Ravenna IN Magazine 03/2022

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r av e n n a

n.3 2022 w w w. i n m a g a z i n e . i t

GIANLUCA DRADI

IL PRESIDE DEI DIRITTI

MARCO SANTI

MOSAICO E IMPRESA

FONDAZIONE SABE

SPAZIO PER LA SCULTURA


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EDITORIALE

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04 / PILLOLE NOTIZIE DALLA PROVINCIA

08 30 / ARTE SPAZIO DI LUCE

Nel clou dell’estate, dedichiamo la copertina a Gianluca Dradi, il preside dei diritti che crede in una scuola aperta e inclusiva. Parliamo poi di una realtà imprenditoriale legata al mosaico contemporaneo: il Gruppo Mosaicisti Ravenna, oggi diretto da Marco Santi. Un’occhiata anche al mondo social con il travel creator Matteo Rizzi, tra viaggi e fotografia. Di grande attualità è poi l’intervista al meteorologo Pierluigi Randi che spiega i recenti cambiamenti climatici. Spazio poi allo sport, con il padel che sta conquistando un posto di rilievo in provincia di Ravenna. Parliamo anche di arte con un visita alla Fondazione Sabe, nuovo spazio dedicato alla scultura, e un incontro con il pittore Mattia Battistini. Tutta da scoprire è poi la storia del cantautore dei bambini, Andrea Lama, e quella della chiesa di San Domenico di cui si attende il restauro.

34 / STORIA

08 / PROFILI

CHIESA DI SAN DOMENICO

GIANLUCA DRADI

40 / SPORT

14 / VISIONI MOSAICO CONTEMPORANEO

PADEL MANIA

46 / MUSICA

20 / INFLUENCER

CANTAUTORE DEI BAMBINI

TRAVEL CREATOR

DI ANDREA MASOTTI

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24 / METEO Edizioni IN Magazine s.r.l. Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì | T. 0543.798463 www.inmagazine.it | info@inmagazine.it Anno XXI N. 3 agosto/settembre Reg. di Tribunale di Forlì il 16/01/2002 n.1 Direttore Responsabile: Andrea Masotti Redazione centrale: Clarissa Costa, Beatrice Loddo Coordinamento di redazione: Roberta Bezzi Artwork e impaginazione: Francesca Fantini Ufficio commerciale: Roberto Amadori, Gianluca Braga Stampa: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) Chiuso per la stampa il 1/08/2022 Collaboratori: Alessandra Albarello, Andrea Casadio, Chiara Bissi, Anna De Lutiis, Massimo Montanari, Serena Onofri, Aldo Savini. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini, Matteo Rizzi.

Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e citando la fonte. In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it

IL CLIMA CHE CAMBIA

24 48 / PITTURA CREATORE INSTANCABILE


PILLOLE

JOVA BEACH PARTY MARINA DI RAVENNA | L’atteso Jova Beach Party è stato un successo da circa 70.000 persone sulla spiaggia di Marina di Ravenna che, dopo le tante polemiche, ha messo d’accordo tutti, politici, imprenditori e cittadini, per l’ottima riuscita complessiva. Un concertone-spettacolo dalle 15.30 di pomeriggio fino a circa mezzanotte, in cui grande protagonista è stato Jovanotti, insieme a tanti suoi colleghi, fra cui Gianni Morandi, Fedez, Extraliscio, Tananai, Mirko Casadei, Johnson Righeira e molti altri. Tra i partecipanti, tanti giovani e famiglie, fan di Lorenzo Cherubini ma anche semplici appassionati di musica, provenienti nel 40% dei casi da fuori regione, a dimostrazione della grande attrattività dell’evento.

IL TERZO ROMANZO DI MATTEO CAVEZZALI RAVENNA | Si intitola Il labirinto delle nebbie il terzo romanzo di Matteo Cavezzali, edito da Mondadori, che fa seguito a Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini e Nero d’inferno. Il romanzo è ambientato nella Romagna dei primi del Novecento, per la precisione nel Parco del Delta del Po, e ruota attorno a un mistero irrisolto. Spetterà al protagonista, l’ispettore Bruno Fosco, capire cosa si nasconde dietro la morte di Angelina, ritrovata con un misterioso simbolo sul collo. Fa da sfondo il paludoso villaggio di Afunde, in cui vivono solo donne, perché nessun uomo è sopravvissuto ai combattimenti della Prima guerra mondiale. Tra i personaggi da tenere d’occhio, anche la bella e sfuggente Ardea, il sottoposto Della Santa e il vecchio e burbero anarchico Primo.

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DANTE PLUS 2002 RAVENNA | Resterà aperta fino al prossimo 25 settembre, nella consueta cornice della biblioteca di storia contemporanea Alfredo Oriani, la mostra collettiva Dante Plus 2022. Riunisce le opere di circa 60 artisti molto diversi tra loro che, dall’illustrazione al fumetto e alla street art, rendono omaggio a Dante Alighieri, proponendo ognuno la propria versione del suo celebre volto. Un’edizione che dà ampio spazio alla figura di Beatrice, spesso visibile accanto al Sommo Poeta. Come nell’opera Il viaggio di SeaCreative che li ritrae insieme in due palloncini che spiccano in volo insieme o nel cortometraggio di Filippo La Vaccara, realizzato utilizzando due grandi teste di cartapesta, quelle di Dante e Beatrice.


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PILLOLE

MATCH RACE EUROSAF MARINA DI RAVENNA | Il talento svizzero Eric Monnin, numero uno al mondo, è il vincitore del titolo europeo di EUROSAF Match Racing Open European Championship 2022 Emilia Romagna. In finale ha superato con il punteggio di 3 a 0, il francese Aurelien Pierroz, numero 24 del ranking. Si tratta del terzo titolo europeo, dopo due anni di scarsa attività a causa della pandemia. L’EUROSAF è stato organizzato dal Circolo Velico Ravennate che, la sera prima della finale, ha curato anche una cena a cui hanno preso parte – fra gli altri – l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini e Max Sirena, lo skipper e team director di Luna Rossa Prada Pirelli alla 36esima America’s Cup, nominato dallo stesso Corsini, Ambasciatore della vela dell’Emilia Romagna. Per i prossimi tre anni, Sirena sarà il volto delle attività nautiche della regione, non solo quelle relative a eventi e manifestazioni, ma anche quelle legate all’aspetto tecnologico, dai materiali sempre più sofisticati alle soluzioni ingegneristiche che giocano un ruolo sempre più decisivo nelle competizioni in mare.

TRE PANI GAMBERO ROSSO FAENZA | C’è un forno faentino che si è aggiudicato i Tre pani della guida Gambero Rosso 2023, il massimo riconoscimento della guida Pan & Panettieri d’Italia. Si tratta del faentino O’ Fiore Mio Hub di Davide Fiorentini che ha rispolverato la tradizione del pane fatto in casa, fatto solo con acqua, farina, lievito e amore. Il pane è dunque al centro della tavola e di una comunità: occasione per riqualificare il territorio, i circuiti di filiera corta integrata, i prodotti d’eccellenza, l’artigianalità e, soprattutto, l’etica del lavoro.

SNAM INVESTE SUL GAS RAVENNA | Il gruppo Snam ha acquistato la seconda nave rigassificatrice Fsru. Costruita nel 2015 ha una capacità massima di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) e una capacità nominale di rigassificazione continua di circa 5 miliardi di metri cubi all’anno. Un’operazione che assicura all’Italia il secondo rigassificatore galleggiante, che potrà contribuire in modo decisivo alla sicurezza e alla diversificazione energetica del Paese. Con le due Fsru si potrà soddisfare il 13% del fabbisogno nazionale di gas, portando la capacità di rigassificazione a oltre il 30% della domanda. 6


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PROFILI

GIANLUCA DRADI IL PRESIDE DEI DIRITTI PER UNA SCUOLA APERTA E INCLUSIVA

DI ROBERTA BEZZI

FOTO LIDIA BAGNARA

Quando si pensa a un dirigente scolastico moderno, severo ma giusto, in grado di far presa su ragazzi e insegnanti, il pensiero va subito a Gianluca Dradi. Dopo nove anni al liceo scientifico Oriani di Ravenna, dove è rimasta ben impressa nella memoria di tutti la sua scelta di non cancellare la scritta omofoba sul muro, Il preside è gay, dal 2021 è stato trasferito al liceo artistico Nervi-Severini, dove coraggiosamente ha introdotto il registro alias. Il suo è un lungo e articolato percorso che lo ha visto in prima linea anche a livello politico. Dopo la laurea in Giurisprudenza, diventa assistente alla cattedra di Diritto del lavoro con il professor Giorgio Ghezzi, che poi è stato eletto alla Camera dei Deputati nelle file del Partito Comunista. Così lascia l’università e fa il concorso per diventare avvocato, prestando il giuramento nel 1990. Nello stesso periodo fa anche il concorso per personale docente e, per circa vent’anni, svolge la professione di avvocato, operando quattro anni anche come

pretore onorario gestendo cause penali, e di insegnante di diritto part-time nelle scuole superiori. Nel 1999 diventa presidente del Consorzio del Servizi Sociali dei Comuni di Ravenna, Cervia, Russi e azienda Usl. Nel 2005 viene chiamato a far parte della giunta del sindaco Fabrizio Matteucci, prima come assessore all’Ambiente e alla Sanità e in un secondo momento con delega alla Sicurezza e Polizia Municipale. Terminata questa esperienza, nel ricollocarsi a scuola, ha passato con successo il concorso di dirigente scolastico. Dradi, la parentesi politica è definitivamente alle spalle? “La mia passione per la politica non è esaurita, ma è ora focalizzata sul tema strategico della formazione delle giovani generazioni.” Per tutti è un esempio di preside moderno. Ne è contento? “Cerco di avere, come tratto distintivo, il dialogo e il confronto. Penso che chi lavora con me lo avverta, così come percepisca il 9


PROFILI

mio impegno nel creare le condizioni affinché gli studenti possano stare bene a scuola e viverla come occasione di crescita personale e civile. La mia porta è sempre aperta ai ragazzi e ai genitori. Quando ci sono problemi io però preferisco ascoltare direttamente gli studenti, che considero come i miei veri interlocutori e questo li fa sentire presi in considerazione come persone adulte. Quando possibile cerco di andare incontro alle loro richieste, di premiarli e valorizzarli, ma questo non significa fare il buonista: se necessario, ricorro anche a sanzioni disciplinari.” Qual è stata la sua maggiore soddisfazione come dirigente scolastico?

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“HO SEMPRE FATTO IN MODO CHE IL MIO TRATTO DISTINTIVO FOSSE QUELLO DEL DIALOGO. GLI STUDENTI DEVONO STARE BENE A SCUOLA E VIVERLA COME OCCASIONE DI CRESCITA PERSONALE E CIVILE.”

