ANNO XII | NUMERO 1 | GENNAIO 2020 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
BUON 2020
ANNIVERSARI PERSONE MUSICA VIAGGI ARTE
LE RADICI DEL NOSTRO FUTURO BENVENUTO 2020
Gianfranco Battisti, ammistratore delegato di FS Italiane,e il Frecciarossa celebrativo per i 10 anni AV
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arà un 2020 ricco di anniversari e mete da scoprire. Mentre inizia a raccontarveli, con qualche cartolina dal passato, La Freccia saluta l’avvio dei nostri anni ‘20 ricordando quelli del ‘900. Negli Usa li chiamarono “ruggenti”, in Europa “d’oro”: Golden Twenties. Anni di ottimismo ed entusiasmo, come ci auguriamo siano i nostri. Auspicando siano accompagnati, però, dagli ammonimenti della storia. Un secolo fa ad accendere vitalismo e spensieratezza, insieme all’eccitazione per i progressi di scienza e tecnologia, fu, in particolare nel Vecchio continente, la voglia di esorcizzare l’immane tragedia della Prima guerra mondiale. Arrivò poi la crisi finanziaria del 1929, la Grande depressione e qualche anno dopo il Secondo conflitto mondiale, le atrocità di regimi che si erano conquistati consensi plebiscitari, le deportazioni, i campi di sterminio. Ecco, il futuro va tessuto con i fili della memoria, e con
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scorso dicembre ha sottoscritto gli impegni di tutto il Gruppo per contribuire al raggiungimento della Carbon neutrality al 2050, a novembre era stato nominato Ambasciatore europeo per la diversità dalla commissaria ai Trasporti, Violeta Bulc. In Gran Bretagna, vinta con FirstGroup una gara internazionale, dallo scorso dicembre gestiamo le rotte ferroviarie della West Coast da Londra a Manchester, Birmingham, Liverpool fino a Edimburgo e Glasgow. In Francia, nel corso dell’anno, e in Spagna dal 2022, porteremo i nostri Frecciarossa con i loro servizi di eccellenza. Intanto lavoriamo e siamo presenti con le nostre società di ingegneria e di trasporto in decine di Paesi in tutto
il mondo. Maciniamo utili, che nel 2019 si sono attestati intorno ai 600 milioni di euro, a vantaggio del nostro azionista, lo Stato, ossia voi. Finanziandoci con l’emissione di green bond, investiamo in nuovi treni regionali per i pendolari, oltre 600, nell’innovazione e in tecnologie digitali. Contribuiamo allo sviluppo di un turismo dolce e rispettoso del nostro patrimonio. E, soprattutto, abbiamo a cuore le persone che lavorano e si muovono con noi. Tutte. Consapevoli del valore e della ricchezza, non solo immateriale, della diversità, dell’inclusione e dell’accessibilità. Sono i fari di ogni quotidiana azione nostra, delle nostre donne e dei nostri uomini. Che vi augurano un felice 2020!
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la coscienza che nessuna delle nostre azioni è priva di conseguenze. Questo vale per le persone, per le nazioni, per le aziende. Ferrovie dello Stato Italiane impronta ogni sua attività intorno al principio della sostenibilità: economica, sociale, ambientale. È un impegno verso le nuove generazioni. Perché non può esserci sviluppo né crescita avvelenando i pozzi del futuro. Solo così possiamo essere orgogliosi dei nostri successi. E il 2019 a FS Italiane ne ha regalati molti. Abbiamo da poco festeggiato i 10 anni dell’Alta Velocità, contando 350 milioni di viaggiatori e 20 milioni di tonnellate di CO2 risparmiate nell’aria. Il nostro amministratore delegato, Gianfranco Battisti, lo
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MEDIALOGANDO
L’OTTIMISMO DELLA QUALITÀ MAURIZIO MOLINARI, DIRETTORE DE LA STAMPA, E IL GIORNALISMO DI FRONTE ALLE SFIDE DEL DIGITALE marmanug
© Alberto Giachino
di Marco Mancini
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edialogando inaugura il 2020 con Maurizio Molinari, che proprio il 1° gennaio ha festeggiato il suo quarto anno alla guida de La Stampa di Torino. Sul quotidiano piemontese, fondato più di un secolo e mezzo fa, Molinari scrive dal 1997. Per circa 15 anni ne è stato corrispondente dall’estero, 13 da New York. Saggista, acuto commentatore politico, il suo attento sguardo sul panorama internazionale ne ha fatto l’apprezzato ospite di molti talk show televisivi. Molinari ci paleserà, nel corso della nostra conversazione, un inaspettato ottimismo sulle sorti del giornalismo e dei quotidiani. Un ottimismo ragionato e ragionevole che assumiamo come benaugurale, all’alba del nuovo decennio e di fronte alle innovazioni che si porterà con sé, non solo nel mondo dei media. Che significa essere giornalisti oggi? Significa coniugare la valorizzazione del vecchio mestiere con la sua declinazione su più piattaforme tecnologiche. E come si coniuga tradizione e innovazione? Facendo crescere all’interno della redazione la consapevolezza del valore delle notizie, la necessità di una loro netta separazione dalle opinioni, la loro ricerca con quella ingenuità, capacità di sorprendere, studio, approfondimento e, soprattutto, umiltà di ascoltare, che sono da sempre gli ingredienti di questo mestiere. Il giornalismo non cambia e i suoi elementi di forza rimangono gli stessi, cambia la declinazione 4
sulle varie piattaforme. Se fino a pochi anni fa la principale e quasi esclusiva era la carta, oggi abbiamo la scrittura digitale, i video digitali, le radio digitali, i social network, la realtà aumentata e uno scenario destinato ad arricchirsi ancora nell’arco di pochi anni. Tutto questo richiede, quindi, specifiche competenze. Nascono infatti nuove professionalità, capaci di trovare il linguaggio e il modo adeguato per raggiungere mercati e tipologie di pubblico molto diversi. Con un’ulteriore novità: nelle redazioni l’interazione non sarà più soltanto quella tradizionale tra giornalisti e tipografi, che comunque resterà, perché i giornali di carta continueranno a uscire, ma con altri compagni di banco come i graphic designer, i video maker, i data scientist. Sei convinto che i giornali di carta resisteranno? Lo scorso agosto il NYT ha dedicato un’interessante inchiesta a questo tema. Tutti i dati parlano di un continuo e diffuso declino di vendite. Da cosa deriva questo tuo ottimismo? L’esperienza del New York Times come del Guardian ci dicono che il modello cartaceo sta in piedi quando le copie vendute equivalgono agli abbonamenti digitali, meglio ancora se il loro numero supera quello delle copie vendute in carta. Semmai il vero interrogativo sulla scomparsa della carta riguarda quei giornali che non riusciranno, in tempo utile, a creare questo sano equilibrio. Ecco, quella scadenza può essere feroce,
qualità richiede un grande senso di responsabilità e di autodisciplina da parte dei giornalisti. Chi scrive per un grande giornale, con una propria eco nel Paese, non può produrre e diffondere propri individuali contenuti che finirebbero, di fatto, per essere identificati con quelli del suo giornale. La libertà di opinione è un valore ma se la eserciti solo a favore di una precisa azienda o di uno specifico partito politico diventa faziosità. Cos’altro si chiede a un giornalista nell’epoca digitale? Senz’altro deve essere più flessibile, più rapido, e consapevole che il mercato gli darà un voto, il che lo obbliga a produrre contenuti di qualità. Ed è apprezzata questa qualità? Eccome, e i dati sono sorprendenti. Gli articoli digitali che fanno più traffico non sono quelli con le donne nude o con le parolacce, ma quelli di qualità. Perché il pubblico è intelligente. Ho imparato una regola negli Stati Uniti, che i lettori sono più intelligenti di noi, ed è vero. Il pubblico premia la qualità e questo, consentimi, mi permette di essere ancora più ottimista. La qualità dell’informazione cammina di pari passo anche con le risorse per pagare chi la produce. Quelle provenienti dalla pubblicità sono in costante calo. Le risorse si recuperano con una nuova idea di pubblicità, con lo sviluppo di una nuova organizzazione del lavoro e sapendo cogliere le potenzialità offerte dalla moltiplicazione delle piattaforme. La raccolta della pubblicità nella realtà digitale non può essere più quella del ‘900, con le vendite porta a porta e i centri media, ma passerà da meccanismi sempre più automatici legati al traffico sviluppato. Insomma, parliamo di una riforma di sistema.
La Stampa, 7 dicembre 2019 NAMI
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ALBERTO MATTIOLI — P. 24
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Teatro Tosca in tv dalla A alla Z Sarà la Prima più social di sempre
Calcio La Roma ferma l’Inter Stasera la risposta della Juve
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Feste Se la tavola natalizia è come una partita a scacchi ROSELINA SALEMI — PP. 30-31
CONDIO, D’ORSI, GARANZINI E ODDENINO — PP. 34-35
LA STAMPA SABATO 7 DICEMBRE 2019
QUOTIDIANO FONDATO NEL 1867 2 , 0 0 € ( C O N T U T T O L I B R I ) II ANNO 153 II N. 334 II IN ITALIA IISPEDIZIONE ABB. POSTALEIID.L. 353/03 (CONV.INL.27/02/04) II ART. 1 COMMA 1, DCB- TO II www.lastampa.it
ST+
STAMPA PLUS
IL LAGER NAZISTA MAURO MONDELLO
Merkel ad Auschwitz ricorda Primo Levi “Può succedere ancora” P. 13
cristiani in africa
Nella Nigeria dilaniata dai jihadisti BERNARD-HENRI LÉVY
L’appello mi è arrivato da un cristiano pentecostale nigeriano. È direttore di un’associazione che auspica il riavvicinamento tra le due comunità, cristiana e musulmana. – PP. 2-3
LIBIA FRANCESCA SFORZA
Il premier a Lavrov “Bisogna evitare guerre per procura” P. 12
LUIS TATO/GETTY IMAGES
la maggioranza trova l’accordo: azzerata l’imposta sulle auto aziendali
Conte salva la manovra Renzi frena le nuove Tax Si fa cassa con le lotterie Centeno: spropositati i timori del governo sul Mes, ma l’intesa li placherà Trovato l’accordo sulla manovra: slittano plastic e sugar tax, spunta una stretta sul gioco d’azzardo. Mario Centeno, ministro portoghese e presidente dell’Eurogruppo, in un’intervista a «La Stampa»: «Spropositati i timori dell’Italia sul Mes». BERTINI, BRESOLIN, DI MATTEO E SORGI – PP. 4-5
GIUSTIZIA INTERVISTA A BONAFEDE
L’ANALISI
“Sulla prescrizione nessuno slittamento”
I PROCESSI LUNGHI GUASTANO I CONTI
FRANCESCO GRIGNETTI — P. 6
ALESSANDRO DE NICOLA — P. 23
BUONGIORNO
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e ravvicinata. Tre, cinque anni. O si riesce, in tempo celere, a trovare gli abbonati digitali, o si chiude. Un processo delicato, che pretende misure adeguate e pochi tentennamenti. Sì, ma lo dobbiamo gestire con ottimismo, con adeguati investimenti, con la consapevolezza che la trasformazione creerà molteplici professionalità, cambierà dall’interno le redazioni, ma conserverà, alla carta, il ruolo di prodotto privilegiato per il rafforzamento e consolidamento del valore del brand. Consentimi di dire che il panorama non promette bene. Perché siamo soltanto all’inizio di questo processo, e non si possono fare considerazioni finali su un processo appena iniziato. Comunque, se guardiamo alle aree dove sono più diffusi cultura e abitudini verso il digitale e gli acquisti online, come la Scandinavia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, i dati sugli abbonamenti digitali non sono affatto così negativi. E il fenomeno comunque cresce, seppur lentamente, anche altrove, compresa l’Italia. Non credi che il declino dei media tradizionali, e in particolare dei giornali, sia anche conseguenza di una insofferenza verso l’informazione mainstream, percepita come asservita a interessi di parte? Il che giustifica l’esplosione dell’informazione fai-da-te, sui social… Tutto questo è l’attuale Far West. Che si spiega perché siamo ancora in una fase nella quale nel web non ci sono le regole, e abbiamo l’informazione gratuita che cannibalizza i contenuti. Stiamo uscendo dall’homo homini lupus e lentamente si iniziano a costruire delle regole. Quindi anche quel mondo di libertà sconfinata ha necessità di regole, come tanti sostengono. Sebbene su come introdurle il dibattito sia apertissimo e complesso. Gli abbonamenti digitali servono anche a questo. Quando l’informazione è gratuita e tu non sai chi paga per produrla, si apre la finestra all’interno della quale si sviluppano le fake news. Che non nascono sui giornali con un nome, un cognome, un indirizzo e un editore responsabile, perché se tradisci il lettore il tuo business finisce. Quindi, per garantire la libertà di informazione, i giornali devono puntare sulla qualità, ma i lettori devono accettare di pagare per i contenuti. Insomma, il digitale è una prateria di opportunità ma anche di insidie, mi sembra che anche di questo parli il tuo ultimo libro, Assedio all’Occidente. Quali le difese? Sono due le misure strategiche da adottare: una verso l’esterno e una interna. Ogni nazione deve difendere il proprio spazio cibernetico così come difende i suoi confini fisici, è una questione di sovranità nazionale. Se non lo fai qualcun altro si insedia e inizia a fare i propri interessi all’interno della tua comunità nazionale. Stati Uniti, Gran Bretagna, Israele, Corea del Sud, Olanda presidiano già efficacemente il proprio spazio cibernetico, in altri Paesi come Francia, Germania, Italia e Spagna questo processo è ancora in corso. Servono poi norme per distinguere i dati che si possono condividere da quelli che vanno protetti. La normativa emanata dal governo italiano, con il Conte Due, è positiva ed è considerata, da molti, all’avanguardia in Europa, perché istituisce nei settori strategici il sistema del Golden Power. Ossia uno strumento che impedisce di rendere pubblici i dati di importanza strategica per la sicurezza. E la misura interna? La lotta alle fake news. Che oltre a regole e informazione di
Gli uomini deboli
Gli eredi di Riina
Un solo indirizzo londinese per tutte le mafie LORENZO BAGNOLI MATTEO CIVILLINI GIANLUCA PAOLUCCI
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na palazzina elegante nel cuore di Londra è la sede delle attività degli eredi del «capo dei capi» della Mafia, di un faccendiere legato ai clan della Camorra e dei «colletti bianchi» coinvolti in una maxinchiesta sulla 'Ndrangheta. L’indirizzo, 29 Harley Street, è anche lo stesso utilizzato da politici corrotti di mezzo mondo, criminali comuni, aziende statali di paesi sotto embargo.
LE STORIE GIUSEPPE ORRÙ
Cercasi volontari per ascoltare gli anziani in ospizio P. 32
FRANCA NEBBIA
La pizza del Monferrato con la mozzarella arrivata dalla Campania P. 32
CONTINUA A PAGINA 15
MATTIA FELTRI
Il quarantotto per cento degli italiani, dice l’ultimo rap- perché non sappiamo che comporti l’uomo forte divinporto del Censis, vorrebbe al potere un uomo forte che colato dagli impicci delle elezioni e del Parlamento, non debba curarsi di impicci come le elezioni e il Parla- cioè la dittatura. Tutto dimenticato, non abbiamo più mento. Traduzione: metà di noi s’è stufata della demo- padri e spesso nemmeno nonni che la dittatura l’abbiacrazia. Non della casta, non ce l’abbiamo coi papaveri in no incisa sulla pelle e ce lo raccontino, è sbiadito tutto auto blu, quella è roba superata: ci siamo stufati del siste- quanto è stato scritto, tutto è perduto in un tempo di ma di governo del mondo liberale occidentale, come la noncuranza senza passato né futuro. La storia non ci interza generazione che, dopo la prima segna nulla, è stato detto con senno. La che ha fondato l’azienda e la seconda LA DOPPIA ITALIA DEL CENSIS democrazia non ci ha reso felici, stop. che l’ha ingrandita, per noia sperpera le La democrazia è un cumulo di difetti, fortune ignorando la fatica di accumu- INNOVATORI stop. La democrazia non ci ha issati sui larle. E’ sempre più facile buttare giù piedistalli, stop. La democrazia non ha qualcosa che tirarla su, e noi oggi ci ap- CONTRO ANSIOSI detto abracadabra. prestiamo a buttare giù la democrazia SERVIZI — PP. 10-11 CONTINUA A PAGINA 23
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MEDIALOGANDO
La Stampa come sta vivendo questa riforma? E cos’è di cui vai più orgoglioso in questi quattro anni di tua direzione? Senz’altro dell’integrazione. Abbiamo fatto due lavori fondamentali, abbiamo integrato le redazioni tra loro, creando dei macro desk. Uno di hard news per cronache, politica, esteri ed economia. Uno di soft news con cultura, spettacoli e società. E infine un macro desk locale con tutte le province e la cronaca di Torino. Questa integrazione ha fatto collaborare colleghi che per molti anni lavoravano fianco a fianco ma faticavano a parlarsi, ciascuno coltivando il proprio giardinetto. E ha aiutato la produzione di contenuti di qualità. Adesso stiamo lentamente replicando questo concetto tra carta e web, chiedendo a ogni giornalista della carta di lavorare anche per il web e viceversa. Questo è il fronte dell’integrazione industriale all’interno de La Stampa. Necessario per ottimizzare l’utilizzo delle risorse. Sì, poi c’è un’altra integrazione, più emozionante, della quale ho avuto l’onore di avere la responsabilità a dicembre 2017, che riguarda la GNN (Gedi News Network), ovvero l’integrazione fra La Stampa e i quotidiani locali dell’ex Gruppo Espresso. Tredici giornali locali con i quali abbiamo un’interazione quotidiana. Loro pubblicano i nostri contenuti nazionali, mentre le loro storie confluiscono sul giornale nazionale, che abbiamo aperto più volte con notizie dal Veneto, dall’Emilia, dalla Toscana. Questo dialogo fra La Stampa e i gior6
nali locali è, sinceramente, la cosa più divertente e importante perché ci consente di avere una forte presenza sul territorio e di essere un Gruppo davvero glocal. Dove l’elemento globale che viene dal dna della Stampa si coniuga al forte radicamento locale di quelle testate. Che cosa resta da fare? Dobbiamo iniziare a correre verso una più efficace integrazione tra carta e digitale. Ma la parte più avanzata e difficile di questa frontiera sono i social network. Perché qui parliamo di un lavoro completamente diverso da quello giornalistico. Qui devi monitorare cosa avviene, capire di cosa si sta parlando, quali sono i contenuti del tuo sito che possono interagire con la conversazione in corso, postarli, moderare le reazioni. È un altro lavoro che richiede altre qualità e specializzazioni. Tutto questo ti mette a durissima prova, però è emozionante e schiude nuovi orizzonti. Stiamo anche pensando ad accordi con più università per avere in redazione, a partire dalla primavera del 2020, data scientist. Con quali obiettivi? Questi scienziati dei dati leggono e interpretano il traffico digitale sui singoli contenuti e ci forniranno informazioni per rispondere meglio alle richieste dei nostri lettori. Oggi ne sappiamo ancora troppo poco. Sappiamo però che la maggioranza sono uomini, le donne sono soltanto il 38%. E che l’età media dei nostri user è di 55 anni. Già questi dati ci consentono di capire che abbiamo una carenza di contenuti capaci
di attrarre la loro attenzione. Quindi le prime due sfide sono: più giovani e più donne. Ma le notizie sono notizie. Forse conta come darle e come dosarle dentro il palinsesto complessivo? Certo, per esempio il fatto che la maggioranza siano di cronaca nera non attrae il pubblico delle lettrici. Potendo analizzare i dati puntualmente ti scontri con qualcosa senza appello, e a quel punto sei obbligato a ragionare. Scopri, ad esempio, la forza del territorio, con storie che hanno una forza di penetrazione sul digitale enorme. E capisci quanto investire risorse sulle storie locali significhi creare nuovi mercati. Sei spesso in tv. Ormai un buon giornalista è anche un reclamato opinion leader… È vero, però attenzione, questo non sostituisce il vecchio mestiere. Non c’è niente da fare, quando hai un reportage di una tua giornalista che da Algeri ti fa ascoltare le donne algerine coinvolte nella sfida tra i liberali e gli estremisti islamici, o hai l’intervista all’astronauta della stazione spaziale internazionale o al cittadino che ha dovuto abbandonare la sua casa per l’esondazione del fiume Tanaro e ti racconta come è cambiata la sua vita… quelli sono pezzi unici, e non ce n’è per nessuno. La notizia continua ad essere imbattibile, insostituibile ed è la ragione grazie alla quale l’informazione di qualità potrà avere ancora successo.
La nave di Teseo, pp. 238 € 18
SOMMARIO GENNAIO 2020
IN COPERTINA MARA VENIER
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34 METE 2020
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Da Parma, capitale italiana della cultura 2020, alle Marche, dai sapori gourmet ad alta quota alle EnoArmonie in Friuli, tra pag.
12 RAILWAY HEART
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musica e calici di vino
54 NEL SEGNO DEL GENIO Modigliani torna nella città natale, Livorno, con una grande mostra per
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celebrare il centenario della sua scomparsa
SAVE THE DATE
24 WHAT’S UP
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UN TRENO DI LIBRI
ACCARDO E BEETHOVEN
Invito alla lettura di Alberto Brandani,
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che questo mese propone ai lettori
KISSIN IL GENIO
della Freccia il nuovo romanzo di
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Annette Hesse, L’interprete
PITTI UOMO 97
82
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ANNI VERDI
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THE NEW POPE
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DIVERSITY&INCLUSION
104
PHOTO
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THREE TIMES UNIVERSAL
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FUORI LUOGO
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
114 TRENITALIA: UN ANNO INSIEME Aumenta l’offerta delle Frecce: più Frecciarossa in tarda serata, maggiore capillarità nelle aree metropolitane e mete invernali con il servizio FRECCIALink Scopri tra le pagine l’offerta Trenitalia. Oltre 300 Frecce e FRECCIALink al giorno, più di 100 città servite 8
Tra le firme del mese
I numeri di questo numero
1994
l’anno in cui Mara Venier ha condotto il Dopofestival [pag. 32]
500
FEDERICO CATANIA Appassionato di montagna e trasporti, si occupa da dieci anni di comunicazione istituzionale, comunicazione dell’emergenza e di marketing per le imprese. Dal 2009 a oggi ha percorso oltre 250mila chilometri a bordo delle Frecce
gli anni dalla morte di Raffaello [pag. 53]
1.203 i marchi presenti a Pitti Uomo 97 [pag. 78]
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le persone caricate sul primo convoglio da Milano ad Auschwitz-Birkenau nel 1943 [pag. 126] VALENTINA DOLCIOTTI Classe 1981, laurea in Scienze dell’educazione, master in Diversity Management & Gender Equality a Roma, autrice di Diversità e Inclusione - Dieci dialoghi con diversity manager (Guerini Next, 2017). Nel 2018 fonda, con Tiziano Colombi, il magazine cartaceo DiverCity, trimestrale di inclusione e innovazione, di cui è direttrice responsabile
Read also
Note, il settimanale per i viaggiatori regionali da leggere su trenitalia.com
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XII - NUMERO 1 - GENNAIO 2020 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 20/12/2019 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina © Roberto Rocco Abito Parosh, make up artist Anna di Florio hairstylist Simone Rocco per Aldo Coppola calice Swarovski Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
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Direzione Centrale Comunicazione Esterna Piazza della Croce Rossa, 1 | 00161 Roma fsitaliane.it Contatti di redazione Tel. 06 44105298 | lafreccia@fsitaliane.it Direttore Responsabile Caporedattrice Coordinamento Editoriale Caposervizio In redazione
Segreteria di redazione Ricerca immagini e photo editing Traduzioni Hanno collaborato a questo numero
ANDREA GUOLO Giornalista specializzato in economia del fashion, design, food&beverage. Lavora per Milano Finanza, Pambianco e altre testate italiane e straniere. Ha scritto sei libri su casi aziendali di successo, oltre agli spettacoli teatrali Mafie in pentola, Tutto quello che sto per dirvi è falso e #IoSiamo
AGOSTINO RIITANO Project manager supervisor di Matera 2019, è stato consulente dell’Ocse e del Bid, organizzazioni internazionali per lo sviluppo economico, sociale e culturale. Docente del master in Politiche culturali e sviluppo economico presso l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli
La Freccia Junior, il mensile di giochi, fumetti e curiosità per i più piccoli, in distribuzione al FRECCIABistrò di Frecciarossa e Frecciargento, nei FRECCIACLub e nelle FRECCIALounge e SalaFRECCIA
FS MOBILITY ACADEMY C’è tempo fino al 7 febbraio per iscriversi al percorso formativo FS Mobility Academy 2019-20. Nato dalla cooperazione tra FS Italiane e l’Università degli Studi di Napoli Federico II, è rivolto ai neolaureati in Ingegneria ed Economia e mirato a formare competenze specialistiche sulla mobilità, il trasporto integrato e l’analisi del sistema intermodale dei trasporti dal punto di vista economico, sociale e ambientale. Per partecipare basta scaricare il bando e compilare il form sul sito fsacademy.unina.it
ERRATA CORRIGE DICEMBRE 2019 Pag. 9: Gennaro Sangiuliano è direttore del Tg2 Rai
Marco Mancini Claudia Frattini Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio, Serena Berardi, Michela Gentili, Sandra Gesualdi, Luca Mattei, Cristiana Meo Bizzari Francesca Ventre Michele Pittalis, Claudio Romussi Verto Group Hanno collaborato a questo numero Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Germana Cabrelle, Federico Catania, Gilda Ciaruffoli, Carlo Cracco, Valentina Dolciotti, Alessio Giobbi, Andrea Guolo, Itinere, Valentina Lo Surdo, Ernesto Petrucci, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Agostino Riitano, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
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Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
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FRECCIA COVER
di Luca Mattei
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
Ubaldo Oppi Le Amazzoni (1924) Collezione privata mostreinbasilicapalladiana mostreinbasilica
Pippo Rizzo, Il nomade (1929) © Giacomo D’Aguanno/Civita Sicilia
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TRA INCERTEZZA E SPENSIERATEZZA Nonostante la storiografia presenti come ruggente il secondo decennio del XX secolo, gli anni ’20 nel Belpaese sono caratterizzati da un generale senso di instabilità. Tra le cause il passaggio a una politica autoritaria, la transizione a un’economia di pace, i cambiamenti culturali provenienti dalla Belle Époque. Una sensazione persino di inquietudine che trova riscontro nell’arte pittorica, come dimostra l’esposizione Anni Venti in Italia. L’età dell’incertezza, a Palazzo Ducale di Genova fino al 1° marzo. Oltre 100 opere di maestri come Giorgio de Chirico, Fortunato Depero e Pippo Rizzo testimoniano contesti di attesa enigmatica, ma anche l’esplorazione di universi onirici e
l’evasione verso dimensioni edonistiche. È su quest’aspetto più spensierato del periodo, in cui risaltano eleganza e lusso frenetici, che si sofferma invece la mostra Ritratto di donna, alla Basilica Palladiana di Vicenza fino al 13 aprile. Qui il focus è la sfavillante rappresentazione del femminile. Le giovani dopo la Grande guerra diventano più seduttive e soprattutto più influenti nella società e nella cultura. Oltre alle tele di autori come Mario Sironi e Felice Casorati, ampio approfondimento è dedicato a Ubaldo Oppi, le cui opere sono inserite in collezioni favolose, dalla Biennale di Venezia al Salon d’Automne di Parigi. palazzoducale.genova.it | mostreinbasilica.it 11
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PHOTOSTORIES PEOPLE Abbracci © Pavel Belli Micati pavelmeyerowitz
IN VIAGGIO Verso Milano © Nicola Andrea andrearamats
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME A cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt è un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
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LUOGHI Stazione di Pescara © Federico Giardino federico.giardino
AT WORK Il macchinista © Edoardo Cortesi eddiecortesi
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A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
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ndrea, 46 anni, macchinista dei treni Alta Velocità nella Divisione Passeggeri Long Haul di Trenitalia. Qual è stato il percorso che ti ha portato a guidare i treni superveloci? A dire la verità la passione nasce sin da piccolo, poi ho continuato a coltivarla negli anni. Terminata la formazione da perito industriale, ho partecipato al concorso del Genio Ferrovieri e alla fine del 1998 è arrivata l’assunzione in FS, il coronamento di un sogno. Hai iniziato da subito a lavorare come macchinista? Sì, ho guidato diverse categorie di treni: dai merci ai regionali, fino ai carri di soccorso. Nel 2011 è iniziata la mia avventura in Frecciarossa, che ha rappresentato uno dei traguardi più importanti della mia vita professionale, e mi sono specializzato sempre più nella guida dei treni ad Alta Velocità: oggi sono un macchinista dei Frecciarossa ETR 1000 ed ETR 500, e del Frecciargento 700, l’ultimo arrivato nella famiglia AV. Anche la formazione gioca un ruolo importante. Sì, procede con una media di quattro o cinque incontri all’anno che per noi macchinisti esperti riguardano principalmente gli aggiornamenti. Per esempio, dobbiamo essere sempre pronti a recepire e ad applicare le nuove procedure che interessano i sistemi di circolazione, le normative dedicate sia al trasporto sia all’infrastruttura, e saperci interfacciare con le varie sale operative, nazionali, AV, territoriali. Da parte mia, inoltre, è normale prassi seguire in affiancamento i colleghi più giovani durante le loro prime esperienze di guida. Devo molto ai miei istruttori, verso i quali provo un’enorme gratitudine. E questa è un’ottima occasione per ringraziarli pubblicamente. Cosa si prova a guidare un treno a quella velocità? Ho ancora impressa l’emozione nel guardare per la prima volta il tachimetro di un Frecciarossa toccare i 300 km/h. Lo stupore iniziale si è trasformato, poi, con l’esperienza, nella capacità di godersi il viaggio e ammirare gli straordinari paesaggi che l’Italia offre da Nord a Sud, mantenendo sempre alta la proattività e la capacità di controllo per intervenire al meglio in qualsiasi situazione. Altra cosa che amo del mio lavoro sono quei periodi dell’anno in cui si affrontano le novità del cambio orario, invernale ed estivo: si interrompe una certa routine e ci si appresta a vivere una nuova stagione a bordo. Cosa miglioreresti nella tua vita lavorativa? È importante far conoscere ancora meglio la grande professionalità e preparazione che c’è dietro al nostro lavoro, concentrando l’attenzione sul singolo individuo, sulla sua dedizione e responsabilità. Noto con molto piacere che questo percorso è stato intrapreso dalla mia azienda, soprattutto per una realtà come l’Alta Velocità, che rappresenta un modello di sistema Paese vincente da esportare oltreconfine.
