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L’opinione
di Anna Zottola
La rosa. Una specie botanica forse troppo ordinaria e scontata? Non ha più nulla da comunicare? Non si può sottovalutare una delle piante la cui storia e curiosità sono tra le più antiche. La ritroviamo nell’antica Grecia nei poemi di Omero e Saffo.
Viene descritta da Plinio il Vecchio come oggetto di passione da parte dei Romani. È spesso citata in letteratura ed è regalata alla pittura dei “grandi”, come Botticelli e Tiziano. Le rose hanno ispirato numerosi ibridatori per la nomenclatura delle nuove varietà: in passato venivano dedicate, senza distinzione di genere, a principi e principesse, cavalieri e monaci missionari; perfino oggi le denominazioni acquisiscono talvolta i nomi di personaggi della politica e del giornalismo, oppure del cinema e della moda, o semplicemente dell’amata consorte.
Ma le rose, soprattutto, hanno origine da un’imprenditoria appassionata e qualificata, che dal 1700 in poi ha raggiunto importanti traguardi di ricerca a livello internazionale: un secolo nel quale la Compagnia delle Indie trasportava in Europa le novità di nuove varietà dalle profumate fragranze.
I produttori ed esperti – definiti rodologi – hanno progettato e prodotto per centinaia di anni numerose specie e cultivar, tuttora a disposizione. Si tratta quindi di una famiglia botanica tra le più ricche per biodiversità, con varietà diverse da consentire ai Giardinieri e ai propri clienti di possedere contemporaneamente un patrimonio antico, da comparare per qualità alle più moderne selezioni. Se volete approfondire, vi invito a leggere il recente libro Il romanzo della rosa. Storie di un fiore scritto, per noi del settore, dalla ben conosciuta Anna Peyron, vivaista piemontese e progettista di diversi giardini nei quali le rose sono sempre protagoniste. Un libro ricco di storie e leggende, ma anche di informazioni botaniche. Insomma, un testo dal quale possiamo percepire le infinite proposte che il mondo delle rose può fornire ai Giardinieri: le varietà cinesi, come la R. chinensis semperflorens, capostipite di numerose cultivar anche europee; le Galliche, forse le più antiche e quasi senza spine; le Botaniche come la R. virginiana o la R. pimpinellifolia; le Portland, rifiorenti e di robusto portamento; e ancora, le Damascene, anch’esse di origine orientale, con fiori doppi, e tanto profumate da essere utilizzate per l’estrazione di essenze. Davvero ricco il repertorio degli ibridi da tè, apprezzati per i fiori grandi, il portamento eretto e rigido, e l’adattabilità ai climi caldi. Altrettanta ricchezza tra i rampicanti dalle dimensioni impensabili come le cultivar di R. brunonii. Stupore e soddisfazione per le fioriture prolungate: dalle precoci, con la fioritura a marzo della R. xanthina ‘Canary Bird’ che regala fiori gialli singoli e rifiorenti, alle fioriture tardive, fino all’inverno della varietà ‘Blush Noisette’. Esuberanti e vigorose nel portamento, generose nei colori e profumi, romantiche e decorative, una personalità tale con la quale la storia può solo continuare.