Ravenna IN Magazine 01 2017

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R AV EN N A N° 1 FEBBRAIO/MARZO 2017

VINCENTE

Coppia

LICIA ANGELI E FRANCA MENTANA

DANIELE ROSSI / Un porto, una casa BONOBOLABO / Skate e (street) art MARINA DI RAVENNA / Tutti al mare!


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EDITORIALE

SOMMARIO

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Q u e s t o pr i mo nu mero dell’anno della rivista si apre con un’intervista in coppia a Licia Angeli e Franca Mentana, fondatrici della catena di negozi Nanàn. Abbiamo poi spostato la nostra attenzione sulla vita pubblica (e privata) di Daniele Rossi, che da ottobre è presidente dell’Autorità Portuale. Rimaniamo sul mare con Alessandro Zangaglia e i fratelli Alberto e Raffaele Moretti, che hanno commentato la notizia della liberalizzazione degli orari di apertura sul litorale di Marina di Ravenna. Abbiamo incontrato inoltre Marco Miccoli, anima di Bonobolabo, l’attrice Elena Bucci, il rapper Lanfranco Vicari, l’illustratore Stefano Babini, il pittore Mauro Fragorzi e Marta Pederzoli, la signora degli arazzi, che realizza opere d’arte “da toccare”.

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ANNOTARE

Brevi IN

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ESSERE

Licia Angeli e Franca Mentana

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DIRIGERE

Daniele Rossi

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IDEARE

Bonobolabo

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ESPORRE

MIC

Andrea Masotti

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VIVERE

Marina di Ravenna

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EDIZIONI IN MAGAZINE S.R.L. Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47122 Forlì Tel. 0543.798463 / Fax 0543.774044 www.inmagazine.it info@inmagazine.it

ILLUSTRARE

Stefano Babini

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DIPINGERE

DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Gianluca Gatta ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga STAMPA: Seven Seas Srl - RSM

Mauro Fragorzi

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CREARE

Anno XVI - N. 1 Chiuso per la stampa il 27/02/2017 Collaboratori: Linda Antonellini, Erika Baldini, Roberta Bezzi, Alessandro Bucci, Andrea Casadio, Anna De Lutiis, Sabrina Marin, Nevio Galeati, Aldo Savini, Gianni Zampaglioone. Fotografi: Lidia Bagnara, Massimo Fiorentini.

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Marta Pederzoli

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RISCOPRIRE

Piazzetta degli Ariani

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RECITARE

Seguici su FB: www.facebook.com/edizioni.inmagazine

Elena Bucci

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Tutti i diritti sono riservati. Foto e articoli possono essere riprodotti solo con l’autorizzazione dell’editore e in ogni caso citando la fonte

RAPPARE

Lanfranco Vicari

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ANNOTARE

Molino Spadoni A LIONE COCCOLIA Molino Spadoni

Anche d’inverno AL MARE RAVENNA Con la nuova

ordinanza regionale di fine gennaio, una piccola rivoluzione attende le nostre spiagge: i gestori degli stabilimenti potranno infatti restare aperti tutto l’anno per la somministrazione di cibi e bevande, le attività sportive e anche quelle legate all’intrattenimento. Resta in capo al Comune, sulla base di proprie ordinanze, la definizione degli orari di apertura consentiti (v. articolo a pag. 26). L’assessorato regionale al turismo ha voluto dare un indirizzo preciso, come ha affermato l’assessore Andrea Corsini, per aumentare l’attrattività turistica invernale della costa romagnola, così come richiesto dalle associazioni degli operatori balneari.

Soundscreen Film Festival MUSICA DA VEDERE RAVENNA Primavera all’insegna di Cinema e Musica, la seconda edizione del SOUNDSCREEN FILM FESTIVAL torna in città dall’1 al 9 aprile 2017, presso il centrale Palazzo del Cinema. Il festival – diretto da Albert Bucci, organizzato dall’Ass. Culturale Ravenna Cinema in compartecipazione con il Comune di Ravenna / Assessorato alla Cultura, con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, in collaborazione con Bronson Produzioni e Cisim – propone opere e generi dove la colonna sonora è sempre meno accessoria e sempre più identità del film, opere dove la musica è il tema principale della narrazione: dalla fiction ai biopic, dai documentari al musical, con particolare attenzione ai prodotti di ricerca e di sperimentazione dei nuovi talenti del cinema internazionale. Evento principale sarà il Concorso Internazionale per lungometraggi, che presenterà in anteprima nazionale quanto di meglio è emerso nel cinema per ricerca artistica e tematica. Da segnalare inoltre il Concorso Internazionale per cortometraggi, anteprime, film-concerti con sonorizzazioni dal vivo, retrospettive, uno speciale omaggio al neo premio Nobel Bob Dylan, focus ed incontri con guest stars d’eccezione. www.soundscreen.org (E.B.)

ha scelto il palcoscenico internazionale del Sirha Eurexpo di Lione – il salone espositivo che riunisce tutti i settori della ristorazione e dell’industria alberghiera, unico evento europeo a proporre oltre 1.600 dimostrazioni al giorno con attrezzature, attività e prodotti destinati al food service – per presentare in anteprima le nuove specialità: le paste, le pizze e i frollini senza glutine alla quinoa, le farine macinate a pietra e la nuova linea di prodotti da forno. L’azienda romagnola, partner ufficiale di Masterchef Italia ha partecipato con un grande stand dove ha esibito tutta la sua gamma di ghiottonerie, dalle farine leader in Italia e nel mondo, ai prodotti senza glutine, fino ai prodotti surgelati e ai prodotti gourmet, come i salumi di mora romagnola e i formaggi. (E.B.)

Cento giorni di Jazz in Emilia-Romagna, TORNA CROSSROADS RAVENNA Riparte con la sua diciottesima edizione il festival itinerante

che porta in scena più di 500 artisti, 60 concerti e migliaia di chilometri percorsi tra improvvisazioni, suoni etnici e contaminazioni. Quest’onda sonora toccherà anche Ravenna inglobando la programmazione di Ravenna Jazz che culminerà nelle serante del 7 e del 13 maggio, con l’esibizione, rispettivamente, del chitarrista Pat Metheny e del batterista Billy Cobham. Al Cisim di Lido Adriano suonerà il Trio Bobo (il 9 maggio), il Mama’s Club vedrà esibirsi Laura Avanzolini e la black voice di Avery Sunshine (l’11 maggio); al Teatro Socjale di Piangipane Nico Gori introdurrà suoni swing a ritmo di tip tap; la contaminazione diventerà totale poi con il mix di scale turche e ritmi dub, miscelati ad improvvisazioni jazz, che prenderanno scena al club Bronson di Madonna dell’Albero (il 6 maggio). (G.M.A.)

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ANNOTARE

Cinema verità AL MASINI FAENZA Ritorna al Ridotto

Premio Alberto Sordi DAVIDE SPATOLÀ FAENZA Il 20 febbraio al

Teatro Masini di Faenza si è svolta la serata conclusiva della 14° edizione di Faenza Cabaret. Premio Alberto Sordi, concorso nazionale riservato a giovani cabarettisti. Ha vinto Davide Spatolà, milanese, che con ironia ha raccontato che “fa il comico per soldi e lavora nella telefonia per passione”. Ha ironizzato sui luoghi comuni legati alla sua altezza sfoderando un umorismo sottile e intelligente, ma ha anche parlato della confusione che generano le tantissime offerte della telefonia mobile. Davide Spatolà, vincitore del Concorso Nebbia 2016 e secondo classificato al mitico Derby di Milano, è stato allievo dell’Accademia del comico.

Gestione beni archeologici a RAVENNANTICA RAVENNA È stato firmato, a Roma, un accordo tra il Ministero dei Beni culturali, il Comune e la Provincia di Ravenna e la Regione Emilia-Romagna per la valorizzazione dei beni archeologici, storici e artistici della città di Ravenna. “Un accordo – afferma il ministro Dario Franceschini – che spero divenga modello per le altre città italiane per garantire, indipendentemente dalla proprietà, un’offerta integrata dei beni culturali, mettere in atto forme innovative di promozione dei musei e migliorare il coordinamento nelle politiche di gestione del patrimonio culturale”. Il patto comprende i monumenti di proprietà statale, provinciale e comunale: le aree archeologiche e il museo archeologico di Classe, la Cripta Rasponi e i giardini pensili, la Domus dei tappeti di pietra, l’ex convento di San Nicolò, sede del museo Tamo, i beni statali (basilica di Sant’Apollinare in Classe, Mausoleo di Teodorico, Museo nazionale, Palazzo di Teodorico, Battistero degli Ariani), la tomba di Dante e il Museo d’arte di Ravenna. Restano invece fuori i siti di proprietà della Curia, come la Basilica di San Vitale, il Mausoleo di Galla Placidia e la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. In virtù dell’attivazione di una forma speciale di partenariato, la Fondazione RavennAntica gestirà tutti i servizi di ospitalità e strumentali. (R.B.)

del Teatro Masini la rassegna interamente dedicata al documentari d’autore Il Cinema della Verità. Questa seconda edizione si sviluppa in sette appuntamenti serali ad ingresso gratuito programmati da gennaio a maggio 2017. Ad aprire la stagione – per la Giornata della Memoria – è stato il regista Nevio Casadio mentre per il 26 aprile è prevista l’intervista di Pif (nella foto) a Ettore Scola. Le proiezioni sono organizzate dall’amministrazione comunale di Faenza e Accademia Perduta/Romagna Teatri in collaborazione col Cineclub Il Raggio Verde, Cinemaincentro, Società Cooperativa di Cultura Popolare, Sunset Studio e con Associazione D.E-R Documentaristi Emilia Romagna. www. accademiaperduta.it/ il_cinema_della_verita

Accademia Del Gusto ARTE BIANCA RAVENNA Primavera all’insegna dell’Arte Bianca: organizzato

dall’Accademia del Gusto, da Confcommercio provincia di Ravenna e Iscom Emilia-Romagna, in collaborazione con il Sindacato provinciale Panificatori Artigiani e il Sindacato Pasticceri di Confcommercio, a marzo parte lo speciale corso Le nuove frontiere dell’arte bianca, un percorso formativo per approfondire conoscenze e competenze nel mondo della panificazione e della pasticceria. Cinque saranno gli appuntamenti (presso la sede dell’Accademia del Gusto) dedicati alle nuove tendenze del settore. I temi trattati saranno: le allergie e le intolleranze alimentari, l’arte del confezionamento, l’etichettatura, i mignon dolci e salati per l’aperitivo e la pasticceria alternativa”. Per informazioni e iscrizioni: www.accademiadelgusto.ra.it

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Il Caffè del Teatro


ANNOTARE

Turismo Romagna VISIT CARD 2017 Nuovo Presidente A.N.T.A.C. RAVENNA È il romagnolo

Ruggero Sintoni, fondatore e co-direttore artistico del centro di produzione teatrale Accademia Perduta/Romagna Teatri il nuovo Presidente dell’Associazione Nazionale dei Teatri Stabili d’Arte Contemporanea. Eletto con unanimità dall’Assemblea dei Soci A.N.T.A.C. (l’associazione italiana di categoria che, all’interno di AGIS, riunisce i centri di produzione teatrale con l’obiettivo di sostenerne lo sviluppo e la promozione nazionale ed internazionale), Sintoni è riconosciuto quale referente autorevole per le politiche culturali teatrali e di spettacolo in senso ampio, grazie ad una solida professionalità maturata in oltre trent’anni di attività.

