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Perché la Svizzera Centrale?.......... 20 Perché questa guida?

sciare pendii immacolati in fresca. E lo stesso vale al contrario: le stagioni invernali oramai sono poco prevedibili e molto spesso assistiamo a un’altalenarsi di inverni copiosi da un versante all’altro, generando migrazioni invernali per trovare le migliori condizioni. La Svizzera è quindi terreno fertile per la pratica scialpinistica. Di fatto, la prima vera pellata registrata sull’arco alpino è datata 29 gennaio 1893, dove Cristoforo Iselin con tre amici si sfidarono in una prova per determinare quale strumento - tra le racchette da neve o lo sci - fosse più adatto per scalare le montagne durante la stagione invernale. Come riportato da Marcel Kurz:

“Iselin e i suoi compagni si erano dati appuntamento un sabato sera, al calar della notte… tutto questo per evitare gli scherni dei loro compaesani. Tra di essi, fra cui anche un norvegese, calzavano gli sci, solo il quarto portava delle racchette e la gita doveva servire a decidere se la superiorità fosse da attribuire alle racchette o agli sci”.

I quattro amici salirono al colle del Pragel (1554m), che collega il canton Glarona con l’abitato di Muotathal nel Canton Svitto, con un tempo simile, ma gli sci dimostrarono una notevole flessibilità in discesa: il ciaspolatore arrivò ben oltre un’ora dopo gli sciatori. Fu in quegli anni che sulle Alpi incominciò un movimento alpinistico che prevedeva l’uso degli sci come mezzo di avvicinamento e di conquista delle cime. La Svizzera centrale, quindi, ha ricoperto negli anni un ruolo cruciale nella nascita di questa attività, stimolando l’uso degli assi sull’intero arco alpino, oltre ad avere una conformazione morfologica adatta alla pratica dello scialpinismo, soprattutto sul suo versante nord. L’arco alpino centrale Svizzero come luogo per praticare lo scialpinismo non ha solamente una giustificazione storica; direi, al contrario, ci sono due principali motivazioni per cui si è deciso di scrivere una guida su questa zona delle Alpi. Da un lato, la catena principale della Svizzera centrale, che divide in maniera molto generale il canton Ticino dal canton Uri, è un’area con caratteristiche uniche e che permette di vivere ambienti da favola in un raggio di poche decine di chilometri. Dall’altro lato, ambienti così diversi sono alla portata di tutti e soprattutto in giornata, grazie alla comoda A2 svizzera, che dal confine italiano porta agevolmente a nord delle Alpi in circa due ore di auto. Questa permette di raggiungere diverse località comodamente e in poche ore, permettendo a chiunque di scegliere la gita con le condizioni migliori anche strada facendo. Questo è un plus non indifferente, considerando che molto spesso la quantità di neve rispetto ai due versanti delle alpi è sbilanciata a favore di uno a seconda dell’annata in corso. Inoltre, l’efficiente rete infrastrutturale che caratterizza la Confederazione Elvetica permette di effettuare traversate di ampio respiro, e di ritornare comodamente al punto di partenza sfruttando i mezzi pubblici, molto efficienti in questa nazione.

PERCHÉ QUESTA GUIDA?

Come scialpinista sono cresciuto con la bibbia dello sci alpinismo: la Scanavino-Gansser, più nota con il suo vero nome - Scialpinismo in Svizzera: 411 Itinerari scelti. Questa guida è minimale in quanto descrive il possibile itinerario in maniera breve e concisa. Di fatto, è una sorta di totem sacro che non posso criticare. Tuttavia, essendo stata scritta oramai 25 anni fa, ha delle limitazioni: ad esempio, la sola lettura della breve descrizione dell’itinerario senza l’accompagnamento delle carte nazionali svizzere risulta molto spesso inutile e poco pratica sul campo. Più crescevo come scialpinista, più mi rendevo conto che mancavano diverse gite in quella guida, anche ritenute classiche. Così, più scoprivo le Alpi, più veniva la voglia di condividere gite, esperienze e avventure in una guida con un focus sulla Svizzera Centrale e rivolta a un pubblico che principalmente vive in Lombardia e Piemonte, o che conosce poco il territorio elvetico. Quindi, nel leggere e sfogliare questa guida il lettore deve aspettarsi di trovare una lista selezionata di gite nelle valli principalmente del Canton