“L’appello pubblico nel 2021 da parte dei docenti del liceo scientifico che chiedevano di mantenermi dov’ero malgrado la legge imponesse un trasferimento dopo 9 anni. Nonostante avessi chiesto loro di non fare nulla, perché già sapevo che non sarebbe servito, è stata una bella gratificazione. Mi ha colpito il fatto che tra i firmatari ci fossero anche docenti verso cui avevo dovuto adottare provvedimenti disciplinari, segno che il rapporto di rispetto e stima non è mai venuto meno.” Non sarà mancata anche qualche sospensione agli studenti… “Sì. Ma le sanzioni hanno sempre una valenza educativa: può capitare a tutti di sbagliare, la sanzione non deve diventare uno stigma. Se lo studente, anche grazie alla punizione, capisce l’errore, è tutto risolto. Anche per questo è preferibile, anziché sospendere, trasformare la sanzione in attività utile per la comunità scolastica, ad esempio pulire la scuola con le bidelle.” Il momento più difficile che ha dovuto affrontare? “Un caso di diversi anni fa, di una studentessa che accusò falsamente un insegnante di averla strattonata. La questione finì subito sulla stampa perché lei chiamò i carabinieri a scuola. Fu complesso dover gestire in contemporanea il procedimento di accertamento dei fatti, quello disciplinare a carico della studentessa che, come si dimostrò, aveva detto il falso, e la comunicazione pubblica.” Nel 2019, qualcuno rimasto tuttora ignoto, ha scritto su un muro della scuola Il preside è gay. Successivamente su quel muro è stato fatto un murales a difesa dei diritti civili applicati all’orientamento sessuale. Cosa l’ha spinta a non cancellare la scritta omofoba? “Ciò che mi rattristò fu che uno studente pensasse che dire gay fosse un’offesa. Così, anziché cancellare la scritta, le ho dato visibilità pubblicando un post su Facebook per comunicare che intendevo lasciarla lì come una pietra d’inciampo per l’intelligenza umana. Sapendo di avere tra gli amici di Face-


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“CREDO IN UNA SCUOLA CHE ADOTTI UN MODELLO TRASFORMATIVO: ACQUISENDO PENSIERO CRITICO E AUTONOMIA PERSONALE SI PUÒ PENSARE DI INDIRIZZARE IL FUTURO. BISOGNA RENDERE GLI STUDENTI PROTAGONISTI.”

book dei giornalisti avevo messo in conto che la notizia sarebbe stata ripresa, ma non avrei mai immaginato che la cosa avesse un clamore a livello nazionale. Di certo è stato un esempio di come un messaggio educativo talvolta passi più attraverso comportamanti che lezioni teoriche.” Per questo gesto ha ricevuto il premio Abbraccio dall’Agebo – associazione di genitori di figli omosessuali a Roma. C’è un filo di continuità con l’adozione del registro scolastico gender free, introducendo le carriere alias al liceo artistico, nelle scorse settimane… “La linea è sempre quella di partire dai bisogni di chi è in difficoltà e riconoscere il diritto di esprimere la propria personalità. Peraltro questo serve anche ad attenuare le sofferenze in un momento delicato come l’adolescenza, creando una scuola inclusiva e 12

vicina. Abbiamo ricevuto la richiesta di due studenti che desiderano essere chiamati con un nome non coerente con il proprio sesso biologico. In classe, i docenti già rispettavano tale esigenza, ma mi è sembrato doveroso fare un passo in più: non concedere, ma riconoscere un diritto.” Come sono i giovani di oggi? “Non si può generalizzare: c’è chi si impegna e chi meno, chi è più aperto o più chiuso, come accade con gli adulti. In questi ultimi anni, però, ho visto aumentare i casi di fragilità; soprattutto con la pandemia che ha comportato un aumento di studenti con problemi di ansia, depressione e anoressia, quindi oggi mi appaiono meno resilienti, meno capaci di reagire alle difficoltà.” Per la prima volta avete sperimentato anche la peer education (ndr, educazione alla pari).

“Oltre a mettere a disposizione dei ragazzi uno psicologo, abbiamo pensato a un progetto che consiste nell’organizzare corsi di recupero gestiti da studenti, nel senso che i più preparati si mettono a disposizione di quelli che lo sono meno. Una modalità che, oltre a rivelarsi efficace, serve a creare comunità.” In definitiva, la sua scuola è… “Aperta alla molteplicità dei punti di vista, delle esperienze, dei linguaggi, delle soluzioni. Questo può generare energia positiva per trasformare il futuro. È una scuola con un approccio trasformativo in cui si crede che, con le azioni, le competenze e i valori che si acquisiscono oggi, si possa indirizzare il domani per rendere appunto la società del futuro differente da quella di oggi. Per fare questo, bisogna dare agli studenti la possibilità di sentirsi protagonisti e di sviluppare un pensiero aperto.”



VISIONI

MOSAICO CONTEMPORANEO MARCO SANTI, DIRETTORE DEL GRUPPO MOSAICISTI RAVENNA

DI CHIARA BISSI

Botteghe d’artista, restauro dell’antico, artigianato di pregio: Ravenna custodisce, insegna e produce l’arte del mosaico, secondo la tecnica bizantina e anche nelle sue multiformi e contemporanee declinazioni. Ma il punto di sintesi fra due settori operativi, uno legato al restauro dei beni culturali artistici e agli allestimenti museali e uno dedicato alla realizzazione di opere musive contemporanee, si trova nell’impresa del Gruppo Mosaicisti Ravenna. Storica realtà nata nel 1948, operante con continuità in Italia e all’estero, dal 2008 è guidata da Marco Santi, restauratore, docente, direttore tecnico e artistico, mosaicista artista. Una storia, quella del Gruppo Mosaicisti, costellata di successi e riconoscimenti, fin dalla fondazione in stretta relazione con l’Accademia di Belle Arti, fucina di maestri mosaicisti. Del 1974 è la decisione di istituire una propria ragione sociale e divenire cooperativa. Un’esperienza condotta fino al 2008 quando, liquidata la cooperativa, rinasce l’impresa come Gruppo 14

FOTO LIDIA BAGNARA

Mosaicisti Ravenna conservando la missione originale, preservando la stabilità di bilancio e aprendo nuove collaborazioni con istituzioni e artisti. “Prossimamente verrà edita la storia del mosaico di Ravenna basata sul vissuto storico del Gruppo Mosaicisti,” racconta Marco Santi. “Sono entrato nel Gruppo nel 1980 quando frequentavo l’istituto d’arte e successivamente frequentando l’Accademia di Belle Arti. Erano tutti artisti del mosaico dalla forte personalità e ho appreso da ciascuno di loro; oggi nel segno della continuità insegno all’Accademia di Ravenna, quella di Macerata e all’università di Bologna.” Nel dopoguerra il Gruppo si impegnò da subito in interventi di restauro degli antichi cicli musivi, per poi riprodurre i particolari più noti delle decorazioni con cartoni e calchi. Sulla scorta dei cartoni vennero eseguite le copie e a partire dal 1951 prese il via una mostra itinerante, ospitata in tutto il mondo. Nel 1959 diversi artisti italiani e stranieri vennero invitati a presentare bozzetti che i


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VISIONI

soci del Gruppo tradussero in mosaico per la Mostra dei mosaici moderni. Impossibile elencare gli interventi di restauro eseguiti in città, in Italia e all’estero e le opere legate a committenze nazionali e internazionali. Nel tempo si susseguono, in collaborazione con i musei e le Soprintendenze, opere di restauro, di innumerevoli siti: dalla Domus dei Tappeti di Pietra, a siti archeologici di Rimini, Cesena, Bologna, e Aquileia dove la collaborazione è lunga e fruttuosa, e in tutt’Italia. Altrettanto importante la produzione di mosaici per le grandi committenze: dai palazzi reali sauditi, e del Brunei; alla Cattedrale di Saint Patrick, a New York, a chiese in Portogallo, Romania, Stati Uniti, sino a interventi in

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IL GRUPPO HA FATTO MOSAICI E INTERVENTI DI RESTAURO IN TUTTO IL MONDO. IL SEGRETO DEL SUCCESSO? PUNTARE AL MASSIMO, CURARE LA QUALITÀ DEI MATERIALI ED ESSERE SEMPRE AGGIORNATI SULLE NUOVE TECNOLOGIE.

Israele, Ungheria, Ucraina, Giappone. Operare su grandi superfici emancipa il mosaico dal ruolo di decorazione e fa sì che questo prenda corpo con l’architettura stessa. Significativa è la collaborazione al progetto Un mosaico per Tornareccio, un paese divenuto museo a cielo aperto, grazie alla realizzazione a mosaico dei cartoni pittorici di artisti italiani ed esteri selezionati ogni anno. “Dal 2017 abbiamo un rapporto con il Libano,” aggiunge Santi, “lavoriamo all’interno di una grande chiesa in costruzione, maggiore per metratura alle basiliche ravennate. Operiamo in équipe, con più figure professionali specializzate, perché il mosaico non è più un rivestimento o una decorazione, ma


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VISIONI

IN APERTURA, MARCO SANTI NELLA SUA CASA RICCA DI MOSAICI. NELLA PAGINA PRECEDENTE, MOSAICISTI AL LAVORO NEL LABORATORIO DI RESTAURO MENTRE QUI SOPRA ALL’INTERNO DELLA BASILICA DI SANT’APOLLINARE IN CLASSE.

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diviene tridimensionale grazie all’apporto della scultura. Questa ricerca artistica si è anche concretizzata nella mostra Scultura e Mosaico allestita nel 2017 al Museo Nazionale di Ravenna. Ravenna con continuità deve preparare artisti del mosaico, ed è per questo,” continua Santi, “che con la mia impresa cerco di selezionare ragazzi dalle scuole d’arte e dall’università per inserirli nella nostra bottega, un luogo simile a quelle botteghe rinascimentali, dove regna la creatività, lo stile, la sensibilità, il confronto, per fare dell’arte del mosaico non solo una professione rigorosa e qualificata ma anche una passione artistica legata al presente. Il lavoro che facciamo nelle chiese, negli ambienti urbani, sulle impalcature, ci porta lontano dall’essere artigiani. Il mosaico deve correre, spaziare, raccontare le architetture, il mosaico è colore, è luce.” L’impresa di Marco Santi, in rete con le altre imprese della Confederazione Nazionale dell’Artigianato, è in continua crescita anche grazie all’impiego di personale altamente specializzato, formatosi

in Università e Accademie. “La mia professione ibrida non è quella dell’artista puro,” prosegue. “Accanto alla costante concentrazione nel conservare e accrescere la grande eredità ricevuta, la mia personale ricerca di nuovi modi espressivi non si è mai fermata portandomi su un percorso autonomo. Dirigendo il Gruppo raggiungiamo livelli di eccellente produzione artistica, realizziamo opere che rimangono nella storia. Fare arte non mi fa dimenticare di avere un’impresa. Ciò che ho imparato dagli storici maestri del Gruppo Mosaicisti è puntare al massimo, curare la qualità del materiale ed essere aggiornato sulle nuove tecnologie. Se un artista vive di emozioni ma non padroneggia la tecnica questo potrebbe essere un problema, ugualmente vale per l’artigiano che impiega la sola tecnica senza trasmettere emozioni. Nella mia bottega questi aspetti si incontrano. Per questo riceviamo commissioni che richiedono un certo livello culturale, artistico e un’alta conoscenza tecnica e progettuale per l’arte musiva.”


