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Introduzione geografica

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Rifugi Lepini

Rifugi Lepini

MONTI LEPINI

I Lepinus Montes degli antichi Romani sono una poderosa catena del Lazio meridionale il cui nome deriva dal latino Lapis (pietra), proprio ad indicare la natura di massa compatta caratterizzata da bianchi calcari che impressionarono i primitivi abitanti del Latium Vetus (Lazio Antico). I Monti Lepini, assieme ai Monti Ausoni e Aurunci, formano l’Antiappennino laziale, chiamato anche “Catena dei Volsci”. Questo gruppo è dislocato tra le province di Roma, Latina e Frosinone (il punto dei tre confini è posto appunto sui Lepini, esattamente a sud di Fossa dei Felci a circa 1100 m di quota). I Lepini sono separati a nord-ovest dai Colli Albani tramite la valle Arianna (Giulianello-Lariano-Valmontone), a sud-est dai Monti Ausoni con la valle dell’Amaseno, a nord-est dal Preappennino tramite la valle del Sacco (valle Latina), ed infine a sud dal Monte Circeo con la Pianura Pontina. Il massiccio lepino (che si estende per circa 800 kmq) è composto da due catene parallele con andamento Nord-ovest Sud-est, separate dalle profonde valli del Rio, Casale e Pisciarello (linea tettonica Montelanico-Carpineto-Maenza). La catena occidentale è formata da due gruppi montuosi principali: a nord quello del M. Lupo-

Lupo fotografato il 16 febbraio ‘19 nei pressi della Sella del Semprevisa (© Petrella) 

ne (1378 m) e a sud quello del M. Semprevisa (1537 m) che è la vetta più elevata dei Lepini e di tutti i Volsci (seguita dal M. Petrella 1533 m, sugli Aurunci). Questa catena, l’occidentale, ha inizio a nord con il piccolo sottogruppo del Colle Illirio (732m, sopra il comune di Artena) al quale seguono Punta della Melazza (1084 m), M. Lupone (1378 m), M. Perentile (1023 m), M. Caprea (1477 m), M. Ardicara (1447 m), M. Semprevisa (1537 m), M. Erdigheta (1342 m) e M. la Difesa (923 m, in comune di Roccagorga). La catena orientale è formata, invece, da altri due gruppi più un sottogruppo ad est-sud-est: a nord quello del M. Malaina (1480 m, costituito dall’ esteso altopiano di Gorga), a sud-est quello del M. Gemma (1474 m) e, continuando ancora, il sottogruppo del M. Siserno (M. Campo Lupino 800 m). Questa dorsale, quindi, ha inizio a nord con la Cima del Monte (983 m, tra i comuni di Gorga e Sgurgola) alla quale segue lo Sprone Maraoni (1328 m), M. Pisciarello (1423 m), M. Malaina (1480 m), M. Gemma (1474 m), M. Cacume (1094 m, in posizione isolata), C. Calvello (936 m) e infine le due cime del sottogruppo, ovvero il M. Siserno e il M. Campo Lupino (rispettivamente 792 e 800 m, tra i comuni di Giuliano di Roma, Villa S. Stefano e Ceccano). Oltre a questi, una serie di rilievi minori si stende fra la dorsale occidentale ed il bassopiano pontino formando la cosiddetta catena dei preLepini, ovvero: il gruppo del M. la Trinità (862 m, tra Sermoneta, Bassiano e Sezze), il M. Sant’Angelo (382 m, tra Roccagorga e Priverno) ed infine, verso sud, quello del M. Seiano (415 m, a Priverno). La catena dei Monti Lepini, oltre ai tanti piccoli pianori che costituiscono il vasto Altopiano di Gorga (Piani del Lontro, Prati della Valle, Campo di Caccia, etc.), presenta grandi depressioni chiuse (polje, evidenti fenomeni carsici superficiali) chiamate “piani” o “campi”; tra i più importanti: Campo di Segni, Campo di Montelanico (o altopiano di Collemezzo), Pian della Faggeta (e la sua propaggine superiore dei Piani dell’Erdigheta) e il Pian della Croce (o piana di S. Serena). Le forme carsiche sotterranee, invece, sono rappresentate da grotte e pozzi (voragini, abissi e inghiottitoi, chiamati anche “ousi”), che sono veramente molto numerose (i Lepini sono infatti uno dei siti più interessanti del Lazio per la speleologia). Tra le più importanti: Ouso di Passo Pratiglio (la più profonda del Lazio, con i suoi -840 m), Ouso della Rava Bianca (la seconda, come profondità, nel Lazio), Grotta del Formale (la quarta più lunga del Lazio, con i suoi 2920 m di sviluppo), Abisso Consolini (-600 m di profondità), etc. Codesto imponente sistema carsico fa sì che su questi monti ci sia mancanza di corsi d’acqua importanti, ciò perché, attraverso l’estesa circolazione sotterranea, si captano le acque meteoriche le quali vanno ad alimentare le grandi risorgive situate soprattutto lungo il bordo pedemontano dei versanti occidentali. La circolazione idrica superficiale è strettamente legata agli eventi meteorici e tutti i corsi d’acqua sono a regime torrentizio-stagionale. Tra i più importanti ricordiamo il Rio (che si immette nel Fiume Sacco), il Fosso di M. Acuto (Giuliano di Roma), il Fosso le Mole (convoglia le acque nell’Amaseno), il Fosso della Valle (Bassiano), il Fosso di Roccagorga e la Valle (di Patrica). Sono presenti anche numerose cascate che spesso però sono asciutte, quelle più grandi e degne di nota sono: la cascata di Sant’Angelo (spesso però in secca) posizionata nei pressi dell’Eremo omonimo nel comune di Morolo a quota 830 m circa; e la caratteristica e spettacolare cascata della Valle Naforte (con acqua solamente dopo periodi piovosi o con lo scioglimento delle nevi) posizionata sul versante sud del monte Semprevisa nel comune di Carpineto Romano a quota 1020 m circa; e la copiosa cascata del Rapiglio, che nasce dall’omonima grotta in comune di Carpineto Romano, ad una quota di circa 850 m. Il territorio centrale del comprensorio offre un discreto numero di sorgenti in quota, correlate spesso con la presenza di formazioni argillomarnose. Hanno generalmente portata molto variabile ed alcune di esse sono soggette a prosciugamento nella stagione estiva, strettamente vincolate alle precipitazioni. Tra le più in quota ricordiamo: Fonte S. Antone 1005 m (Morolo), Acqua valle Perti 1047 m (Maenza / Carpineto), Fonte della Formica 1070 m (Carpineto), Fontana Santa Serena 1105 m (Supino), Fontana Formella 1124 m (Gorga), Fontana Canai 1150 m (Gorga), Fonte Semisuvia 1150 m (Maenza), Ac-

