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Riscoperta di un’antica pratica

Riscoperta operta

di un’antica pratica

Derivante dall’agricoltura, la consociazione è una tecnica ideale per i clienti che desiderano un prato naturale

testo e foto di Federico Fagan

TEMPO DI LETTURA: 7 minuti

Il termine consociare ci fa pensare a una miscela, un miscuglio realizzato secondo rapporti e criteri specifici. In modo particolare, con il termine consociazione, facciamo riferimento alle sementi da prato. Di fondamentale importanza è creare una soluzione che possa rivelarsi ideale alla situazione in cui ci troviamo, infatti, non tutti i rapporti di consociazione sono gli stessi, molto dipende dal tipo di terreno, dalla struttura e dall’esposizione rispetto al sole. L’antica pratica della consociazione, il cui pregio è la sua elevata sostenibilità, vede la miscelazione di

LE ORIGINI

La consociazione delle sementi è una vecchia pratica, nata in agricoltura per sopperire alla mancanza di fertilizzanti e, al tempo stesso, per raccogliere un foraggio con caratteristiche bilanciate, ovvero avere un prodotto da somministrare agli animali il più completo possibile in termini di sostanze nutritive come proteine derivate dalle leguminose, fibre e carboidrati derivate dalle graminacee. La consociazione è quindi un valido compromesso per ottenere un prodotto che possa apportare buona parte dell’energia richiesta per le produzioni zootecniche. leguminose con graminacee ed è possibile applicarla nel settore del verde: con qualche conoscenza di botanica naturalistica, è possibile realizzare ottimi prati completamente in equilibrio.

MIX CHE PORTA ALL’EQUILIBRIO

Questa alternativa si presenta ben diversa dai prati in purezza, prevede infatti la presenza di più essenze, tra l’altro di generi diversi. Sicuramente un prato di questo tipo è più semplice da gestire e più in equilibrio e può trovare spazio per quella fascia di clientela che desidera un prato naturale. Non per ultimo, può essere proposto per ridurre o eliminare definitivamente l’utilizzo di fertilizzanti chimici azotati nei giardini: ricorrendo alla consociazione tra essenze di

antica pratica

Per conoscere Federico Fagan vai al sito naturefagan.com

Ricorrendo alla consociazione creiamo

un equilibrio nutrizionale tale che le due tipologie possano convivere a lungo perché entrambe

traggono vantaggio dall’ospite vicino

leguminose e di graminacee, creiamo un equilibrio nutrizionale tale che le due tipologie possano convivere a lungo perché entrambe traggono vantaggio dall’ospite vicino, con il risultato di un prato in perfetto equilibrio. Le leguminose hanno la capacità di sfruttare le molecole di azoto presenti nell’atmosfera e di fissarle al terreno come ione ammonio, questo grazie ai rizobiobatteri che infettano le radici delle piante. La pianta fornisce energia ai batteri e i batteri forniscono i “macchinari” necessari per convertire l’azoto atmosferico in una forma disponibile per le piante, diventando elementi chimici a disposizione anche per le graminacee che non hanno questa proprietà. Dal canto loro, le graminacee hanno invece la capacità di rendere il terreno friabile e areato grazie all’apparato radicale maggiormente fascicolato rispetto ad alcune leguminose, oltre che proteggerle da eccessivi calpestii e da piogge violente.

TERRENO FERTILE, SVILUPPO BATTERICO ELEVATO

Dal punto di vista ambientale la giusta combinazione delle due tipologie ha un risvolto biologico molto importante. Infatti, la vita biologica sia delle piante che del terreno risulta maggiormente attiva con uno sviluppo interessante della componente batterica utile per trasformare

Con qualche conoscenza di botanica naturalistica, è possibile realizzare prati

completamente in equilibrio

Trifoglio, festuca e loietto in consociazione.

e proseguire i normali processi di maturazione della sostanza organica. Con la consociazione avremo un terreno maggiormente fertile e uno sviluppo batterico utile più elevato: dalle analisi si denota che la concentrazione è nettamente superiore alle colture in purezza. Gli essudati radicali delle diverse essenze sono a disposizione dei microrganismi che cibandosene rendono il ciclo vivo e attivo, partecipando alla mineralizzazione. Non va mai dimenticato che la sostanza organica è il motore del terreno.

