L'altro Occhio del Rinoceronte - Edizioni BD e OrgoglioNerd

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Edizioni BD srl via Moncucco 20/22 20142 Milano www.edizionibd.it - info@edizionibd.it Testi Daniele Daccò Disegni Ivan Fiorelli Copertina Ivan Fiorelli (disegni), Alberto Bugiù (colori) Stampato da Aquattro servizi grafici, Chivasso (TO) Un ringraziamento speciale a Mario Del Pennino © 2014 Edizioni BD Prima edizione: ottobre 2014 ISBN 978-88-6883-047-2



I TEMIBILI AVVENTURIERI


La prima cosa da dire è che “i temibili avventurieri” hanno un nome stupido, ma è Gabriele ad avere insistito tanto. Il quartetto di eroi del regno di Milano sta accumulando punti EXP e fama con notevole velocità. Anche se ancora inesperti, questi ragazzi hanno stoffa da vendere. Il party è formato da Diego, studente di architettura e Paladino di livello 3, onorevole e coraggioso fino all’esagerazione, Gabriele, studente di storia e Mago di livello 4, talmente saccente che rimprovererebbe a Spock di non vestirsi abbastanza pesante, e Fabio, un Ladro livello 3 un po’ sbruffone ma fidato. Ultima a entrare nel gruppo è l’iraconda musicista/barbara, Barbara. La ragazza, oltre ad avere una cotta per Diego difficile da ammettere, ha un conto in sospeso con un gruppo Metal, i Goblin of Fire, che a quanto pare le devono un provino. Le sue ultime scorribande l’hanno portata a livello 5, non fatela arrabbiare quindi. Queste sono le loro avventure e se volete le loro statistiche procuratevi, il primo libro di questa serie.


Capitolo uno

NON È MORTO CIÒ CHE PUÒ ATTENDERE IN ETERNO Estratto dal Manuale del Dungeon Master: Il lavoro dell’avventuriero Dopo avere accumulato un certo numero di livelli, qualsiasi avventuriero si mette alla ricerca di un lavoro. Tale impiego può andare dall’uccidere draghi per dare la libertà a bionde donzelle, fino a commesso in un fast-food. Un giovane eroe passa giornate intere a inviare la sua scheda del personaggio in tutti i castelli del regno. A volte basterebbe un villaggio attaccato dagli orchi per fare felice l’avventuriero di turno, ma la risposta “cerchiamo eroi con exp” è sempre dietro l’angolo. Molto spesso gli studenti, per questo, accettano il primo impiego a portata di mano e poi si trovano costretti in un lavoro che non vorrebbero davvero.

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aspita, non ti sembra una vita che non giochiamo? G: Già, ma è solo una sensazione passeggera, vedrai. Mmh, probabilmente hai ragione. Entri nell’asettico ufficio che l’indirizzo sul tuo foglietto indicava, varchi la porta non senza un brivido di paura. Non avresti mai creduto che il bianco potesse essere così bianco, pulito, quasi etereo. Sembra che Gandalf il Grigio sia rinato in quella stanza, per poi morire di nuovo ed esplodere imbrattando le pareti di bianco. Ti fanno male gli occhi da quanto i muri sono puliti e non hai mai notato un ufficio con così poca personalità in tutto il regno di Milano. L’indirizzo però è giusto. La stanza è un quadrato di sei metri per lato e tutto il perimetro è cosparso di seggiole pieghevoli. Alla parete sulla tua sinistra è appesa una cornice, non un quadro, solo una cornice rossa. Il pavimento a scacchi bianchi e neri ti prepara all’apparizione di un nano che parla al contrario. Fortunatamente, però, questo non succede. Sei solo e hai il tuo equipaggiamento base, cosa fai? G: Per prima cosa appoggio l’ombrello e la mia tracolla, non mi sento a mio agio in questi colloqui di lavoro. C’è un attaccapanni o qualcosa di simile? Ti guardi attorno e fai molto in fretta. Non c’è niente se non quelle deboli seggiole rosse. G: Poco male, mi siedo su una di esse e ripiego il mio soprabito alla Doctor Who sulle ginocchia. Ho estrazione rapida, l’avere appoggiato il mio ombrello non mi creerebbe nessun tipo di problema in caso di attacchi. Lo so, Gabriele, lo so. Non fai nemmeno in tempo a cominciare ad annoiarti fissando uno dei tanti punti bianchi che ti circondano, che la porta davanti a te si apre. Una secca e alta figura si staglia innanzi al tuo sguardo stupito, un uomo (in apparenza) dall’aria da impiegato ti fissa con i suoi occhi da pesce. Ha capelli talmente laccati e adesi al cranio che pare pelato e, a giudicare dalle squame che ha in testa, probabilmente quella non è lacca ma olio di tonno. Indossa un completo scuro alla Slender con quattro cravatte verdi. G: Le quattro cravatte non mentono, un impiegato Mind Flayer. Sto all’erta. Fai bene, non hai mai incontrato di persona una di queste temibili creature ma hai 7