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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
L
etizia Lanzarotti, in arte Lady Be. Ventinove anni, mosaicista e artista della sostenibilità. Che tipo di viaggiatrice sei? Mi sposto spesso sia per lavoro che per ragioni affettive, nell’anno che si è appena concluso il Frecciarossa è stata la mia seconda casa. Sono originaria della provincia di Pavia, mentre mio marito è calabrese, così Roma diventa spesso il nostro punto di incontro preferito. La mia professione mi porta a muovermi tra città d’arte come Venezia, Firenze, Napoli e molte altre realtà dove fioriscono iniziative ed eventi culturali. Di cosa ti occupi? La mia esperienza artistica si rivolge principalmente all’attività di mosaicista contemporanea. Nelle mie opere, dove spesso vengono rappresentati personaggi famosi, sono presenti oggetti e materiali di diverso tipo, tra cui la plastica, che utilizzo cercando di sensibilizzare le persone al riciclo. Il tema della sostenibilità ha sempre accompagnato le mie opere e le scelte personali, altro motivo che mi spinge a utilizzare il treno ad Alta Velocità per i miei viaggi, almeno due volte a settimana. Tra le ultime novità a bordo delle Frecce c’è proprio l’obiettivo plastic free. Un’iniziativa lodevole. Ricordo quando andai più volte a Napoli in treno per raggiungere le spiagge e raccogliere diversi quantitativi di plastica che poi ho riutilizzato come materia prima dei miei lavori, come mosaici e giocattoli per bambini. Tra gli oggetti che riciclo per le mie creazioni ci sono anche bottoni, tappi di bottiglia, posate e tutto ciò che può essere gettato via, ma che invece dà forma a qualcosa di nuovo. Come trascorri il tempo in treno? Spesso lavoro al computer portandomi avanti con i progetti grafici, il treno ha ispirato molti dei miei lavori. Nella mia formazione c’è anche lo studio del futurismo, a cui si lega parecchio il concetto di Alta Velocità, e poi in viaggio ho la tranquillità giusta per immergermi nelle idee e immaginare nuove opere. Spesso nella frenesia della quotidianità non si ha tempo di staccare, ecco perché il Frecciarossa si è mostrato il miglior alleato, sia per motivi sentimentali che professionali. Un consiglio riguardo i nostri servizi? Sarebbe affascinante se sul Frecciarossa ci fosse la possibilità di ammirare creazioni artistiche, che potrebbero ben conciliarsi con i paesaggi al di là del finestrino. Si potrebbero introdurre dei quadri all’interno delle carrozze. Molte persone utilizzano le Frecce per recarsi a visitare mostre o per partecipare a eventi culturali, non sarebbe male se, viceversa, l’arte raggiungesse il viaggiatore.
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AGENDA
A cura di Luca Mattei
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
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L’ARTISTA DEL ’900
MILANO//FINO AL 1° MARZO La pittura italiana tra le due guerre attraverso la sensibilità pittorica di Filippo de Pisis è celebrata nella più ampia retrospettiva milanese degli ultimi 50 anni al Museo del Novecento. Curata dallo storico d’arte Pier Giovanni Castagnoli e dalla conservatrice del Museo Danka Giacon, offre oltre 90 dipinti per un’incredibile varietà di soggetti. Viaggiatore instancabile, De Pisis ha vissuto e lavorato a Milano, Roma, Venezia, tra le vette del Cadore e poi a Parigi e a Londra, senza mai uniformarsi a nessuna corrente artistica, mantenendo intatto il proprio stile. Vivaci vedute cittadine, paesaggi delle montagne a lui più care, come Cortina d’Ampezzo, intensi ritratti e inusuali nature morte. Il percorso espositivo in dieci sale dispiega l’intero universo del pittore ferrarese, dagli esordi nel 1916, in cui incontra l’impronta metafisica di Giorgio de Chirico, alle ambientazioni ispirate dal soggiorno nella Ville Lumière, dove riporta su tela soprattutto diseredati e migranti che popolavano la capitale francese, dai ritratti e le nature morte degli anni ’30 fino al periodo drammatico dei ricoveri nella clinica psichiatrica di Villa Fiorita, a Brugherio, nei primi anni ’50. museodelnovecento.org
Filippo de Pisis Cortina (1927) Collezione privata Courtesy Galleria Tega e Farsetti Arte museodelnovecento museodel900
© Ciro Fusco/Ansa
© Galleria Tega © Filippo de Pisis by SIAE 2019
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GIORNO DELLA MEMORIA ITALIA//FINO AL 30 GENNAIO «È un gran miracolo che io non abbia rinunciato alle mie speranze perché sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere all’intima bontà dell’uomo». È anche per rinnovare le speranze di Anna Frank che è giusto celebrare il Giorno della Memoria il 27 gennaio, con eventi anche nei giorni che precedono e seguono questa data. A Milano l’Associazione Figli della Shoah promuove le testimonianze delle deportate Liliana Segre ed Edith Bruck, la prima al Teatro degli Arcimboldi il 20 gennaio, la seconda la mattina del 27 al Conservatorio Verdi, dove alle 20 si svolge la serata commemorativa. Il 23 l’Auditorium Parco della Musica di Roma ospita il concerto Là dove giace il cuore. Note e parole d’esilio, in cui risuona l’esperienza di chi ha dovuto abbandonare la propria identità, dagli ebrei ai profughi contemporanei. Direttore artistico è Angelo Busco. Nella Capitale anche il convegno La Sapienza chiede scusa. Leggi razziali, la scuola e l’accademia: riflessioni e testimonianze, alla Facoltà di Giurisprudenza giovedì 30. figlidellashoah.org | auditorium.com | uniroma1.it 17
AGENDA
TRIBUTO ALLA ROMANITÀ ROMA//29 GENNAIO>2 FEBBRAIO Aldo e Lella Fabrizi sono indubbiamente due icone che, grazie al cinema, hanno reso riconoscibile e apprezzato in tutto il mondo lo stile di vita romanesco. In comune di certo hanno la settima arte, ma a unirli è anche un’altra grande passione, il cibo. I due discutevano spesso sugli ingredienti della cucina capitolina nella famosa trattoria dell’attrice, Sora Lella, sull’Isola Tiberina, frequentatissima ancora oggi. Ed è proprio l’aspetto mangereccio del loro legame a essere protagonista al Teatro Due, vicino piazza di Spagna, dello show L’acqua e la farina, testo inedito scritto, diretto e interpretato da Antonio Nobili, Mary Ferrara e Alessio Chiodini, che rappresenta per la prima volta insieme su un palco i due celebri fratelli. In scena anche Sara Morassut e Mauro Trabalza, nipote di Lella, al suo esordio. Un’occasione per scoprire la versione più intima del rapporto tra i due fratelli romani, familiare più che professionale. Da non perdere, inoltre, nel foyer del teatro, gli scatti privati delle famiglie Fabrizi/Trabalza e foto d’epoca della città. teatrodueroma.it Aldo e Lella Fabrizi teatrodueroma.stabiledessai
SHALL WE DANCE? ITALIA//FINO AL 2 FEBBRAIO Tanti gli spettacoli in calendario per i fan dell’arte coreutica. Si parte con la compagnia di danza classica cinese Shen Yun, che fa tornare nell’antico Oriente con una scenografia mozzafiato. Da ammirare al San Carlo di Napoli dal 10 al 12 gennaio, al Nuovo Giovanni da Udine il 15, al Comunale di Modena dal 17 al 19 e al Carlo Felice di Genova il 22 e 23. Per i più piccoli (e non solo) la magia viaggia sui pattini con Disney on ice. Frozen - Il regno di ghiaccio, produzione basata sul pluripremiato film d’animazione: al Palazzo dello Sport di Roma dal 16 al 19 e al Forum di Assago dal 23 al 26. Evento cult della Capitale, il gala Les Étoiles è all’Auditorium Parco della Musica dal 24 al 26, con le stelle mondiali del balletto e Oleg Ivenko, divenuto star del cinema dopo aver interpretato Rudolf Nureyev in The White Crow. Novità 2020, infine, la prima edizione di Puglia International Ballet Competition, concorso in due sezioni, classica/neoclassica e moderna/contemporanea, al Teatro Apollo di Lecce il 1° e 2 febbraio. it.shenyun.com/italia | disneyonice.com | auditorium.com pugliainternationalballetcompetition.it Una scena di Disney on ice. Frozen - Il regno di ghiaccio © Tim Pannell
ShenYunIT ShenYun shenyunperformingarts DisneyOnIceItaly AuditoriumParcodellaMusica pugliainternationalballetcompetition
FELLINI 100 RIMINI//FINO AL 15 MARZO ROMA//21 GENNAIO «Quando mi trovo a viaggiare in treno, o ospite in qualche casa privata, le mie possibilità di conversazione sono ridotte a zero». Federico Fellini mostrava le sue idee e le sue emozioni non tanto con le parole quanto con una cinepresa. E con questa era, ed è ancora oggi, un maestro indiscusso. Il 20 gennaio ricorre un secolo dalla sua nascita e Rimini, sua città natale, non poteva che celebrarlo per tutto il 2020. Si inizia con Fellini 100. Genio immortale, mostra a Castel Sismondo che raccoglie anche materiali inediti come le prime sceneggiature di Amarcord e 8½. L’esposizione ripercorre la storia d’Italia dagli anni ’20 agli ’80, ospita il racconto dei compagni di viaggio del regista e presenta il Museo Internazionale Federico Fellini, progetto che prenderà vita a dicembre 2020. Ad aprile l’allestimento si sposta a Roma, a Palazzo Venezia. Nella Capitale, inoltre, il 21 gennaio va in scena al teatro Lo Spazio In viaggio con Fellini - Note, ricordi, sue fantasie, spettacolo in cui l’attore e regista Francesco Sala interpreta il grande cineasta raccontando la sua arte immortale. mostrafellini100.it | teatrolospazio.it Davide Minghini, Set del film Amarcord. Roma, Cinecittà (1973) © Biblioteca civica Gambalunga
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AGENDA ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
Freccia Weekend gennaio 2020
A cura di Luca Mattei
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1 Alessandro Grassani, Il 29enne Erdene Tuya trasporta una pecora persa per il zud, nella provincia dell’Arkhangai in Mongolia (2011) CondominioFotografico Condominio_Foto condominio_fotografico
2 Una scena del film I cento passi (2000) sudestival
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L’ex Convento del Carmine di Modica (RG) accoglie fino al 6 gli scatti di Alessandro Grassani sul tema dei Migranti ambientali, coloro che fuggono dalle zone più colpite dai cambiamenti climatici, come Haiti, Kenya e Mongolia. [1] condominiofotografico.it
Fino al 13 marzo è di scena a Monopoli (BA) Sudestival, kermesse sulla settima arte la cui inaugurazione è dedicata ai 20 anni del film I cento passi e al cinema civile di Marco Tullio Giordana. [2] sudestival.org
Al via Una montagna di libri a Cortina d’Ampezzo (BL): incontri con il fumettista Lorenzo Mattotti il 3, la scrittrice Jessica Fellowes e la professoressa Alessandra Necci il 4, l’insegnante Marco Mondini il 5. unamontagnadilibri.it
A Palazzo Lanfranchi di Matera fino all’8 marzo la mostra Trama doppia, con le opere a due e quattro mani di Antonio Marras e Maria Lai, testimonianze di un dialogo intimo tra grandi artisti contemporanei. musei.basilicata.beniculturali.it
Al TuscanyHall di Firenze il nuovo anno inizia con la magia di cinque acrobati nello spettacolo The Black Blues Brothers il 3 e 4 gennaio e le stelle internazionali del circo nel Gran Gala du Cirque il 5 e 6. tuscanyhall.it
Un triangolo amoroso, il rock e un omicidio: sono gli ingredienti esplosivi del musical Murder Ballad, dal 10 al 12 alla Galleria Toledo di Napoli. Poi in tour da Roma a Milano, con chiusura ad Amalfi (SA) il 14 febbraio. galleriatoledo.info
Last day il 6 al Teatro Brancaccio di Roma per Aggiungi un posto a tavola, tra le più amate commedie musicali, di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, scritta con Jaja Fiastri e con le musiche di Armando Trovajoli. teatrobrancaccio.it
Colore come evento di spazi, alla Dep Art Gallery di Milano fino al 21 gennaio, è la prima personale al mondo dopo la scomparsa nel luglio 2019 di Carlos Cruz-Diez, tra i maggiori esponenti dell’arte cinetica e ottica. depart.it
Soldati dell’esercito di terracotta lesercitoditerracottamilano esercitoditerracottamilano
4 Giovanni Segantini, Savognino d’inverno (1890) © Diego Brambilla studio fotografico
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© 2018 The CW Network, LLC. All Rights Reserved/ Jacob Kepler
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Il mago Raffaele Scircoli nello show Supermagic Illusioni supermagicfestival
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Alla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 9 febbraio L’esercito di terracotta e il primo Imperatore della Cina, l’esposizione più completa sulle note statue destinate a servire Qin Shi Huangdi nell’aldilà. [3] esercito-terracotta.it
Al Castello Visconteo Sforzesco di Novara fino al 5 aprile la mostra La rivoluzione della luce, con 70 opere dei più noti esponenti del Divisionismo, da Giovanni Segantini a Giuseppe Pellizza da Volpedo. [4] metsarte.com
Dal 30 gennaio al 9 febbraio al Teatro Olimpico di Roma, i migliori illusionisti e prestigiatori al mondo nello show Supermagic Illusioni, il Festival internazionale della magia giunto alla XVII edizione. [5] supermagic.it
A Palazzo Corbelli di Fano fino al 31 In Between/wipe out design, mostra di lavori che reinterpretano il paesaggio domestico coniugando la valenza simbolica dell’opera d’arte e la funzionalità dell’oggetto di design. creval.it
Fa tappa al Sistina di Roma dal 21 al 26 il tour di Belle ripiene, divertente commedia in cui Rossella Brescia, Tosca D’Aquino, Roberta Lanfranchi e Samuela Sardo raccontano il rapporto con se stesse, gli uomini e il cibo. ilsistina.it
Matrici tendenti a bianchi, grigi e neri, in cui è la luminosità a creare un effetto policromo, non il colore. Sono le opere di Luce, la personale di Paolo Bini alla Galleria Nicola Pedana di Caserta fino al 22 febbraio. nicolapedana.com
Palazzo Madama di Torino ospita fino al 4 maggio Rivivere l’antico costruire il moderno, retrospettiva su Andrea Mantegna, artista capace di coniugare la passione per la classicità alle sperimentazioni prospettiche. palazzomadamatorino.it
A Palazzo Reale di Milano fino al 9 febbraio Emilio Vedova, tra le più importanti personali mai dedicate a uno dei più autorevoli artisti del ‘900, allestita dal dicembre 2019 per celebrarne il centenario dalla nascita. palazzorealemilano.it
Last weekend al Museo Civico di Bari per la mostra 1968/1969 quegli anni, con le foto del docente universitario Arturo Cucciolla, all’epoca studente di Architettura, che testimoniano un’epoca di irreversibile cambiamento sociale. museocivicobari.it
Il teatro Massimo di Palermo inaugura la stagione con Parsifal, interpretato da Omer Meir Wellber, al suo primo titolo da direttore musicale. Spettacoli in programma il 26, 28, 30 e 31 gennaio e il 2 febbraio. teatromassimo.it
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Come si dice “c’era una volta” in giapponese? Lo si può scoprire al festival culturale Ambarabà, dal 1° febbraio al 1° marzo a Monselice (PD), con laboratori, show teatrali, letture, degustazioni e proiezioni di anime. villapisanimonselice.it Allo Spazio Bentivoglio di Bologna dal 21 gennaio al 19 aprile Vestimenti, le opere tessili dell’artista Sissi, la cui produzione si concentra da oltre 20 anni sulla creazione di abiti, solo a volte indossabili, intesi come sculture. palazzobentivoglio.org
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AGENDA vdgmagazine.it
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© New Africa/AdobeStock
È dedicato alla valorizzazione di uno dei vitigni simbolo dell’enologia italiana l’evento Sangiovese Purosangue, grazie al quale scoprire i territori, le storie e le proposte dei produttori italiani che hanno deciso, per vocazione e tradizione, di puntare proprio su queste uve. L’appuntamento è l’11 e il 12 gennaio nelle sale del Radisson Blu Hotel di Roma. facebook.com/sangiovesepurosangue
Nel weekend 18 e 19 gennaio Ferrara ospita Bacco a Palazzo, evento che si svolge all’interno dell’elegante Palazzo Roverella e vede l’esposizione di vini provenienti da varie regioni italiane. La serata del sabato è riservata alla Cena con il produttore, il gala che celebra i diversi abbinamenti tra i vini e i piatti del territorio. baccoapalazzo.com
Tutti i fine settimana dal 18 gennaio al 23 febbraio, il Palabam di Mantova ospita il Festival della cucina mantovana. In tavola un tripudio di tortelli, risotti e agnoli, grana e mostarda, polenta e formaggi, tutti rigorosamente preparati secondo la tradizione locale e bagnati dagli ottimi vini del territorio. festivalcucinamantovana.it
© Bertolo/AdobeStock
Proseguono gli appuntamenti con il radicchio in provincia di Treviso nell’ambito della kermesse Fiori d’Inverno. Questo mese le manifestazioni si svolgono a Zero Branco (10-19), Mirano (12), Preganziol (17-19) e Dosson di Casier (24 gennaio-2 febbraio). Tutte occasioni imperdibili per scoprire la migliore tradizione veneta. fioridinverno.tv
© fiore26/AdobeStock
FrecciaGourmet gennaio 2020
di Gilda Ciaruffoli - a cura di
Qual è la migliore birra italiana? Per scoprirlo, dal 17 al 19 gennaio il teatro TuscanyHall di Firenze ospita l’evento Birraio dell’Anno, dove assaggiare le proposte dei 20 produttori candidati al Premio e quelle di cinque produttori emergenti, per un totale di 150 birre artigianali. Novità 2020 il Premio Best Pub! dedicato ai migliori publican individuati dai giudici. birraiodellanno.it Not – Do Not Modify, Do Not Interfere è la manifestazione dedicata ai vini artigianali e naturali organizzata a Palermo dal 18 al 20 gennaio. Attraverso banchi di assaggio, degustazioni guidate e conferenze, la rassegna si propone come un momento di scoperta e approfondimento di una produzione legata dal filo rosso del rispetto per l’ambiente e della biodiversità. rassegnanot.com I migliori artigiani del gusto italiani si ritrovano negli spazi di ForlìFiera, dal 24 al 26 gennaio, in occasione di Sapeur-Fiera del prodotto tipico di qualità. Tanti gli stand dove scoprire e assaggiare le specialità gastronomiche più caratteristiche e meno note delle varie regioni. All’interno della Fiera spazio anche al Forlì Wine Festival. sapeur.it Dal 31 gennaio al 2 febbraio in Fiera a Padova c’è Itinerando, esperienze in viaggio, un’occasione per conoscere sagre, percorsi bike, treni del gusto, destinazioni ed eccellenze enogastronomiche italiane valorizzate dalla presenza di personaggi come Licia Colò, Vittorio Brumotti e Patrizio Roversi. itinerandoshow.it
© Alex Alberton
WHAT’S UP
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LO CHEF VIAGGIATORE DAL 6 GENNAIO BRUNO BARBIERI SBARCA SU TV8 IN VESTE DI CONDUTTORE. AL TIMONE DI CUOCHI D’ITALIA, CON SFUMATURE INTERNAZIONALI di Gaspare Baglio
È
davvero inarrestabile lo chef Bruno Barbieri, forte delle sue sette stelle in carriera Michelin. Oltre a portare avanti il bistrot bolognese Fourghetti, continua a giudicare i cuochi amatoriali a MasterChef su SkyUno, macina fatiche editoriali come il ricettario d’autore Domani sarà più buono (Mondadori Electa, pp. 226 € 19,90) e, dal 6 gennaio, conduce su TV8 Cuochi d’Italia. Dal lunedì al venerdì alle 19:30, la gara gastronomica quest’anno diventa internazionale, ma conferma i giudici Cristiano Tomei e Gennaro Esposito. Bruno, questa volta non sarai dietro al bancone dei giudicanti. Sono molto contento di questa nuova esperienza da presentatore: è la mia palestra per condurre Sanremo (ride, ndr). In questa edizione il format diventa un campionato del mondo. Raccontiamo la storia, non solo gastronomica, di persone arrivate nel nostro Paese da ogni parte del globo. Gente che qui si è integrata aprendo attività di ristorazione. Si scoprono altre materie prime e culture, ma c’è sempre una competizione.
gasparebaglio
Per cercare nuovi sapori sei stato ovunque. La cosa più particolare che ti è capitata? Vivere per mesi nell’Amazzonia brasiliana. Scoprire gli angoli più nascosti del Pianeta è stato il punto di svolta della mia vita professionale. La mente si apre e ci si pone in maniera diversa di fronte alla vita. Le tre cucine migliori? Quella italiana per le materie prime, la cucina francese per rigore e tecnica gastronomica e quella libanese perché racchiude la storia delle colonizzazioni del mondo arabo, del basso Mediterraneo. Hemingway andava spesso in Libano per scrivere, certo, ma anche per mangiare bene. Gastronomicamente parlando nasconde incroci di profumi e sapori dolci, frutta passita, fiori, elisir. Quando lo scopriremo a fondo ne vedremo delle belle. Pensavo menzionassi anche la tradizione nipponica. La cucina giapponese non è quella che conosciamo in Europa: è difficile, fatta di umori e sapori, con colori predominanti profondi, come il verde e il marrone, ed essenze amare, salate, foglie macerate, alghe e muschi. Per questo è importante viaggiare.
Un piatto che ti ha sorpreso? Gli Acarajé, palle fritte di Bahia con curry e riso quasi tostato. Da rimanere a bocca aperta. Ogni luogo ha gusti eccezionali. Vorrei andare in India per addentrarmi in aree geografiche che conosco poco. Sono come i viandanti e, come un vero viaggiatore, parto sempre senza valigie. Quindi ti piace anche il treno. Un sacco. Mi piacerebbe prendere la Transiberiana. In Brasile, tanto per dirne una, ho viaggiato su un convoglio a vapore. E in Australia ho impiegato 12 ore per raggiungere Melbourne da Sydney su rotaia, attraversando un continente dagli spazi immensi. Ovviamente amo il Frecciarossa e le sue comodità, ma prendo spesso anche i Regionali da Reggio Emilia. Non mi hai parlato, però, della cucina dei Paesi nordici, tanto in voga. Vanno bene anche i licheni che mangiano in Nord Europa, ma vuoi mettere con i tortellini che fa mia mamma? brunobarbieri.blog BrunoBarbieriChef barbierichef brunobarbieri_chef
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WHAT’S UP
I GIGANTI DEI LIVE I GIANT ROOKS SCALDANO I MOTORI PER IL TOUR CHE LI PORTERÀ A SUONARE ANCHE IN ITALIA di Gaspare Baglio
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© Frederike Wetzels
rederik Rabe, Finn Schwieters, Luca Göttner, Jonathan Wischniowski e Finn Thomas. I loro nomi possono non dire molto, ma insieme formano i Giant Rooks, band made in Deutschland che ha letteralmente spopolato con il brano Wild Stare, «nato in una cameretta di un paesino della Germania ovest. Volevamo realizzare i nostri sogni», spiega Frederik. Sogni che, grazie alla costanza e (soprattutto) al talento, si sono realizzati, fino a rendere questi giovani artisti delle rockstar europee. Poi è arrivato l’ep di debutto con il loro nome e un’altra hit, 100 mg, che tratta il delicato tema della depressione.
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Ci si potrebbe aspettare una svolta sociale e politica, ma i ragazzi hanno idee ben chiare in proposito: «Non tutti sono in grado di scrivere una canzone politica, di imbastire un buon testo in questo senso. Non ci definiamo una band politicizzata». Le influenze della formazione teutonica passano da Bob Dylan a Bon Iver, da Kendrick Lamar a John Coltrane. Sonorità che rientrano tutte nel nuovo album in uscita a fine gennaio (il cui titolo, mentre scriviamo, è ancora top secret) e nel tour che mira a consacrarli: le tappe italiane sono il 24 aprile a Milano e il giorno successivo a Bologna. Una formazione che, di live, ne sa
qualcosa, visto che ha girato tutti i festival musicali più importanti. «È stato davvero emozionante. Non sapevamo cosa sarebbe successo. Siamo molto eccitati, sappiamo quello che ci aspetta, ma speriamo che i concerti siano sempre più grandi». Il gruppo ha anche una formula per convogliare la creatività di ciascuno: «Discutiamo ogni visione e idea personale con il nostro staff. Siamo noi, direttamente, a gestire tutto. La cosa funziona, però non è semplice: fare parte di tutti i processi è faticoso, ma ne vale la pena». Anche per chi ascolta. giantrooks
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© Giovanni Gastel, Mara Venier per Luisa Viola
INCONTRO
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COMPLETAMENTE
MARA di Gaspare Baglio
«D
IL 2020 DELLA SIGNORA DELLA DOMENICA TRA AUGURI DI FELICITÀ E TANTI PROGETTI DA PROTAGONISTA
gasparebaglio
immi tutto, amore della zia». Non poteva che cominciare così, anche per il nuovo anno, l’intervista a Mara Venier, una delle dive televisive più amate. Iniziare il 2020 con la signora della domenica è, senza dubbio, di buon auspicio. Questa intervista prende, quindi, il sapore dell’augurio. La Mara nazionale, infatti, oltre a essere un uragano di simpatia, arriva da una stagione di successo: il contenitore di Rai1, Domenica in, è inarrestabile. E lo show di emotainment, La porta dei sogni, l’ha riportata nel prime time dell’ammiraglia di viale Mazzini. Ma l’esplosiva Venier non si ferma mai e ha già in serbo altre sorprese che svela in questa intervista a La Freccia, in cui si lascia andare alle emozioni. Il 2019, appena passato, ti ha dato belle soddisfazioni. È stato un grande anno. Dal punto di vista professionale, poi, totalmente inaspettato. Mi sono arrivati tra le mani tanti progetti ai quali non ho saputo resistere. Come questo programma di prima serata sui sogni degli italiani, della gente che mi ha riempito la vita di amore e affetto. Effettivamente, il pubblico ti ama Non mi ha mai abbandonata, un’ondata d’amore si è palesata con Domenica in che, in questa stagione, è andata meglio dell’anno scorso. Cosa si prova a realizzare i sogni delle persone? Mi sembra di restituire qualcosa a
ognuno di loro, al pubblico che mi ha dato così tanto. Mi fa bene, è come se mi sdebitassi con chi mi segue. E Mara che sogni ha? Ho avuto tanto. La mia vita è stata incredibile: sono partita da Mestre, dalle case dei ferrovieri, la mia era una famiglia molto umile, modesta, con papà ferroviere. A 16 anni mi innamoro di un bellissimo ragazzo di Venezia che voleva fare l’attore, mi sposo a 16 anni e mezzo. Lui va a Roma per inseguire il suo sogno e pure io, per inseguire lui, dopo un anno, arrivo nella Città Eterna. Da lì non mi sono più mossa. Non avevo nessuna ambizione, non volevo fare l’attrice, non volevo fare la televisione, non avevo sogni. Sono sempre stata molto concreta, con la testa sulle spalle. Appena arrivata a Roma ho aperto un negozio di vestiti usati per poter sbarcare il lunario. Che vita! Ho avuto sette, otto, nove vite diverse. Amori diversi e, per ogni amore, un cambiamento radicale. Dal punto di vista professionale, più di quello che ho vissuto non posso chiedere. Tutto mi è arrivato casualmente, senza mai cercarlo. E nel privato? Vorrei che tutto rimanesse così. La mia paura è quella di staccarmi dalle persone che amo. So che è irrealizzabile, ma il mio sogno è tenere le persone che amo sempre vicine a me. Ti emozioni sempre tanto nelle tue
interviste. C’è qualcuno che, più degli altri, ti è rimasto nel cuore? Non so mai quello che succede a Domenica in. Gianna Nannini mi ha intenerita, perché l’ho vista commossa. L’abbiamo sempre pensata molto rock. Anche Mika mi ha emozionata. È come se, davanti a me, non ci fossero paletti. Non è questione di nome, di star o di artista. È vero, mi emoziono sempre. C’è stata una puntata che non dimenticherai mai? Quella dello scorso 8 dicembre. Quel giorno la trasmissione era in forma ridotta, perché abbiamo dato la linea al Papa per la processione dell’Immacolata. Be’, quella trasmissione l’ho voluta dedicare ai 90 anni di don Mazzi. E l’ho costruita col cuore. Tutti mi dicevano che ero matta. E tu? Non me ne fregava niente degli ascolti, perché so quanto bene ha profuso don Antonio: ho fatto arrivare i ragazzi della comunità Exodus a sorpresa e il cast delle prime edizioni di Domenica in in cui c’era don Mazzi: Stefano Masciarelli e Giampiero “Bisteccone” Galeazzi. E poi c’erano Roby Facchinetti, Ron e i messaggi di Fiorello, Renato Zero ed Enzo Iacchetti. Quella puntata la porto davvero nel cuore. E non ti dico la sorpresa quando abbiamo scoperto che ha fatto il 20% di share, con punte di quattro milioni di persone. Un record assoluto.
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Teatro di Roma
Argent ina
Ibsen / Popolizio
un nemico del popolo di
Henrik Ibsen traduzione
Luigi Squarzina regia
Foto Giuseppe Distefano
Massimo Popolizio
17-26 gennaio 2020
con
e con Flavio Francucci Cosimo Frascella Duilio Paciello Francesco Santagada Gabriele Zecchiaroli
Tommaso Cardarelli Francesca Ciocchetti Martin Chishimba Maria Laila Fernandez Paolo Musio Michele Nani Francesco Bolo Rossini
scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci Luigi Biondi suono Maurizio Capitini video Lorenzo Bruno e Igor Renzetti assistente alla regia Giacomo Bisordi
Massimo Popolizio e Maria Paiato
produzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale
INCONTRO
to sul piatto la mia vita: dolori, gioie, commozione. Sono tornata al timone di questo programma dopo quattro anni: fui cacciata dalla Rai perché ero vecchia. Così, quando l’allora direttore generale, Mario Orfeo, mi fece la proposta di ritornare, gli dissi che la trasmissione l’avrei fatta a modo mio, prendendomene tutta la responsabilità. Non avevo niente da perdere. E questo è arrivato al cuore della gente. Non c’è nulla di scritto, è tutto improvvisato, come stare nel salotto di un’amica. Piaci molto anche ai giovani e agli artisti amati dai ragazzi! Sì, come Achille Lauro, Ultimo e Stash. C’ho tutto un giro di giovani,
sono la zia! Questo grazie a Maria De Filippi, che mi ha voluta a Tú sí que vales. E ad Alessia Marcuzzi che mi ha iscritto a Instagram, quando non sapevo nemmeno cosa fosse. Ora ho un milione e 700mila follower. Nel nuovo anno che farai? A settembre ho incontrato il direttore di Radio Rai, Roberto Sergio, e la direttrice di Radio2, Paola Marchesini. Mi hanno detto che mi volevano davanti al microfono e che potevo fare quello che volevo. Mi hanno anche spiegato che loro mi avrebbero vista bene in un programma quotidiano, che esaltasse la mia empatia col pubblico. E così, il 6 gennaio, arriva la Befana (ride, ndr).