Trifoglio bianco.

CURA METICOLOSA DALLA SEMINA AL PRIMO TAGLIO

Le operazioni che precedono la semina sono note e conosciute da qualsiasi giardiniere, il mio consiglio è di effettuare sempre la rullatura in presemina e post semina. Le irrigazioni devono essere frequenti con poca acqua per evitare il fenomeno del ristagno, lisciviazione superficiale e deriva delle sementi. A germinazione avvenuta è opportuno seguire gli step successivi, in caso di fallanze o altre anomalie, intervenire tempestivamente con

Primo piano del trifoglio bianco intermedio.

COME FARE: CONSIGLI PRATICI E UTILI

In fase di creazione della miscela è bene sapere i giusti rapporti per non eccedere verso una delle due tipologie a scapito dell’altra.

Le essenze consigliate posso essere: Festuca rubra, 35%, Loietto inglese, 30%, Trifoglio bianco intermedio (media altezza) 35%.

Consiglio il trifoglio bianco di media altezza, non usate il nano, essendo basso rischierebbe di venir soffocato e morire. Nel caso si opti per il trifoglio rosso è bene modificare questo programma, affidandoci a un esperto. La miscela va impiegata a un investimento di 4045 gr a metro quadrato di terreno. Questo è un esempio da applicare in un terreno di medio impasto, in condizioni standard ovvero con disposizione sia in soleggiato che a mezz’ombra. Se il terreno presenta una struttura diversa, è bene adottare delle modifiche cambiando i rapporti dei dosaggi e l’investimento. Anche in questo caso sarebbe meglio chiedere il parere a un tecnico competente.

Q Loietto inglese. P Festuca rubra.

la risemina nelle aree sventurate, per non arrivare poi a un prato a due velocità. Ricordiamoci che ci troviamo a gestire un prato con diverse essenze e generi, quindi, va seguito dalla semina al primo taglio in modo scrupoloso. Proprio il primo taglio sarebbe ottimale farlo ad altezza di circa 30 cm, poco più, per consentire alle essenze di radicarsi, di sviluppare al massimo gli steli e quindi di strutturarsi. Mentre per il secondo si può valutare di farlo leggermente più basso, dal terzo in poi adottare l’altezza desiderata, ed è possibile sfalciarlo più frequentemente, avendo sempre un occhio di riguardo per il trifoglio, essendo la pianta che mantiene vivo il prato e attivo il ciclo. Va evitato anche di lasciare crescere troppo il loietto e la Festuca che causerebbero il soffocamento del trifoglio, con il rischio di arrivare a sconvolgere la natura iniziale del prato in consociazione.

PASTO COMPLETO

Dalla tabella emerge palesemente che l’investimento per un prato di essenze miste con leguminose aiuta alla buona e regolare crescita dei “commensali” che utilizzano azoto; il fabbisogno del loietto e della Festuca sono ampiamente coperti dal trifoglio bianco; le leguminose sono una vera e propria fabbrica di fertilizzante azotato, il bilancio si presenta in attivo, a disposizione 1,25 gr di azoto a metro quadrato.

IL BILANCIO DI N/M2/ IN GRAMMI PER ANNO RICHIESTO DALLE COLTURE DI LOIETTO E FESTUCA E LA PRODUZIONE DI AZOTO DA PARTE DELLE LEGUMINOSE

Coltura N/m²/gr in media fissato in purezza N/m²/gr in consociazione al 35% N/m²/gr fabbisogno in purezza N/m²/gr fabbisogno al 30% N/m²/gr fabbisogno al 35% N/m²/gr

Trifoglio bianco 40 14 14 Loietto inglese 0 0 25 7,5 0 7,5 Festuca rubra 0 0 15 0 5,25 5,25 Bilancio 1,25

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