ben scolpite nella mente i racconti dei marinai impazziti. G: Mi alzo portando tracolla e ombrello verso il mio petto, come per farmi scudo. Non vorrei che sparasse qualche tipo di acido molecolare verso la mia preziosa persona. Non pare intenzionato a fare niente del genere, anzi, con tuo sommo stupore si limita a fare un goo gesto come per dire “avantiâ€?. Si china un poco verso il basso come se non si trattasse di un’azione volontaria ma di un malessere, forse la testa troppo pesante, oppure poca voglia di vivere. Non puoi nemmeno immaginare cosa passi per quella mente malvagia. G: Non ci tengo neanche.

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COLLETTO BIANCO I colletti bianchi (chiamati anche progenie tentacolare) sono così subdoli, diabolici e malvagi da essere temuti da tutte le creature dell’oscurità e, anche per questo, sono per lo più utilizzati nei colloqui di lavoro. Un colletto bianco si presenta come un umanoide avvizzito avvolto da un completo scuro elegante, con quattro lunghe cravatte verdi legate al colletto (o alla bocca) bianco della camicia. La sua bocca ricorda quella di una lampreda, oleosa e ricolma di zanne, secerne un enorme quantitativo di bava quando non è impegnata a estrarre i cervelli dal cranio dei nemici. I colletti bianchi preferiscono non entrare direttamente in combattimento lasciando che la loro dialettica faccia tutto il lavoro, tuttavia, se messi alle strette, utilizzano le loro cravatte tentacolari per afferrare il cranio della vittima e cibarsi del suo cervello. Oltre a essere incredibilmente intelligenti, meschini e inutilmente sadici, i colletti bianchi non lavorano mai al fianco di loro simili durante i colloqui, perciò si fanno assumere da società esterne per intere giornate. Se state per sostenere un colloquio di lavoro per un’azienda che ha assunto un colletto bianco, state lontano dalle sue cravatte. 10


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ABERRAZIONE MEDIA DADI VITA: 8D8+4 (44 PF) INIZIATIVA: +6 VELOCITÀ: 9M CLASSE ARMATURA: 15 (+2 DES +3 NATURALE) ATTACCHI: 4 CRAVATTE +8 MISCHIA DANNI: CRAVATTA 1D4+1 FACCIA/PORTATA: 1,5M ATTACCHI SPECIALI: FLAGELLO MENTALE, SOGGEZIONE, RISSUCHIAE VITAE QUALITÀ SPECIALI: RC (RESISTENZA COLLOQUI) 25, TELEPATIA TIRI SALVEZZA: RIFLESSI +3 TEMPRA +4 VOLONTÀ +9 CARATTERISTICHE: FORZA 12, DESTREZZA 14, COSTITUZIONE 12, INTELLIGENZA 19, SAGGEZZA 17, CARISMA 17 ABILITÀ: INTIMIDIRE +12, FAR FINTA DI SAPERE CHI SEI +7, TESTARE +13, ROVINARE LA GIORNATA +11 TALENTI: ARMA PREFERITA (TENTACOLO), INCANTESIMI IN COLLOQUIO, LE FAREMO SAPERE CLIMA/TERRENO: QUALSIASI UFFICIO ORGANIZZAZIONE: SOLITARIO O INQUISIZIONE (3-4) GRADO DI SFIDA: 8 TESORO: NESSUNO, AL MASSIMO 4 CRAVATTE DI POCO CONTO E QUALCHE BIC ALLINEAMENTO: LEGALE MALVAGIO, SE PAGATO MALE CAOTICO MALVAGIO