qua Mezzavalle 1214 m [non potabile (Carpineto)], Bocca del Lupo 1235 m (Carpineto), Risorgenza San Marino 1270 m (Gorga), Fontana del Merlo 1321 m (Gorga), Fontana la Spina 1329 m (Supino), Sorgente del Pisciarello 1335 m (Morolo) e Fontana del Sambuco 1350 m (Carpineto).

Sono pure presenti numerosi pozzi, cisterne ed alcuni stagni siti all’interno di vecchie doline o nei Campi carsici, dove le terre rosse e/o i tufi impediscono la percolazione dell’acqua. Questi ultimi sono rappresentati da pochi ma caratteristici specchi d’acqua: Stagni cava Valle del Canneto 110 m (Parco S. Martino Priverno), Laghetto dell’Antignana 380 m (Bassiano), lago del Pantano 690 m (Bassiano), laghetti di Costa Pecci 700 m (Carpineto), stagno Pozzo di Monte 701 m (Norma), laghetto della Selva 715m (Norma), Laghetto Casalicchio 725m (Carpineto), Volubro di Collemezzo 730 m (Montelanico), stagno Pantana del Camenardo 748 m (Montelanico), laghetti Campo di Segni 835 - 839 m (Segni) e laghetto di Monte Ermo 1297 m (Sgurgola); (una volta era presente anche il caratteristico laghetto degli Occhiali o delle Fosse a 1325 m nel comune di Morolo).

