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Intervista all'industria

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Osservatorio QBerg

Osservatorio QBerg

A FARE IL PUNTO CON PL MAGAZINE È GIOVANNI AGOSTONI, DIRETTORE GLOBAL SALES & MARKETING DI ICAM.

Icam, il cioccolato a vocazione internazionale nel vortice di continui cambiamenti

Con il proprio cioccolato fornisce il 60% del mercato estero, mentre la produzione per le insegne della distribuzione rappresenta il 40% del fatturato.

di Maria Teresa Giannini

Con 26mila tonnellate di fave di cacao acquistate nel corso del 2021 (+4% rispetto al 2020) e oltre 400 dipendenti, Icam, storica azienda italiana di cioccolato con sede a Lecco, conferma un trend di crescita da ormai diversi anni, che ha visto l’azienda partire da un fatturato di circa 135 milioni del 2015 e che la vede sei anni dopo chiudere il 2021 a 189 milioni (+40% da allora), di cui 12 milioni di incremento ottenuti solo nell’ultimo anno. Dalla fondazione a Morbegno nel 1946 a oggi, va detto, il mondo della trasformazione e commercializzazione del cioccolato è molto cambiato, e anche il modo di stare sul mercato, come ci dice Giovanni Agostoni, direttore global sales & marketing di Icam.

Qual è la caratteristica del mercato del cioccolato, negli ultimi anni? Il cioccolato ha vissuto una diversificazione interna: c’è stato un aumento delle varietà, abbiamo assistito alla preferenza crescente per gli alti solidi di cacao che ricercano connubi sempre nuovi e intriganti fra gusti differenti, arrivando al segmento dei “free from”, in continua espansione perché risponde a specifiche esigenze alimentari. Oggi Icam è il primo al mondo per prodotti di alta qualità e referenze biologiche.

Fave di cacao acquistate 26mila tonnellate

DipendentI più di 400

Fondazione 1946

LE CIFRE CHIAVE PER ICAM

Marchi industriali 3

Vendite 60%

destinate all’estero 40%

destinate all’Italia

Fatturato 189 mln/€

(+6,4% dal 2020 +40% dal ’46)

42%

marchi industriali

40%

private label

18%

industria di trasformazione dolciaria

Come si suddividono le vostre vendite fra mercato italiano ed estero? Con il nostro cioccolato forniamo il 60% del mercato estero, che è particolarmente affezionato al cacao bio e fair-trade, e il 40% del mercato italiano, in una suddivisione tra le tre principali aree di business che vede primeggiare i prodotti a marchio dell’azienda (Vanini, Agostoni e Icam Professional) con il 42% della quota di fatturato; seguono quelli in private label presenti in gran parte delle insegne della Gdo italiana ed estera con il 40% e, infine, i prodotti semilavorati forniti all’industria dolciaria (18%).

Il cioccolato è il re della pasticceria, ma in un momento difficile come questo molti italiani ed europei potrebbero rinunciarvi: che riflessi avrebbe un simile cambiamento di abitudini dei consumatori? Lo scenario che si sta consolidando in queste ultime settimane è profondamente mutato dai primi mesi dell’anno, quando registravamo una crescita dei consumi di prodotti di alta qualità e biologici. Ora, invece, ci sono ampi margini di incertezza su temi cruciali quali l’evoluzione della guerra in Ucraina, le decisioni a livello sovranazionale sul price cap all’energia. Il livello dell’inflazione, inoltre, verosimilmente continuerà a mantenersi alto, penalizzando il carrello della spesa.

La questione energetica e quella dell’approvvigionamento dei materiali per il packaging condizionano i listini, soprattutto nelle imprese energivore: quanto pesa per voi? A causa della scarsità di materie prime e dell’aumento dell’energia anche noi, come molte altre aziende, abbiamo dovuto applicare degli incrementi ai nostri listini. Lo abbiamo fatto dopo aver provato in ogni modo a mantenerli più bassi possibile: abbiamo, per esempio, ridiscusso gli accordi con le cartiere che ci forniscono il materiale per gli incarti con l’obiettivo di minimizzare l’impatto sulla produzione. Per quanto riguarda l’energia, nonostante il nostro trigeneratore permetta di autoprodurre una parte rilevante del nostro fabbisogno, l’incremento indiscriminato dei costi energetici è un problema enorme che non può essere sopportato ulteriormente nel medio-lungo periodo.

Quanto e in che modo investite sulla sostenibilità (ambientale e sociale)? La sostenibilità è da sempre un fattore identitario della nostra azienda ed è alla base del nostro motto “Chocolate By Nature”. La nostra nuova corporate identity si fonda su quattro pilastri, ossia filiera, ambiente, persone e innovazione. Se pensiamo alle tavolette Uganda Bio, esse sono interamente realizzate con cacao prodotto in Uganda: grazie alla collaborazione con i coltivatori locali, infatti, l’intero processo di coltivazione, raccolta, fermentazione, essicazione e lavorazione delle fave di cacao avviene in loco, garantendo proprietà organolettiche uniche. L’incarto della gamma di tavolette Uganda è primo pack compostabile realizzato in Italia nel mondo del cioccolato, utilizzando carta e un biopolimero brevettato, composto da biomassa a base di mais: l’incarto è, dunque, costituito per l’80% da materie prime rinnovabili e compostabili secondo le regole di smaltimento industriale (in Italia, nell’umido).

Novità per il 2023? Il piano industriale triennale prevede massicci investimenti, tecnologici e non solo, per incrementare l’innovazione dell’azienda con: l’acquisizione di nuovi macchinari che consentiranno di diversificare e incrementare ulteriormente la produzione, ampliamenti strutturali dello stabilimento e la realizzazione di un Innovation Center legato al nostro polo di formazione ChocoCube, che diventerà un laboratorio in cui i tecnici pasticceri potranno realizzare nuove ricette pensate per i professionisti del settore. Contemporaneamente, il dipartimento di ricerca e sviluppo studierà e sperimenterà nuove combinazioni per garantire un’offerta sempre innovativa e al passo con i tempi.l

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