COMBATTIMENTO FLAGELLO MENTALE: avete presente quell’enorme mal di testa che vi viene proprio nelle sale d’aspetto poco prima di un colloquio di lavoro? I colletti bianchi sono maestri telepati e praticanti della tortura come atto voluttuario. Dovreste essere felici di avere ancora una testa che possa farvi male. SOGGEZIONE: Per questa scena il ruolo di commissione verrà interpretato da un uomo alto, brutto e nero. La capacità di entrare in una stanza e zittire tutti quanti con la propria figura si acquisisce con anni di studio delle pratiche malvagie, oppure smettendo di lavarsi. Alcuni fanno entrambe le cose. RISSUCHIAE VITAE: Il vostro curriculum, la vostra scheda del personaggio, è nelle sue mani. Il colletto bianco sa dove avete barato. Conosce tutti i trucchi del regolamento ma, più di tutto, conosce voi stessi meglio di quanto vi conosca quella santa donna di vostra madre. LE FAREMO SAPERE: Queste parole funzionano come un Esilio Superiore. A chi le ascolta non rimane altro che sorridere come un ebete e lasciare l’ufficio. È andata male. 12


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ensandoci era quasi ovvio che ne avresti incontrato uno. Il colloquio di lavoro è per una bella quest, non è poi così strano che abbiano affidato gli incontri a un colletto bianco. L’uomo... insomma, la cosa tentacolare che ti trovi davanti ti sorride e ti fa un gentile gesto per farti entrare nell’ufficio. G: Oltrepasso la soglia guardingo, come se la mia vita dipendesse da questo. Vedo che non è il primo colloquio di lavoro che sostieni se temi per la tua vita. Entri. La seconda stanza sembra una copia carbone della prima, bianca e smorta. Niente sedie, questa volta, solo una poltrona alta e scura dietro a un tavolo vuoto, e per te c’è solo uno sgabello scomodo. Sulla scrivania troneggia un posacenere ricolmo di sigarette spente, della cancelleria e un fermacarte a forma di sirena, di pessimo gusto. La voce del colletto bianco è viscida quanto il suo aspetto. “Salve, puntuale vedo, prego, prego, si accomodi. Scusi per le cravatte: ho un pranzo importante fra poco e stavo valutando quale tonalità di verde mi stesse meglio. Che ne pensa?” Dopo essersi seduto, la creatura si sporge verso di te facendo penzolare i tentacoli di stoffa sul tavolo. È chiaramente un test. G: È chiaramente un test. Sorrido e mi protendo lievemente verso la creatura lanciando un sorriso. “Per un pranzo importante è sempre meglio essere sobri. Quella più scura.” Fai una prova di raggirare che qui la situazione si fa pesante. G: Ho fatto 12. Lo guardo fisso senza sbattere le palpebre, tento di sembrare sicuro di me. La tua tattica alla Sauron funziona. Il colletto bianco si ritrae quasi compiaciuto e, anche se non si toglie le altre cravatte, mette quella che tu hai suggerito in bella vista prima di sprofondare nella poltrona. Evidentemente sarà una battaglia di cervelli. La creatura schizza in piedi: “Ma che sbadato, non le ho nemmeno stretto la mano. Che modi!” Ti ritrovi, proteso verso di te, un ramoscello gracile simile a un arto. G: Un altro test! Stringo la mano con decisione. Afferri il peduncolo e la sensazione che senti sulla pelle è la stessa che provavi da piccolo dopo avere giocato per qualche ora con lo Schifidol. Fai una prova di forza. G: Non voglio stritolarlo, voglio solo sembrare sicuro di me. Sei un mago, fai fatica a spremere il grigio dal tubetto quando dipingi i tuoi necron di Warhammer 40.000, anche volendo non lo stritoleresti mai. G: Capito, tiro... In totale faccio sedici, i miei bicipiti lacerano la camicia e trasformo il mio amico Cringer in Battle-Cat. Le ventose della mano del colletto bianco si appiccicano sul palmo della tua lasciando una strana placenta trasparente sulla tua pelle. Controlli, non ti stai sciogliendo. La tua espressione però tradisce un leggero moto di schifo che il tuo esaminatore coglie. 13