© Assunta Servello per Rai
Ti sei data una spiegazione per tanti consensi? Quando le cose si fanno con amore, l’intenzione traspare e il pubblico ti segue. È stata un’emozione immensa vedere questo piccolo grande uomo di 90 anni che cantava, ballava, rimproverava Facchinetti perché non era andato a una manifestazione. Ci tieni proprio tanto a don Mazzi... Ho perso mio papà che avevo 22 anni. Don Antonio, per me, è un secondo padre. Mi consola dai miei dolori. Secondo te perché il pubblico ama tanto la tua Domenica in? Io sono completamente Mara. Met-
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INCONTRO
© Giovanni Gastel, Mara Venier per Luisa Viola
Condurrai un programma in radio, quindi. Si intitola Chiamate Mara 3131 e andrà in onda tutti i pomeriggi, dalle 15 alle 16, in diretta su Rai Radio2. Andremo avanti fino a febbraio, poi si vedrà. Finirà quando le forze mi mancheranno! (ride, ndr) Non ho mai avuto tante proposte di lavoro come in questi ultimi due anni. Dovevo andare in pensione e invece, come dice Vasco Rossi, “sono ancora qua”. In cosa consiste il nuovo format radiofonico? Sarà un rapporto diretto con i radio ascoltatori. Con me ci sarà Stefano Magnanensi, il direttore d’orchestra di Domenica in. Ci trasferiremo a Sanremo nella settimana del festival e sarò in diretta anche da lì. A questo proposito, nel 1994 hai condotto il Dopofestival. Non ti piacerebbe salire sul palco dell’Ariston? Sarebbe troppo stressante, avrei tutti gli occhi addosso. Il Festival è un palcoscenico importante, per alcuni colleghi è un punto d’arrivo, ma non per me. Mi vedo bene nel mio studio pomeridiano a fare conversazione sul divano. Sanremo è bellissimo, ma non sono adatta. Mara, sai che l’Alta Velocità ha compiuto dieci anni? Certo! Sono sempre in treno. Dovrei essere ferroviera ad honorem. Come ti aspetti e cosa auguri al tuo pubblico per questo 2020? Che la situazione politica si plachi. Bisogna pensare alle cose serie, il nostro Paese ne ha bisogno. Vanno affrontati temi importanti come la disoccupazione e la sanità. Mi auguro che il 2020 possa rimettere in sesto l’Italia. In una nazione dove tutto funziona meglio, la qualità della vita del cittadino migliora. Spero che si trovi quel giusto equilibrio, come per le Frecce, che in poco più di tre ore arrivano da Roma a Milano. Mi auguro che tutto possa funzionare così. mara_venier raiplay.it/programmi/domenicain domenicainrai
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MARTINA IS FASHION Paesaggio e dimore barocche sembrano usciti dalle mani di pittori che, con mille colori, hanno dato vita a degli splendidi dipinti. Martina Franca è anche fashion: una volta con dei piccoli laboratori sartoriali a conduzione familiare, oggi con aziende che esportano in tutto il mondo.
MARTINA FRANCA LA CITTÀ CHE CREA LA MODA Landscape and baroque mansions seem to come out of the hands of painters who, using thousands of colours, gave birth to amazing paintings. Martina Franca is also fashion: in the past with small family-run tailoring workshops, today with businesses that export all over the world.
MARTINA FRANCA : WHERE FASHION IS CREATED
COMUNE DI MARTINA FRANCA ASSESSORATO SVILUPPO ECONOMICO
comune.martinafranca.ta.it
PITTI IMMAGINE UOMO_FIRENZE · 07_10 GENNAIO 2020
Comune di Martina Franca
TRAVEL
Teatro Regio, Parma
TIME FOR CULTURE NEL 2020 PARMA È LA CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA. DECINE E DECINE DI EVENTI, MOSTRE E PROGETTI TENGONO INSIEME TRADIZIONE E CONTEMPORANEO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
L
a cultura batte il tempo. E a Parma mette insieme esperienze, tradizioni, memoria e contemporaneo, comunicazione interconnessa e predigitale. I tempi che costituiscono la trama sono quelli della città romana, ma anche rinascimentale e illuminista, medievale e asburgica. La scommessa è farne riapparire tutte le anime: nobile e verdiana, nello stesso tempo contadina, imprenditrice e tecnologica. Il 2020 è il suo anno, perché è la Capitale italiana della cultura. A cominciare dai numeri: 65 iniziative urbane, 150 nel territorio circostante e 250 incontri sulla conoscenza. Sabato 34
11, domenica 12 e lunedì 13 gennaio la festa d’avvio tra immancabili mostre, concerti, eventi teatrali e di piazza. Il primo giorno una parata porta in corteo e svela le parole scelte attraverso un contest. Cittadini e visitatori sono invitati a riempire le strade ricche di storia, arte e bellezza. Il 12 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, partecipa alla cerimonia d’apertura al Teatro Regio. Il 13, invece, si festeggia Sant’Ilario, patrono della città, ed è il turno delle narrazioni tra storia e poesia, presentazioni di libri e concerti. La domenica inaugura Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo, fino al 3 maggio a Palazzo del Governatore. La mostra esamina come il cinema e altri media basati sulle immagini in movimento abbiano trasformato in 125 anni la percezione del tempo, attraverso varie tecniche: dall’accelerazione al ralenti, dal fermo immagine al time-lapse, dalla proiezione a ritroso al loop. Questa rassegna fa parte dei pilastri di Parma 2020, del progetto pilota che prevede anche un evento speciale con protagonista Anish Kapoor, impegnato in un dialogo con il territorio. Infine, quattro open call, risultato di bandi finalizzati a promuovere accessibilità e contaminazione nelle periferie e comunità locali. Al fianco di questo
PARMA IS THE ITALIAN CAPITAL OF CULTURE FOR 2020. DOZENS AND DOZENS OF EVENTS, EXHIBITIONS AND PROJECTS BIND TOGETHER TRADITION AND THE PRESENT DAY
© Edoardo Fornaciari
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progetto, le Officine contemporanee: mostre, produzioni teatrali e musicali, festival e laboratori per legare il tempo di oggi a quello passato. Il primo appuntamento, in calendario dall’11 gennaio alla Galleria San Ludovico, ha un titolo esplicito: Noi, il cibo, il nostro pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile. Da venerdì 10, invece, il Teatro Regio ospita, fino al 12 maggio, il festival Tempo nelle arti del Novecento. Uno dei protagonisti di Parma 2020 è anche Oliviero Toscani con Points of view, un’occasione per far incontrare amatori e altri professionisti del settore con fotografi del calibro di Steve McCurry e Giovanni Gastel. Un importante luogo urbano è il Complesso della Pilotta, che custodisce il Teatro Ducale e che da gennaio è sede del progetto espositivo Maurizio Nannucci time past, present and future, mentre da marzo ospita la mostra L’Europa di Goya: Madrid, Roma, Parma. Anche Parma 360, festival della creatività contemporanea, si prepara a un’edizione speciale tra aprile e maggio e poi, a ottobre, chiude l’anno un’esposizione sui nobili Farnese, che diedero fama e sviluppo a una capitale simbolo del Rinascimento e del Barocco. parma2020.it parma2020official parma2020off
PARMA 20 FRECCE AL GIORNO/A DAY
ulture sets the beat. And in Parma it brings together experiences, traditions, memories, and the present day, interconnected communications and the pre-digital age. The historical periods the event is based on are those of the Roman city, and also the Renaissance and Enlightenment, the Middle Ages and the Habsburg period. The ambition is to bring out the spirit of all of these: noble and worthy of Verdi, yet also agricultural, enterprising in business and technological. 2020 is Parma’s year, because it is the Italian Capital of Culture. Let us start with some figures: there are 65 initiatives in the city, 150 in the area and 250 knowledge-based events. Saturday 11, Sunday 12 and Monday 13 January see the opening celebration, with unmissable exhibitions, concerts, theatrical and open-air events. On the first day a parade shows off the words chosen in a competition. Locals and visitors are invited to fill the streets, which have plenty of history, art and beauty. On 12 January the Italian President, Sergio Mattarella, will take part in the opening ceremony at Teatro Regio. While on 13 January, Saint Hilary, the patron of the city, is celebrated, and there will be historical and poetry readings, book presentations and concerts. Sunday 12 January sees the opening of Time Machine. Vedere e sperimentare il tempo, which runs until 3 May at the Palazzo del Governatore. The exhibition looks at the way in which, over 125 years, cinema and other media based on moving images have changed the perception of time with the use of various techniques: from speeding-up to slowing-down, from freeze frames to time-lapse, from film played backwards to tape loops. The exhibition is one of the most important elements of Parma 2020, with a pilot project that includes a special event featuring Anish Kapoor exploring a dialogue with the region. Finally, there are four open calls, the outcome of tender processes aimed at promoting accessibility and sharing between the outskirts and local communities. Contemporary Workshops run alongside this project: exhibitions, plays and concerts, festivals and workshops to link today with the past. The first event, starting 11 January at the Galleria San Ludovico, has a very clear title: Noi, il cibo, il nostro pianeta: alimentiamo un futuro sostenibile. While from Friday 10 January until 12 May, Teatro Regio hosts the Tempo nelle arti del Novecento festival. Another of the main figures in Parma 2020 is Oliviero Toscani, with his Points of view, an opportunity for amateurs and sector professionals to meet photographers of the calibre of Steve McCurry and Giovanni Gastel. The Pilotta complex is an important city location: it includes Teatro Ducale which from January is the site of the exhibition project Maurizio Nannucci time past, present and future, while from March it houses the show L’Europa di Goya: Madrid, Roma, Parma. There is also Parma 360, a contemporary creativity festival which is preparing for a special edition and then, in October, to end the year there will be an exhibition on the Farnese noble family, which developed and made famous a capital that is a symbol of the Renaissance and Baroque. 35
TRAVEL
MATERA BOTTEGA DI FUTURO SI È CHIUSO A DICEMBRE L’ANNO CULTURALE EUROPEO DELLA CITTÀ LUCANA. ALLA GRANDE PARTECIPAZIONE SI UNISCE UN’ESPERIENZA D’ECCEZIONE DI TUTTA LA COMUNITÀ LOCALE E DEI SUOI ARTIGIANI DELL’IMMAGINARIO di Agostino Riitano
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© Carlos Solito
uando sono arrivato a Matera per la prima volta, dalla vivacità di una città cosmopolita come Napoli, proiettata sulla costa, proposizione urbana all’incontro e al mescolamento, passavo lentamente verso un’altra dimensione del Sud, dove l’urbano convive nel selvaggio, dove la presenza dei Sassi è dialogo con lo spaccato della gravina. Sì, un’altra dimensione del Sud. Una discesa nel dentro, in un Sud interiore. Anche Matera, insieme ad altre realtà mediterranee, porta la storia come un tesoro, che è, sì, un bene, ma che tuttavia pesa come un carico, un ingombro; un tesoro che, in alcune fasi del proprio vissuto, Matera non si è sentita all’altezza di trasportare, pur patendo il dolo di vederlo deperire. Matera è stata nominata Capitale europea della cultura perché la giuria ha
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riconosciuto che l’iniziativa si è evoluta in elemento di pianificazione cittadina e regionale, ambito nel quale la candidatura ha avuto un ruolo d’indirizzo e di rappresentanza. Matera è stata il punto di arrivo di un percorso di maturazione e il punto di partenza di un programma di sviluppo. Un antefatto importante è avvenuto nel 2011 quando il Carro della Bruna, simbolo della festa più importante della città, entrava a Torino esposto nella mostra Fare gli italiani. In occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, Matera ha voluto incontrare il resto del Paese, uscire dai suoi confini e soprattutto proporre le proprie radici come un tema nazionale. Emergeva con esaltazione ed entusiasmo il desiderio di essere autori della propria storia. Quella di Matera 2019 è una riconquista spiegabile non tanto in termini meramente produttivi, quanto mentali e creativi. Il programma culturale ha espresso una grande forza che si è materializzata in 940 eventi in 300 giorni, con la partecipazione di 450 artisti e 16mila cittadini a un processo di co-creazione in 325 luoghi della Basilicata. In totale sono stati distribuiti 80mila passaporti culturali. Tanti sono stati gli uomini e le donne che hanno contribuito al processo di cambiamento e alla creazione del clima di festa, una collettività che ci piace chiamare “artigiani dell’immaginario”. Uno dei progetti simbolo di questo fare artigianale è Abitare l’Opera, nato in collaborazione con il Teatro di San Carlo a Napoli, che ha allestito l’opera lirica come spettacolo itinerante nei vicoli e nelle piazze dei Sassi. La Cavalleria Ru-
sticana di Pietro Mascagni, con la regia di Giorgio Barberio Corsetti, ha coinvolto attivamente mille cittadini e performer, che hanno realizzato cori, danze e azioni teatrali dal fascino unico e irripetibile. Matera, in questo anno d’eccezione, ha dimostrato che lo scarto tra la volontà e la fantasia dei cittadini e l’impermeabilità delle cose, così come sono, è una distanza violabile.
MATERA 4 FRECCIALINK AL GIORNO
Agostino Riitano Mimesis Edizioni, pp. 130 € 14
Realizzare progetti culturali è un vero e proprio lavoro artigianale. Agostino Riitano, Project Manager Supervisor Area Cultura di Matera 2019, racconta come il fatto di ideare cultura sia qualcosa di concreto, al pari dell’attività del falegname che modifica il legno grezzo. Il materiale plasmato in questo caso è l’immaginario: mutevole e universale, trova forma grazie alla partecipazione di intere comunità.
NOLEGGIO FACILE DA 19€ AL GIORNO Un’auto Maggiore conviene!
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AN EVENT BY
TRAVEL
© bygimmy/AdobeStock
UNA REGIONE PLURALE
Urbino
I TESORI RINASCIMENTALI DI URBINO, IL CANYON DEI MONTI SIBILLINI, LE CALETTE INCASTONATE NEL CONERO. I MILLE VOLTI DELLE MARCHE, BEST IN TRAVEL 2020 PER LONELY PLANET
D
di Michela Gentili
al Montefeltro intriso di storia alle Lame infuocate dei Monti Sibillini, passando per le rocce del Conero che si tuffano nel mare. Lingua di terra compatta, incastonata tra gli Appennini e l’Adriatico, le Marche sintetizzano nella pluralità del nome i molteplici volti di un territorio. Una realtà poliedrica tutta da scoprire, soprattutto ora che la regione ha conquistato il secondo posto nella classifica Best in Travel 2020 di Lonely Planet. A partire da Urbino, città Patrimonio Unesco che ha dato i natali a Raffaello Sanzio e guida le celebrazioni per i 500 anni dalla morte del pittore rinascimentale. Nelle sale di Palazzo Ducale, già noto per i Torricini e lo Studiolo trompe-l'œil di Federico III, una mostra racconta fino al 19 gennaio le relazioni del Maestro con gli artisti alla Corte di Montefeltro. Ma questo gioiello arroccato, che con Pesaro si è candidato a Capitale europea della cultura per il 2033, è anche un affollato centro universitario e la sera si anima di studenti tra le vie arrampicate intorno alle mura. Non lontano spicca Gradara, con la Rocca che fu teatro dell’amore tra Paolo e Francesca, reso immortale da Dante nel V canto dell’Inferno. E se a Recanati è possibile ripercorrere i luoghi di Leopardi, compresa la biblioteca del padre con i suoi manoscritti, a Pesaro, città di Gioachino Rossini, si può
michelagentili
visitare il nuovo museo dedicato al compositore nelle sale neoclassiche di Palazzo Montani Antaldi. Spostandosi sul litorale si arriva al porto di Ancona, che per la sua forma a gomito è uno dei pochi luoghi che regala sul mare sia l’alba sia il tramonto. Poco distanti due paradisi della natura: le Grotte di Frasassi, labirinto roccioso tra i più estesi d’Europa, e il Parco regionale del Conero, oasi ambientale di seimila ettari e meta prediletta dagli amanti del trekking. In provincia di Macerata brilla un altro tesoro di biodiversità, il Parco nazionale dei Monti Sibillini, con il canyon tutto italiano delle Lame Rosse di Fiastra. Esposti come capolavori in un museo diffuso, nel 2020 i tesori regionali possono essere esplorati all’insegna della sostenibilità attraverso il progetto Marche Outdoor: 24 itinerari da percorrere su due ruote con il sostegno del campione Vincenzo Nibali. Un’iniziativa promossa anche dall’artista Michelangelo Pistoletto, che con i sei tracciati di Marche Rebirth vuole rilanciare le zone colpite dal sisma del 2016 come se fossero un’opera collettiva. Una fusione di paesaggi e persone, tradizioni e saperi per interpretare in modo nuovo il territorio. palazzoducaleurbino.it marcheoutdoor.it lonelyplanetitalia.it 39
TRAVEL
INVERNO COI FIOCCHI TANTE LE PROPOSTE (ANCHE GOURMET) PER SCIARE E DIVERTIRSI CON GUSTO
THERE ARE SO MANY POSSIBILITIES (INCLUDING GOURMET ONES) TO SKI AND HAVE FUN WITH TASTE
di Germana Cabrelle – a cura di vdgmagazine.it
A
© Alex Filz
manti del carving o dello snowboard, patiti dello slittino o delle racchette da neve, fatevi avanti: è cominciato il divertimento nel carosello bianco! Dalla Valle d’Aosta all’Alto Adige, passando per la Lombardia, il Trentino e il Veneto, le alternative in quota per gli appassionati di sport invernali sono tante, come pure le attività indoor spesso incluse in interessanti pacchetti. Che in qualche (ghiotta) occasione comprendono anche lo skipass gratuito.
S
tep forward you lovers of skiing and snowboarding, fans of sledges and snow shoes: the fun on the white merry-go-round has begun! From the Aosta Valley to Alto Adige, and including Lombardy, Trentino and Veneto, there are endless possibilities for winter-sports fans at altitude, as well as indoor activities which are often included in interesting packages. Which in a few (delicious) instances also include a free ski pass.
Alta Badia
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ESPERIENZE A 2.000 METRI. ANCHE PER IL PALATO Su Alpi e Dolomiti l’effetto sole-neve crea scenari scintillanti: occasioni meravigliose per un’esperienza all’aria aperta – fosse anche solo passeggiare con le ciaspole tra i boschi – unita al privilegio di tornare a sera in un comodo hotel, con saune a diverse temperature, piscine idromassaggio e profumate tisane. A Cortina, località sciistica fra le più esclusive al mondo, la Cristallo Ultimate è una spa di ultima generazione concepita come simbolo di scienza, qualità e affidabilità: una zona relax autenticamente rigenerante, con bagno turco per il rituale dell’hammam, oltre a deliziosi spuntini e a piatti raffinati nel ristorante Gazebo circondato a 360 gradi dalle Dolomiti innevate. Per i temerari che non soffrono il freddo, in Valmalenco c’è la suite dentro il gatto delle nevi: un’esperienza di glamping romantico, con tanto di cena a base di sciatt, pizzoccheri, polenta taragna e tagliata di carne, per deliziare il palato con la cucina della tradizione valtellinese. Sì, perché montagna e cibo sono un binomio perfetto: sciare stuzzica l’appetito e fra una discesa e l’altra ci si ferma volentieri nei rifugi a mangiare. Lo sanno bene in Alta Badia, che da 11 inverni ripropone il format culinario dove chef stellati preparano piatti da degustare di baita in baita fino a primavera, con vini abbinati da un sommelier. Fidelizzando così sciatori e buongustai a un appetitoso ski safari gourmet. In Val d’Ega, ai menu tipici delle malghe tra Latemar e Catinaccio, si somma il pacchetto Slittino & grigliate a Carezza, valido tutti i lunedì e mercoledì fino al 26 marzo: include un giornaliero per la pista Hubertus appositamente dedicata allo slittino, noleggio degli slittini stessi ma anche di una piccola capanna per il barbecue presso il ristorante Antermont, dove grigliare a piacimento. SCI ALL’ALBA: PRIMA DISCESA CON PRIMA COLAZIONE Cosa c’è di più bello che sciare per primi su una pista immacolata quando il sole fa capolino dietro le vette? Diversi comprensori aprono gli impianti alle prime ore del mattino, con possibilità di assaporare una deliziosa colazione all’alba. È il caso, in Alta Badia, dei rifugi Club Moritzino, Ütia I Tablá, Bioch, Piz Arlara e Las Vegas, dove i menù proposti – a base di latte, cereali, uova, marmellata – passano al vaglio del nutrizionista Iader Fabbri, con certificazione dell’apporto calorico ideale. All’Hotel La Perla di Corvara, famoso per la prima colazione considerata fra le più accurate per servizio e la più genuina per prodotti, le piste passano proprio lì davanti: comodissime per allacciare gli scarponi e salire in seggiovia di buonora. L’hotel detiene anche un’autentica miniera liquida: una fornitissima quanto eccellente cantina di 27mila bottiglie, ma soprattutto il Tempio del Sassicaia, ricavato in un’ala della cantina stessa, che è un itinerario suggestivo e sensitivo dalla prima bottiglia del 1968 all’ultima in ordine di tempo della Tenuta di San Guido a Bolgheri, tant’è che si può persino toccare con le dita la terra del suolo toscano dove sono piantati i vigneti. Torte fatte in casa, uova e crêpes preparate al momento, frutta fresca, salumi e formaggi della Valle d’Aosta vengono serviti al Resort Au Coeur des Neiges di Courmayeur, raffinato chalet in legno e pietra che coccola gli sciatori sia all’alba che al tramonto, in partenza e al rientro dalle piste, con una corroborante merenda o un buon bicchiere di vino come aperitivo.
EXPERIENCES AT 2,000 METERS. INCLUDING FOR YOUR TASTE BUDS The sun-snow combination creates some brilliant possibilities in the Alps and Dolomites: marvellous opportunities for an experience in the open air – even if it is just for a stroll using snowshoes in the woods – together with the privilege of going back to a comfortable hotel in the evening, with saunas at different temperatures, Jacuzzi pools and herbal teas. At Cortina, one of the world’s most exclusive ski resorts, the Cristallo Ultimate is a latest-generation spa that has been designed as a showcase of science, quality and dependability: a relaxation area that is genuinely restorative, with a Turkish bath to enjoy the ritual hamman, as well as delicious snacks and refined dishes in the Gazebo restaurant with its 360-degree views of the snowy Dolomites. For the bold who do not fear the cold, in Valmalenco there is a suite inside a snow cat: an experience of romantic glamping, with a super dinner of sciatt, pizzoccheri pasta, taragna polenta and steak, to delight the taste buds with traditional Valtellina cuisine. Because the mountains and food go hand in hand: people work up an appetite skiing and are glad to stop off between runs to eat in mountain lodges. That is a well-known fact in Alta Badia, where for the past eleven winters a culinary offering has been available in which award-winning chefs prepare dishes that can be sampled from mountain chalet to chalet until spring, with accompanying wines chosen by a sommelier. And so skiers and gourmets have grown used to enjoying a gourmet ski safari. In the Eggental, in addition to the typical menus of the mountain huts between Latemar and Rosengarten, comes the Slittino & grigliate a Carezza package, available every Monday and Wednesday until 26 March: it includes a daily lift pass for the Hubertus piste, a special run for sledges, rental of a sledge and also of a small barbecue hut at the Antermont restaurant, where you can cook your food just as you like it. SKIING AT DAWN: BREAKFAST WITH THE FIRST RUN Could anything be nicer than being the first to ski on an immaculate piste as the sun rises behind the peaks? Various resorts open the lifts first thing in the morning, giving the chance to savour a delicious dawn breakfast. It is available in Alta Badia at the Club Moritzino, Ütia I Tablá, Bioch, Piz Arlara and Las Vegas chalets, where the menus – with milk, cereals, eggs and jam – are checked by nutritionist Iader Fabbri and are certified to provide the ideal calorie intake. The pistes pass right in front of the Hotel La Perla in Corvara, which is famous for a breakfast that is considered to have some of the best service and to be amongst the most genuine in terms of products: it is ideal if you want to fasten your boots and get up the chair lift nice and early. The hotel also has a true liquid mine: a cellar that is both excellent and very well stocked, with 27,000 bottles, but especially the Tempio del Sassicaia, which has been hewn out of a wing of the cellar itself. It is an evocative and sensitive route from the first bottle, from 1968, to the most recent from the Tenuta di San Guido in Bolgheri. One can even touch the soil of the Tuscan land where the vines are planted. Homemade cakes, eggs and freshly-made crêpes, fresh fruit, dried meats and cheeses from the Aosta Valley are served at the Resort Au Coeur des Neiges in Courmayeur, an elegant wood and stone chalet that looks after skiers both at dawn and at dusk, as they set out for and come back from the pistes, with a restorative snack, or a nice glass of wine as an aperitif. 41
TRAVEL CONCERTI NEL GHIACCIO E ADRENALINA: COCKTAIL DA BRIVIDO Anche le Dolomiti di Brenta hanno un fascino speciale e certi hotel, come il Piccolo di Andalo, amano coccolare i loro ospiti nell’area benessere Golden Spa, un autentico gioiello di comfort, un buen retiro prezioso affacciato su panorami spettacolari. Per gli appassionati di musica, fra le montagne di Trentino e Lombardia si svolge quest’anno la seconda edizione di una originalissima rassegna che ha riscosso un successo straordinario. Si chiama Ice Music Festival e consiste in 50 concerti rock, pop e di classica eseguiti suonando 16 strumenti di ghiaccio dentro un teatro-igloo da 300 posti realizzato dall’americano Tim Linhart. Le esibizioni sono in calendario ogni giovedì e sabato pomeriggio fino al 28 marzo sul Ghiacciaio Presena di Passo Tonale. Tre mesi di show con artisti italiani e internazionali, fra cui Elio, il gruppo Bandabardò, il chitarrista Lorenzo Frizzera, il violinista Alessandro Quarta, il batterista e compositore Stefano Pisetta, Luca Lagash e Silvio Morais in un auditorium ghiacciato a 2.600 metri di altezza. Per riscaldarsi, nei punti di ristoro viene servito l’inedito cocktail Presena del bartender e mixologist Adrian Cristian. A Pontedilegno-Tonale gli amanti dell’avventura apprezzeranno la railzip che dalla seggiovia Casola scende alla Valbione: oltre un chilometro sospesi e fluttuanti, come angeli in cielo, nell’aria frizzantina dell’Adamello. Del resto, qui, siamo a Passo Paradiso. L’Alta Badia sarà protagonista, tra La Crusc-Badia-Corvara-San Cassiano, dell’edizione 2020 del Master Travel Photograpy. Dal 31 gennaio al 2 febbraio si torna, tramite questo concorso fotografico, a raccontare il territorio delle Dolomiti Altoatesine. E, attraverso valori come l’ospitalità e l’amicizia, a scoprire il territorio e riscoprire se stessi. In programma, per i partecipanti, anche un corso di cucina per fare proprie le tradizioni culinarie contadine: dalla zuppa d’orzo alle turtres (tasche con ripieno di spinaci o crauti), dai ravioli con ripieno di spinaci alle furtaies (dolci a spirale fritti).
© Freddy Planinschek
Santa Croce, Alta Badia
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CONCERTS IN THE ICE AND ADRENALINE: EXCITING COCKTAILS The Brenta Dolomites also have a special fascination and certain hotels, like the Piccolo at Andalo, love to pamper their guests in the Golden Spa health area, an authentic jewel of comfort, a beautiful retreat with spectacular views. While for people who love music, the second edition of a very original festival that has had extraordinary success takes place this year between the mountains of Trentino and Lombardy. It is called the Ice Music Festival and consists of fifty rock, pop and classical music concerts played on sixteen instruments made of ice inside a 300-seat igloo-theatre created by the American Tim Linhart. The shows are scheduled for every Thursday and Saturday afternoon and run until 28 March on the Presena Glacier in the Tonale Pass. Three months of shows with Italian and international artists, including Elio, the group Bandabardò, the guitarist Lorenzo Frizzera, the violinist Alessandro Quarta, the drummer and composer Stefano Pisetta, Luca Lagash and Silvio Morais in an ice auditorium 2600 metres up the mountains. To warm up, bars and restaurants are serving the new Presena cocktail, created by the bartender and mixologist Adrian Cristian. At Pontedilegno-Tonale fans of adventure will appreciate the zip wire which runs from the Casola chair lift down to the Valbione lake: there is over a kilometre hanging and dangling, like angels in the sky, in the freezing air of Mount Adamello. After all, we are at Passo Paradiso. The Alta Badia will take centre stage in La Crusc-Badia-Corvara-San Cassiano in the 2020 edition of the Master Travel Photography. From 31 January to 2 February this photography competition will once again tell the story of the South Tyrol Dolomites. Discovering the region – and rediscovering oneself – through values such as hospitality and friendship. Also in the programme are a cookery course to learn the Ladin culinary traditions, from barley soup to turtres (pies filled with spinach or sauerkraut), and from ravioli filled with spinach to “furtaies” (fried spiral cakes).
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© Juri Baruffaldi
TRAVEL
IN MONTAGNA CON CONSAPEVOLEZZA CON LE FRECCE TRENITALIA E IL FRECCIALINK SI RAGGIUNGONO IN SICUREZZA NUMEROSE METE SCIISTICHE. MA È POI IMPORTANTE, DURANTE ESCURSIONI E DISCESE, CONOSCERE I CONSIGLI DEL SOCCORSO ALPINO, PER ESSERE PREPARATI A OGNI EVENIENZA
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umeri record per le vette italiane: 5.828 chilometri di piste da sci e 1.764 impianti di risalita per milioni di sciatori. Ogni anno attraggono appassionati degli sport invernali da tutta la Penisola, ma anche dal resto dell’Europa e del mondo. Basta osservare una cartina fisica dell’Italia per rendersene conto, impossibile non 44
di Federico Catania
FedericoCatania
notare le sue catene montuose: dalla sommità dell’Etna, in Sicilia, dove la neve convive con il fuoco, alla lunga spina dorsale appenninica con i 2.912 metri di altitudine del Gran Sasso abruzzese. E ancora, andando su con lo sguardo, la catena delle Alpi, confine naturale che separa il Belpaese da Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, già per tre volte sede
delle Olimpiadi invernali, che qui si terranno nuovamente nel 2026, tra Cortina e Milano. Ma se un tempo l’alta e media montagna era difficilmente raggiungibile durante la stagione fredda, oggi le vie sono sempre più accessibili. Anche lasciando l’auto a casa e scegliendo di viaggiare con le Frecce Trenitalia, grazie al servizio FREC-
CIALink, comoda opzione treno+bus con un unico biglietto per raggiungere oltre 15 località alpine. Senza il pensiero delle catene da neve o degli pneumatici invernali, una soluzione sicura e veloce per arrivare sulle piste. Per gli amanti dell’altitudine, Courmayeur, in provincia di Aosta, è il luogo ideale servito dal FRECCIALink. Oltre a sciare a quote record, da qui parte la funivia hi-tech Skyway Monte Bianco che in meno di 20 minuti conduce ai 3.466 metri di Punta Helbronner, per godere di un panorama mozzafiato sulle Alpi. Chi invece è alla ricerca dei brividi dello sci alpino, il comprensorio Dolomiti Superski – il più grande al mondo – offre, con un unico skipass, 12 zone sciistiche e 1.200 chilometri di piste. Altre vette da scoprire tra Veneto e Alto Adige sono Cortina d’Ampezzo, San Vito di Cadore e Tai di Cadore in provincia di Belluno, Selva di Val Gardena, Santa Cristina e Ortisei in provincia di Bolzano. In Trentino, poi, sono ben 13 i centri nel cuore delle Dolomiti comodamente raggiungibili con il biglietto treno+bus: Canazei, Vigo di Fassa, Moena, Predazzo, Cavalese, Madonna di Campiglio e Pinzolo. Chi agli sci ai piedi preferisce invece visitare una città ma con l’aria fredda di montagna,
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Preparazione personale. Nel pianificare un’uscita in montagna, tieni sempre conto delle tue condizioni fisiche, della tua esperienza e sii consapevole dei rischi dell’ambiente montano.