La falda acquifera basale viene alimentata da quasi tutta l’acqua piovana che si infiltra all’interno del sistema carsico, tramite fessure, inghiottitoi ed altre vie ancora poco conosciute. Numerose sono le sorgenti pedemontane di acqua dolce e sulfurea e le falde idriche della Pianura Pontina, che dipendono direttamente dal grande sistema carsico dei Lepini. Le più importanti sono quelle del Fiume Ninfa, del sistema sorgivo di Monticchio (da cui si origina il Fiume Cavata), delle sorgenti della Mola dei

Preti e dell’Acquapuzza, dei Fosselloni e del Fiume Ufente (che forma due laghetti, quello del Vescovo e quello Nero), quella della Fontana del Muro e della Pedicata. Detto questo, si comprende quanto i Lepini siano tra i gruppi montuosi a più alta biodiversità del Lazio, dove si conservano ancora angoli di vita naturale da ammirare in silenzio. Il simbolo perfetto, a testimonianza di questo, è il fantastico Giardino di Ninfa, il quale rappresenta un monumento naturale della Repubblica Italiana ed è tutelato come Oasi del WWF. Il giardino è situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina, al confine con Norma e Sermoneta. Si tratta di un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medioevale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino. Il New York Times ha eletto il Giardino di Ninfa il più bello e romantico del mondo. Ma i Lepini sono anche un parco archeologico a cielo aperto, che racconta della presenza dell’uomo della Preistoria, nonché di quella dei dinosauri. Riassumendo ricordiamo alcuni importanti siti: Grotta Iolanda, Arnalo dei Bufali e della Cava (insediamenti Paleolitici); Fosso Brivolco ex cava Petrianni (sito Paleontologico con orme di dinosauri). E poi c’è la storia dei suoi centri abitati, dove i numerosi monumenti d’epoca romana o medievale in armonia con la natura, fanno rivivere le emozioni del passato. Tra questi luoghi ricordiamo: Mura poligonali di Segni e Norba; le mura e la villa romana di Sezze; la Via Appia; la Civita di Artena; la Civita di Privernum; il Tempio di Ercole; l’Abbazia di Fossanova; l’Abbazia di Valvisciolo; il Castello Caetani di Sermoneta; il Castello di Maenza, di

Uno dei laghi al Campo di Segni (© Vona) 

Monte Acuto e quello dei Colonna di Morolo. Per l’appunto, sono da menzionare anche alcuni resti di castelli e torri rupestri: Torre Vittoria (torre di Monticchio o Pretrara) (Sermoneta); Torre Acquapuzza (Sermoneta); Castello di Montelongo (Montelanico); Castello di Monte Trevi (Sezze); Castello di Collemezzo (Montelanico); Castello di Monte Prunio (Montelanico); Torre dei Pani (Sezze); Torre dei Masi (Sezze-Roccagorga); Torretta Rocchigiana, torre delle Mole Sante e quella delle Mole Comuni (Priverno). Tra i simboli “architettonici” del luogo però, fuori dai centri abitati, c’è una costruzione molto più umile utilizzata per secoli da contadini, pastori e boscaioli, la Capanna Lepina. Formata da muri a secco alti circa un metro, sui quali venivano sistemati “a piramide” dei pali che reggevano fasci di “stramma” (Ampelodesma) o di stoppie, aveva un pavimento di terra battuta o acciottolato e accanto al focolare vi era un pagliericcio (la “lettèra”). In origine, la capanna per molti era l’unica abitazione, per altri invece, era un riparo stagionale sia per le persone che per gli animali o come ripostiglio, specie nei periodi di transumanza, taglio dei boschi e vendemmia. Negli anni però, quasi tutte sono state abbandonate. Comunque sia, è possibile ancora vedere i resti di antichi villaggi di capanne in alcune zone più interne della catena; i più importanti sono: Le Campore (Cori); Valle Nazzani (Carpineto); Valle Pera (Norma); Valvisciolo (Carpineto); Caprei (Carpineto); I Ruschi (Bassiano); Valle La Caccia (Roccagorga); Valle Nardi (Roccagorga); Piani dell’Erdigheta (Carpineto). A contorno di tutto ciò ci sono i santuari e gli eremi, sempre molto frequentati dalle devote popolazioni lepine che, in molti casi, li costruivano in luoghi remoti e isolati difficilmente accessibili per dedicarsi in modo più sacrale alla contemplazione, alla meditazione e alla pre-