Prefazione Ticino, Grigioni Occidentali, Uri e Svitto. Come prima edizione, ho voluto focalizzare l’attenzione su una serie di gite che reputo interessanti e must-have, ma che ovviamente non coprono l’intera possibilità della zona prescelta. È importante ricordare che, soprattutto lato Ticino e Grigioni, il lettore sarà esposto a gite molto fisiche, in valli remote e selvagge, nelle quali il senso di isolamento impregna l’anima della gita. In questo lato delle Alpi, non si troveranno gite con un breve dislivello, ma al contrario gite in ambienti severi e molto spesso caratterizzati da lunghe distanze. In un certo senso, itinerari rivolti a scialpinisti esigenti e amanti della fatica, nei quali ci si troverà molto spesso a dover battere l’intera traccia. Dall’altro lato - letteralmente parlando - il lettore avrà la possibilità di scoprire valli decisamente prestanti allo scialpinismo di tipo plaisir, grazie alla presenza di itinerari di ampio respiro e puro godimento. Il Canton Uri e quello di Svitto garantiscono di svolgere uno scialpinismo adatto a tutti, grazie alla presenza di un numero cospicuo di impiantini di risalita - alcuni direi vetusti ma molto caratteristici - che permettono di ridurre il dislivello e di accompagnare lo scialpinista sui versanti sopra boschivi delle valli. Gite nella cosiddetta Zentralschweiz sono caratterizzate da brevi salite ma lunghe discese, massimizzando il piacere della discesa. Inoltre, i versanti in questo lato delle Alpi si prestano ottimamente allo scialpinismo, con la possibilità di fare bellissimi giri di tipo traversata o di concatenamento. In secondo luogo, nell’immaginare questa guida, mi piaceva l’idea di creare una sorta di compagno fedele da consultare e sfogliare per avere nuovi stimoli o idee scialpinistiche. Si dice sempre di pensare out of the box, ma noto sempre di più fiumi di persone avvicinarsi allo sci alpinismo, magari approcciandosi con corsi qualificati, senza poi spingersi verso l’avventura della montagna una volta terminato il corso. “Non so dove andare” sento dirmi da molti una volta terminato il processo di formazione, il che rende, a mio modesto modo di vedere, pressoché inutile il fine di un corso, il cui obiettivo principe finale è quello di dare autonomia alle persone, nella conduzione ma soprattutto nella pianificazione della gita. Credo sia importante, con questa guida, cercare di stimolare lo scialpinista nel capire che esistono diverse zone dove cimentarsi nello sci alpinismo: molte poco note, altre sconosciute ai più, e un numero spropositato mai prese in considerazione per questioni geografiche. Come scialpinisti moderni, dobbiamo sforzarci a scoprire e muoverci al fine di limitare la massificazione di itinerari popolari: questo fenomeno, soprattutto negli ultimi anni, è diventato sempre più preponderante; e con il crescere del numero di persone praticante questa attività, occorre capire che i rischi endogeni a essa aumenteranno esponenzialmente se non decidiamo di uscire dalle nostre zone di comfort. Occorre cambiare modus operandi e toglierci quella pigrizia che ci assale, che non ci fa leggere dettagliatamente la dovuta cartografia e i fondamentali bollettini nivometeorologici, che ci limita nello scoprire nuove zone e che ci fossilizza nei soliti posti, aumentando le probabilità di sovraaffollare le gite piû conosciute e i rischi. Lo sci alpinismo se vissuto così non sarà sostenibile, con poche gite che diventeranno catalizzatori di un turismo da mordi e fuggi, senza portare valore alla valle che ci ospita per un sano divertimento. Le montagne non sono un benefit dovuto, vanno rispettate e godute con tutti i mezzi possibili. Divertiamoci, ma con la testa.

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