Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 20/12/2000 n. 34- EURO 3,00.
R I M I N I
MELETTI
Francesca
TRA CREATIVITÀ E RIGORE
CIOCCOLATO / Mangiare da dio MASSIMO FRANCHINI / L’umiltà del lusso MUSEO PART / Maglio creativo
N° 3 OTTOBRE/NOVEMBRE 2020
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EDITORIALE
SOMMARIO
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Nuov a s t a g ione , nuovo giro di giostra. Rimini non si ferma e si dimostra non solo resiliente ma sempre più intraprendente. La copertina di questo numero è dedicata a Francesca Meletti, store ed e-commerce manager delle boutique Gaudenzi, che ci racconta il suo percorso di vita e professionale all’interno dell’azienda di famiglia. Poi parliamo del cibo degli dei, il cioccolato, con Patrizia Staccoli, Sonia Balacchi, Francesco Tommasini, Cinzia e Andrea Succi, Claudio Castiglioni ed Enzo Tagliaferri. Dopo un approfondimento sul mondo della ristorazione in compagnia di Gianpaolo Raschi e Rita Leardini, passiamo al mondo della carta da parati con Cristina Zanni, Massimiliano Pambianco e Silvia Raggini. Abbiamo incontrato inoltre Massimo Franchiini, Tiziana e Paolo Terenzi, Gianluca Spadoni, Marco Montemaggi, Enea Bastianini e Mario Sapigna. Andrea Masotti
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ESSERE
Francesca Meletti
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DEGUSTARE
Mangiare da dio
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INTRAPRENDERE
Ripartiamo dalla gola
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ARREDARE
Muri di carta
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Marco Montemaggi
Massimo Franchini
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GAREGGIARE
PERCEPIRE
Enea Bastianini
Tiziana e Paolo Terenzi
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DIRETTORE RESPONSABILE: Andrea Masotti REDAZIONE CENTRALE: Clarissa Costa, Gianluca Gatta, Beatrice Loddo COORDINAMENTO DI REDAZIONE: Irena Coso ARTWORK: Lisa Tagliaferri IMPAGINAZIONE: Francesca Fantini UFFICIO COMMERCIALE: Gianluca Braga, Irena Coso STAMPA: La Pieve Poligrafica Villa Verucchio (RN) ANNO XX - N. 3 Chiuso per la stampa il 7/10/2020 Collaboratori: Lea Baccarini, Stefano Bonini, Dolores Carnemolla, Arianna Denicolò, Beatrice Loddo, Lucia Lombardi, Giorgio Pereci, Gianmaria Rosati, Antonella Zaghini. Fotografi: Andrea Bonavita, Giorgio Salvatori, Antonella Zaghini.
In ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento UE 2016/679 (GDPR) sulla privacy, se non vuoi più ricevere questa rivista in formato elettronico e/o cartaceo puoi chiedere la cancellazione del tuo nominativo dal nostro database scrivendo a privacy@inmagazine.it
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ESSERE
Tra creatività
E RIGORE
INCONTRIAMO FRANCESCA MELETTI, STORE ED E-COMMERCE MANAGER DELLE BOUTIQUE GAUDENZI, CHE ATTRAVERSO L’ATTIVITÀ ONLINE RIESCE A SPERIMENTARE NUOVE MODALITÀ DI INTERAZIONE CON IL PUBBLICO. di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori
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L’aspetto da eterna ragazza che la caratterizza potrebbe trarre in inganno, poiché in lei convivono rigore, semplicità, determinazione, fascinazione per la creatività, piglio assertivo e, al contempo, quel certo non so che di bohémien, che la fa essere in parte una disordinata, tranne che per il guardaroba, maniacalmente sistemato anche per il marito, e quello spirito libero da velista che ne svela l’indole competitiva. Stiamo parlando di Francesca Meletti, store manager delle cinque boutique di famiglia, le Gaudenzi. E ora anche e-commerce manager dello store online. L’ambiente della moda è parte del suo DNA: “Potrei dire di essere nata in boutique, poiché l’attività di famiglia nasce nel 1976: mia madre Giovanna aveva un piccolo negozio a Cattolica, poi ha ampliato l’attività, perciò per me entrarvi a farne parte è stato un percorso del tutto naturale. A 16 anni ho iniziato attivamente a dare una mano, poi ai tempi dell’università mi sono occupata di buyering. Ho studiato a Milano, in Bocconi, Econo-
mia Aziendale e fatto esperienza lavorativa presso una maison di moda negli Stati Uniti. Successivamente ho iniziato un percorso da commercialista ma in poco tempo ho realizzato che non faceva per me!” L’immaginazione, la creatività e la rapidità che caratterizzano le dinamiche del settore moda la affascinano. “Il fatto che ogni sei mesi tutto si rinnovi, non fermandosi mai, e che in poco tempo le regole del gioco cambino, per me è un irrinunciabile stimolo”. Da vera imprenditrice ha grande senso della realtà, fiuto e senso pratico. Il fatto di essersi già lanciata e strutturata nel mondo dell’e-commerce le ha permesso di traghettare ancora meglio le boutique Gaudenzi nel periodo cruciale della pandemia. “Il Covid ha cambiato tutto. Aver già approcciato il digital da sei anni ci ha permesso di districarci al meglio nel servizio della vendita online, potenziando ancora di più questo canale per lanciarci oltre i confini italiani”. In qualità di esperti buyer della moda, hanno una seIN MAGAZINE
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IN ALTO, FRANCESCA MELETTI E LA MADRE GIOVANNA GAUDENZI POSANO IN UNA DELLE CINQUE BOUTIQUE DI FAMIGLIA.
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lezione attenta di 280 marchi, tra “prime linee e brand più piccoli, da prezzi differenti. Inoltre ciò che distingue il nostro approccio è il servizio verso la clientela, confezionato sulla singola persona. E l’avere capi cool da tutto il mondo, comprendendo sia etichette quotate sia emergenti”. Un mix dirompente. Per Francesca, in tempi difficili come quelli che stiamo attraversando, potenziare il servizio alla clientela risulta basilare. Per questo ha messo in campo differenti soluzioni, assecondando le necessità, in un certo qual modo anticipandole, partendo dal prendere appuntamento e ricevere la merce direttamente a casa, ma anche introducendo i collegamenti live tramite smartphone per visionare i capi e la loro vestibilità comodamente a casa, grazie a personale dedicato alla scelta: “Abbiamo più di
“POTREI DIRE DI ESSERE NATA IN BOUTIQUE. L’ATTIVITÀ DI FAMIGLIA NASCE NEL 1976 E PER ME ENTRARVI A FARNE PARTE È STATO UN PERCORSO DEL TUTTO NATURALE. A 16 ANNI HO INIZIATO ATTIVAMENTE A DARE UNA MANO,” AFFERMA FRANCESCA.
30 dipendenti, preparati per far fronte a tutte queste peculiarità. In estate il numero del personale aumenta esponenzialmente, distribuito sulle nostre 5 boutique. Inoltre stiamo lavorando ad un nuovo opening per il 2021 in una città importante. Per il momento non posso aggiungere altro! Invece per quel che riguarda la logistica del nostro nuovo progetto
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di e-commerce, di cui mi occupo in prima persona con l’aiuto di valenti professionisti, per Web e spedizioni abbiamo costituito uno spazio dedicato di 2600 mq”. La moda, ovviamente, le piace da matti, anche per la possibilità che offre di valorizzare le persone. “Questo settore sa sdrammatizzare, giocare, e non prendersi troppo sul serio, ma spesso dai più non viene colto quanto lavoro vi sia a monte, dietro le quinte. Studi, pensieri, sacrifici, lavoro che assorbe totalmente. Un mondo prevalentemente al femminile, così come lo è la nostra azienda”. Una delle storiche maison che Francesca Meletti ama maggiormente è Yves Saint Laurent. Osservandola si può immaginare perché si senta in qualche modo rappresentata dal suo stile inconfondibile: “Amo vestirmi in monocolore, che sia nero o bianco. Il nero lo considero un colore schermo. Per ogni occasione ci vuole l’abbigliamento giusto – afferma – una tendenza che si sta purtroppo perdendo, ma
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che mi riporta alla mente i vecchi film di Hollywood, dove per ogni occasione si sfoggiava l’outfit giusto, scandendo così le ore della giornata. Non amo essere appariscente, ma più soft, neutra, essenziale. Mentre per le feste adoro le paillettes!” Come tante di noi, ha la fissa per un accessorio in particolare: “Osservo i particolari, mi soffermo molto sulle scarpe, perché raccontano molto del tipo di vita che le persone conducono”. Ma soprattutto per la camicia bianca, che nel suo vestiaire non manca mai, preferibilmente di seta, sia essa con le maniche lunghe o corte: “la considero la mia coperta di Linus!” Tra i suoi progetti personali, spicca quello di comunicare sempre più il brand di famiglia online. Creare i look per le persone tramite Web è più complicato e dietro c’è molto studio. Il sito e l’interazione con le chat, su smartphone diretto, instaurano un’interazione tra online e live risultando una vera sfida per il domani, un grande e innovativo
“LA MODA È UN SETTORE CHE SA SDRAMMATIZZARE, GIOCARE, E NON PRENDERSI TROPPO SUL SERIO, MA SPESSO DAI PIÙ NON VIENE COLTO QUANTO LAVORO VI SIA A MONTE, DIETRO LE QUINTE. STUDI, PENSIERI, SACRIFICI, LAVORO CHE ASSORBE TOTALMENTE.”
obiettivo per i prossimi 30 anni. Con la camera buyer della moda stanno inoltre sviluppando degli innovativi fashion match. Infatti, appare molto avvincente riuscire a fondere creatività, colori, tessuti, lavorazioni artigianali, per mezzo della tecnologia Web. I prossimi decenni si fanno stimolanti per chi sa stare sulla cresta dell’onda. Onde che lei domina anche col timone del suo Laser, piccola e sinuosa imbarcazione veloce, da regata, che le è stata regalata per i suoi primi 40 anni e con la quale ha gareggiato. Nel suo curriculum da velista può annoverare la Barcolana, affrontata con un’agguerrita squadra di Senigallia. “Il mare insegna il rispetto per la natura, perché non sai mai come si potrà comportare, così come il rispetto per le regole e verso gli altri, e per la massima dedizione che la vela richiede.” Una passione per la quale, se si sentiranno attratti, passerà ai figli, di sei e otto anni. La femmina è la più piccola e già nutre attrazione per le attività in acqua. “Sceglieranno quello che vorranno, ma ciò dovrà avvenire in maniera consapevole. Sto cercando di trasmettere loro il rispetto per gli altri e il valore della dedizione e dell’amore nei confronti delle cose che si abbracciano. Per questo cerco di motivare le nostre assenze da casa, portandoli con me, con noi, appena possibile, mostrandogli ciò che facciamo quando ci assentiamo, e loro ne sono sempre più affascinati e fieri”.
DEGUSTARE
Mangiare
DA DIO
IL CIOCCOLATO È IL RE DEI DOLCIUMI. NATO COME BEVANDA NELLE AMERICHE, È IL PROTAGONISTA DI OGNI PASTICCERIA. SI BEVE, SI MANGIA, SI GUSTA DA SOLO O COME FARCITURA… E CI RENDE ANCHE UN PO’ PIÙ FELICI. Testo e foto di Antonella Zaghini
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Nato in America Centrale come bevanda simile al tè e importato nel vecchio continente dopo la scoperta delle Americhe, il cioccolato nei secoli si è raffinato e, grazie al genio dei maestri pasticcieri, ha assunto le più svariate forme, consistenze e sapori. Per raccontarvi le ultime tendenze in fatto di cibo degli dèi abbiamo fatto un giro super goloso fra i laboratori artigianali e le pasticcerie del riminese. A Cattolica dici cioccolato e pensi subito alla pasticceria Staccoli. Tre generazioni di pasticcieri oggi rappresentate da Paolo Staccoli e dal figlio che lo affianca nell’attività di famiglia. “La passione per il cioccolato scoppia negli anni ’80, in un piccolo laboratorio artigianale”, racconta Patrizia, moglie di Paolo. Tradizione e innovazione sono le parole chiave di questa pasticceria che presenta delizie da mille e una notte. La gamma di praline annovera una cinquantina di gusti, “dai super classici come il pralinato alla nocciola – prosegue – alla variante al peperoncino, oppure barrette lavorate con le materie prime della nostra zona, come la pralina al dulce de leche e il sale di Cervia”. E questo non è che l’inizio, varcata la soglia è tutta una tentazione: la scarpetta e la borsetta in versione mordimi, così come la cravatta e la camicia maschile, perché il cioccolato non conosce genere e rende felici tutti. Questo autunno poi se vorrete regalare un anello potrete sceglierlo oltre che in oro e diamanti anche in versione cioccolato, ovviamente riposto in un’elegante scatola gioiello. Sulla scia della tradizione e dell’innovazione c’è la torta al Sangiovese in vasocottura, un cadeau perfetto da mettere in valigia che nulla ha da invidiare all’austriaca Sacher. In questa cake si combinano alla perfezione cioccolato, pere, cannella e una riduzione di Sangiovese di San Patrignano, sempre per valorizzare i prodotti della nostra bella
“LA PASSIONE PER IL CIOCCOLATO SCOPPIA NEGLI ANNI OTTANTA, IN UN PICCOLO LABORATORIO ARTIGIANALE”, RACCONTA PATRIZIA, MOGLIE DI PAOLO STACCOLI. TRADIZIONE E INNOVAZIONE SONO LE PAROLE CHIAVE DI QUESTA PASTICCERIA.