“Allora, allora... lei è un Mago, giusto? Livello 3, leggo qui.” G: “Ehm, già...” rispondo “sto lavorando al quarto...” Il viscidone gira la pagina del tuo curriculum e la osserva qualche secondo prima di continuare a torturarti. “E come mai vuole collaborare con la nostra grande azienda felice?” Dai che te la sei preparata questa risposta. G: “Trovo che siate in linea con il mio pensiero, lavorando per voi mi troverei a mio agio, diciamo che condivido con voi i miei interessi. Inoltre, ho sempre desiderato entrare nel settore, e tra i miei tentativi voi siete di gran lunga i miei preferiti. Perciò eccomi qui.” Devo fare un tiro di dado? No, no, tieni il tuo d20 nella stalla, sei sincero e perfino il malizioso colletto bianco lo capisce. Certo, non posso dire che le tue parole lo facciano sorridere, ma di certo non ti rimpicciolirà il teschio e lo porterà alla cintura, per ora. “Bene, bene,” dice tracciando una linea rossa sul tuo curriculum, se non fosse che stringe una normale penna, potresti giurare che quello sia sangue e non inchiostro. “La vedo un po’ nervoso,” continua agitando la bic sotto il tuo naso. “Non si preoccupi, non le metteremo un cappello parlante in testa.” G: Nonostante quella sia una delle mie scene preferite di Harry Potter, faccio finta che la battuta mi abbia fatto ridere e simulo una risata non troppo ansiosa. “Tutto a posto, non si preoccupi.” Proprio mentre concludi la frase, un grosso pezzo di gelatina ti cade dalle dita sulla scarpa, un residuo solidificato della stretta di mano di poco fa. Un brivido ti corre lungo la schiena, il terrore raggiunge il tuo cuore, ti sembra di sentire dei ratti nei muri. “Non vorrei proprio che si spaventasse ora che il colloquio sta andando così bene.” Aggiunge: “Le farò ancora solo qualche domanda...” Comincia a scarabocchiare il tuo curriculum. G: Approfitto della sua disattenzione e guardo il mio cellulare cercando di dissimulare, voglio controllare che il mio Famiglio sia spento. Nei momenti silenziosi ho sempre paura di avere il telefono acceso. Certo, è un po’ come quando sei dietro un cespuglio mentre giochi a nascondino e ti scappa la pipì, un classico. Fai un tiro per “Muoverti silenziosamente” e aggiungi un bonus di +2 visto che il colletto bianco è impegnato. G: Cavolo, 7 in tutto. Cerco di sorridere sperando di non essermi esposto troppo. Il telefono cade a terra, il rumore viene attutito dal tuo copri cellulare gommoso a forma di Pinkie Pie di My Little Pony... 14