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INFLUENCER

TRAVEL CREATOR IL MONDO SOCIAL DI MATTEO RIZZI TRA VIAGGI E FOTOGRAFIA

DI SERENA ONOFRI

FOTO MATTEO RIZZI

Matteo Rizzi conosciuto meglio con il nome @matterizzi è un giovane ingegnere ravennate, travel creator, instagrammer, tiktoker, fotografo, che si sta facendo conoscere soprattutto su Instagram con una community attiva di quasi 60.000 follower. Seguito sia da giovani come lui che da appassionati di viaggi e fotografia e aziende. Perché i social sono uno strumento di condivisione e connessione che da tempo viene sfruttato dalle aziende proprio per promuovere prodotti o servizi, dalle località turistiche più o meno note per aumentare il flusso di presenze. Ecco che la tendenza del momento si sposa perfettamente con i contenuti leggeri e d’impatto di Matteo. Qual è stato il tuo percorso e come sei arrivato ai social? “Dopo gli studi al liceo scientifico, mi sono laureato in Ingegneria gestionale a Bologna. Parallelamente ho seguito la mia passione per la vela e sono diventato istruttore. Il mondo 20

“DOPO GLI STUDI DI INGEGNERIA, HO DECISO DI SEGUIRE LA MIA GRANDE PASSIONE, QUASI UN’OSSESSIONE, PER VIAGGI, FOTO E VIDEO. OGGI COLLABORO CON ENTI DEL TURISMO PER PROMUOVERE PRODOTTI E SERVIZI.”

social in verità è arrivato per caso, quando ho iniziato a utilizzare Instagram credendo fosse un’App per la modifica di foto con filtri particolari. Successivamente ho iniziato a postare foto consapevolmente. Quindi tutto è partito dalla mia passione per fare foto, soprattutto paesaggi.” Chi ti ha trasmesso la passione per la fotografia?

“I miei genitori che, sin da bambino, sono stati i primi sostenitori quando facevo foto durante i viaggi utilizzando la loro attrezzatura. Nel 2015 mi hanno regalato la mia prima Nikon e da lì ho iniziato a sperimentare sempre di più cercando di migliorare la mia tecnica. Come detto, ho cominciato a far vedere le mie foto attraverso la pubblicazione su Instagram. Nel 2018 ho scoperto il mondo dell’editing e mi sono avvicinato alla post-produzione.” Piano piano hai visto crescere l’interesse per le tue fotografie, finché nel 2020 hai raggiunto il primo grande step: 10.000 follower. “Sì, mi ha dato molta soddisfazione vedere che le mie foto venivano ripostate e ripubblicate dalle pagine social di enti del turismo o di località che avevo fotografato. Questa crescita è avvenuta mentre stavo finendo il percorso di laurea come ingegnere. Poi durante la pandemia,



INFLUENCER

SOPRA E NELLA PAGINA PRECEDENTE, MATTEO RIZZI RITRATTO DURANTE I SUOI VIAGGI E ALCUNE SUE FOTO.

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chiuso in casa come tutti, attraverso la mia community che mi ha spinto a produrre video tutorial su come post produrre le fotografie, ho migliorato anche tutta la parte video. Così, ho iniziato a produrre mini vlog della mia giornata quotidiana. Con l’arrivo dei reels e la mia preparazione precedente, la mia pagina ha cominciato a crescere esponenzialmente e ho iniziato a ricevere richieste di collaborazioni.” In definitiva, è così che sei diventato creator? “Sì. Dopo la laurea magistrale conseguita nel 2021, ho ricevuto sempre più richieste da parte di agenzie ed enti del turismo. Per

un periodo, ho lavorato come ingegnere durante la settimana e come travel creator nel week-end. A un certo punto però, lo scorso agosto, mi sono chiesto cosa volessi fare veramente e ho scelto il web.” Come trasformarlo in una professione? “Grazie a una grande passione che sfocia quasi nell’ossessione per quello che si fa.” Quali sono le fonti o le persone alle quali ti ispiri? “All’inizio mi sono ispirato ai fotografi locali, poi a Tik Tok e Instagram.” Chi sono i tuoi clienti? “Dato che i miei contenuti parlano di viaggi e fotografia, sono

principalmente enti pubblici e privati, enti del turismo che mi invitano per promuovere i loro prodotti e servizi e le agenzie di marketing e comunicazione. Poi creo contenuti per la mia pagina in crescita continua.” Parliamo di Ravenna: come ha risposto la città a questi mezzi di comunicazione e a questo tuo lavoro? “Ravenna è sulla buona strada per fare tantissimo in termini di promozione attraverso i social. Ho già collaborato con l’Ufficio del Turismo per promuovere le bellezze del nostro territorio.” Qual era il tuo sogno nel cassetto da bambino? “Fare il pompiere. Mi piacevano sia il camioncino dei pompieri che le betoniere. Poi c’è stata la fase in cui volevo fare l’architetto, ma in quinta liceo ho conosciuto dei giovani ingegneri e mi sono innamorato dell’Ingegneria. L’università mi ha insegnato moltissimo, anche a gestire l’ansia e lo stress oltre a essere più organizzato.” Parliamo di futuro: cosa c’è all’orizzonte? “Portare avanti la mia pagina Instagram con l’obiettivo di creare sempre più contenuti a tema viaggi: questi mi arricchiscono e mi portano alla crescita grazie al confronto con altri creator.” Un consiglio per un giovane che vuole iniziare a fare il creator come lavoro a tempo pieno? “Farlo con entusiasmo e impegno, scegliendo un proprio filone e creando contenuti in grado di suscitare emozioni.”


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METEO

IL CLIMA CHE CAMBIA LA VOCE AUTOREVOLE DI PIERLUIGI RANDI PRESIDENTE DI AMPRO

DI CHIARA BISSI

FOTO MASSIMO FIORENTINI


Ondate di calore, fenomeni anomali, statistiche e rilevamenti: nulla sfugge a Pierluigi Randi una delle voci più autorevoli nel campo della meteorologia romagnola e nazionale. Nato ad Alfonsine, ma residente a Bagnacavallo, Randi è presidente dal 2019 dell’Ampro, l’associazione meteo professionisti. A metà degli anni Novanta del Novecento fonda con quattro amici il portale MeteoRomagna, lavora in seguito per Meteocenter di Faenza e, oggi, da libero professionista, applicando la meteorologia ai servizi industriali, è impegnato in servizi di consulenza per assicurazioni, società che si occupano di energia e per Tcr, per il carico e scarico di merci portuali. Divulgatore effervescente, non si è mai sottratto negli anni al racconto dei fenomeni atmosferici, degli eventi eccezionali, fornendo al grande pubblico, tramite i media, chiavi di lettura scientifiche lontano dalle notizie urlate.

“I DATI SONO SPIETATI, IN ESTATE ADESSO PIOVE IL 25% IN MENO DI TRENT’ANNI FA. IL GIUGNO 2022 È STATO IL SECONDO GIUGNO PIÙ CALDO DOPO IL 2003, UN RECORD CHE PRESTO SUPEREREMO.”

Come si diventa meteorologi in Italia? “Ci sono diversi percorsi, ma fino a poco tempo fa non erano specifici. A Trento recentemente è nata la laurea magistrale in Meteorologia, poi ci sono i laureati in Fisica dell’atmosfera, oppure in Geologia o Astronomia. Diciamo che in Italia il meteorologo non esiste, non c’è un ordine

professionale o un albo. E questo ha consentito la proliferazione di siti internet con le previsioni fatte da chiunque, finché non vedrà la luce la certificazione nazionale. Siamo in attesa della nascita di Italia Meteo, l’agenzia meteorologica civile.” E il suo percorso? “Dopo il diploma in Agraria, ho conseguito la specializzazione in Agrometeorologia e ho continuato a formarmi fino all’ottenimento della certificazione da parte del Cnr. La meteorologia è una disciplina scientifica, non può prescindere dall’informatica e bisogna imparare la chimica molto bene. Purtroppo il meteorologo ad alcuni appare come un indovino. L’atmosfera è un sistema caotico, per questo parliamo di previsioni. Il meteorologo ama la giornata grigia, la pioggia, lo studio dei fenomeni. La giornata di sole, per noi, è una noia mortale.” Nel corso della sua carriera come è cambiato il clima? 25


METEO

“SECONDO ALCUNI STUDI, LE CONDIZIONI METEO INCIDONO SULL’UMORE, LA MAGGIOR FREQUENZA DI EVENTI ESTREMI CI RENDE VULNERABILI. L’AUMENTO DELLE TEMPERATURE HA INTRODOTTO NUOVE MALATTIE E INSETTI”.

IN APERTURA E A DESTRA, IL METEOROLOGO PIERLUIGI RANDI INTENTO A FARE MISURAZIONI.

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“Sono un uomo di mezza età. Va peggio di quanto immaginassi, non ho dato credito ai modelli matematici che già negli anni Novanta presentavano gli elementi che vediamo oggi. Il clima è cambiato profondamente, quando la temperatura aumenta non tutte le aree rispondono nello stesso modo. Il Mediterraneo per esempio è considerato molto sensibile. I dati sono spietati, in estate adesso piove il 25% in meno di trent’anni fa. Ci stiamo abituando a un nuovo clima, secondo il principio della rana bollita che si adatta alla temperatura dell’acqua. Fino agli anni Ottanta, 35 gradi era una temperatura eccezionale. Nell’agosto del 2017 ci fu l’ondata più intensa in Romagna con 42 e 43 gradi. Nel 2003 l’estate fu apocalittica e interminabile. Il giugno 2022 è stato il secondo giugno più caldo dopo il 2003. Entro pochi anni abbatteremo i record dell’estate 2003, ma non nel 2022.” Quindi siamo in pieno cambiamento climatico? “Per definire un evento estremo ci sono parametri dettati dalla climatologia statistica. Un evento estremo è intenso e raro. Un evento singolo, come la siccità, non è attribuibile al cambiamento climatico, però se vediamo aumentare la frequenza di determinati eventi, possiamo attribuire quella tendenza al cambiamento. Con l’aumento della temperatura media globale aumenterà la variabilità, ma non scompariranno gli eventi freddi.”