Regione. Ma in questa pasticceria, dove i bomboloni alla crema fanno sognare, i dolci della tradizione come il miacetto, la ciambella e lo strudel sono una certezza, le torte gelato e classiche si mangiano con gli occhi, le creme spalmabili sono travolgenti, si guarda sempre al futuro e, grazie alla nuovissima applicazione per cellulare Staccoli Caffè, la dolcezza te la portano fino al portone di casa: scegli, ordini e gusti. Ha sicuramente il cioccolato nel cuore Sonia Balacchi che con la torta Cassiopea (ben dodici
IN ALTO, PATRIZIA MOGLIE DI PAOLO STACCOLI (PASTICCERIA STACCOLI).
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HA SICURAMENTE IL CIOCCOLATO NEL CUORE SONIA BALACCHI CHE CON LA TORTA CASSIOPEA SI È PORTATA A CASA IL TITOLO DI PASTRY QUEEN. CORREVA L’ANNO 2012 E LEI È STATA LA PRIMA DONNA A RAGGIUNGERE UN COSÌ IMPORTANTE TRAGUARDO.
IN ALTO, SONIA BALACCHI, CHE HA VINTO IL TITOLO DI PASTRY QUEEN 2012. IN BASSO, FRANCESCO TOMMASINI (PASTICCERIA TOMMASINI).
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strati di cioccolato e l’innovazione di aver glassato oltre che l’esterno della torta, i suoi strati interni) si è portata a casa il titolo di Pastry Queen. Correva l’anno 2012 e lei è stata la prima donna a raggiungere un così importante traguardo. Eventi, feste, cerimonie di prestigio, meeting aziendali e creazioni personalizzate per celebrare momenti indimenticabili, la sua pasticceria dolce e salata ti conquista al primo morso. Ci acco-
glie nell’agriturismo La Graziosa, sulle colline di Rimini, con la torta Sospiro: cioccolato bianco alla frutta (al suo interno yuzo, un agrume orientale e frutto della passione) impreziosita da macaron e una serie di praline dagli accostamenti fantasiosi: pesto di pistacchio e fave di tonka; cremino al cocco, nocciole IGP e liquirizia; piramide con ganache al caffè keniano e sale di Cervia; marzapane, timo e miele. Da buona riminese il suo amore per
la cucina è nato nella cucina di famiglia. “Alla domenica – ricorda – facevo la ciambella con mio babbo e durante il giorno amavo stare in cucina con mia mamma, tant’è che, finito il liceo scientifico, ho fatto un corso di cucina, mi sono diplomata all’alberghiero e mi sono specializzata nella pasticceria. Il cioccolato è stato il mio primo amore. Lavorarlo mi rilassa. Era e resta la mia coccola preferita: una tazza di cioccolato fumante, aromatizzata da spezie e peperoncino.” “Nella lavorazione del cioccolato servono precisione, matematica, chimica” e tanta, tantissima, fantasia, cosa che non manca a Francesco Tommasini. A Riccione (e non solo) la sua pasticceria con laboratorio interno, dove si preparano deliziose creazioni di pasticceria moderna, biscotteria, mignon, pasticceria salata, e cioccolateria, è un punto di riferimento. Praline di cacao che si sciolgono in bocca e che mettono in luce la sua creatività: cioccolato e frutta, oppure con gli agrumi, ripieni golosi a base di tè come il cioccolatino tè, matcha e zenzero. Il cioccolato è diventato un ingrediente fondamentale dei suoi rinomati panettoni, unito ai lamponi semi-candititi di sua produzione. “Le materie
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prime nella mia ricerca fanno la differenza – spiega Tommasini – prediligo fin dove è possibile quelle di origine italiana. Nella frutta secca così come nelle farine siamo insuperabili”. Da provare assolutamente le sue profumate creme spalmabili con nocciole di Piemonte IGP. Infine se passate da queste parti e volete una dritta super cioccolatosa, provate la torta Black Emotion: cremoso al cioccolato fondente al 70%, amarene, mousse di nocciole e, ovviamente, glassa al cacao. A Santarcangelo esiste un posto dove il cornetto è un’opera d’arte: lavorato a mano, tagliato ancora con il coltello (niente
Pasticceria Garden, a Morciano di Romagna. Una storia di dolcezze nata una trentina di anni fa in un piccolissimo laboratorio artigianale dedicato alla produzione delle uova pasquali. In tre decenni, diversi sono stati i percorsi intrapresi: pasticceria, catering e ora, anticipa Claudio Castiglioni, anche una linea surgelata destinata al mercato estero. Per non sbagliare vi diciamo che il cestino croccante con mascarpone e frutta, insieme al bombolone con la crema sono imperdibili, così come le praline e la golosa torta foresta nera a base di cioccolato fondente, latte e gianduia.
IN BASSO, ANDREA SUCCI E LA MOGLIE CINZIA (PASTICCERIA SUCCI). SOTTO, CLAUDIO CASTIGLIONI ED ENZO TAGLIAFERRI (PASTICCERIA GARDEN).
stampi da grande produzione) e arrotolato con sapiente maestria da Andrea Succi. Ma siccome cioccolato dev’essere, ecco che prima di assaporarlo e accompagnarlo a un caldo cappuccino viene farcito con una deliziosa farcitura di cioccolato fondente al 70%, realizzata in casa. Anche la Pasticceria Succi di Santarcangelo rappresenta una saga tutta familiare. Il padre, nel secondo dopoguerra, apre il primo laboratorio e ora la tradizione è passata nelle mani del figlio Andrea, un vero talento per i lievitati, e della moglie Cinzia che invece si occupa di tutta la pasticceria fresca. L’ultima tappa del nostro tour all’insegna del cioccolato ci porta nel cuore della Valconca, nella 20
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INTRAPRENDERE
Ripartiamo
DALLA GOLA LA RISTORAZIONE GUIDA LA “RIPARTENZA”: NE PARLIAMO CON GIANPAOLO RASCHI, CHEF DELLO STELLATO GUIDO E PATRON DI AUGUSTA, E RITA LEARDINI, CO-FONDATRICE DI LEARDINI GROUP. di Stefano Bonini / ph Giorgio Salvatori
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“Il cibo è cosa che non si fa da soli. E la convivialità è l’esperienza più coinvolgente” Un baluardo della socializzazione e delle relazioni interpersonali. In era Covid da “sindrome della capanna” post lockdown i ristoranti hanno assunto anche un ruolo sociale. Quello economico gli appartiene da sempre. E proprio loro insieme al turismo, più in generale, hanno guidato la ripartenza (per parlare di ripresa è ancora troppo presto) del nostro territorio, in questo momento di grande difficoltà. La resilienza del settore ristorativo è evidente, i segnali di vivacità imprenditoriale non sono mancati, a dimostrazione non solo della solidità e della qualità dell’offerta, ma soprattutto a testimonianza della capacità dei ristoratori di comprendere le esigenze della domanda, coglierne i bisogni sfruttando la possibilità di dotarsi di nuovi dehors o di ampliare quelli esistenti, e reinterpretare così la propria offerta. Le modificate esigenze delle persone in fatto di spazio, di semplicità e genuinità, di autenticità hanno premiato le proposte ristorative solide e rassicuranti, riconosciute per qualità e tradizione. Al bando rischi e sorprese e proposte estemporanee, soprattutto in questo momento in cui per investire su nuovi progetti ristorativi non basta il coraggio, ci vogliono anche credibilità personale, capacità di racconto e un forte legame con il territorio per conquistare la fiducia dei clienti. Sono questi valori, uniti alla semplicità, alla base della proposta gastronomica di alcune nuove “avventure” ristorative che ci dimostrano, come anche in periodi complessi e complicati, la forza delle idee può andare oltre qualsiasi ostacolo. Così a Rimini i fratelli Raschi insieme allo chef Paolo Bissaro inaugurano in un suggestivo angolo del centro storico a due passi dal Teatro Galli Augusta, cucina e cicchetto, un luogo destrutturato dove gustare uno stuzzichino rompi digiuno o assaggiare qualcosa di gustoso, vero e locale
senza orari. O dove, eventualmente, tutto questo si può portare anche via. E poi Tommaso Della Motta, giovane imprenditore con precedenti esperienze nel settore alberghiero, ridà vita ad un luogo marginale com’era il Naviglio, sul porto canale, trasformandolo in GraDella, un informale chiosco bar&grill che propone solo panini d’autore. Oppure a Santarcangelo Da Oreste, dove quattro giovani soci Nicola, Giorgio, Alessandro e Lucia, ognuno con la propria competenza e passione, hanno rilanciato un locale storico della città clementina. Sono tre esempi diversi tra loro di come la pandemia e la paura del futuro generatasi con essa possono essere superate con idee e progetti vincenti. A questo proposito ci
“NOI CUOCHI E IMPRENDITORI DOBBIAMO ACQUISIRE LA CONSAPEVOLEZZA CHE IL TEMPO DELLA SUPERFICIALITÀ È FINITO. DOBBIAMO PUNTARE SULLA RICCHEZZA DEL NOSTRO TERRITORIO,” AFFERMA GIANPAOLO RASCHI, CHEF DELLO STELLATO GUIDO.
siamo confrontati con due protagonisti della ristorazione locale: uno è Gianpaolo Raschi, chef dello stellato Guido e patron di Augusta, l’altra è Rita Leardini, co-fondatrice con il fratello Vincenzo di Leardini Group, rinomata realtà attiva nel settore della ristorazione, del catering e dell’hotellerie. “Augusta – esordisce Gianpaolo Raschi – prende il nome dalla moglie di Guido. Per noi rappresenta una sorta di chiusura di un cerchio lungo tre generazioni. Con questo locale abbiamo cercato di creare una casa nella quale ogni ospite possa riconoscersi e ritrovare la cucina dei suoi (e dei nostri) ricordi.
IN APERTURA, I FRATELLI RASCHI INSIEME ALLO CHEF PAOLO BISSARRO, AL CENTRO. NELLA PAGINA SEGUENTE, RITA LEARDINI.
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Luna nella nostra tenuta Locanda I Girasoli che ci hanno regalato inaspettate soddisfazioni. E al di là dell’impegno su protocolli e regole anti-Covid, abbiamo puntato decisi sul valore aggiunto offerto dal nostro territorio in tavola, che venga dal mare o dalla terra. L’autenticità e la genuinità hanno pagato, il SettimoPiano è stato praticamente sold out da giugno fino a settembre, mentre per i PicNic abbiamo dovuto moltiplicare le serate. Per quanto riguarda la banchettistica invece possiamo solo sperare nella ripartenza di fiere, congressi e meeting quest’inverno. Anche
Augusta non vuole essere solo un ristorante, ma uno spazio eclettico, un po’ bottega e cicchetteria dove acquistare i prodotti di GuidoLab o consumare un aperitivo tra amici, in un giardino nel quale tra un piatto e un bicchiere saranno organizzati anche incontri d’arte e cultura”. A Gianpaolo, chef e imprenditore con una visione, chiediamo anche un parere sul futuro della ristorazione locale in questo difficile momento. “Credo che il futuro della nostra ristorazione dipenda solo in parte da questa situazione, temporanea e (speriamo) a breve scadenza. Più importante è che noi cuochi e imprenditori acquisiamo la consapevolezza che il tempo della normalità e della superficialità è finito. Dobbiamo puntare sulla ricchezza e la bellez-
za del nostro territorio, valorizzarlo con umiltà, conoscenza, curiosità, ricerca e sacrificio… anche in cucina. È basilare proporre una ristorazione che sia confortevole, rassicurante, solida e coerente con il progetto e il suo contenuto. Questo vuole essere Augusta. Dobbiamo opporci all’improvvisazione dilagante, riscoprendo i nostri fondamentali enogastronomici e cessando la ricerca di effetti speciali e fuochi d’artificio a tutti i costi”. Con Rita Leardini tocchiamo anche il delicato tema legato agli eventi e ai meeting, pressoché scomparsi causa Covid. “Per questo motivo anche noi – ci racconta Rita – ci siamo concentrati sul SettimoPiano, il ristorante à la carte sul rooftop dell’Hotel Lungomare, e sui Picnic al Chiar di
“AL DI LÀ DELL’IMPEGNO SU PROTOCOLLI E REGOLE ANTI-COVID, ABBIAMO PUNTATO DECISI SUL VALORE AGGIUNTO OFFERTO DAL NOSTRO TERRITORIO IN TAVOLA, CHE VENGA DAL MARE O DALLA TERRA,” AFFERMA RITA LEARDINI.
in questo caso saremo pronti ad interpretare il cambiamento e a soddisfare al meglio i nostri clienti e le loro rinnovate esigenze”. E non dimentichiamoci quanto sostiene Arrigo Cipriani: “La ristorazione italiana vuol dire accoglienza e buon cibo. Ha bisogno di affetto e di libertà”.