G: È una calunnia questa! Nessuno ha sentito niente, è ai tuoi piedi e non riesci nemeno a capire se è acceso o spento. “Mi racconti della sua esperienza, come mai ha scelto la carriera del Mago?” G: “Credo che ogni Nerd sia nato per interpretare una classe specifica, cioè, non ho scelto la classe di Mago,” faccio una pausa drammatica, “è lei che ha scelto me.” “Adoro l’entusiasmo di voi giovani.” Non appena la progenie abissale sibila “voi giovani” capisci che la creatura innanzi a te deve avere centinaia di anni, probabilmente si nutre di anime di giovani ragazzi per rimanere in vita. Con tutta probabilità è stato lui a fare il colloquio di lavoro per assumere Rasputin. “Cos’è per te un Mago?” Intuisci che stanno per cominciare una serie di domande avulse e del tutto inutili, probabilmente volte solo a fare crollare i tuoi nervi. G: “Un Mago è chi sa esattamente cosa fare, ma lo lascia fare a qualcun altro.” Riesci a strappare una risata alla creatura, puoi distintamente sentire i suoi muscoli facciali scricchiolare, era da parecchio con non li usava per ridere e, godendoti lo spettacolo, ne intuisci anche il motivo. Il suo gracchiare però arriva al momento giusto, copre il vibrare del tuo cellulare, lo vedi sul pavimento, con la coda dell’occhio, che si muove in avanti come un Rat-Man abbandonato sulla lavatrice durante la centrifuga. Pinkie Pie scivola lentamente verso i piedi del tuo nemico. G: Non. Ho. Il. Copri-cellulare. Di. Pinkie. Pie. In effetti, sei più tipo da Twilight Sparkle, fissata con i libri, studiosa di magia... G: La vuoi piantare? Va bene, va bene. Come preferisci, vuoi un’avventura adatta al grigiore della tua anima? Niente più Pony, promesso. G: Così va meglio. Io non volevo, ci ho provato a rendere la storia più divertente, sai che ci tengo. Sei tu che “impony” le tue idee. G: Santo cielo, sono perduto. Non temere, sei a cavallo, in realtà. Il Mind Flayer Businnes Man si asciuga la bava che ha sputato per il troppo ridere proprio con il tuo curriculum. “Sa, lei mi sta simpatico”, poi si ritrae “e non lo dico spesso, come può immaginare...” Poi raddrizza la penna mettendola parallela al foglio di carta, come se la sua posizione avesse importanza. 15


“Secondo lei che caratteristiche richiediamo per questo tipo di lavoro?” G: “Intelligenza e Saggezza,” rispondo senza pensarci troppo. “Be’, lei ha ragione,” dice spaparanzandosi sulla poltrona. “Non posso darle torto e vedo che lei non è messo per niente male per quanto riguarda queste caratteristiche. Tiri fortunati?” G: “Anche, in realtà è un modificatore di famiglia.” Taglio corto. Desidero il lavoro quanto desidero che questo colloquio finisca. “Ottimo. In realtà mi riferivo a caratteristiche meno fiscali, niente che io possa leggere su una scheda di un personaggio. Oltre a questo, quali sono le qualità che crede che un buon candidato per questo impiego debba avere?” Il Mind Flayer torna all’attacco, capisci che sta usando la telepatia. G: “Se mi legge la mente troverà il cellulare. Ha smesso di vibrare?” Il tuo telefono sta ancora vibrando. G: “Allora mi concentro: cerco di resistere al suo sguardo e anche ai suoi poteri psionici. Cerco di pensare a qualcosa di orribile per tenermi la mente occupata.” Va bene, e mentre ricordi l’adattamento cinematografico dei Fantastici Quattro ti chiedo di farmi un tiro di resistenza ai poteri psionici, una prova di volontà. G: Il dado rotola, rotola, ecco. 13 è sufficiente? Adesso rispondo: “La curiosità e la passione, queste sono due delle caratteristiche che credo che possano farvi comodo. Anche l’abilità logica, vado forte con la logica!” Ne parli come se fosse un vanto e, stranamente, il colletto bianco ti crede. Lo hai colpito. E fra poco lo colpirà anche il tuo cellulare se non ti inventi qualcosa. G: Ho già un piano, non preoccuparti. Vuoi dirmelo o preferisci che mi limiti a tenere caldo il motore della Bat-Mobile? G: È il mio momento, non ho mai avuto un’avventura tutta per me. Vuoi lasciarmi fare? Allora, cerco di allungare la gamba sotto il tavolo. Riesco ad arrivarci? È questo il tuo piano? Sedici di intelligenza e allunghi la gamba? No. Non ci arrivi, primo perché mi hai deluso e secondo perché è a 1,5 metri di distanza. G: Non è questo il mio piano! Volevo almeno provare prima di cominciare. Ora, se la pianti, uso telecinesi per prendere una gomma e una matita dalla scrivania. Ovviamente senza farmi vedere. Accordato. Cominci a usare i tuoi poteri per avvicinare la cancelleria alle tue mani, mentre agiti le dita dietro la schiena inizi a prendere a calci il tavolo. Mentre utilizzi la tua magia, il colletto bianco continua il suo colloquio: “Sembra che lei conosca molto bene quello che chiediamo in un collaboratore, o forse è semplicemente un ragazzo sveglio...” 16