Questi mutamenti che riflessi hanno sulla vita delle persone? “Ci sono studi che dimostrano che le condizioni meteo incidono sull’umore, la maggior frequenza di eventi estremi ci rende vulnerabili. L’aumento della temperatura ha introdotto nuove malattie, proliferazioni di insetti, pensiamo alla cimice asiatica, alla zanzara tigre e ora, con il cambiamento del clima, le cavallette. Assistiamo a calamità interconnesse tra loro, la pandemia ha indebolito la popolazio-

ne, abbiamo capito che un essere microscopico può mettere in ginocchio il pianeta. Grazie alla tecnologia ce la siamo cavata. Il cambiamento climatico diventerà un problema sanitario e inciderà sulla biodiversità e sull’agricoltura. Occorre cercare di avere uno stile di vita ecosostenibile. Usiamo prodotti dell’agricoltura italiana stagionale per far viaggiare meno merci. Meno auto private in circolazione, non sprechiamo acqua e limitiamo il consumo di energia.”


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HEAD SPA IL SALONE BOTANICO PER LA TUA BELLEZZA E BENESSERE

IL CENTRO DEDICATO ALLA SALUTE E ALLA BELLEZZA DEI CAPELLI A 360°: SERVIZI DI TRICOLOGIA, ARMOCROMIA, CONSULENZA DI IMMAGINE E TRATTAMENTI ESTETICI, CON UN OCCHIO ALLA SOSTENIBILITÀ.

Barbara Trebbi e Salvatore Sciommarello sono una coppia affiatata nella vita e nel lavoro. Parrucchiera – o sarebbe meglio dire ‘consulente di bellezza e stile’ – lei e consulente esperto di benessere e tricologo lui. Gestiscono insieme a Ravenna HEAD SPA, un innovativo salone ‘botanico’ il cui progetto ha preso forma e si è concretizzato durante il lockdown, frutto di una visione imprenditoriale ben definita e voglia di costruire al di là delle difficoltà. Barbara e Salvatore fanno quindi parte di quegli imprenditori che hanno creduto e credono nel nostro territorio, valorizzandolo attraverso il proprio lavoro, le proprie idee, la propria esperienza. Fare della propria passione il proprio lavoro è la chiave vincente per raggiungere obiettivi e soddisfazione. Ci raccontate i vostri esordi?

Barbara: “Sono nata a Bologna con le idee chiare: da grande voglio fare la parrucchiera! Ho iniziato in un’accademia privata per parrucchieri e subito dopo ho lavorato in saloni importanti di Bologna, iniziando 35 anni fa a lavorare con metodo e attenzioni verso il cliente su tutto ciò che era benessere e bellezza. Poi mi sono trasferita a Ravenna e qui, dopo aver lavorato e poi gestito per il titolare un salone, ho aperto con un socio la mia prima attività a pochi metri da dove oggi esiste HEAD SPA. Dal primo giorno di lavoro a oggi, la mia crescita professionale è stata piena di corsi di formazione nella tecnica colore, stilistica e in quello della tricologia. Il mio motto è informarsi, formarsi e mai fermarsi: in questi sono entrata più in profondità nel mondo della moda e bellezza con l’armocromia ma anche

con il marketing e i social media.” Salvatore: “La mia passione e il mio percorso mi hanno portato cinque anni fa a stravolgere la mia vita lavorativa. Nasco molti anni fa come imprenditore edile ad Alessandria, poi dopo circa 15 anni la svolta, iniziando a girovagare per le regioni italiane e di conseguenza a reinventarmi ogni volta con nuove professioni, tutte con lo stesso obiettivo: fare ciò che mi portava a essere felice mettendoci tutta la passione. Ho intrapreso un percorso spirituale che mi ha portato a ottenere il primo livello Reiki e ciò ha fatto nascere in me il desiderio di dedicarmi al benessere delle persone e alla decisione di seguire il primo master in tricologia cinque anni fa, a seguito del mio inserimento nel salone di Barbara per diventare il responsabile dell’area olistica e di trattamenti delle anomalie della cute.”


“NEL NOSTRO SALONE OFFRIAMO UN’ESPERIENZA, UN PERCORSO CON RITUALI DAVVERO UNICI DI BENESSERE, BELLEZZA E STILE, DOVE DIAMO PRIORITÀ ALLA SALUTE DELLA CUTE ANDANDO IN PROFONDITÀ PER CAPIRE PRIMA LE CAUSE E POI DANDO I GIUSTI CONSIGLI.

Avete adottato una visione innovativa, partendo dall’utilizzo di prodotti naturali, vegani, sostenibiliti. Da dove è nata e come si è sviluppata? “Nasce dall’esigenza di prodotti che rispettassero criteri legati al mondo della tricologia, ossia l’utilizzo di piante officinali e oli essenziali per trattare le anomalie della cute e dei capelli. Prodotti quindi estratti da piante, ecosostenibili, biodinamici e anche a km 0 o perlomeno italiani – come la bolognese Oway e la Noasi di Rovigo – eliminando il più possibile la plastica e adottando il refill, ossia facendo riutilizzare le bottiglie ai nostri clienti, ricaricandole, eliminando sprechi e risparmiando.” Il vostro è un centro dedicato ai capelli sia da un punto di vista estetico, con consulenza di immagine e armocromia, sia dal punto di vista della loro salute, offrendo tricologia. In cosa consiste questa nuova formula? “Nel nostro salone offriamo un’esperienza, un percorso con rituali davvero unici di benessere, bellezza e stile, dove diamo priorità alla salute della cute cercando di riequilibrare le varie anomalie, andando in profondi-

tà per capirne le cause. Si lavora anche sulla parte prettamente olistica per rigenerare e mettere in equilibrio i nostri chakra, di conseguenza si passa all’analisi analisi iridiologica, all’analisi morfologica e all’armocromia, che ci dà la chiave dei nostri colori ‘amici’ per essere sempre in armonia con noi stessi.” Un approccio innovativo che propone servizi specifici che esulano dal classico ‘taglio e piega’, dando quindi la possibilità alla clientela di beneficiarne senza dover abbandonare il proprio parrucchiere di fiducia. Che riscontro avete avuto? “La nostra filosofia nasce proprio dal principio di libertà di poter scegliere i trattamenti e quindi anche solo regalarsi una coccola nella nostra area SPA, o di beneficiare dei trattamenti tricologici. Questo approccio nuovo, che a volte lascia perplesso il cliente non abituato, viene assolutamente apprezzato e abbiamo già molti clienti che utilizzano con soddisfazione solo alcuni dei nostri servizi.” Quali sono i vostri progetti futuri? “I progetti sono vari e non ci poniamo limiti, come l’introduzione nel salone del nostro brand di

prodotti firmati Barbara Trebbi. Un progetto poi già realizzato è l’inserimento dei macchinari avanzati per la tricologia quali il lasercap, uno strumento per dare energia e rinnovo cellulare e lavorare su tutte le anomalie cutanee, prima fra tutte l’androgenetica, cioè l’assottigliamento del capello, comune negli uomini ma anche nelle donne. Il secondo è l’ossigenoterapia, un vero e proprio macchinario con ossigeno puro al 99,5% che lavora come detossinante dalla radice al derma e allo stelo.”

Ravenna | Circonvallazione Rotonda dei Goti, 4 | Tel. 392 966 7824

IN QUESTE PAGINE, BARBARA E SALVATORE ALL’INTERNO DEL SALONE HEAD SPA.


ARTE

SPAZIO DI LUCE

LA FONDAZIONE SABE DI MIRELLA SALUZZO E NORBERTO BEZZI

DI ALESSANDRA ALBARELLO

FOTO LIDIA BAGNARA

La narrazione della Fondazione Sabe per l’Arte, dove Sabe è l’acronimo di Saluzzo e Bezzi, passa inevitabilmente attraverso un dialogo tra luce e superficie. Una luce soprattutto naturale che intreccia relazioni con le opere esposte, riflettendosi sui loro volumi e valorizzandone così forma e materia. La storia è questa: alla ricerca di uno studio più grande, l’artista Mirella Saluzzo, insieme al marito Norberto Bezzi, imprenditore nel settore marittimo, aveva individuato in questo spazio in via Pascoli 31 il luogo ideale per accogliere il suo archivio. Ma la genesi della sua trasformazione l’ha portata poi altrove, a immaginare un’altra destinazione, un altro progetto. Perché i luoghi hanno sempre una memoria e un destino individuali che riaffiorano improvvisamente, suggerendo e condizionando anche inconsciamente le scelte sul loro utilizzo finale. Iniziata la ristrutturazione, la scoperta delle capriate, nascoste 30

UN LUOGO, PENSATO INIZIALMENTE SOLO COME STUDIO DELLA SCULTRICE SALUZZO, È GIÀ DIVENTATO PARTE DEL TESSUTO CULTURALE DI RAVENNA GRAZIE A MOSTRE E INCONTRI PUBBLICI.

dai controsoffitti, ha fatto infatti ritrovare agli spazi un nuovo respiro di bellezza, rivelando così potenzialità fino allora inespresse dalla galleria Ninapì che diversi anni fa aveva qui la propria sede. Ma ancora prima, agli inizi del Novecento, questo antico edificio aveva ospitato una famosa ebanisteria e successivamente una tipografia. Uno spazio che

conservava quindi nel suo Dna non solo un fascino artigianale d’antan ma anche la memoria di gesti e liturgie di un savoir-faire che, nel tempo, avevano contribuito a costruire la sua forte identità. La ristrutturazione, durata quattro anni, è stata quindi un continuo work in progress che si è svolto su piani differenti ma complementari: uno strutturale, curato dallo studio di architettura di Ettore Rinaldini, e uno estetico, a cura dell’architetto Gianni Errani, sui quali si è innestato l’intervento filologico di conservazione e restauro di Ada Foschini. Senza dimenticare il fattore emozionale: “Man mano che andavamo avanti, ci rendevamo conto che questa ristrutturazione stava diventando sempre più preziosa, per cui a un certo punto ci siamo domandati se fosse opportuno continuare a considerare questo spazio come privato o piuttosto cominciare a pensare di renderlo pubblico,” rivela Norberto Bezzi. Una


meditazione che ha richiesto tempo e soprattutto una visione più ampia, proiettata nel futuro e che ha poi generato una forma di mecenatismo virtuoso. La Fondazione Sabe per l’Arte è stata quindi inaugurata il 13 novembre 2021, ritmata da nuovi volumi che, a pianterreno, si snodano ora lungo tre ariose gallerie comunicanti, illuminate da sei lucernari e da un’ampia lunetta da cui si intravede la natura circostante. Ripristinato anche l’accesso al giardino che offre un’ulteriore estensione dello spazio espositivo, annullando il confine tra interno ed esterno

attraverso grandi vetrate. Un’area è poi destinata allo studio privato di Mirella Saluzzo che non ha dovuto così rinunciare al suo sogno iniziale. Al primo piano, dove si arriva da una scala posta all’ingresso, si trova invece la sala conferenze e proiezioni. “L’obiettivo principale della Fondazione è di portare all’attenzione del pubblico la scultura che penso sia un po’ trascurata, anche perché nelle gallerie mancano spesso spazi adeguati per esporla,” dice Mirella Saluzzo, particolarmente sensibile a questo tema essendo lei stessa una scultrice. E soprattutto man-

ca frequentemente la distanza necessaria dalle opere, indispensabile per restituire la giusta prospettiva a chi le osserva. “Con le nostre proposte, vorremmo ampliare l’offerta culturale della città, seguendo delle linee guida precise,” aggiunge Norberto Bezzi. La programmazione prevede infatti solo tre mostre l’anno, con quattro appuntamenti culturali per ognuna, il penultimo dei quali è dedicato alla presentazione del catalogo, realizzato dal raffinato editore ravennate di libri d’arte Danilo Montanari. Del Comitato Scientifico, presieduto da Francesco Tedeschi – ordina-

IN ALTO, I PROPRIETARI DI FONDAZIONE SABE: NORBERTO BEZZI E MIRELLA SALUZZO.