ARREDARE
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D’AUTORE DA ELEMENTO D’ARREDO DIMENTICATO IN FONDO A UN CASSETTO A PROTAGONISTA DELL’INTERIOR DESIGN. LA CARTA DA PARATI STA VIVENDO UNA SECONDA GIOVINEZZA.
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testo e foto di Antonella Zaghini
Colorata, versatile, veloce da applicare (e rimuovere). Parliamo della carta da parati che, dai luoghi canonici come la sala, lo studio, la camera da letto, conquista territori inesplorati come il bagno, la cucina e persino l’esterno della casa. Ne abbiamo parlato con tre professionisti del settore per farci raccontare pregi, tendenze e idee moda. Cristina Zanni con il colore ha un feeling unico. L’interior designer di Santarcangelo si muove con disinvoltura fra nuance coraggiose. Prova ne è il suo nuovo studio in zona Vecchia Fornace. In pochi mesi è passata dai colori densi e pieni del senape, del blu e del rosa antico, che definivano il suo precedente spazio, ai toni luminosi dell’azzurro cielo e del pesca scelti per il nuovo spazio lavorativo, dove ha creato un ambiente talmente particolare che sembra di essere in un film di Wes Anderson. “Il wallpaper a pattern – spiega – è un classico. Oggi la tendenza è la carta da parati paesaggistica. È come avere un dipinto in casa, un elemento di arredo che apre la parete, inducendo l’occhio ad andare oltre. Basta un punto ben studiato per dare nuo-
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va luce a tutta la stanza. Inoltre, trovo molto contemporaneo il suo uso in luoghi non convenzionali. Penso al bagno, alla cucina e a spazi di passaggio: in un vano scala possono nascere soluzioni meravigliose”. Abituati a partire dai mobili per arredare un ambiente, oggi il paradigma si ribalta. La carta da parati, i colori, la scelta dei materiali diventano la mappa per definire lo stile e l’atmosfera di un ambiente e, in seguito, per impostare le scelte dei componenti di arredo. E a proposito di questi ultimi, le novità per Cristina Zanni non finiscono qui. In autunno sarà presentato l’ultimo nato in casa Lalabonbon, brand dalla forte matrice francese di cui è direttrice creativa: dopo la sedia che ha dato inizio al progetto, è arrivato il tavolo, e adesso debutta il terzo elemento: lo sgabello. “È un progetto a cui tengo tantissimo,” conclude Zanni e guarda caso anche qui il colore ha un ruolo da protagonista. Altro grande fan della carta da parati e dei suoi usi non convenzionali è l’architetto riminese Massimiliano Pambianco. “Negli anni Ottanta e Novanta, la carta da parati era stata dimenticata. Conseguenza dell’uso pesante che se ne era fatto nel decennio precedente. La si metteva in tutta la casa, era oppressiva e, una volta che volevi rinfrescare le parete, staccarla era un’impresa”. Oggi è cambiato tutto. “La carta da parati è una scelta versatile. La matrice di questo decoro è estetica. Dona un look personale all’ambiente e grazie alla sua facilità di rimozione non si presenta come una scelta definitiva”. Inoltre nella versione vet, in abbinamento con il vetro e la resina, entra nelle cucine, nei bagni, senza perdere di qualità. “Personalmente mi piace usarla oltre che nell’arredo degli interni anche all’esterno per caratterizzare una porzione di facciata della casa, sotto un porticato o in veranda. I soggetti sono tantissimi e si può creare qualcosa di unico”. Fiorata, dai pattern maschili, es-
ABITUATI A PARTIRE DAI MOBILI PER ARREDARE UN AMBIENTE, OGGI IL PARADIGMA SI RIBALTA. LA CARTA DA PARATI, I COLORI, LA SCELTA DEI MATERIALI DIVENTANO LA MAPPA PER DEFINIRE LO STILE E L’ATMOSFERA DI UN AMBIENTE.
senziale, onirica, oppure di taglio scozzese come quella che definisce il suo studio in via Bertola, il fatto che i wallpaper siano diventati così di moda ha fatto sì che ne esista una produzione sterminata e scegliere quella perfetta per il proprio sentire non è facile: “O c’è una scelta d’istinto da parte del cliente, oppure è il professionista che prendendo spunto dall’ambiente e dalla sensibilità cromatica del committente trova la soluzione più adatta”. “Carta da parati e tende vestono la casa contemporanea”: non ha dubbi l’architetto Silvia Raggini di Raggini Tende per interni ed esterni, lungo la Superstrada per San Marino. “In questi ultimi anni l’arredamento è diventato
IN APERTURA, L’INTERIOR DESIGNER CRISTINA ZANNI. IN ALTO, L’ARCHITETTO MASSIMILIANO PAMBIANCO.
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IN ALTO, L’ARCHITETTO SILVIA RAGGINI DI RAGGINI TENDE.
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sempre più pulito ed essenziale”. Gli ambienti, che siano domestici o di lavoro, hanno assunto un’aria minimale. “In questo contesto le grafiche e le immagini della carta da parati sono le indiscusse protagoniste e disegnano intere pareti. Sono così eclettiche che spesso mi capita di proporle nelle ristrutturazioni lampo per coprire vecchie piastrelle senza doverle togliere. Basta una stuccata, l’applicazione di un wallpaper e la parete torna nuova. Lo stesso si può fare al pavimento, scegliendo carte adatte che non si rovinano al passaggio. In interventi più importanti invece, le nuove carte da parati imbottite possono diventare una colorata testata da letto”. Non ultimo, una carta ben azzeccata, in questo particolare momento storico in cui la casa è diventata anche un luogo di lavoro, può definire – a prova di chiamata Skype – l’angolo ufficio. “Creare un piccolo angolo studio in casa è
“SI PUÒ APPLICARE LA CARTA AL PAVIMENTO, SCEGLIENDO QUELLE ADATTE, CHE NON SI ROVINANO AL PASSAGGIO. IN INTERVENTI PIÙ IMPORTANTI INVECE, LE NUOVE CARTE DA PARATI IMBOTTITE POSSONO DIVENTARE UNA COLORATA TESTATA DA LETTO.”
un’esigenza che sta emergendo. La scelta del giusto wallpaper fa la differenza. Se una persona si occupa di vendite, il tono arancione è perfetto. Sconsiglierei il rosso, troppo aggressivo: i toni freddi e polverosi, come sappiamo, trasmettono tranquillità. Infine, da valutare le fantasie, indicate in caso di lavoro creativo e sconsigliate in altri casi, per evitare a chi è in collegamento video con noi l’effetto caos”.
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PROGETTARE
L’umiltà
DEL LUSSO MASSIMO FRANCHINI È TESTIMONE DI UN MODO DI VIVERE IL MARE ESCLUSIVO E, ALLO STESSO TEMPO, RISPETTOSO DELL’AMBIENTE, DELLA SOSTENIBILITÀ E DELLE TRADIZIONI.
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di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Salvatori
Architetto navale, imprenditore nautico e marinaio: il riccionese Massimo Franchini ha appena presentato al Salone Nautico di Genova la sua ultima creazione, il motoryacht Mia 63. Per chi è stato pensato il motoryacht Mia 63? “Per utenti maturi, appassionati ed esperti. Capaci di guardare sotto la superficie e di cogliere l’essenza della qualità e della bellezza che dura nel tempo.” Linee, spazi, volumi, mate-
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riali: quali elementi esprimono il nuovo linguaggio del motoryacht in generale e di Mia 63 in particolare? “La vera bellezza sta nell’equilibrio fra tutti questi fattori che sono egualmente importanti, che devono essere dosati sapientemente e armonizzati fra loro anche quando sembrano imboccare direzioni divergenti. Mia 63 è un tentativo di bilanciare perfettamente le apparenti contrapposizioni tra forma e funzione: classi-
co e contemporaneo, discreto ed esuberante, hard e soft.” Tecnologia e sostenibilità: il Cantiere Navale Franchini manifesta una concreta attenzione verso questi aspetti, nella progettazione e nella produzione. “Siamo consapevoli che, al di là del reale impatto che ha la nautica nel suo insieme sulle dinamiche ambientali, abbiamo una grande responsabilità sociale per l’altissima valenza simbolica che la barca ha sull’immaginario collettivo. La vela è icona di libertà, indipendenza e serenità e, nello stesso tempo, simbolo di coraggio e di sfida alla natura in tutta la sua potenza. Il motoryacht, al contrario, è identificato con l’edonismo più sfrenato o la rappresentazione dello sfarzo fine a se stesso, come famigerato statussymbol. Pur rifiutando questi stereotipi, ho sempre cercato di evitare le provocazioni inutili e mi sono concentrato su propulsioni e carene efficienti, capaci di ottenere il massimo con il minimo sforzo, cioè con bassi consumi, installando le propulsioni Volvo-IPS, abbinate a una carena ottimizzata e progettata con la consulenza dei tecnici Volvo. Ab-
“UMILTÀ È LA PAROLA CHE CHE MEGLIO RAPPRESENTA L’ATTEGGIAMENTO MIO E DI TUTTI QUELLI CHE HANNO COMINCIATO CON ME L’AVVENTURA IN QUESTO AFFASCINANTE UNIVERSO. PRIMA DI PARLARE, DI COSTRUIRE, DI DISEGNARE, DI VENDERE… BISOGNA IMPARARE.”
biamo deciso di sotto motorizzare la barca, secondo gli standard attuali, potendo contare su una altrettanto ridotta resistenza che ci permette di viaggiare a 22-25 nodi in ogni condizione di mare consumando il 20% in meno della maggior parte dei concorrenti. Quanto alla sostenibilità punto da anni su materiali e tecnologie eco-compatibili: l’infusione negli anni ’90, le nanotecnologie oggi.” Come si sta evolvendo il mondo dello yachting e verso quale direzione sta andando? “È difficile capirlo. Le condizioni del mercato nautico stanno cambiando molto in fretta senza una direzione precisa e chi si azzarda a predire il futuro, nove volte su dieci, sbaglia anche il presente. Un’unica certezza: la radicalizzazione degli estremi, tra lusso sfrenato e parsimonia assoluta, e l’omogeneizzazione delle forme e degli schemi progettuali: anche
barche apparentemente fuori dal coro, se analizzate bene, sono un campionario di soluzioni formali e organizzative ampiamente viste e scontate.” Lei era un giovane architetto quando cominciò il suo percorso nel cantiere avviato da suo padre Michele, noto come Guido. Cosa ricorda di quei primi anni, con quale spirito iniziò la sua esperienza? “Umiltà. Questa è la parola che meglio rappresenta l’atteggiamento mio e di tutti quelli che hanno cominciato con me, in quegli anni, l’avventura in questo affascinante universo che, prima di tutto, è un mestiere. Volenti o nolenti, prima di parlare, di costruire, di disegnare, di vendere… bisogna imparare.” Lei non è solo un architetto navale, è anche imprenditore nautico e marinaio: quali sono gli elementi di raccordo e di equilibrio fra queste tre figure? “So benissimo che oggi non funziona così ma le assicuro che, per me e per quasi tutti quelli della mia generazione, questa pluralità di ruoli, era del tutto normale. Io posso affermare che, tutto quello che ho progettato, in un modo o nell’altro, l’ho dovuto costruire e far funzionare, non di rado collaudando personalmente e lungamente le barche che uscivano dal mio cantiere. Questo mi ha costretto a confrontarmi con i miei limiti e i miei errori senza sconti, da parte di mio padre, prima di tutto, dei committenti e, alla fine, di me stesso.” E la prossima sfida verso dove la porterà? “Ho un unico grande desiderio: quello di progettare e costruire ancora una barca, a vela, nolimit, la barca che non ho mai fatto: la mia barca.” IN MAGAZINE
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PERCEPIRE
Alla scoperta
DI ATLANTIDE UN PROFUMO CHE NASCE DAL LEGAME CHE UNISCE UN FRATELLO E UNA SORELLA. TIZIANA E PAOLO TERENZI CONDIVIDONO UN VIAGGIO INTERIORE CHE DIVENTA POESIA OLFATTIVA.
