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Mapic

IN ATTESA DELLO SPIN-OFF MILANESE DELLA MANIFESTAZIONE DEDICATA AL RETAIL REAL ESTATE, LE GRANDI DESTINAZIONI COMMERCIALI SONO (QUASI) TORNATE AI LIVELLI DEL 2019: CRESCONO I FATTURATI, MA SULLE VISITE C’È DA RECUPERARE.

In pochi forse ci scommettevano, ma alla fine hanno avuto ragione: il mondo dei centri commerciali ha battuto lo spauracchio della pandemia e i fantasmi della Retail Apocalypse.

A fine 2022, secondo i dati del Cncc (Consiglio nazionale dei centri commerciali) le strutture associate hanno registrato un +13,7% di fatturato. A trainare la ripresa, l'aumento (seppure lento) degli ingressi e il magnete della ristorazione. Un primo bilancio della resilienza del settore nel new normal, sarà Mapic Italy (Milano, il 16 e 17 maggio). La due giorni spin-off dell’appuntamento internazionale di Cannes, svelerà lo stato di avanzamento dei lavori. Con diversi progetti su cui c’è grande attesa.

Valorizzare la qualità (anche nel prezzo)

D’altronde il trend positivo continua anche nei primi due mesi del 2023: « In particolare, se guardiamo alla ristorazione, l’incremento del fatturato è a doppia cifra a circa +35% rispetto all’anno scorso che, va ricordato, era ancora molto condizionato dai contagi causati dalla variante Omicron», specifica Roberto Zoia, presidente del Cncc. A performare meglio di altre le categorie retail park e outlet, «ma a partire soprattutto dagli ultimi mesi dell’anno, in cui si è tornati a una situazione di “normalità”, anche gli shopping center hanno raggiunto i livelli pre-pandemici». Alla dinamicità dei fatturati, infatti, anche gli ingressi mostrano un costante miglioramento seppure con un recupero più lento: +14,1% a fine anno rispetto al 2021, ma -15% sul 2019 (riducendo il confronto alla sola ristorazione si ottiene però un +1%). Differenza che segnala il mutamento delle abitudini di consumo in atto: «La fidelizzazione al “format centro commerciale” continua a essere un fattore chiave, ma sono cambiate le abitudini di spesa: i clienti visitano meno i centri ma “compensano” realizzando in quelle occasioni un importante incremento dello scontrino medio», sottolinea Zoia.

Centri commerciali alla ricerca

di capitali

Per fare il prossimo step e rilanciare il settore, ora servono i capitali ancora timidi nel sostenere la ripresa. Il tema è stato al centro del report Livining in a two-speed world - Negozi di città e centri commerciali del nuovo decennio realizzato da Scenari Immobiliari. Il 2022 del settore immobiliare se da un lato ha visto gli investimenti nella Penisola raggiungere quasi un miliar- do di euro di valore (con un importante gap rispetto al mercato europeo e una riduzione del 26% rispetto al 2021 e del 50% rispetto al 2019), dall'altro ha visto le grandi superfici e l'high street tornare ad animarsi grazie, soprattutto, alla ristorazione. Non solo nei centri urbani, ma anche in quelli di periferia (sempre più al centro di un’attenta politica di rilancio sfruttando una generale stabilizzazione dei valori unitari e dei canoni di locazione scesi del -1,8 e -2,5%).

Verso Mapic Italy: i temi caldi Mapic arriva quindi in un momento opportuno. «Il mercato italiano è sempre molto dinamico – afferma Francesco Pupillo, deputy director Mapic Italy – L’evento di maggio è molto atteso, l’area espositiva è già piena. Innovazione, sostenibilità e food&beverage saranno al centro dei talk e delle proposte degli espositori». Un’occasione per fare il punto su alcuni progetti ma anche per tracciare alcune considerazioni generali. A partire dalla centralità del food retail: «Il modello food court non è mai stato veramente scalfito dal Covid. Lo si nota ora che le persone sono tornate per il bisogno di socializzare. Aiutate anche dal digitale la cui familiarità nei consumatori ha spinto lo sviluppo di food experience complete. Tanto che ora il dibattito su “dove andare a mangiare” ora non è solo legato alla qualità della materia prima ma anche alla sua fruibilità, differenziazione, varietà», aggiunge Pupillo. Servizi che condizionano spazi che, a loro volta, obbligano landlord e tenant a trovare nuovi compromessi: «I contratti stanno evolvendo: durate più corte, clausole legate alla sostenibilità, modelli più flessibili che contemplino le vendita omnicanale, pacchetti temporary, ecc. Chiudere un negozio rimane una sconfitta per tutti». Infine, il tema della sostenibilità: «L’efficientamento delle strutture e la riduzione dell’impronta carbonica sia dei brand che dei centri commerciali non sono più solo nice to have, ora hanno un impatto diretto sul business, sui bilanci», conclude Pupillo.

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