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“L’OBIETTIVO PRINCIPALE DELLA FONDAZIONE È DI PORTARE ALL’ATTENZIONE DEL PUBBLICO LA SCULTURA CHE PENSIAMO SIA UN PO’ TRASCURATA, VISTO CHE NELLE GALLERIE MANCANO SPAZI ADEGUATI PER ESPORLA”.

SOPRA, UN DETTAGLIO DEI VOLUMI DEL RESTAURATO SPAZIO DOVE È NATA FONDAZIONE SABE. A DESTRA, LA SCULTRICE MIRELLA SALUZZO AL SUO TAVOLO DI LAVORO.

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rio di Storia dell’arte alla Cattolica di Milano – fanno parte i professori dell’Università Alma Mater di Bologna e delle sue sedi distaccate Claudio Marra, Federica Muzzarelli, Gian Luca Tusini, oltre a Claudio Spadoni, già direttore del MAR. Direttore artistico della Fondazione è invece Pasquale Fameli, critico d’arte e studioso dell’ateneo bolognese. Ma la storia della Fondazione è anche una storia di passione: “Guai se non ci fosse… assieme alla curiosità e al mio coinvolgimento nell’arte,” precisa Mirella Saluzzo. La prima mostra Fuori Asse è stata infatti dedicata a lei, alle sue sculture in lamina di alluminio, spesso tagliate al laser. Spirali, volute, cerchi che a volte, sospesi sulle pareti, si libravano nell’aria suggerendo movimento. Respiro. Estendendo i confini spaziali. Scenario diverso per la seconda, intitolata Un viaggio, che ha trasformato la Fondazione in un luogo di partenza – o di arrivo – attraverso mappe, goniometri, tracce lasciate da Gabriella Benedini che ha voluto condividere questa esperienza nomade con Mirella Saluzzo. I prossimi

appuntamenti prevedono anche un evento in collaborazione con Cantieri Danza per Ammutinamenti - Festival di danza urbana e d’autore, e una mostra inserita nel circuito di RavennaMosaico - Biennale del Mosaico Contemporaneo. Un’agenda ricca quindi

di suggestioni e sinergie, segno evidente che la Fondazione è già entrata a far parte del tessuto culturale della città e non solo, tanto che il FAI di Ravenna ha organizzato recentemente una visita guidata proprio qui. In questi spazi di luce.



STORIA

CHIESA DI SAN DOMENICO RECUPERO DI UN MONUMENTO DI ALTO VALORE ARTISTICO

DI ANDREA CASADIO

Le recenti dichiarazioni di Antonio Patuelli sulla necessità di un recupero della chiesa di S. Domenico per un suo utilizzo a vantaggio dell’università hanno avuto il merito di gettare finalmente una luce su quello che da tanti, troppi anni, è un vero e proprio buco nero nel centro storico di Ravenna. Per sua sfortuna, la chiesa non fa parte della canonica serie delle basiliche dell’epoca d’oro tardoantica e bizantina e, a dispetto della sua imponenza, è tutto sommato poco visibile all’interno del contesto urbano, circondata com’è da abitazioni ed edifici diversi. In realtà, si tratta di un monumento dal valore artistico di primo piano, e il luogo in cui si trova non è solo lo sbocco della più importante fra le strade commerciali del centro, ma anche uno dei punti cruciali della storia della città. Era infatti qui, nell’area attorno a piazza Costa, al Mercato coperto e appunto a S. Domeni34

S. DOMENICO È IL CONTENITORE PIÙ SIGNIFICATIVO DELLE TESTIMONIANZE ARTISTICHE RAVENNATI FRA IL RINASCIMENTO E IL BAROCCO PER LA PRESENZA DI OPERE DI RONDINELLI, LUCA E BARBARA LONGHI, BENEDETTO CODA.

co, che si trovava anticamente l’incrocio di acque su cui, con tutta probabilità, si agglutinò il primo nucleo di Ravenna vari secoli prima di Cristo. In epoca romana quell’incrocio era costituito dalla confluenza fra il Padenna, con il suo corso impostato sulla direttrice nord-sud, e il Flumisellum, che proveniva da est fiancheggiando l’odierna via

FOTO MASSIMO FIORENTINI

Cavour. A sud si estendeva la città antica e, a quanto sembra, all’incirca nel sito oggi occupato da S. Domenico sorgeva uno dei suoi edifici pubblici più importanti, il Campidoglio. Per certo si sa che nell’alto Medioevo vi si trovava una chiesa, S. Maria in Gallope, il cui nome derivava forse da quello dell’esarca bizantino Teodoro Calliopa. Fu appunto quest’ultima, allora di proprietà del monastero di S. Giovanni Evangelista, che nel 1269, insieme all’adiacente torre detta di Buccalario, venne concessa dal monastero, dal Comune e dall’arcivescovo Filippo ai Domenicani, quando questi furono chiamati in città perché vi fondassero un proprio convento. Insieme ai Francescani – ai quali era stata riservata pochi anni prima la basilica di S. Pietro Maggiore, appunto l’attuale S. Francesco – i Domenicani erano l’altro grande ordine mendicante di recente fondazione e, in quei decenni centrali del XIII secolo,


in rapida espansione in tutte le principali città italiane. Rispetto ai più pastorali seguaci di san Francesco, quelli di san Domenico rappresentavano l’anima intellettuale dei nuovi ordini, con un particolare riguardo all’attività di predicazione e alla lotta all’eresia. Facile capire, dunque, che i vecchi edifici che ricevettero con la donazione del 1269 non potevano rispondere alle loro necessità e alle loro ambizioni. Senza dubbio i lavori di ampliamento e la costruzione del nuovo convento ebbero inizio immediatamente, ma giunsero a compimento solo un secolo dopo, con la riconsacrazione della nuova chiesa nel 1374. Oggi, di questo edificio in stile gotico restano solo poche tracce: la parte inferiore della facciata (ben riconoscibile la linea del timpano, assai più basso di quello attuale) con la grande finestra rotonda, gli archi di sepolture a sesto acuto oggi murati alla sua base, i contorni di antiche fine-

stre nella fiancata e nella parete posteriore su via Mordani, alcuni lacerti di affreschi all’interno. All’epoca rinascimentale risale invece il piccolo portico nella piazzetta su via Matteotti. L’aspetto attuale della chiesa si deve però, nel complesso, alla ricostruzione attuata fra il 1699 e il 1703 su progetto dell’architetto romano Giovan Battista

Contini. Per quanto incompiuto nella facciata, il risultato fu un grande edificio barocco a navata unica scandita da sei altari laterali (tre per lato), uno dei quali progettato da Camillo Morigia, oltre ovviamente all’altare maggiore nel presbiterio, e arricchita dalla presenza, a sinistra di quest’ultimo, della cappella del Crocifisso, ricostruita fra il 1746

SOPRA, LA FACCIATA ESTERNA DELLA CHIESA DI SAN DOMENICO IN VIA CAVOUR.

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STORIA

FINO ALLA CHIUSURA NEL 2012 A CAUSA DEL TERREMORO, S. DOMENICO È STATA URBAN CENTER, OSSIA SEDE DI MOSTRE TEMPORANEE. GUARDANDO AL FUTURO, IL RESTAURO POTREBBE PORTARE A UN NUOVO SPAZIO PER L’UNIVERSITÀ DI RAVENNA.

IL CROCEFISSO LIGNEO PROBABILMENTE TRECENTESCO, DALLA SINGOLARE FORMA A Y, È STATO PER SECOLI L’OGGETTO PIÙ IMPORTANTE CONSERVATO A S. DOMENICO. SECONDO LA LEGGENDA, TRASUDÒ SANGUE DURANTE IL SACCO DEI FRANCESI IL 12 APRILE 1512. RICOSTRUITO A METÀ ‘700, È OGGI ESPOSTO A LATO DELL’ALTARE MAGGIORE IN DUOMO.

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e il 1755 a opera dei fratelli Domenico e Andrea Barbiani. A fare di S. Domenico il contenitore più significativo delle testimonianze artistiche ravennati fra il Rinascimento e il Barocco era poi la presenza, a ornamento degli altari, di varie opere dei principali autori di quell’epoca, ravennati e non, oggi inserite in collocazioni museali: Nicolò Rondinelli, Luca e Barbara Longhi (di Luca la chiesa ospita anche il sepolcro), Benedetto Coda e altri. Del resto, la chiesa in quanto tale era solo una parte del grande complesso dei Domenicani che, insieme al convento e ai vari edifici di loro proprietà, comprendeva l’intero isolato racchiuso fra le attuali vie Cavour, Matteotti, Mordani e Pasolini. Quando, nel 1797, il governo napoleonico soppresse il convento, le componenti di questo microcosmo urbanistico seguirono destini diversi. Mentre case e botteghe furono cedute a privati, il vecchio stabile del convento, nel 1845, fu destinato dal Comune a sede delle scuole pubbliche, fissandone la destinazione d’uso che ancora oggi, pur con ricostruzioni successive, è perpetuata dalla scuola Mordani. La chiesa divenne invece sede parrocchiale, e tale rimase per oltre un secolo e mezzo, fino al 1963. Ristrutturata dopo i gravi danni subiti dai bombardamenti del 1944, negli anni ‘80 le sue condizioni si presentavano nuovamente assai precarie, motivo per

cui dovette essere chiusa e sottoposta a una nuova serie di lunghi e radicali restauri. Ciò permise la sua parziale riapertura, con il nome di Urban Center, come sede di mostre temporanee, finché gli effetti del terremoto del 2012 non ne imposero la nuova e finora definitiva chiusura. Il ri-

sultato di tutto questo è che ci sono due generazioni di ravennati che non hanno mai visto l’interno di S. Domenico. L’auspicio è che non si debba attendere la terza prima che il grande edificio ritrovi finalmente il posto che gli compete all’interno del patrimonio monumentale della città.