Nonostante la creatura abbia il braccio appoggiato sul tavolo che stai prendendo a calci, non coglie minimamente le vibrazioni del legno. La mancanza di un sistema nervoso gioca a tuo favore. Quello che mi chiedo io è: dove vuoi arrivare? G: Continuo a muovere la scrivania finché la telecinesi non ha fatto effetto e allungo la mano per prendere il temperino con serbatoio, questa volta però faccio tutto alla luce del sole. “Vede,” dico afferrandolo, “credo che un buon professionista non debba essere solo abbastanza affilato da temperare al meglio e rendere più appuntita la propria realtà lavorativa,” agito il serbatoio sotto il suo naso, “ma debba avere anche una sorta di dispenser per fare tesoro anche degli insegnamenti che gli cadono addosso mentre lavora.” Spero che la metafora lo abbia rimbambito abbastanza da non fargli accorgere che ho tenuto il temperino e il serbatoio di latta per me. Sembra che tu sia riuscito a prenderti gioco di lui. Matita e gomma sono cadute nel tuo grembo e ora hai anche il tuo temperino/lattina in mano. “Sai...” il fatto che abbia cominciato a darti del tu ti permette di rivedere rapidamente gran parte della tua vita, proprio come un autobus ti stesse per investire. “Sai, non lavoro direttamente per loro,” il Mind Flayer indica verso l’alto “non ho niente a che spartire con il loro progetto, mi hanno solo assunto per fare colloqui,” precisa continuando a indicare verso l’alto. “Però questa tua risposta mi ha esaltato come se stessi per venire a lavorare per me...” G: Mentre mi parla comincio ad annuire come un idiota e, nel mentre, stappo il temperino e lentamente comincio a sbriciolarci dentro la gomma. “Non vorrei però che tu pensassi che io faccia favoritismi, mi hanno pagato per essere inflessibile.” Hai un chiaro flash di un cuore di un innocente che gli viene consegnato come saldo del suo disturbo. Capisci anche che basterebbe il minimo errore per fargli cambiare idea. G: Spezzo la matita a metà e gratto la grafite in modo che la polvere si mischi con quella della gomma all’interno del dispenser metallico del temperino. No, aspetta. Che stai facendo? G: La grafite della matita contiene carbone in piccole quantità e per il processo di vulcanizzazione della gomma viene utilizzato lo zolfo, principio chimico che rimane, anch’esso in piccole quantità, fino alla vendita al dettaglio. “Arena,” puntata diciotto della prima serie di Star Trek. Ecco qual è il tuo piano, vuoi sparare al Gorn! E l’ultima cosa che ti manca è... G: Il nitrato di potassio, e avrò un po’ di polvere nera da usare come diversivo. 17


“Sono certo che sei abbastanza intelligente per sapere che un nostro ‘le faremo sapere’ equivale a un rifiuto, vero?” G: La mia attenzione è attirata dal posacenere. “Sono a conoscenza della prassi dei colloqui di lavoro...” Sorride... No! Il tuo nemico ghigna come se avessi fatto un passo falso. Finalmente hai mostrato il fianco e, senza nemmeno tirare un d20, è pronto a colpirti. “Ah,” e poi fa una pausa, “allora lei di colloqui ne deve avere fatti proprio molti.” È tornato a darti del lei. Brutto, bruttissimo segno. “Chissà quante volte avrà detto ‘voi siete i miei preferiti’, allora.” La stoccata finale la senti, due danni debilitanti. G: “Lei non ha letto attentamente in fondo alla mia scheda del personaggio, allora,” dico con sicurezza. Il mostro ti guarda perplesso, noti che le cravatte si arricciano un poco come se fossero dotate di vita propria. Velocemente il colletto bianco affonda il viso nella carta, sfogliando il curriculum verso la fine. G: È il momento! Afferro i residui di tabacco dal posacenere e li mescolo con lo zolfo e il carbone. Faccio una prova di riflessi? Direi proprio di sì. Lo sapevi che le sigarette sono ricoperte di nitrato di potassio, vero? Mentre fai il tuo numeretto di magia, l’esaminatore arriva al fondo dell’ultima pagina trovandosi di fronte la frase, “esperto di dinamiche aziendali interne”. Una frase apparentemente senza alcun significato, ma che può assumerne uno per ogni occasione. G: Faccio 11, è sufficiente? Lo stupore è così tanto nel frutto di mare che sì, è sufficiente. Ma non ti ci abituare. I residui di tabacco sono tuoi e le domande sono tutte sul viso del colletto bianco. Il tuo stratagemma “per ogni occasione” è andato a segno, ma la tua vittoria sarà solo una mera illusione se non agisci subito. “Mi hai stupito di nuovo,” confessa l’esaminatore. G: Con la fronte imperlata di sudore metto il nitrato di potassio nella lattina. Comincio ad agitare. Il mio obbiettivo è la polvere nera. Kirk aveva usato diamanti come proiettili, ti dico subito che non ce ne sono nell’ufficio. G: Ho qualcos’altro in mente. Fisso felice il polipo. “Be’, devo proprio dire che il suo colloquio è stato di gran lunga il più interessante, potrebbe avere un futuro come colletto bianco, sa?” La voglia di vomitare è potente in te. Il mostro si china verso il basso, sta per prendere qualcosa 18


