre

Sopra, due immagini del passato professionale di Lanfranco Gualtieri nel settore delle cooperative agricole. A fianco, con Antonio Patuelli, presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna.

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importanti realtà culturali della provincia. Quest’anno abbiamo elargito complessivamente 8 milioni e 700 mila euro”. Scelte guidate dalla fiducia riposta nel progetto Ravenna Città d’Arte.

“Sono convinto - afferma - che il turismo sia il settore principale dello sviluppo futuro per Ravenna”. E riconoscendo grande importanza anche al porto, ora che si è dotato del Terminal crociere, ribadisce come sia “necessario che Ravenna entri nella giusta la mentalità per essere a tutti gli effetti una città turistica”. Gualtieri è anche presidente della

Fondazione Flaminia, che affianca l’Università per gli aspetti logistici; è vice presidente di Ravennantica, Ravenna Festival e altre associazioni di vario genere. Ha due figli, Giovanni, laureato anche lui in Agraria, che gestisce l’azienda di famiglia, e Pier Maria, che lavora presso l’azienda Molino Spadoni di Coccolia. Se qualcuno pensa sia una persona appagata e soddisfatta di quanto fatto finora si sbaglia. “Nella vita mai accontentarsi. Non essere presuntuosi - dice - ma mai fermarsi. Mi accorgo che spesso mi trovo a spronare dirigenti e collaboratori più giovani di me...”. IN




Approfondire | 150° Unità d’Italia

Risorgimento a

Ravenna

testo Claudia Graziani - foto Massimo Fiorentini

La città in grande spolvero per il 150° dell’Unità d’Italia. Spettacoli e incontri, visite guidate, musei aperti, iniziative per le scuole. E il countdown in piazza del Popolo per l’imminente Notte del Tricolore.

Il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, in visita a Ravenna, la definì “Città della Repubblica, del Risorgimento e della solidarietà”. In occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia la città ribadisce questa identità non solo celebrativa ma anche educativa, perché le radici storiche abbiano ancora un ruolo fondamentale nella formazione culturale e civica dei giovani. Per questo l’impegno nel realizzare il calendario degli eventi è stato intenso, per coinvolgere il più possibile le diverse realtà storiche, culturali, sportive, musicali, commerciali, ecc. Dall’ottobre scorso sono nati molti appuntamenti sotto il segno del Risorgimento, incontri, mostre, presentazione di libri, spettacoli teatrali che proseguono per buona parte del 2011. A coordinarli è il Comitato istituito dal Comune e dalla Fondazione Museo del Risor-

gimento presieduto da Luigi Lotti e concordato con la Prefettura, dove opera un gruppo di lavoro guidato da Sauro Mattarelli. Attivo nel dare risalto alle iniziative è il vicesindaco Giannantonio Mingozzi: “Ravenna - dice - è sicuramente tra le città italiane ad aver concretizzato il maggior numero di eventi, nell’ambito di un programma davvero variegato. L’intento è quello di offrire testimonianza vera e attuale dei valori del Risorgimento, perché i giovani vivano gli ideali che portarono all’Unità d’Italia”. Ravenna rivendica di essere Città del Risorgimento e lo fa in molti modi: il display in piazza del Popolo che conta i giorni mancanti al 17 marzo, data ufficiale per ricordare l’unificazione quando nel 1861 il Parlamento proclamò la nascita del Regno d’Italia; la notte del Tricolore, tra il 16 e 17 marzo, quando piazza del Popolo

diventerà risorgimentale con i lumini alle finestre, i concerti e le esibizioni folcloristiche e storiche, le proiezioni di filmati sui muri della Prefettura, i musei aperti e gratuiti, i gruppi musicali sul palco del Teatro Alighieri e l’accensione con i fuochi d’artificio delle date 1861-2011. E poi le giornate del FAI di primavera dal 25 al 27 marzo, dedicate a Museo del Risorgimento, Cascina Guiccioli e Capanno di Garibaldi, dove a fare da guida ai visitatori saranno 100 ragazzi delle scuole, formati per l’occasione; c’è anche il “Viaggio a cavallo nei luoghi del Risorgimento”, il 26 marzo, escursione organizzata dal CAI sul sentiero di Garibaldi da Popolano a Palazzuolo, che percorse aiutato

da don Giovanni Verità. Infine la staffetta nautica “Italia unita dal mare” dell’imbarcazione di Assonautica, che da Venezia porterà la bandiera da donare alla città,

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A fianco, l’inaugurazione della mostra su Augusto Branzanti, che si è svolta in febbraio al Museo del Risorgimento. In apertura, Giannantonio Mingozzi e Sauro Mattarelli, all’interno dello stesso Museo.

Garibaldi “ravennate”, Giochi di ruolo e curiosità Alcune curiose creazioni in tema garibaldino già da tempo sono state realizzate: il gioco di ruolo ‘Garibaldi, la Trafila’, creato dai Cacciatori di teste e dalla famiglia Mari, e le bottiglie di vino Garibaldi e il Sangiovese, Anita e l’Albana. Forse non tutti sanno che Garibaldi è il primo cittadino onorario di Ravenna: lo è dal 23 settembre 1859, quando tornò per prelevare i resti della moglie Anita (a lei è dedicato lo spettacolo Tu sarai mia… con Francesca Manzoni ed Emanuela Tesh, che si è tenuto in prima nazionale a Laguna, in Brasile, dove nacque). Tra le curiosità c’è anche quella della casa di riposo di Ravenna, intitolata a Garibaldi. Si chiama così perché il primo sottoscrittore per la sua costruzione, con 5 lire, fu proprio lui, l’Eroe dei Due Mondi.

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dedicata a Garibaldi, insignita del titolo “Buono di mare”. L’arrivo di una tappa del Giro d’Italia nel segno dell’Eroe dei Due Mondi, il 19 maggio, sarà la degna chiusura di questa prima tranche di iniziative. Poi ci sono altri aspetti, più legati all’educazione, alla cultura e allo spettacolo. Come il percorso lungo le strade risorgimentali della città che i bambini della scuola elementare Mordani effettueranno per capire meglio i personaggi a cui sono intitolate via Cavour, Mazzini, Bixio, ecc. Oppure come le guide turistiche dell’associazione culturale Ad Arte per un turismo di qualità che propongono itinerari sulla Ravenna Risorgimentale. Chi ama la cinematografia potrà vedere al Museo del Risorgimento di via Baccarini i cento film donati dal cultore Giorgio Sangiorgi, tutti a tema patriottico. Il 17 giugno, nell’ambito di Ravenna Festival, si svolgerà il Concerto Trekking alla Fattoria Guiccioli organizzato da TrailRomagna. Entro l’anno sarà anche intitolata piazza Unità d’Italia, quella delle antiche carceri, che sarà collegata a piazza del Po-

polo e dove saranno posizionati i busti di Cavour e Mazzini. Infine c’è la Ravenna risorgimentale dal respiro europeo. Durante la settimana italiana a Parigi, dal 17 al 25 giugno, una giornata sarà promossa da Ravenna per celebrare l’Unità d’Italia.

