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Il problema delle acque dure in floricoltura

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INTERNAZIONALE

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STORIE di AZIENDE case history/2

colloquio con Michele Modugno di Benedetta Minoliti

Approfondiamo il tema insieme a Michele Modugno, Area Sales Manager Florovivaismo di ICL (Sud Italia)

Cosa significa irrigare con efficienza, per ottenere piante di qualità? E cos’è tecnicamente la cessione controllata? A spiegarlo sono Michele Modugno, Area Sales Manager Florovivaismo (Sud Italia) di ICL, e il Dr. Paolo Cozzi, Technical Coordinator Italia & Area Sales Manager (Centro Italia) Florovivaismo di ICL.

Cosa significa irrigare e che differenza c’è nell’utilizzare acque dolci o dure?

«Una corretta ed efficiente irrigazione richiede la conoscenza di molti aspetti: innanzi tutto dei propri impianti d’irrigazione, dei fattori climatici che influiscono sull’evapotraspirazione e assorbimento radicale, del substrato di coltivazione (struttura, potere adsorbente, EC, pH ecc.), le fasi fenologiche delle giovani piante e, non per ultima, delle caratteristiche chimi dell’acqua di irrigazione, come EC, pH, ioni e bicarbonati. Per quanto riguarda

le acque di irrigazione, si suddividono appunto in dolci e dure. Le prime hanno valori compresi tra 0 - 1.9 mmol/l HCO3, mentre quelle dure hanno valori superiori a 2.5 mmol/l HCO3. In base al valore di HCO3 si potrà scegliere l’idrosolubile più adeguato, acidificante o alcalinizzante, per preparare la

soluzione nutritiva. In generale, sottovalutare i parametri chimico-fisici dell’acqua di irrigazione

Michele Modugno, Area Sales Manager Florovivaismo di ICL (Sud Italia).

comporta non pochi problemi, come: bassa capacità tampone, che porta alla precipitazione del pH, scarsa solubilità dei concimi, carenza di calcio e magnesio, variazioni di pH e EC nel substrato di coltivazione e ostruzione degli irrigatori».

Quali sono i metodi utilizzati in floricoltura?

Per contattare ICL:

Tel. 0422 436331 supporto.tecnico@icl-group.com

Il nostro compito è valutare e trovare la soluzione più efficiente per produrre piante di qualità, anche in modo sostenibile

«Riferendomi in particolare all’area del Sud Italia che seguo, le piante possono essere irrigate con diversi sistemi, come irrigazione localizzata con tubo capillare, flusso e riflusso, subirrigazione con feltro e, in alcuni casi, aspersione. Il metodo di

irrigazione determina sia la scelta del substrato, che dovrà mantenere una buona capacità capillare/drenaggio, evitare asfissie radicali o poca mobilità dell’acqua all’interno del substrato

stesso, che la fertirrigazione. Difatti, i diversi impianti d’irrigazione possono portare ad una dispersione più o meno importante, sia della soluzione nutritiva che delle risorse idriche, con un impatto anche economico sulla produzione».

Irrigare con efficienza significa ottenere piante di qualità?

«Uno dei fattori chiave per la crescita e

la qualità di una pianta in vaso è sicuramente qualità e quantità delle acque

di irrigazione. Come visto, irrigare non vuol dire bagnare, ma creare le migliori condizioni per le radici per assorbire elementi nutritivi e acqua. Quindi, svolgere le funzioni vitali della pianta. Una gestione errata dell’acqua, o l’uso inappropriato dei fertilizzanti, crea danni irreparabili che si evidenziano spesso quando è troppo tardi per correggerli».

Quali sono i problemi più comuni durante l’irrigazione e la fertirrigazione? «Possono essere sia fisici che chimici. Il più comune è il residuo di sali non disciolti all’interno di una soluzione. Un fenomeno che avviene, ad esempio, quan-

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