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Atlantide è il nome del profumo iconico della linea Sea Stars di Tiziana Terenzi che, insieme al fratello Paolo, guida l’azienda fondata dal nonno nel secolo scorso e diventata, con il padre Evelino prima e con i figli poi, un’eccellenza del Made in Italy a livello globale nei settori della cereria e profumeria artigianali.
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di Arianna Denicolò
Sea Stars nasce dal forte legame che da sempre unisce i due fratelli, come naturale proseguimento della linea dedicata alla Luna, nelle cui fragranze è custodito un invito a realizzare i sogni mai dimenticati. Quando Paolo compie cinquant’anni, Tiziana gli regala una stella marina accompagna-
ta da una esortazione: “È ora di cambiare elemento!”. Per lui, che è uomo di mare, è tempo di andare alla ricerca di cose nuove, senza troppe certezze. Il mare è quindi il filo conduttore della nuova linea, caratterizzata da un tappo gioiello impreziosito da una stella marina. Vengono create così cinque fra-
granze custodite in bottiglie dai colori forti e pieni di luce: il turchese per Telea e Cuma, il corallo per Poggia e Orza, il bianco per Atlantide. Per quest’ultima si pensa ad una confezione unica: una scatola luminosa al cui interno il profumo è conservato nell’acqua marina. Una sfida folle che ha posto problemi tecnici incredibili, ma a cui Tiziana non ha voluto rinunciare: “Il profumo, seppur effimero, esercita una grande potenza sulle persone. Ognuno di noi lega gli odori a precisi momenti della sua vita e il profumo comunica con una parte inconscia, riportando alla memoria sensazioni che, per riemergere, hanno bisogno di un racconto supportato anche da altri sensi. La forma e il colore della bottiglia, il tappo freddo o caldo: tutto deve essere coerente con la
fragranza. Il mito di Atlantide rappresenta l’isola sommersa che le persone scoprono solo in età matura, quel desiderio di andare in profondità per esplorare nuovi mondi. Se devi immergerti nelle cose per rinnovarti, se devi perderti per ritrovare la tua strada, allora per avere Atlantide devi affondare le mani nell’acqua salata. Scoprirai così una fragranza che è tuberosa, bergamotto, pesca romagnola e salinità. Tutte note che, vicine al nostro racconto di mare, invitano a seguire il vento e a vivere con leggerezza”. Tiziana Terenzi, con le sue creazioni, delinea una poetica del profumo, creato con materie prime naturali, portatore di contenuti etici che trasmettono il segno della bellezza sprigionata dall’armonia delle cose.
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L’energia
CHE RISOLVE IL MONDO DEL LAVORO HA SEMPRE PIÙ BISOGNO DI SOFT SKILLS, COMPETENZE UMANE E TRASVERSALI PER STARE IN TEAM SENZA CREARE TENSIONI. NE PARLIAMO CON IL COACH GIANLUCA SPADONI.
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di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori
“Da due o tre anni a questa parte, le sole competenze non bastano più”. Parola di Gianluca Spadoni, formatore di gran classe, major partner di Anthony Robbins, tra i principali trainer per le reti commerciali tradizionali e il punto di riferimento in Italia nell’ambito del Network Marketing. Il suo obiettivo è formare leader d’azienda e persone di successo in grado di crescere, migliorare e raggiungere risultati sia nella sfera professionale sia nell’evoluzione personale. “Ora servono competenze umane
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e trasversali,” ovvero quelle che sono definite soft skills. “In Romagna ne abbiamo due innate, date dalle stagioni turistiche: la flessibilità e la velocità con cui accettiamo i cambiamenti. Inoltre ci vogliono la disponibilità all’altro e l’orientamento all’altro”. Queste sono per lo più innate, ma si apprendono facendo esperienza, come chi ha fatto lo scoutismo o gli sport di gruppo. “Non si può essere solo bravi tecnicamente, ma bisogna saper stare in team senza creare tensioni.” Dagli studi più recenti è emerso che le persone con attitudini di problem solving sono sempre più necessarie e fondamentali. Per individuare le proprie soft skills, bisogna “mettersi alla prova, vivere il lavoro come un gesto d’amore. Se non sei riconosciuto, non sei un albero: puoi spostarti. Loro per cercare la luce si incurvano, cambiano. La natura non va forzata, certamente, ma la velocità nel capire dove va il mercato è importante. Bisogna allenarsi a dividere il proprio tempo a metà, tra il lavoro e l’imparare quello che venderemo domani! Fare esperienze associative, aziendali che offrano determinati stimoli, a volte anche gratis, per
monetizzare domani. Però solo laddove la qualità umana sia posta in risalto. Siamo nell’epoca della conoscenza, per questo bisogna usare il proprio libero arbitrio pensando che si è causa, non effetto! Talvolta è più facile rimanere nella propria zona confort ma, come diceva qualcuno, sii il cambiamento che vorresti vedere attorno a te, valutando cosa può dipendere da noi e come possiamo approcciarci alla realtà.” Il 28 novembre, a san Patrignano, dalle 10 alle 18, si terrà una convention su questi argomenti, giunta alla 23° edizione. Si tratta dell’Evolution Forum Day, dedicato al confronto e alla crescita personale, che ogni anno richiama migliaia di persone e professionisti da tutta Italia, con ospiti incredibili. La scelta della location non è casuale, perché: “Sanpa è già di per sé un luogo che parla di rinnovamento. Qui si vive un approccio emotivo totalmente diverso, ci si spoglia del vecchio”. Nel 2012 Spadoni ha fondato Evolution Forum, una scuola che propone percorsi formativi annuali, poiché “si impara per osmosi” e bisogna allenarsi al cambiamento ogni giorno, costantemente.
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VISITARE
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CREATIVO È STATO INAUGURATO PART, MUSEO DI ARTE CONTEMPORANEA CHE RACCOGLIE LE DONAZIONI DI ARTISTI, COLLEZIONISTI E GALLERISTI ALLA FONDAZIONE SAN PATRIGNANO.
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di Giorgio Pereci
C’è qualcosa di nuovo in città. Si tratta di PART, un progetto museale che unisce la riqualificazione di due edifici storici nel cuore della città e aumenta l’offerta culturale locale grazie a una collezione di arte contemporanea. Il nuovo sito museale si colloca all’interno del complesso monumentale medievale costituito dal duecentesco Palazzo dell’Arengo e dal trecentesco Palazzo del Podestà, i due imponenti edifici contigui di grande rilevanza storica e architettonica che insieme a Palazzo Garampi, al Teatro Galli e alla Pescheria si affacciano sulla Piazza Cavour, cuore della città. Qui hanno trovato collocazione i pezzi della Collezione della Fondazione San Patrignano, una raccolta di opere in costante espansione, avviata nel 2017. La raccolta d’arte contemporanea ospitata dal PART è il risultato della prima grande iniziativa italiana di endowment su modello anglosassone: le opere della raccolta sono state infatti donate a San Patrignano con atti che impegnano la fondazione a non alienarle per un periodo minimo di cinque anni, contribuendo alla loro messa in valore rendendole visibili al pubblico. Solo dopo
potranno essere cedute ed esclusivamente in caso di esigenze straordinarie della comunità, per soddisfare prioritarie necessità degli ospiti in percorso di recupero dalla tossicodipendenza. Il pubblico, che ha accesso al piano terra, primo piano e scalone monumentale di Palazzo dell’Arengo e alle sale del piano terra di Palazzo del Podestà, potrà vedere opere donate da artisti internazionali di grande valore ma, soprattutto, opere specificamente create per il museo. Come quella di David Tremlett, artista inglese conosciuto per le sue opere murali, realizzata con l’aiuto dei ragazzi della comunità San Patrignano. E c’è già in cantiere un progetto per il futuro con la performer curda Zehra Doğan, fondatrice dell’agenzia giornalistica femminista Jinha. Nel 2017 Doğan è stata condannata a quasi 3 anni di carcere per propaganda terrorista a causa dei suoi scritti giornalistici e di un acquerello di denuncia da lei realizzato contro il governo turco. Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha detto: “Quello del PART è il maglio creativo che abbatte ogni barriera. È lo spazio dell’impossibile che si fa possibiIN MAGAZINE
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IL PUBBLICO, CHE HA ACCESSO AL PIANO TERRA, PRIMO PIANO E SCALONE MONUMENTALE DI PALAZZO DELL’ARENGO E ALLE SALE DEL PIANO TERRA DI PALAZZO DEL PODESTÀ, POTRÀ VEDERE OPERE DONATE DA ARTISTI INTERNAZIONALI DI GRANDE VALORE.
le: passato, presente e futuro senza soluzione di continuità, verso una direzione inedita. Ci sono meravigliosi palazzi della grande storia d’Italia; ci sono folgoranti opere d’arte internazionali; c’è un capolavoro trecentesco in posizione spartiacque ma che, in realtà, dirige e miscela un’atmosfera magica in cui il particolare diventa universale”. “Quello che celebriamo – ha commentato Letizia Moratti co-fondatrice della Fondazione San Patrignano – è un percorso sinergico che attraverso cultura e arte, alimenta un nuovo modello di collaborazione tra pubblico e privato. Un modello in grado di promuovere cultura, occupazione, sviluppo economico, riquali-
ficazione urbana nel nome e per conto dell’innovazione, della qualità, della responsabilità sociale e della partecipazione allargata.” “Voglio ringraziare il Comune, i curatori e la Fondazione San Patrignano per questo progetto – ha commentato il presidente della Regione Stefano Bonaccini –. È un nuovo tassello del profondo
cambiamento che ha attraversato Rimini in questi anni. Ogni progetto culturale non è solo un valore aggiunto per la comunità nella quale si inserisce, ma anche un investimento che crea occupazione e opportunità di impresa. Come Regione abbiamo triplicato i fondi in cultura e continueremo su questa strada.”
IN ALTO UN’OPERA DI VANESSA BEECROFT (FOTOGRAFIA © MATTHU PLACEK). QUI ACCANTO, LETIZIA MORATTI, CLARICE PECORI GIRALDI E ANDREA GNASSI.
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ADVERTORIAL
UN’ARCHITETTURA DA GUARDARE COL CUORE Gli architetti sono profondamente convinti che il segreto sia ricollegarsi alle proprie radici e ricordarsi che siamo un tutt’uno con il pianeta che abitiamo. Non esiste separazione tra energia e materia ma solo energia con tante frequenze e diverse manifestazioni di essa. Anche noi, come le nostre case, siamo fatti di energia e immersi in un campo che ci unisce e ci coinvolge tutti. Ne consegue che ogni cosa che facciamo o pensiamo si ripercuote su tutto ciò che ci circonda. Anche gli spazi, gli oggetti, i colori, hanno vibrazioni diverse e creano in noi diversi stati emozionali. È così che un’accurata progettazione può aiutarci a vivere le nostre case in modo terapeutico. Chi è alla ricerca del benessere psicofisico è molto attento all’alimentazione, all’attività fisica, alla cura della mente, a come praticare meditazione, ma pochissimi sono coscienti che il luogo che abitiamo può
GLI ARCHITETTI MARGHERITA FOSCHI E PIETRO PEZZI INTRODUCONO UN CONCETTO INNOVATIVO DELL’ABITARE: UNA PROGETTUALITÀ CHE DONA PACE, FELICITÀ E BENESSERE.
contribuire in modo sensibile a cambiare la qualità della nostra vita. L’idea che pervade ogni progettazione di Margherita Foschi e Pietro Pezzi è la visione dell’abitazione come uno strumento musicale e come tale essa si possa accordare in risonanza con le persone che andranno a vivere quel luogo, le quali riceveranno un benessere profondo e rigenerativo, ottenuto dal senso di appartenenza e pienezza restituito da quella casa. Inizia quindi un percorso introspettivo dove le scelte ideali per il cliente vanno ricercate nell’essenza delle cose oltre che dal punto di vista estetico. Questo approccio aiuterà l’architetto a fare da traduttore tra il cliente e i suoi sogni più nascosti e diventerà egli stesso un tramite tra le persone e i bisogni concreti di sicurezza, equilibrio, benessere, affermazione e bellezza in un luogo dove vivere momenti rigeneranti.