Sarà presentato il film curato da Massimiliano Moretti, Morena Campana e Tonino Guerra con Ivano Marescotti, che intreccerà i luoghi ravennati del Risorgimento con l’infanzia del regista Moretti (nipote del noto Nanni), nato a Mandriole. I ragazzi dell’Istituto d’Arte per il mosaico realizzeranno invece un mosaico di Garibaldi, da installare alla Gare Garibaldi della metrò di Parigi. E dopo la Francia l’Inghilterra: a dicembre sarà coinvolta Londra, con le manifestazioni “British Risorgiment”: rappresentazioni, letture in lingua originale di letterati inglesi e italiani dell’800, da Byron a Mazzini, proposta dell’Università di Bologna per esaminare le interazioni che gli eventi italiani ebbero sugli intellettuali inglesi. www.ravennarisorgimento.it IN


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Ideare | Christian Benini

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Come giocarsi

la carta

Giusta

testo Roberta Bezzi - foto Massimo Fiorentini

Immagini fotografiche diventano icone sulle pareti di appartamenti, negozi, uffici. Trasformando un’idea originale in un’impresa di successo come Wall & Decò, azienda guidata da Christian Benini.

A volte un’idea, un suggerimento possono far prendere una piega diversa alla propria vita professionale. È capitato a Christian Benini, cervese classe 1971. Fino a cinque anni fa, seguendo la tradizione familiare, era fotografo nel campo della moda e della pubblicità. Oggi è un imprenditore creativo, a capo della Wall & Decò, azienda che ha rivoluzionato e reinterpretato il mondo della carta da parati. Invece delle classiche ripetizioni una gigantografia riproposta su un tessuto semplice, da posare e con altissima qualità di stampa. L’effetto scenico è di grande forza e suggestione: anche una sola parete tappezzata dona carattere e personalità. Com’è nata l’idea di una fotografia che diventa carta da parati?

“Come fotografo mi era capitato di lavorare nel settore dell’arre-

damento. Durante una campagna pubblicitaria avevo utilizzato grandi foglie verdi come fondo di set fotografici. Avevo sviluppato queste grafiche creando vere e proprie pareti che erano piaciute ad architetti e designer. Così ho iniziato a collaborare con alcuni di loro, cercando il supporto migliore per riprodurle. In breve, siamo passati dalle prime stampe su tela da pittore a uno speciale materiale vinilico ignifugo, completamente lavabile e con un elevato standard di resistenza, più adatto all’ambiente casa e più pratico da posare e smontare, ma in grado di riprodurre lo stesso effetto. Per quindici anni ho fatto il fotografo, dai venti ai trentacinque anni. Se tornassi indietro, però, avrei preferito intraprendere gli studi di architettura”. L’azienda nasce tra Savio e Cervia

nel 2006. Quali le tappe principali di quello che, a tutti gli effetti, è oggi un successo?

“Essenzialmente tre. Anzitutto è stata fortunata la scelta di presentare l’idea del prodotto alla stampa italiana specializzata ancora prima di averlo ultimato. Ossia, testare se questo tipo d’iniziativa poteva destare curiosità nel settore, prima di renderla definitiva. Grazie al risalto dato all’idea ci siamo creati un primo nucleo di clientela. Poi, nel gennaio 2007, abbiamo avuto il battesimo di fuoco a Parigi, al salone della moda-casa Maison & Objet, la seconda fiera al mondo dopo Milano ma prima per il complemento d’arredo. Qui ci siamo ricavati un secondo nucleo di clienti, tanto che inizialmente lavoravamo all’80% all’estero e al 20% in Italia. La terza tappa è stata la creazione di una struttura com-

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Sopra due momenti della lavorazione della carta da parati all’interno di Wall & Decò. In apertura, Christian Benini.

merciale per sviluppare le vendite in Italia. Ora ci siamo assestati su una clientela al 70% italiana”. Qual è il punto di forza del prodotto?

“Siamo riusciti a posizionarci in breve tempo al livello di altre cinque/sei aziende concorrenti europee. Prim’ancora che una carta da parati proponiamo un servizio f lessibile, un esclusivo servizio di progettazione e stampa print on demand ideato per architetti e designer, che permette soluzioni decorative personalizzate e assolutamente uniche. Il 95% di quanto produciamo è personalizzato già

dalla scelta della grafica preferita, poi adattata alla parete in cui la carta va posata, per un risultato finale di grande impatto, soprattutto dal vivo. Un piacevole effetto, possibile grazie ad una finissima artigianalità per un prodotto di alta gamma ben rappresentativo del made in Italy”. Le sue carte sono citate dalle principali riviste d’arredamento e sono spesso utilizzate da interior designer, anche in trasmissioni di tendenza quali “Vendo casa… disperatamente” su Discovery Real Time. Come nascono le collezioni?

“La ricerca è continua. Creiamo una collezione all’anno, l’ultima è stata presentata a Parigi a gennaio. Le collezioni sono frutto della collaborazione con affermati designer, fra cui Giò Pagani che ne firma una tutta sua, in modo da avere sempre un gusto attuale e spendibile sul mercato. I nostri soggetti sono un po’ fuori dagli schemi: le immagini floreali l’hanno fatta da padrone per tanti anni, ora invece vanno molto gli effetti di lettering (caratteri tipografici, ndr), che ben si adattano all’età contemporanea”. IN

Protagonista di un rapido sviluppo In soli cinque anni la Wall & Decò è cresciuta investendo in macchinari per internalizzare la produzione, ottimizzando il rapporto tra domanda e offerta e contando su validi collaboratori. Il catalogo propone il riuscito binomio carta da parati-fotografia, ricco di nuove e infinite personalizzazioni. Non è più solo uno schematico motivo ripetuto a ogni giunta ma la riproduzione perfetta di immagini di grandi dimensioni, in grado di creare l’effetto di uno schema unico su tutta la superficie murale. Per questi motivi, nel 2009, Wall & Decò si è aggiudicata il premio “I protagonisti dello sviluppo”, promosso da Confartigianato Ravenna. www.wallanddeco.com

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Creare | Piero Strada

Plastiche magie

di figure

Senza peso

testo Aldo Savini - foto Lidia Bagnara e Massimo Fiorentini

Ferro, sassi, vetro. Da materiali poveri nascono le leggiadre sculture di Piero Strada. Partito come artigiano saldatore e divenuto poi artista raffinato, ispirandosi a temi storici e mitologici.