Il maltempo. In montagna non è raro che cambino rapidamente le condizioni meteo, specialmente di pomeriggio. È consigliabile incamminarsi presto al mattino e fermarsi nel primo pomeriggio. In caso di forte maltempo è possibile richiedere un posto di emergenza per trascorrere la notte nei rifugi del Club alpino italiano.
può arrivare a Bolzano in Frecciargento, divertirsi tra le vie e le attrazioni del centro storico e, volendo, raggiungere gli altipiani che circondano la città con tre funivie. I CONSIGLI DEL SOCCORSO ALPINO «Non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento», ripeteva sempre Robert Baden-Powell, fondatore del movimento scout. A questa frase è bene aggiungere anche buona o cattiva consapevolezza, dei propri limiti e delle proprie competenze. Troppo spesso, purtroppo, chi si avventura in montagna per una passeggiata o una discesa sulla neve sottovaluta l’ambiente in cui si trova o sopravvaluta le proprie capacità. E quando accade l’imprevisto, per fortuna, intervengono gli uomini e le donne del Corpo nazionale Soccorso alpino e speleologico, 7.053 operatori pronti ad agire giorno e notte da nord a sud d’Italia per soccorrere persone in difficoltà in ambienti impervi o nelle grotte. Per un totale di novemila interventi l’anno, spesso in condizioni estreme con temperature di molti gradi sotto lo zero o durante intense nevicate. Per questo, prima di avventurarsi in quota, è opportuno conoscere i consigli del Soccorso alpino e leggere la guida Sicuri in
montagna scaricabile online, realizzata in collaborazione con il Club alpino italiano. sicurinmontagna.it
REALTÀ VIRTUALE CONTRO L'ACROFOBIA Non per tutti è facile salire in montagna o ai piani alti di un palazzo. Nei casi più gravi, in cui si provano sintomi come tachicardia e capogiri, si parla di acrofobia, la paura dell’altezza, tra le più comuni al mondo. Ma oggi è possibile vivere situazioni d’alta quota in totale sicurezza grazie alla realtà virtuale. Il Laboratorio psicologia 4D, con un’équipe composta dallo psicoterapeuta Gerry Grassi, dalla psicologa Rosa Iatomasi e dall’esperto di tecnologie immersive Antonio Laudazi, ha compiuto per oltre due anni test e applicazioni pratiche, integrando approcci diversi e consolidando una frontiera della terapia accreditata ormai da un decennio a livello internazionale. Indossando un visore ci si immerge in una dimensione altra, ma le emozioni sono simili a quelle reali: un contesto che agevola il percorso terapeutico, con risultati sorprendenti. Per approfondire sono in programma due giornate formative, la prima a Roma sabato 1° febbraio e la seconda a Milano sabato 8. L.M. improveyourskillscenter.it
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Attrezzatura adeguata all’escursione e alla stagione. È importante avere ai piedi delle calzature che proteggano le caviglie dalle distorsioni e che abbiano una suola adatta ai terreni impervi. L’abbigliamento “a cipolla” permette di coprirsi velocemente in caso di maltempo improvviso.
I soccorsi. In media e alta montagna anche un piccolo incidente può avere conseguenze complesse. In caso di necessità contatta il 118 o, dove attivo, il 112 (Nue-Numero unico di emergenza). È importante essere in grado di fornire le coordinate del luogo in cui ci si trova, attraverso uno smartphone con connessione dati. Nel caso di intervento dell’elisoccorso preoccupati di segnalare telefonicamente alla centrale operativa eventuali ostacoli aerei che l’elicottero potrebbe incontrare nella zona (fili delle teleferiche, tralicci, ecc.).
Valutazione delle difficoltà. Pianifica con attenzione il tuo itinerario tenendo conto del dislivello, dell’altitudine che raggiungerai, dei punti acqua che troverai sul percorso e delle condizioni meteo previste. Procurati la carta dei sentieri e assicurati di saperla leggere, informa sempre qualcuno (un amico o un familiare) della tua escursione e delle tempistiche di percorrenza.
Sulla neve. In caso di attività fuori dalle piste da sci, dotati di apparecchio di ricerca in valanga (Arva), pala e sonda individuali e porta con te il tuo smartphone con batteria carica. Prima di partire accendi l’Arva e fai il test di funzionamento (anche con gli altri partecipanti).
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TRAVEL
ENOARMONIE IN FRIULI DA GENNAIO AD APRILE UNA RASSEGNA DI CONCERTI DESCRIVE PAESAGGI DI CONFINE E GRANDI CANTINE ITALIANE Il territorio dei vigneti Perusini/The Perusini vineyards area, Corno di Rosazzo (Udine) di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it
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accontare il Friuli in un bicchiere, seguendo il paesaggio sonoro di uno spartito. Da questi spunti nasce 15 anni fa EnoArmonie, stagione di concerti in cui si degusta con naso, palato e orecchie, oltre che con gli occhi. Sì, perché per ogni appuntamento questa rassegna fa tappa in un luogo speciale, testimone della storia familiare e culturale di una re46
ilmondodiabha
gione così ricca, ancora, di bellezza nascosta. Con un comodo portabicchiere si partecipa a tre manche di degustazione ascoltando un programma musicale introdotto da un enorelatore, una trentina in tutto scelti tra le voci delle trasmissioni radiofoniche più seguite, naturalmente anche per l’esperienza e la passione verso il buon vino friulano. L’idea è nata nel 2006 dall’incon-
tro tra il musicologo Umberto Berti e il musicista Andrea Rucli, che da allora è direttore artistico della rassegna. «È profondo il senso di appartenenza alla mia terra, a questi luoghi di confine che ci hanno resi anche molto liberi, aperti all’incontro con il nuovo e il diverso. EnoArmonie rappresenta proprio questo: il luogo di confronto tra linguaggi differenti, la musica e il vino, i pa-
WINE HARMONIES FROM JANUARY TO APRIL IN FRIULI A SERIES OF CONCERTS DESCRIBES A REGION AND ITS GREAT ITALIAN WINES
Famiglia Perusini/The Perusini family
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ow to tell the story of Friuli in a glass, following the resonant landscape of a musical score. Fifteen years ago, that was the idea behind the creation of EnoArmonie, a season of concerts appealing to the nose, palate and ears – as well as the eyes. This is because every single event in this series stops off in a special place, which reflects family and cultural history in a region that is still so rich in hidden beauty. Equipped with a practical glass-holder, visitors take part in three sets of tastings, and listen to a musical programme introduced by a wine critic, with thirty in all chosen from the voices from the most-widely followed radio 47
TRAVEL esaggi friuliani e i suoi idiomi». Dal 2007 l’associazione Sergio Gaggia si prende cura della delicata macchina organizzativa di questi concerti enologici, circa 80 in 40 luoghi diversi, che ogni anno si rinnovano da gennaio ad aprile. I calici sono riempiti dall’immancabile gentilezza di Silvia Dreossi, che cura personalmente la preparazione delle sale e dei bicchieri e l’accoglienza del pubblico. Ma, oltre alla musica, sono protagoniste anche le famiglie che hanno fatto la storia del miglior vino friulano. Ogni concerto sinestesico racconta una vigna e un albero genealogico, come nel caso dei Perusini, tra i 50 happy few iscritti da Veronelli nel gotha dei vignaioli storici italiani. A Corno di Rosazzo, in provincia di Udine, Teresa, di nobili origini, dirige l’azienda di famiglia con eleganza antica. Docente universitaria di Storia dell’arte, presidente delle Dimore Storiche del Friuli e viag-
giatrice, è anche un’appassionata viticultrice, raccogliendo l’eredità di nonno Giacomo e del padre Giampaolo, ora tramandata ai figli Carlo, Tommaso e Michele. «Siamo nemici del gusto internazionale, dei vini uguali in qualunque Paese e crediamo che le aziende familiari debbano preservare i vitigni autoctoni». Come il Picolit, che Giacomo Perusini reimpiantò nei colli orientali, e che ogni anno vince premi sulle guide più importanti. Poi c’è Elda Felluga. Nel nome del padre Livio, insieme ai fratelli Maurizio, Andrea e Filippo, prosegue l’antica tradizione enoica di famiglia. Moderna, entusiasta e appassionata, si dedica a progetti culturali e di valorizzazione del territorio. «Impossibile parlare di noi senza ricordare nostro padre, il Patriarca», racconta Elda. «Oltre 60 anni fa decise di fondare l’azienda partendo dalle colline di Rosazzo, dove sorge l’omonima Abbazia dell’XI
© Luigi Vitale
I vigneti/The vineyards Felluga, Abbazia di Rosazzo (Udine)
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secolo. Lungimirante e visionario, ha saputo guardare lontano: a lui si deve la rinascita della collina friulana quando, alla fine degli anni ’50, era in totale abbandono». Il forte legame della cantina Livio Felluga con la terra è visibile anche nella famosa etichetta che contraddistingue il suo marchio, «una carta geografica ispirata a un’antica mappa del territorio, a indicare le zone di provenienza dei nostri vigneti». Un simbolo di qualità che oggi viaggia in oltre 70 Paesi con vini come il Terre Alte, che dal 1981 ha segnato la storia dei grandi bianchi italiani riscuotendo premi e riconoscimenti internazionali. Tra i protagonisti più innovativi di EnoArmonie c’è la nuova generazione dei Pitars, così sono chiamati in friulano i fratelli Nicola, brand ambassador, e Stefano Pittaro, winemaker (rispettivamente 37 e 36 anni). Un’altra storia di famiglia intrapresa da un memorabile vignaiolo, il
sergiogaggia.com perusini.com liviofelluga.it pitars.it
© Luigi Vitale
bisnonno Romano. Una famiglia le cui tracce sono documentate a San Martino al Tagliamento (PN) sin dal 1644, villaggio che guarda dall’altra sponda la capitale del prosciutto, San Daniele. «La naturale ventilazione veicolata dalle Alpi attraverso il fiume ha fatto la fortuna del famoso prosciutto e dei nostri vigneti», spiega Nicola. Così i Pitars sono tra i bianchi più premiati del Friuli, come il Tureis, insignito della gran medaglia d’oro al Concours Mondial de Bruxelles, e il Sauvignon Braida Santa Cecilia, premiato quest’anno come migliore italiano e tra i primi sei al mondo al Concours Mondial du Sauvignon. «Siamo un’azienda che ha un percorso avanguardistico di sostenibilità: la nostra sede è conosciuta come il più grande edificio di bioedilizia del Friuli». Settanta in totale le aziende vinicole partner fino a oggi di EnoArmonie, 80 i concerti in programma in oltre 40 luoghi del Friuli, soprattutto nella provincia di Udine, ma anche in quelle di Gorizia e Pordenone. La stagione 2020 debutta il 26 gennaio nella Cantina Jermann a Ruttars (GO), con musiche di Mahler e Mendelssohn.
Livio Felluga con i figli/Livio Felluga and his children
programmes, naturally also for their experience and passion for good Friuli wine. The idea came into being in 2006, when the musicologist Umberto Berti met the musician Andrea Rucli, who has been the event’s artistic director since then. “I have a very deep sense of belonging to my region, to these borderlands that have also made us very free, and open to meeting what is new and different. EnoArmonie represents precisely that: the place where different languages, music and wine, the Friulian landscapes and its languages come together and meet”. Since 2007 the Sergio Gaggia Association has taken charge of the
delicate organisational set-up that handles these enological concerts: there are around eighty of them in forty different venues, from January to April every year. The glasses are refilled with the unwavering charm by Silvia Dreossi, who personally handles the preparation of the rooms and the glasses, and welcomes the audience. But, going beyond music, the families who have written the history of the best Friuli wine also take centre stage. Every synesthetic concert tells the story of a vineyard and a family tree, as is the case of the Perusini, who are amongst the fifty happy few who were written into the annals of historic
La famiglia Pittaro, in lingua friulana i Pitars/The Pittarro family, known as the Pitars in the Friulian language (1967) 49
TRAVEL Italian winemakers by Veronelli. In Corno di Rosazzo, in the province of Udine, Teresa - who has noble origins - runs the family company with old-school elegance. A university lecturer in history of art, the president of the Friuli Dimore Storiche (Historic Houses) association, and a traveller, she is also a very keen wine grower. Having inherited the tradition from her grandfather Giacomo and her father Giampaolo, she has now passed it on to her sons Carlo, Tommaso and Michele. “We are no friend of international tastes, or of wines that are the same in every country, and we believe that family businesses should preserve local grape varieties”. Such as Picolit, which Giacomo Perusini again planted on the eastern hills, and which every year wins prizes in the most important guides. Then there is Elda Felluga. The family’s ancient wine-making tradition lives on through the father Livio, together with the brothers Maurizio, Andrea and Filippo. Modern, enthusiastic and full of passion, she works on cultural projects to promote the area. “It is impossible to talk about us without remembering our father, the Patriarch,” says Elda. “We
decided to set up the company over sixty years ago, starting from the hills of Rosazzo (Udine), where the eleventhcentury monastery of the same name stands. Far-sighted and visionary, he knew how to look into the future: it is to him that the rebirth of the Friuli hills should be attributed, having been in a state of complete abandonment at the end of the 1950s.” The Livio Felluga winery's strong link with the region can also be seen in the brand’s famous badge, "a map that is inspired by an ancient map of the region, to show the areas that our vineyards come from.” A symbol of quality that is now available in over seventy countries, with wines like Terre Alte, which since 1981 has written the history of great Italian whites and collected international prizes and awards. Amongst the most innovative figures at EnoArmonie there is the new generation of the Pitars, as they are known in the Friulian language: brothers Nicola - brand ambassador - and Stefano Pittaro - the winemaker - (37 and 36 years old respectively). Another family story launchd by a memorable winemaker, their greatgrandfather Romano. Traces of the
family have been documented since 1644 at San Martino al Tagliamento (Pordenone), a village that looks on to the ham capital, San Daniele, from the other side of the banks. "The natural ventilation that is brought down from the Alps through the river has made the fortunes of the famous ham and our vineyards,” Nicola explains. So, the Pitars are amongst the white wines that have won most prizes in the Friuli region. These include Tureis, that took the Grand Gold Medal at the Concours Mondial de Bruxelles, and the Sauvignon Braida Santa Cecilia, which this year won the prize as the best Italian wine, and ranked in the top six in the Concours Mondial du Sauvignon. “We are a company with a leading approach to sustainability: our facility is known as the largest environmentallyfriendly building in Friuli.” There are thus far a total of seventy wine companies that are partners with EnoArmonie, eighty concerts scheduled in over forty venues in Friuli, especially in the province of Udine, but also in those of Gorizia and Pordenone. The 2020 season starts on 26 January at Cantina Jermann in Ruttars (Gorizia), with music by Mahler and Mendelssohn.
© Olimpio Fantuz
Il vigneto Braida Santa Cecilia dei Pitars/The Braida Santa Cecilia vineyards of the Pitars, Villa Manin, Passariano (Udine)
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ARTE
Amedeo Modigliani Fillette en bleu (1918) Olio su tela Collezione Jonas Netter
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LIVORNO E URBINO
CELEBRANO I LORO GRANDI Un secolo fa se ne andava uno dei geni dell ’arte moderna. Il tale ntuoso e carismatico Am edeo Modigliani, tanto bello qua nto fragile. Muore a soli 35 anni, il 24 gen naio 1920. Non prima di aver riem pito tele su tele di quel trat to inconfondibile che lo ha reso famoso in ti tutto il mondo. Tanti, nel corso del 2020, gli evena in program ma tra mostre e approfondimenti, partire dall ’esposizione che Livorno, sua città natale, ha voluto dedicargli riun endoo due gra ndi collezioni parigine. Ma quest a’ nn si celebra anche Raffaello Sanzio, genio del Rin ascimento, nel 500esimo anniversario della morte. Urbino è stata la prima a ricordarlo, esponendo a Palazzo Ducale fino al 19 gennaio alcuni capolavori dell ’illustre cittadino messi a confronto con opere di altri pittori coevi e conterranei. del Sanzio, come il Perugino e Lu ca Signorelli
Raffaello Sanzio a) San Sebastiano (1501-1502 circ Olio su tavola o Accademia Carrara, Bergam
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ARTE
MODÌ TORNA A LIVORNO
Amedeo Modigliani Elvire au col blanc (Elvire à la collerette) (1917 o 1918) Olio su tela Collezione Jonas Netter
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO DELLA MORTE, LA CITTÀ TOSCANA CELEBRA MODIGLIANI CON UNA GRANDE RETROSPETTIVA di Sandra Gesualdi 54
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d e o M o d i g l i a n i, 1 9 1
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ffascinante, tremendamente talentuoso e fragile, come solo la bellezza sa essere. Amedeo Modigliani, genio indiscusso, artista maledetto, mito e icona, torna a Livorno grazie alla grande retrospettiva a lui dedicata in occasione del centesimo anniversario della scomparsa. Modigliani e l’avventura di Montparnasse. Capolavori dalle collezioni Netter e Alexandre è al Museo della Città fino al 16 febbraio. Torna vicino al mare, dove è nato un giorno di luglio del 1884, in una casa borghese, il giardino sul retro, i salotti coi quadri alle pareti, gli studioli pieni di volumi. A fine ’800 il centro toscano è in pieno fermento con un porto fiorente, centro di scambi commerciali e culturali. Il piccolo Dedo, quarto e ultimo figlio di una famiglia ebrea piuttosto benestante, cresce in un ambiente colto, multilingue e stimolante. Tra tour per musei con la madre Eugénie e passeggiate insieme al nonno Isaac a parlar di storia e filosofia. A 11 anni Dedo rimane a letto per diverse settimane a causa di una brutta pleurite e, per passare il tempo, inizia a riempire fogli su fogli di disegni. Da allora il suo getto creativo non si ferma più e cresce di pari passo con i problemi di salute, sempre debole e precaria. A 14 anni decide che avrebbe fatto l’artista. Porta già il proverbiale e folto ciuffo sulla fronte, mette da parte il ginnasio ed entra alla Scuola di Belle Arti, dove segue gli insegnamenti del pittore postmacchiaiolo Guglielmo Micheli. Frequenta artisti più grandi di lui come Oscar Ghiglia, bazzica il caffè Bardi in via Cairoli, ritrovo di intellettuali, dove ricopre le tovagliette di carta di schizzi a matita. Poi via, prima a Firenze per frequentare i corsi di Giovanni Fattori alla Scuola libera di Nudo, poi a Pietrasanta, vicino a Carrara, a battere i primi colpi da scultore. Ma la meta è Parigi, capitale mondiale dell’avanguardia, residenza di Paul Cézanne, Pablo Picasso, Henri Matisse, André Derain, Maurice Utrillo, Guillaume Apollinaire e molti altri artisti, scrittori e poeti bohémien, inquilini di caffè, sale da ballo, teatri e gallerie a Montmartre e Montparnasse.
Ha 22 anni Modigliani quando si trasferisce in Francia nel 1906, pochi soldi in tasca, un abito nuovo di velluto in valigia, un corpo fragile ed estro a volontà. Nella Ville Lumière con fatica e stenti, eccessi, amori passionali e una produzione intensa di disegni e oli diventa Modì, grande tra i grandi pittori del ’900. «La Livorno cosmopolita d’inizio secolo in cui si è formato è il bagaglio che si porta a Parigi», sottolinea Simone Lenzi, scrittore, musicista e assessore alla cultura di Livorno. «Vi arriva già molto attrezzato, il mondo da cui proviene è aperto, internazionale e aveva assorbito le influenze dell’Europa e di tutto il bacino mediterraneo». L'amministrazione comunale ha lavorato molto per riportare nel capoluogo labronico l’illustre cittadino. «Un appuntamento a cui dobbiamo avere il coraggio di presentarci», lo definisce Lenzi. «Fino a qui si è pensato a Modigliani come a un livornese per sbaglio, nato in questa provincia di mare ma appartenuto al mondo. Credo sia il momento di ribaltare la prospettiva: lo era in maniera quintessenziale, “un giovane ebreo sefardita livornese”, come soleva dichiararsi lui stesso». Anche alla luce dei fatti accaduti nell’84, con la beffa delle teste false, per tanti anni in città il suo nome è stato un tabù che aveva lasciato l’amaro in bocca. «Questa mostra serve anche a sanare certe ferite e a rimettere le cose nella giusta chiave di lettura», spiega l’assessore.
Amedeo Modigliani Jeune fille rousse (Jeanne Hébuterne) (1918) Olio su tela Collezione Jonas Netter 55
ARTE
Il progetto espositivo, curato da Marc Restellini, riunisce i dipinti e i disegni appartenuti ai due collezionisti più importanti che hanno accompagnato e sostenuto Modigliani nel periodo parigino: Paul Alexandre e Jonas Netter, che ha raccolto i più bei pezzi del giovane artista toscano e di molti altri maestri del primo ’900. Oltre 100 i capolavori in mostra, rappresentanti della grande École de Paris tra cui l’Autoritratto di Chaïm Soutine, gli scorci parigini di Maurice Utrillo, le donne nude in campagna di Suzanne Valadon e Les Grandes Baigneuses di André Derain. I quadri di Modì presenti non sono molti, una decina più svariati disegni. Ma c’è tutto il suo inconfondibile stile, i ritratti degli amici come Chaïm Soutine, le linee nette per contenere le masse delle tante donne amate e ritratte, i famosi colli flessuosi, le bocche carnose, gli sguardi dal languore senza tempo, i nasi primitivi,
i colori materici. «La luce dei quadri di Modigliani viene da Livorno», ribadisce Lenzi, «quel riverbero particolare del quartiere Venezia o di via Roma dove è nato. Nella Filette en bleu gli occhi della bambina sono celeste chiarissimo, come il cielo di questa città dopo che è stato spazzato dal libeccio, le guance rosso intenso come i tramonti sul Tirreno o i coralli tipici di questa zona, lavorati a inizio secolo. Modigliani la dipinge appena diventato padre, e qui si percepisce una luminosità nuova. È un’immagine piena di nostalgia e vi scorgo anche una malinconia coloristica legata alla sua infanzia», conclude. «Il futuro dell’arte si trova nel viso di una donna», scriveva Modì. Quello della Jeune fille rousse è affusolato e intenso, incorniciato da capelli corposi e reso vivo da uno sguardo malinconico, quasi strabico. È uno dei ritratti di Jeanne Hébuterne, la giovanissima
La mostra è accessibile alle persone con disabilità e a mobilità ridotta grazie alla presenza di una rampa all’ingresso e un ascensore. Disponibili sedie a rotelle presso la biglietteria.
pittrice compagna di Modigliani. Il 24 gennaio 1920 Amedeo si spenge stroncato da una meningite tubercolare, a 35 anni. Per giorni Jeanne veglia su di lui, poi non regge al dolore e si getta dal quinto piano. La loro figlia di due anni è accolta dalla zia e dalla nonna paterna e cresce passeggiando lungo i canali, i ponticelli e le piazzette délabré del quartiere vecchio, vicino al mare. Forse già allora Livorno aveva fatto pace con Modì. mostramodigliani.livorno.it casanataleamedeomodigliani.com museodellacittadilivorno museodellacittalivorno
LIVORNO 10 FRECCE AL GIORNO
Carlo Fiore (2018) Jean Cocteau
OMAGGIO A MODIGLIANI
Amedeo Modigliani Cariatide (bleue) (1913 circa) Matita blu su carta Collezione Jonas Netter 56
Nell’anno di Modigliani, anche a Roma si ricorda il genio toscano con un piccolo omaggio del pittore Carlo Fiore. Nella personale Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni, sono esposte circa 30 riproduzioni di opere realizzate da Modì che rappresentano le tipiche figure dai colli allungati e gli occhi senza pupille. Presso la Cartoleria Vertecchi di via Pietro da Cortona, dal 24 gennaio al 1° febbraio.
www.sicilybycar.it - sbc@sbc.it - +39- 091.6390111 www.sicilybycar.it - sbc@sbc.it +39 091.6390111
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ARTE
BOLOGNA IN FIERA DAL 24 AL 26 GENNAIO ARTE FIERA 2020 PUNTA I RIFLETTORI SULLA PITTURA di Giuliano Papalini - paepa2010@libero.it
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opo aver toccato le più grandi città del pianeta, passando per Parigi, Londra, Miami, New York, Torino e Hong Kong, la carovana dell’arte composta da appassionati, collezionisti e addetti del settore fa tappa a Bologna, dal 24 al 26 gennaio, per Arte Fiera 2020. La manifestazione fieristica più longeva d’Italia prosegue nel suo percorso di forte rinnovamento degli schemi espositivi e della qualità delle proposte, che ha comportato una rigorosa selezione degli espositori, avviata lo scorso anno dal direttore artistico Simone Menegoi, che firma anche questa 44esima edizione. Una scelta coraggiosa che ha sicuramente contribuito a far tornare a Bologna alcune importanti gallerie come Giorgio Persano (Torino), Galleria Fonti (Napoli), Galleria d’Arte Maggiore G.A.M. (Bologna), Francesco Pantaleone Arte Contemporanea (Palermo/ Milano) e A arte Invernizzi (Milano). «Arte Fiera si presenta all’appuntamento del 2020 con novità su ogni fronte. A partire dal luogo: dai consueti padiglioni 25 e 26 abbiamo traslocato ai più recenti 15 e 18, dall’interessante struttura architettonica. Varcato l’ingresso dei nuovi spazi, gli spettatori trovano una manifestazione decisamente rinnovata», spiega Menegoi 58
Davide Monaldi Guardoni (2018) Ceramica smaltata, 20 elementi 19x300x12 cm Courtesy Studio Sales Roma Emilio Scanavino Tramatura (1973-91) Olio su tela 150x150 cm Courtesy Dep Art Gallery Milano
alla Freccia. «Alla Main Section – divisa, come di consueto, in una parte più concentrata sul moderno
e una dedicata al contemporaneo – si affiancano ora tre sezioni specializzate, di cui due al loro debutto, fo-
tografia e video e pittura del nuovo millennio. La terza sezione esplora un aspetto specifico della storia dell’arte del XX secolo, dedicata stavolta al rinnovamento della pittura in Italia fra la fine degli anni ‘50 e la fine dei ‘70», prosegue il direttore di Arte Fiera. «In più, un avvincente programma collaterale di performance, conferenze sui temi artistici del momento, una grande mostra delle collezioni istituzionali di Bologna e dell’Emilia-Romagna e un nuovo progetto dell’artista Eva Marisaldi, che collega idealmente la Fiera alla città. Insomma una grande kermesse dove ognuno potrà trovare qualcosa di interessante, inatteso, da ricordare». La principale novità di quest’anno, che vede la partecipazione di 155 gallerie in prevalenza italiane, è costi-
tuita appunto da Pittura XXI, sezione inedita nelle kermesse del settore, non solo in Italia. Per la prima volta, infatti, una fiera punta la sua attenzione sul linguaggio più dibattuto dell’arte contemporanea, la pittura, con l’obiettivo di offrire un panorama delle sue figure emergenti e mid-career a livello internazionale. La curatela è affidata a Davide Ferri, critico indipendente, apprezzato per la competenza in materia. A sottolineare il forte interesse registrato dalla nuova sezione la significativa partecipazione di importanti gallerie straniere, quali Bernhard Knaus di Francoforte e Richard Saltoun e Arcade di Londra. Altra novità di Arte Fiera 2020 è Focus, che prende in esame l’arte della prima metà del XX secolo e i PostWar Masters. Sezione che ogni anno
sarà affidata a un curatore diverso, partendo per questa prima edizione con Laura Cherubini, critica e storica dell’arte di grande esperienza e consolidata competenza, che ha scelto di concentrarsi sul rinnovamento e sulle rivoluzioni nella pittura italiana tra la fine degli anni ’50 e i ’70. Accanto a grandi maestri affermati a livello mondiale, del calibro di Dorazio, Mauri, Nigro, Santomaso e Scialoja, non manca qualche bella riscoperta. C’è poi il progetto Oplà. Performing Activities, a cura di Silvia Fanti, con interventi performativi di Alessandro Bosetti, Luca Vitone, Zapruder filmmakersgroup e Jimmie Durham, artista insignito del Leone d’Oro alla carriera alla 58esima Biennale di Venezia. La Main Section riconferma il modello innovativo avviato nel 2019, all’insegna
Giuseppe Stampone Picasso (2019) Drawing Bic pen on paper 30x40 cm Courtesy Prometeo Gallery di Ida Pisani Milano
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ARTE
della cura per la qualità e la coerenza degli stand, dopo l’ampio consenso riscosso da galleristi e collezionisti. Anche quest’anno, dunque, gli espositori sono stati invitati a presentare un numero limitato di artisti: fino a un massimo di tre per gli stand di medie dimensioni, di sei per quelli più grandi. Unica eccezione alla regola – e altra novità – la possibilità di eccedere il limite di sei artisti con un progetto curatoriale dedicato a un gruppo, un movimento o una corrente artistica. C’è da dire, come già avvenne per la passata edizione, che una percentuale significativa di gallerie ha scelto di presentare un unico autore, rispondendo alla sollecitazione in tal senso degli organizzatori della Fiera. Questa forte presenza di stand monografici, che costituiscono altrettanti approfondimenti su artisti italiani e stranieri, tra nuove proposte e maestri affermati, sta diventando di fatto uno dei tratti caratteristici della direzione di Menegoi. NON SOLO FIERA Per l’occasione tutta la città si mobilita dal 17 al 26 gennaio con Art Week, promossa dal Comune di Bologna in collaborazione con Arte Fiera, un ricco cartellone di mostre, installazioni e performance che, in alcuni casi, si protrae per
Sissi Ogni cosa al suo posto (2010) Bamboo, vestiti, ferro, ceramiche 300x100x200 cm Photo Ramiro Castro Xiques Courtesy dell’artista
tutto il mese. Tra i numerosi eventi in programma merita Vestimenti, la personale dell’artista bolognese Sissi, a Palazzo Bentivoglio fino al 19 aprile. Da vedere anche Le realtà ordinarie, che raccoglie le opere di 12 artisti contemporanei internazionali al Salone Banca di
Bologna di Palazzo De’ Toschi, fino al 23 febbraio. artefiera.it artefiera
artefiera_bologna
BOLOGNA 170 FRECCE AL GIORNO
MORESTALGIA A Bologna, dal 23 al 27 gennaio, la tecno-tenda di Morestalgia entra nella stazione ferroviaria, occupando lo spazio sotterraneo della Hall Alta Velocità, uno dei punti nevralgici della grande infrastruttura che ha cambiato il modo di viaggiare in Italia. L’opera di Riccardo Benassi è un ambiente composto da testo, suono e oggetti che ha come cuore pulsante uno schermo led penetrabile dal corpo umano. Il progetto nasce da un lavoro di ricerca teorica sul sentimento della nostalgia e sulle sue implicazioni sociali alla luce dell’ingresso di Internet nelle nostre vite. Dopo l’opening di giovedì 23 (dalle 20:30 alle 24), per i quattro giorni successivi l’installazione, realizzata grazie al sostegno di Italian Council (2019), è aperta a passeggeri e visitatori durante tutto l’arco della giornata (dalle 6 alle 23:30), offrendo un’anticipazione di Live Arts Week IX, appuntamento tra arte e liveness a cura di Xing che si terrà dal 26 marzo al 4 aprile. L’installazione è uno dei main project di Art City Bologna 2020, in occasione di Arte Fiera. xing.it | artcity.bologna.it | liveartsweek.it Riccardo Benassi Morestalgia, installazione al Centro d’Arte Contemporanea di Ginevra Photo A.Rossetti
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Streaming, Interactive Film, App Smart Cinema. Nuovi autori per nuovi modi di fruizione. IULM, IMPARARE IL FUTURO.
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ARTE
CHE LAVORO M’INVENTO CON L’
© Luigi Corda
ARTE?