Biblioteca Classense SONETTI ROMAGNOLI RAVENNA È dedicata all’opera più celebre di Olindo Guerrini, I

sonetti romagnoli, la mostra bibliografica S’avi pazenzia d’lezar ste librett..., aperta fino al 6 maggio alla sala Muratori della Biblioteca Classense di Ravenna. Un evento che si realizza nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte del grande poeta e intellettuale romagnolo, forlivese di nascita ma santalbertese d’adozione, scomparso il 21 ottobre 1916. L’esposizione prende il via dal percorso bio-bibliografico dell’autore, e si dipana seguendo le prime edizioni, per lo più conservate alla Classense a cui si aggiunge l’apporto di importanti istituti bibliotecari e di collezioni private. Ne scaturisce la genesi dell’opera in dialetto, frutto degli esercizi letterari di una vita, inizialmente comparsi su riviste, a Ravenna e Bologna, e sostenuta da una passione per la sperimentazione linguistica, in stretto legame con la sua terra e abitanti. Le carte, messe in relazione con personaggi e luoghi cruciali nella vita del poeta, scandiscono il percorso espositivo, sullo sfondo di un paese, Sant’Alberto, di una città, Ravenna, e dell’Italia, attraversata con la bicicletta e raccontata nel Viazz. Il catalogo della mostra è curato da Federica Marinoni in collaborazione con Floriana Amicucci, sotto la guida di Renzo Cremante, e arricchito dai contributi di numerosi studiosi. (R.B.)

ROMAGNA Si fa più ricca la stagione turistica per chi vuole visitare la Romagna, grazie alla Visit Card 2017. È in vendita da febbraio la card turistica che mette a disposizione l’ingresso gratuito in 54 beni delle Province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e, da quest’anno, anche Ferrara, al costo di 17 Euro, garantendo un risparmio pari a 260 Euro rispetto all’acquisto dei corrispondenti biglietti a prezzo intero di tutti i siti convenzionati. L’offerta spazia tra cultura, benessere, divertimento, enogastronomia. Tutto in un unico e comodo strumento, esistente sia in formato cartaceo che digitale. In omaggio con la Visit Card, un cofanetto con mappe e itinerari del Parco nazionale delle foreste Casentinesi. Con l’acquisto di due Visit Card, si ottiene in omaggio la Card Just 4 Kids.

F.RE.E. LA ROMAGNA IN BAVIERA RAVENNA L’Emilia-Romagna è stata in vetrina, dal 22 al 26 febbraio,

al F.RE.E di Monaco di Baviera, la principale rassegna tedesca dedicata ai viaggi, al turismo, allo sport outdoor e al tempo libero. I 17 operatori turistici presenti nello stand fieristico regionale, sono stati coordinati da APT Servizi Emilia-Romagna. Durante il tradizionale incontro annuale per raccogliere informazioni e idee per le loro vacanze, i bavaresi hanno potuto assistere alla campagna promozionale per i mercati di lingua tedesca Ciao mamma, sono in Romagna e hanno provato numerosi assaggi delle specialità tipiche del territorio. La presenza regionale a F.RE.E è stata inoltre l’occasione per annunciare – attraverso una gigantografia dell’evento e ad alcune performance di ballo – un altro appuntamento top dell’estate 2017: la seconda edizione del Festival del Liscio in programma, in tutta la Romagna dal 9 all’11 giugno. 10

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ESSERE

Coppia

VINCENTE CONOSCIAMO LICIA ANGELI E FRANCA MENTANA, FONDATRICI DI FL FASHION, PRODUTTRICE DI NANÁN, IL MARCHIO DI SUCCESSO DI ARTICOLI PER L’INFANZIA CHE HA CONQUISTATO LE MAMME VIP, NON SOLO IN ITALIA. di Linda Antonellini / ph Lidia Bagnara

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Avevo letto della loro attività e l’avevo trovata tutto sommato insolita in questa Romagna in cui non è così scontato vedere due donne manager a capo di un’azienda che si sta espandendo con la stessa velocità con cui un bébé cresce e occorre rinnovarne il corredo. Proprio sulla Prima Infanzia hanno puntato Licia Angeli e la madre Franca Mentana, stilista, fondatrici e responsabili commerciali dell’azienda ravennate FL Fashion s.r.l., che produce il brand Nanán, il giovane marchio vip di articoli per l’infanzia. In una decina d’anni sono passate dalla produzione di peluche all’accessoristica, passando per l’arredamento, i bijoux, la cosmetica e l’abbigliamento 0-6 anni. Oltre a camerette, preziosi complementi tessili, passeggini e carrozzine, Nanán ha ideato e commercializzato anche una linea di prodotti in ecopelle di cui parte del ricavato è andato a sostegno dell’Associazione Linea Rosa, che si occupa di combattere la violenza sulle donne. Con tutte queste referenze, la mia curiosità è stata dunque quella di conoscere que-

ste due brillanti imprenditrici più nel personale, per cui ho scelto di condividere con Voi le risposte fluite da un’effervescente “intervista doppia” che le ha messe a confronto come “madre&figlia” armonicamente sulla stessa lunghezza d’onda. Cosa ti piace di più della tua persona? Licia: “ Ritengo che le carte vincenti che contraddistinguono il mio carattere siano la positività, l’altruismo e la grinta, mentre gli occhi penso possano trasmettere il mio carisma.” Franca: “Mi amo molto e sono un’esteta che ama la vita e le cose belle, credo molto in me e mi ritengo una persona solare ed estremamente curiosa, sicuramente determinata, un’imprenditrice dallo sguardo ipnotico che sa ciò che vuole.” Che cosa vorresti cambiare e che cosa rimpiangi di più? L: “Posso dire di non avere rimpianti, piuttosto rivolgo critiche a me stessa per l’animo inquieto che mi porta a ritagliarmi poco tempo, sono sempre di fretta, sempre sulle montagne russe! Ambirei


IN ALTO, FRANCA MENTANA E LICIA ANGELI CON ELISABETTA GREGORACI E ANNA FALCHI.

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imparare a non prendermi troppo sul serio, riuscire a non farmi troppo assorbire dal lavoro.” F: “Vorrei prendermi meno a cuore certe situazioni, mi faccio prendere dalle responsabilità, però il Signore mi ha dato molto e posso ritenermi una donna molto realizzata e fortunata.” Qual è la persona alla quale puoi dire tutto? L: “Indubbiamente mia madre che, infatti, è anche un’amica, una sorella, una complice e un’esigente datrice di lavoro.” F: “Mia figlia, che è per me anche una confidente, poi mio marito anche perché per le cose che mi riguardano sono molto riservata e non amo parlare delle mie questioni personali al di fuori della famiglia.” Cosa volevi fare da piccola e quale è invece il mestiere che non faresti mai? L: “Da bambina mi sarebbe piaciuto fare l’insegnante, magari la maestra, poi la psicologa e così mi sono laureata in psicologia, anche se non ho mai praticato la professione. Odio incasellare le cose, gli schemi e la precisione maniacale non fanno per me, non potrei mai fare la contabile, preferisco il disordine mentale, poi una cosa che detesto sono le formalità e le cerimonie per circostanza.” F: “Da piccola giocavo a fare il mercatino, quindi lo spirito commerciante era già innato e ancora

NON È COSÌ SCONTATO IN ROMAGNA VEDERE DUE DONNE MANAGER A CAPO DI UN’AZIENDA CHE SI STA ESPANDENDO CON LA STESSA VELOCITÀ CON CUI UN BÉBÉ CRESCE E OCCORRE RINNOVARNE IL CORREDO.

di più la creatività, che esprimevo in tutto ciò che facevo, e che ancora oggi mi guida nella professione. Non farei mai quindi l’impiegata, non mi piace gestire incartamenti vari, preferisco impartire ordini anziché riceverli, non amo le attese in fila e le mansioni condizionanti come andare in banca e fare benzina, cerco piuttosto di delegare queste cose a mio marito o ai dipendenti.” Che tipo di musica ti piace e qual è il tuo sport preferito? L: “Spazio dai grandi cantautori italiani come De Gregori, Dalla, Battisti, Baglioni, ai big stranieri come Queen, U2, Foo Fighters. Riguardo all’attività fisica, vista l’altezza, ho giocato per 10 anni a pallavolo.” F: “Amo la disco music ed ero un’instancabile ballerina di boogie-woogie, poi ho continuato a mantenermi in forma con la pallavolo e il tennis.”


Trascorriamo le ore più belle in un luogo in cui tutto è perfetto, dove le forme sono semplici e chiare.

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Fra le vacanze da non dimenticare cosa menzioneresti? L: “Certamente i viaggi in Brasile per l’opera umanitaria che stiamo portando avanti col progetto Nanán, per cui ogni Natale portiamo cibo e vestiti a 350 bambini di cui 5 adottati a distanza per permettere loro un’istruzione.” F: “Un viaggio indimenticabile è stato in Polinesia, poi alle Maldive che sono molto rilassanti quando è l’ora di staccare dagli impegni.” Cosa ti piace nella vita, cosa sai cucinare meglio e quali sono gli oggetti dai quali non ti separeresti mai? L: “ Il mio motto è che bisogna andare sempre oltre l’ostacolo, la vita non è quante volte cadi ma come ti rialzi. Le mie passioni sono viaggiare e leggere, in cucina il piatto che mi riesce meglio è la pasta e fagioli. Come oggetti, non potrei separarmi dal cellulare, dal divano e dallo scaldotto nei brevi periodi in cui sono a casa. E dal mio orologio per il valore affettivo poiché mi è stato regalato.” F: “Adoro la terra e le piante a cui parlo spesso e penso mi ascoltino, mi rilassano e sono il modo migliore per spendere il mio tempo libero; in cucina il mio forte sono gli gnocchi al ragù, e difficilmente mi separerei dalla mia casa avendola creata come desideravo, è un ambiente rilassante e romantico.” 16

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Progetti per il futuro? L: “Quello di proseguire con determinazione, continua innovazione e impegno il nostro progetto imprenditoriale, che con grande orgoglio vediamo espandersi in Italia e all’estero. Puntiamo a distinguerci sempre di più, anche con la boutique online, dove è possibile acquistare tutti i prodotti a marchio Nanán.”

IN UNA DECINA D’ANNI, NANÀN È PASSATA DALLA PRODUZIONE DI PELUCHE ALLA REALIZZAZIONE DI ACCESSORI, ARREDAMENTO, BIJOU, COSMETICA, ABBIGLIAMENTO 0-6 ANNI, CARROZZINE. SENZA DIMENTICARE LE ATTIVITÀ SOLIDARISTICHE.

F: “Considerando che vengo da una famiglia modesta che mi ha lasciata libera nelle mie scelte, ho iniziato come commessa poi, rischiando in prima persona, a 19 anni ho puntato tutto su me stessa e ora sono diventata la titolare di quella che era la mia ambizione e il mio sogno, quindi adesso l’obiettivo è vedere Nanán altissima nel mondo.”


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DIRIGERE

Un porto,

UNA CASA DANIELE ROSSI È DA OTTOBRE IL NUOVO PRESIDENTE DELL’AUTORITÀ PORTUALE. LO INCONTRIAMO PER PARLARE DEL SUO LAVORO E DELLE SUE PASSIONI: FAMIGLIA, BICI, WESTERN E JAZZ.