Il Borgo San Rocco, oltre Porta Sisi, abitato prevalentemente da famiglie di pineroli, lavandaie, operai e braccianti fino al secondo dopoguerra, a partire dagli anni ’60 ha perso la fisionomia popolare che lo caratterizzava. In quel contesto sociale nasce Piero Strada e vi resta fin dopo la guerra. Poco più che adolescente, nel tempo libero e durante le vacanze il padre lo manda nell’officina-fonderia Roncuzzi, per apprendere un me-

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stiere che gli sarebbe servito tutta la vita.
Lavora anche da un meccanico di biciclette, che gli insegna a saldare con il gasometro a carburo.
Durante il servizio militare in marina, avendo avuto problemi con la legge per la partecipazione a manifestazioni operaie, viene destinato ad una nave in disarmo. A bordo c’è la biblioteca: così passa molto tempo a leggere, incuriosito e affascinato da quella cultura, soprattutto mitologica, che fino ad


allora gli era stata preclusa.
Al suo rientro viene assunto dall’Officina Beltrami come battilastra, e si perfeziona nella tecnica della saldatura.
Nel 1957 aiuta un fabbro che aveva avuto dal Comune l’appalto per il restauro delle edicole votive di Ravenna. Questa esperienza segna una svolta nella sua vita: saldando ricci e foglie in ferro battuto e restaurando vecchi “cristi” con qualche accorgimento personale, scopre il fascino del mondo dell’arte. Per com-

pletare la sua formazione, fino ad allora da autodidatta, frequenta i corsi dell’Istituto professionale per il disegno e la pittura di Ravenna, sotto la guida di Francesco Verlicchi. “Chicco” lo introduce nell’ambiente artistico locale piuttosto vivace, nel clima della nuova creatività stimolata dal ’68. Si confronta con vari artisti ravennati e non, incontrati nelle gallerie e nelle loro case; assieme a Verlicchi conosce Ruffini, Giangrandi, Zancanaro, Ranzi, Basigli, Maldini, Morgagni, Bartolotti, Suprani, Retzlaff, Ragni. Ad indirizzarlo alla carriera dell’artista-faber è lo scultore del ferro Augusto Bartolotti che proveniva dalla Scuola di

Varoli di Cotignola, dove aveva appreso che l’espressione artistica trova il suo punto forte nell’ispirazione e nella passione e può avvalersi di tutti i materiali, non solo di quelli “nobili” della tradizione. Partendo dai temi della vita quotidiana crea inizialmente sbalzi su lastra di ferro; poi sperimenta il ferro pieno e la lamiera, che taglia e

Un saldatore di sogni avvolge a grossi sassi creando figure decorate con l’elettrodo, per aggiungere sulla superficie materia e ottenere effetti di granulazione. In anni successivi incide segni col bulino, come fossero primitivi tatuaggi. Durante un soggiorno a Chartres nel 1995 rimane colpito dalle vetrate delle cattedrali gotiche, non solo per gli effetti di luce e di colore ma anche per la “nobiltà” e i depositi storici del materiale. Decide allora di inserire il vetro nelle sue sculture che hanno per oggetto prevalentemente figure umane desunte dalla mitologia, dalla storia ma anche dalla vita quotidiana, da certi personaggi strani che incontra

distributore esclusivo

per strada che gli offrono continui stimoli creativi. Nelle composizioni di piccole e grandi dimensioni le figure as-

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A fianco e in apertura, Piero Strada nella sua bottega ravennate. Sotto, una delle sue sculture monumentali, a Porto Fuori.

Piero Strada, una vita da artista Nato nel 1932, la sua prima affermazione espositiva risale al 1973, quando ottiene il primo premio di scultura alla mostraconcorso in ricordo di Secondo Casadei a Sant’Angelo di Gatteo. Da quel momento finisce per lui l’attività di artigiano e comincia quella di artista. Seguono mostre in Italia e all’estero fino alla recente tenuta nel 2010 a Ravenna, nel chiostro della Biblioteca “Casa Oriani” e nei Giardini pensili della Palazzo della Provincia, con oltre sessanta opere che, in forma antologica, hanno ripercorso 50 anni di attività. Info: 0544 453995

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sumono una sorprendente plasticità, una straordinaria leggerezza e grazia e una tensione dinamica che le lancia nello spazio, in apparente contrasto con i materiali duri e pesanti utilizzati quali il ferro, le pietre, il vetro e altri metalli che non fonde ma domina e modella col fuoco, il martello, l’incudine e la saldatrice. Le simbologie, non immediatamente individuabili, richiedono uno sguardo attento per scoprirle, e costituiscono il senso autentico delle sue opere perché testimoniano i valori della condizione umana sempre attuali, non di-

sgiunti dal sentimento della natura incontaminata e da una personale rivisitazione della storia dell’arte, in particolare della scultura, da Michelangelo ad Alberto Giacometti. Entrare nel suo studio labo-

ratorio-officina è come inoltrarsi in una foresta o in una piantagione di girasoli, con opere disposte sen-

za un ordine preciso, strumenti di lavoro, materiali grezzi, lastre, tubi, grossi sassi che, raccolti nei fiumi sopra Marradi o in Calabria, conservano lo spirito della montagna mentre rotolano verso valle. Due sculture-monumento di Strada sono presenti a Ravenna, una a

Porto Fuori nel parco Otto Marzo, Aspettando le mimose (2009), e l’altra in città nella nuova zona residenziale di via Colombo Lolli, nel parco dedicato al pittore ritrattista ravennate Pietro Guberti (2010). Attualmente sta lavorando ad un altro monumento dedicato alla bicicletta. Alto cinque metri, andrà

collocato nell’area antistante Palazzo De André. IN


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Cantare | Fondazione Polifonica Ravenna

Mezzo secolo,

un traguardo

Corale

testo Anna De Lutiis - foto Lidia Bagnara

Giro di boa del primo cinquantesimo per la Fondazione Polifonica di Ravenna, Corale Civica della città. Quaranta cantori per passione, impegnati in repertori classici ed inediti, sotto la guida di Elena Sartori.

