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L’esperienza al femminile nelle imprese del Consorzio Coralis

Storie di donne che nelle piccole e medie imprese della realtà consortile rivestono posizioni apicali.

di Claudia Scorza

Coralis è fra i rari casi di un consorzio con a capo una presidente donna - Eleonora Graffione - riconfermata per vent’anni nel suo ruolo per le sue riconosciute capacità. E anche nelle piccole e medie imprese che ne fanno parte, le donne rivestono posizioni apicali insieme al marito, o subentrando ai genitori, maturando una mentalità che concede poco spazio alla disparità di genere. LE FONDATRICI D’IMPRESA

Anna Cerbarano, Lombardo srl Nella sua storia imprenditoriale Anna Cerbarano è supportata dal marito Giuseppe Lombardo e insieme decidono gli aspetti finanziari, ma la caparbietà di continuare, nonostante le molte difficoltà è tutta sua. «Appartengo a una generazione - dice - che ha dovuto ancora fare i conti con certi pregiudizi: abbiamo dovuto essere per forza brave al quadrato, dimostrare che avevamo la responsabilità, la dedizione e forse anche quel “quid” in più. Per tutti la competenza è un requisito da dimostrare, ma forse le donne devono dimostrare di più, mentre per gli uomini è prerogativa, che viene data più per scontata».

Giusi Vitale, Prezzemolo&Vitale spa Giusi Vitale ha iniziato la sua attività quarant’anni fa, aprendo con il marito una bottega tradizionale, passando

dopo 10 anni alla Gdo. «Fin dall’inizio - racconta Giusi - mi sono occupata della strategia e dell’amministrazione dell’azienda, ruolo che allora ricoprivo forse senza nemmeno averne consapevolezza. Era un mondo di maschi e in quarant’anni, come si dice, ne ho viste di tutti i colori». Specialmente agli inizi, tutti gli interlocutori con cui Giusi si confrontava si ostinavano a chiederle di farli parlare con il marito, che peraltro non si è mai prestato. «La cosa - precisa - dipendeva assolutamente dal fatto che fossi donna».

Maria Scarnera, Pascar srl Pascar srl, oggi una rete di supermercati della zona di Taranto, ha origine dalla storia imprenditoriale di Maria Scarnera, iniziata nel 1978. Diplomata in ragioneria, alla vigilia del matrimonio sceglie di aprire una sua attività, il futuro marito è contrario a un suo lavoro da dipendente e un lavoro in proprio è un buon compromesso per mantenere un’autonomia professionale. «Ho rinunciato a una carriera da ragioniera per amore, ma volevo lavorare. Avevo 20 anni, mio padre, panettiere, ha sempre appoggiato il mio desiderio di indipendenza, anche andando contro alla mentalità della borgata».

IL PASSAGGIO GENERAZIONALE

Laura Cittadini, Di.in.al. srl Laura Cittadini è la seconda generazione a entrare in azienda, la Di.in.al. di Camignone di Passirano (Bs). L’azienda era prettamente maschile, i tre proprietari avevano stabilito che le mogli non dovessero occuparsi della società. Successivamente subentrano prima i due figli dei due soci, più grandi di Laura, indirizzata a fare studi utili all’attività di famiglia. «Il papà ci teneva che prendessi un diploma - ricorda - e non poteva che essere quello in Ragioneria. Laura comincia da zero, rubando il lavoro “perché nessuno te lo spiega volentieri”, facendo pratica nei vari uffici, entrando in azienda come una qualsiasi dipendente che deve imparare. Ammette che essere donna sicuramente fa un po’ di differenza, «ma poi - precisa - sta anche a come ti proponi e a cosa dimostri di saper fare».

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Maria Teresa Schierano, Magnone Più srl Maria Teresa Schierano, contitolare della Magnone Più srl di Castelnuovo Don Bosco (At) nella sua esperienza imprenditoriale non ha memoria di discriminazioni di genere subite. Del resto, la sua è una azienda tutta al femminile: «Con me ci sono mia sorella, mia mamma e mio fratello, forse è lui a subire un po’ di disparità di genere», commenta scherzosamente. Già negli anni ’30 il fondatore, Pietro Magnone, ha sempre condiviso la gestione aziendale con la moglie, a cui è subentrata la figlia femmina, la signora Magnone, mamma di Maria Teresa. «Per quel momento storico, gli anni ’70, la mamma era una figura anomala, un capo d’azienda in mezzo a un mondo di uomini abituati a rapportarsi con il padre, non è stato facile, ma sicuramente le ha forgiato il carattere».

Mariella Filice, Filice Giovanni srl Mariella Filice è entrata negli anni 2000 nell’azienda di famiglia, la Filice Giovanni srl di Figline Vegliaturo (Cs), fondata dai genitori negli anni ‘80. La sua è stata una decisione maturata nel tempo. «Sono laureata in giurisprudenza - racconta - e ho scelto un percorso di studi, con l’idea di svolgere la professione di avvocato, e quindi di fare altro rispetto all’attività di famiglia». Poi un po’ per esigenze personali, un po’ per attaccamento alla ditta di famiglia, abituata fin da piccola a vivere l’esperienza imprenditoriale, e dare una mano con il lavoro dei genitori, ha cambiato idea perché, come ricorda: «Quando nasci e cresci in questa realtà, il coinvolgimento fa parte dell’educazione». Oggi tutti i figli dei fondatori sono subentrati in azienda, un passaggio generazionale preparato e discusso in famiglia per tempo.n

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