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di Anna De Lutiis / ph Massimo Fiorentini

Lo incontriamo nella sede, in via Antico Squero, nel suo ufficio arredato elegantemente. Dalle finestre si vede il porto canale che trasmette una piacevole sensazione di tranquillità. Una persona gentile, diretta ma riservata, soprattutto se nella conversazione si parla della sua famiglia e dei suoi interessi personali. La sua nomina risale al 28 ottobre 2016, quando il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, comunica di aver firmato con il ministro Graziano Delrio la nomina del manager: Daniele Rossi, 55 anni, laurea in Giurisprudenza a Milano, una lunga carriera nel mondo petrolifero, soprattutto nella galassia Eni-Saipem, ai vertici della romena GSP, che opera nel settore off-shore. Già a Ravenna dal 2012 al 2014 come amministratore delegato della Rosetti Marino. Viene spontaneo chiedere come si arriva al top del potere in settori in un certo senso distanti dagli studi iniziali. “Dopo la laurea ho proseguito con altri studi, mi sono specializzato in amministrazione e fiscalità, ho seguito numerosi corsi di formazione in finanza sia in Italia che all’estero, a Fontaine-

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bleau, a Milano. Poi la maggior parte dell’esperienza l’ho fatta sul campo, ad esempio come responsabile dell’amministrazione estera del gruppo Saipem, dove ho coordinato più di cento società dal punto di vista amministrativo e fiscale. Per rispondere alla sua curiosità sul mio processo di formazione vorrei citare Sergio Marchionne, che è avvocato, così come il direttore finanziario e quello amministrativo dell’Eni. Anche Bondi, il commissario governativo che ha risanato la Parmalat è avvocato...” Lei ha lavorato molto all’estero e recentemente anche a Ravenna. Ci racconti di quando ha saputo della nomina attuale. “È un percorso che si è costruito nel tempo, nato dalla collaborazione costante con tanti interlocutori locali. Ravennati con i quali ho condiviso una progettualità per la città, un rapporto molto intenso che ha permesso alle autorità locali di conoscermi e di sviluppare un dialogo. Per me rientrare a Ravenna, non solo sotto l’aspetto lavorativo ma anche personale, è stato molto importante. Per me Ravenna è casa, è la città ideale dove voglio restare a prescinde-

re dalle opportunità lavorative, è una scelta di vita e, confesso, che l’Autorità portuale è una bellissima opportunità di lavoro. Per questo ringrazio il presidente della Regione Bonaccini, il ministro Delrio e il sindaco di Ravenna de Pascale che ha segnalato il mio nome.” Ha già preso decisioni e progettato interventi che competono al suo nuovo ruolo? “Direi che le decisioni importanti intendo condividerle con la città di Ravenna, con la Regione e con il Ministero. Intendo riportare quella che è la grande necessità di questo porto, cioè uno sviluppo infrastrutturale che ne garantisca la competitività negli anni futuri, a quella che è la dimensione sostenibile per il porto stesso e per il territorio. Condivido la grande visione del progetto riguardante il porto, che deve però essere affrontato con grande praticità e realismo, incominciando a fare subito quello che serve e, nel frattempo, continuare nello sviluppo progettuale per completare questo disegno strategico.” Parliamo un po’ di lei, allontanandoci dal suo ruolo. “Sono qui con mia moglie e mia figlia che frequenta il Liceo e che


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vive con grande gioia e grande piacere la sua giovinezza ravennate. L’anno prossimo dovrà allontanarsi un po’ per andare all’Università ma tornerà nelle pause qui a Ravenna.” Quanto tempo riesce a dedicare alla famiglia? “Io cerco di dedicare alla mia famiglia soprattutto un tempo di qualità. Cerco di restare in contatto anche con la mia famiglia di origine, che risiede a Pontremoli, dove sono nato e dove vive mia madre.” Riesce a trascorrere periodi di vacanza con sua moglie e sua figlia? E quali sono i luoghi che preferisce?

“DA RAVENNATE DI ADOZIONE MI SONO APPASSIONATO ALLA BICICLETTA. CON UN GRUPPO DI AMICI RAGGIUNGIAMO LA COLLINA. OVVIAMENTE SONO PREVISTE ANCHE SOSTE IN DELIZIOSI RISTORANTI: HO SCOPERTO FATTORIE A BERTINORO INIMMAGINABILI.”

“Ero uno sciatore incallito ma negli ultimi tempi ho imparato ad apprezzare e amare il mare. Sono però anche diventato molto stanziale: il mio mare oggi è quello di Marina di Ravenna e Lido Adriano.” Oltre allo sci quali altri sport pratica? “Da buon ravennate di adozione mi sono appassionato alla bicicletta, con un gruppo di amici raggiungiamo la collina. Il mio andare in bicicletta prevede ovviamente anche soste in deliziosi ristoranti: ho scoperto delle fattorie vicino a Bertinoro inimmaginabili, per le quali vale la pena di effettuare una sosta ristoratrice.” Le piace il cinema? E la musica? “Mi piace un genere forse un po’ 20

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particolare: il western. Adoro da sempre tutti quelli di Sergio Leone. La mia musica preferita è il jazz che ho imparato ad apprezzare soprattutto nel periodo trascorso a New York dove si suona ovunque. Ma trovo di rado il tempo per ascoltarla.” Ora le propongo una domanda a risposta senza scampo. Quanto è importante per lei il lavoro, da 1 a 10? “Nove e mezzo.” E la famiglia? “Dieci.” E gli amici? “Tengo molto all’amicizia, non do il voto ma è davvero molto importante.”

QUI SOTTO, DANIELE ROSSI DURANTE UN VIAGGIO A BERLINO E IN MOUNTAIN BIKE SUL LITORALE RAVENNATE.


atmosfera e sapori

Aperto a pranzo anche per colazioni di lavoro, ideale la sera, per cene intime, in una romantica atmosfera.

Cucina del territorio rivisitata / Specialità di carne e pesce Pane fatto in casa / Preparazione a base di foie gras e tartufi in stagione Formaggi d’alpeggio con mostarde e confetture /Ampia selezione di vini nazionali Una tessera gastronomica nella mosaicale creatività di Ravenna Via Faentina, 275 San Michele Ravenna (chiuso giovedì) - Tel. 0544 414312


IDEARE

Skate e

(STREET) ART BONOBOLABO È IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER I GIOVANI ARTISTI A RAVENNA. UNA FUCINA DI IDEE DOVE ANCHE IL SOMMO POETA È DI CASA. E PENSARE CHE TUTTO È PARTITO DALLA VENDITA DI TAVOLE DA SKATE. di Nevio Galeati

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Una piccola vetrina in un edificio anonimo in via Centofanti: entrando sembra di cambiare dimensione, quasi si fosse accompagnati dal Coniglio Bianco di Alice. Sulle pareti campeggia una teoria coloratissima di tavole da skate; su scaffali e appendini, un pizzico di abbigliamento; e, ancora, truck e wheels, le ruote in poliuretano, spesso dalle tinte fluorescenti. Ma è negli altri spazi che tutto assume un respiro più ampio: la terza sala è un’inaspettata area espositiva e, insieme, un posto dove gli skater di tutte le età possono allenarsi. Tutto questo è Bonobolabo, progetto di Marco Miccoli che tiene insieme lo skateboard e l’arte passando per i fumetti e la fotografia. Inaugurato nel 2013, Bonobolabo è diventato un punto di riferimento per giovani artisti e una vera e propria fucina di idee. Presto questa sede chiuderà la saracinesca e Bonobolabo si sposterà in un edificio più spazioso, nella zona della Darsena, aprendo una galleria d’arte. “La mia passione per lo skate risale alla fine degli anni Ottanta, quando ero appena adolescente. Ho praticato per moltissimi anni, partecipando a contest un po’ ovunque. Poi – ricorda Marco Miccoli, classe 1975 – dopo un diverso percorso di lavoro, poco tempo fa, nel 2011, ho organizzato la prima mostra di tavole da skate. Da lì è partito tutto”. E il “tutto” a cui fa riferimento è, per iniziare, il negozio, che apre nel 2013 e si propone subito come spazio ibrido, quasi simbolo di uno stile di vita, dove è la “strada” a fare da collante, quella da percorrere su tavole di ogni dimensione e colore, quella ai cui lati, su muri vuoti o dimenticati, fioriscono immagini straordinarie, evoluzione dei vecchi graffiti, esempio di cultura hip hop. Così, l’anno successivo, Miccoli lancia il Subsidenze Street Art Festival Ravenna, insieme all’associazione culturale Indastria, che ha nei propri scopi sociali anche

offrire “muri liberi” agli artisti, emergenti o famosi, del territorio e non solo. Arriva anche la collaborazione con Ericailcane, illustratore, disegnatore e street artist originario di Belluno, che ha realizzato opere e installazioni in gran parte del mondo. Poi si intrecciano rapporti con moltissimi altri artisti internazionali, da Jim Avignon a DissensoCognitivo, da Pixel Pancho alla ravennate Camilla Falsini. Senza dimenticare la preziosa collaborazione di Serimal, professionista della serigrafia che porta a volte la propria attrezzatura in via Centofanti per realizzare t-shirt, borse e stampe uniche. “Skate e street art sono mondi molto simili e vicini: quando vai a fare skate guardi strade e

BONOBOLABO È L’UNIONE DI DUE PAROLE: “BONOBO”, OVVERO IL NOME DEL PICCOLO PRIMATE CONOSCIUTO COME SCIMPANZÉ PIGMEO, CHE VIVE NELLE FORESTE PLUVIALI A SUD DEL FIUME CONGO, E “LABO”, CHE SIGNIFICA LABORATORIO.

palazzi. Incontrare opere d’arte sui muri completa l’esperienza. Purtroppo oggi non riesco a farlo più, salvo quando insegno i primi passi a bambini e ragazzini. Così ho pensato di far conoscere a più persone possibile questo universo che fiorisce al di là delle gallerie ufficiali d’arte”. L’arte chiama l’arte e Marco Miccoli, appassionato anche di fumetti, in seguito incrocia, conosce e trova la collaborazione di firme significative del panorama nazionale, da Stefano Babini ad Ale Giorgini. “Quel festival ha innescato un’altra idea: rilanciare la figura, certo più che celebre ma mai scontata, di Dante Alighieri. È nata così idDante, grazie

QUI ACCANTO, LA PISTA DA SKATE NELL’ATTUALE SEDE. BONOBOLABO SI TRASFERIRÀ PRESTO IN UN EDIFICIO PIÙ SPAZIOSO NELLA ZONA DELLA DARSENA.

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“SKATE E STREET ART SONO MONDI VICINI: QUANDO VAI A FARE SKATE GUARDI STRADE E PALAZZI. INCONTRARE OPERE D’ARTE SUI MURI COMPLETA L’ESPERIENZA. COSÌ HO PENSATO DI FAR CONOSCERE QUESTO UNIVERSO CHE FIORISCE AL DI LÀ DELLE GALLERIE UFFICIALI.”

alla collaborazione con l’artista No Curves che è culminata con la donazione alla biblioteca Oriani della prima opera dantesca di questo percorso, The Supreme Poet. Poi, insieme a Maria Vittoria Baravelli, giovane e brava curatrice di mostre, ravennate trasferita a Milano, abbiamo pen-

sato di proporre nuove letture e visioni del volto di Dante. Un percorso che intendiamo proseguire e sviluppare fino al 2021, settimo centenario della morte del poeta”. Alla mostra Il volto di Dante per una traduzione contemporanea, allestita nel 2016 in collaborazione con il Comune di Ravenna e la Fondazione della Biblioteca Oriani, hanno partecipato oltre trenta disegnatori e illustratori. Si tratta solo della prima tappa: “In sei settimane abbiamo avuto cinquemila visitatori. Un grande successo che ha avuto anche il parere favorevole della Soprintendenza e che ci ha consentito di essere inseriti nell’Agenda Dantesca della città. Abbiamo avuto una citazione anche da Sky Arte”. L’evento ha aperto altre porte a Bonobolabo: la street art è arrivata a Palazzo Rasponi e nella piazza Kennedy,

ancora da inaugurare. Dal 20 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 è arrivata “Art X Mas”, una mostra speciale con, fra gli altri artisti, Hope e Zed1 che hanno realizzato due giganteschi murales su strutture in legno, sistemate in piazza. Il Palazzo nobiliare ha poi ospitato laboratori di mosaico per i bambini, e un evento-installazione ideato sempre da Miccoli e realizzato da Camilla Falsini: i “MonuMostri”. I maggiori monumenti della città, stilizzati e trasformati in mostri, su pannelli di un metro per un metro, sono stati riprodotti in un opuscolo da colorare per il pubblico più giovane (o che è rimasto bambino dentro). L’entusiasmo di Bonobolabo e del suo animatore, Marco Miccoli, crescerà ancora, consentendo ai ravennati di conoscere e apprezzare visioni diverse e sempre nuove.