Le case raccontano chi siamo. Ci sono case fatte per accogliere, altre per mostrare, ci sono case fredde, case piene, altre vuote, case buie, case colorate e piene di vita, case profumate e case magiche. Ma ci siamo mai chiesti qual è la casa ideale per noi? Partiamo per gradi, e chiediamoci: come è possibile trovare pace profonda in un luogo? Come ricercare la felicità nell’abitare uno spazio? E infine, come guarire attraverso l’energia di un ambiente? Tutto ciò è possibile.
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TOTALE
IL TITANUS MUSEUM DI SAN MARINO PRESENTA IL RACCONTO MULTIMEDIALE DELLA STORIA DELLA PIÙ ANTICA REPUBBLICA DEL MONDO.
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di Giorgio Pereci
È un percorso che parte dalla preistoria e arriva ai nostri giorni narrando la storia della Repubblica di San Marino in modo avvincente, con filmati ed effetti visivi coinvolgenti. Il Titanus Museum promette di diventare un riferimento importante per tutti i turisti, e non solo, che popolano la Repubblica. E la flessibilità è la sua forza: dal primo nucleo narrativo di 30 minuti possono svilupparsi infatti diversi percorsi e strumenti di coinvolgimento, con una vocazione alla crescita
QUI ACCANTO, LA SALA MODERNA DEL MUSEO CON IL PLASTICO IN 3D DEL TERRITORIO DI SAN MARINO. NELLA PAGINA SEGUENTE, UN MOMENTO DELL’INAUGURAZIONE.
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che vedremo affermarsi anno dopo anno. Il museo è suddiviso in tre sale, che coincidono con altrettante tecniche di rappresentazione. La Sala Antica è completamente realizzata con un filmato in computer grafica. La Sala Moderna contiene un plastico prodotto con la stampa 3D che rappresenta fedelmente il territorio sammarinese e su cui viene proiettato un video con le modifiche nel tempo della mappa del territorio. La
Sala Contemporanea presenta la storia della Repubblica narrata attraverso la voce, e l’immagine in 3D, di tre suoi protagonisti: Santo Marino, Giuseppe Garibaldi e Napoleone Bonaparte. Tutti personaggi ricreati grazie all’utilizzo della tecnica del motion capture – quella stessa utilizzata nelle produzioni cinematografiche come l’ultimo King Kong e Il Signore degli Anelli, tanto per fare qualche esempio – con movimenti e labiale acquisiti tramite una tuta con
una dimora accogliente per chi ama la sperimentazione culinaria d’eccellenza.
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Verter Casali, curatore storico del museo, e Matteo Di Grazia, altro socio fondatore di Eshu ADV, che ha curato anche la direzione artistica e la regia dell’intero progetto Il lavoro è stato portato a termine grazie allo scouting di figure professionali all’avanguardia adatte a sviluppare il progetto in ogni sua parte e a cui delegare mansioni altamente specializzate. In particolare Eshu ADV si è avvalsa di Dugongos, agenzia creativa che ha curato la parte 3D e CGI, Enrico Pazzagli, che ha curato la progettazione artistica multimediale e tecnico allestitiva, Giovanni Maggiore, che ha composto la colonna sonora, oltre ad altri professionisti dislocati tra Napoli, Torino, Roma e Modena.
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sensori indossata da un attore. Il museo è nato da un’idea imprenditoriale di tre sammarinesi che avevano il duplice obiettivo di valorizzare e far conoscere la storia della repubblica nonché migliorare la qualità dell’offerta turistica di San Marino, incentivando e aumentando il tempo di permanenza dei turisti, con un beneficio per tutto il settore. Il presidente del Titanus Museum, Dennis Guerra, ha contattato la casa di produzione Eshu ADV, nella figura del responsabile commerciale e socio fondatore Eugenio Giovanardi. Eshu ADV ha curato la regia, la direzione artistica e l’editing finale di tutto il museo. La sceneggiatura, in particolare, è frutto della stretta collaborazione tra
Tipografia Artigiana snc TipografiArtigiana
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di Lucia Lombardi
In una posizione in cui il centro urbano del paese di Borghi sfuma verso la campagna creando magnifici scorci, si trova A&A House di 172 mq progettata dall’architetto riminese Mattia Ghinelli per una giovane coppia con figli, che ha voluto sfruttare al massimo la superba vista del lotto, affinché
“gli ambienti principali, camera padronale e soggiorno, risultassero come immersi nel paesaggio – racconta il progettista –. A questo si è affiancata l’idea di ottenere una casa ecologica, di classe A2, a basso impatto ambientale, efficiente dal punto di vista energetico. Per me progettare una casa significa capire la necessità del progetto in relazione a chi dovrà viverci, esprimendo le sensazioni che mi suscita quel luogo!” I lotti in discesa “permettono una grande articolazione in architettura. Ho preso spunto dalla suddivisione in livelli per operare una scansione dei volumi; il basamento scuro e solido, a pianta quadrata, orientato secondo l’asse di massima pendenza, è sormontato da un volume bianco, etereo, scavato, di pianta poligonale, che vuole librarsi verso la vallata. Questo è a sua volta compenetrato da un volume di vetro all’interno della grande nicchia.. Il motivo principale di questa facciata è l’aggetto del volume bianco a sbalzo: “Ho voluto alleggerirlo inserendo il grande vuoto d’angolo. All’interno di questo luogo, la cui funzione principale
è la terrazza, trova spazio la vetrata della camera padronale, un volume trasparente e staccato dalla struttura portante, una sorta di teca dell’intimità.” Nell’ottica di realizzare una casa ecologica è stato utilizzato un sistema misto con prevalenza di muratura, come “il blocco con lana di roccia insufflata che garantisce un ottimo isolamento termico e allo stesso tempo può essere portante. Tecnologia apprezzata perché in linea con la nostra tradizione costruttiva e idonea al nostro clima. Inoltre, poiché amo la convivenza tra materiali, per alcuni dettagli ho abbinato legno e acciaio”. L’inserimento di un impianto fotovoltaico assicura alla casa buona parte dell’approvvigionamento energetico, la cui particolare tecnologia dei pannelli permette loro di essere posti in posizione quasi orizzontale, riducendo l’impatto visivo. La grande apertura del living necessitava di una cornice e di un riparo, per questo la presenza della pergola è essenziale, svolge una funzione ombreggiante e al contempo chiude la composizione.
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VALORIZZARE
L’impresa
È CULTURA LE IMPRESE POSSONO DIVENIRE IL CUORE DEL TURISMO INDUSTRIALE, TRAINANDO QUELLO TRADIZIONALE. NE PARLIAMO CON MARCO MONTEMAGGI, SAGGISTA E CURATORE DI MUSEI D’IMPRESA.
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di Dolores Carnemolla / ph Giorgio Salvatori
Marco Montemaggi è stato tra i primi in Italia a parlare di Heritage Marketing. Attraverso l’esperienza professionale di direttore del Museo Ducati di Bologna ha sperimentato come la storia di un’impresa possa diventare, se gestita in maniera strategica, uno straordinario strumento di comunicazione e marketing. Nel 2007 ha pubblicato il libro Heritage Marketing: la storia dell’impresa italiana come vantaggio competitivo, edito da Franco Angeli. Un volume che ha introdotto in Italia in maniera organica l’attività strategica di Musei ed Ar-
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chivi come strumenti al servizio dell’impresa. Il suo ultimo libro appena pubblicato, Company Lands, è frutto di un’ulteriore riflessione su quanto emerge dal suo primo libro del 2007. “Quest’ultimo libro rappresenta, in effetti, il tentativo di descrivere la cultura d’impresa come valore da una prospettiva differente: non solo come asset strategico per l’impresa ma in quanto elemento identificativo per il territorio di cui l’impresa fa parte. Nel corso di questi anni sono emersi, infatti, progetti legati alla storia ed alla cultura d’impresa che si trasformano in fenomeno d’identità territoriale, evidenziando il significato della riappropriazione di una cultura che non può arginarsi in un solo marchio industriale. Oggi, i luoghi dove si mostra cultura industriale (fabbriche, archivi, musei, fondazioni, associazioni, etc.), rivestono un ruolo che non è solo legato alla corporate identity ma anche quello di essere custodi della memoria di una cultura locale condivisa, divenendo il cuore di progetti di turismo industriale, esempi di riutilizzo dell’architettura industriale, veri e propri soggetti culturali in senso lato.”
Come si instaura un dialogo virtuoso e fruttuoso tra aziende e territorio? “Quello a cui si assiste è spesso un supporto reciproco fra questi due mondi, uno scambio vicendevole di energie, di idee, di conoscenze, di know-how: da una parte le influenze del territorio a beneficio dell’impresa e, viceversa, l’apporto strutturale e culturale che dall’impresa si dipana nel territorio. Se pensiamo alla prima traiettoria, giungono alla mente tanti esempi in cui il territorio è al centro di una sapienza, di una capacità del fare, dell’inventare, del produrre che ha dato luogo ad una cultura imprenditoriale ed a brand di successo. La motor valley emiliano-romagnola, ad esempio, dove sono nate, lungo la via Emilia, le più famose marche di auto e moto del mondo. Dall’altra parte le aziende, attraverso i propri archivi e musei d’impresa, hanno assunto un ruolo, sociale e culturale, di conservazione e promozione della memoria che è un valore non solo privato ma anche a beneficio di molti territori italiani. Luoghi dove si possono consultare, vedere, toccare differenti aspetti della straordinaria storia industriale del nostro Paese.”
by Daniele Succi
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GAREGGIARE
Vietato
FERMARSI ENEA BASTIANINI NELL’ATTUALE MOTO2 HA RACCOLTO OTTIMI RISULTATI, CHE LO HANNO PORTATO A GUADAGNARE UNA DUCATI MOTOGP NELLA PROSSIMA STAGIONE.
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Vietato fermarsi: potrebbe essere questo il mantra di Enea Bastianini in questo momento della sua carriera, tanto decisivo quanto denso di soddisfazioni. Il ragazzo di Rivazzurra infatti è uno dei nomi più caldi del panorama motociclistico mondiale, grazie agli eccellenti risultati raccolti nella
di Gianmaria Rosati
stagione in corso in Moto2, che gli sono valsi un posto tra i contendenti al titolo e, soprattutto, una Ducati MotoGP per la prossima stagione. Enea, partiamo dal presente. Sei in piena lotta per il titolo Moto2, anche grazie al terzo posto ed alla vittoria ottenuti
nella doppia gara di Misano. Non c’è che dire, in casa ti sei difeso nel migliore dei modi. “Poteva andare meglio, potevo vincere entrambe le gare. Scherzi a parte sono stati davvero due ottimi weekend, e la vittoria nel Gran Premio dell’Emilia-Romagna è stata davvero emozionante.