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ADVERTORIAL

LEGNAMI RADIS PELLET MADE IN RAVENNA

L’ULTIMA NOVITÀ DELL’AZIENDA LEADER NEL SETTORE DELLA VENDITA DI LEGNO E DEI SUOI ELABORATI È LA NUOVA LINEA DI PRODUZIONE PELLET.

Essere al passo con i tempi, significa saper intercettare le nuove richieste della clientela e soddisfarle nel migliore dei modi. Da sempre, questo è un principio caro a Radis, azienda ravennate leader nel settore della vendita di legno e dei suoi elaborati con una pluriennale esperienza nel trattamento dello stesso. Va in questa direzione, l’ultima novità: l’avviamento, da settembre, della nuova linea di produzione dei pellet di legno. In questi ultimi mesi, infatti, c’è stata una vera e propria corsa all’accaparramento di pellet probabilmente a causa della difficile congiuntura internazionale, correlata alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica che ha provocato un aumento

considerevole dei costi del gas e del carburante. A parlarne è il titolare di Radis. “Non ci era mai capitato in tanti anni di attività,” racconta Carlo Gelosi, “di essere letteralmente subissati di richieste di bancali di pellet da utilizzare per stufe o caldaie. A causa delle bollette sempre più salate, la gente è alla ricerca di metodi alternativi di riscaldamento. Così, in tanti hanno preso in considerazione un prodotto povero e di basso profilo che, in passato, non veniva più di tanto preso in considerazione. Si tratta di un vero e proprio fenomeno di massa. Basti pensare che un sacco di pellet, venduto fino a poco tempo fa nella grande distribuzione a 3,50 euro, ora costa 9,80. In

pratica è quasi triplicato. I prezzi salgono quando un prodotto è molto ricercato e si esaurisce in fretta. Anche noi facciamo fatica a rifornirci, così ci è venuta l’idea di acquistare un macchinario e di aprire una nostra linea di produzione per provare a calmierare i prezzi.” Radis si è già data degli obiettivi ben precisi: produrre 3.000 quintali di pellet all’anno per soddisfare il mercato locale. E lo farà utilizzando gli scarti di lavorazione del legno, fra cui per esempio tutti i pezzi delle case in legno che altrimenti andrebbero cestinati, che saranno macinati, raffinati, insaccati e riuniti in un bancale. Un modo virtuoso quindi di riciclare materiale. Si tratta


L’OBIETTIVO È PRODURRE 3.000 QUINTALI DI PELLET ALL’ANNO, UTILIZZANDO GLI SCARTI DI LAVORAZIONE DEL LEGNO, PER SODDISFARE LE ESIGENZE DEL MERCATO LOCALE.

di legno di conifere finlandesi, abete o pino, un ottimo prodotto in grado di garantire un basso residuo di ceneri (meno del 5%), oltre a poco resina, e quindi poco fumo. Ecco che acquistare una stufa o una caldaia a pellet può diventare una risposta economica al prossimo inverno. Il vantaggio di questi macchinari è infatti quello di sprigionare un’alta quantità di calorie, producendo più caldo di quelli tradizionali a gas. Sono concepiti per la produzione di aria calda tramite la combustione automatica del pellet. L’aria calda prodotta viene immessa nel locale di installazione grazie ad apposite griglie poste sul frontale della stufa e, quando previsto, può essere canalizzata in locali limitrofi attraverso tubazioni. “Se tutto andrà bene e le richieste saranno in ulteriore crescita,” aggiunge Gelosi, “nel tempo faremo un altro passo avanti: acquistare gli scarti di altre ditte per aumentare la produzione.” Nata nel 1990, Radis si è inizialmente specializzata nei soli servizi di disinfestazione, per poi spostarsi verso il settore legno. Attualmente il fatturato, che è di circa 12 milioni di euro, è frutto al 50% dei servizi di disinfestazione e al 50% dei prodotti in legno. Sul

primo versante, l’azienda offre un servizio completo altamente specializzato per esempio contro i tarli che si annidano pericolosamente nelle case, ma anche sanificazioni, disinfezioni e igiene ambientale. In estate poi Radis offre a privati e operatori commerciali validi supporti nella lotta contro le fastidiose zanzare con trattamenti antilarvali da ripetere periodicamente. Sul fronte legno, oltre le numerose realizzazioni per giardini, balconi e attività varie, Radis propone la costruzione di vere e proprie case, fra l’altro sempre più richieste. Nel lungo periodo infatti una casa

in legno consente importanti risparmi di gestione, oltre una migliore qualità di vita, visto che è rispettosa dell’ambiente e delle persone che le abitano. Il legno inoltre è un eccellente materiale di costruzione in quanto presenta un’elevata resistenza a trazione, compressione, flessione, è elastico, ha un basso peso specifico e ottime caratteristiche termoacustiche. Se ben realizzate, sono costruzioni antisismiche che durano secoli e ne sono la prova le tantissime costruzioni in legno sparse in tutto il mondo che ancora si conservano perfettamente integre.

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SPORT

PADEL MANIA FACILE DA GIOCARE, SPETTACOLARE E CONVIVIALE, CONQUISTA TUTTI

DI MASSIMO MONTANARI

FOTO MASSIMO FIORENTINI

Da Acapulco a Ravenna, passando per la Spagna, l’Argentina, l’Uruguay e per altri svariati paesi del mondo. Da quel primo rimbalzo di una strana palla sul muro della villa del signor Enrique Corcuera, finito improvvidamente nel cortile del vicino, il padel ne ha fatta di strada. Anche la nostra città non è stata esente dal contagio di questo sport, a suo modo l’evoluzione del tennis, di cui replica punteggi e svolgimento del gioco ma per il resto segue una sua strada specifica. C’è un dato di fatto: ovunque è stato amore a prima vista con un vero e proprio boom di campi e strutture in tutta Italia. Oggi ce ne sono più di 5.000 sparsi nel territorio nazionale. “L’Emilia-Romagna è la quinta regione per numero di tesserati: 3.547,” specifica Fabio Alberani, padel promotor della Federazione in regione, ex arbitro di calcio, una formazione nella parrocchia del Redentore e della sua società sportiva. “Di questi, 654 si registrano nella nostra provincia, tra quelle in cui il padel ha fatto maggiori proseliti, dove sono 40

affiliati alla Fit (Federazione italiana tennis) 14 circoli, a cui si aggiungono altri cinque centri al mare per una disponibilità complessiva di 39 campi. Di questi, sei sono in dotazione al rinnovatissimo Circolo Tennis Marina di Ravenna, ora affidato alla gestione di Heroe’s (ndr, società che produce e vende attrezzature e abbigliamento sportivi). In regione i circoli affiliati alla Fit con almeno un campo di padel sono a oggi 102, ma sono 137 le strutture che promuovono il padel, per una disponibilità totale di 312 campi.” E il padel è piaciuto così tanto da varcare i confini del settore tennistico e stregare molti ex calciatori (Albertini, Cassano, De Rossi, Fiore, Totti, Vieri e Zambrotta, solo per citarne alcuni), diversi dei quali hanno aperto anche dei campi, investendo in questo sport avendone colto le enormi potenzialità di diffusione, anche perché davvero praticabile da chiunque. A Ravenna il seme del padel fu gettato una trentina d’anni fa con l’allestimento di un


IN ALTO E NELLA PAGINA SUCCESSIVA, ALCUNI DEI CAMPI DA GIOCO DEL RAVENNA PADEL CENTER, LA SOCIETÀ PIÙ GRANDE IN PROVINCIA CON I SUOI 265 TESSERATI.

campo all’interno dello Sporting Club Tennis di Lido di Savio. Fu una bella scintilla ma non produsse fuoco. Quello, è stato acceso otto anni fa al Ct Cesarea. “È nato tutto dalla passione di una decina di amici, tra cui il sottoscritto,” racconta Alberani, che tra gli altri ruoli ha anche quello di presidente del circolo di Porto Fuori, “che, dopo avere provato questo sport altrove, ha deciso di mettersi in società per acquistare un campo. Lo montammo al Ct Cesarea. Ed è stato il primo campo di padel in Romagna.” Quel gruppo di persone è diventato l’anima dirigenziale del Ravenna Padel Center, la società più grande in provincia con i suoi 265 tesserati (più di quelli complessivi delle province di Forlì, Ferrara e Parma) e 4 campi (tre coperti e uno all’aperto) in una struttura a Porto Fuori sorta là dove prima c’era una pista di pattinaggio poi consegnatasi alle erbacce e al degrado. Da lì l’evoluzione di questo sport non si è più arrestata: il primo nucleo di giocatori con un efficace ed entu-

siastico passaparola ha creato un movimento di praticanti, sono nati i primi corsi di avviamento e formazione, i primi tornei e sono stati formati i primi istruttori di primo e secondo livello. E la crescita del movimento in città è andata di pari passo con gli investimenti della FIT su questa disciplina. “Quell’esperienza in parrocchia mi è servita per avviare il tutto,” ammette, “mi serve adesso per gestire al meglio tutta l’attività e la struttura. Quando decidemmo di partire con questa attività, sembrava una pazzia. Oggi, invece, l’associazione ha assunto dipendenti, ha 4 istruttori di primo e secondo livello (ndr, sono 232 in tutta la provincia), ha squadre che disputano i campionati Fit e i tornei Tpra, riservati agli amatori, e manda suoi giocatori a partecipare alle competizioni in giro per l’Italia, oltre ad avere un settore giovanile in crescita con una quindicina di ragazzi. Va bene la gestione aziendale ma resta in fondo lo spirito dell’aggregazione e del divertimento.” 41


SPORT

Da Ravenna è partito anche il primo Padel tour regionale, circuito di tornei Open (doppio maschile e doppio femminile), organizzato dal comitato FIT Emilia-Romagna in collaborazione con Match Point e Net-Gen e articolato in 24 tappe che toccano tutto il territorio regionale – possono partecipare anche i tesserati fuori regione – che culminerà nel Master finale (fra fine ottobre e inizio novembre, con sede da definire), al quale saranno ammessi i primi 32 giocatori e le prime 16 giocatrici della classifica a punti che tiene conto dei risultati ottenuti nelle varie prove. A influire sul successo del padel stanno alcuni fattori.