IN ALTO, MARCO MICCOLI, FONDATORE E ANIMATORE DEL PROGETTO BONOBOLABO. QUI ACCANTO, LO STREET ARTIST KOBRA DAVANTI AL SUO MURALES DEDICATO A DANTE.

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ESPORRE

Art Déco

AL MIC

IL MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE DI FAENZA ESPONE LE OPERE DI ARTISTI LOCALI CHE SI DISTINSERO A LIVELLO INTERNAZIONALE NEGLI ANNI DAL 1920 AL 1935.

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QUI SOTTO, FRANCESCO NONNI, DAMINA E PIERROT (FAENZA, 1922). A DESTRA, FABBRICA KWK, VOLTO FEMMINILE (AUSTRIA, ANNI ‘20).

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di Sabrina Marin

Nell’intento di dare risalto alle figure di spicco locali che arrivarono ad una notorietà internazionale, il MIC di Faenza allestisce fino al 1 ottobre la mostra Ceramica Déco. Il gusto di un’epoca. Le opere di Domenico Rambelli, Francesco Nonni, Riccardo

Gatti, Pietro Melandri, Giovanni Guerrini e molti altri realizzate nel periodo dal 1920 al ’35 dialogano con gli splendidi esemplari di Gio Ponti per la Richard Ginori, le manifatture di Lenci e Rometti, le ceramiche tedesche della Repubblica di Weimar, le

francesi, le austriache e le belghe. A Faenza si respira un confronto artistico internazionale per raccontare il gusto affascinante senza confini che ha unito un’epoca. Il gusto Déco fu lo stile delle sale cinematografiche, delle stazioni ferroviarie, dei teatri, dei transatlantici, dei palazzi pubblici, delle grandi residenze borghesi, il suo linguaggio ha influenzato a livelli diversi tutta la produzione di arti decorative, dagli arredi alle ceramiche, dai vetri ai ferri battuti, dall’oreficeria ai tessuti alla moda negli anni Venti e nei primissimi anni Trenta, così come la forma delle automobili, la cartellonistica pubblicitaria, la scultura e la pittura in funzione decorativa. Il successo di questo momento del gusto va riconosciuto nella ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto più intenso quanto effimero, messa in campo dalla borghesia europea dopo la dissoluzione, nella Grande guerra, degli ultimi miti ottocenteschi e la mimesi della realtà industriale, con la logica dei suoi processi produttivi. Dieci anni sfrenati, “ruggenti” come si disse, della grande borghesia internazionale, mentre la


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no e dove la produzione artistica di Tito Chini, uno dei massimi esponenti del déco italiano, esplode in una perfetta armonia di luci e colori. Qui dipinti, pouchoir ed arti applicate come ceramiche, vetri, illustrazioni, manifesti, decorazioni sono l’espressione di uno stile di vita che fa emergere l’interesse per le culture locali, oltre a rappresentare una constatazione dello stato produttivo delle cose che tende ad attestare tramite il regionalismo un’identità collettiva nazionale.

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storia disegnava, tra guerra, rivoluzioni e inflazione, l’orizzonte cupo dei totalitarismi. In correlazione ideale con l’esposizione faentina, per chi volesse approfondire il tema, a Forlì presso i Musei San Domenico, fino al 18 giugno, è allestita la mostra Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia. È invece il Padiglione delle Feste di Castrocaro ad ospitare fino al 2 luglio Magiche Atmosfere Déco, una mostra che si connette fortemente con il luogo che la ospita, dove arte e storia si fondo-


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VIVERE

Tutti

AL MARE! CON LE NUOVE NORME TUTTO CAMBIA SUL LITORALE: LA PAROLA D’ORDINE È LIBERALIZZARE. MA NON C’È SOLO LA SPIAGGIA, MARINA DI RAVENNA VIVE ANCHE DELLE ATTIVITÀ DEL PAESE. di Roberta Bezzi / ph Massimo Fiorentini

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Marina di Ravenna, fra luci e ombre. C’è chi vede solo le prime, e chi si concentra di più sulle seconde. Ma di certo gli imprenditori privati disposti a investire e credere nello storico lido ravennate, non mancano. Lo dimostrano i tanti progetti in cantiere per la prossima estate e oltre, con in primis la riapertura dell’ex Marina Bay e lo spostamento del celebre Baretto nella sua sede originaria. Una stagione piena di novità, a partire dalla nuova ordinanza balneare firmata dal neo sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, che cambia le regole per

“IL NOSTRO È UN TURISMO PENDOLARE, MORDI E FUGGI. IN MERITO ALLA NUOVA ORDINANZA CHE SANCISCE IL RITORNO DEGLI HAPPY HOUR, ORA SARÀ NOSTRO COMPITO MANTENERE L’ORDINE PUBBLICO E UN BUON LIVELLO QUALITATIVO DELL’OFFERTA.”

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i prossimi tre anni, portando una vera rivoluzione in spiaggia. “Liberalizzazione”, è la parola d’ordine. Il primo passo in avanti concerne il periodo di apertura degli stabilimenti: ben 365 giorni all’anno. Questo significa che i bagni potranno rimanere aperti tutto l’anno. Se fino a oggi per entrare nel cosiddetto circuito “Mare d’inverno”, il titolare dell’attività doveva presentare un calendario di eventi, con l’aggiunta della chiusura tassativa dello stabilimento entro le 19, dopo la sottoscrizione dell’ordinanza spariranno questi limiti. La vera sorpresa è però la possibilità di organizzare feste anche ogni sera, dal lunedì alla domenica, con l’unico limite degli orari per l’emissione sonora e dei decibel. I bagni potranno inoltre rimanere aperti anche 24 ore su 24. Pertanto, se dopo l’una, i titolari vorranno continuare a fornire servizi da ristorazione o altro, potranno farlo. Unico filo conduttore col passato, la possibilità da parte del primo cittadino di autorizzare in deroga serate particolari fino alle 3, per eventi di grande rilevanza. Si prospetta dunque una entusiasmante sta-

QUI SOTTO, ALESSANDRO ZANGAGLIA, TITOLARE DEL BBK DI PUNTA MARINA E GESTORE DEL NUOVO MARINA BAY.


gione per gli stabilimenti balneari. Motivo per cui ‘scalpita’ Alessandro Zangaglia – già titolare del Bbk di Punta Marina – nuovo gestore, insieme a un gruppo di lavoro, dell’ex stabilimento balneare Marina Bay che, proprio l’estate prossima, tornerà a nuova vita. «Apriremo presto – afferma –, anche se non siamo ancora in grado di dare una data perché siamo legati ai vari permessi che dilatano i tempi dei lavori. Stiamo procedendo a una ristrutturazione importante del locale che diventerà un sito più armonico rispetto al contesto ambientale. Il nuovo Marina Bay sarà organizzato come un villaggio tematico all’interno del quale tutti i membri della famiglia potranno svolgere attività diverse, anche se lo sport e il benessere avranno di certo un ruolo di primo piano. Vogliamo trasformarlo in un luogo caro ai ravennati, in cui divertirsi, fare sport e mangiare bene, aperto tutto l’anno. Sarà anche una location perfetta per matrimoni e sede ideale per importanti manifestazioni sportive, in particolare inerenti quelle discipline che si praticano sulla sabbia». Zangaglia guarda con ottimismo al futuro e ha una visione positiva del turismo a Marina di Ravenna. «La località – afferma – ha vissuto vicende alterne più sui giornali che nella realtà. Malgrado le tante polemiche, gran parte delle attività hanno continuato a lavorare e anche bene, se paragonato a quanto accaduto in molti lidi limitrofi. Il nostro è un turismo tutto sommato stabile, se lo si accetta per quello che è: un turismo pendolare, mordi e fuggi, con dei picchi nel fine settimana. In merito alla nuova ordinanza che sancisce il ritorno degli happy hour, ora sarà nostro compito mantenere l’ordine pubblico e un buon livello qualitativo dell’offerta». Zangaglia conclude con una speranza, quella che l’Amministrazione comunale dedichi più tempo e risorse al progetto di rilancio del paese che ha

“NOI CE LA METTEREMO TUTTA PER RINNOVARE LA LOCALITÀ. CON LA NUOVA ORDINANZA, LA GENTE POTRÀ FARE TUTTO IN SPIAGGIA, SENZA MUOVERSI, CI VORREBBE UN MAGGIORE EQUILIBRIO FRA LE DUE ANIME DI MARINA: LA SPIAGGIA E IL PAESE.”

bisogno di essere valorizzato con più iniziative di valore. Un’altra grande novità è il ritorno, dopo nove anni, de Il Baretto, una vera e propria istituzione del mondo della sera e degli aperitivi affacciati sul molo. Il locale ritorne-

IN ALTO, ALBERTO E RAFFAELE MORETTI, PROPRIETARI DEL BARETTO, CHE RIAPRIRÀ SUL MOLO, NELLA POSIZIONE ORIGINARIA.

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GLI IMPRENDITORI PRIVATI DISPOSTI A INVESTIRE NELLO STORICO LIDO RAVENNATE, NON MANCANO. LO DIMOSTRANO I TANTI PROGETTI IN CANTIERE PER LA PROSSIMA ESTATE E OLTRE. CI ASPETTA UNA STAGIONE DENSA DI NOVITÀ.

rà presto, forse già dal prossimo autunno, nella sua collocazione originale. Nel 2008, con l’inizio dei lavori di ristrutturazione dell’area limitrofa approvati dall’Autorità Portuale, il locale fu infatti costretto a trasferirsi davanti al parcheggio di via Molo Dalmazia, e i titolari a vivere nella speranza che un giorno avrebbero potuto riaffacciarsi sul Candiano. Ci vorrà ancora pazienza, ma si intravede la luce in fondo al tunnel, e a darne l’annuncio sono i fratelli Alberto e Raffaele Moretti, da vent’anni titolari dell’attività acquistata da Stefano Zaffagnini, che nei mesi 32

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scorsi hanno ricevuto una lettera dell’Autorità Portuale in cui l’ente confermava la decisione di tornare a concedergli in concessione lo spazio dove, una volta, si trovava il Baretto. “I lavori devono ancora cominciare – dichiarano –, ma il progetto è pronto. In questi anni siamo stati prima di fronte a Marinara, poi in via Molo Dalmazia dove siamo tuttora. Il nuovo locale sarà gestito come un bar/ pub come quello che i ravennati conoscevano, ma non escludiamo di farlo diventare anche un piccolo ristorante con piatti selezionati. Abbiamo attraversato un periodo fra alti e bassi: molti clienti hanno capito lo spostamento e ci hanno seguito, ma inevitabilmente abbiamo perso tanta gente da fuori che veniva anche solo per bere qualcosa seduto sul muretto fronte Canale. Marina ha conosciuto la crisi ma soprattutto ha dovuto fare i conti con una trasformazione infelice: con Marinara, il paese ha perso il suo centro. Tutte le discoteche che un tempo attiravano trentenni e quarantenni sono chiuse, così come gran parte dei negozi. Noi ce la metteremo tutta per rinnovare la località, anche se l’Amministrazione comunale sembra fare di tutto per favorire solo gli stabilimenti balneari. Con la nuova ordinanza, la gente potrà fare tutto in spiaggia, senza muoversi, ma così si ‘spezza’ il giro, ossia si toglie lavoro a ristoratori e locali del paese. Ci vorrebbe un maggiore equilibrio fra le due anime di Marina: la spiaggia e il paese!”