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certezza, ma credo di aver trovato il mio equilibrio. Ovviamente anche il team Italtrans [il team attuale di Enea, n.d.a.] mi sta aiutando in questo senso, riesco ad essere sempre competitivo”. In questo processo ha giocato un ruolo anche Carlo Pernat, il tuo nuovo manager? “È bello avere Carlo al mio fianco come manager, è una persona fantastica ed un amico. La sua parola vale molto, vista la sua esperienza e conoscenza: senza dubbio ha avuto un ruolo nella mia crescita
Avere anche solo diecimila spettatori è stato davvero bello: si percepiva il calore del pubblico, specie nel giro d’onore. Ho provato una sensazione che mi era mancata durante questi mesi complicati”. Ti stai giocando il titolo con un connazionale, Luca Marini, e un compaesano, Marco Bezzecchi. Ti piace o avresti preferito avere degli avversari stranieri? “Mi piace lottare con due italiani come loro, mi fa piacere. Conosco entrambi da tempo, quindi tutti e tre abbiamo bene in mentre pregi e difetti altrui. Ci sono due possibilità su tre che il titolo arrivi in Romagna, vediamo come andrà.” E mentre in Moto2 le cose procedono a gonfie vele, è arrivata la chiamata di Ducati per la MotoGP. Quali sono stati i tuoi primi pensieri dopo la conferma definitiva? “Credo di non aver ancora realizzato davvero la cosa, dato che devo restare concentrato sulla Moto2, ma è davvero un passo avanti difficile da spiegare a parole. È un’emozione fantastica pensare che correrò in MotoGP: non so ancora con quale team e quando potrò provare la moto, ma al momento non è un problema”. Cosa ti aspetti dalla Ducati? Ha la nomea di moto non particolarmente gentile con i debuttanti. “Parto dal presupposto che è una 50
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moto con due ruote, da capire ed interpretare nel breve tempo possibile. Pare che piloti come Bagnaia e Zarco, che la guidano da meno tempo, si trovino più a loro agio rispetto ad altri più esperti come Dovizioso e Petrucci, e questo per me è positivo. Credo inoltre di avere una guida simile a quella di Pecco, quindi spero vada tutto nel verso giusto.” Come lo hai comunicato a fidanzata e familiari? Cena pagata per tutti? “Ho tenuto i miei cari aggiornati durante la trattativa, ma quando l’affare si è concretizzato ho fatto fatica io in primis a realizzare, quindi è stato difficile anche dirlo ai miei genitori ed alla fidanzata. Al momento tutti in casa stiamo cercando di non pensare al futuro, dato che il campionato di quest’anno è molto compresso, ma appena c’è un giorno libero il pensiero al futuro scappa almeno un paio di volte”. Torniamo alla pista. Dal momento del tuo passaggio in Moto2 abbiamo ammirato un Bastianini maturo e regolare oltre che veloce. Qual è il segreto di questo cambiamento? “Ho cambiato il mio approccio alle corse, dato che nelle passate stagioni mi è capitato di prendere tutto come un gioco, ed ho sbagliato. Ora mi sento meglio, più maturo: è difficile dirlo con
“È UN’EMOZIONE FANTASTICA PENSARE CHE CORRERÒ IN MOTOGP: NON SO ANCORA CON QUALE TEAM E QUANDO POTRÒ PROVARE LA MOTO, MA AL MOMENTO NON È UN PROBLEMA. È DAVVERO UN PASSO AVANTI DIFFICILE DA SPIEGARE A PAROLE.”
come persona e pilota”. La stagione corrente resterà negli annali per la sua particolarità. Tu come la stai vivendo? “Si tratta di una stagione strana, senza dubbio. Gara dopo gara mi sto abituando a questa nuova dimensione, ma le differenze sono tante rispetto alla precedente quotidianità del paddock e questo mi dispiace” Ultima domanda. Progetti futuri fuori dalla pista? Magari una convivenza con la tua fidanzata? “Potrebbe essere. Nel prossimo futuro potremmo cominciare a guardarci intorno per andare a vivere insieme. Del resto attualmente faccio la spola tra casa sua a Rimini e casa mia a Riccione, dove vivo con i miei genitori. Ci siamo trasferiti perché la nostra precedente casa di Rivazzurra ci era diventata stretta, serviva spazio per le moto e le tute.”
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MY ENGLISH SCHOOL MYES È A RIMINI
RENDERE VIVA LA LINGUA INGLESE AFFINCHÉ ENTRI NELLA VITA DELLE PERSONE È L’OBIETTIVO DI MY ENGLISH SCHOOL, E DI CHI, UN ANNO FA, HA APERTO LA SEDE RIMINESE: LAURA FECCOMANDI E GIACOMO GIUGGIOLI.
Un metodo innovativo, nato a Firenze nel 2011 e diffusosi fino ad arrivare a 38 scuole in Italia e 2 all’estero, basato su teorie didattiche all’avanguardia e sulla full immersion di ascolto e conversazione per piccoli gruppi o singoli: il moderno e vivace metodo di MyES affascina per la freschezza e la pregnanza della metodologia. Un enorme open space a pochi passi da Castel Sismondo, nel cuore di Rimini, molto metropolitano, accoglie studenti di tutte le età con obiettivi professionali o culturali differenti, desiderosi di lasciarsi coinvolgere da un metodo molto incisivo, efficace e dinamico. A caratterizzare l’arredo sono i confortevoli living e le grandi pareti a lavagna, su cui gli insegnanti scrivono elementi di grammatica e le tante parole che emergono conversando: l’open space di MyEs Rimini permette di imparare a parlare l’inglese non in uno spazio
ovattato, ma come avverrebbe in una situazione reale, in un aeroporto, in una metropolitana, in un ristorante o durante una riunione di lavoro. È proprio tra colorati divani che, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 21 e al sabato dalle 9 alle 13, si tengono le lezioni: attività basate su contesti di real life moderate e stimolate da insegnanti madrelingua, certificati e con esperienza. Essi infatti provengono da Inghilterra, America, Irlanda
e Sud Africa, affinché lo studente impari a districarsi nel variegato mondo degli accenti anglofoni. Inoltre, da oggi il metodo didattico MySmart English® è disponibile anche online e le attività si possono quindi frequentare sia sul divano della scuola che dal divano di casa: il corso viene creato in base alle esigenze di ognuno e i giorni e gli orari di frequenza sono flessibili. Per ripassare, ripetere e recuperare vi sono poi le Digital Activities, esercizi online disponibili sulla piattaforma didattica MyES. Infine, per stimolare maggiormente gli studenti come in un vero campus, sono organizzate attività settimanali che spesso conducono gli allievi anche fuori dalle mura di MyES. La scuola prevede anche corsi specifici per aziende, manager, avvocati, professionisti e strutture ricettive; e prepara all’ottenimento delle principali certificazioni linguistiche riconosciute a livello internazionale. L’inglese non è mai stato così vivo!
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GUSTARE
Tra tradizione
E FUSION
DAL RISTORANTE DA MARIO DI SANTARCANGELO DI ROMAGNA LA STAGIONE AUTUNNALE SI APRE ALL’INSEGNA DEI VIAGGI TEMATICI E DI SORPRESE INNOVATIVE.
S QUI SOTTO, MARIO SAPIGNA INSIEME ALLE FIGLIE ELISA E MONICA.
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di Lucia Lombardi / ph Giorgio Salvatori
Sotto il segno della leggerezza dal profumo fusion si apre il prelibato menù di stagione del patron Mario Sapigna, del ristorante da Mario, nel centro storico di Santarcangelo di Romagna, sempre presente e attivo, supportato, come sempre, in tutto e per tutto dalle grintose figlie Elisa e Monica, sapientemente instradate alla professione, assecondando le loro attitudini personali: la prima in cucina, dietro le quinte dell’at-
tività, e la seconda nel front office, entrambe dotate di naturale piglio imprenditoriale. A queste due generazioni di Sapigna, si aggiunge la terza con il ventenne Alessandro, figlio di Monica che, dopo aver maturato una esperienza altamente formativa nell’organizzazione di cene a domicilio d’ambito sushi, entra con brio in cucina assieme alla zia e allo chef Dipanjan, per gli amici Dipo.
Da Mario la nuova appetitosa stagione sarà all’insegna dei viaggi tematici di gusto, di novità e sorprese, con proposte fuori menù, sia a pranzo sia a cena, insieme ai succulenti piatti di una irrinunciabile tradizione modernizzata, sempre presente, e per la quale Mario si è sempre distinto e fatto conoscere. La briosa ventata di novità che lo staff Sapigna sa sempre proporre, porta con sé proposte gourmet ancora più forti, gioiose e sempre differenti, con punti fermi irrinunciabili. Ora che si viaggia meno, Mario porta il mondo in tavola, permettendoci di muoverci attraverso profumi e sapori esotici di proposte tematiche provenienti dalle specialità culinarie più ricercate del globo. Apertura al nuovo, e consolidamento dei classici della cucina, per proposte che puntano all’attenzione verso il cliente, offrendo motivazioni sempre nuove per frequentare tutti i giorni della settimana il ristorante Da Mario. Dove tradizione e innovazione, confronti generazionali e culturali vanno a braccetto per offrire proposte uniche, di ricerca qualitativa per palati curiosi.
Romagna
CON LE ALI SULLA ROMAGNA FORLÌ
UNA PERLA DAL VOLTO NOTO
CESENA
MALATESTA VALLEY
RAVENNA
UNA CITTÀ DIVERSA
RIMINI
FUORI STAGIONE
FORLÌ
Una perla dal
VOLTO NOTO UNA GUIDA POETICA PER FORLÌ E LA SUA VITA (NON) SEGRETA, QUANDO ALTROVE È LA STAGIONE DEL LETARGO. di Beatrice Loddo / ph Andrea Bonavita
F
Forlì si svuota d’estate, quando i suoi cittadini sono attirati dall’ipnotica calamita della Riviera, e in inverno sembra offrire poche attrattive, con la piazza spalancata sul cielo grigio e le persone che camminano di fretta verso le proprie case, il volto nascosto nel bavero dell’impermeabile. Eppure è in inverno che Forlì sembra svelare il suo fascino di città di provincia, con gli appuntamenti immancabili nel locale preferito, le cioccolate calde e i the dai sapori sempre diversi, la compagnia delle persone care che non hanno impegni lontano
A FORLÌ C’È IL FASCINO ROMANTICO DEI TANTI PARCHI CITTADINI, C’È QUEL CLIMA DI ATTESA E FRETTA INFREDDOLITA DI RIENTRARE DURANTE GLI INGORGHI ALL’USCITA DAL LAVORO, QUANDO LE LUCI DELLE AUTO FANNO DA LUMINARIA ALL’INTERA CITTÀ.
da casa, non sono in vacanza, non fanno la staffetta dal mare alla città – sempre che non siano fra gli amanti della collina e della montagna: ma in quel caso sai che aspettano la neve in Campigna. C’è il fascino romantico dei tanti parchi cittadini, in cui poche famiglie si attardano alle 5 della sera, illuminati a tratti mentre a terra i passi sono annunciati dal crepitare delle foglie; c’è quel clima di attesa e quella fretta infreddolita di rientrare durante gli ingorghi all’uscita dal lavoro, quando le luci delle auto fanno da luminaria all’intera città. C’è la ricerca degli eventi, sempre numerosissimi, le rassegne culturali, i festival di teatro e di arte, le mostre al San Domenico, i locali della musica dal vivo, tutto un mondo che non è abbastanza 56
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sommerso da essere underground in una città troppo piccola per ammettere ignoranza. Forlì è la rassicurante perla dal volto noto, in cui le novità sono subito abbracciate e fatte abitudine, un dono che non tutte le città hanno, soprattutto in Romagna, mondo della movida e del divertimento, mondo della bella vita che anche in inverno trova il modo di essere turistica, provocatoria e insolita nelle proposte. Di sorprese a Forlì invece ce ne sono poche, ma sono sempre preziose. Talvolta è una nuova
IN APERTURA, VISTA SUI GIARDINI PUBBLICI E PARCO DELLA RESISTENZA CON, IN PRIMO PIANO, LA SCULTURA IN BRONZO SULLA COLONNA DEL MONUMENTO AI CADUTI IN PIAZZALE DELLA VITTORIA. QUI ACCANTO, LO SVINCOLO SU VIALE DELLA COSTITUZIONE VERSO VILLA SELVA.
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AMARE FORLÌ È FIN TROPPO SEMPLICE: PER I RITAGLI DI VERDE SPARSI PER LA CITTÀ, PER LE PROPOSTE DEL CIBO E DEL VINO, PER L’OFFERTA MUSEALE DI ASSOLUTO RILIEVO, PER IL CENTRO STORICO DOMINATO DA UNA DELLE PIAZZE PIÙ GRANDI D’ITALIA.
IN BASSO, IN PRIMO PIANO, IL COMPLESSO DEI MUSEI SAN DOMENICO. IN ALTO, SULLO SFONDO, PIAZZA SAFFI CON LA TORRE CIVICA E LA TORRE DELLA BASILICA DI SAN MERCURIALE.
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apertura che cambia il volto di una piazza o di una strada altrimenti sempre uguale, talvolta è la scoperta che, a pochi passi dalla solita strada, oltre un portone sempre socchiuso e ignorato, si nascondono da secoli straordinari affreschi; talvolta è semplicemente un incontro, e se si è fortunati si tratta di un incontro dei più rari, di quelli con se stessi. Sotto all’apparente patina di im-
mobilità, Forlì sa essere una città bellissima per chi trova la poesia del chiacchiericcio del bar, delle nubi di condensa appena usciti dal locale, delle luminarie natalizie troppo presto, dei soliti volti di ignoti cittadini che però fanno parte della città quasi quanto l’architettura, lo scalone del Comune, la statua del Saffi, il monumento in Piazza della Vittoria, la skyline con la torre dell’orologio e il campanile di San Mercuriale. Amare Forlì da turisti è fin troppo semplice: il Cittadone è amatissimo per i suoi viali alberati, per i ritagli di verde sparsi per la città, per le proposte del cibo e del vino che offrono ai cultori piccoli gioielli di bontà, per l’offerta museale di assoluto rilievo, per il centro storico dominato da una delle piazze più grandi d’Italia. Vivere Forlì da dentro, viverla fino in fondo in tutti i suoi pregi e i suoi difetti, senza passività, è per pochi: chi sa farlo, però, è un po’ turista tutti i giorni.