Sorgente del Rapiglio (© Funaro) 

ghiera. Qui un breve elenco degli eremi rupestri sui monti Lepini: Ruderi monastero di Santa Maria di Mirteto c. 300 m (Norma); Resti tempio di Giunone Lucina 440 m (Norma); Santuario del Crocefisso 448 m (Bassiano); Chiesetta della Santissima Trinità al M. Campazzano 673 m (Segni); Chiesetta di San Leonardo 706 m (Sgurgola); Ruderi Abbazia di Malvisciolo o di Santo Stefano di valle Roscina 742 m (Carpineto); Santuario di San Luca 745 m (Maenza); Ruderi chiesetta di Santa Secondina 770 m (Sgurgola); Santuario Madonna di Collemezzo 775 m (Montelanico); Ruderi Eremo di San Tommaso Becket c. 800 m (Carpineto); Eremo di Sant’Angelo 820 m (Morolo); Eremo di Sant’Erasmo 849 m (Roccagorga); Santuario della Santissima Trinità 862 m (Bassiano); Ruderi Eremo di San Bartolomeo dei Valloni c. 900 m (Carpineto); Chiesa dell’Immacolata sul M. Cacume 1094 m [ex Monastero di San Michele Arcangelo] (Patrica).

CIRCEO

Il Promontorio del Circeo al limite sud dell’Agro Pontino, distante circa 15 km in linea d’aria dalle prime propaggini dei Lepini-Ausoni, è come un baluardo sul mar Tirreno che domina a nord la vasta pianura Pontina e a sud il mare con le sue isole Ponziane. Dai monti Lepini, appare sull’orizzonte come una gigantesca figura di uomo dormiente (si dice che sia la maga!) il cui naso è appunto caratterizzato proprio dalla vetta (il Picco di Circe). Da Gaeta, Sperlonga e Terracina, invece, il Circeo sembra proprio un’isola, l’Isola Eea che gli antichi navigatori videro emergere

Una breve visita alla panoramica Rave (© Funaro) 

dalle acque, sulla quale dominava la Maga trasmutatrice di uomini. Il monte Circeo è composto da una massa rocciosa, lunga circa 6 km e larga 2, con una linea di cresta quasi continua, in leggera pendenza da ovest a est. Lungo questa dorsale spiccano le seguenti cime principali (da ovest a est): vetta di Paola (picco d’Istria) 420m, picco di Circe 541m, punta di Torre Moresca 462m, punta di Vasca Moresca 421m, punta del Fortino di Cretarossa 395m, monte Circello (punta di Cristoforo o del Semaforo) 448m e punta dell’Acropoli (le Crocette) 385m. A queste si aggiungono nel versante orientale i tre colli: Peretto 181m, Guardia Orlando 162m e Monticchio 114m, che chiudono a ovest-nord-ovest la conca nella quale sorge il paese di San Felice Circeo. Il promontorio si suddivide in due principali versanti, quello settentrionale detto Quarto freddo, e quello meridionale detto Quarto Caldo. Il primo è caratterizzato da una folta e fresca lecceta intervallata da qualche oliveto, mentre il secondo degrada in mare con versanti molto più ripidi e brulli, interrotti da imponenti pareti e macchia mediterranea. Quest’ultimo versante è ricchissimo di grotte, quasi tutte presenti sulla scogliera a pelo d’acqua o più in alto e molte anche sottomarine. Qui di seguito riporto i nomi delle grotte marine conosciute visitabili con piccole imbarcazioni (kayak), alcune a piedi, e altre solo da apneisti o sub esperti (comunque sconsigliate a tutti i non esperti del settore). In ordine da est (Torre Fico) ad ovest (Torre Paola) si trovano le grotte di: Torre Fico, Stefanini, del Cervide, del Presepio (o del Calice), Azzurra, delle Capre, dell’Impiso (o dell’Impiccato), del Fossellone (comunicante con grotta Elena), Anna, del Faro, dell’Acquario, di Torre Cervia, Enzo Lanzuisi, dell’Alabastro (o delle Corvine), Barbara, le Cattedrali o 5 grotte (dei Pesci, delle Palme, della Fessura, Anna, dei 3 Luigi), delle Anfore, del Rimbombo, dei Prigionieri (o dei