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RISCOPRIRE

Un salto

NEL TEMPO A PASSEGGIO PER IL CENTRO STORICO DI RAVENNA SCOPRIAMO STORIA E SEGRETI DELLA PIAZZETTA DEGLI ARIANI, UNO DEGLI ANGOLI PIÙ SUGGESTIVI DELLA CITTÀ. di Andrea Casadio / ph Massimo Fiorentini

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Vuole la tradizione che, all’indomani della morte di Sant’Apollinare, primo martire e vescovo di Ravenna, l’assemblea dei fedeli si riunisse nella chiesa dell’Anastasis (ossia della Resurrezione) per nominare il successore. Non trovandosi l’unanimità, a un certo punto la colomba dello Spirito Santo entrò da una finestrella e andò a posarsi sul capo di Sant’Aderito, indicandolo così come nuovo vescovo. Dopo di allora, l’evento miracoloso si ripeté per altre dieci volte (o, secondo altre versioni, undici) costituendo così il gruppo dei vescovi “colombini”, il più antico e più sacro della Chiesa ravennate. Si tratta, ovviamente solo di una leggenda, per quanto suggestiva, nata in epoca medievale per dare lustro alle origini del culto cristiano nella nostra città. E, comunque, la vicenda non avrebbe potuto svolgersi in questi termini, visto che la chiesa dell’Anastasis venne edificata alcuni secoli dopo la morte di Sant’Apollinare. Tuttavia, il fatto che nel Medioevo acquisisse la denominazione di chiesa dello Spirito Santo e che, ancor oggi, sia conosciuta come tale, la dice lunga sulla forza simbolica della leggenda. La quale, del resto, è solo un tassello della lunga stratificazione storico-culturale che ha fatto del luogo in cui la chiesa sorge, oggi noto come “Piazzetta degli Ariani”, uno degli angoli di Ravenna più densi di memorie e di suggestione. Una suggestione che emerge non appena si muovono i primi passi nella piazza, immersa in una dimensione quasi senza tempo, appartata e come isolata rispetto all’ambiente urbano circostante, quasi un piccolo cortile perfettamente definito nei suoi equilibri spaziali dagli antichi edifici che ne fungono da quinta. E, in effetti, la sensazione di un tutto organico non è per nulla ingiustificata. Questa zona si configurò come spazio a sè stante durante il regno di Teodorico, fra la fine del V e l’inizio del VI secolo, quando la città vide svilupparsi nella sua

APPARTATA E COME ISOLATA RISPETTO ALL’AMBIENTE URBANO CIRCOSTANTE, LA PIAZZETTA È QUASI UN PICCOLO CORTILE, PERFETTAMENTE DEFINITO NEI SUOI EQUILIBRI SPAZIALI DAGLI ANTICHI EDIFICI CHE NE FUNGONO DA QUINTA.

parte orientale, verso la spiaggia allora vicina, un vero e proprio quartiere ostrogoto, che si andò ad affiancare alla parte più antica, quella occidentale, con il vecchio nucleo romano e i monumenti sorti nell’epoca imperiale. Il nuovo quartiere, oltre alle sedi del potere politico (ad esempio il rinnovato palazzo del sovrano) vide sorgere anche gli edifici di culto della comunità gota, resi necessari dalla particolare variante del cristianesimo professata da questa popolazione di origine barbarica: l’arianesimo, ossia la

IN QUESTE PAGINE, LA FACCIATA DELLA CHIESA DELLO SPIRITO SANTO E, IN PRIMO PIANO SULLA DESTRA, IL BATTISTERO DEGLI ARIANI.

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dottrina elaborata due secoli prima dal teologo Ario, che negava la piena natura divina di Cristo. Nei decenni del regno ostrogoto, la parte ariana della città ebbe dunque un proprio vescovo e un proprio clero, esattamente come quella latina e cattolica; e come i “romani” avevano una cattedrale, un battistero e un palazzo episcopale, allo stesso modo i goti si dotarono di un corrispettivo centro monumentale e direzionale specificamente ariano. Punto focale del complesso era ovviamente la cattedrale, che al momento della costruzione fu consacrata all’Anastasis. Dalle forme complessivamente simili a quelle classiche delle basiliche ravennati, essa era però caratterizzata da una singolare pianta quasi quadrata, sul modello di alcuni edifici romani e costantinopolitani. A poca distanza venne edificato il battistero, di forma ottagonale come il suo corrispettivo cattolico (il battistero Neoniano), decora36

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to all’interno dal mosaico tuttora esistente e circondato all’esterno da un ambulacro oggi scomparso. È probabile che in origine di fronte alla chiesa sorgesse un nartece, ossia un portico di ingresso, che forse si collegava al battistero costituendo una sorta di piazza quadrangolare. Quel che è quasi certo è che alla sua sinistra, nell’area fra la piazzetta e l’attuale via Diaz, si trovava il terzo edificio che definiva architettonicamente e funzionalmente la zona: il Palazzo del vescovo ariano. Oggi quel lato è occupato dal cosiddetto “Muro di Drogdone”, uno dei lacerti più singolari di architettura altomedievale della città. Singolare per la sua forma, con le tre cuspidi triangolari decorate da rilievi marmorei, ma soprattutto per l’aura semileggendaria che lega l’edificio alla figura da cui trae il nome. Drogdone, vissuto nella seconda metà del VI secolo e chiamato anche Droctulf secondo la più

NELLA SERA CHE PRECEDE LA PASQUA ORTODOSSA, QUANDO LA PIAZZETTA RISPLENDE DEI RIFLESSI DELLE MILLE CANDELE DEI FEDELI, IL PENSIERO NON PUÒ NON TORNARE AI SECOLI NEI QUALI UN ALTRO POPOLO VENUTO DALL’ORIENTE VIVEVA E PREGAVA IN QUEL LUOGO.

corretta dizione germanica, era un duca longobardo passato con i bizantini. Presso di loro si dimostrò un valoroso comandante partecipando a varie operazioni militari, fra cui la riconquista di Classe, caduta per qualche tempo sotto l’occupazione longobarda. La sua vicenda, narrata da storici antichi, avrebbe suggestionato anche uno dei più grandi scrittori del Novecento, l’argentino Jorge Luis Borges, che l’avrebbe reinter-

QUI IN ALTO UN PARTICOLARE DEL MOSAICO DELLA CUPOLA DEL BATTISTERO (PH APT).


pretata in uno dei suoi più celebri racconti, la Storia del guerriero e della prigioniera. Ma già alla sua epoca colpì profondamente i concittadini adottivi, tanto che alla sua morte questi dedicarono in San Vitale un epitaffio all’uomo che, nato longobardo, qui aveva deciso di vivere “hanc patriam reputans esse, Ravenna, suam” (“considerando Ravenna la sua patria”). In realtà non sappiamo se la tradizione che vuole l’antico episcopio ariano divenire in seguito la residenza di Drogdone corrisponda al vero. Quel che è certo è che, dopo la sconfitta dei Goti e la conquista bizantina alla metà del VI secolo, gli edifici della Chiesa ariana furono riconsacrati al culto cattolico. E così la cattedrale fu ridedicata prima a San Teodoro, e, in seguito, allo Spirito Santo. Insieme al battistero, la chiesa entrò poi a far parte del monastero di Santa Maria in Cosmedin, sorto a sua volta sulle fondamenta dell’antica residenza dei vescovi ariani e, forse, di Drogdone. Nel corso dei secoli, mentre la città attorno a loro si trasformava radicalmente, anche i due edifici subirono varie modifiche. Nel 1543, ad esempio, di fronte alla chiesa fu costruito il grande portico ancor oggi esistente, mentre attorno al battistero, convertito a inizio ’600 in oratorio al servizio della compagnia della Croce, vennero gradualmente ad addossarsi nuove costruzioni che finirono col nasconderne quasi completamente la vista. Solo dalla fine dell’Ottocento, con i grandi restauri attuati per iniziativa di Corrado Ricci e di Giuseppe Gerola, il battistero e il muro di Drogdone riacqui-

starono una forma simile (o ritenuta tale) a quella che avevano in origine. I bombardamenti del 1943-44, che, oltre a distruggere molti edifici adiacenti, danneggiarono la basilica e il muro, furono un pericolo scampato ma anche un’occasione perduta per una risistemazione che avrebbe potuto valorizzare meglio l’area. Invece nei decenni seguenti essa restò a lungo una sorta di “buco nero” nel centro storico cittadino, ignorata da ravennati e turisti, ridotta a parcheggio e soggetta a un generale degrado. Finché negli ultimi anni qualcosa è finalmente cambiato. Restaurato il portico, ripulito il muro dai graffiti, sostituite le auto con i tavolini di un ristorante, la piazzetta è tornata a far parte della vita della città. Contestualmente, un progetto del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università ha messo in atto un programma di studio e di valorizzazione per il quale si è anche prospettato, come ipotesi, la “liberazione” del battistero attraverso la demolizione dell’edificio moderno che vi si addossa su di un lato. Per ora, la concessione della Chiesa dello Spirito Santo, da parte della Curia, alla Chiesa ortodossa rumena, ne ha permesso la riapertura al culto dopo anni di chiusura. E nella sera che precede la Pasqua ortodossa, quando la piazzetta risplende dei riflessi delle mille candele dei fedeli che vi accorrono in gran numero, il pensiero non può non tornare ai secoli nei quali un altro popolo venuto dall’Oriente viveva e pregava in quel luogo che oggi, almeno nel nome, ne perpetua la memoria.

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RECITARE

Dal caos

AL PALCO HA VINTO IL PREMIO ELEONORA DUSE NEL 2016 E HA BISSATO NEL 2017 CON IL PREMIO UBU. È ELENA BUCCI, UN TALENTO INDISCUTIBILE DEL TEATRO ITALIANO.