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CREDITO COOPERATIVO ROMAGNOLO LA BANCA LOCALE CON L’ANIMA DIGITALE
IL CREDITO COOPERATIVO ROMAGNOLO DA TEMPO INVESTE PER DARE AI PROPRI SOCI E CLIENTI SERVIZI SEMPRE PIÙ AL PASSO CON I TEMPI. UNA SCOMMESSA CHE HA GIÀ DATO I SUOI BUONI FRUTTI.
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Una banca locale con una spiccata capacità di innovare per dare ai propri Soci e Clienti servizi sempre più avanzati. Questo è il Credito Cooperativo Romagnolo, la Banca del territorio che da tempo ha intrapreso una importante trasformazione digitale. Una sorta di “rivoluzione gentile” senza forzature nei confronti dei clienti più tradizionali, per i quali le filiali restano un punto di riferimento, ma che di anno in anno vede la Banca scommettere sempre di più su strumenti ad alto contenuto tecnologico. Una delle grandi innovazioni che il CCR ha lanciato nel 2020 è senza dubbio “Sophia”, l’assistente virtuale che accompagna la navigazione degli utenti su tutti i canali digitali della Banca. La scelta di un assistente virtuale in forma di
chatbot, sviluppato insieme a Injenia, ha diversi vantaggi sia dal punto di vista bancario che dal punto di vista dell’utente. Sito e App sono strumenti sempre più utilizzati, ma spesso chi naviga non riesce a trovare le informazioni che cerca in modo rapido. È qui che interviene l’intelligenza artificiale di Sophia, facilitando la comunicazione con i clienti che possono indirizzare alla chatbot le proprie domande, ottenendo risposte in modo veloce e con un ‘tocco umano’. Infatti, una delle caratteristiche di Sophia è proprio quella di saper imparare dall’esperienza, migliorando continuamente le sue modalità di interazione con le persone. Un risultato affatto scontato frutto anche della capacità della Banca di trasmettere all’assistente virtuale tutte
IN ALTO LA FILIALE CCR DI VIALE BOVIO A CESENA. NELLA PAGINA ACCANTO LE NOVITÀ CCR PREMIUM E SOPHIA, L’ASSISTENTE VIRTUALE.
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UNA VISIONE CHE UNISCE TRADIZIONE E MODERNITÀ, CHE IL CREDITO COOPERATIVO ROMAGNOLO HA SAPUTO ANCHE TRASFERIRE NEL SUO RAPPORTO CON LA COMUNITÀ LOCALE.
le informazioni per renderlo sempre più performante. Un primo step del ‘training’ di Sophia è stato proprio il trasferimento da parte degli operatori bancari delle conoscenze necessarie per permettere al bot di rispondere in autonomia alle domande più comuni dei clienti. Automatizzare le operazioni più ripetitive ha indubbi vantaggi non solo dal lato cliente, ma anche dal punto di vista bancario perché consente al personale di concentrarsi su attività a più alto valore strategico. E i risultati dei primi mesi di Sophia sembrano confermare la bontà della direzione intrapresa, con oltre 1.500 persone che si sono rivolte all’assistente virtuale ricevendo risposte adeguate alle loro richieste nell’87% dei casi. Altro fiore all’occhiello dell’offerta digitale del Credito Cooperativo Romagnolo è l’App CCR Premium: il programma di fedeltà digitale che sta per festeggiare il suo secondo compleanno. L’App consente ai Soci di accumulare punti virtuali che poi si trasformano in tanti vantaggi reali (sconti nei negozi, ingressi omaggio, premi). Il lancio di CCR Premium ha distinto il Credito Cooperativo Romagnolo anche all’interno del panorama delle Banche che
aderiscono a ICCREA, tanto che a breve il programma sarà esteso a tutte le BCC del gruppo. Una bella soddisfazione per una banca che dimostra di saper intercettare e fare proprie le evoluzioni dei servizi bancari conservando intatto il proprio rapporto di vicinanza con i Soci. È questa visione, che unisce tradizione e modernità, che il Credito Cooperativo Romagnolo ha saputo anche trasferire al suo rapporto con la comunità locale, con un’altra iniziativa di successo che ha già al suo attivo 3 edizioni fisiche e una edizione completamente digitale, svolta in pieno lockdown . Coltiviamo Buone Idee è infatti il programma di CCR che aiuta le associazioni del terzo settore a raccogliere fondi attraverso la raccolta dal basso. In collaborazione con ideaginger.it, la
piattaforma di crowdfunding dell’Emilia-Romagna, il Credito Cooperativo Romagnolo ha già aiutato oltre 42 realtà del territorio che hanno raccolto circa 170.000 euro per realizzare i rispettivi progetti grazie al coinvolgimento di oltre 3.500 donatori, che hanno donato utilizzando proprio la piattaforma digitale. E le innovazioni di CCR non sono finite, spinte anche dalla necessità di ovviare alle limitazioni imposte dal Covid-19. Allo studio c’è infatti una nuova App che consentirà ai clienti di prenotare in completa autonomia il proprio appuntamento con un consulente della Banca, sfruttando così gli strumenti digitali e potendo fruire di un’assistenza sempre più personalizzata, a conferma dell’orientamento al servizio e all’innovazione che contraddistingue il CCR.
Cesena - Viale Giovanni Bovio, 76 - Tel. 0547 618100 www.ccromagnolo.it IN MAGAZINE
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CESENA
Malatesta
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DALLA VALLE DEL SAVIO A CESENATICO, UN VOLO D’UCCELLO ALLA SCOPERTA DELLE SUGGESTIVE RICCHEZZE DI CESENA. di Lea Baccarini / ph Andrea Bonavita
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Cesena, un piccolo mondo nel mondo della Romagna: un gioiello inatteso, dalle vocazioni poliedriche, sede di grandi aziende, ma anche polo universitario, orgogliosa patria delle biblioteche comunali sotto lo sguardo attento dell’Unesco, con un delizioso affaccio sul mare, quasi rubato… descrivere Cesena e il suo circondario in poche parole è difficile e forse anche controproducente. Eppure, ora che arriva il freddo e che non è più questione di sopravvivere alla canicola estiva, si può andare alla ricerca di quei luoghi e dettagli che rendono Cesena unica e speciale.
CESENA: UN GIOIELLO INATTESO, DALLE VOCAZIONI POLIEDRICHE, SEDE DI GRANDI AZIENDE, POLO UNIVERSITARIO, ORGOGLIOSA PATRIA DELLE BIBLIOTECHE COMUNALI SOTTO LO SGUARDO ATTENTO DELL’UNESCO, CON UN DELIZIOSO AFFACCIO SUL MARE, QUASI RUBATO…
Impossibile non partire dall’entroterra ricco e variegato di colori, suggestioni, tradizioni e paesaggi. Lungo la Valle del Savio, che si spinge verso gli Appennini fino a toccare il confine con la Toscana, con Bagno di Romagna, autentico tempio del vivere lento, si trova un mondo di storia unico, che parla non solo di antichità romane con Sarsina, ma anche di Medioevo con Mercato Saraceno, punto di riferimento commerciale in un mondo privo di grande distribuzione e centri commerciali. Scendere a valle e dirigersi verso occidente ci porta a Bertinoro, terrazzo di Romagna che non necessita di ulteriori pubblicità; nella direzione opposta, verso il mare, si va a toccare non solo 64
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Longiano, Bandiera Arancione del Touring Club dal 2005, borgo medioevale perfettamente conservato e coronato dal castello Malatestiano e arricchito dai tesori del Novecento della Fondazione Tito Balestra; significa anche intercettare Roncofreddo e il suo prezioso affaccio al castello di Sorrivoli, cittadina assurta a tempio dei burattini. Scendendo sempre più verso la costa si trova San Mauro Pascoli, patria del Fanciullino ma anche centro calzaturiero d’alta moda – anime diverse di una vocazione unica per il bello e l’arte dei sammauresi. Riconoscere l’iconico grattacielo di Cesenatico è segno che or-
IN APERTURA, IL LITORALE DI CESENATICO CON, AL CENTRO, IL GRATTACIELO. QUI SOTTO, LA ROCCA MALATESTIANA.
Il nostro vino è lo spirito della Romagna: in esso si concentra l’essenza di una terra che vive di convivialità . Poderi dal Nespoli: dal vigneto al calice, dal 1929.
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mai si è raggiunta la costa; muoversi in questa cittadina di mare nata come porto per la città di Cesena è un gesto di movida, soprattutto lungo il Porto Canale, la liquida arteria artificiale illuminata, che d’inverno ospita i suggestivi Presepi a bordo delle imbarcazioni. In questo territorio così speciale, Cesena è il punto di raccordo, partenza e destinazione per viaggi nello spazio e nel tempo, fra cultura e vocazione agricola, sotto l’egida della Madonna del Monte, che risponde alla rocca Malatestiana incombente sulla piazza del Popolo, circondata dal verde. Simbolo cittadino indiscusso e amatissimo è la fontana del Masini, coeva del Nettuno bolognese. Un’opera già vagheggiata da Novello Malatesta, che piacque talmente ai cesenati, e procurò nelle città limitrofe un’invidia tale che, secondo la leggenda, a Masini furono amputate entrambe le mani per impedirgli di progettare ed eseguire simili capolavori per altre città:
un racconto che riflette l’amore e la gelosia dei cesenati, che in effetti non hanno fallito nel conservare le loro ricchezze anche per quanto riguarda la preziosissima biblioteca Malatestiana, una delle rarissime biblioteche quattrocentesche sopravvissute, ancora allestita come nell’epoca in cui fu fondata. Fra i direttori che ha potuto vantare la biblioteca, è impossibile non sottolineare uno dei numi laici della città, il critico letterario e letterato Renato Serra, la cui casa natale è ancora visitabile.
SIMBOLO CITTADINO INDISCUSSO E AMATISSIMO È LA FONTANA DEL MASINI, COEVA DEL NETTUNO BOLOGNESE. UN’OPERA GIÀ VAGHEGGIATA DA NOVELLO MALATESTA, CHE PIACQUE TALMENTE AI CESENATI, E PROCURÒ NELLE CITTÀ LIMITROFE UNA FORTE INVIDIA.