Andrea Concas
INTERVISTA ESCLUSIVA ALL’INNOVATIVO IMPRENDITORE ANDREA CONCAS, IN LIBRERIA DAL 28 GENNAIO CON PROFESSIONEARTE, LA PRIMA GUIDA CHE ESPLORA L’INTERO SISTEMA DELL’ARTE E LE NUOVE PROFESSIONI E OPPORTUNITÀ DEL MERCATO DEL LAVORO 3.0 di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com 62
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ssistiamo spesso a piagnistei diffusi sul fatto che con la cultura (quindi anche con l’arte) non si mangi e che certi indirizzi di studi universitari, come quelli in ambito umanistico-artistico, siano l’anticamera del precariato sicuro, se non di una disoccupazione cronica. C’è poi chi cavalca, anche con intenti dolosi, lo spauracchio delle nuove tecnologie, dall’intelligenza artificiale alla robotica, presentate come killer implacabili di posti di lavoro. In una contemporaneità come la nostra, certamente complessa e problematica, se da un lato alcuni mestieri sono stati già condannati all’obsolescenza, dall’altro tuttavia si stanno aprendo nuove praterie da colonizzare, che attendono pionieri dall’anima umanistica e dalla manualità digitale, non senza una discreta dose di
Non a caso, anche se per poco, potrei essere considerato un millennial, anzi a questo punto oserei dire un art millennial». Si presenta così Andrea Concas all’inizio della nostra intervista. Le nuove tecnologie, i social network, stanno offrendo diverse opportunità lavorative nel campo dell’arte. Potremmo definirle le professioni dell’arte 3.0, di cui parli nel tuo nuovo libro. Quali sono? Possiamo partire dall’art collection manager, specializzato nella cura e gestione delle raccolte d’arte private di una certa importanza, nel mantenimento e nell’incremento del valore delle opere nel tempo. E, ancora, c’è il profilo del registrar, già presente da anni in ambito anglosassone e statunitense ma ben poco in Italia: si tratta di un professionista multidisciplinare che si occupa di tutte le delicate fasi di movimentazione delle opere d’arte, a cominciare dal prestito in entrata e uscita da musei, gallerie o altre istituzioni. C’è, poi, l’art wealth manager che segue la gestione e la salute patrimoniale dei propri clienti e delle loro collezioni d’arte, suggerendo azioni, tempi e modalità delle possibili forme di investimento e mantenimento dei propri passion asset. Rimanendo nell’ambito finanziario, penso anche all’art lender, colui che permette al collezionista o al professionista di impegnare opere dal valore elevato, ma stabile sul mercato, in cambio di liquidità, utilizzandole come un collaterale, un bene posto a garanzia per l’ottenimento di un pre-
© Marco De Scalzi Courtesy Collezione Giuseppe Iannaccone
fantasia e creatività. In buona sostanza, ci attendono nuove professioni e nuove opportunità sul mercato del lavoro, a partire da quello del sistema dell’arte. È questo il focus del libro ProfessioneARTE, edito da Mondadori, in libreria dal 28 gennaio. Un’anteprima in esclusiva ce la offre il suo pirotecnico autore, Andrea Concas. Classe 1982, carattere volitivo, sguardo profondo e determinato da sardo doc e presenza scenica da showman, di chi non ha bisogno di provare davanti alla macchina da presa. Con un trascorso professionale nelle divisioni marketing di diverse multinazionali, da alcuni anni possiamo proprio dire che Concas il lavoro se lo sia inventato. Prima ha fondato la startup Art Backers, che supporta gli artisti, gli enti pubblici e privati nella produzione di opere d’arte e multipli d’artista; poi è stata la volta di Art Rights, una piattaforma per la gestione e certificazione delle opere d’arte con tecnologia blockchain e intelligenza artificiale. Quindi ha aperto la rete di gallerie d’arte The AB Gallery e varato ProfessioneARTE.it, la prima community dedicata a formazione, aggiornamento e orientamento verso le professioni artistiche. «Se dovessi racchiudere il tutto in un’unica parola, mi definirei un art entrepreneur, cioè un imprenditore dell’arte. È un termine che interpreta questa mia trasversalità e operatività nel mondo dell’arte, la chiara fotografia di un sistema che sta cambiando.
Clarice Pecori Giraldi, art collection manager
ART BONUS DIVENTA MECENATE REGALA EMOZIONI
© Dave Cross Photography Inc.
Andrea Danese, art lender. Courtesy Andrea Danese
Tutti possono diventare mecenati e tutelare l’eccezionale ricchezza del patrimonio culturale italiano. A chi effettua erogazioni liberali a sostegno della cultura e dello spettacolo, l’ArtBonus riconosce un beneficio fiscale del 65%. Grazie a questa misura, introdotta nel 2014 dal MiBACT, sono stati finora raccolti oltre 400 milioni di euro da 13mila benefattori. La partecipazione al restauro di opere d’arte e al sostegno dello spettacolo dal vivo ha regalato e continua così a regalare emozioni. F.V. artbonus.gov.it 63
Mondadori Electa, pp. 224 € 19,90
stito finanziario. Molto ambito oggi è pure il ruolo dell’exhibition manager, a cui compete la gestione, definizione e messa in opera della regia complessiva di un evento o di una mostra d’arte. Addentrandoci, invece, nel settore assicurativo, c’è il risk manager fine art, figura che individua e analizza i potenziali rischi in cui può incorrere una raccolta d’arte pubblica o privata, con il compito di limitarne l’esposizione ai sinistri, valutando e individuando quali opere possono essere assicurate e
© PRESSPHOTO
Italo Carli, assicuratore e risk manager fine art Courtesy Italo Carli
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quali no. Tra le professioni dell’arte 3.0 non posso omettere l’art trustee, colui che assume l’obbligo di amministrare i beni avuti in consegna a favore di un trust, un istituto giuridico che consente a una o più persone, detti settlor o disponenti, di trasferire beni e diritti della propria collezione d’arte e non solo a favore di uno o più beneficiari. Dalle tue parole appare chiaro come nel sistema dell’arte, ogni giorno, emergano nuovi problemi da risolvere, servizi da offrire o da migliorare. Quindi possiamo dire, senza timore di smentite, che ci sono inaspettate opportunità per nuovi professionisti? Assolutamente sì. Credo fortemente che sia in atto un sensibile cambiamento del mercato dell’arte e delle professioni collegate, ma l’attenzione e le visioni più condivise rimangono ancora focalizzate su aspetti obsoleti e oggi meno premianti e importanti. Si parla sempre di questo mercato in riferimento al volume di scambi delle opere, che sfiora oggi i 70 miliardi di dollari. Eppure la mia attenzione si sposta costantemente su altri dati, sui 20 miliardi di dollari in servizi e consulenze corollarie, dove operano i player e i professionisti del settore, e ancora sugli ulteriori 20 miliardi legati all’art lending, prestiti finanziari garantiti da opere d’arte. Oggi è assolutamente possibile fare dell’arte la propria professione, io ne sono un concreto esempio e, con me, gli oltre 50 professionisti degli #ArteConcasTALKS, i 12 milioni di collezionisti, le 300mila gallerie, i tre milioni di operatori, le 14mila case d’asta, le 300 fiere, i 55mila musei e gli oltre sei milioni di artisti nel mondo. Quali consigli daresti a chi volesse fare dell’arte la propria nuova professione? I futuri professionisti dell’arte saranno pionieri e portatori di innovazione. Per questo motivo i miei consigli sono: imparare a conoscere in modo approfondito le dinamiche del mondo dell’arte, che si configura tanto articolato quanto estremamente piccolo; studiare, osservare
© James O’Mara/O’Mara McBride
ARTE
Linda Pacifici, senior registrar Fondazione Palazzo Strozzi
e dare vita a un confronto e a un dialogo con tutti i protagonisti del sistema, a partire dagli artisti, i collezionisti, i galleristi e dai molteplici professionisti già coinvolti; fare in modo che la propria preziosa esperienza personale produca valore aggiunto e possa essere di sostegno all’arte e agli artisti. Sarò felice e onorato di leggere i messaggi dei lettori de La Freccia sui miei social, per sapere quale strada hanno deciso di intraprendere, per continuare insieme questo viaggio in treno nel mondo dell’arte. andreaconcas.com arteconcas
FUMETTI NEI MUSEI Cinquantuno storie che raccontano i tesori italiani in esposizione all’Istituto centrale per la grafica di Roma, a pochi metri dalla Fontana di Trevi. Tavole, vignette, disegni creati da importanti fumettisti italiani sono esposti nella mostra Fumetti nei musei, con ingresso gratuito fino al 16 febbraio. F.V. grafica.beniculturali.it
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
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MUSICA
© Silvio Durante/LaPresse
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SONATE PER VIOLINO E PIANOFORTE
Arturo Benedetti Michelangeli
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e prime note della Quinta sinfonia, l’Inno alla gioia della Nona, la melodia di Per Elisa. La musica di Beethoven fa parte della vita di moltissimi di noi. La riconosciamo, la ricordiamo, ci è familiare. C’è un modo più efficace per dimostrare quanto un autore sia importante? Nel 2020 si celebrano i 250 anni dalla nascita di Ludwig van Beethoven, un rappresentante dell’intera umanità secondo la Nasa, che mise anche sue musiche nel disco all’interno della sonda Voyager lanciata nello Spazio
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nel 1977 e destinata a sconosciuti extraterrestri. La grande musica ha bisogno di grandi interpreti e così quest’anno ricordiamo anche il secolo dalla nascita di Arturo Benedetti Michelangeli, pianista leggendario, dal tocco trascendente e dal carattere irremovibile. Anniversari tondi anche per Johann Sebastian Bach (270 dalla morte), Fryderyk Chopin (210 dalla nascita), Pëtr Il’ič Čajkovski (180 dalla nascita) e Gustav Mahler (160 dalla nascita). Questi nuovi anni ’20 ci mettono subito voglia di riscoprire tesori. B.P.
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Nelle pagine che seguono suonano per noi, al violino, il maestro Salvatore Accardo, «su un Francesco Stradivari del 1741 […], uno Stradivari ex Francescatti del 1725 e […] su un Guarnieri del Gesù del 1730», e, al pianoforte, l ’acclamato concertista Evgenij Kissin. Chiedetegli pure un bis, ne è avvezzo. Nell ’intervista di Ployer racconta: «A Napoli non mi hanno lasciato andare prima di 16 bis»!
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MUSICA
BEETHOVEN © Marcella Cistola
(E ALTRE STORIE)
Il Maestro Salvatore Accardo
INTERVISTA ESCLUSIVA A SALVATORE ACCARDO E ALLA MOGLIE LAURA GORNA. AFFETTI, PASSIONI E PROGETTI MUSICALI di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3 ValuLoSurdo ilmondodiabha.it
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osa hanno in comune Beethoven e la Juventus, Tex Willer e un preziosissimo violino Guarneri del Gesù del 1730?
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ilmondodiabha
La risposta svela inaspettatamente il nome di Salvatore Accardo, il celebre violinista protagonista di una carriera da record, con i suoi 65 anni di attività.
Così, se abbiamo imparato ad apprezzarlo come uno dei massimi interpreti del nostro tempo, fatichiamo a immaginare che sia anche un impareggiabile collezionista di Tex e un super tifoso della Juve tanto che, nel 2011, per i suoi 70 anni, sua moglie invitò Alessandro Del Piero come ospite a sorpresa della festa. Ora per Accardo è tempo di nuovi traguardi: il 2020 è l’anno dei festeggiamenti per il 250esimo dalla nascita di Beethoven e il musicista di Torre
del Greco ha dato alle stampe la sua interpretazione di tutte le sonate del grande Ludwig per violino e pianoforte. Questa importante uscita discografica ci ha offerto l’occasione per incontrare il Maestro e chiedergli la sua personale ricetta per una vita musicale florida e longeva che, dal 2008, anno di nascita delle gemelline Ines e Irene, gli ha assicurato una radiosa seconda giovinezza. Lo abbiamo intervistato insieme alla moglie, Laura Gorna, violinista anche lei, durante i preparativi del Partynopeo: la festa in cui casa Accardo si apre agli amici di famiglia, per scambiarsi gli auguri prima di Natale. Quali sono gli ingredienti per una vita sempre sulla cresta dell’onda? [LG] Salvatore conduce uno stile di vita sano, segue una dieta ferrea e sgarra solo alle feste, cammina molto e gli piace nuotare. Ma soprattutto conciliamo il tanto studio con momenti giocosi e di riposo, come le estati a Otranto: al mare è a contatto con il suo elemento naturale e in spiaggia è l’idolo dei bambini, mentre la sera si diverte con gli amici a scopone, è un giocatore formidabile. Leggendarie le sue sfide con Maurizio Pollini e Luciano Berio. Poi ci sono la Juve e Tex, i suoi ansiolitici naturali. Lui, che di natura è un uomo molto tranquillo, una sorta di violinista-Buddha, in queste
due passioni così distanti da lui ha le sue valvole di sfogo. Così, quando lo sento urlare, so che sta guardando la Juve. Per colpa di Tex, invece, affittiamo solai! [SA] Di Tex ho collezionato tutto il possibile, dalle strisce degli anni ’40 ai formati più recenti. Per quanto riguarda la Juve, sono molto legato al periodo di Trapattoni, con cui abbiamo avuto un rapporto molto speciale, tra l’altro è un grandissimo appassionato di musica. Ma ero anche molto amico di Tardelli e Scirea. E ancor di più sono vicino a Boniperti e Zoff: quando abitavo a Roma vedevo sempre le partite con lui. Ci racconti del suo progetto su Beethoven. [SA] Dalla fine degli anni ’60 ho cominciato a incidere alcune sue sonate per violino e pianoforte. La prima fu con Lodovico Lessona, pianista straordinario e allievo amatissimo da Arturo Benedetti Michelangeli, morto nel 1972 in un incidente aereo. Altre le avevo registrate con Giorgia Tomassi, Michele Campanella e Laura Manzini. Di recente le ho completate con Maria Grazia Bellocchio e Stefania Redaelli. Cinquant’anni di interpretazione beethoveniana racchiusi in un cofanetto per l’etichetta Fonè, che uscirà il mese prossimo. Su quali strumenti le ha registrate?
[SA] Su un Francesco Stradivari del 1741, il mio primo strumento importante, sullo Stradivari ex Francescatti del 1725 e le ultime su un Guarneri del Gesù del 1730. Le sue gemelle sono già figlie d’arte? [SA] Irene, la bionda, è davvero dotata come pianista, adora suonare Bach, è innamorata dell’opera e sogna anche la direzione d’orchestra. Ines, la bruna, è più portata per il canto da musical e studia danza. E lei, Maestro, come ha iniziato a suonare? [SA] A tre anni, l’età giusta per iniziare. È fondamentale non tardare questo appuntamento, i bambini sono spugne. A quell’età già desideravo suonare il violino, avevo una voglia tale che tendevo degli elastici su un pezzo di legno e li pizzicavo. E quando mi regalavano strumenti giocattolo non li volevo, desideravo un violino vero! Così, un giorno, papà andò a sceglierne uno di buona qualità da un bravo liutaio – lo pagò mille lire, che erano tanti soldi nel 1944 – e mi fece una grande sorpresa. Appena vidi l’astuccio sul letto, lo aprii e cominciai subito a usarlo. Imitavo quello che suonava mio padre, da buon autodidatta. Per me era naturale riprodurre a orecchio qualsiasi melodia, e non capivo perché mia madre si stupisse tanto la prima volta che mi ascoltò suonare Lili Marlene.
© Fabrizio Re Garbagnati - www.phab.it
La famiglia Accardo: da sinistra, Irene con il gatto Igor, Salvatore Accardo, Ines con il cagnolino Tex e Laura Gorna
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MUSICA
chef napoletana Mariagrazia Senatore cannoli ripieni di baccalà, mozzarella in carrozza, zeppole con i bianchetti, frittatine di maccheroni, crocchè di patate e panini napoletani con provolone e salame. I dolci, invece, ce li ha portati il mitico An-
tonio Fantini, di Fresco e Cimmino. Sbaglio o in casa c’è un nuovo arrivato? [LG] È Tex, il barboncino nano venuto a fare compagnia a Igor, il nostro gatto nero.
© Marcella Cistola
Le sue doti le permisero di debuttare a 13 anni suonando tutti e 24 i temibili Capricci di Paganini e a 17 ha vinto il Premio Paganini a Genova, il più prestigioso concorso violinistico del mondo. Conta di più il talento o lo studio? [SA] Sono due aspetti che hanno la stessa importanza. Io, pur avendo un talento notevole, non ho mai studiato meno di sei ore al giorno. Quali sono stati i suoi principali alleati? [SA] Sicuramente il buon Dio, che mi ha donato il talento. Poi il mio straordinario insegnante, Luigi D’Ambrosio. Ma anche la mia famiglia di origine, con papà Vincenzo che era un eccezionale incisore di cammei al punto che a Torre del Greco mi conoscono non come il violinista, ma come il figlio di Vincenzo, e questo mi riempie di orgoglio. Ma devo molto anche a mia mamma Ines, detta Mimma, e naturalmente alla meravigliosa famiglia che ho costruito con Laura. A proposito, Laura, nel 2020 si festeggiano anche i 15 anni dell’EsTrio, l’ensemble che ha formato con la violoncellista Cecilia Radic e la pianista Laura Manzini. Insomma, avete dato vita a molti figli musicali... [LG] Per Salvatore la sua terza figlia è l’Orchestra da Camera Italiana, la sua emanazione naturale, formata da allievi ed ex allievi di straordinario talento, dai 17 anni in su, interpreti dell’inconfondibile suono italiano. Salvatore vi è talmente affezionato che dopo i concerti, se riceve l’invito a una cena ufficiale, risponde sempre che se non può portare con sé tutta l’orchestra, andrà altrove a cenare con i suoi musicisti. Lei è l’artefice del Partynopeo, quest’anno cosa avete offerto ai vostri ospiti? [LG] Abbiamo fatto preparare alla
La violinista Laura Gorna, moglie di Salvatore Accardo
100 ANNI DI MUSICA DA CAMERA A FIRENZE A gennaio si festeggia il centenario degli Amici della Musica di Firenze, con un mese ricco di concerti al Teatro della Pergola. Sabato 11, per il ciclo Solopiano, Pietro De Maria esegue un programma dedicato alle Sonate per pianoforte di Beethoven. Domenica 12 si prosegue con L’arte del canto insieme al soprano Maria Costanza Nocentini e al Quartetto Foné, mentre il 18 il pianista Alexander Lonquich interpreta musiche di Schönberg, Reicha, Brahms e Beethoven. Omaggio a Bach domenica 19 con Giuliano Carmignola al violino, Mario Brunello al violoncello piccolo, l’Accademia dell’Annunciata e Riccardo Doni al cembalo e direzione. Invito alla danza il 25, con il recital pianistico di Giuseppe Albanese, mentre il Trio di Parma si esibisce il 26 con Schumann. amicimusicafirenze.it 70
LA NOSTRA MISSIONE È FINANZIARE LA FORMAZIONE DELLE IMPRESE ITALIANE
MUSICA
KISSIN IL GENIO NELL’ANNIVERSARIO BEETHOVENIANO, IL CONCERTISTA RUSSO RACCONTA QUESTO GIGANTE DELLA MUSICA E RICORDA L’INCONTRO CON VON KARAJAN CHE LO LANCIÒ GIOVANISSIMO NEL 1988
© Marco Ayala/Fondazione la Società dei Concerti
di Bruno Ployer
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l tempo di un concertista è scandito dalle ore di esercizio e studio. L’incontro con Evgenij Kissin è rilassato, ma quando si avvicina il momento della prova deve terminare. Il pianista russo acclamato nel mondo per tecnica, musicalità e serietà delle interpretazioni, prima di sedersi alla tastiera si concede
solo un panino e un tè al bar dei camerini dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia, che lo ospita nella sua stagione di concerti. Un programma tutto dedicato a Beethoven e il 2020 è beethoveniano per i 250 anni dalla nascita del grande Ludwig. Quando gli chiedo di parlarmi di Beethoven, Kissin sta magistralmente nella sua parte: «Ho paura di non poter dire niente di speciale. È uno dei più grandi compositori e, senza di lui, come altri giganti, non ci sarebbe la musica dei nostri giorni, ma questo è un argomento da musicologi e io sono un concertista. Posso dire che la sua musica è stata sempre molto vicina al mio cuore, non so perché. Non è amore, è qualcosa di diverso. Studiando i manoscritti di Beethoven possiamo un po’ capire quanto travaglio ci sia nella sua musica, soprattutto quando vediamo che il compositore in certi punti fa delle cancellazioni. Questo però è soltanto un aspetto: non sappiamo cosa fosse nella testa dell’autore prima di scrivere le parti che successivamente ha cancellato. Questo l’ho imparato dalla mia piccola esperienza di compositore». Messaggio ricevuto: l’ascolto della musica spesso spiega molto più delle parole. Lei ascolta il suo cuore quando suona? Naturalmente. Ascolto il cuore e la mente, ma prima di tutto ascolto la musica che suono. Le sue esecuzioni sono influenzate dal pubblico e dal posto in cui suona? Sono sicuro che le mie esecuzioni siano influenzate da tutte le mie esperienze. L’Italia è il Paese dove il pubblico mi ha fatto suonare il maggior numero di bis della mia vita. Il record è stato a Napoli: non mi hanno lasciato andare prima di 16 bis! Nel 2020 si ricordano anche i 100 anni dalla nascita del grande pianista Arturo Benedetti Michelangeli. Non credo che esista il più grande pianista, ma lui è stato certamente uno dei più grandi. Negli anni della mia formazione è stato una leggenda per me. Ascoltavo i suoi dischi, ma purtroppo non l’ho mai incontrato. Ho conosciuto invece Antonio
Mormone, che organizzò il concerto di Michelangeli a Bregenz, portando il pubblico dall’Italia. Mormone è stato mio amico per 25 anni e onoro la sua memoria come presidente onorario del Premio internazionale per giovani pianisti che porta il suo nome. Lei è nato nel 1971. Come ricorda i suoi anni di giovane uomo e pianista in Unione Sovietica? Che percezione aveva della libertà? La libertà politica acquista valore quando cresci e ti raccontano cosa sia la sua mancanza. Da bambino non capisci. Quando ero adolescente le cose stavano cambiando politicamente in Russia, era in corso il processo di liberalizzazione. Avevo 20 anni quando l’Unione Sovietica è crollata. Da ragazzo lei è stato lanciato sulla scena mondiale dal mitico direttore d’orchestra Herbert Von Karajan. Vuole raccontarci quell’incontro? Era l’agosto del 1988 e il mio agente riuscì a ottenere un’audizione a Salisburgo. Suonai la Fantasia in do minore di Chopin. Nel silenzio, alla fine del pezzo, guardai Karajan e vidi che mi mandava un bacio con un gesto e si asciugava gli occhi con un fazzoletto. Poi feci Liszt, Bach e Rachmaninov e Karajan mi invitò a suonare sotto la sua direzione. Sua moglie alla fine dell’incontro disse: «Vivo con Herbert von Karajan da 30 anni e non l’avevo mai visto così commosso». C’era anche mia madre quel giorno e, salutandola alla fine dell’incontro, Karajan, indicandomi, le disse: «Genio!». Può immaginare come mi sentissi, sono emozionato ancora dopo tutti questi anni. Dopo un mese e mezzo mi chiese di suonare a Berlino il Primo concerto di Čajkovskij e lo registrammo per la Deutsche Grammophon. Replicammo al Festival di Pasqua di Salisburgo nel marzo successivo. A luglio il maestro morì e un mese dopo suonai in sua memoria in un quartetto. Quindi, la mia prima volta a Salisburgo ho conosciuto Karajan, la seconda ho suonato con lui, la terza ho partecipato a un concerto in sua memoria e ne ho visitato la tomba.
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MODA
YEARS OF
FASHION A cura di Cecilia Morrico
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La campagna pubblicitaria Woolrich del 1927 riflette l’interesse diffuso nel vestire sportivo, dal golf allo sci, dalla nautica alla pesca. Marchio di abbigliamento outdoor, nato nel 1830 e reso celebre dall’Arctic parka con imbottitura in piuma d’oca, ha una storia che corre parallelamente a quella degli Stati Uniti d’America nei lunghi anni della costruzione della rete ferroviaria in Pennsylvania. Per Pitti Uomo 97, dal 7 al 10 gennaio alla Dogana di Firenze, è in mostra un’installazione immersiva sull’universo multisfaccettato del brand.
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Abiti Chanel (1922-28) esposti alla mostra Ritratto di donna a Vicenza (approfondimento a pagina 11) Fondazione Tirelli Trappetti, Roma
Gli anni ‘20 del secolo scorso registrano una vera rivoluzione nell ’u niverso moda. Le donne indossano con disinvoltura i pantaloni, che aveva no inziato a portare pochi anni prima con gli uomini al fronte. In Italia arriva il tailleur, anche Coco Cha nel punta sulla prati cità degli abiti . Per l ’uomo si fa largo il cosiddetto “spezzato ”, il completo in cui giacca e pantalone sono di colore diverso, e arrivano il tessuto principe di Galles e le nuan ce chiare per il giorno. A Pitti Uomo 97 ci si interroga oggi sulle tende nze del prossimo decen nio e si celebrano gli anniversari dei grandi fashion brand : i 190 anni dello statu nitense Woolrich e i 75 anni dell ’italia no Brioni.
Qui uno scatto della prima sfilata maschile Brioni, nel 1952 presso la Sala Bianca di Palazzo Pitti. Il 7 gennaio 2020 la maison celebra il 75esimo anniversario con un evento speciale a Firenze curato da Olivier Saillard, storico della moda e designer, dove viene presentata la nuova collezione Fall Winter 2020-21.
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MODA NATALE
GUIDA ALLO STILE
Paltò, Fall-Winter 2020-21
A FIRENZE PER PITTI UOMO 97. ALLA SCOPERTA DEGLI APPUNTAMENTI E DEI LOOK DELLA PROSSIMA STAGIONE
Cartella in pelle di vacchetta a concia vegetale, Il Bisonte 76
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na nuova alba della moda scalda le fredde mattine di Firenze. Il sole sorge il 7 gennaio con l’apertura di Pitti Uomo 97 e illumina le tendenze dell’inverno 2020-21. Per le strade della Città del Giglio si riversano, fino a venerdì 10, trendsetter, addetti del settore e curiosi. Dentro e fuori Fortezza da Basso è un brulicare di esperienze e, come sempre, i brand più interessanti del panorama mondiale scelgono di celebrare al Salone i momenti importanti del loro percorso. Martedì 7 sale sul palcoscenico Blauer, con la mostra
immersiva Human Landscapes che festeggia il ventennale di Fgf Industry in collaborazione con Pitti Immagine. Protagonista anche Brioni, che celebra i suoi primi 75 anni con l’evento speciale curato dal designer e storico della moda Olivier Saillard e presenta la sua collezione Fall Winter 2020-21. L’indomani, invece, nasce TRAILBLAZER Chiara Boni, un nuovo modo di concepire il guardaroba maschile. Nella boutique monomarca alla Loggia Ruccellai si scoprono i cinque must have indispensabili per un lui continuamente in viaggio: un blazer sfoderato e super leggero, tre camicie, ognuna con una propria peculiarità, e un pantalone classico con orlo a taglio vivo. Elegante ma etica, anche questa linea come quella per la donna è 100% made in Italy e la tracciabilità della sua filiera garantisce qualità e sostenibilità. Sempre l’8, i riflettori sono puntati sulla maison Jil Sander, che presenta al Refettorio di Santa Maria Novella la collezione menswear disegnata da Lucie e Luke Meier, due stilisti che proprio a Firenze, per la precisione al Polimoda, si sono conosciuti. Nella sede della Camera di Commercio, Pitti Immagine dedica a K-Way ® e all’antipioggia per eccellenza un excursus nella storia del marchio attraverso i suoi pezzi iconici. Giovedì è il turno di Telfar Clemens, il designer liberiano-americano apprezzato per lo stile unisex, che presenta il suo concetto di moda fluida e “simplex”, e di Stefano Pilati, in pista alla Leopolda con la sua label indipendente Random Identities. Da non perdere durante la kermesse l’installazione alla Dogana che vede protagonista la Woolrich Arctic Capsule, in occasione dei 190 anni del brand, mentre alla Fondazione Zeffirelli apre Celeblueation, antologica di 300 pezzi, tra sketch, disegni e abiti di Renato Balestra, scelti personalmente dal couturier. Tra i topic trend è sicuramente da tenere d’occhio Paltò, che prosegue il suo percorso di innovazione del cappotto attraverso il costante connubio tra heritage e ricerca.
TRAILBLAZER Chiara Boni
Camicia unisex stampa Inferno - Divina Commedia Alessandro Enriquez
Blazer tartan in flanella di lana lambswool sovratinta con trattamento frosted, Santaniello Cinque tasche in sustainable denim Re-Hash 77
MODA
Aeronautica Militare
La collezione racconta tre differenti caratteri di questo capo così simbolico del guardaroba maschile: Archivio, Hybrid e Plus. Tre anime che convivono insieme e che hanno come denominatore comune l’ambizione di raccontare il fascino senza tempo dei prodotti italiani. Cocktail di novità per Alessandro Enriquez con due capsule: una in collaborazione con l’italianissima e storica azienda Tessitura Monti e l’altra con il colosso giapponese Sanrio. Il tema del prossimo inverno s’ispira alla Divina Commedia, il capolavoro di Dante che nel 2021 compie 700 anni, in chiave ironica, pop e irriverente. Inferno, Paradiso e Purgatorio in stile contemporaneo, illustrati e colorati. Per Sanrio, Alessandro seleziona e racconta in chiave fashion gli iconici personaggi nipponici (Keroppi, Bad Batz Maru, Little Twin Star, fratelli di Hello Kitty) su felpe, t-shirt, denim e camicie in jacquard dalle tinte bright, realizzate da Tessitura Monti. Tocchi di originalità e raffinatezza anche per Manuel Ritz: black jungle pattern è la fantasia dai tratti coloniali reinterpretata grazie a un inedito touch wrong dal concetto hand made, mentre un Pollock camo ricrea in maniera astratta il classicissimo camouflage con macchie di colore raffinatamente incoerenti. Sempre dal Centro Italia anche Re-Hash con il suo sustainable denim made in Italy, mentre dal Sud arriva la grande sartoria che esporta anche all’estero, come Berwich, Tagliatore e Santaniello. Immancabile lo sportswear, con Aeronautica Militare che propone una pre-collezione di grandissima versatilità. Capi coordinati e mixabili tra loro, che ruotano intorno a sei colori: blu, rosso, giallo, grigio mélange e due nuance jolly, bianco e nero, abbinabili con tutto. La linea celebra il Reparto sperimentale Volo e rende omaggio al suo stemma, l’Icaro alato, proiettandosi al contempo nel futuro. Difficilissimo elencarli tutti, sono 1.203 i marchi presenti a Pitti Uomo 97. Meglio perdersi dentro Fortezza da Basso e tra le vie di Firenze. C.M.