La Fondazione della Polifonica di Ravenna e del Festival di San Vitale, le due più importanti e più antiche istituzioni musicali cittadine, festeggiano i primi cinquant’anni di vita. A partire dal lontano 1961 il percorso è stato proficuo, in un crescendo di successi non solo a Ravenna ma anche in Italia e all’estero. Il coro, infatti, ha rappresentato la città e il Comune in contesti internazionali di altissimo livello, riscuotendo lusinghieri consensi, vantando anche una prestigiosa attività concertistica. L’antica vocazione di Ravenna quale città d’Arte e di Cultura è confermata non solo dal-

la ricchezza del patrimonio musivo ma anche dall’esistenza di gruppi musicali e teatrali, di associazioni che producono cultura in ogni campo. La Polifonica è, da mezzo secolo, la Corale Civica della città di Ravenna. Una realtà non professionale composta da appassionati del canto corale che, due volte alla settimana e per tutto l’anno, si ritrovano per far musica insieme. Attualmente i componenti sono quaranta, 25 donne e 15 uomini, tutti impegnati in occupazioni non musicali: molti medici, insegnanti, infermiere, casalinghe, parecchi nonni. Gli obiettivi dell’Associazio-

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A fianco, uno dei suggestivi concerti della Polifonica di Ravenna. In apertura la direttrice del coro Elena Sartori.

Tre domande al direttore Elena Sartori, come nasce la sua passione per la musica? “Prestissimo e in famiglia: mia madre era pianista e aveva aperto una scuola di musica, parlo di più di 30 anni fa. A quattro anni già suonavo. Mi sono diplomata all’Istituto Verdi, in Organo e Composizione organistica, e mi sono laureata in Storia della Musica. Poi ho trascorso parecchi anni all’estero al Conservatorio di Basilea e il Mozarteum di Salisburgo perfezionandomi con Daniel Chorzempa per l’Organo e, per la Direzione di Coro e d’Orchestra, con Helmut Rilling presso la Bach - Akademie di Stoccarda. Ho studiato canto con Claudio Cavina, Michel van Goethem e Patrizia Vaccari”. Dove svolge la sua attività? “Insegno al Conservatorio di Mantova e tengo concerti per il mondo come organista e come direttore. Partecipo a Festival: da Danzica a Monaco di Baviera, da Lione a Berlino, a Zagabria; sono passata dal Belgio al Portogallo, dall’Ungheria fino a Kyoto, Hiroshima e Tokyo”. Com’è divenuta direttore della Polifonica? “Ero in Germania, nel 2002. Sono stata chiamata anche su suggerimento di Ravenna Festival che mi è sempre stata vicino, in particolare il direttore artistico Angelo Nicastro. Ho accettato con entusiasmo. Oggi mi divido tra Mantova, Ravenna e gli impegni all’estero. Ed ora sto partendo per Vienna, ho impegni direzionali con l’orchestra Harmonicus Concentus che promuove Musica Barocca e con un coro professionale, il Melodi Cantores”.

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ne Polifonica sono, essenzialmente, l’alfabetizzazione musicale di base, la cura tecnica del canto che comprende un percorso di conoscenza e miglioramento della propria voce; non ultimo lo scopo di socializzare e di vivere insieme momenti di concerto e momenti ricreativi. In cinquant’anni si sono succeduti alla direzione del coro alcuni maestri, a partire da quella che è considerata la pietra miliare, Greca Maria Greca; in seguito, hanno prestato il loro assiduo impegno Giuseppe Montanari, William Galassini e Bruno Zagni, sotto la presidenza del fondatore Renato Notturni. Dal 2002 la direzione del coro è affidata ad Elena Sartori. Quando e dove avvengono le prove?

“Solitamente due volte alla settimana. Viene privilegiata soprattutto la formazione permanente musicale degli adulti. Da cinque anni ci incontriamo nei locali della canonica di San Rocco”.

Che repertorio viene studiato e proposto nei concerti?

“I repertori sono essenzialmente due: un programma classico che ‘rispolveriamo’ quando prepariamo un concerto e due produzioni nuove, nostro obiettivo per ogni anno di attività. Quest’anno, per il 50° anniversario della Polifonica, sono in programma due produzioni esclusive e importantissime, entrambe in prima esecuzione assoluta a Ravenna: il 13 aprile nel cartellone degli eventi dell’Associazione Angelo Mariani dirigerò la Passione secondo Giovanni di Bach, con i solisti dello storico Florianer Knabenchor di Vienna e Polifonica. Per Ravenna Festival, invece, faremo un programma del tutto inedito, dedicato ai maestri di cappella del Duomo di Ravenna nel 1600 dei quali rimane una copiosa produzione musicale di grande pregio, che incideremo poi in esclusiva per Sony. IN


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Ricordare | La famiglia Rasponi

Nel segno del

Leone

testo Andrea Casadio - foto Massimo Fiorentini

Gli artigli di leone campeggianti sullo stemma della famiglia Rasponi hanno segnato la storia di Ravenna per quattro secoli, dal Cinquecento al Novecento. Tra lotte cruente e fasi di grande ricchezza e nobiltà, fino alla “estinzione” della casata dalla vita cittadina, negli anni ’70 del secolo scorso.

È praticamente impossibile, per un ravennate, sfuggire al loro nome. Si tratti di una strada o di un palazzo del centro o, per i più eruditi, di un libro di storia, quella dei Rasponi è una presenza che permea di sé le pietre e le memorie della città. E certo non senza motivo. Per quattro secoli, dal Cinquecento alle soglie del Novecento, lo stemma