da un cassetto. Vedrà il tuo cellulare, oltre che sentirlo, se non fai qualcosa. G: È il momento! Sfrutto la sensibilità agli urti della polvere per innescarla. Sperando di avere rispettato le percentuali incrocio le dita e miro alla porta. Lascio scivolare il temperino a terra e lo calpesto con la mia scarpa. “Sono molto felice di questa notizia!” Fai un tiro per colpire, per piacere. G: “Perché?” Perché ti ho già abbonato una prova di artigianato per creare un cannone anti Gorn con materiale da ufficio, almeno il calcio lo devi dare bene. Perciò: tiro per colpire e poche storie, hai una sola possibilità. Devi credere nel cuore delle carte. G: Diciassette ti basta? Sotto stress riesco a dare il meglio. Ti odio. Il tuo tacco colpisce la base della latta innescando la polvere che, come un piccolo razzo, spara il tappo metallico contro la porta colpendola in pieno. Il Mind Flayer, chinato, si perde lo spettacolo dei fuochi artificiali però non riesce a fare a meno di sentire il colpo contro la porta. “Che è successo?” G: “Credo che abbiano bussato.” Dico con aria innocente. Il colletto bianco si alza accompagnato da un sonoro sbuffo che fa svolazzare le cravatte intorno al suo viso. I suoi piedi scivolano lontano dal tuo cellulare, giusto un attimo prima che arrivino a destinazione. Sta ancora vibrando. 19


Poi, una volta in piedi, ti sibila accanto diretto alla porta. Ha il tentacolo teso verso la maniglia, ti sta dando le spalle. G: Scatto a terra e mi guardo intorno, afferro subito il cellulare sotto la scrivania. Hai un intero round tutto per te, sei secondi nei quali il tuo socio apre la porta e guarda nella sala d’aspetto ripetendo “Chi è, chi è”, come se fosse uno strano tipo di uccello tropicale. In pochi attimi hai il tuo smartphone di nuovo stretto fra le dita. La tua app non è aperta, è spalancata, continua a ripetere ininterrottamente il tuo nome tramite irritanti messaggi scritti. Vibra che sembra Barry Allen. “Non sembra esserci nessuno, che strano...” G: “Già, è davvero un mistero.” Infilo il cellulare in tasca. “Bah, qualcuno perderà il cervello per questo,” il Mind Flayer torna sui suoi passi. “Torniamo a noi,” conclude chiudendosi la porta alle spalle. “Dove eravamo rimasti?” Il nemico passa pericolosamente vicino al bussolotto del tuo esplosivo ma, fortunatamente, non sembra notarlo. I suoi enormi occhi vitrei da pesce sono tutti per te. G: Che onore. “Stava per prendere qualcosa da un cassetto, se non sbaglio.” “Un cassetto...” ripete prima di atterrare sulla poltrona. Non appena si appoggia senti la gelatina che gli ricopre la schiena ricongiungersi nuovamente con quella spalmata sullo schienale, il suono ricorda quello di una merendina calpestata. “Ecco cosa stavo cercando, un contratto!” Te lo mostra fiero agitando il foglio davanti al tuo naso. “Possiamo considerare conclusa la nostra ricerca, sei assunto!” Non ci puoi credere. Siamo davvero in un fantasy se hai trovato un impiego. “Firma qui, sulla linea tratteggiata.” G: “Sono molto felice di questa sua decisione, firmo subito.” Prendo la mia stilografica personale, è un’occasione speciale. Ho assemblato un esplosivo per avere questo impiego, ora voglio godermela. Do un’occhiata veloce al contratto. Sembra standard, procedo. Nessuno ha il tempo di leggere i contratti di licenza dei videogiochi, clicchi su “accetto” e chiusa lì. G: Esatto, non vedo l’ora di giocare. “Benvenuto a bordo!” Dice la progenie abissale appoggiando una copia del contratto sul tavolo. “Abbiamo già i tuoi dati e i tuoi contatti, girerò il documento in amministrazione e vedrai che ti chiameranno al più presto.” G: “È meraviglioso fare parte di un team,” dico saltellando. “Comincerai il tuo apprendistato molto prima di quanto pensi.” Il molle tentacolo questa volta ti si appoggia sulla spalla lasciandoti una grossa macchia sul maglione. Avrai per sempre una fobia dei tentacoli e dei polipi in generale dopo questo incontro. 20