FIRENZE 109 FRECCE AL GIORNO 78
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dentità poliedrica per la 90esima edizione di Pitti Bimbo. Dal 16 al 18 gennaio Fortezza da Basso si anima di 543 collezioni for kids. Tra le novità il debutto al Teatrino Lorenese di 65 Benetton street, prima passerella a Firenze di United Colors of Benetton. Lo stilista Jean-Charles de Castelbajac s’ispira alle città di oggi, perché la strada è il più grande museo d’arte contemporanea e i giovani abitanti di Benetown vestono seguendo l’iconografia storica del
brand, del colore e dello sportswear, con in più una identità forte, fatta di ironia e dolcezza, ma anche di cultura cittadina. Attenzione al Pianeta e alle nuove generazioni con Petit Bateau e Treedom. La storica maison francese per l’infanzia e la piattaforma web per la piantumazione a distanza di alberi presentano un’iniziativa di sostenibilità ambientale e sociale: un kit nascita esclusivo in cotone organico con il cui acquisto è compresa la messa a dimora di una specie arborea. Il progetto Fashion comics è invece dedicato quest’anno ai Line Friends, personaggi creati originariamente come sticker per una famosa app di messaggistica mobile. L’iniziativa è stata ideata dal creativo e influencer Alessandro Enriquez e sviluppata in collaborazione con Wildbrain CPLG, che gestisce il marchio Line Friend in tutta Europa. Al Top Floor del padiglione centrale, ogni stilista coinvolto partecipa con una collection dedicata al personaggio Brown & Friends, tra i brand Monnalisa, Philosophy by Lorenzo Serafini, Mc2 Saint Barth, Akep, 2Star, Pinko Up, Diadora. Un altro evento da non perdere è lo
Fashion comics Line Friends
Monnalisa Athleisur
show di Monnalisa, da 50 anni leader nell’abbigliamento premium per bambini, alla Stazione Leopolda giovedì 16 alle 19. Per l’inverno 2020-21 il brand toscano lancia la linea Athleisur per girl and boy, fondata su capi coordinati che strizzano l’occhio agli anni ’70 e ’90. Per lei pantaloni tecnici a zampa, top bra in jersey e lezioso antivento. Per lui, calzoncini tecnici con pantatight incorporati da abbinare a t-shirt modello football, con tanto di gilet da jogger. Non mancano, infine, le speciali sfilate firmate Pitti Immagine, una selezione di collezioni sofisticate ed esclusive in mostra nella sezione Apartment e gli innovativi e sperimentali marchi in scena a KidzFIZZ. C.M.
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L’ITALIA che fa IMPRESA
NATURALMENTE PELLE DNA ARTIGIANALE, INNOVAZIONE ED ECOCOMPATIBILITÀ SONO IL MIX INIMITABILE CHE FA DEL DISTRETTO CONCIARIO SULL’ARNO IL PERNO DI UN’ECONOMIA CIRCOLARE UNICA AL MONDO di Andrea Guolo - andreaguolo@gmail.com Photo Simone Bartoletti [ilgrandangolo.biz]
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n un piccolo territorio nel cuore della Toscana nascono le pelli più preziose del mondo, destinate alla moda e al lusso. Il distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, tra Firenze e Pisa, è un po’ la Silicon Valley di questa economia così radicata nella storia dell’uomo e al tempo stesso innovativa, in una costante evoluzione di trend e di processo. Questa capacità di innovare, unita a una forte sensibilità per le tematiche ambientali e per la sostenibilità, hanno fatto del prodotto pelle, così come viene concepito nel comprensorio toscano, il materiale di riferimento per borse, scarpe, capi d’abbigliamento. Circa 600 aziende, tra concerie e indotto, danno
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lavoro a seimila “maestri della pelle”, per un giro d’affari di circa 2,4 miliardi l’anno. Dagli stabilimenti avveniristici e di design che sorgono lungo il corso del “fiume d’argento” dipende il 35% dell’intera produzione nazionale di pelle conciata e la quasi totalità del cuoio che si utilizza per realizzare le suole delle scarpe. Ed è un distretto industriale unico al mondo anche per la capacità dimostrata dalle imprese toscane nell’unire produzione e rispetto per l’ambiente. Al punto che, ricorda il direttore dell’Associazione Conciatori, Aldo Gliozzi, «da noi vengono delegazioni da tutto il mondo, e in particolare da Paesi dove la conceria rappresenta un problema ambientale, per
capire come sia stato possibile realizzare tutto questo. Dalla Cina, per esempio, si mossero, alcuni anni fa, perfino il presidente della Repubblica Popolare Hu Jintao e l’allora primo ministro Wen Jiabao. Cosa fa della pelle di Toscana un unicum a livello globale? Se parliamo di prodotto, direi il livello qualitativo e i contenuti moda, dove siamo leader. In termini organizzativi, invece, la peculiarità della Toscana è l’assetto consortile che il distretto si è dato per affrontare, fin dagli anni Settanta, la gestione delle tematiche ambientali, anticipando gli stessi obblighi di legge. Gli imprenditori compresero allora che,
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se volevano continuare a operare in Toscana, dovevano rendere sostenibile la loro attività. E così hanno fatto, in sinergia con le amministrazioni locali. Perché quella della pelle viene considerata un’economia circolare per antonomasia? Perché le nostre concerie utilizzano uno scarto dell’industria alimentare, recuperandolo e valorizzandolo per trasformarlo in un materiale ad alto valore aggiunto per la moda e per il lusso. Se i conciatori non lo facessero, avremmo un serio problema ambientale da risolvere: ogni giorno, nel mondo, l’equivalente di mille camion di pelli sarebbe destinato alla discarica o all’inceneritore. Invece, da quel rifiuto, ricaviamo un bene prezioso. Industria ed ecocompatibilità possono coesistere? Secondo noi sì. Il distretto toscano è la
cartina di tornasole di come, in una regione nota per il paesaggio e le città d’arte, si possa fare produzione conciaria in totale sintonia con l’ambiente. Perché la pelle viene considerata un materiale prezioso? Perché, grazie al livello raggiunto oggi dalla conceria, e in particolare dalle nostre aziende, possiede delle qualità intrinseche di bellezza e naturalezza che altri prodotti difficilmente riescono a raggiungere. Cosa si fa con le vostre pelli? La produzione conciaria toscana è destinata perlopiù alle calzature, alla pelletteria e all’abbigliamento. I più importanti marchi del fashion mondiale vengono da noi per sviluppare le loro collezioni e realtà come Gucci e Chanel si sono insediate direttamente, acquisendo concerie. Inoltre, player conciari esterni al distretto si stanno stabilendo in Toscana perché la considerano un luogo idoneo alla produzione sostenibile. Cosa sarebbe la moda senza i conciatori toscani? Certamente la moda è ben contenta che ci siano i nostri conciatori. Noi siamo convinti che l’unione e la vicinanza di tante aziende, in una realtà territoriale ristretta come la nostra, inneschi una sorta di competizione fondata sulla volontà di fare meglio, a beneficio dei clienti del distretto. Qual è la differenza tra una pelle di qualità e una mediocre? Al di là dell’origine del materiale, la dif-
ferenza la fa chi trasforma quella pelle. Il know-how degli operatori è fondamentale, in un processo produttivo che è sì altamente tecnologico, ma non ha perso il proprio dna artigianale. Basti pensare che, durante il ciclo conciario, una pelle viene fisicamente toccata da 80 a 100 volte. Perché, secondo lei, chi ama gli animali non dovrebbe comunque rinunciare a utilizzare la pelle? Al di là del fatto che la quasi totalità degli animali non viene sacrificata per le pelli, ma per ragioni alimentari, i nostri stessi clienti sono sempre più attenti ed esigenti in fatto di benessere animale in vita e di tecniche di allevamento che evitino le sofferenze. Quelle esigenze oggi entrano a far parte degli stessi capitolati siglati tra cliente e fornitore. A chi, in generale, ama la natura vorrei ricordare che la pelle si lavora da migliaia di anni e la plastica da alcune decine di anni ma, come sottolineano importanti operatori del settore, negli oceani ci risulta però che esistano isole di plastica, non isole di pelle. Anche a bordo dei treni c’è la pelle. La fate voi? Quella dei sedili in pelle non è una specializzazione tipica toscana. Ma di sicuro un treno che profuma di pelle è particolarmente affascinante. distrettosantacroce.it DistrettoSantaCrocePelleToscana distrettosantacroce
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ANNI VERDI
Camilla Pintonato in La freccia azzurra di Gianni Rodari (Einaudi Ragazzi, 2019)
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nel 1970, il premio Hans Christian Andersen. Tra le sue opere più famose: Favole al telefono, Filastrocche in cielo e in terra e La freccia azzurra, storia di un trenino elettrico, il più bel giocattolo della Befana. Racconti che evocano gioia e
Mi hanno detto, cara Befana, che tu riempi la calza di lana, che tutti i bimbi, se stanno buoni, da te ricevono ricchi doni. Io buono sono sempre stato ma un dono mai me l ’hai portato. Anche quest ’a nno nel calendario tu passi proprio in perfetto orario, ma ho paura, poveretto, che tu viaggi in treno diretto: un treno che salta tante stazioni dove ci sono bimbi buoni. Io questa lettera ti ho mandato per farti prendere l ’a ccelerato! O cara Befana, prendi un trenino che fermi a casa d ’o gni bambino, che fermi alle case dei poveretti con tanti doni e tanti confetti.
spensieratezza, connaturati agli anni verdi. Ma, purtroppo, non sempre è così. Questa cartolina apre il sipario su difficoltà, problemi di salute e fenomeni che possono colpire i piccoli e le loro famiglie, senza però far morire la speranza e la solidarietà.
© Publifoto/LaPresse
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ento anni fa nasceva a Omegna (VB) Gianni Rodari, geniale autore di opere per l’infanzia che hanno riscosso unanime successo di pubblico e critica. I suoi libri hanno meritato diversi riconoscimenti, fra cui,
[da Prime fiabe e filastrocche, Einaudi Ragazzi (2011)].
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ANNI VERDI
PAZIENTI DA COCCOL ARE
Anna con il suo Rex
PET THERAPY, ATTIVITÀ SCOLASTICHE, PITTURA E SPORT NELLA CASA PEDIATRICA DI MILANO DIRETTA DAL PROFESSOR LUCA BERNARDO di Andrea Radic
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na casa accogliente, luminosa, colorata, con opere d’arte alle pareti, dove il personale specializzato e competente ti accoglie con un sorriso. Ci troviamo nella struttura pediatrica di eccellenza dell’Ospeda-
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Andrea_Radic
le Fatebenefratelli di Milano, dove l’imperativo è coccolare i pazienti. Si chiama Casa Pediatrica ed è stata realizzata dal professor Luca Bernardo in un anno e mezzo. Qui lavorano 18 medici specialisti e una quarantina tra infermieri, personale
del comparto «e i volontari dell’associazione Francesco Vozza Onlus, che compongono quella parte fatta di cuore, disponibilità e attenzione alla persona», ci racconta Bernardo. «Sono qui dal 2005, dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti.
Rientrato dall’estero, ho cominciato a considerare gli esempi di altri Paesi ma anche a guardare dentro casa nostra, per realizzare un dipartimento pediatrico diverso dagli altri. Un luogo dove le persone non sentano l’odore della malattia, il rumore dell’ospedale e il sapore delle difficoltà, che a volte nelle strutture pubbliche si avvertono, ma dove trovare, oltre alla preparazione scientifica e alla cultura medica, accoglienza, sicurezza e certezza». Il pubblico che funziona. Ricordiamo che la sanità lombarda è una delle migliori del mondo, non secondo me ma a livello riconosciuto. Sappiamo anche che in Italia, come dappertutto, ci sono situazioni insufficienti che, purtroppo, a volte portano alla malasanità. Noi invece abbiamo deciso di puntare al meglio convincendo i privati ad aiutarci a realizzare quella che oggi è la Casa Pediatrica, dove i bambini ricoverati si trovano bene e, con loro, pure le famiglie. L’obiettivo è evitare l’angoscia del ricovero, per questo tanti colori, tanta luce. Numerosi artisti contemporanei hanno donato le loro opere per abbellire gli spazi, da Marco Lodola a Elio Fiorucci, da Veneziano a Innamorato. Tante
persone e aziende (che non devono avere nulla a che fare con il settore sanitario) ci sostengono con eventi per raccogliere fondi e molto spesso singoli cittadini decidono di aiutarci, anche con poco, pochissimo, ma con grande volontà. Ogni stanza e ogni arredo del reparto riportano una targhetta che ringrazia chi ha contribuito. La Casa Pediatrica è davvero di tutti, qui familiari e parenti possono entrare a qualsiasi ora per fare visita ai piccoli degenti, anche portando il proprio animale domestico, perché la pet therapy aiuta moltissimo chi è ricoverato. Per addolcire il distacco da casa? Esattamente, in particolare i pazienti neurologici trovano grande aiuto e conforto nell’interagire con un animale, comunque sotto il controllo di specialisti di un’altra associazione. Siamo i primi in Italia, e probabilmente ancora gli unici, ad avere stanze dedicate ai pazienti che hanno animali domestici. È una terapia importante che porta risultati straordinari. L’animale può accompagnare il suo piccolo proprietario fino alla porta della sala operatoria o stare con lui durante un esame o un controllo. E per coloro che sono allergici
al pelo, abbiamo avuto da un’azienda la disponibilità di alcuni zoomer, cagnolini robot che si comportano come veri amici a quattro zampe. La Casa Pediatrica offre anche molte attività. I nostri ragazzi possono studiare per non perdere la scuola, grazie all’Istituto Cavalieri, svolgere attività ludico-pittoriche in collaborazione con l’Accademia di Brera e anche alcune attività sportive. Questo affinché non “sentano” il ricovero e non si annoino. Già devono sopportare la malattia e il dolore, meritano tutte le coccole possibili. Il pediatra è un mestiere per persone un po’ speciali? Cuore, testa, voglia e volontà sono le caratteristiche che tutti dovremmo mettere nel lavoro. Nel nostro caso, poi, tutto assume un carattere particolare, perché aiutare famiglie che hanno figli con problemi di salute è difficile anche per noi dal punto di vista umano e scientifico, però arriva il momento bello quando possiamo dimetterli e mandarli a casa. Tutto questo lo facciamo con il sentimento, che viene sempre prima della scienza. ArtecomeTerapiaFatebenefratelli
Al centro il professor Luca Bernardo con alcuni membri della sua équipe di medici specialisti, infermieri e volontari della Casa Pediatrica di Milano
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© Luri Botticelli
ANNI VERDI
Una delle tappe del progetto Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro
DALLA PARTE DEI MINORI MOIGE, UN MOVIMENTO DI GENITORI E VOLONTARI PER TUTELARE BAMBINI E ADOLESCENTI DA FENOMENI COME LA VOLGARITÀ IN TV, IL BULLISMO E LE DIPENDENZE DA FUMO E ALCOL
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uro è il lavoro per un genitore. Anche se l’attenzione è massima su scuola, educazione e alimentazione, purtroppo la società moderna, fatta di social network e facilità di accesso a contenuti televisivi, porta nuovi campanelli d’allarme per mamma e papà. Come tutelare i propri figli? Come avere supporto nell’arduo compito di creare le generazioni future? La Freccia chiede consiglio ad Antonio Affinita, direttore generale del Moige Movimento italiano Genitori onlus, che da oltre 20 anni si impegna per migliorare la vita di bambini e adolescenti e 86
A cura di Cecilia Morrico
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delle loro famiglie in Italia. Quando nasce e cos’è il Moige? Nel 1997 quando io e mia moglie, Maria Rita Munizzi, essendo diventati genitori di due gemelli, nel vedere in prima persona la scarsa attenzione pratica prestata dal sistema sociale verso i diritti dei minori, decidemmo di attivarci in modo appassionato e innovativo in difesa dei diritti della famiglia e dei giovani in Italia. Una delle nostre prime battaglie fu quella di denunciare la tv violenta e volgare, chiedendo al sistema televisivo di essere responsabile nella programmazione e alle istituzioni di legifera-
re per tutelare con norme specifiche bambini e adolescenti. Ci riuscimmo con successo in quanto il Codice televisivo minori divenne, poco dopo, legge. Un’altra iniziativa dei primi anni, che mi piace ricordare, è quella portata avanti per garantire alle donne con figli o in gravidanza dei parcheggi riservati nei luoghi pubblici: i parcheggi Rosa, che partiti da Roma ora sono diffusi praticamente su tutto il territorio italiano. Oggi operiamo a livello nazionale con attività di formazione, prevenzione e sensibilizzazione in risposta a emergenze sociali come droga, alcol, bullismo, cyber-
bullismo, pedofilia, gioco d’azzardo e tv violenta e volgare, coinvolgendo giovani, adulti e genitori con l’obiettivo di educare i ragazzi ad affrontare con sicurezza le sfide quotidiane. Quali le ultime iniziative attivate? Il Moige ha istituito un osservatorio per raccogliere le segnalazioni e offrire gratuitamente supporto psicologico e legale alle famiglie, alle mamme e ai papà a cui sono stati sottratti, o sono in procinto di essere tolti, ingiustamente i figli. Questo è possibile grazie alle nostre psicologhe e soprattutto grazie alla rete di legali che hanno scelto di collaborare con noi in difesa delle mamme e dei papà. Da questo progetto, che si è sviluppato nel periodo delle Feste appena trascorse, è nata la campagna #Nataleinfamiglia. L’obiettivo è stato quello di aiutare concretamente il maggior numero di famiglie che in Italia vivono in condizione di povertà. Grazie ai fondi raccolti con questa campagna è stato possibile fornire alle neo mamme beni di prima necessità come latte in polvere e omogeneizzati, biscotti e pannolini. Si parla spesso di cyberbullismo: il Moige come contrasta il fenomeno? Da oltre dieci anni collaboriamo con il Miur, la Polizia postale, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e con Anci (Associazione dei Comuni italiani), con lo scopo di coinvolgere i Comuni e le scuole nella prevenzione e nel contrasto di bullismo e cyberbullismo, attraverso il nostro Centro mobile per il sostegno e il supporto delle vittime, nel quale incontriamo docenti e ragazzi fornendo gratuitamente sostegno psicologico ed educativo. Solo negli ultimi tre anni, con la campagna nazionale Giovani ambasciatori contro il bullismo e il cyberbullismo per un web sicuro abbiamo coinvolto in attività di prevenzione e formazione su questi temi oltre 400mila genitori, 200mila studenti e diecimila docenti. Il progetto nasce dall’esigenza di porre un freno al dilagante fenomeno che colpisce i giovani specie nei contesti scolastici e che continua a seminare vittime. Per capire abbiamo avviato un’indagine con l’Università Sapienza di Roma da cui emerge che per otto
ragazzi su dieci non è grave insultare, ridicolizzare o rivolgere frasi aggressive sui social, sette ragazzi su dieci non considerano grave pubblicare immagini non autorizzate della vittima. Altro argomento preoccupante è il consumo di alcol tra i più giovani che, insieme al fumo, da motivo di integrazione sociale di gruppo può diventare dipendenza. Come cercate di sensibilizzare i ragazzi su questi temi? Parliamo con loro nelle scuole attraverso le campagne di prevenzione e formazione, coinvolgiamo minori, docenti e genitori, in attività di sensibilizzazione contro l’uso di tutte le sostanze alcoliche e stupefacenti. Inoltre, nel 2019 abbiamo promosso l’indagine Venduto ai Minori con l’obiettivo di inquadrare il fenomeno dei prodotti vietati agli adolescenti, che sono venduti ugualmente da parte di adulti complici che disprezzano la salute e il benessere dei nostri figli. Con questo studio abbiamo evidenziato che, pur con alcune differenze, tabacco, cannabis light, gioco d’azzardo, alcol e pornografia sono somministrati ai minori in modo continuo, con percentuali altissime, in palese violazione delle norme. Questo ci fa
capire come sia necessario intervenire con urgenza presso gli esercenti e tutta la rete distributiva. Sono 35 le città in cui siete presenti e 80mila i genitori coinvolti. Come siete arrivati a questi numeri e quali le aspettative future? Sul territorio siamo presenti con i nostri genitori volontari che ci sostengono nella realizzazione delle attività e ci supportano nelle campagne. Inoltre, siamo costantemente presenti attraverso il Centro mobile, con cui abbiamo raggiunto moltissime città su tutto il territorio, e la rete delle scuole amiche: solo nel 2019 abbiamo coinvolto più di mille scuole. Tramite l’impegno quotidiano e lavorando con passione sul territorio perseguiamo l’unico obiettivo di tutelare i giovani dai pericoli a cui sono esposti. Confidiamo nell’aiuto di tanti che hanno a cuore i minori, in quanto i nostri progetti hanno bisogno del sostegno di tutti. Cittadini, istituzioni e aziende attraverso una donazione possono scegliere di supportare le nostre attività per proteggere bambini e adolescenti che sentiamo tutti nostri figli. moige.it Moige_genitori MoigeOnlus
Antonio Affinita
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IN VIAGGIO CON
QUEL BACIO IN GALLERIA
IL TEMPO DI UN TRENO IN VIAGGIO CON L’ATTORE MAURIZIO LOMBARDI, DA GENNAIO SU SKY NEI PANNI DEL CARDINALE MARIO ASSENTE IN THE NEW POPE DI PAOLO SORRENTINO di Andrea Radic
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© Gianni Fiorito
Maurizio Lombardi e Cécile de France sul set del film The New Pope di Paolo Sorrentino
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na passione sfrenata per il suo mestiere, in cui crede profondamente e mette tutto l’impegno di cui è capace. «Non si è mai arrivati, si impara continuamente, si può e si deve crescere sempre e puntare allo spettacolo o al film che ti permette di lasciare qualcosa agli altri. Con quell’egoismo tutto particolare dell’attore che calca il palcoscenico come protagonista, ma per darsi e regalare emozioni al pubblico. Io voglio vincere».
Ha carattere e volontà da vendere Maurizio Lombardi, che dal 10 gennaio è il cardinale Mario Assente in The New Pope, serie tv creata e diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino, in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming su Now Tv. Poi è al cinema nel Pinocchio di Matteo Garrone, in Tiger di Ronnie Sandahl, nell’ultimo film di Pif per un divertente cameo e nella seconda stagione di Riviera, nei panni di un mercante d’arte veneziano. Senza escludere un possibile ritorno a
teatro in primavera. Siamo a bordo del Frecciarossa che da Roma, dove è impegnato sul set, ci porta a Firenze. Come sarà The New Pope? Vedremo due papi a confronto e, soprattutto, due splendidi attori magistralmente diretti, Jude Law e John Malkovich. Paolo Sorrentino ci tiene a sottolineare che non si tratta del seguito di The Young Pope, è una storia diversa, anche se, in qualche modo, ne è figlia. Ho girato delle scene meravigliose che mi hanno sorpreso sia nell’interpretarle che nel leggere la sceneggiatura. Una scrittura sontuosa, commovente, ho trovato il settimo episodio, presentato a Venezia, splendido anche nella visione. Una vera produzione internazionale con HBO, Canal Plus e Wildside di Lorenzo Mieli. E tu torni nei panni di... Del cardinale Mario Assente, che in questa serie entra a far parte dell’entourage del cardinale Angelo Voiello. Un ruolo pieno, che mi vede presente in tutti gli episodi. Ti senti arrivato? Non si arriva mai, un attore che arriva è un attore finito. O, come dice Ugo Chiti, «un attore comodo è un attore morto». Non puoi stare comodo nell’arte, la responsabilità è troppo grande. Devi esplorare i tuoi limiti e volerli superare. Prima o poi dalla tua bottega deve uscire quel pezzo come è successo a Benvenuto Cellini con il Perseo. Riconosci la magia del cinema? Totalmente. Ora sono sul set di una nuova serie, ci sono decine di persone, alcuni omoni enormi, duri, sembrano gladiatori, ma quando li senti parlare di cinema hanno tutti la medesima luce negli occhi. È proprio una magia e come tale non te la spieghi: guardi in macchina e scatta. La sensazione più bella sul set? I momenti di grande commozione che si generano durante una scena, di una tale forza che ti scendono le lacrime… allora ti stoppano, rifanno il trucco, reciti ancora e ancora ti commuovi, e di nuovo sistemano il trucco. Ecco, quell’emozione provata per diverse ore è una sensazione che ti stanca, ma quando torni a casa, salti di gioia. 89
IN VIAGGIO CON
Il tuo rapporto con il viaggio? Cinematografico (Maurizio guarda fuori dal finestrino scorrere fotogrammi ad alta velocità, ndr). Il finestrino è un fotogramma grandissimo che mostra paesaggi e sfondi. Il treno è cinema in movimento. Si creano momenti quasi intimi, ricordo un viaggio sul Frecciarossa durante il quale giocava l’Italia. Ci siamo ritrovati in 20, senza conoscerci, intorno a un iPad per seguire la partita. Poi tutti al bar a bere insieme. E poi, ti dico la verità, il treno è davvero la rappresentazione del nostro Paese, dalle littorine che portavano gente dal Sud al Nord fino a oggi. Sul treno ci si osserva, ci si ascolta, c’è tanta umanità, favorita anche dai vagoni open space. Quando hai cominciato a viaggiare in treno? Andavo a scuola a Firenze partendo da Pontassieve. Anche le prime tournée con l’Arca Azzurra di Ugo Chiti le facevo in treno. Da Firenze a Udine o Venezia, quanti viaggi, quanti incontri, alcuni bellissimi. Colpi di fulmine? Una volta sulla linea per Genova, complici le numerose gallerie, ci scappò un bacio. Finì subito, durò il tempo di un treno. Come sei diventato attore? A Pontassieve, dove sono nato e cresciuto, grazie a Giuliano, un signore che riuniva noi ragazzi al Circolino. Alla porta accanto abitava Alessandro Benvenuti. Io ero pischello e tutte le volte che lo vedevo uscire, caricare la macchina e partire per Roma, mi dicevo: «Voglio diventare come lui», ma non pensavo che l’avrei fatto davvero. Poi, durante i primi spettacoli per la parrocchia, mi venne a vedere il vesco-
vo. Una ragazza bionda dai capelli lunghi mi disse: «Andiamo a San Casciano, al laboratorio teatrale di Ugo Chiti», e cominciò tutto, con Quattro bombe in tasca. Ora sto tampinando Chiti perché voglio tornare a lavorare con lui, diretto da lui. Sei partito dal teatro, ci tornerai? Devo, assolutamente, per un attore è come i live per un musicista. Sul palco hai libertà, c’è il pubblico che vuole lo show, devi dare tutto te stesso, niente elucubrazioni mentali da pseudointellettuali, soltanto energia e forza. Un teatro da frontman come Gigi Proietti e Dario Fo, addirittura teatro-canzone come quello di Giorgio Gaber: canto, ballo e recitazione, uno spettacolo completo. Quanto talento e quanta tecnica servono per essere attore? Follia, quindi anarchia, e disciplina sono le due parole che regolano questo mestiere. L’attore è un folle, si met-
Maurizio Lombardi sul Frecciarossa con il giornalista Andrea Radic
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te costantemente in gioco, ma deve avere disciplina. Viaggia moltissimo, dorme in luoghi assurdi, raggiunge paesini di cui ignorava l’esistenza. Ma quando entra nel piccolo teatro di un piccolo paese e trova le persone che hanno scelto di venire a vederlo, lascia loro un messaggio e un pezzetto di sé. Si finisce di fare l’attore solo quando si muore veramente. L’epitaffio di uno dei più celebri histriones fu “sono morto tante volte, ma così bene mai”. Tu sei mai morto? Tante volte. Una grande morte, quasi hollywoodiana, in 1994: galleggiavo nel mare smeraldo della Sardegna. Ero io, niente controfigura, nuotavo con i droni che mi seguivano a 50 centimetri. Recitare è un fatto fisico, si fatica. Il corpo è importantissimo, tenerlo allenato è un dovere e allunga la carriera. Anche la curiosità è una fondamentale fonte d’ispirazione, chi la stimola di più sono i giovani. Come quelli che frequentano la mia Action class, la mia palestra dell’attore a Firenze, mi tengono aggiornato, mi danno la temperatura del gusto dei tempi contemporanei. Vesti volentieri panni storici nei film in costume? Vorrei girare un film di cappa e spada, con grandi mantelli e cappelli a tirare di spada come un dannato. Oppure un film di pirati, di abbordaggi... ma in Italia non li girano. O i western, pensa che meraviglia. Sorride, con ai piedi un paio di stivali anni ’70.
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
L’INTERPRETE SIAMO REALMENTE COSCIENTI E PRESENTI NELLE NOSTRE VITE? QUANTE DELLE NOSTRE SCELTE SONO DETTATE DALLA VOLONTÀ E QUANTE DALLE CIRCOSTANZE E DALLE PAURE?
È
una riflessione sul presente, o meglio su ciò che realmente facciamo perché il nostro vissuto sia il più vicino possibile ai nostri ideali. Spesso siamo vittime di meccanicismi, agiamo senza pensare, talvolta quando ci soffermiamo a riflettere quasi temiamo i nostri pensieri. Anche Eva, la protagonista del romanzo di Annette Hess, sempre di più, comincia a sentirsi estranea alle sue abitudini. Non riesce a trovare un confronto e neanche un conforto nella sua famiglia. Si fanno strada in lei le contraddizioni tra ciò che sente giusto e il modo in cui decide di agire. Francoforte 1963. Eva è una giovane interprete dal polacco, in procinto di sposarsi. Nel suo lavoro traduce di solito documenti legali e commerciali. Una sera, però, viene chiamata d’urgenza per un lavoro insolito. Siamo nell’anno del processo di Francoforte-Auschwitz, il primo procedimento giudiziario della Germania post bellica a sensibilizzare l’opinione pubblica sui crimini nazisti. E proprio Eva, nonostante l’opposizione della famiglia e del fidanzato, accetterà di essere l’interprete di questo maxi processo contro i capi dei lager nazisti. Da questo momento cominciano in lei i dubbi, la spasmodica curiosità per una realtà così vicina nello spazio e nel tempo, ma anche così lontana dal suo quotidiano. Il processo an-
drà avanti per mesi, coinvolgendola sempre di più. I racconti dei testimoni toccheranno le corde più profonde della sua anima e del sentire comune, seppure in molti sembreranno ancora diffidare di quelle parole. Quando si comincerà a parlare di camere a gas e di torture nel campo di Auschwitz, Eva dovrà fare i conti con una nuova realtà da cui resterà all’inizio schiacciata. Annette Hess, attraverso la sua giovane interprete, riesce a sviscerare dal profondo la reazione del popolo tedesco di fronte a quanto accaduto nei campi di concentramento. L’estraneità lascia il passo allo sgomento e all’incredulità e la protagonista dovrà scontrarsi con un’amara verità, che riguarda non solo il suo Paese, ma anche la sua famiglia. Sarà per lei un rito di passaggio, da giovane timida e sottomessa qual è, questa nuova consapevolezza la farà diventare, non senza sofferenza, indipendente e determinata. La graduale presa di coscienza sarà il trampolino di lancio verso la sua emancipazione. Con coraggio Eva sceglierà di voltare le spalle alla famiglia che scopre essere stata complice consapevole e silente di questo abominio e prenderà la strada che veramente vuole percorrere. Il processo di Francoforte, in verità, fu un processo nel processo. Da una parte il procedimento giudiziario contro gli imputati nazisti, dall’altra il pro-
cesso sociale contro l’indifferenza e la negazione dell’intera nazione di fronte ai crimini efferati compiuti da quegli imputati che, all’opinione pubblica, sembravano innocui padri di famiglia e non assassini seriali autorizzati dal governo. In questo romanzo si parla di impegno e di rinascita, ma anche di omertà, vergogna e indifferenza. E si fa luce alla generazione postbellica e a quello che il nazismo ha loro lasciato.