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dagli artigli di leone campeggiò potente più di ogni altro sull’orizzonte ravennate, riverberandolo dei suoi riflessi ora foschi di lotte cruente, ora rilucenti di una nobiltà dai tratti quasi regali. Le origini del casato si perdono in un passato quasi mitico. A dispetto dell’antica tradizione che ne voleva i capostipiti di provenienza

germanica, l’ipotesi storicamente più attendibile sembra identificare la famiglia con quella forlivese dei Torelli, trasferitisi a Ravenna alla fine del ’200. Fu però nel XV secolo che i Rasponi cominciarono ad assumere il ruolo centrale che avrebbero rivestito nella storia ravennate dei secoli successivi. Quando, nel 1469, l’imperatore Federico III, di


passaggio a Ravenna, concesse il titolo di conti a diversi nobili locali, comparivano fra questi anche i cugini Ostasio e Nerino Rasponi. Per loro era un salto di qualità in termini di prestigio che seguiva quello più sostanziale verificatosi qualche decennio prima, quando Orabile Balbi, ultimo esponente della sua famiglia, aveva portato in eredità alla casata il suo immenso patrimonio, che comprendeva, fra l’altro, gli sterminati possedimenti della zona di Savarna. Da allora quelle terre di valli, boschi e “larghe” a nord della città divennero il cuore della forza economica e politica dei Rasponi: una sorta di “feudo” di fatto (se non di diritto) su cui il casato, articolato ormai in molteplici rami, poggiò la propria potenza quando, nel ‘500, tentò d’imporre con la forza la sua supremazia su Ravenna. Dalle “torri” e dai palazzi ai margini delle paludi partivano per spedizioni cruente contro gli avversari, e qui trovavano rifugio quando le loro imprese scatenavano la reazione delle famiglie rivali e del governo

di Roma. Condottieri incontestati della fazione “ghibellina” (una sopravvivenza delle vecchie denominazioni medievali ormai svuotata di reale significato), furono protagonisti delle vicende più efferate che caratterizzarono il fosco ’500 ravennate, e i cui momenti più emblematici furono, nel 1522, il cosiddetto “fatto della Camera” (la strage dei capifamiglia “guelfi” perpetrata da Ostasio e Raspone sui banchi stessi del consiglio comunale), e nel 1576 l’eccidio dell’intera famiglia Diedi, compiuto per motivi privati da Girolamo. A Ravenna ho trovati padroni i Rasponi, et tanto temuti da tucta la terra, che non ardivano parlare, scriveva Francesco Guicciardini nel 1524, durante la sua missione di governo in Romagna per conto del pontefice. In realtà, le vicende da cui nacque la “leggenda nera” dei Rasponi avevano precise motivazioni politiche, ed erano un fenomeno nient’affatto eccezionale nella Romagna dell’epoca, dove violente

contese di parte trovavano campo libero nella debolezza del potere

centrale. Quando però, verso fine secolo, il governo di Roma trovò un accettabile modus vivendi coi potentati locali (l’accettazione del predominio socio-economico nelle rispettive comunità con la possibile cooptazione negli organi di governo nella capitale, in cambio del riconoscimento dell’autorità politica della Chiesa), anche i Rasponi si adattarono alla nuova realtà. Da feroci capi ribelli a rispettabili aristocratici di provincia, il passo fu relativamente facile. L’esempio

più emblematico di questa evoluzione, in pieno ’600, fu quello di Guido Carlo e del fratello Cesare, “imprenditore” agrario con forti appoggi politici il primo, cardinale e uomo di cultura il secondo. Detentore di uno dei più vasti patrimoni della Romagna, questo ramo della famiglia costruì nella reggia di S. Giacomo (la Versailles sul Lamone nei pressi di Russi) il più spettacolare monumento alla propria ricchezza e prestigio. E dopo che, a metà ’700, il suo ultimo esponente morì senza successori diretti, i rami restanti furono abili nel trar-

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A fianco, lo stemma della famiglia Rasponi, sul palazzo all’angolo tra piazza Kennedy e via d’Azeglio. In apertura, panoramica della stessa piazza, sulla quale si fronteggiano due edifici costruiti nel corso del tempo da esponenti della nobile famiglia: palazzo Rasponi Delle Teste e palazzo Rasponi-Murat.

re dalla sua eredità nuova linfa per perpetuare la propria supremazia all’interno dell’aristocrazia ravennate. Un supremazia non scalfita, anzi rafforzata, dalla grande cesura napoleonica. Alle soglie dell’unità d’Italia, erano sei i rami dei Rasponi ancora esistenti in città. Una

presenza tentacolare, insediata in ogni ganglio delle istituzioni e della società locale, che trovava una manifestazione anche fisica in quella sorta di “quartiere” familiare creatosi attorno all’area dell’attuale piazza Kennedy, dove sorgevano le residenze di quasi tutti gli esponenti della famiglia. Per esempio il palazzo di via d’Azeglio (negli ultimi decenni sede del Tribunale e oggi di uffici comunali), dimora del conte Federico, ultimo grande notabile ancien régime, e poi dei nipoti Tullo e Alessandro, fra i principali capofila dei liberali risorgimentali. Ai lati della piazza, creata dagli sventramenti d’epoca fascista, si fronteggiano oggi il palazzo dei Rasponi Delle Teste (così chiamato per le teste marmoree di mori e di leoni che ornano l’edificio) e quella del palazzo RasponiMurat. Senza dubbio il ramo più prestigioso, quest’ultimo, grazie al suo apparentamento, per via matrimoniale, con la famiglia dell’ex generale napoleonico, e re di Napoli, Gioacchino. Dalle sue file uscì una delle personalità più significa-

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tive dell’Ottocento ravennate, quel Gioacchino Rasponi-Murat - cugino dell’imperatore di Francia Napoleone III, genero del Grande Ospodaro della Valacchia e deputato al Parlamento - che fu il vero king maker della vita cittadina nel primo quindicennio dopo l’unità. Tanto più degna di nota è la figura di Gioacchino perché la sua parabola biografica appare emblematica di quella complessiva dei Rasponi. Il vuoto creato dalla sua morte in età ancora relativamente giovane, nel 1877, non venne colmato dalla presenza di successori altrettanto carismatici, e in ogni caso destinati a loro volta a una scomparsa prematura. Paradigmatico il destino di Ferdinando, cugino e sodale di Gioacchino, capace di dilapidare nel giro di qualche lustro un patrimonio immenso, su cui spiccava il fastoso palazzo prospiciente la chiesa di S. Francesco. Trasformato in seguito in un albergo di lusso (il celebre Byron) e poi in sede della Federazione delle cooperative, l’edificio fu messo al rogo dai fascisti nel 1922, e sulle sue ceneri fu edificato l’attuale palazzo della Provincia, che proprio in quel che resta dell’antico giardino e della “cripta Rasponi” annovera uno dei suoi angoli più suggestivi. La svolta del XX secolo segnò il definitivo declino dell’egemonia dei Rasponi. A uno di loro, Carlo Ra-

sponi-Bonanzi, toccò il privilegio

di essere l’ultimo deputato liberale eletto a Ravenna, nel 1909. I suoi discendenti si trasferirono definitivamente nella capitale, dove s’imparentarono con la famiglia Spinelli, assumendone il cognome. Anche il patrimonio dei RasponiMurat (la cui discendenza diretta ebbe fine nel 1958 con la morte dell’ultima figlia di Gioacchino, Eugenia) passò per via di parentela al casato toscano degli Spalletti, che ne cura ancor oggi l’eredità romagnola, fra cui il palazzo di piazza Kennedy e i possedimenti di Santarcangelo. E quando, negli anni ’70, gli ultimi Rasponi Delle Teste cedettero al Comune il grande edificio sull’altro lato della piazza, anche la presenza del casato in città divenne una delle tante pagine di storia ravennate da declinare definitivamente al passato. IN



Abitare | L’appartamento rivisitato

Il barocco

Minimalista testo Linda Antonellini - foto Massimo Fiorentini

Uova di struzzo e tavolini Ikea, sauna finlandese e vasca a tinozza. Finiture raffinate e un sapiente mix di particolari trasformano un tipico appartamento anni ’60 in qualcosa di unico.