G: Questo è sicuro! Mi defilo e giro i tacchi prima che possa rinvenire da qualche parte il bussolotto della bomba che ho costruito. Sei sereno soprattutto perché sai che sarà l’ultima volta che vedrai quell’orribile essere, non hai nemmeno voglia di esultare per avere trovato un lavoro. Ora la tua priorità è fare una doccia. Ma poi, una volta fuori, ti accorgi di quanto la tua quest sia andata bene. G: Cerco di scrollarmi di dosso tutto il materiale organico che mi ricopre prima di indossare di nuovo il mio soprabito. Dove sono ora? Ti ritrovi a fissare una delle strade principali del Regno di Milano. Non c’è molta gente in giro, nessun pericolo a prima vista. Attualmente c’è un timido sole ma non durerà per sempre, la pioggia incombe. Davanti a te, oltre la strada di ciottoli, si estende un cumulo di erba alta che sfuma in un parco, un piccolo parco con due interessanti panchine. G: Sì, ne ho bisogno. Maledico di non avere ancora il teletrasporto e arranco verso la seduta. La strada è larga 15 metri. 27 metri in totale ti separano dalla tua preziosa panchina. La raggiungi senza problemi. Il parco che ti avvolge, fortunatamente, è tranquillo. G: Estraggo un libro di chimica dalla tracolla. Comincio a leggere e a calmarmi. Il tuo telefono squilla. Non è una telefonata. Probabilmente si tratta di un Messaggio Sussurrato a Distanza. Sul serio ti rilassi studiando chimica? G: Dammi tregua, ti prego. La chimica non è la soluzione. Hai il naso tra le pagine del libro quando dal tuo cellulare giungono le prime note della sigla di My Little Pony - L’Amicizia è magica. Davanti ai tuoi occhi increduli, c’è un messaggio di Diego. La missiva del tuo amico Paladino recita: “Ragazzi, sono vivo. Grazie per avermi mollato in metro. Mi dovete un grosso favore, perciò troviamoci tra un paio d’ore davanti a Palazzo Reale, quello vicino al Duomo del Regno di Milano. Ho un’avventura per le mani.” Noti che tra i destinatari c’è anche Fabio, il Ladro del vostro Party. G: Caspita, rispondo con un preoccupato “Okay” e poi abbasso il telefono. Chissà cos’ha in mente quel ragazzo. Non riesci nemmeno a immaginarlo. Sai solo che la giornata, dopotutto, non potrà di certo peggiorare. C’è un limite a tutto, no? È stata una faticaccia ma direi che possiamo fare una pausa. Come tua prima sessione in solitaria te la sei cavata bene. Ora non ci resta che aspettare i tuoi compagni e vedere cos’ha in mente Diego. G: Be’, ho già rischiato la pelle una volta di troppo oggi, stai certo che non ricapiterà. 21


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