PREFAZIONE
PREFACE
La prima formazione musicale di Mario CastelnuovoTedesco fu pianistica: allievo di Edgardo Del Valle de Paz, egli si diplomò brillantemente in pianoforte al Conservatorio di Firenze (1914), e solo più tardi, guidato da Ildebrando Pizzetti, scelse di dedicarsi principalmente alla composizione. Non fu un virtuoso, perché era insofferente della dura disciplina necessaria per costruire e mantenere un repertorio solistico, e non diede mai un recital. Poté tuttavia disimpegnare egregiamente il compito di accompagnatore di cantanti da camera, di pianista nella musica da camera e, quando le circostanze lo richiesero, fu anche in grado di reggere il ruolo di solista eseguendo, nel mese di novembre del 1939, il suo Secondo Concerto per pianoforte e orchestra alla Carnegie Hall con la New York Philarmonic Orchestra diretta da John Barbirolli.
Mario Castelnuovo-Tedesco began his musical training on the piano. A pupil of Edgardo Del Valle de Paz, he graduated honorably in piano from the Conservatory of Florence in 1914 and only later, under the tutelage of Ildebrando Pizzetti, did he choose to devote himself mainly to composition. He was not a virtuoso, as he was intolerant of the strenuous discipline necessary to build and maintain a solo repertoire, and never gave a recital. However, he was able to acquit himself quite well as an accompanist for singers and chamber groups. When circumstances required, he also proved to be a capable soloist by performing, in November 1939, his Second Piano Concerto at Carnegie Hall with the New York Philharmonic Orchestra conducted by John Barbirolli.
Il pianoforte fu quasi onnipresente nelle sue opere del periodo italiano, dal 1910 al 1938, sia come strumento solista sia nelle composizioni da camera, vocali e strumentali. Nel periodo americano (1939-1968) fu ancora ben rappresentato, ma in parte venne sostituito dalla chitarra, alla quale l’autore dedicò impegno costante, per rispondere alle richieste di Andrés Segovia e di altri chitarristi. Questo orientamento del compositore si spiega anche con i mutamenti degli interpreti e della critica musicale nei riguardi della sua musica, e in particolare della sua opera pianistica: eseguita con entusiasmo, fino alle soglie della guerra mondiale, da pianisti del calibro di Alfredo Casella e Walter Gieseking, essa scomparve dalla programmazione musicale per mezzo secolo. Sembra ragionevole dedurre che questo apparente oblio dei suoi lavori pianistici e, d’altra parte, il crescente interesse manifestato dall’agguerrita platea dei chitarristi, avessero influenzato le scelte del compositore che, poco o nulla attento alle mode, era tuttavia assai ben disposto verso il suo prossimo e incline ad accontentare coloro che gli si rivolgevano mostrandogli stima e affetto. Solo nell’ultimo decennio del Novecento ebbe inizio il recupero della sua musica per pianoforte, magnificamente riletta dal pianista napoletano-parigino Aldo Ciccolini che, tra il 1996 e il 1999, registrò in quattro CD, per la casa discografica Phoenix, l’intero corpus pianistico del maestro fiorentino fino a quel momento disponibile. Da allora, la riscoperta di Mario CastelnuovoTedesco non ha più incontrato ostacoli, ed è quindi giunto il tempo di recuperare anche alcune composizioni inedite e di metterle a disposizione dei nuovi interpreti.
The piano was nearly ubiquitous in his works of the Italian period (1910-1938), both as a solo instrument and in chamber, vocal and instrumental compositions. In the American period (1939-1968) it was still well represented, but replaced in part by the guitar, to which the composer dedicated constant effort in response to the requests of Andrés Segovia and other guitarists. This shift in orientation can also be explained by corresponding shifts among the musicians who played his work and the critics who wrote about it, particularly his piano compositions. Performed enthusiastically until the threshold of the Second World War by pianists of the caliber of Alfredo Casella and Walter Gieseking, his piano oeuvre disappeared from musical programming for half a century. It seems reasonable to deduce that this apparent blackout, along with the growing interest shown by an eager audience of guitarists, had influenced the choices of the composer who, while indifferent to the fashion of the moment, was nonetheless quite generous of spirit and inclined to please those who showed him esteem and affection. Only in the last decade of the 20th century did the exhumation of his piano music begin, magnificently interpreted by the Neapolitan-Parisian pianist Aldo Ciccolini who, between 1996 and 1999, recorded the entire published piano corpus of the Florentine maestro on four CDs for the Phoenix Classics label. Since then, the rediscovery of Mario Castelnuovo-Tedesco has blossomed, and it is therefore time to recover some of his unpublished compositions and make them available to new interpreters and listeners..
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