L’intervento di restauro, eseguito in centro a Ravenna dallo studio Farinelli-Monti, si distingue come gesto volutamente ostentato, di estrapolazione dal contesto edilizio circostante. Nella regolarità di un prospetto composto da facciate tardo-razionaliste, l’abitazione commissionata agli architetti locali si connota come elemento di discondegli anni ’60 e quella contempo-

verniciato lavorato come fosse un pizzo, caratterizza l’omogeneità del fronte strada che si affaccia su via S. Teresa. A un primo sguardo, i ricci che lo decorano sembrano stridere con le linee squadrate di finestre e cornicioni, ma soffermandosi si percepisce un dialogo armonioso fra materiali e colori. Tutto verte sulla bicromia: grigio tortora e bianco antico riverniciano pareti e porte. L’ingresso all’abitazione si

ranea, in cui è forte un tocco di

apre direttamente sulla zona gior-

originalità. Una cancellata in ferro

no in maniera inaspettata, perché

tinuità tipologica fra l’architettura

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entrando la luce della vetrata antistante invade lo spazio e crea continuità fra interno ed esterno. Un tendaggio in shantung di seta imita una quinta teatrale e divide la zona pranzo dal salotto; insoliti ferma-tenda, realizzati con uova di struzzo, sottolineano la stravaganza del drappeggio, subito pacata dalla sobrietà dell’arredo. Due poltrone “Chester” Frau riconducono all’arredo classico ed elegante di un’abitazione di lusso, dissimulando egregiamente tappeti e tavolini by Ikea. Il tavolo da pranzo ovale “Tulip” di Eero Saarinen, al centro della sala e circondato da sedie Frau “Vittoria”, si appoggia sulla pavimentazione in listoni di rovere sbiancato spazzolato… un parquet che riconduce alla tipologia a tolda di nave, cara al padrone di casa. Pregevole la sua destrezza nell’assemblare arredi importanti con oggetti più economici, rendendo un ambiente di classe appetibile a un ampio range di utenza. Il proprietario ha, infatti, deciso di affittare l’abitazione a un cliente che sappia coglierne funzionalità e gusto ricercato. Procedendo nella visita del piano terra, l’attenzione è richiamata da una cucina in stile provenzale, stemperata da un rivestimento in Travertino levigato. L’ambiente prende luce da un’ampia finestra affacciata sul cortile interno. Fuori, una magnolia svetta al centro di un decoro feng-shui disegnato a terra con ghiaia policroma. Saliamo le scale per giungere alla zona notte: la stanza matrimoniale diventa così protagonista della casa grazie al particolare camino a bioetanolo posto sulla parete che

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A fianco, da sinistra, il bagno con la doccia sauna finlandese e particolare degli originali ferma-tenda. Sotto, la cucina dallo stile provenzale. In apertura, panoramica della zona giorno che si apre come una quinta teatrale e la stanza con letto singolo modello triclinio.

separa la camera dal bagno. Due porte-finestre si aprono sul fronte strada, schermate da un parapetto in ferro con lo stesso motivo ornamentale del cancello. Ai piedi del letto un tavolo basso in vetro float molato e ruote industriali, porta la firma di Gae Aulenti (selezionato dal MOMA di New York; prodotto da FontanaArte nel 1980, il “Tavolo con ruote” è tutt’oggi imitato da varie aziende). Il bagno vede la compresenza dell’elemento tecnologico, quale sauna finlandese con doccia a getti idromassaggio, e una vasca in stile old british: a tinozza poggiante su zampe di leone, rivisitata in chiave moderna, bianca monocromatica come i sanitari e la cornice barocca che circonda lo specchio. Nella camera singola una scrivania di Maison du Monde reinterpreta un tavolo da architetto in cristallo temprato, sorretto da cavalletti in acciaio. Uno specchio di Zara Home con telaio rivestito in capitonnè, riflette l’immagine di una stanza sobria in toni di grigio. All’angolo della stanza adiacente, un mobiletto d’antiquariato fa da comodino a un letto singolo model-

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lo triclinio che può essere utilizzato come chaise-longue per la lettura. Il leitmotiv degli interni è dunque la luce naturale che sottolinea la raffinatezza delle finiture. La distribuzione degli spazi è stata variata di poco rispetto l’originale, e consiste sostanzialmente nella scelta di evitare l’ingresso laterale com’era in origine, tipico delle case di un tempo, per consentire l’accesso diretto in un open-space ricco di semplici suggestioni. La cura dei particolari offre uno spunto di riflessione su

come sia interessante far interagire elementi di arredo acquistati in situazioni diverse (sul web o nello showroom monomarca), dimostrazione di come un semplice intervento di manutenzione straordinaria possa generare un ambiente accogliente, fatto di elementi classici e moderni. Equilibrata dicotomia fra

barocco e minimalismo, il risultato è frutto di una forte intesa fra committente e progettista, che insieme si sono confrontati e sono giunti ad una vincente sintonia d’intenti. IN


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Vincere | Luca Sirri

Emozioni sotto

Rete

testo Michele Virgili - foto Massimo Fiorentini

Schiacciatore punto di riferimento della Marcegaglia, Luca Sirri rinverdisce i fasti del volley a Ravenna, con la squadra della sua città e con le prime, esaltanti, esperienze in Nazionale. La pallavolo ravennate torna a sognare in grande.