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A RAVENNA IL SEME DEL PADEL FU GETTATO TRENT’ANNI FA, CON L’ALLESTIMENTO DI UN CAMPO ALLO SPORTING CLUB TENNIS DI LIDO DI SAVIO. OGGI IL RAVENNA PADEL CENTER È LA SOCIETÀ PIÙ GRANDE IN PROVINCIA.

“Intanto il padel è uno sport facile: chiunque lo può praticare,” precisa Alberani. “La rete bassa, la possibilità di colpire la pallina dopo un rimbalzo sulla parete semplificano le giocate e allungano gli scambi, e questo aumenta il divertimento. Il secondo aspetto è la bellezza: il padel è molto più spettacolare e televisivo sia del tennis che del beach tennis, anche quando a giocarlo sono gli amatori. E in terzo luogo, il padel si è affermato perché offre sempre un terzo tempo: dopo ogni partita, infatti, ci si ferma a bere una bibita, a chiacchierare, a passare momenti di pura aggregazione. Non è solo una pratica sportiva ma anche divertimento.”


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RISTORANTE MOLINETTO GREEN È BELLO E BUONO

IL PRIMO LOCALE GREEN DI RAVENNA RACCONTA LA STORIA DELLA FAMIGLIA RICCI CHE HA DEDICATO LA PROPRIA VITA ALL’OSPITALITÀ.

Punta Marina Terme (RA) Via Sinistra Canale Molinetto 139/B Tel. 0544 430248 www.ristorantemolinetto.it

Da oltre vent’anni il ristorante Molinetto di Punta Marina Terme racconta la storia della famiglia Ricci che, da due generazioni, trasforma la propria passione per la cucina romagnola in arte. Aperto il 25 marzo 2001, il locale, in posizione strategica lungo la strada di collegamento tra Ravenna città e il mare, è frutto dell’attenta ristrutturazione di un capannone agricolo che ha consentito di ricavare al piano terra una sala molto ampia a cui se ne aggiunge una seconda nella parte soppalcata. Nel tempo poi il ristorante si è allargato gradualmente verso l’esterno, nella parte davanti e laterale. “Una tappa importante,” raccontano i titolari Alan ed Elisa Ricci che hanno raccolto il testimone del padre, noto per aver aperto il locale Concorde, “risale al 2016, quando è stata completamente rifatta la cucina, diventata a vista sulla sala, con possibilità quindi di ammirare gli chef al lavoro attraverso il vetro. In quello stesso anno è stato anche realizzato un bel giardino, potenziato di recente, durante la pandemia da Covid-19, per ve-

nire incontro alle esigenze della clientela sempre più desiderosa di stare all’aperto.” Nel complesso, Molinetto può contare in estate su 650 posti, che d’inverno si riducono a circa 350. Numeri davvero importanti per una realtà aziendale che conta su circa 38 collaboratori, molti dei quali presenti sin dall’apertura e che i clienti hanno il piacere di ritrovare ogni volta che ritornano. Al Molinetto ogni esigenza culinaria viene soddisfatta, visto che si spazia dalla pizza al crudo di pesce, fino alla tagliata, alle costate e alla Mora Romagnola, con un occhio di riguardo anche per vegetariani e vegani. “La nostra è una cucina rispettosa della migliore tradizionale romagnola,” aggiungono Alan ed Elisa Ricci, “con pasta e dolci fatti rigorosamente in casa, e materie prime di qualità. Le specialità della casa non si contano, ultimamente è molto richiesto il cappelletto dedicato a Dante Alighieri, condito con spugnole, pinoli, scalogno, alloro e fonduta di parmigiano.” Il locale è aperto a tutti: famiglie, coppie, amici, colleghi, turisti

estivi, desiderosi di passare qualche momento conviviale o di festeggiare eventi speciali in un clima accogliente e familiare. Molti di loro sono clienti storici della famiglia Ricci da quarant’anni, fra di loro c’è chi ha fatto prima il battesimo e poi la comunione e la cresima dei figli. E, per chi ne ha necessità, c’è anche la possibilità di dormire nel nuovo Mare e Marmellata Eco Room and Breakfast, aperto nel luglio 2021. Una casa rispettosa dell’ambiente, perché realizzata con materiali e tecnologie ecosostenibili, esattamente come Molinetto che può essere definito il primo ristorante green di Ravenna. Già vent’anni fa, infatti, è stato dotato di un sistema di fitodepurazione che consente di depurare tutta l’acqua usata al ristorante, prima di essere scaricata, per poi essere riusata per irrigare le piante e il verde del parcheggio. A questo si aggiungono pannelli fotovoltaici e un impianto di cogenerazione per la produzione di energia e di acqua calda, accorgimenti che rendono la struttura interamente ecologica.


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GERMANO MORDENTI AMBIZIONE, CURIOSITÀ E DURO LAVORO: LE CHIAVI DEL SUCCESSO DALL’ETÀ DI 21 ANNI, L’IMPRENDITORE GERMANO MORDENTI GESTISCE L’AZIENDA AGRICOLA MORDENTI CHE NELL’ARCO DI QUARANT’ANNI SI È GUADAGNATA UN POSTO DI RILIEVO NELLA PRODUZIONE DI UOVA.

L’Azienda Agricola Mordenti è una florida realtà nata alla fine degli anni Cinquanta che si è specializzata sin da subito nelle uova. Oggi ne è anima indiscussa Germano Mordenti che ha preso le redini aziendali a partire dagli anni Ottanta, riuscendo progres-

sivamente a espandere l’attività. La prima in famiglia a interessarsi al settore è Maria Campacci, la nonna di Germano originaria di Meldola, che già all’inizio del Novecento allevava galline e ogni giorno distribuiva uova. Il lavoro piace al figlio Gualtiero, il padre

di Germano, al punto da continuarlo anche quando da Meldola si trasferisce ad Alfonsine, per poi acquistare nel 1960 un appezzamento di terra insieme a tre fratelli. Quattro anni dopo Gualtiero liquida i fratelli e rimane l’unico proprietario.

Il 1964 è anche l’anno di nascita di Germano che, già a sei anni, inizia a lavorare con il padre, pronto a insegnargli i segreti del mestiere, esattamente come la madre Maria ha fatto con lui. Il compito del piccolo Germano è quello di raccogliere le uova con un cesto di paglia, dato che a quei tempi tutti gli allevamenti di galline erano a terra, solo molti anni dopo sono arrivati quelli in gabbia. Crescendo le incombenze aumentano al pari delle responsabilità e, a 18 anni, Germano inizia la distribuzione delle uova nei negozi, inizialmente sotto la supervisione dello zio. Germano si rivela appassionato e capace di apprendere velocemente, così ad appena 21 anni prende in mano tutta la gestione, quando il padre decide di affidargli l’azienda. Da subito il suo obiettivo è quello di sviluppare il più possibile l’attività. L’Azienda Agricola Mordenti inizia con 14.000 galline ovaiole e un investimento di 800 milioni di lire per ristrutturare l’azienda, costruire un nuovo capannone e ampliare la pulcinaia. Il tutto avrebbe presto portato a una capienza di 160.000 galline ma il debito è così grande che, quando nasce la prima figlia, non ci sono neppure i soldi per acquistare le scarpe. Gli anni passano e, con molti sacrifici, il debito viene sal-


L’AZIENDA AGRICOLA MORDENTISI È INGRANDITA, PASSANDO DA 14.000 GALLINE A 660.000 ARRIVANDO QUINDI AD AVERE UNA PRODUZIONE GIORNALIERA PARI A CIRCA 500.000 UOVA.

dato, il che consente all’azienda di iniziare ad avere buone entrate. Anche il mercato è in costante evoluzione e chiede sempre di più per restare competitivi. Germano stila così un nuovo piano di sviluppo aziendale per costruire altri 12.000 metri quadrati di capannoni che corrispondono a tre capannoni di ultima generazione. Ognuno può contenere infatti 150.000 galline. Anche la pulcinaia è ammodernata e ampliata, così da passare da 80.000 a 160.000 pollastre, diventando una delle più grandi e moderne d’Italia. Nell’arco di quarant’anni di impegnativo e appassionato lavoro l’Azienda Agricola Mordenti, passando da 14.000 a 660.000 galline, si è guadagnata un posto di rilievo nel mercato di riferimento. Avere una posizione stabile è alquanto importante se si considera il rischio, nel prossimo futuro, di veder scomparire le piccole aziende non più in grado di restare competitive. Parallelamente, Germano Mor-

denti effettua tanti e diversi investimenti. Dopo essersi dedicato anche all’edilizia come costruttore, nel 2018 apre una gelateria in pieno centro a Ravenna, ossia in piazza Kennedy. Nel 2022 poi diventa socio di un famoso brand di moda a livello internazionale, per l’apertura di diverse discoteche tra cui Aria Club Milano, Just Me Forte dei Marmi, in attesa di nuove aperture a Ibiza e in Grecia. Da segnalare inoltre l’acquisto dell’ex Kursaal a Cervia che presto diventerà un club leader in tutta la riviera grazie alla collaborazione sempre con un famoso marchio di moda. L’inaugurazione è prevista per il 2023, anno in cui Germano ha in mente di aprire anche un ristorante, per la precisione una vineria, in centro a Ravenna. Chi lo conosce sa bene che Germano non avrebbe mai potuto fermarsi a investire nella sola agricoltura, perché è sempre stato un uomo curioso e ambi-

zioso, abituato con il suo lavoro a girare per negozi, bar, ristoranti, gelaterie. Con l’apertura della gelateria e la prossima del ristorante, cerca però un collegamento diretto con il suo lavoro di produttore di uova, offrendo una garanzia di qualità. Le discoteche e i locali, invece, sono capitati un po’ per caso: dopo aver rilevato lo sto-

rico Kursaal, Germano è stato infatti contattato da un famoso marchio di moda che gli ha proposto di diventare socio in tanti altri locali. Quello che è certo è che, anche in futuro, Germano non si fermerà perché gli piace troppo lavorare e ama il contatto con le persone. Ambizione e duro lavoro sono le parole chiave della sua vita.


