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Un’identità sempre più definita

L’esempio perfetto di come il cambiamento sia un motore di crescita. Dopo il restyling del marchio aziendale, Agribios Italiana si mette in gioco con il rebranding a 360° de Il Paese Verde che ora più che mai ha voglia di far sentire la propria voce

colloquio con GIOVANNI GABRIELE RAVAGNAN e CARLO ALBERTO ANTONIAZZI di FRANCESCO TOZZI

Agribios Italiana sembra inarrestabile. Dopo il restyling del marchio nel 2021, l’azienda torna alla carica, questa volta con il rebranding de Il Paese Verde, dedicato al comparto hobbistico. Con la voglia e la necessità di presentarsi in maniera chiara e definita per far capire al mercato che ora si fa sul serio, o meglio, ancora di più. I segnali del cambiamento si avvertono tutti, resi possibili da una struttura snella che prende decisioni con rapidità e sceglie consciamente di agire sul mercato con prontezza. I risultati si vedono e ce li siamo fatti raccontare uno ad uno.

Quanto è cresciuto il comparto consumer negli ultimi anni? «Siamo cresciuti esponenzialmente. Dal primissimo obiettivo di 500 mila euro abbiamo alzato l’asticella e nel 2019 siamo arrivati a un fatturato di 2 milioni di euro. In pie-

na controtendenza, nel periodo della pandemia abbiamo riscontrato una

I nuovi prodotti de Il Paese Verde: • packaging pulito • nome e funzione in evidenza • categorie suddivise per colore

Carlo Alberto Antoniazzi, direttore commerciale e socio di Agribios Italiana e Giovanni Gabriele Ravagnan, CEO di Agribios Italiana.

maggiore richiesta di mercato, nello specifico del +40%, tanto che tra il 2020 e il 2021 abbiamo toccato la vetta dei 3,5 milioni

di euro».

Progetti futuri su Il Paese Verde? In che fase della sua evoluzione siete arrivati? «Siamo arrivati a una fase di adolescenza sia a livello di prodotti, questo significa che possiamo investire ulteriormente, sia a livello commerciale. Il laboratorio interno di sintesi di batteri e microrganismi che aggiungiamo ai nostri fertilizzanti organici e organo-minerali è il motore del comparto agricolo dell'azienda. Per questo siamo sicuri che trasferendo il nostro know-how all'hobbistica avremo grandi risultati. Dall’altra parte vogliamo consolidare la nostra presenza su tutto il territorio nazionale».

“QUEST’ANNO ABBIAMO CONTINUATO A SVILUPPARE IL CATALOGO DEL COMPARTO HOBBISTICO SEGUENDO DUE DIRETTRICI, QUELLA DEL NOSTRO CORE BUSINESS E L’AMPLIAMENTO DELLA GAMMA DEI CORROBORANTI”

La necessità di una nuova identità del marchio è stato un input interno o una richiesta del mercato? «L’input è stato in primis interno e attuabile in breve tempo, grazie alla nostra struttura snella. Ci siamo

A proposito dell’aumento dei costi delle materie prime, quanto ha inciso sulla dinamica aziendale? «Sono stati due anni in cui non solo si è verificato l’aumento, quasi quotidiano, del prezzo delle materie prime ma anche l’indisponibilità della merce. La paura era quella

di rimanere senza materie prime, in entrambi i comparti, ma la nostra bravura è stata quella di muoverci per tempo, riuscendo a soddisfare la clientela.

L’incidenza della materia prima è stata di quasi un 30% a livello di fatturato. Mentre per il professionale è stato possibile adeguare il listino prezzi ogni settimana, l'hobbistica prevede pre-campagne con condizioni economiche già stabilite difficilmente modificabili».

TORNARE ALLE ORIGINI

Si sta sviluppando, da parte del retail, un’attenzione per prodotti più sofisticati? «Sì, soprattutto i punti vendita più evoluti che sono in grado di offrire un’assistenza al cliente. Tutto sta nel capire che è fondamentale cambiare approccio. Non si può più pensare di spruzzare il prodotto e dopo 15 minuti aver risolto il problema ma è necessario lavorare di prevenzione. Per questo stiamo

cercando di arrivare alle persone attraverso una rete di agenti formati e sempre aggiornati; oltre che attraverso azioni di comunicazione che sviluppiamo con il nostro settore marketing.

Un esempio di questo è la sezione blog che curiamo su entrambe le piattaforme online: condividiamo articoli con un linguaggio fruibile su quello de Il Paese Verde mentre contenuti più tecnici si trovano su quello di Agribios Italiana».

resi conto della necessità di voler rinforzare il posizionamento autonomo del brand nel mercato perché fino a quel momento Il Paese Verde veniva percepito in secondo piano rispetto ad Agri-

bios Italiana. Obiettivo raggiunto anche grazie a Carlo Alberto Antoniazzi, Dottore Agronomo, Direttore Commerciale e, dal 2019, socio di Agribios Italiana».

Come si realizza nel concreto questa nuova identità? «Le novità di quest’anno usci-

ranno con un packaging rivisitato, caratterizzato da una chiarezza visiva che dà importanza al nome del prodotto e alla sua

funzione. Ogni categoria merceologica viene suddivisa per colore con l’obiettivo di aiutare il rivenditore nella scelta ma soprattutto di spiccare sullo scaffale del punto vendita. Abbiamo scelto di eliminare tutto ciò che era superfluo».

Agribios Italiana il prossimo anno compirà 50 anni e il suo primo obiettivo è stato quello di entrare nel mercato dell’home&garden quando questo ancora non esisteva. Tutto nasce dall’intuizione di Giampaolo, padre di Giovanni, che avuto la possibilità di entrare in contatto con il mercato e conoscerne ritmi e peculiarità. Per questa ragione aveva capito che la nutrizione era il settore su cui puntare. Tutto inizia con il brand Agribios Italiana - Fertilizzare secondo natura con la vendita di sacchetti di concimi minerali, comprati dai consorzi agrari che venivano rimballati e venduti al mercato hobbistico. Negli anni '80, anche grazie all’introduzione di normative relative ai fertilizzanti, l’azienda inizia ad approcciare il mondo professionale. Il comparto hobbistico viene ripreso nel 2010 per dar seguito all'esigenza di investire in nuovi prodotti per il mercato consumer, nata principalmente per rimettere in funzione la sede aziendale di Limena, dopo il trasferimento delle attività in quella nuova, nel mantovano. Da quella decisione di rimettersi in gioco è nato Il Paese Verde.

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