Da piccolo vedeva giocare i grandi

rienze con la maglia azzurra: con

campioni del Messaggero degli anni

la nazionale Cadetti ha partecipato ai campionati europei 2001 terminati al quarto posto, con la nazionale Juniores, guidata da Roberto Santilli, ha partecipato alla Slovakia Cup 2002 e ai campionati Europei 2002 vinti dall’Italia. “La prima convocazione è indimenticabile.Avevo giocato una partita a Forlì - ricorda lo schiacciatore - e al termine della partita si presentò l’allenatore Polidori per farmi i complimenti. Dopo un mese mi chiamò in nazionale: ero piccolo e quella convocazione mi riempì d’orgoglio, mi diede la spinta per crescere come giocatore”. Nel mag-

’90, e dopo aver fatto esperienza in

giro per l’Italia è tornato a Ravenna, da ormai tre anni. “Una scelta di vita”, dice soddisfatto Luca Sirri. “Qui ho i miei amici, la mia famiglia. Da tempo c’erano contatti con la società che si sono concretizzati nel 2008; giocare per la mia città è motivo d’orgoglio e raggiungere traguardi importanti indossando questa maglia mi fa venire la pelle d’oca”. La promozione in A2 del 2009 e lo splendido campionato giocato nella scorsa stagione dalla Marcegaglia rendono meno amara la sconfitta di Verona per 3-0 contro Santa Croce nella finale di Coppa Italia di A2, sfida in cui il tecnico Babini ha dovuto fare i conti con l’assenza di tre giocatori. “Peccato essere arrivati fino alla finale e aver concluso in quella maniera. Mi dispiace per i tanti tifosi che erano venuti a sostenerci, c’è il rammarico per il secondo set in cui eravamo in vantaggio e non siamo riusciti a mantenerlo”. Sirri vanta anche diverse espe-

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gio 2008 arriva la prima chiamata dalla nazionale maggiore per uno stage a Salsomaggiore: “Il com-

missario tecnico era Giampaolo Montali. Ho avuto la possibilità di giocare con campioni come Semenzato, Lasko, Sintini: è stata una bella emozione, mi ha fatto crescere tanto dandomi la possibilità di conoscere l’ambiente di Casa Italia”. Nell’aprile del 2010 Sirri è stato convocato in nazionale

a Mantova dal tecnico Andrea Anastasi, in preparazione della World League e del Mondiale di Roma di settembre. “La convocazione non me l’aspettavo, io ho sempre giocato in A2, avevo disputato un buon campionato e non credevo che Anastasi mi chiamasse. È stato entusiasmante, mi sono confrontato con giocatori di grandissimo livello; molti di loro li conoscevo già: Gavotto, Cernic, Savani e Lasko mi hanno aiutato a inserirmi nel gruppo”. IN

Chi è Luca Sirri Nato a Ravenna il 5 gennaio 1983 e cresciuto nelle giovanili del Porto Volley, Sirri gioca con la Carife Ferrara nella stagione 2004/05 e nel corso della stagione successiva passa alla Tonno Callipo di Vibo Valentia. Nel campionato 2006/07 va in prestito alla Sparkling Milano; nel 2007/08 torna per fine prestito al club calabrese e nel 2008/09 rientra a Ravenna con la Robur Costa, contribuendo a ottenere la promozione in A2. Il suo ruolo è schiacciatore ricevitore. È fidanzato con Natascia, dalla quale ha avuto un figlio, Jonathan, di 14 mesi.


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Confidare | Beppe Aurilia

Il palco

della

Vita

testo Anna De Lutiis - foto Massimo Fiorentini

Spettacoli costruiti con disabili, con ragazzi difficili, attori e nonattori di lingue e culture diverse. è più che una passione il teatro di Beppe Aurilia, creatore di “Poveri d’Arte”.

Giovane, sorriso aperto, caratteristiche solari e mediterranee. Colpisce di più in lui la vivacità e la passione con cui si esprime quando parla del suo Teatro “Poveri d’Arte”. Dal 2001 Beppe Aurilia qui lavora, come direttore artistico. Scrive anche molti spettacoli, con rappresentazioni che coinvolgono un numero sempre maggiore di attori e non-attori. Il nome della compagnia è dovuto alla giovanissima età che aveva Aurilia quando la fondò. Si sentiva ‘povero d’arte’ in confronto al mondo teatrale. Oggi le esperienze si sono

accumulate e ne è nata una vera rassegna. Il nome, però, è rimasto. Quando e perché hai deciso di fare l’attore, e poi il regista?

“Ho iniziato un laboratorio teatrale nel ’95, a 15 anni, con il regista del Teatro delle Albe, Marco Martinelli. La notte sentivo un fuoco che non capivo, non riuscivo a dormire, era il desiderio di recitare. In seguito ho iniziato a fare il regista perché sentivo il bisogno di allarga-

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re la mia area d’interesse. Oggi ho all’attivo molti spettacoli scritti da me, e ho firmato molte regie”.

creato una drammaturgia teatrale che va in scena a Ravenna il 12 e 13 marzo all’Almagià”.

Qual è lo spettacolo che, ad oggi, ti ha

E il tempo libero, se ne rimane?

dato maggiori soddisfazioni?

“Amo il gioco del calcio. Da piccolo sognavo di diventare calciatore e fare il regista nella mia squadra amatoriale: la corsa, lo scatto, il pallone fanno dimenticare la vita quotidiana. Amo anche la lettura e il cinema, ma la mia vita è il teatro”.

“Dal 2000 sono circa duecento i progetti che ho portato in scena come autore, attore e regista. Non saprei dire qual’è il più bello... Quelli che mi hanno dato maggiori soddisfazioni, però, li ricordo: il primo giorno che ho messo piede in una casa famiglia per fare teatro con ragazzi di sei culture diverse, oppure quando ho lavorato con i ragazzi di Scampia, o la prima volta che ho guardato in faccia un giovane disabile, creando insieme a lui uno spettacolo e donandogli le mie visioni, il mio credo teatrale. Queste sono soddisfazioni. Il teatro per me non è passione, è di più. Io lo definisco terapia mentale. In particolare è stato molto interessante unire circa cento attori tra immigrati, cittadini, disabili, giovani con disagio sociale: attraverso le loro differenze ho

Come vedi il tuo futuro e quello della tua compagnia teatrale?

“Sono sempre andato avanti con miseri contributi da parte di enti pubblici e istituzioni. Il futuro della mia compagnia non esiste in Italia, se non ‘cambia faccia’ e comincia ad investire culturalmente sui giovani. Io, comunque, continuerò per la mia strada”. È importante la musica nella tua vita e nel tuo lavoro?

“La musica apre la mente, nuovi orizzonti visionari. Grazie ad essa riesco a creare le scene più intense e coinvolgenti del mio teatro”. IN


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Gustare | Dimar

Sapore di mare,

puro e

Genuino

testo Matteo Salbaroli - foto Massimo Fiorentini

Non tutti sanno che cozze, vongole e mitili prima di arrivare in tavola subiscono un trattamento di purificazione. A Marina di Ravenna c’è la sede della Dimar, azienda che opera nel settore da diversi anni.