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di Gianni Zampaglione

Il buon lavoro alla fine premia sempre ed Elena Bucci, attrice e regista russiana, sta concretizzando in questi mesi gli sforzi e l’impegno di tanti anni ed altrettanti progetti teatrali ideati e sviluppati. A Novembre 2016 si è aggiudicata il Premio Eleonora Duse quale migliore attrice, mentre il 2017 si è aperto con un nuovo riconoscimento, anch’esso tra i più importanti, il Premio Ubu, assegnatole per le interpretazioni di La locandiera, La canzone di Giasone e Medea, Macbeth duo, Bimba. Inseguendo Laura Betti. Sabato 14 Gennaio ha ritirato a Milano l’ambito riconoscimento nel contesto della diretta radiofonica di Radio 3 Piazza Verdi, vincendo con largo consenso nei confronti delle altre due interpreti, Maria Paiato (Due donne che ballano) e Marta Cuscunà (Sorry, Boys). Elena Bucci si era già aggiudicata il premio nella stagione 1999/2000 come Migliore attrice non protagonista. Il Premio Ubu, fondato nel 1977 dal critico Franco Quadri, è considerato il riconoscimento più importante in Italia, equivalente teatrale del Premio David di Donatello per il cinema, del Pre-

mio Regia Televisiva per la TV, e del Festival di Sanremo per la musica. Questo riconoscimento appartiene anche alla compagnia di Elena, Le Belle Bandiere, alla quale dedica tanta energia, e a tutti i suoi collaboratori - per primo Marco Sgrosso - che hanno contribuito a creare gli spettacoli. Premia anche un modo di lavorare che ha puntato tutto sulla qualità e sul rapporto con le persone, allontandosi dal frastuono della televisione e delle città. Sono molti gli spazi, anche abbandonati, che la compagnia ha riscoperto e valorizzato, dal Palazzo di San Giacomo al Teatro Comunale di Russi. E molte sono le persone che con loro hanno studiato e lavorato per poi, a loro volta, creare altri spazi ed altre compagnie. Le produzioni teatrali di questi ultimi anni si sono rivelate come sempre eccellenti, ma anche vincenti, in Italia e all’estero. Da cosa è dato? “La gioia di questi premi arriva in una stagione fortunata. Dopo molti anni di lavoro pare raggiunta un’armonia, pur nella tensione e nella trepidazione che accompagnano la creazione degli spettacoli, che aiuta il lavoro e il

ELENA BUCCI IN OCCASIONE DELLO SPETTACOLO “BAMBINI” (COTIGNOLA, 2016).


IL PREMIO UBU, FONDATO NEL 1977 DAL CRITICO FRANCO QUADRI, È CONSIDERATO IL RICONOSCIMENTO PIÙ IMPORTANTE IN ITALIA, EQUIVALENTE TEATRALE DEL DAVID DI DONATELLO PER IL CINEMA E DEL PREMIO REGIA TELEVISIVA PER LA TV.

già ottimo rapporto con il pubblico: La locandiera è giunta fino al Teatro Nazionale di Pechino (con un documentario della televisione Nazionale realizzato per l’occasione); Non sentire il male, il lavoro su Eleonora Duse, è stato accolto con entusiasmo a Mosca; Bimba. Inseguendo Laura Betti che attraverso la radio è arrivato al cuore di molti; La canzone di Giasone e Medea in una lunga permanenza a Brescia ha conquistato il pubblico. Ma anche Svenimenti con il suo seguito in tutta Italia e l’entusiasmo che ha suscitato a Napoli, ultima città toccata, tra persone di ogni estrazione, dai giornalisti ai giovani attori,

dai registi al pubblico di ogni età, per arrivare all’attuale Prima della Pensione, prodotto da ERT, che all’Arena del Sole di Bologna e a Modena ha suscitato recensioni molto belle e una fantastica adesione delle persone.” Uno sguardo al futuro imminente e al tuo nuovo progetto Le relazioni pericolose... “Le relazioni pericolose è stato presentato in anteprima a Dicembre 2016 al Teatro Comunale di Russi, con una straordinaria accoglienza del pubblico che ha festeggiato la compagnia ed il Premio Eleonora Duse. Dall’omonimo romanzo di Choderlos de Laclos, narra del conto aperto tra la marchesa di Merteuil e il visconte di Valmont. Debutterà a Brescia il 19 Aprile ed avrà repliche per un mese intero.” Pare che anche a Brescia, come già accaduto in altre città, Elena Bucci e la sua compagnia godano di grande stima ed affetto, il pubblico li sta attendendo per questa nuova produzione che sta già registrando molti sold out. William Alexander scrisse che “dietro le quinte c’è il caos distillato in uno spazio molto ristretto”, da quel caos Elena Bucci è sempre riuscita a portare in scena i suoi progetti con originalità, passione e determinazione, frutto di un grande impegno e di un talento indiscutibile. IN MAGAZINE

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SAFE & SOUND COMPANY IL NUOVO VOLTO DELLA SICUREZZA

È PASSATO MOLTO TEMPO DA QUANDO VENIVANO CHIAMATI GORILLA. OGGI IL RUOLO DI CHI SI OCCUPA DI SICUREZZA SI È EVOLUTO AL PASSO CON LE ESIGENZE DEI CLIENTI E DELLE NORME.

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“Il mondo della sicurezza è molto complicato,” parola di Sergio Bottaro. E l’amministratore e legale rappresentante della Safe & Sound Company lo sa bene. È sul campo da 25 anni, da quando chi lavorava in quel settore, come privato, era per tutti solamente un buttafuori. Una specie di armadio, muscoli possenti che gonfiano le t-shirt, visi impassibili. “Il fisico aiutava, e aiuta ancora, certo. Ma non è mai stato tutto: bisogna saperci fare, essere determinati, convincere con le buone chi ha intenzione di alzare i toni. Perché alla fine non si deve far male nessuno, l’obiettivo, tutte le volte, è sempre e solo quello. Ma non c’era alcun riconoscimento ufficiale del nostro ruolo. Diventare credibili come professionisti e non vissuti come gorilla – spiega Bottaro – è stato molto difficile. Così,

insieme a mio fratello Andrea, abbiamo tentato di coordinarci sul territorio nazionale, per capire come si muovessero gli altri. Erano abbozzi di sindacato, ma ben presto ci siamo resi conto che le differenze di mentalità erano troppe.” S&S Company intanto si evolve, diversificando i settori di intervento e curando sempre al massimo la professionalità di chi opera sul campo. Ai servizi per i locali notturni, si aggiunge il supporto alle attività fieristiche e ai congressi; ai grandi eventi e ai festival internazionali; senza dimenticare l’assistenza e l’impegno per store e megastore, campeggi e parchi di divertimento. E il campo d’azione della società diventa nazionale. Perché, come sarebbe sempre giusto, la qualità paga. Poi, finalmente, arriva il Decreto del Ministero dell’Interno del 6 ottobre 2009, firmato da

Roberto Maroni. Il buttafuori diventa così Addetto ai servizi di controllo delle attività di intrattenimento e di spettacolo in luoghi aperti al pubblico o in pubblici esercizi e la normativa è, giustamente, molto stringente. Nasce così una sinergia con Security Service & Management (Istituto di Vigilanza Limitato al D.M. 6/10/2009) in questo modo la nostra capacità di intervento diventa totale. “Per fare questo lavoro oltre all’esperienza, occorre studiare, conoscere le norme anche sulla prevenzione degli incendi, sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Dobbiamo avere nozioni, teoriche e pratiche, di primo soccorso sanitario; dimostrare particolari capacità di concentrazione e autocontrollo. Senza dimenticare la necessità di costruire elementi importanti di comunicazione con il pubblico.”


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MOLTI RAGAZZI CHE LAVORANO CON NOI PARLANO DUE LINGUE, TUTTI SONO IN REGOLA E SEGUONO I CORSI DI AGGIORNAMENTO; OGNI DETTAGLIO, ANCHE AMMINISTRATIVO, È SEGUITO CON MINUZIA.

Studiare, certo: così l’amministratore delegato di S&S Company riceve l’attestato di Alta Formazione in “Scienze Criminologiche per la sicurezza urbana”, conseguito nel 2011 presso l’Università Internazionale di Scienze della sicurezza e difesa sociale, in seguito diventa Security Manager, il professionista della sicurezza aziendale laureandosi all’Università di Roma Nicolò Cusano con 110 e lode; la tesi fa riferimento alla propria esperienza di organizzazione della sicurezza per eventi internazionali. “Lavoriamo sempre con passione e competenza, cercando di trasmettere ai clienti questo nostro slancio, questo entusiasmo nel fare bene. Un esempio di “fidelizzazione” viene dal successo dei servizi di Portierato fiduciario, che va dalla custodia delle strutture, all’accoglienza e assistenza dei clienti dell’azienda che ci ha contattato, fino al servizio di receptionist con ragazze formate e qualificate.” Cosa servirebbe per qualificare ancora di più i servizi? La parola quasi magica è sempre la stessa: collaborare. “Ritengo che si possa e si debba avere un rapporto di confronto sulle problematiche del territo-

rio in cui viviamo con le forze dell’ordine. In modo da scambiarci conoscenze, impressioni, informazioni. A Ravenna – riconosce Sergio Bottaro – gli organi di controllo sono molto attenti e competenti; questo grazie a una serie di funzionari davvero preparati, in grado di affrontare tempestivamente ogni genere di difficoltà. Sarebbe bello avere un rapporto che superasse il livello della estemporaneità e diventasse quasi quotidiano, per il bene di tutti. Oggi, vale la pena ripeterlo, vogliamo e dobbia-

mo dare un’immagine seria e professionale. Molti ragazzi che lavorano con noi parlano due lingue, tutti sono in regola e seguono i corsi di aggiornamento; ogni dettaglio, anche amministrativo, è seguito con minuzia. In questo devo ringraziare Valeria, davvero insostituibile e impagabile.” Un auspicio? “Vorrei parlare con i giovani d’oggi e vorrei che imparassero a divertirsi nel rispetto di regole elementari, per passare splendide serate senza scivolare nell’esaltazione degli eccessi.”

Ravenna - Via Calamandrei, 30 - Tel e Fax: 0544.1825987 Mob. 335.6640504 - Mob. 346.0641205 safe@safeandsoundcompany.com www.safeandsoundcompany.com IN MAGAZINE

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RAPPARE

Micro

VARIAZIONI LANFRANCO VICARI, IN ARTE MODER, TORNA SULLE SCENE CON 8 DICEMBRE, UN ALBUM MOLTO CONCETTUALE DAL SAPORE OLD SCHOOL, CON LE ILLUSTRAZIONI DI MATTEO BISERNA. di Alessandro Bucci / ph Massimo Fiorentini

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Attivo da quasi tre lustri nel mondo culturale e musicale, il ravennate Lanfranco Vicari, classe 1983, ha alle spalle un percorso artistico e personale molto particolare, che lo ha contraddistinto a livello locale e lo ha posto sulla cartina geografica hip hop internazionale. 8 Dicembre, disco uscito nel 2016 per Glory Hole Records (Irma Records edizioni), registrato e prodotto ai sempreverdi Duna Studio, si pone come primo vero e proprio album solista d’esordio per Moder: un lavoro omogeneo che racconta la storia di un ragazzo sempre in prima linea e molto attivo nel sociale, con una marea di cose da dire e da fare. Iniziamo parlando della tua ultima fatica, 8 dicembre. “Il disco è iniziato concettualmente con la stesura del brano Mauro e Tiziana, dopodiché ho effettuato una scrematura tra i tanti pezzi che avevo in cantiere. Attraverso il mio rap ho sempre cercato di creare una sorta di equilibrio tra forma e contenuto. Per 8 dicembre ho scelto i pezzi che meglio rappresentano questo stile. In generale, sono partito dai beat e poi ho stravolto le musiche a seconda del pezzo, facendo un lavoro di micro variazioni continue e ricerca negli arrangiamenti con Andrea Scardovi, mirando ad un sound più suonato e maturo. L’album si compone di due capitoli ideologici e non per forza temporanei, ben concatenati, divisi dal brano 8 dicembre che funge da spartiacque.” Cosa puoi dirci del videoclip realizzato per il brano Mauro e Tiziana? “Il video è stato girato da Nicola Corradino e da due giovanissimi ragazzi del suo staff nell’arco di dodici ore, impiegando tecnologie moderne. L’idea è partita da me e, siccome il brano parla molto del sottoscritto, erano necessari spazi legati alla mia vita. Ho fatto dunque ricerche tra Ravenna e

