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Finanza
La pandemia non frena l’appetito per i prodotti da forno
Il segmento si presenta da tempo come molto concentrato e ben patrimonializzato. Il 2020 ha fatto registrare poche operazioni di M&A: fermi i big player, i più dinamici sono stati invece i piccoli e medi.
Il Covid, si sa, ha modificato le abitudini di consumo delle persone riducendo drammaticamente la spesa pro capite presso l’Horeca, e aumentando in maniera simmetrica quella presso la Gdo. I dati 2020 non sono ancora ufficiali, tuttavia appare evidente che, tranne il segmento delle Brioche e Torte a temperatura controllata, tutti gli altri segmenti sono stati interessati da un processo di crescita, spesso a doppia cifra. Ma come ha reagito il mercato dei capitali a questa effervescenza di settore? Gli addetti ai lavori del mondo M&A si aspettavano una crescita delle attività di compravendita di aziende di settore, vedendo al centro di tali dinamiche qualche grande gruppo ben posizionato nella Gdo e interessato a canalizzare nuovi prodotti e nuovi marchi. Così non è stato. Il 2020 non solo ha fatto registrare “solamente” 12 operazioni di M&A - quasi il 40% in meno rispetto a quanto registrato l’anno precedente - ma ha visto una totale assenza dalla scena dei c.d. big player, ossia i grossi gruppi alimentari italiani che, da anni, sono al centro di una intensa campagna acquisti, anche all’estero.
Ad agire questa volta sono stati proprio gli operatori industriali di piccole e medie dimensioni, facendo non solo meglio dei big ma, addirittura, superando i fondi di private equity che, nonostante forti delle enormi dotazioni di liquidità fornite a costo zero dal mercato, hanno chiuso solo 3 delle 12 operazioni in analisi. Come si spiega questa “aggressività” dei piccoli nel voler crescere per vie esterne? Effettivamente il segmento dei Prodotti da Forno si presenta oramai da tempo come molto concentrato e ben patrimonializzato. Il 20% del mercato è in mano a 5 operatori che rappresentano piattaforme acquisitive e aggregative che hanno permesso ai piccoli operatori di categoria, sempre più spesso in balia della concorrenza straniera, di trovare un approdo nazionale nel quale far confluire il proprio valore. La crescita endogena e la “spinta” fornita dal Covid, probabilmente hanno indotto i grandi operatori a distogliere un po’ di attenzione dalla consueta campagna di acquisizioni (M&A), dedicandosi ai processi di integrazione e, soprattutto, a sostenere il boom di domanda da parte dei consumatori.
Competere in un mercato consolidato e internazionale, soggetto a nuovi trend culturali e comportamentali e, soprattutto, trainato dalla distribuzione organizzata, impone una dimensione adeguata e coerente, spingendo i medi imprenditori italiani, quasi sempre eredi di una cultura artigianale, a fare un salto dimensionale e, soprattutto, culturale.n