Bombardieri), della Maga Circe (o del Precipizio), Breuil, del Bombardiere, di Ulisse oppure di Paola o Aperta (antro destro interno: grotta del Laghetto o dell’Isolotto, preceduta dall’Oscura Spelonca), ed infine la grotta Spaccata di Torre Paola (cavità interna superiore Antro Padula). Tutte queste grotte sono intervallate da graziose calette e piccole insenature, ne ricordiamo le più interessanti: spiaggetta del Porto (o di Torre Fico), la Rinascente, calette gemelle di Punta Rossa, caletta hotel Punta Rossa, cala Le Casette, spiaggetta dei Pinguini, insenatura della Piscinetta, cala dell’Alabastro, insenatura della Calozza, cala Moresca (spiaggia dei Prigionieri o dei Bombardieri) e spiaggetta di Ulisse (o di Torre Paola). Oltre a queste, ci sono anche altre grotte, più distanti dal mare, alcune delle quali molto famose per i resti preistorici trovati al loro interno. Tra Sul monte, oltre che sulle sue pendici, si trovano molti importanti resti archeologici (di solito di epoca romana) di grande valore. Tra questi ne menziono alcuni: Mura ciclopiche dell’Acropoli di Circei; Fortino di Creta Rossa; Tempio di Venere; Grotta della Sibilla; Guardia Orlando. Oltre a queste, sulla costa, sono presenti ancora le torri di difesa contro i pirati Saraceni (1562), tutt’ora ancora intatte (a parte una in rovina ed un’altra in fase di ristrutturazione): Torre Paola, Torre Moresca o Falconara (resti), Torre Cervia o Torraccia, Torre Fico, Torre Vittoria e Torre Olevola. Il promontorio non è molto ricco di sorgenti di acqua dolce ma, soprattutto sul versante settentrionale, è presente qualche importante sorgente, tra cui: sorgente Mezzomonte, sorgente Orto

Il Quarto freddo del m. Circeo dal lago di Paola (© Tognoni) 

Carbone (attualmente secca) e fontana Copella. Sulla presente guida ho voluto descrivere tutti i sentieri più o meno frequentati del Circeo che avessero sviluppo proprio sul monte stesso. Tuttavia esistono molti altri itinerari nel Parco che non ho inserito perché, a mio avviso, alcuni sono ormai caduti in disuso (non praticabili), certi hanno sviluppo quasi totalmente pianeggiante e altri, invece, risultano molto turistici fintanto da allontanarsi troppo dal tema principale trattato in questo libro.

ZANNONE

Vera e propria perla del mediterraneo che sorge a nord-est di Ponza e facente parte, appunto, delle Isole Ponziane (o Pontine: Ponza, Ventotene, Palmarola, Zannone, S. Stefano e Gavi). Quest’isola però, non ha nessuna parentela con le sorellastre, non avendo infatti origine vulcanica ma bensì calcarea come il suo fratello Circeo. Infatti, vanta un importante primato: qui sono state ritrovate le rocce più antiche del Lazio risalenti ai tempi dei dinosauri (c. 250 milioni di anni fa, Triassico). Essa è costituita dai resti fossili di miliardi di organismi viventi essendo, appunto, un’ex barriera corallina. Facente parte del Parco Nazionale del Circeo, Zannone è completamente disabitata: l’unico segno antropico, oltre al faro con annessa la casa del farista, è il rudere dell’antico convento benedettino con vicino l’ex casa di caccia. L’isola, a differenza di quanto accaduto in tutto il resto dell’arcipelago (dove i coloni distrussero ogni traccia dell’originaria foresta), ha mantenuto un paesaggio vegetale del tutto simile a quello che incontrarono i suoi primi visitatori migliaia di anni fa. Zannone, se pur sia stato luogo di insediamento umano sin dalla prei-

La sacrale entrata nella Grotta dell’Alabastro (© Cortese) 

storia, non fu mai abitato stabilmente, ma per lunghi periodi ospitò eremiti e, in seguito, monaci. I resti del convento benedettino risalgono al XIII secolo, quando constava di una chiesa, un convento e un oratorio, oltre che alcune vigne, la piccionaia e la peschiera. Nel 1246 il monastero divenne cistercense sotto la diretta giurisdizione di Fossanova ma, ben presto, le notevoli difficoltà di uno stazionamento stabile sull’isola e le crescenti scorrerie dei pirati saraceni, decretarono il definitivo abbandono del monastero verso la fine del XIII secolo. L’unico e miglior approdo dell’isola, consentito solo con il bel tempo e condizioni di mare ottimali (ma al momento interdetto dal PAI per insicurezza geologica), è la Cala del Varo, un’insenatura con sponde rocciose orientata verso Ponza. Da qui, proseguendo il periplo verso sud-est (destra) si trovano i seguenti punti di interesse: punta Varo, cala delle Grottelle, punta del Monaco (con i resti di una peschiera di epoca romana), scoglio del Monaco, punta di Levante, punta di Lauro, scoglio Calcare, Spiaggetta, capo Negro (faro), cala del Procidano, cala del Mariuolo (grotta e scogli omonimi) e punta Lunghitiello.

La vista verso Palmarola dall’isola di Zannone (© Pietrocini) 

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