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Grande attenzione ai cambiamenti del mercato e delle normative, flessibilità produttiva e alta professionalità fanno di Car Fibreglass di Ravenna una solida realtà imprenditoriale che ha saputo crescere e diversificarsi nel tempo. Specializzata negli allestimenti per veicoli commerciali, l’azienda è riuscita a superare indenne anche l’ultima crisi economica – quella correlata all’emergenza Covid-19 – inventandosi nuovi prodotti in linea con le richieste della clientela e rispettosi delle norme attuali di contenimento della pandemia. Qualche esempio? Il Driver Guard, una nuova gamma di paratie para-alito per auto e veicoli commerciali, realizzata per soddisfare i requisiti dell’articolo 93 del decreto 17 marzo 2020, ma anche tutta una serie di soluzioni in policarbonato, altamente personalizzabili, in grado di adattarsi ad ambienti differenti quali negozi, uffici e veicoli di grandi dimensioni. C’è poi il nuovo Footable, il cubo in abs di 80
centimetri che consente a 2 e fino a 4 persone di giocare con una palla in sicurezza, che ha letteralmente spopolato in estate, e destinato a diventare oggetto del desiderio in ambito sportivo anche in inverno. Per capire a cosa si deve tutta questa lungimiranza imprenditoriale, è bene ricordare brevemente la storia di Car Fibreglass le cui origini risalgono agli anni Settanta. “Mio padre Franco, insieme ai suoi fratelli, aprì quella che in origine era una carrozzeria per autocarri,” racconta il figlio e attuale amministratore Luca Barboni. “Già negli anni Ottanta, si registra la prima evoluzione con la specializzazione in camping car e nel rialzo di tetti di veicoli vari, e il conseguente avvio della produzione dei materiali necessari. Poi l’azienda ha iniziato a proporre interni per le ambulanze che, per legge, dovevano essere facilmente igienizzabili. Su questa scia, negli anni Novanta, è nato uno dei nostri prodotti di punta, il Cover, l’allestimento a base di
pannelli lavabili, impermeabili e resistenti ai disinfettanti, indispensabile per tutti coloro che traportano medicinali, alimenti in Haccp, materiali pericolosi in Adr, salme.” Grazie al Cover, Car Fibreglass è riuscita a giocarsi la carta dell’internazionalizzazione, grazie a una rete di venditori diffusi in tutta Europa. Circa il 40% della produzione è ora rivolta all’estero e il prossimo obiettivo è sbarcare in altri continenti. “Un’altra tappa fondamentale,” ricorda Barboni, “è avvenuta nel 2016 con il cambio di produzione da artigianale a industriale, grazie all’utilizzo dell’Abs, un materiale plastico, al posto della vetroresina. Tale innovativo materiale, nel pieno dell’emergenza Covid-19, ci ha consentito di sviluppare nuovi prodotti, come la paratia para-alito Driver Guard che consente di migliorare la sicurezza del conducente e dei passeggeri, fornendo una valida separazione all’altezza della testa di coloro che si trovano all’interno della vet-
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LA PARATIA PARAALITO DRIVER GUARD CONSENTE DI MIGLIORARE LA SICUREZZA DEL CONDUCENTE E DEI PASSEGGERI, FORNENDO UNA VALIDA SEPARAZIONE ALL’ALTEZZA DELLA TESTA DI COLORO CHE SI TROVANO ALL’INTERNO DELLA VETTURA. UN DIVISORE CHE PUÒ ESSERE PROGETTATO ANCHE IN BASE A RICHIESTE SPECIFICHE, COME PER UFFICI E NEGOZI.
tura. Un accorgimento particolarmente indicato per taxi, noleggio con conducente, trasporto persone in particolari condizioni, autovetture private.” Alla creatività, si sa, non c’è limite e l’azienda ha poi introdotto altre novità, come le paratie para-alito per i vari tipi di uffici e negozi che necessitano di soluzioni su misura. Car Fibreglass, infatti, può progettare divisori in base a richieste specifiche, che si adattano per esempio a banchi di grandi dimensioni, zone lavaggio per parrucchieri, oltre che per veicoli per il trasporto professionali come shuttle, pulmini, autocarri con doppia cabina, ecc. Su richiesta di un cliente, è poi partita la produzione di un originale cubo, il Footable che ha consentito a ragazzi e a appassionati di fare sport in sicurezza, in un momento in cui era proibita qualsiasi altra attività. “Per ovviare al problema della distanza da mantenere,” spiega Barboni, “alcuni giovani hanno preso un tavolino che consentiva loro di giocare in modo nuovo. Noi abbiamo trasformato il tavolino in cubo, grazie all’utilizzo dell’Abs e del Cad 3D, contribuendo a lanciare una vera e propria moda da spiaggia. Così, abbiamo conosciuto un settore per noi nuovo come quello dello sport e del wellness, e grande è l’interesse di associazioni e centri sportivi per questa novità che offre possibilità di gioco indoor e outdoor in spazi contenuti.” E molte altre idee si
concretizzeranno certamente nei prossimi mesi grazie al dinamismo di Car Fibreglass che conta su un organico di 21 persone e su 7 soci: oltre a Luca Barboni (amministratore), Franco Barboni, Doria Graziani (responsabile Produzione), Ilario Mengozzi (Monitoraggio), Gionata Vichi (Post vendita), Luca Maroni (Amministrazione) e Samuele Taglioli (Ricerca e Sviluppo).
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RAVENNA
Una cittÃ
DIVERSA SFUGGIAMO DALLA SOLITA RAVENNA TURISTICA, ALLA RICERCA DI QUANTO DI PREZIOSO SI TROVA ANCHE ALLA LUCE DEL SOLE. di Beatrice Loddo / ph Andrea Bonavita
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Parlare di Ravenna non è mai facile: come è possibile rendere giustizia alla città dei mosaici, capitale tre volte – dell’Impero Romano d’Occidente prima, del Regno goto sotto Teoderico poi, e per ultimo dell’Impero bizantino in Europa –, arricchita e resa celebre dalla presenza delle spoglie terrene di niente meno che Dante Alighieri, oltre che di re e imperatrici – Teoderico e Galla Placidia. Sono ben 8 i monumenti Unesco della città, inutile citarli tutti, ma è importante ricordare che si tratta di testimonianze e resti di epoca bizantina, sopravvivenze che hanno del miracoloso e vanno conservate con il massimo riguardo. Quindi la visita a Ravenna solitamente si configura di spazi
chiusi, di musei e chiese, mausolei e aree archeologiche. Ombre, intervallate da suggestive lame di luce, indirizzate con attenzione da qualche architetto antico, oppure con sapiente intelligenza da scenografi museali, che non rendono giustizia alle luci di cui si possono godere all’aria aperta, lungo quelle strade che sembrano quasi non essere altro che l’intervallo fra un punto e l’altro da visitare. La Ravenna turistica, che si stende come una rete di punti principalmente nell’area del centro, sembra non tenere grande conto della vita dei ravennati, orgogliosi custodi di un prezioso lascito delle epoche andate. Eppure forse proprio perché spesso sorvolate, sono le architetture e gli scorci cittadini, i panorami di
LA RAVENNA TURISTICA, CHE SI STENDE COME UNA RETE DI PUNTI PRINCIPALMENTE NELL’AREA DEL CENTRO, SEMBRA NON TENERE GRANDE CONTO DELLA VITA DEI RAVENNATI, ORGOGLIOSI CUSTODI DI UN PREZIOSO LASCITO DELLE EPOCHE ANDATE.
mare e di piana che fanno breccia nel cuore di chi vive Ravenna per più di un giorno. Poche eccezioni a questa regola, a partire dalla suggestiva e decisamente sacrale “zona del si-
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IN APERTURA, LA BASILICA DI SAN VITALE CON, IN BASSO, IL MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA. NELLA PAGINA PRECEDENTE, LA CITTÀ VISTA DAL CANALE CANDIANO, VERSO LA FERROVIA E IL CENTRO. IN QUESTA PAGINA, IL DUOMO DI RAVENNA.
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lenzio” in centro storico, dove fra il Quadrarco di Braccioforte e la Basilica di San Francesco si conserva la tomba del Sommo Poeta, restaurata proprio quest’anno a opera dell’architetto Camillo Morigia, in vista del 700° anniversario dalla morte del Sommo. A esso si può aggiungere la suggestione del Parco della Pace nella prima periferia di Ravenna, esposizione a cielo aperto delle opere musive realizzate da artisti di fama internazionale, fra cui anche Mimmo Paladino. Nonostante il tempo volga al freddo, i Giardini Pubblici della città che fanno da cornice alla cinquecentesca Loggetta Lombardesca, si rivelano di un fascino suggestivo unico, arricchito ancora di più dal Planetario. Un altro prezioso spazio da ammirare e godere alla luce del sole è la Rocca Brancaleone, sorta come fortezza a opera dei veneziani, ospita
UN ALTRO PREZIOSO SPAZIO DA AMMIRARE E GODERE ALLA LUCE DEL SOLE È LA ROCCA BRANCALEONE, SORTA COME FORTEZZA A OPERA DEI VENEZIANI, OGGI OSPITA UN LUSSUREGGIANTE GIARDINO, OLTRE ALL’ARENA DEDICATA AGLI SPETTACOLI ALL’APERTO.
un lussureggiante giardino, oltre all’arena dedicata agli spettacoli all’aperto: forse l’inverno non è la stagione perfetta per godere delle attrattive della Rocca, ma è anche l’ottima scusa per rifugiarsi poi in uno dei numerosi locali della città, per assaporare i vini e le delizie locali, dal passatello al crescione, passando per curzul e maltagliati.
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RIMINI
Fuori
STAGIONE SCOPRIRE RIMINI NEL PERIODO AUTUNNALE? NIENTE È IMPOSSIBILE PER LA TERRA DEL MARE E DEL MITO DEL BUON VIVERE: BASTA RITROVARE L’ENTROTERRA E I SUOI SEGRETI. di Lea Baccarini / ph Andrea Bonavita
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Rimini e vacanza, è quasi impossibile separare questi due concetti dalla mente degli italiani. Sui suoi 15 km di spiaggia, ogni anno arrivano turisti e balneari non solo dall’estero, ma anche dalle limitrofe città della Romagna. Poi, durante l’inverno, pare svuotarsi e restano solo i cittadini e – è necessario dirlo – i veri intenditori. Perché Rimini è molto più delle sue spiagge, e solo durante le stagioni più fredde è possibile assaporare quelle attrattive che d’estate sembrano essere
RIMINI È MARE, CERTO, MA NON SOLO: COME L’ALTA MAREA DEL DIVERTIMENTO E DELLA MOVIDA SALE D’ESTATE, ARRIVA IL MOMENTO DI RITRARSI ANCHE DAL MARE, CON LA BASSA MAREA DELLO SPASSO A TUTTI I COSTI, PER RICERCARE PIACERI DI PIÙ SOTTILE QUALITÀ.
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oscurate dai flussi verso il mare. Ma come vivere e riscoprire Rimini nel periodo delle pause e del riposo? Rimini è mare, certo, un mare che è prima di tutto un modo di vivere, scenografia eletta dei film di Federico Fellini, ma non solo: la magica suggestione delle brume d’inverno, delle spiagge deserte e degli stabilimenti balneari, il vento sferzante che solleva cavalloni che sanno di nostalgia. E come l’alta marea del divertimento e della movida sale d’estate, arriva il momento di ritrarsi anche dal mare, con la bassa marea dello spasso a tutti i costi, per ricercare piaceri di più sottile qualità. Si parte, di necessità, dal Cinema Fulgor, dove rivivere, al riparo dalle intemperie, le suggestive esperienze vissute dal giovane Fellini, di cui racchiude in sé tutta la poetica, non solo per la sua storia, ma anche per il sofisticato restauro, un’accurata opera di restituzione estetica volta a ricreare, all’interno e all’esterno, le atmosfere tanto care a Federico Fellini. Ma dopo aver goduto del-
IN APERTURA, LA FONTANA DEI QUATTRO CAVALLI, NEL PARCO FEDERICO FELLINI. QUI SOTTO, LA ROCCA DI SAN LEO.
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le atmosfere impagabili delle sale in stile hollywoodiano del Fulgor, è il momento di tornare all’aria aperta e di esplorare i dintorni. Via dalla città, e via dal mare. A pochi chilometri, infatti, c’è uno splendido entroterra tutto da scoprire, lungo le vallate dei fiumi Marecchia e Conca, punteggiate di rocche e castelli: ogni luogo ha le sue antiche tradizioni e i sapori unici, oltre che i suoi misteri. Dal castello di Montebello, scenario del fantasma di Azzurrina, a quello di Montefiore Conca, abitato, pare, dai fantasmi di due sfortunati amanti; impossibile non menzionare, in tema di misteri e fantasmi, il forte di San Leo. Qui, l’“alchimista” avventuriero noto come Conte di Cagliostro fu im80
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prigionato per volere del Papa nel 1791, e ancora oggi il mistero sulla sua morte rende il luogo ricco di suggestioni. Impossibile non esplorare, per gli amanti della poesia e del buon cibo, il paese natale di Tonino Guerra: oltre al museo a lui dedicato, Santarcangelo di Romagna offre l’occasione di esplorare alcune delle misteriose grotte tufacee che si articolano in un fitto reticolo sotto al Monte Giove, il colle su cui il borgo fortificato di impianto medievale è posto. Difficile porre punti fermi sulle origini e gli usi di questi luoghi: il dibattito è ancora aperto. Alcuni sostengono che servissero come cantine, altri invece che fossero luoghi di culto. Ciò che è innegabile, tuttavia, è la
VIA DALLA CITTÀ E DAL MARE. A POCHI CHILOMETRI C’È UN ENTROTERRA TUTTO DA SCOPRIRE, LUNGO LE VALLATE DEI FIUMI MARECCHIA E CONCA, PUNTEGGIATE DI ROCCHE E CASTELLI: OGNI LUOGO HA LE SUE TRADIZIONI E SAPORI UNICI, OLTRE CHE I SUOI MISTERI.
notevole bellezza architettonica. Ci sarebbe tanto altro da suggerire e proporre, ma la certezza è che anche andando all’avventura, senza una meta precisa, è matematicamente impossibile restare delusi in terra riminese.
IN ALTO, UN PAESAGGIO DELLA VALMARECCHIA.
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