Provincia (esplorando molto bene il porto) sino ad arrivare a Cesena. Le saline di Cervia rappresentano la mia infanzia, poi si vede la mia casa, Lido Adriano dove porto avanti importanti laboratori con il Cisim e la macchina, una parte di me indispensabile dal momento che mi muovo continuamente.” Sei sempre stato molto attivo anche a livello teatrale, con tanti laboratori. Quanto è importante questa dimensione per te? “Molto. Mi ha sempre permesso di alimentare la mia curiosità e di sperimentare ulteriormente. Un luogo dove vado a ‘sporcarmi’ le mani e dove ho sviluppato la ferocia, soprattutto nei miei confron-

“NEL VIDEO DEL BRANO MAURIZIO E TIZIANA SI VEDONO LE SALINE DI CERVIA, CHE RAPPRESENTANO LA MIA INFANZIA, LA MIA CASA, LIDO ADRIANO DOVE PORTO AVANTI IMPORTANTI LABORATORI CON IL CISIM E LA MACCHINA, UNA PARTE DI ME INDISPENSABILE.”

ti. Risultati che si ottengono con tantissimo lavoro. La dimensione teatrale ti abitua inoltre a sviluppare uno sguardo esterno molto importante e a trovare il senso della misura.” Ai brani dell’album hai associato opere dell’illustratore Matteo Biserna. Sei soddisfatto del risultato? “Decisamente! Un’idea nata con qualche incertezza, ma che invece si è rivelata vincente. La nostra sfida è che l’album si dimostri longevo e che magari, chissà, possa anche essere scoperto a distanza di tempo dalla sua uscita.” IN MAGAZINE

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LA MAGIA DELL’ABITO SARTORIALE UNA PASSIONE CHE PARTE DA LONTANO

L’ESPERIENZA È IL VERO SEGRETO PER UN ABITO MODELLATO SUL CORPO. LA SARTA, BOTTEGA ARTIGIANA D’ALTA SARTORIA A RAVENNA, FA PRENDERE VITA ALLE VOSTRE IDEE.

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“L’abito è vivo e solamente indossandolo, lo si apprezzerà, fino a sentirlo proprio!”. Con queste parole, che trasudano amore e dedizione per un mestiere antico, Maria Concepita Carrozzo – titolare de La Sarta. Sartoria da donna e uomo in via San Mama 164 a Ravenna – descrive la magia che si riproduce ogni qualvolta un suo abito passa dalle sue mani a quelle del cliente che non vede l’ora di portarlo. La sua passione per ago e filo parte da molto lontano, per la precisione da quando ad appena sei anni si divertiva ad attaccare tre bottoni in ogni angolo dei tovaglioli. “Terminate le elementari – racconta - dissi ai miei genitori che volevo andare in sartoria, ma mio padre era contrario. Come dargli torto… in famiglia eravamo sei figli ed i soldi non abbondavano. Alla fine però la mia costanza lo convince. Così a undici anni ho

completato il primo corso ed a quattordici il secondo. Dopo aver conseguito l’attestato, ho cominciato a cucire in casa con la mia prima macchina Singer. Facevo di tutto, dagli occhielli per materassi agli orli, alle piccole riparazioni; tutti venivano da me.” La vita scorre veloce per Maria che a soli 17 anni si sposa. Poi, per circa sei anni, lavora in una sartoria dove cuce i pantaloni di Yves Saint Laurent. Per un po’ di tempo, a causa dei crescenti impegni familiari, si orienta verso il classico posto fisso, ma pur sempre continuando a cucire in casa. Aiutata dalla cugina magliaia, continua a fare vestiti per tutti. Il 1996 è un anno di svolta in quanto Maria Carrozzo lascia la Puglia, sua terra natia, alla volta di Ravenna, dove comincia a lavorare in una sartoria di alta moda fino al 2009, cucendo per Chanel e altri prestigiosi marchi. Un’e-

IN QUESTE PAGINE, MARIA CONCEPITA CARROZZO ALL’INTERNO DELLA SUA SARTORIA.


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LA SARTORIA È UN GRANDE LAVORO ARTIGIANALE, CIÒ CHE DA SEMPRE ARRICCHISCE L’ITALIA MA DI CUI A VOLTE CI DIMENTICHIAMO. TUTTO È PARTITO NELLE BOTTEGHE FIORENTINE DEI VARI GIOTTO, CIMABUE, DIVERSI SECOLI FA, MA CHE ANCORA OGGI CI CONTRADDISTINGUE NEL MONDO.”

sperienza molto significativa che le ha dato i giusti stimoli per aprire un negozio tutto suo nel 2011. Ha cominciato a farsi conoscere per le impeccabili riparazioni e per i meravigliosi costumi per la ginnastica artistica e ritmica, ma anche per i tutù di danza, così come per le creazioni su misura da donna e – di recente – anche da uomo. Al riguardo, ha completato la sua formazione lavorando al fianco del noto maestro Mariangelo Zaramella, sarto dal 1948 e conosciutissimo ad Abano Terme anche per il suo aspetto elegante e caratterizzato da bianchi e lunghi barba e capelli. “Da una decina d’anni andavo in Veneto – ci tiene a precisare Maria Carrozzo – e mi sono innamorata della sartoria maschile, che è completamente diversa da quella femminile. Non avrei mai pensato, quando ho cominciato, che un giorno mi sarei cimentata nella costruzione di una giacca o di un capospalla, ma la mia venerazione per questo lavoro è così immensa che vorrei oltrepassare qualsiasi limite.” Quali sono le differenze tra l’alta sartoria maschile e femminile? «Per l’uomo – spiega il maestro Mariangelo -, conta certamente aver fatto

uno buona scuola di taglio, ma anche la capacità di far provare un abito in modo tale da riuscire a migliorare o nascondere i difetti anatomici della persona. L’abito va modellato sul corpo, questo è il segreto principale. Appena è finito, non va mai perfettamente , va bene dopo che il soggetto l’ha portato e lo ‘amalgama’ al suo corpo. Quando è da buttare, è praticamente impeccabile». “Nell’alta sartoria femminile – dice Maria Carrozzo -, bisogna essere armati di grande fantasia. Partendo da un determinato modello, è importante capire come formarlo e poi portarlo. Eseguo sempre il taglio guardando la persona, poi lo modello su di lei durante le prove. Mi capita spesso di cucire qualcosa su di me, che poi indosso e non mi piace, ma in un secondo momento mi fa scattare il colpo di fulmine. L’abito è vivo, bisogna farlo vivere su se stessi.” Che si stia realizzato un vestito per uomo o per donna, fondamentale è il rapporto di fiducia che si viene a creare tra il sarto e la persona.

In genere, chi ama l’alta sartoria è sempre molto esigente, e la cosiddetta ‘prima entrata’ è sempre la più difficile, perché è quella in cui si stabilisce il feeling. “Per fare questo lavoro – condividono il maestro Mariangelo e Maria Carrozzo – bisogna essere un po’ psicologi. La prima domanda che facciamo sempre al cliente quando ci chiedono un abito è: cosa deve farci? C’è chi resta stupito, ma è il solo modo di capire quale tessuto consigliare e come regolarci. Capita spesso che, alla prima prova, il vestito non sia per nulla in linea con le proprie aspettative, ma che poi prenda forma man mano che si procede con le modifiche personalizzate. Ci vuole pazienza, ma il risultato finale è sempre soddisfacente. La sartoria è un grande lavoro artigianale, ciò che da sempre arricchisce l’Italia ma di cui a volte ci dimentichiamo. Tutto è partito nelle botteghe fiorentine dei vari Giotto, Cimabue, diversi secoli fa, ma che ancora oggi ci contraddistingue nel mondo.”

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ILLUSTRARE

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COMICS LA LUNGA GAVETTA, L’INCONTRO COL GRANDE HUGO PRATT, DIABOLIK, TEX E LA RIVISTA DELL’AERONAUTICA. POI LA SCELTA DI ESSERE INDIPENDENTE: INCONTRIAMO IL FUMETTISTA LUGHESE STEFANO BABINI. di Nevio Galeati

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Quando, di passaggio, dice “Mi avevano chiesto di realizzare le nuove avventure di Corto Maltese, ma ho rifiutato: ho troppo rispetto per il maestro Hugo Pratt per pensare di poter dare seguito a quel personaggio,” si resta davvero senza parole. Ma Stefano Babini, lughese, vincitore del 16° Romics d’Oro come miglior disegnatore, è fatto così. Rispettoso e indipendente, ironico e cortese. “L’obiettivo, oggi, è fare quello che mi piace ed è per questo che sono diventato editore e promotore di me stesso”. Stefano Babini ha scelto altri percorsi, anche se in molti lo ritenevano il giusto successore di Pratt. Adesso lavora all’edizione 2018 di Tex a colori, ultimo fumetto mainstream che ha intenzione di disegnare. “Ho accolto volentieri la richiesta di Mauro Boselli (uno fra gli sceneggiatori ufficiali di Tex, n.d.a.), ma non voglio più legarmi a personaggi creati da altri.” D’altra parte Babini è arrivato ai successi di oggi dopo una lunga gavetta iniziata quando aveva 17 anni, frequentava ancora l’Istituto d’arte per il mosaico di Ravenna e, marinando la scuola, è andato a Milano, proprio alla Bonelli, per far vedere i propri lavori e proporsi come disegnatore. “Mi rimbalzarono da Luigi Corteggio, grande direttore artistico della casa editrice, che però mi ritenne troppo giovane.” Questo non ha impedito a Stefano di iniziare il proprio percorso, lavorando come inchiostratore e disegnatore di testate dei fumetti neri ed erotici. Poi ci fu l’incontro, arrivato davvero per caso, con Hugo Pratt: “Carlo Lucarelli, che è un caro amico da sempre, aveva allestito una mostra di mie illustrazioni a Mordano e all’inaugurazione si presentò un uomo elegante e cortese. Scoprimmo che era una specie di factotum di Pratt. Così, smontai dal muro quattro disegni e glieli diedi per farli vedere al maestro. Qualche giorno dopo mi chiamò Hugo Pratt dicendo di volermi incontrare.”

Stefano Babini poi entra a far parte stabilmente dello staff di Diabolik, lavora per la rivista dell’Aeronautica e crea il personaggio dell’aviatore Attilio Blasi. E sempre di più sceglie l’indipendenza: “Fare fumetti è straordinario, illustrare e disegnare è magnifico, ma ci sono editori, anche blasonati, che vogliono il lavoro e non pagano, nonostante distribuiscano

“MI CHIAMÒ HUGO PRATT DICENDO DI VOLERMI INCONTRARE. ARRIVATO A MESTRE QUASI ALL’ALBA, C’ERA AD ASPETTARMI IL SUO FACTOTUM CHE MI PORTÒ IN AUTO A LOSANNA, DOVE VENNI OSPITATO PER QUALCHE GIORNO.”

con successo le mie opere. Così ho creato una casa editrice, Dark Crow, per far conoscere il mio nuovo personaggio, Lord Caine, gentiluomo di fortuna che ha il volto di David Bowie”. Il portfolio ha grande successo, prima di tutto in Francia, poi anche in Italia. “Adesso voglio lavorare così, con amici artisti e senza costrizioni di distributori o editori deludenti. Senza pormi limiti”. E, sperimentando altri percorsi, il 20 marzo sarà alla rassegna Pazzi di jazz di Ravenna, dove improvviserà graficamente dal vivo le interpretazioni musicali di Paolo Fresu, in onore di Dizzy Gillespie. IN MAGAZINE

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DIPINGERE

Dalla terra

AL CIELO

IN COLLISIONE CON LA CULTURA DOMINANTE E CON L’ESIGENZA DI SPIEGARE TUTTO CON SCIENZA E TECNOLOGIA, MAURO FRAGORZI CERCA NELLA SUA PITTURA L’INDEFINIBILE CHE SI CELA DIETRO LE APPARENZE.