Sono diciassette anni che Marco Di Maria è impegnato nell’azienda Dimar, prima come socio poi come unico proprietario. In questa sede si occupa, con l’aiuto della famiglia e alcuni dipendenti, di acquisto, purificazione e commercializzazione di cozze e vongole. Vongola è il nome comune utilizzato per identificare svariate specie di molluschi bivalvi della famiglia dei Veneridae. Per le veraci si riforniscono per lo più dalla cooperativa dei pescatori di Goro; per i lupini, da noi più

comunemente chiamati “pavarazze”, da quelli di Cesenatico e Fano.

Marco ci spiega che la vongola verace nostrana è quasi scomparsa, oggi sostituita dalla Filippina per ragioni più o meno ovvie. Non nascondo che questa è stata per me una spiacevole sorpresa: ho sempre creduto che tra le vongole arrivate nella mia cucina vi fossero delle nostrane... “Se ne trovano ancora una minima parte proprio nelle nostre zone, ma i prezzi sono proibitivi e le quantità molto scarse”, chiarisce Marco. La Filippina, infatti, più resistente ai cambiamenti di temperatura dell’acqua e ai batteri, è in grado di riprodursi molto più velocemente, ha una corazza più forte e grossa. Purtroppo il frutto è più “gommoso” e meno saporito, anche se ormai il nostro palato è abituato a questa varietà e ha probabilmente dimenticato il sapore di quella nostrana. Se per le vongole non nascondo la mia delusione, ho scoperto invece che le cozze sono un fiore all’occhiello dei prodotti nostrani. Di-

mar le acquista dalla cooperativa ATI, che ha in appalto la raccolta nelle piattaforme. Nei magazzini a Marina di Ravenna vengono de-

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purate, confezionate e commercializzate col marchio Oro Nero. La nostra cozza è, quindi, pescata a diverse centinaia di metri dalla costa, ed è un frutto molto saporito con una buona grassezza. Soprattutto non è allevato.

Un prodotto ormai internazionale, esportato perfino in America (a New York, ad esempio, Dimar possedeva un magazzino di stoccaggio e commercializzazione); in Italia, invece, è acquistato da grossisti in Toscana e Liguria. Nei mesi estivi, quando la richiesta è maggiore, ne vengono lavorate e vendute circa 100 quintali al giorno. Quasi tutti arrivano nei ristoranti della nostra riviera ma da qualche tempo anche i privati possono acquistare al dettaglio i prodotti ittici Dimar, a Marina di Ravenna e a Lido Adriano. Occorre ricordare come il processo di purificazione dei mitili sia una fase molto importante per ottene-

re un prodotto sicuro e sano: un sistema di depurazione a circuito chiuso dove, tramite docce d’acqua in grosse vasche, i molluschi espellono i batteri che vengono poi abbattuti da una luce ultravioletta. www.dimarfish.com. IN



Scrivere | Eraldo Baldini

Talenti di

Penna

testo Roberta Brunazzi - foto Lidia Bagnara

Eraldo Baldini dirige una nuova collana di narrativa della casa editrice Foschi. Due i titoli in uscita, firmati dai giovani scrittori romagnoli Carmelo Domini e Gianni Liverani.

I Narratori, primi titoli in libreria Ad aprire la collana “I Narratori” di Foschi Editore sono i romanzi di Carmelo Domini e di Gianni Liverani, autori rispettivamente di Madrid Express e Hotel Inferno camere vista mare. “Madrid Express – dice Eraldo Baldini, direttore della collana - è un romanzo di formazione pieno di colpi di scena e ironia. Protagonista è un gruppo di ragazzi in vacanza in Spagna nell’estate del 1982. Hotel Inferno camere vista mare di Liverani racconta invece personaggi border-line della riviera romagnola, un libro amaro e divertente che non ha niente da invidiare a Charles Bukowski. Ritmo avvincente dell’azione, buona scrittura e l’ironia sono gli ingredienti che li connotano come ottimi romanzi, romagnoli e di livello internazionale”.

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Talento e buona volontà, tanto basta a uno scrittore. Facile a dirsi: “Il primo non si insegna e non si impara ma la buona volontà può fare miracoli, attraverso la lettura e la sperimentazione. Il mestiere di scrivere è fatto anche di fatica…”. Eraldo Baldini, nato a Russi di Ravenna 58 anni fa, è oggi un punto di riferimento per la letteratura nazionale e non solo. Antropologo culturale ed etnografico, dagli anni ’90 scrive saggi, romanzi, sceneggiature, testi teatrali. E ora dirige anche una nuova collana di narrativa per la casa editrice Foschi di Forlì, “I Narratori”. “Vogliamo dar spazio ai giovani autori, senza indicare una precisa connotazione di genere ma con un obiettivo preciso, quello di far emergere testi di qualità”.

In un panorama contemporaneo in cui la pubblicazione di libri a pagamento dilaga il progetto FoschiBaldini si vuole presentare diverso, come il volto serio dell’editoria. “È una sfida che parte ora con la pubblicazione di due romanzi, per arrivare a una media di cinque uscite all’anno”. Le prime due nuove voci scelte dallo scrittore romagnolo, che predi-

lige il noir ma non disdegna altri generi, sono quelle dell’esordiente Carmelo Domini e di Gianni Liverani. autori rispettivamente di Madrid Express e Hotel Inferno camere vista mare, primi titoli in uscita per la nuova collana dedicata ai narratori contemporanei. Anche loro romagnoli, di Ravenna e Bagnacavallo, Domini e Liverani raccontano sanguigni personaggi locali. D’altronde, come diceva Tolstoj, “se vuoi raccontare il mondo, racconta il tuo villaggio”. Ed è così che si muove anche Baldini, nella sua prolifica produzione di romanzi e storie brevi. “In aprile uscirà per Einaudi L’uomo nero e la bicicletta blu, romanzo di formazione ambientato nella campagna romagnola degli anni ’60. Ho appena finito di scrivere anche un romanzo breve per la collana ‘I Corti’ del Corriere della Sera. S’intitola Nostra signora delle patate, ed è ambientato in un paese della Romagna atea e socialista d’inizio ’900 dove, un bel giorno, a una bimba appare la Madonna…”. Storie di ordinaria romagnolità, distillate dalla penna affilata di Eraldo Baldini e trasformate in qualcosa di universale. IN


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