Annette Hess, Neri Pozza, pp. 320 € 18
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UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura BRANI TRATTI DA L’INTERPRETE
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ürgen deglutí, si tolse il cappello e prese dal sedile del passeggero un mazzo di fiori avvolto nella carta velina. Scese dall’auto e si avvicinò a Eva. Voleva sorridere, ma all’improvviso qualcosa lo pizzicò da dietro, un morso rapido e doloroso, sul polpaccio. Un bassotto. «Purzel! Via! Via!» urlò Eva. «Stefan, portalo via! In camera da letto!». Il bambino brontolò, ma prese il cane e lo condusse in casa, sgambettando. Eva e Jürgen si guardarono imbarazzati. Non sapevano esattamente come si sarebbero dovuti salutare sotto lo sguardo della famiglia di lei. Si diedero la mano e dissero contemporaneamente: «Mi dispiace, sono così curiosi» e: «Che comitato di benvenuto! A cosa devo l’onore?». Appena Jürgen le lasciò la mano, il padre, la madre e la sorella si ritirarono dalle loro postazioni di vedetta come conigli nelle loro tane. Eva e Jürgen rimasero soli. Una folata di vento gelido turbinò sulla strada. «Ti piace l’oca?» chiese Eva.
«Da giorni non penso ad altro». «Devi solo andare d’accordo con il mio fratellino. Poi avrai tutti dalla tua parte». Entrambi risero, senza sapere perché. Jürgen si diresse verso la porta della trattoria, ma Eva lo guidò a sinistra, all’ingresso dell’abitazione. Non voleva farlo passare per la sala da pranzo semibuia, con quell’odore di birra versata e cenere umida. Perciò salirono fino all’appartamento al piano superiore, lungo le scale lucidate con il corrimano nero. L’edificio a due piani era stato ricostruito dopo che, durante la guerra, un attacco aereo sulla città l’aveva quasi completamente distrutto. La mattina dopo quell’inferno era rimasto soltanto il lungo bancone all’aperto, esposto alle intemperie senza alcuna protezione. La madre di Eva era in attesa sulla porta e sfoderò il sorriso che di solito riservava ai clienti abituali della trattoria. La sua faccia zuccherosa, come la chiamava Stefan. Edith Bruhns indossava il doppio filo di granati, i piccoli
pendenti dorati con le perle coltivate e la spilla d’oro a forma di trifoglio. Sfoggiava tutti i suoi gioielli, cosa che Eva non le aveva mai visto fare prima di allora. Le tornò in mente una fiaba che aveva letto a Stefan, su un abete che dopo Natale viene riposto in solaio per essere bruciato in cortile a primavera: ai suoi rami rinsecchiti sono ancora appesi i resti della vigilia, dimenticati. Quantomeno è in tema con la terza domenica di Avvento, pensò. «Signor Schorrmann, cos’ha portato con questo tempo? Rose a dicembre?! Dove le ha scovate, signor Schorrmann?». «Si chiama Schoormann, mamma, con due o!». «Mi dia pure il cappello, signor Schoooormann». [...] Poco dopo sedevano tutti a tavola e guardavano il volatile fumante, accanto al quale in un vaso di cristallo facevano bella mostra le rose gialle portate da Jürgen. O, per meglio
Il primo processo di Francoforte-Auschwitz è dichiarato aperto nell’aula plenaria del consiglio comunale di Francoforte il 20 dicembre 1963, alla presenza di giornalisti, fotografi e cineoperatori © Roland Witschel/picture alliance Getty Images
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Un assaggio di lettura
dire, parevano un corredo funerario. La radio a basso volume trasmetteva un’irriconoscibile musica tipicamente domenicale e sulla credenza girava una piramide natalizia, azionata da tre candele tremolanti. La quarta era ancora intatta. Al centro della piramide c’erano Maria, Giuseppe e la mangiatoia con il bambinello davanti a una stalla. Intorno alla famiglia pecore in movimento, pastori e i tre Re Magi con i cammelli che si muovevano in un eterno girotondo. Non avrebbero mai raggiunto la santa famiglia, non avrebbero mai potuto porgere i loro regali a Gesù bambino. A Eva da piccola questo pensiero metteva tristezza e un giorno aveva sottratto al re moro il suo dono e lo aveva posto davanti alla mangiatoia. [...] Era uno di quei giorni senza tempo, senza alba né tramonto, che rimangono grigi dall’inizio alla fine, che non si scaldano né rinfrescano. Anche la neve persisteva solo come un ricordo. Eva aveva percorso tutta la strada fino alla Bürgerhaus a piedi. E a ogni passo aveva perso sempre più coraggio, lo aveva sentito disperdersi come la condensa nei tombini e, quando era giunta a destinazione, era quasi scomparso del tutto. Ma non appena entrò nell’atrio affollato, non appena individuò i numerosi reporter e due uomini con pesanti telecamere e riconobbe alcuni degli imputati che si stringevano la mano a vicenda; non appena notò i poliziotti che facevano il saluto militare davanti all’imputato principale con i capelli bianchi; non appena vide la naturalezza con cui quegli uomini si muovevano e ascoltò i loro discorsi pronunciati ad alta voce, e poi vide le persone isolate o i gruppetti di donne e uomini che se ne stavano lì in piedi, tesi, silenziosi, sperduti, allora capì di trovarsi nel posto giusto. [...] «Il 28 ottobre del ’42 io, mia moglie e mio figlio fummo deportati dal ghetto di Cracovia. Viaggiammo per tre giorni su un treno merci. In un vagone chiuso. Non c’era alcun allestimento sani-
Robert Mulka scortato al processo di Francoforte © www.auschwitz-prozess-frankfurt.de
tario, solo un secchio nell’angolo per ottanta persone. Non avevamo cibo, né acqua. Durante il viaggio alcuni di noi morirono, almeno dieci. Soprattutto anziani. Quando arrivammo sulla rampa dei treni, il 1° novembre, fummo prelevati dal vagone merci. Poi i sopravvissuti furono divisi. Donne, bambini e anziani a sinistra, uomini a destra. Due ufficiali delle SS discussero se mio figlio, che aveva undici anni ma era già robusto, dovesse andare a destra o a sinistra. Credevo che quelli a sinistra sarebbero andati in un campo meno duro, e io non volevo che lui dovesse lavorare. Perciò mi intromisi, dicendo a uno dei due che mio figlio era ancora troppo giovane, che non poteva lavorare. Quello annuì e mio figlio fu fatto salire su un autocarro assieme a mia moglie. Era della Croce Rossa, e la cosa mi tranquillizzò. Se ne andarono». Eva ammutolì. Il presidente si sporse in avanti per fare una domanda, ma Jan Kral ricominciò subito a parlare. Disse ancora solo poche frasi veloci e, verso la fine, le parole si susseguirono rapidamente. Poi si interruppe, come se avesse finito.
Eva lo guardava di lato, vedeva il suo pomo d’Adamo sopra il colletto inamidato della camicia bianca, notò che deglutiva e deglutiva e deglutiva. Gli disse piano in polacco: «Per cortesia, ripeta ancora una volta l’ultima frase». Tutti aspettavano, qualcuno picchiò impaziente le nocche sul banco. Ma Jan Kral scosse leggermente il capo, guardando Eva. I suoi occhi, dietro gli occhiali, erano diventati rossi. Il mento tremava. Eva comprese che non sarebbe riuscito a dire altro. Sfogliò il suo dizionario e controllò due parole, slup e dym. “Colonna” e “fumo”. Poi si chinò sul microfono e disse quello che credeva di aver capito alla fine: «Nel lager, più tardi, la sera, un altro prigioniero mi indicò una colonna di fumo all’orizzonte e mi disse: “Guarda. Tua moglie e tuo figlio stanno salendo in cielo”». Jan Kral si tolse gli occhiali e prese un fazzoletto a quadri stirato e piegato dalla tasca dei pantaloni. Eva pensò: Se lo è comprato per il processo. Kral si asciugò il sudore dalla fronte. E poi vi ci nascose il viso. [...]
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UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura La Deutsches Haus, quel venerdì sera, era quasi al completo. Rimanevano solo due tavoli per i clienti abituali, uno dei quali per l’associazione di quartiere per il carnevale. Ludwig cucinava, stufava e arrostiva con l’aiuto della signora Lenze, la cui ferita al dito finalmente, dopo parecchie settimane, si era cicatrizzata, e una giovane aiutante che non faceva altro che lavare le stoviglie e masticare gomma americana. Edith serviva assieme a una cameriera sempre imbronciata ma in gamba, la signora Wittkopp, che a quarantotto anni era ancora nubile e tale sarebbe rimasta. Dietro il bancone spillava il signor Paten, che lavorava alla trattoria da molti anni. Non c’era un attimo per respirare, non un solo momento da soli per i coniugi Bruhns, che pure ne sentivano più che mai l’esigenza. Solo una volta, mentre portava una quantità di piatti sporchi in cucina, Edith trovò Ludwig da solo. [...] Ludwig la guardò e si accorse, sbigottito, che
stava piangendo. Si girò verso di lei e le passò, un po’ impacciato, la mano infarinata sulla guancia. Poi prese uno strofinaccio per rimuovere le lacrime e la farina. «Cosa c’è, mamma?». «Presto non andremo più abbastanza bene per lei». «Ma no! Nostra figlia non si lascia abbagliare». La signora Lenze rientrò in cucina. Le faceva male il dito, dopo l’incidente non era più tornato lo stesso. Edith mandò giù le lacrime, prese cinque piatti pieni di insalata di cetrioli e andò in sala tenendoli in equilibrio. Ludwig girò le cotolette e imprecò, trovandole bruciacchiate. «Be’, vanno ancora bene. Ma non sono roba per signorine!» disse poi ad alta voce. In sala Edith servì l’insalata di cetrioli e prese una nuova ordinazione. Un signore ben vestito e una signora altrettanto elegante entrarono attraverso la tenda di feltro appesa sulla
porta. Edith guardò verso di loro e li riconobbe subito. Diede le spalle ai due e prese per un braccio la signora Wittkopp, che stava per andare da loro con un vassoio. «Dica ai signori che non c’è neanche un posto libero». «Ma il tavolo 2 adesso si…». «È riservato per le nove!». La signora Wittkopp, perplessa, guardò Edith per un momento, perché ciò che diceva non era vero, poi andò dai nuovi arrivati e cercò di far trasparire il dispiacere sul suo volto imbronciato. «Sono desolata, siamo al completo». L’uomo con la faccia da uccello rapace rispose gentilmente: «Abbiamo sentito parlare delle vostre ottime cotolette. Che peccato». Poi condusse fuori la compagna dicendole: «Ci torniamo un’altra volta, mamma» ed entrambi scomparvero dietro la tenda. Nessuno degli ospiti lo aveva riconosciuto, nonostante la sua fotografia fosse comparsa non poche volte sui giornali negli ultimi mesi. In fin dei conti, era l’imputato principale.
Gli agenti di polizia conducono gli accusati verso i veicoli dopo il processo mattutino del 30 dicembre 1963. L’accusato Oswald Kaduk a sinistra © dpa/picture alliance Getty Images
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Lo scaffale della Freccia DEMOCRAZIA CRISTIANA. IL RACCONTO DI UN PARTITO Marco Follini Sellerio Editore Palermo, pp. 248 € 16 Il più grande partito italiano del dopoguerra declinato in 12 parole chiave che ne definiscono l’anima. Il ritratto della Democrazia Cristiana, il partito in cui l’autore ha militato da dirigente fino alla fine. Il libro di Follini si concentra anche su aspetti più puntuali e biografie esemplari di personalità simboliche. Andreotti e Moro, gli “appagati” e i “tormentati”.
DA OGGI VOGLIO ESSERE FELICE Valeria Benatti Giunti Editore, pp. 256 € 13,60 Quando Nino arriva in comunità ha lo sguardo smarrito di un bambino di cinque anni che non capisce perché quella mattina, all’asilo, sia stato prelevato da un gruppo di sconosciuti invece che dalla sua mamma. Il dramma dell’affido coniugato a una esemplare rappresentazione della vita nelle comunità per bambini con storie dolorose alle spalle. Nino tornerà a essere comunque felice?
LA SEDUZIONE José Ovejero Voland, pp. 219 € 18 A 55 anni Ariel Hernández è uno scrittore di successo alle prese con una causa di divorzio e un’allarmante crisi creativa. Ormai cinico e solo, una delle poche persone che sopporta è David, giovane aspirante scrittore figlio di vecchi amici, che per qualche oscura ragione ha eletto Ariel come mentore e modello. Con Ariel ci addentriamo nei recessi più oscuri dell’animo umano.
L’ASSASSINIO DELL’INGEGNER ADONE Pierfrancesco Poggi Solferino, pp. 336 € 17 Milano, 1975. L’ingegner Adone Giacomo Forlanini è riverso sulla tomba di famiglia, ucciso con una stilettata. Il commissario siciliano Eriberto Passalacqua deve risolvere il caso, partendo dalle amicizie dei Forlanini, divise tra rapinatori comunisti e spacciatori fascisti. Fa da sfondo una città martoriata dalla violenza politica e dalla criminalità degli Anni di piombo. G.B.
IL NUOVO MAO Gennaro Sangiuliano Mondadori, pp. 288 € 22 Biografia dell’inarrestabile leader cinese: dall’iscrizione al Partito Comunista fino alla guida della municipalità di Shanghai e all’ingresso nel Comitato centrale, che lo trasforma in esponente di spicco della quinta generazione dei dirigenti più importanti della Repubblica. Dagli anni ’90 la sua ascesa all’Olimpo della nomenklatura cinese si rivela irrefrenabile. G.B.
L’ODORE DEL VUOTO Antonella Maddalena Salento Books, pp. 229 € 17 Rosa e le figlie Ada, Federica e Guglielmina vivono un’esistenza fatta di piccole certezze e riti quotidiani. Dopo la prematura scomparsa del marito, Rosa è costretta ad assumere il doppio ruolo di madre e padre. La partenza improvvisa di Ada, la più prevedibile delle figlie, dà il via a intrecci amorosi, sogni, incontri casuali e discese negli abissi del proprio essere. G.B.
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SOCIETÀ
DIVERSITY&INCLUSION IL MANAGEMENT DELLA DIVERSITÀ LE POLITICHE DI INCLUSIONE E VALORIZZAZIONE DELLE PERSONE SONO SEMPRE PIÙ STRATEGICHE PER LE AZIENDE. FS ITALIANE ENTRA IN QUESTO SISTEMA VIRTUOSO ANCHE GRAZIE ALLA NOMINA DELL’AD GIANFRANCO BATTISTI AD AMBASCIATORE EUROPEO PER LA DIVERSITÀ
L’
di Valentina Dolciotti [Editorial director DiverCity magazine e D&I consultant]
inclusione delle diversità è una tematica esplosa anche in Italia e si sta diffondendo a macchia d’olio, con le bellezze e le fatiche che ogni diffusione porta in sé. In particolare nel mondo delle aziende, che spesso nel nostro Paese hanno anticipato innovazione e cambiamenti, le politiche di Diversity management assumono un’importanza strategica rilevante. Si pensi per esempio ai congedi matrimoniali concessi a coppie dello stesso sesso ben prima dell’entrata in vigore della
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Legge n. 76 del 20 maggio 2016, meglio conosciuta come legge Cirinnà; o alle integrazioni erogate ai congedi di paternità che, pur variando per ogni azienda, sono certamente più lunghi dei cinque giorni di assenza retribuita sancita a oggi dall’Inps. È infatti superata (quasi per tutti) la fase in cui si pensava che porre attenzione a tematiche quali il gap generazionale, l’orientamento affettivo, le differenze culturali e religiose, le disabilità visibili e invisibili fosse solo questione di apparenza o di beneficienza. È chiaro finalmente che (in primis)
conoscere dettagliatamente le diversità che caratterizzano i propri e le proprie dipendenti e (poi) adottare policy interne che sappiano valorizzarle è indispensabile sia per creare un ambiente di lavoro più innovativo e produttivo, sia per mettere le persone nella condizione di lavorare al meglio, sfruttando al massimo i talenti individuali (anch’essi diversi). Una gestione del business con occhio al Diversity management sta diventando pratica consolidata nelle grandi aziende italiane e nelle multinazionali che qui hanno sede. Si moltiplicano progetti,
toring (neoassunti/e con spiccata competenza digitale che affiancano ruoli senior con una lunga esperienza lavorativa) proposti in un’ottica di scambio reciproco; le giornate dedicate ai figli e alle figlie dei dipendenti per informarli e formarli sull’approccio da avere con il mercato del lavoro; gli sportelli di consulenza psicologica gratuita per cercare supporto laddove necessario in una o più fasi delicate nell’arco della vita. Moltissime anche le azioni messe in campo per supportare i diritti delle persone LGBT+: creazione di community interne che organizzano eventi e promuovono la partecipazione; allineamento di tutti quelli che sono i diritti già riconosciuti alle coppie eterosessuali (anche in termini di genitorialità) per le coppie dello stesso sesso; corsi di formazione per la riscoperta di un linguaggio che non sia ostile ma inclusivo; partecipazione alla parata del Gay Pride da parte di brand che vogliono dare un segnale forte di sostegno, solidarietà e dichiarazione d’intenti rispetto a un modello di famiglia che sia il più inclusivo possibile. Altra tematica molto importante tra le molteplici diversità cui è necessario
PARI OPPORTUNITÀ FORMATO BAMBINO Al Museo Explora di Roma si insegnano le Pari Opportunità con il progetto Pari. L’idea è portare le future generazioni verso una società inclusiva che non precluda nessuna possibilità di scelta. Come? Sensibilizzando bambine e bambini alle carriere scientifiche e ingegneristiche, non ostacolando inclinazioni sportive, promuovendo autostima e consapevolezza, avviando progetti di alfabetizzazione informatica. Spazio anche per incontri con scienziate, ballerini, astronaute e tanti altri donne e uomini che hanno sfidato gli stereotipi. Non manca la promozione e la sensibilizzazione all’indipendenza economica per vivere con dignità. mdbr.it porre attenzione è quella delle differenti abilità/disabilità. Argomento affrontato ancor prima dell’inserimento in azienda, nelle modalità di accesso che le persone con (qualsiasi tipo di) disabilità si trovano dinnanzi quando vogliono entrare nel mercato del lavoro: giornate di recruiting e matching dedicate a far incontrare HR e candidati/e; supporti tecnologici e digitali
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proposte e collaborazioni con Associazioni qualificate. Per quanto riguarda il genere, molte aziende hanno attivato corsi e workshop interni per diffondere un modello di leadership più inclusivo (e non necessariamente maschile o femminile), creato tool specifici per monitorare la differenza salariale tra uomini e donne a parità di ruolo e performance e approntato kit di maternità/paternità da distribuire a coloro che diventano genitori. Alcune hanno approvato un sistema di recruiting che prevede un pari numero di maschi e di femmine nel bacino dal quale attingere e attivato collaborazioni con scuole di ogni grado per supportare bambini, bambine, ragazzi e ragazze nella scelta di un indirizzo di studi (e di una professione) libera dal condizionamento dello stereotipo di genere. Cosa significa? Che non esistono materie da uomo o da donna, professioni da uomo o da donna. Esistono competenza, talento e passione, che non hanno genere. Per quanto riguarda le (molteplici) generazioni che abitano un’azienda oggi, alcuni esempi di pratiche inclusive sono i percorsi di reverse men-
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SOCIETÀ
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per mettere i/le dipendenti nella condizione ottimale per esprimere il proprio talento e svolgere il lavoro al meglio; formazione per colleghi e colleghe che lavorano a stretto contatto con persone con disabilità, perché imparino a conoscerne la patologia liberando dai pregiudizi il proprio approccio e per acquisire competenze adatte a relazionarsi al meglio (apprendere la lingua dei segni, adottare strategie comunicative con collaboratori non udenti, autistici, ecc.). Ricordiamo che le diversità non sono solo tre o quattro, le più in voga o le più raccontate, ma sono tante e abitano ogni persona in forme molteplici, singolari, soggettive. Scopo del
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Diversity management è sviluppare una gestione (anche del business) attenta a tutte le sfaccettature della persona, che va valorizzata e messa nelle condizioni di lavorare in modo creativo, innovativo, efficace. Anche FS Italiane fa la sua parte nel virtuoso sistema dell’inclusione. Gianfranco Battisti, amministratore delegato e direttore generale di FS Italiane, è stato nominato Ambasciatore europeo per la diversità da Violeta Bulc, Commissaria europea ai Trasporti, per promuovere la strategia dell’inclusione nel settore. «Il riconoscimento della Commissaria Violetta Bulc testimonia l’impegno del Gruppo FS Italiane nel promuove-
re inclusività e diversità, valorizzando i talenti professionali e attuando best practice nei processi industriali», ha sottolineato Battisti. «Valori che ci consentiranno di essere leader nei mercati europei e, allo stesso tempo, di essere competitivi su quelli globali, cogliendo le opportunità di crescita e sviluppo grazie al contributo delle persone che fanno parte del Gruppo FS Italiane. È motivo d’orgoglio constatare che la Commissione europea riconosce come il Gruppo abbia efficacemente coniugato, nel settore dei trasporti, lo sviluppo sostenibile con la creazione e il mantenimento di ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi delle diversità».
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La Medicina Manuale cura l’artrosi Grazie ad una rivoluzionaria metodologia messa a punto dal fisiatra Dr. Giuseppe Canonaco, da 25 anni curiamo le coxartrosi, le gonartrosi e tutte le altre patologie degenerative croniche come l’ernia del disco, le degenerazioni meniscali, le spalle dolorose, le stenosi lombari, evitando l’intervento chirurgico e l’uso poco efficace e ad alto rischio dei famosi antinfiammatori. Il Dr. Giuseppe Canonaco, fisiatra e medico dello sport, ha ideato un progetto di cura su due assi portanti, Medicina Manuale e riabilitazione muscolare personalizzata che, alla luce dei fatti, rappresentano un connubio medico rivoluzionario. Dott. Canonaco ci spieghi meglio che cos’è la Medicina Manuale? La Medicina Manuale è considerata una terapia medica riabilitativa di grande rilievo nella cura delle patologie osteoarticolari, muscolo tendinee e neuromotorie. La Medicina Manuale non deve essere confusa con la chiropratica e l’osteopatia, i principi delle procedure diagnostiche e terapeutiche sono rigorosamente medico-scientifiche. La Medicina Manuale è una pratica medica efficace e assolutamente sicura.
scientifici: queste tecniche manuali hanno un’altissima efficacia e sono senza alcun rischio. La maggior parte delle tecniche di Medicina Manuale sono altamente specialistiche e richiedono formazione e alti livelli di preparazione. La bellezza e, nello stesso tempo, la difficoltà è quella di usare le giuste tecniche manuali in relazione al paziente che abbiamo di fronte. Infatti la positiva rivoluzione della Medicina Manuale è che abbiamo molte tecniche (oltre 50) che si accordano al paziente e ai sintomi che manifesta. La Medicina Manuale permette la cura di tantissime malattie ma risulta essere il trattamento di elezione per le seguenti patologie: ernia del disco e discopatie, stenosi del canale vertebrale, artrosi del rachide, cefalee e vertigini, spalle dolenti/congelate anche con calcificazioni, pubalgia e tendiniti, tunnel carpali. Inoltre in questi anni abbiamo ottenuto straordinari risultati nel trattamento delle coxartrosi e delle gonartrosi anche molto gravi riducendo in maniera drastica il ricorso all’intervento chirurgico.
Dottore, voi in questi 25 anni di attività avete curato migliaia di pazienti affetti da artrosi, quindi è vero che l’artrosi si può curare? Si è proprio così. L’artrosi non è una malattia incurabile come purtroppo tante persone, anche medici, ancora credono. L’artrosi è una degenerazione della cartilagine (il panno che riveste le ossa e permette alle ossa di articolare fra di loro) dovuta al malfunzionamento di un’articolazione. Non è vero che è dovuta all’età, io ho curato persone e atleti che già a 30 anni Quali sono gli effetti della Mepurtroppo avevano l’artrosi del Dr. Canonaco Giuseppe fisiatra e medico dello sport, dicina/Terapia Manuale (MTM) ginocchio o dell’anca a causa Maurizio Solieri chitarrista che ha collaborato per molti anni nella cura delle patologie di un’articolazione che lavorava con Vasco Rossi e Felice Arieta fisioterapista CMR. dell’apparato locomotore (artroppo o lavorava male. L’artrotrosi, ernia del disco etc…)? si è una patologia lenta e oggi grazie alla Medicina MaI benefici della Medicina Manuale sono dovuti ai seguennuale e ai suoi effetti biomeccanici e neurofisiologici è ti effetti: 1) effetti biomeccanici (aumento ampiezza del possibile curare non facendo peggiorare la malattia ed rom, miglioramento posturale, miglioramento della poevitando, nella maggior parte dei casi, il ricorso all’intersizione rispetto a quella disfunzionale, 2) effetti neuro vento chirurgico di protesi. In questi 25 anni di attività fisiologici (ipoalgesia, vascolarizzazione, cambiamenti siamo riusciti a curare a curare moltissimi pazienti affetdella conduttanza e della temperatura cutanea, diminuti da gonartrosi e coxartrosi, anche grave, permettendo zione della ipertonia muscolare, miglioramento del flusun miglioramento della loro qualità di vita e un ritorno so sinoviale intra articolare, effetti biochimici con alteraalla loro attività lavorativa e sportiva senza ricorrere alla zione dei livelli ematici dei mediatori dell’infiammazione, protesi. variazioni dell’esperienza “dolorifica” a livello dell’amigQuali patologie cura la Medicina Manuale? dala, liberazione di endorfine e sostanza P). Tramite tutti La Medicina/Terapia Manuale (MTM) (termine da me coquesti effetti la Medicina Manuale risulta essere una meniato) è un trattamento di elezione per quanto riguarda dicina efficace, “biologica”, sicura e innovativa. numerose patologie come confermano centinaia di studi
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IN ITALIA
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ACCAREZZARE L’ARTE
Museo Omero
È POSSIBILE APPREZZARE LA BELLEZZA ANCHE TRAMITE IL TATTO? RISPONDONO LE OPERE DI MARIA MONTESSORI E BRUNO MUNARI IN MOSTRA AL MUSEO TATTILE STATALE OMERO DI ANCONA, ISTITUZIONE UNICA AL MONDO di Luca Mattei
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erché limitarsi agli occhi per godersi un’esperienza estetica? La mostra Toccare la bellezza, alla Mole Vanvitelliana di Ancona fino all’8 marzo, esplora la ricchezza di quest’interrogativo affiancando per la prima volta Bruno Munari e Maria Montessori, due personaggi illustri della cultura moderna che, pur muovendosi in ambiti diversi, si sono posti lo stesso quesito. Dell’artista e designer sono esposte opere e lavori editoriali che testimoniano la forte attenzione al tema della multisensorialità. Della pedagogista, di cui nel 2020 ricorrono i 150 anni dalla nascita, sono presentati sia il modello educativo, sia i materiali inerenti l’educazione sensoriale, in particolare tattile. A 100
ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
organizzare l’iniziativa il Museo tattile statale Omero, un’istituzione unica al mondo dove l’arte si tocca con mano. Nato da un’esigenza di giustizia sociale e da una frustrazione, come spiega il presidente Aldo Grassini: «Io e mia moglie, Daniela Bottegoni, siamo ciechi ma abbiamo una grande passione per i viaggi. Quando siamo tornati dalla Germania nel 1985 eravamo delusi perché nei musei ci obbligavano a non toccare le opere esposte. Imporlo a persone come noi è come obbligare i vedenti a non vedere. È una questione sociale: se la fruizione dell’arte è un diritto per tutti, come sancisce l’articolo 27 della Dichiarazione universale dei Diritti umani delle Nazioni unite del 1948, non si può a priori escludere
una categoria come quella dei ciechi. Così Daniela si è chiesta perché non aprire un luogo dove esporre riproduzioni di grandi capolavori “visibili” per i non vedenti con i loro mezzi: le mani. E in pochi anni siete passati da un’idea alla realtà. Abbiamo inaugurato il museo nel 1993 con 19 opere in tre aule scolastiche, nel ’99 è diventato statale e 13 anni dopo si è spostato alla Mole Vanvitelliana. Oggi proponiamo un percorso nella storia della scultura, da quella classica, con dei calchi, a quella contemporanea, con originali, e per l’architettura plastici di monumenti noti. Il nostro è insieme un museo tattile e un museo d’arte, un unicum al mondo. A Madrid c’è un museo tiflologico
che punta sui modelli architettonici e sulla storia degli strumenti usati dai ciechi nella lettura e nella scrittura. L’esperienza più vicina alla nostra è ad Atene, ma il museo è così piccolo che neanche i tassisti locali riescono a trovarlo. Da noi è diverso: nel 2018 ci sono stati 35mila visitatori, un incremento del 42% in tre anni. E la maggior parte di loro sono normodotati. Come si spiega questo successo? La nostra peculiarità è che non facciamo attività specifiche per non vedenti, ma ci impegniamo a eliminare per tutti ogni tipo di barriera. Il tatto consente a chiunque una percezione della forma che è qualitativamente diversa rispetto a quella visiva. Conoscere una scultura con gli occhi o con le mani non è lo stesso. Così la gente ha ritrovato il piacere di toccare: in quel gesto è insito un rapporto affettivo che, a differenza della vista, elimina ogni distanza tra oggetto e soggetto. Al tocco, però, preferisco la carezza, perché abbiamo bisogno di accarezzare le cose e le persone che amiamo. Come si svolge la visita? Alcuni si bendano e poi toccano le opere, per concentrarsi sulle sensazioni non visive. Per molti diventa una situazione ludica, ma consente anche di immedesimarsi nella vita di chi è cieco. Altri preferiscono un’esperienza multisensoriale che coinvolge tatto e vista. Il tema della fruizione dell’arte attraverso la multisensorialità è quasi secolare. Il nostro riferimento è il Manifesto del Tattilismo pubblicato l’11 gennaio 1921 da Filippo Tommaso Marinetti, il primo
essendo diverse tra loro hanno un comune denominatore: l’interesse estetico dimostrato nel loro lavoro. museoomero.it museoomero
CULTURA E ACCESSIBILITÀ Sempre più istituzioni italiane si stanno muovendo per garantire una cultura accessibile a tutti. La Statale di Milano ha presentato MusA, un’app che riconosce le opere d’arte nei musei inquadrandole con lo smartphone e mostrandone una descrizione dettagliata, con ingranditori e lettura vocale per chi ha disabilità visive. Il British Council e l’associazione Attitude Is Everything hanno lanciato una guida italiana gratuita all’accessibilità, rivolta a band, artisti e promotori per rendere più accessibili concerti e tour in termini di informazioni, barriere architettoniche e aree dedicate. Il progetto Teatro No Limits del Centro Diego Fabbri di Forlì promuove invece show per non vedenti, ipovedenti e non udenti, con descrizioni audio e soprattitoli. Tra gli eventi di gennaio Don Chisciotte al Fabbri l’11, Antigone all’Arena del Sole di Bologna il 18, poi al Comunale di Ferrara Van Gogh il 19 e Winston vs Churchill il 25. unimi.it attitudeiseverything.org.uk centrodiegofabbri.it
© GAM GonzagArredi Montessori
© Luna Simoncini
Daniela Bottegoni e Aldo Grassini
tra gli artisti che in modo consapevole sottolinea il valore specifico e autonomo del tatto dal punto di vista tecnico e artistico. La multisensorialità oggi interessa gli autori contemporanei perché contrasta quel concetto secondo cui l’arte è essenzialmente visione. Una concezione dominante per 2.500 anni che risale a Platone, per il quale l’arte è uno strumento indiretto per la contemplazione, attraverso gli occhi della mente e dell’anima, delle idee, parola che etimologicamente significa visione. Tuttavia se si può provare un’autentica emozione attraverso le mani, come si fa a dire che la scultura è arte visiva? È necessario allora recuperare un approccio più totale nell’esperienza estetica, con molteplici strumenti. Perché avete scelto Montessori e Munari? Per noi il tatto è il senso principale, ma cerchiamo sempre di valorizzare la multisensorialità, così abbiamo individuato due riferimenti storici che l’hanno anticipata. Montessori non era un’artista, ma un medico, una pedagogista, e ha sottolineato con forza la necessità di educare tutti i sensi, dal punto di vista cognitivo ed estetico. Per Munari il discorso è ancora più ovvio perché si è concentrato su tutti i sensi nel suo lavoro di pedagogista e soprattutto di artista, influenzato anche lui dal Manifesto di Marinetti. Queste due personalità, molto popolari nelle scuole e tra gli educatori, pur
Maria Montessori, Scatola del senso termico
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Valentina Tomirotti a Siviglia
IN VIAGGIO VERSO L’INCLUSIONE LA BLOGGER MANTOVANA VALENTINA TOMIROTTI HA LANCIATO UN PROGETTO PER REALIZZARE GUIDE TURISTICHE DEDICATE ALLE PERSONE CON DISABILITÀ
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er un viaggio che si rispetti serve una buona guida che informi sulla storia dei monumenti, suggerisca i ristoranti e indichi gli hotel. Ma nessun autore specifica quanti gradini bisogna salire per entrare nel Duomo, se nella trattoria ci sia un bagno per persone con disabilità o se la piscina dell’albergo
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di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it
sia dotata di sollevatore. Valentina Tomirotti, blogger e comunicatrice che convive con la displasia distrofica, ha deciso di colmare questo gap con un progetto di turismo accessibile. Lo scorso ottobre Valentina, a 36 anni, ha preso la patente perché quando ne aveva 18 non esisteva una tecnologia che le permettesse di
guidare. Poco prima aveva lanciato un crowdfunding sulla piattaforma Eppela per raccogliere 60mila euro destinati a un’auto speciale dove poter salire con la sedia a rotelle e viaggiare da sola. È una macchina unica, non solo per gli allestimenti interni, ma perché su quelle quattro ruote corre anche l’autonomia individuale e il contachilometri
riesce a musurare pure la libertà conquistata. «Voglio girare cinque città – Mantova, Parma, Perugia, Matera e Palermo – che sono state o diventeranno Capitali della cultura, perché sono convinta che il concetto di cultura comprenda anche l’inclusione. L’obiettivo è quello di realizzare entro la primavera delle guide scaricabili online, raccogliendo fondi sempre su Eppela, con itinerari che comprendano storia e arte, hotel e strutture d’accoglienza, ristoranti, negozi, trasporti ed eventi», spiega Pepitosa (così si fa chiamare sul web). Nel veicolo sarà montata una fotocamera GoPro per condividere il viaggio sui social in tempo reale. Si partirà da Nord: «Sono nata a Mantova, che infatti è oggetto della prima guida. È piccola e ideale da vivere a piedi, ma difficile per la carrozzina con i suoi vicoli dai marciapiedi stretti e il ciottolato di alcune strade», prosegue la blogger pronta a testare il Percorso del Principe, che collega piazza Sordello a Palazzo Te e taglia a metà il centro storico. «Farò un report dettagliato dal punto di vista dell’accessibilità con informazioni sulle barriere architettoniche, come l’altezza e la profondità degli scalini. Tra pochi mesi verrà inaugurato l’ascensore della Torre della gabbia, chiusa da sempre al pubblico, un importante punto di osservazione per chi è in carrozzina. Inoltre, valuterò l’accesso ai mezzi di trasporto di terra, ma anche a quelli per navigare sui laghi». La seconda tappa sarà Parma, nel 2020 capitale italiana della cultura: «Intendo fornire indicazioni puntuali che comprendano pure i percorsi collinari. In più, vorrei proporre al sindaco di salire a bordo della Pepy mobile per raccontare la sua visione di accessibilità in qualità di cittadino che ha il potere di cambiare le cose». Poi il navigatore punterà verso il Meridione, con un atteso ritorno a Matera: «L’ho visitata qualche anno fa con la mia carrozzina manuale a cui ho aggiunto la ruota di propulsione per renderla elettrica», racconta la Tomirotti. «Per chi è in sedia a rotelle, è come andare al lunapark solo per mangiare le caramelle. La città dei Sassi è l’emblema delle barriere architettoniche. Ma ho scoperto uno straordinario tessuto associativo che permette di viverne
l’essenza. Ho fatto un tour cittadino con l’apecar, un servizio turistico che può essere fruito anche dalle persone con disabilità. Poi sono entrata in contatto con l’associazione Sassiemurgia, che organizza visite guidate nel linguaggio dei segni. Quando i limiti sembrano inaffrontabili, sono le persone a creare il modo per superarli». Perugia e Palermo saranno, invece, vere e proprie esplorazioni, perché Pepitosa non le ha mai visitate. E il suo progetto itinerante ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare: «La percezione comune di una persona con disabilità è di un individuo privo di ambizioni, non desideroso di fare alcune cose o comunque rassegnato a non potersi spingere oltre la routine. Invece, se anche uno su un milione volesse provare un’esperienza che sembra essergli preclusa, tutti dovrebbero impegnarsi perché vi riesca».