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di Aldo Savini / ph Lidia Bagnara

La vicenda artistica di Mauro Fragorzi parte dalla formazione all’Istituto d’Arte per il Mosaico e all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Ha trovato poi fonte di ispirazione nella passione per le pratiche esoteriche, la divinazione magica dei tarocchi, il simbolismo rituale e tribale, le filosofie orientali e il mistero su cui si fondano le religioni ed, infine, un ruolo determinante l’ha avuto il vissuto personale, con le contraddizioni che inevitabilmente la vita porta con sé. Pertanto, appare evidente

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il suo porsi in collisione con la cultura dominante del mondo occidentale. Per Fragorzi c’è qualcosa di sfuggente e razionalmente indefinito che dà senso e valore alla vita, che si cela dietro le apparenze e che va inseguito per far sì che si riveli nella forma del simbolo al fine di essere interpretato. Nelle sue opere pittoriche, l’effetto tenebroso, reso dal bitume e più recentemente dalla ruggine, come un’ombra oscurante dove la luce proviene da un occhio spento che si intravede in fondo ad un vortice, crea una dimensione visi-

va di incertezza, spaesamento e casualità da cui emergono figure indefinite che sembrano uscite dal palcoscenico della coscienza. Il ricorso a supporti già utilizzati per altre funzioni, recuperati per caso e quindi portatori di un passato di abbandono e di rimozione, accentua la carica emozionale dell’immagine. È ricorrente la presenza di una figura dall’aspetto inquietante dalla cui bocca sgorga un liquido che si va a depositare a terra per fecondarla, generando la vita e prospettando il superamento della distinzione tra bene e male. Altre figure, apparizioni evanescenti e allungate, pur nella loro immobilità si protendono verso l’alto in segno di congiunzione tra la terra, dove stanno le radici, in atto quindi di aspirare ad un’elevazione spirituale senza negare la terrestrità. Fragorzi con assoluta convinzione afferma che “le gambe sono il nostro collegamento con il terreno e il loro allungamento è la rappresentazione della nostra crescita, della voglia di arrivare in alto, dell’andare oltre i limiti che conosciamo per poterci poi un giorno liberare delle nostre sovrastrutture. Nasciamo dalla terra per staccarci dalla terra”.


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ph©Lucia Baldini

AL TEATRO RASI ENTER: IL FESTIVAL DEGLI “IMPERDONABILI”

ENTER, PROGETTO INEDITO DI ERMANNA MONTANARI, PRESENTA OPERE, DIALOGHI E PERFORMANCE ALL’INSEGNA DELLA BELLEZZA. UNA CHIAMATA ALL’ARTE E AGLI ARTISTI IN FORMA DI FESTIVAL.

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Con ENTER – “chiamata agli artisti in forma di festival” – Ermanna Montanari apre domande intorno al concetto degli “imperdonabili”, rivolgendo l’invito a “quelle figure che agli occhi dei contemporanei sappiano sopportare e donare alla mente la bellezza e la perfezione in un’epoca in cui sono crocifisse”. Ispirandosi a Cristina Campo, l’attrice – che torna a praticare l’esperienza della direzione artistica dopo quella di Santarcangelo 41, nel 2011 (qui in collaborazione con Silvia Pagliano e Cristina Ventrucci) –, guarda a quei percorsi che segnano passi senza ritorno nel teatro, nella danza, nella performance e nel cinema. Sono nove giornate – dall’1 al 9 aprile – nel corso delle quali artisti, filosofi, teologi, critici intrecceranno le proprie visioni presentando opere, esercitando il dialogo, conducendo

seminari, pubblicando segni, in un grande respiro dalla doppia tensione: da una parte uno scavo nello spazio interiore della ricerca poetica, dall’altra l’ascolto di un bisogno sempre più pulsante, quello della relazione diretta tra i mondi. La drammaturga e regista Lucia Calamaro presenta al Teatro Rasi l’1 aprile alle 20 La vita ferma, un ritratto caustico, ironico, psichico sul rapporto con la memoria e la sua tragica inconsistenza (l’artista condurrà anche un seminario di drammaturgia che culminerà in una lettura pubblica di un suo testo inedito il 4 alle 18 al Rasi). Mimmo Borrelli è attore e autore di Napucalisse, monologo-invettiva-preghiera che conduce, col corpo e la parola, nelle viscere di un’umanità dolente e arrabbiata – come quella partenopea – destinata a esplodere: al Rasi

il 2 aprile alle 21. Yuri Ancarani presenta in esclusiva per Ravenna – nella Sala 1 del CinemaCity Multiplex il 6 aprile alle 20.30 – la sua ultima opera, reduce dal Festival di Locarno, The Challenge: lungometraggio girato nel deserto arabo, dove la pratica della falconeria consuma un rito ancestrale e distorto, in una sorta di sfida al cielo (lo presenta, insieme all’autore, il critico e produttore cinematografico Marco Müller). La giovane formazione Dewey Dell si cala nella vertigine del tempo per esplorare il mistero custodito nella grotta di Chauvet e dialogare – attraverso il linguaggio della danza, in Sleep Technique – con i segni che la abitano da trentaseimila anni: 5 aprile alle 21 al Rasi. E saranno Luigi De Angelis e Emanuele Wiltsch Barberio a inaugurare letteralmente col fuoco le giornate


di ENTER, con la loro performance [ante] Lumen, invito rituale alla festa che intreccia, di fronte a una soglia infuocata, materiali sonori divinatori, tra archivi lontani e presente: sabato 1 aprile alle 19, di fronte al Teatro Rasi. ENTER si compone inoltre dei Parlamenti d’aprile, seminari al Rasi, e non solo, con filosofi e teologi come Giuseppe Fornari, Giovanni Gardini e Gianni Vacchelli – Sulla bellezza, il 5 aprile alle 16 – e con artisti del disegno e della narrazione come Andrea Bajani, Igort, Leila Marzocchi, Davide Reviati – Sul narrare, 6 aprile alle 16. “ENTER è una richiesta di accesso a luoghi segreti, a un interiore che si avvicini per fragilità alle pareti dell’intestino, l’ENTERON greco, il dentro. Dentro cosa? Dentro le parti cave dove si annidano visioni imperdonabili. Ed è la scia di questa parola sdrucciola ad aver iniziato a tessere la chiamata agli artisti che con generosa adesione si sposteranno fin qui per manifestare, in un giorno solo, i loro lavori, nella chiesa di Santa Chiara, teatro in cui operiamo. Imperdonabili sono tutti gli artisti, coloro che si piegano al suono di una febbre che li avvampa e di cui percepiamo la sottile bellezza. Sono quegli artisti che hanno

ph©John Nguyen

UNA RINNOVATA ENERGIA ARTISTICA IRROMPE AL TEATRO RASI E IN ALTRI SPAZI DELLA CITTÀ DI RAVENNA CON UN PROGETTO INEDITO A CURA DI ERMANNA MONTANARI. CON OPERE DI: LUIGI DE ANGELIS E EMANUELE WILTSCH BARBERIO, LUCIA CALAMARO, MIMMO BORRELLI, DEWEY DELL, YURI ANCARANI.

ph©Yuri Ancarani

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deciso, con faticosa gioiosità, di stare ai margini del sistema convenzionale della moda corrente. Gli artisti presenti in questa prima edizione di ENTER propongono poetiche molto diverse tra loro, una specificità propria di ognuno, come se non potessero avere seguito se non loro stessi nell’inconfondibile segno che sono”. Completa ENTER una sezione dedicata alla Festa di Doppiozero, rivista culturale web diretta da Marco Belpoliti (scrittore e critico letterario, collaboratore delle pagine culturali di Repubblica). Saranno

ospiti della Festa di Doppiozero: la scrittrice Simona Vinci, la pittrice Margherita Manzelli, i videoartisti Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi, il musicista e scrittore Giovanni Lindo Ferretti, gli artisti visivi Luca Santiago Mora e Paolo Gioli, l’illustratrice Giovanna Durì e il musicista Umberto Fiori, in dialogo con i critici Pietro Barbetta, Anna Stefi, Annalisa Sacchi, Nicole Janigro, Luigi Grazioli, Elio Grazioli, Roberto Gilodi e lo stesso Belpoliti. Danilo Montanari Editore ospiterà, presso il suo studio, la mostra fotografica di Antonino Costa Passaggi irregolari.

ENTER CHIAMATA AGLI ARTISTI IN FORMA DI FESTIVAL 1 - 9 aprile 2017 - Ravenna per informazioni: Ravenna Teatro tel. 0544 36239 - ravennateatro.com IN MAGAZINE

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CREARE

L’arte che

SI TOCCA ALLA SCOPERTA DELLA FINE ARTE DELL’ARAZZO E DEL CUCITO DELLA RIOLESE MARTA PEDERZOLI, UN PURO TALENTO ROMAGNOLO CHE HA INCONTRATO QUELLO DI PABLO ECHAURREN.

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Come la pittura di Pablo Echaurren, un’esplosione di tinte accese, un f lusso energico schietto, un vivido e colorato ordine, una creazione potente e un gusto miratissimo per gli abbinamenti e le forme: questa è la prima impressione del lavoro di Marta Pederzoli, maestra nell’arte degli arazzi, e talento oramai non più tanto nascosto, visto che anche Massimo Giletti ha visitato recentemente il suo laboratorio a Riolo Terme. Marta non è abituata all’attenzione, ai riconoscimenti, per lei è “tutto una sorpresa”: “La mia è una storia lunga. Ho iniziato da ragazzina nei primi anni ‘60. Non volevo andare a scuola ma avevo la passione per il cucito e sono diventata sarta. Poi sono passata agli arazzi: i miei lavori sono tattili, devono essere toccati oltre che visti”. Non stupisce che questa bella signora romagnola ed Echaurren, di origini cilene e romano d’adozione, si siano trovati ed abbiano iniziato una proficua e fantasiosa collaborazione: ben 70 opere assieme e una bella amicizia. “Lo conosco dal 1999. Io prima cucivo vestiti, ma non mi piaceva. Mi piacevano le cose di fantasia.

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di Erika Baldini / ph Lidia Bagnara

Ho cominciato così ad occuparmi dei costumi per il palio del Niballo a Faenza. Il Comune ordinò lo stendardo del palio a Pablo, che collaborava con la Bottega di ceramica Gatti, e io avevo disegnato il bozzetto. Poi ero riuscita a fargli avere un piccolo drappo. Pablo mi chiamò: era rimasto colpito dall’arazzo. Venne nel mio laboratorio con Davide Servadei, della Bottega Gatti, e abbiamo così iniziato a lavorare subito per una mostra a Roma. Da allora abbiamo collaborato a esposizioni con quadri e tarsie”. Marta è innamorata del suo lavoro, lavora anche di notte e accumula progetti e manufatti nel suo atelier, sotto

lo sguardo benevolo del marito. Per fortuna per noi però ci sono le mostre. Alcuni dei suoi arazzi e delle sue stoffe cucite sono esposti a Faenza, al Museo del Territorio, al Museo Bendandi e al Ridotto del Teatro Masini. “Io prendo le stoffe ai mercatini, quelli dell’usato. Pablo mi dice di scegliere quelle che voglio, perché vede che ho il senso del colore, il buon gusto. Più sono strane e più mi piacciono. Le trovo già fatte, trovo i vestiti... e più sono particolari più li devo avere. Poi li strappo, li taglio e compongo. Ho tutto in testa, creo il disegno, compongo, unisco le tessere. L’ispirazione mi viene dalla stoffa.”


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