MUSICA

CANTAUTORE DEI BAMBINI ANDREA LAMA È REDUCE DA 50 CONCERTI NELLE SCUOLE

DI ANNA DE LUTIIS

FOTO MASSIMO FIORENTINI

Andrea Lama è un personaggio davvero sorprendente per la capacità di stabilire immediatamente un contatto, un’intesa con l’interlocutore. È una persona solare, una caratteristica che di certo si è sviluppata ulteriormente grazie al suo contatto con i bambini: è divenuto il loro eroe nel lungo periodo di pandemia. Era già un loro beniamino, ma si sa che i piccoli hanno sofferto più di ogni altro per il forzato isolamento, e Andrea ha mantenuto i contatti collegandosi con loro via Facebook e rallegrandoli con le canzoni di cui è sempre autore ma che sono ispirate alle esigenze e alle problematiche dei più piccoli. Durante gli spettacoli via web ha anche contribuito alla raccolta fondi per l’Ausl Romagna, in particolare per l’ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna. È stato definito Il cantautore dei bambini e di questo va molto orgoglioso. “Sono un musicista e, come tanti altri, ho iniziato suonando l’or-

gano in chiesa,” racconta. “Il mio strumento di base è il clarinetto ma ho continuato, anche insegnando, con pianoforte e chitarra. Ho fatto a lungo pianobar ma poi c’è stato un evento che ha cambiato la mia vita personale e professionale: l’incontro con il mondo dell’infanzia. Ho iniziato a Lido Adriano facendo corsi di chitarra a bambini dai 7 ai 10 anni. In seguito mi sono avvicinato alla scuola e, grazie a un preside lungimirante, è nato un progetto musicale e teatrale, svolto nelle ore pomeridiane. Lì ho scoperto il mio mondo e la mia passione per i bambini”. La grande partecipazione dei bambini alla musica, ai concerti, dipende molto dal ruolo che viene loro assegnato. Di recente, Lama ha fatto circa cinquanta concerti, dalle scuole materne a quelle elementari di Ravenna, Lugo, Bagnacavallo. I bambini conoscono le sue canzoni e hanno parte attiva nei concerti: cantano sempre il ritornello e


questo li rende particolarmente partecipi, si divertono davvero tanto. Ma il rapporto con i più piccoli non si esaurisce tutto nel canto. Andrea presenta anche i vari strumenti, rendendoli spiritosi e simpatici, quasi fossero dei personaggi. “La definizione de Il cantautore dei bambini,” rivela, “mi è stata data nel 2008 da una giornalista e non mi è mai sembrata riduttiva, anzi è stato un ulteriore stimolo a cercare il modo, sempre musicale, per avvicinarmi a loro e penso di esserci riuscito quando vedo la grande partecipazione, come è avvenuto anche recentemente in un bagno di Marina di Ravenna, e la gioia dei bambini di potersi esprimere cantando le storie dei loro personaggi preferiti.” Per capire meglio cosa affascina i bambini basta ascoltare una sua canzone, per scoprire che nelle parole c’è un invito a muoversi, a ballare, insomma i più piccoli diventano interpreti e protagonisti. Questa è la vera chiave

BASTA ASCOLTARE UNA SUA CANZONE, PER SCOPRIRE CHE NELLE PAROLE C’È L’INVITO A MUOVERSI E A BALLARE. INSOMMA I PIÙ PICCOLI DIVENTANO INTERPRETI E PROTAGONISTI, E PARTE ATTIVA NEI CONCERTI.

del successo. “Ho sperimentato di persona,” aggiunge, “il desiderio anche da parte dei ragazzi, soprattutto in un’aula scolastica, di potersi muovere dopo lunghi periodi in cui, per ovvi motivi, si è costretti a stare seduti in un banco di scuola.” Anche i bambini diversamente abili trovano nella musica il loro modo di esprimersi

e un mezzo per comunicare con gli altri. “Per me, ormai, i bambini sono come una droga, ovviamente costruttiva,” conclude. “Non potrei farne a meno, sono una componente inscindibile della mia arte, della mia vita. Ogni volta che penso a una nuova composizione ripasso, come in un film, i loro atteggiamenti, il loro entusiasmo, il loro desiderio di partecipare, di esserci. È l’argomento del mio ultimo lavoro che è allo stesso tempo una sequenza di brani che raccontano e si ispirano a loro, ai loro eroi protagonisti della loro fantasia, della loro creatività.” Ora che c’è la possibilità di incontrarsi in modo spensierato e creativo, Andrea ha già iniziato una serie di incontri che lo porterà sulle spiagge, nei locali all’aperto, così da poter ristabilire un contatto ravvicinato e recuperare la gioia di vedere i bambini che cantano e ballano. Con lui sempre l’inseparabile fratello musicista, Matteo, al violino e alla chitarra. 47


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PITTURA

CREATORE INSTANCABILE LO STILE ESSENZIALE E MAI SCONTATO DI MATTIA BATTISTINI

DI ALDO SAVINI

A che cosa può aspirare un giovane alla conclusione dell’Accademia in una città di provincia all’inizio degli anni Novanta se non a guardare lontano per scoprire il mondo, immergersi e confrontarsi con quello che sta avvenendo nei territori dell’arte contemporanea? Mattia Battistini, poco più che ventenne nel 1994, lascia Ravenna per desiderio di evasione, bisogno di libertà e di esperienze, va prima a Roma poi a Parigi e a Firenze. A Roma alloggia in una casa del poeta Dario Bellezza e ha la possibilità di entrare in contatto con gli ambienti della cultura e con gallerie prestigiose, al tempo stesso dipinge con intensità, come se la pittura gli esplodesse dentro. D’altra parte, fin da bambino usa colori a lampostil e matite colorate per dipingere paesaggi ma soprattutto navi, soggetto ricorrente a varie riprese, sia dal vero che d’immaginazione. Essere salito su due navi da trasporto russe è

NEL SUO BESTIARIO DOMESTICO, TRA SERPENTI, PESCI, RAPACI E UCCELLI, IL GATTO FEMMINA È IL SOGGETTO INTERIORIZZATO CHE SI PRESTA QUASI PER INFINITI AUTORITRATTI, IN UNA SORTA DI IDENTIFICAZIONE. DIPINGE SU TELE E ALTRI SUPPORTI D’OCCASIONE RICICLATI.

stata un’esperienza che è rimasta nella memoria e ha alimentato la poetica del viaggio in territori immaginari, senza escludere la dimensione interiore. A Parigi, dove resterà cinque

FOTO LIDIA BAGNARA

anni, senza conoscere all’inizio il francese, si immerge nella vita movimentata, delinquenziale, stimolante e al tempo stesso oppressiva, della città dal respiro internazionale, piena di mostre, musei e gallerie. Al Louvre rimane colpito e affascinato dai vasi greci e dalla sala delle miniature sia dell’est europeo che arabe, slave, indiane, iraniane, per i colori, i personaggi e le storie raccontate. Poi il ritorno a casa tra inquietudini, spaesamenti e la prospettiva della normalità, che per Battistini è un termine pieno di sfaccettature e incomprensioni. I suoi luoghi sono il porto, la spiaggia di Marina e la Ca’ de Ven, mentre non viene meno l’ossessione-desiderio irrefrenabile della pittura. La sua è una pittura diretta: ascoltando Mozart parte da una traccia, pur avendo presente l’idea del soggetto da rappresentare, soprattutto animali, ma non solo: lo appassiona anche la guerra, con i cavalieri, i sodati prus49


PITTURA

QUANDO INIZIA UN LAVORO LA GESTUALITÀ È AGGRESSIVA, POI LA LIBERTÀ ESPRESSIVA LO PORTA A ESPANDERE LA SCENA, SIA CHE TENDA AD AMPLIARE LA NARRAZIONE CHE A CONCENTRARSI SU UNA FIGURA.

NELLA PAGINA PRECEDENTE, L’ARTISTA MATTIA BATTISTINI. QUI SOPRA UNA SUA OPERA CON SOGGETTO IL GATTO FEMMINA.

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siani, i cosacchi. Indubbiamente nel suo bestiario domestico, tra serpenti, pesci, rapaci e uccelli, il gatto femmina dai grandi occhi diventa il soggetto interiorizzato che si presta quasi per infiniti autoritratti, in una sorta di identificazione che la verosimiglianza non tradisce. Quando inizia un lavoro la gestualità è aggressiva, poi la libertà espressiva lo porta a espandere la scena, sia che tenda ad ampliare la narrazione che a concentrarsi su una figura. Tele e altri supporti d’occasione riciclati, ultimamente tanti legni recuperati lungo la spiaggia corrosi dal mare, diventano spazio

pittorico libero, contenitori di forme dinamiche capaci di coinvolgere e rimandare a una realtà distorta ma non al di fuori di una visione realistica, di assemblaggi di immagini che si sovrappongono, conservando il ritmo espressionistico che ricompone la varietà degli elementi. A volte triangoli, rettangoli, forme geometriche spigolose ma anche frammenti del reale, volti, scorci metropolitani, sagome e vuoti, appaiono in modi incontenibili, affastellati nell’intersecarsi tra loro, nel sovrapporsi in contrasti simultanei in piena libertà ludica, tanto da prevedere vari punti

di osservazione da cui ricostruire l’unità della composizione. Talaltre le sue immagini assumono aspetti di un lirismo austero, il movimento, la luce e il colore contribuiscono a un processo di costruzione e distruzione, tendenti a disgregare e assemblare, con una causalità e imprevedibilità che rimandano alle esperienze delle avanguardie storiche del secolo scorso, tra futurismo ed espressionismo, dadaismo e surrealismo, per il ricorso all’automatismo psichico, in assenza di qualsiasi controllo razionale e al di fuori di preoccupazioni di ordine estetico o morale.


design eee design studio eee studio

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Domus Domus Domus Domus dei dei Tappeti Tappeti dei dei Tappeti Tappeti didiPietra Pietra didiPietra Pietra Mausoleo Mausoleo Mausoleo didiMausoleo Galla GallaPlacidia Placidia di di Galla Galla Placidia Battistero BattisteroPlacidia Battistero Battistero degli degli Ortodossi Ortodossi degli degliOrtodossi Ortodossi Battistero Battistero Battistero Battistero degli degli Ariani Ariani degli degli Ariani Basilica BasilicaAriani Basilica didiBasilica Sant’Apollinare Sant’Apollinare didiSant’Apollinare Sant’Apollinare Nuovo Nuovo Nuovo Nuovo Cappella Cappella Cappella Cappella didiSant’Andrea Sant’Andrea didiSant’Andrea Sant’Andrea Palazzo Palazzo didiTeodorico Teodorico Palazzo Palazzo didiTeodorico Teodorico Basilica Basilica Basilica Basilica didiSan SanVitale Vitale didiBasilica San SanVitale Vitale Basilica Basilica Basilica didiSant’Apollinare Sant’Apollinare didiin Sant’Apollinare Sant’Apollinare in Classe Classe ininParco Classe Classe Parco della dellaPace Pace Parco Parco della della Pace Pace Museo Museo Nazionale Nazionale Museo Museo Nazionale Nazionale TAMO TAMO TAMO TAMO Classis Classis Classis Classis MAR MAR–– MAR MAR –– Museo Museo Museo Museo d’Arte d’Artedella dellacittà città d’Arte d’Artedella dellacittà città

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