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Supercentro:

un piano industriale a doppia cifra

Aderente a D.it Distribuzione italiana e, da oltre vent’anni, attiva nella Gdo alimentare e oggi presente nel Sud Italia (Puglia, Calabria, Basilicata) con una rete multicanale a marchio Sisa, Ipersisa e QuickSisa, Stop&Shop.

di Luca Salomone

Investimenti per più di 23 milioni di euro in un triennio, restyling e allargamento della rete, ampliamento e incremento dell’efficienza dei Cedi e

inaugurazione di una nuova sede centrale. Sono questi i progetti su cui verterà il piano triennale di Supercentro, aderente a D.it Distribuzione italiana e, da oltre vent’anni, attiva nella Gdo alimentare e oggi presente nel Sud Italia (Puglia, Calabria, Basilicata) con una rete multicanale a marchio Sisa, Ipersisa e QuickSisa, Stop&Shop. Abbiamo chiesto al direttore generale, Antonio Bonucci, di spiegarci meglio.

Quali sono i numeri dello sviluppo?

La rete passerà dagli attuali 300 punti vendita, diretti e affiliati, 2 Cedi e 4 cash&carry a 350 punti vendita, 2 Cedi e 5 cash&carry. Prevediamo, inoltre, l’assunzione di altri 100 dipendenti entro il 2025, per arrivare a 600 lavoratori. La superficie di vendita diretta salirà, in totale, da 25mila a 31mila metri quadrati.

Più in dettaglio?

Il gruppo ha chiuso il 2021 con un fatturato di 235 milioni di euro (in crescita del 13% rispetto all’anno precedente) e si avvia ad archiviare il 2022 a 240 milioni. Il fatto interessante e che questa variazione è, quasi al cento per cento, dovuta a una crescita organica. Il piano al 2025 comprende le seguenti “poste”: 7,5 milioni di euro per l’acquisizione di 5 nuovi punti vendita nelle province pugliesi, altri 7,5 milioni per il restyling della rete esistente, 2 milioni per l’ampliamento del Cedi secco, 5 milioni per l’implementazione di un nuovo cash&carry e

le ristrutturazioni di cinque già esistenti, anche in una logica di efficientamento energetico che, con ulteriori 1,5 milioni di euro, riguarderà l’installazione dei pannelli fotovoltaici su tutti gli insediamenti commerciali.

E a livello regionale?

Premesso che il vero intento resta il presidio di tutti i nostri bacini storici, all’interno di questo perimetro riteniamo che oggi sia più opportuno spingere sulla Puglia e, in particolare, sull’area del Salento (la provincia di Lecce, gran parte di quella di Brindisi e la zona orientale di Taranto, ndr). Questo perché crediamo nella logica dei piccoli passi e vogliamo consolidarci proprio iniziando là dove ci sentiamo più forti, per poi andare oltre. Penso che trasferire, con troppa rapidità e a cascata, quello che è - di per sé - un buon piano, sarebbe un grave errore, che altri hanno fatto e nel quale noi non vogliamo incorrere. Le strategie devono essere adatte alle diverse zone geografiche e, dunque, ci espanderemo sì anche in Calabria e Basilicata, dove già siamo presenti, ma con le debite riflessioni.

Si è anche parlato di una nuova insegna, Economy. Cosa può dirci?

Per ora non molto, visto che si tratta ancora di un’operazione “in fieri” e al vaglio del Cda. Sicuramente, con Economy, vogliamo andare incontro alle esigenze di risparmio, ma senza cedere alle esasperazioni dei discount, un discount che, peraltro, in Italia non è mai stato veramente “hard”, pena l’insuccesso. Aggiungo che ci sono molte realtà, sociali e geografiche, con una propensione di consumo un po’ più bassa, come certe province e periferie, che troppo spesso il mondo della distribuzione moderna ha trascurato e che hanno, invece, bisogno di un buon servizio che parta dalla convenienza tutti i giorni.

Puntate di più su negozi diretti o affiliati?

Il franchising ha oggi, per noi, un’incidenza sul fatturato intorno a un terzo, mentre a livello di rete costituisce, più o meno, la metà. Il nostro impulso più forte è sui punti vendita diretti, ma non ci nascondiamo che l’affiliazione ha performance davvero molto interessanti, con una variazione del giro d’affari che è, in media, del 12 per cento, anche se ci sono oscillazioni fra un partner e l’altro. Dal mio punto di vista non ci può essere un’affiliazione soddisfacente se non c’è anche, in parallelo, una rete diretta in cui si fa esperienza e innovazione, un bagaglio preziosissimo che viene poi trasferito ai franchisee, franchisee che, infatti, aumenteranno anch’essi, come dice il nostro piano industriale.n

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