Per questo è importante formare gli operatori turistici: «Farò da travel agent testando personalmente le strutture ricettive, che spesso non sono preparate sulle questioni legate all’accessibilità. Può capitare, ad esempio, di prenotare un soggiorno chiedendo che risponda alle esigenze individuali: magari la camera è al piano terra ma poi per la colazione è necessario fare le scale e non c’è l’ascensore». Alla fine delle sue peregrinazioni Valentina vorrebbe bussare alle porte del Ministero per i Beni culturali e per il Turismo «per far presente che fuori c’è un mondo troppo spesso escluso, ma che potrebbe generare profitto». E se il successo dei pacchetti “tutto incluso” è comprovato, i vantaggi della formula “inclusi tutti” attendono solo di essere scoperti. valentinatomirotti.it pepitosablog valetomirotti
Valentina in viaggio verso Cortina
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WILDERNESS PAROLA ALLA NATURA. DAI REPORTAGE DI STEFANO UNTERTHINER ALL’EXPERIENCE EXHIBITION SU AMBIENTE E CLIMA
GIVE WAY TO NATURE. FROM STEFANO UNTERTHINER’S REPORTAGE TO THE EXPERIENCE EXHIBITION ON THE ENVIRONMENT AND CLIMATE
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
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Š Brian J. Skerry
Gli ecosistemi marini di tutto il mondo sono vittime di grave inquinamento da rifiuti di ogni genere: plastica, rottami, mercurio e metalli pesanti, fino ai veleni rilasciati da migliaia di bombe inesplose nelle zone di guerra, che giungono a noi propagandosi attraverso le catene alimentari. Qui un gobbio giallo (Gobiodon okinawae) scruta il mondo sottomarino attraverso la finestra della sua casa-lattina. Penisola di Izu, Honshu, Giappone/The world’s marine eco-systems are the victims of severe pollution from waste of all type: plastic, scrap metal, mercury and heavy metals, and also poisons left by thousands of unexploded bombs in war zones, which reach us by being spread along food chains. Here an Okinawa Goby fish (Gobiodon okinawae) looks out from the window of his home in a tin can (Izu Peninsula, Honshu, Japan)
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© Stefano Unterthiner
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L’immagine del cinopiteco Troublemaker realizzata nel 2007 lungo la costa di Tangkoko, in Indonesia. Il nome, che significa “combinaguai”, gli fu dato da alcuni ricercatori per il suo carattere curioso e particolarmente dispettoso/A picture of the black macaque Troublemaker taken in 2007 along the coast of Tangkoko (Indonesia). It was given its name by researchers because of its curious and especially cheeky personality.
U
n affresco del mondo animale quello che il Forte di Bard (AO) ospita fino al 2 giugno. On Assignment, una vita selvaggia di Stefano Unterthiner, zoologo, fotografo naturalista e autore di numerosi libri fotografici, raccoglie un’ampia selezione delle immagini da lui realizzate per il celebre magazine National Geographic, di cui è collaboratore dal 2009. Ben 77 ritratti suddivisi in dieci storie che spaziano dal remoto arcipelago di Crozet alla fauna della Patagonia andina, fino al Parco nazionale del Gran Paradiso. A questi scatti si aggiunge l’anteprima del progetto Una famiglia nell’Artico dedicato alle Isole Svalbard, dove Unterthiner e la sua famiglia vivono da un anno per documentare il fenomeno del cambiamento climatico. «Il mestiere del fotografo naturalista non è facile, qualcuno lo ha definito il più bello del mondo, ma ho imparato sulla mia pelle che questo è vero solo in parte», spiega il photoreporter. «Da giovane attendevo con ansia la rubrica di chiusura del National Geo-
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graphic, On assignment, che raccoglieva la testimonianza di uno dei fotografi che avevano contribuito a quel numero. Poi la rubrica è scomparsa, ma ho fatto in tempo a esserci anch’io in occasione della prima storia che ho pubblicato. Appaio ritratto con indosso una cerata gialla, alle mie spalle un mare di pinguini reali. La mia vita selvaggia iniziò lì». A sud, invece, è il Museo archeologico nazionale di Napoli la sede dove riflettere attraverso l’experience exhibition realizzata in collaborazione con National Geographic Society e con la curatela scientifica di Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. Fino al 31 maggio, Capire il cambiamento climatico diventa lo spazio narrativo ed esperienziale in cui analizzare cause ed effetti del riscaldamento globale. «Ambiente e clima oggi coinvolgono in un crescendo entusiasmante i giovani di tutto il mondo. Ed è a loro (ma non solo) che dedichiamo questa mostra viva, per un Mann che diventi sempre più un museo ecologico in quanto a
comportamenti e stili di vita, soggetto attivo nella vita della città», sottolinea il direttore Paolo Giulierini. Centinaia di immagini, tra scatti di maestri della fotografia e filmati del National Geographic, creano ambienti immersivi dove vivere esperienze olfattive e sensoriali. Completano la mostra un corner di breaking news ambientali, laboratori per bambini e ragazzi, focus sull’inquinamento da plastica e sugli incendi incontrollati. I dati non sono certo confortanti: il 2018 è stato il quarto anno più caldo della storia a livello globale e luglio 2019 il mese più caldo di sempre (+0,95°C sopra la media del XX secolo) secondo il National Oceanic and Atmospheric Administration. Ultimo step, prima di uscire dal museo, un invito ad agire adottando comportamenti ecosostenibili nel proprio piccolo, dall’alimentazione ai trasporti, dalla riduzione dei consumi alla gestione dei rifiuti. fortedibard.it natgeoexperience.com museoarcheologiconapoli.it
A
waited anxiously for the closing feature of National Geographic, On Assignment, which reported on the views of one of the photographers who had worked on that edition. This column has been axed, but I was in time to get in there myself when I published my first story. I was shown wearing a yellow oilskin, with a sea of king penguins behind me. My life in the wild began there.” While in the southern part of the country, the venue sparking reflection is the National Archaeological Museum of Naples with the experience exhibition created in collaboration with the National Geographic Society and with the scientific curatorship of Luca Mercalli, president of the Italian Meteorological Society. Running until May 31 Capire il cambiamento climatico becomes a narrative and experiential space in which to analyse the causes and effects of global warming. “The environment and the climate are now engaging young people from throughout the world in an enthusiastic crescendo. And it is to them (but not just them) that we dedicate this living
exhibition, for an Archaeological Museum that increasingly becomes an ecological museum as far as behaviour and lifestyles are concerned, an active player in the life of the city,” the director, Paolo Giulierini, explains. Hundreds of images, including some by master photographers and films by National Geographic, create an immersive ambiance featuring smell and sense experiences. The exhibition is completed by a breaking environmental news corner, workshops for kids and teenagers, a focus on plastic pollution and on uncontrollable fires. The figures certainly are not reassuring: 2018 was the fourth warmest year in history globally, and July 2019 the warmest month ever (0.95°C above the average from the twentieth century) according to the National Oceanic and Atmospheric Administration. The final part before leaving the museum is an invitation to take action by adopting environmentally sustainable behaviour in one’s own small way, from food to transport, from the reduction of consumption to managing waste.
© Paul Nicklen
vision of the animal world is what Fort Bard (Aosta) is housing until 2 June. On Assignment, A Wild Life is by Stefano Unterthiner, a zoologist, nature photographer and the author of numerous photographic books. It brings together a wide selection of pictures he has taken for the celebrated National Geographic magazine, with which he has worked since 2009. There are as many as 77 portraits broken down into ten stories that range from the remote Crozet islands to the fauna of the Patagonia Andes and the Gran Paradiso National Park in Italy. In addition to these pictures there is the premiere of A Family in the Arctic which is dedicated to the Svalbard Islands, where Unterthiner and his family have been living for a year to document the phenomenon of climate change. “It is not easy to do the job of a nature photographer: some people have called it the best job in the world, but I have learnt first-hand that that is only partially true,” explains the photoreporter. “When I was young, I
Una megattera morta nelle acque dell’Antartide/A dead humpback whale in Antarctic waters 107
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OPEN MUSEUM STATUE IN FUGA AL MANN DI NAPOLI, FINO AL 24 FEBBRAIO di Sandra Gesualdi
«L
sandragesu
Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla
a logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto», sosteneva Albert Einstein. E se la fantasia può fertilizzare il pensiero scientifico, nel campo delle arti serpeggia da sempre indiscussa. Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla ne hanno profusa parecchia nel loro ultimo progetto, tanto che hanno deciso di far scendere
dal piedistallo le statue antiche che da decenni albergano nel Museo archeologico nazionale di Napoli. Fuga dal museo è la mostra che i due fotografi hanno ideato al Mann per raccontare con ironia il museo quale spazio della città che alla città si apre fino a invaderla, percorrerla, abitarla. Quaranta fotomontaggi capaci di rappresentare come potreb-
be essere la vita quotidiana di dee e guerrieri, matrone e personaggi storici in una Napoli coeva. Nel percorso creativo è possibile scorgere l’Afrodite di Capua intenta a stendere i panni sul balcone in una giornata di sole, incrociare Atlante col mondo sulle spalle che circola in motorino tra le viuzze dei rioni, incontrare un Ercole gigante nella hall della metro
Atlante/Atlas
STATUES TAKING FLIGHT AT THE NATIONAL MUSEUM IN NAPLES (MANN), UNTIL 24 FEBRUARY
“L
a Logic will take you from A to B. Imagination will take you everywhere,” said Albert Einstein. And if imagination can fertilise scientific thought, it has always woven itself through the arts without being challenged. The latest
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project by Dario Assisi and Riccardo Maria Cipolla is steeped in plenty of it, to such an extent that they have decided to bring the statues that have been housed in the National Archaeological Museum in Naples for decades down from their pedestals.
Fuga dal museo is the exhibition that the two photographers have created at the museum to describe the institution, with irony, as a space that is part of the city and which opens up to the city, to the extent of invading it, going through it and inhabiting it.
o ancora veder sfrecciare in auto un’allegra famiglia marmorea. «Il nostro progetto nasce dalla volontà di dare vita alle statue del Mann, rendendole vere creature che interagiscono con la realtà. Le sculture divengono persone che si aggirano per la città, desiderose di scoprirne i misteri, le bellezze e le paure», raccontano gli autori. Un vero e proprio corto circuito tra ieri e oggi, saltando di secolo in secolo per scoprire la città del Vesuvio nei suoi luoghi più famosi: Castel dell’Ovo, il lungomare, piazza del Plebiscito, la scalinata del Petraio, i vicoli del centro, ma anche le pensiline dei bus e i vagoni della metropolitana. Accompagnati da statuari figuri o bronzei profili, a dimostrare che l’arte non è cosa morta ma sempre stimolo all’oggi. museoarcheologiconapoli.it MANNapoli museoarcheologiconapoli Atleta/Athlete
There are forty photomontages that show how the daily life of goddesses and warriors, matriarchs and historical figures would look in contemporary Naples. In this creative work you can spot the Capuan Venus hanging up the washing on her balcony on a sunny day, come across Atlas with the world on his shoulders as he rides his moped down the neighbourhood alleyways, and find a giant Hercules in the entrance hall of the metro
station, or even see a happy marble family darting around in a car. “Our project arises from our desire to bring the museum’s statues to life, making them real creatures that interact with reality. Sculptures become people that go around the city, exploring its secrets, its beauty and its fears,” say the artists. It is a short circuit between yesterday and today, which jumps from century to century to discover the city of Vesuvius and its most
famous locations: the Castel dell’Ovo, the seaside boulevard, the Piazza del Plebiscito, the Petraio stairs, the alleyways in the centre, but also bus shelters and metro carriages. Accompanied by statuesque figures or bronze images, to show that art is not dead after all, but instead is still a stimulus today.
NAPOLI 146 FRECCE AL GIORNO/A DAY Afrodite di Capua/The Capuan Venus
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UNESCO
© Marco Gabbin/AdobeStock
THREE TIMES UNIVERSAL
Alpinisti sul Monte Bianco/Alpinists on Mont Blanc
ECCELLENZE ITALIANE. PERDONANZA CELESTINIANA, TRANSUMANZA E ALPINISMO SONO PATRIMONIO IMMATERIALE DELL’UMANITÀ di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
I
l consenso, moltiplicato per tre, è unanime. L’Italia è stata premiata con l’inserimento nel Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità della Perdonanza
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celestiniana, della Transumanza e dell’Alpinismo. Beni non tangibili che suggeriscono anche mete ed eventi da conoscere in questo 2020. A L’Aquila, a poco più di dieci anni
dal sisma, è diventato universale il valore di una ricorrenza, molto sentita dai cittadini di ogni età, che dal 1294 ogni anno coinvolge la provincia in un itinerario dall’Eremo di
terremoto del 2016. Tra le tappe di questo cammino delle greggi, delle mandrie e dei pastori, la Val Senales in Trentino-Alto Adige, Castelluccio di Norcia in Umbria, Frosolone in Molise e San Marco in Lamis (FG). Ha ammaliato la giuria Unesco anche l’Alpinismo, un bene che l’Italia condivide con Francia e Svizzera. L’arte di scalare la montagna nasce lungo un confine arcuato d’eccezione che
d’inverno e d’estate emoziona con panorami cangianti. Un patrimonio che, come ogni luogo d’Italia, è storia e natura. Da conoscere visitando un museo su tutti, il MMM Corones a Plan de Corones (BZ), dedicato alla disciplina di Reinhold Messner. Dall’edificio progettato da Zaha Hadid la vista a 360 gradi da 2.200 metri di altezza spazia su un’Italia mozzafiato.
L’Aquila, Perdonanza celestiniana: la Dama della Bolla e il Giovin Signore in corteo L’Aquila, Celestinian Forgiveness: the Lady of the Bull and the Young Lord in the parade
© Marcello Coletti
Sant’Onofrio al Morrone a Sulmona fino al centro città. Momento culminante, ogni 28 agosto, è il Corteo della Bolla, con la Dama e il Giovin Signore in testa. L’altra soddisfazione tricolore è la Transumanza, che in questo caso ha vinto grazie al gioco di squadra con Austria e Grecia. Il percorso tricolore va da Nord a Sud. Luogo di partenza per la candidatura è stata Amatrice (RI), colpita dal
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UNESCO
REMARKABLE ITALY. THE CELESTINIAN FORGIVENESS CELEBRATION, TRANSHUMANCE AND ALPINISM DECLARED INTANGIBLE CULTURAL HERITAGE OF HUMANITY
C
onsensus, times three, was unanimous. Italy has been recognised with the Celestinian Forgiveness Celebration, Transhumance and Alpinism added to the list of Intangible Cultural Heritage of Humanity. In L’Aquila, just over ten years after it was devastated by an earthquake, the universal value of a celebration that is very important to citizens of all ages has been recognised. Since 1294, it has taken the province along an itinerary from the hermitage of Sant’Onofrio al Morrone to Sulmona, going through the villages in the valley all the way to the town centre.
The event culminates on 28 August, with the historical Bull Parade led by the Lady of the Bull and the Young Lord. The other source of Italian pride is Transhumance, which in this case won thanks to teamwork with Austria and Greece. The Italian itinerary goes from North to South. The starting point for the candidacy was Amatrice (Rieti), which was hit by the 2016 earthquake. The routes of this migration of flocks, herds and herders include Val Senales in Trentino-Alto Adige, Castelluccio di Norcia in Umbria, Frosolone in Molise and San Marco in Lamis (Foggia). The UNESCO jury were also
impressed by alpinism, which Italy shares with France and Switzerland. The art of climbing mountains is practiced along an exceptionally beautiful arched border that in winter and summer thrills with its changing panoramas. A heritage that, like everywhere in Italy, is both history and nature. It can be explored by visiting one particular museum, the MMM Corones on Kronplatz (Bolzano), dedicated to Reinhold Messner’s sport. The building designed by Zaha Hadid enjoys a breathtaking full panoramic view over Italy from 2,200 metres above sea level.
© Rizzi/Ansa
Transumanza di cavalli/Equine transhumance, Castelluccio di Norcia (Perugia)
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e giornate si allungano grazie ai nuovi Frecciarossa in tarda serata. È possibile scegliere l’orario più comodo e godersi i propri impegni fino all’ultimo minuto. • Nuove partenze di venerdì, sabato e domenica da Torino a Milano alle 23 e da Milano a Torino alle 23:05. • Nuove partenze di mercoledì e giovedì da Milano a Bologna alle 22:40.
NUOVI COLLEGAMENTI DIRETTI
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iù Frecce e fermate lungo lo Stivale: • 2 Frecciarossa al giorno collegano Udine direttamente a Napoli, con fermate anche a Pordenone, Conegliano e Treviso. • 2 Frecciargento veloci tra Roma e Lecce nel weekend, con un’unica fermata a Bari. • Bolzano, Trento e Milano direttamente collegate dal Frecciarossa in appena 3 ore di viaggio (2 ore e 26’ il tempo di percorrenza da Trento a Milano). Fermate anche a Rovereto, Verona, Peschiera del Garda e Brescia. • Si può raggiungere comodamente il centro di Firenze da Verona, Bolzano, Trento, Brescia, Bergamo e Vicenza grazie alla nuova fermata a Firenze Santa Maria Novella per le Frecce in servizio sulla rotta Verona-Roma. Un totale di 16 Frecce giornaliere collegano Verona e Firenze Santa Maria Novella da centro città a centro città in 1h 32’, 10 da e per Bolzano, 4 da e per Brescia e Bergamo, 2 da e per Vicenza.
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iaggi più rapidi nel massimo comfort: • da Venezia Mestre a Roma Tiburtina in sole 3h e 15’ grazie a 10 nuovi collegamenti veloci tra Venezia, Padova, Bologna e Roma. In più, 2 nuovi Frecciarossa anche tra Milano e Venezia, con fermate a Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Mestre, per un totale di 48 Frecciarossa al giorno. • Più velocità e comfort sulla linea Adriatica grazie ai 14 Frecciargento 700 ogni giorno, che diventeranno 22 entro giugno, con velocizzazione fino a 30’ da e per Milano. I nuovi Frecciargento stanno gradualmente sostituendo i Frecciabianca sulla direttrice Adriatica, incrementando i servizi offerti, qualità e riducendo i tempi di viaggio.
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uest’inverno Trenitalia arriva ancora più vicino a casa: • oltre 300 fermate giornaliere nell’area di Milano, con 43 nuove fermate a Rogoredo, 30 nuove fermate a Rho-Fiera e 12 nuove fermate a Porta Garibaldi. • Oltre 300 le fermate giornaliere nell’area di Roma, con 21 nuove fermate a Tiburtina e 5 nuove fermate a Termini. • Oltre 150 le fermate giornaliere nell’area di Napoli, con 19 nuove fermate ad Afragola e 14 a Napoli Centrale. • Orari sempre più comodi per spostarsi tra Reggio Emilia, Ferrara, Rovigo e Roma: • 18 nuove fermate a Reggio Emilia AV, che portano a 76 le Frecce in servizio ogni giorno da e per la Città del tricolore. • 16 nuove fermate a Ferrara, per un totale di 26 fermate Frecce al giorno. • 4 nuove fermate a Rovigo, per un totale di 12 fermate Frecce al giorno.
IN MONTAGNA CON FRECCE E FRECCIALINK
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uove partenze Frecciarossa da Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia e Milano per Oulx e Bardonecchia nei weekend fino al 29 marzo. Inoltre, tanti i collegamenti FRECCIALink nel weekend dalle principali fermate delle Frecce: • Cortina D’Ampezzo-S. Vito di Cadore-Tai di Cadore-Venezia Mestre in connessione con le Frecce da/ per Roma, Firenze, Bologna, Ferrara, Verona e Milano. • Madonna di Campiglio-Pinzolo-Trento in connessione con le Frecce da/per Roma, Firenze, Bologna e Verona. • Selva di Val Gardena-S. Cristina di Val Gardena-Ortisei-Bolzano in connessione con le Frecce da/per Roma, Firenze, Bologna e Verona. • Canazei-Vigo di Fassa-Moena-Predazzo-Cavalese-Ora in connessione con le Frecce da/per Roma, Firenze, Bologna e Verona. • Courmayeur-Aosta-Torino Porta Susa in connessione con le Frecce da/per Napoli, Milano e Roma.
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FOOD ON BOARD
Il viaggio nel viaggio
GUSTALI A BORDO Questo mese abbiamo preparato per voi casarecce con sugo di pomodorini freschi e tonno, pollo alla cacciatora e carote al vapore. Ricette genuine, sane e complete di vitamine, proteine nobili e omega3, per un pieno di energia. Lo sapevate che il sugo tonno e pomodoro è nato a Bologna? Lo ha scoperto l’Accademia Italiana di Cucina dopo approfondite ricerche. Pare, infatti, che questa ricetta sia nata con la diffusione del tonno in scatola alla fine dell’800. Facile da preparare, diventò presto un’alternativa gustosa al classico piatto di pesce del venerdì. Scopri tutti i menù a bordo treno su itinere.it
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© M.T. Furnari
FRECCIAROSSA GOURMET by
Carlo Cracco
FILETTI DI ORATA CON VERDURE AL VAPORE Lista della spesa (per 4 persone) 4 filetti di orata, 200 g di zucchine, 100 g di carote, 100 g di sedano verde, 100 g di cavolfiore, 6 cucchiai di olio extravergine di oliva, sale marino iodato q.b. Preparazione Eliminare le eventuali spine dal pesce. Lavare e mondare le verdure. Spuntare le zucchine, pelare le carote e tagliare entrambi gli ortaggi a rondelle. Togliere i filamenti dal sedano verde e tagliarlo a pezzi medi. Dividere il cavolfiore a ciuffetti incidendolo nel senso della lunghezza. Preparare la vaporiera oppure mettere a bollire l’acqua in una pentola su cui possa essere adagiato un colino grande a rete e un coperchio. Il livello di liquido deve essere tale da non toccare il contenitore su cui mettere le verdure. Quando l’acqua bolle, porre le carote, il sedano e il cavolfiore nel colino o nel cestello e coprire. Dopo 7 minuti unire le zucchine e proseguire la cottura finché le verdure non diventino tenere. Toglierle dal recipiente e metterle in una insalatiera. Condire con poco sale e l’olio extravergine di oliva. In un’altra padella, scaldare 2 cucchiai di olio, adagiare i filetti di orata e salare da entrambi i lati. Una volta cotto, servire il pesce insieme alle verdure. Vino consigliato Terre Siciliane Bianco IGT, Sicilia Di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, al naso presenta aromi di pompelmo, pesca bianca, mela verde e ananas. Al palato è fresco, piacevolmente morbido, ricco, intenso e fragrante.
Menù Frecciarossa by Carlo Cracco
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CARTAFRECCIA
IL VIAGGIO CONTINUA, RIPARTI CON I TUOI PUNTI I TUOI
PUNTI PREMIO 2019 NON SCADONO
Quest’anno i punti premio che non hai utilizzato iniziano il nuovo anno con te.
Richiedi i premi fino al 28 febbraio 2021 Il Regolamento completo del Programma CartaFRECCIA, che ha validità fino al 31 dicembre 2020, è disponibile sul sito o presso le self service o biglietterie Trenitalia. I premi potranno essere richiesti fino al 28 febbraio 2021. Info su trenitalia.com 122
MOSTRE IN TRENO E PAGO MENO PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Palazzo dei Diamanti dedica una mostra a Giuseppe De Nittis (18461884), figura di spicco, insieme a Giovanni Boldini, della scena parigina di fine ’800. Fino al 13 aprile, l’esposizione rilegge la parabola creativa del pittore da una prospettiva che evidenzia la carica innovativa della sua arte e il suo modo, per certi versi inedito, di guardare la realtà e tradurla con immediatezza sulla tela per mezzo di inquadrature audaci, tagli improvvisi, prospettive sorprendenti. Che si tratti dei paesaggi assolati del Sud Italia, delle affollate piazze di Londra e Parigi o di ritratti, De Nittis ha lasciato una serie di istantanee che rappresentano il mondo nel suo apparire fu-
Giuseppe De Nittis Il salotto della principessa Mathilde (1883) Olio su tela 74x92,5 cm Barletta, Pinacoteca Giuseppe De Nittis
gace e transitorio, partecipando attivamente a quel nuovo sguardo che apre la strada alla modernità. Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, in collaborazione con il Comune di Barletta, la rassegna nasce dal rapporto di interscambio culturale instauratosi tra due istituzioni civiche simili per storia e natura: il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca Giuseppe De Nittis di Barletta. Promozione 2x1 per i soci CartaFRECCIA in possesso di biglietto delle Frecce con destinazione Ferrara. palazzodiamanti.it
IN CONVENZIONE ANCHE TORINO • Hokusai Hiroshige Hasui. Viaggio nel Giappone che cambia, fino al 16 febbraio alla Pinacoteca Agnelli • Andrea Mantegna fino al 4 maggio a Palazzo Madama MILANO • Museo della Scienza • De Chirico, fino al 19 gennaio e Guggenheim. La Collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso, fino al 1° marzo a Palazzo Reale • De Pisis, fino al 1° marzo al Museo del Novecento • Elliot Erwitt. Family, fino al 15 marzo al Mudec • Canova, fino al 18 febbraio alla GAM VENEZIA • Peggy Guggenheim L’ultima dogaressa, fino al 27 gennaio alla collezione Peggy Guggenheim BOLOGNA • Etruschi. Viaggio nella terra dei Rasna fino al 24 maggio al Museo Civico Archeologico Bologna FIRENZE • Natalia Goncharova, fino al 12 gennaio a Palazzo Strozzi • Inside Magritte, fino al 1° marzo alla chiesa di Santo Stefano al Ponte ROMA • Gabriele Basilico dal 25 gennaio al 13 aprile a Palazzo delle Esposizioni NAPOLI • National Geographic Climate Change, fino al 31 maggio al Museo Archeologico Nazionale • Napoli Napoli, fino al 21 giugno al Museo di Capodimonte • Joan Miró. Il linguaggio dei segni fino al 23 febbraio al Pan Info su trenitalia.com
Joan Miró Ballerina (1924) Portuguese State Collection in deposit in Fundação Serralves Courtesy Succesió Miró by SIAE 2019 © Filipe Braga/Fundação Serralves, Porto
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NETWORK // ROUTES // FLOTTA
Val Gardena
Bolzano
Val di Fassa-Val di Fiemme
Madonna di Campiglio Ora Bergamo Courmayeur Milano Aosta
Trento Verona
Cortina d’Ampezzo Udine
Vicenza
Treviso
Brescia
Oulx-Bardonecchia
Trieste
Venezia Padova
Mantova
Torino
OLTRE 300 FRECCE E FRECCIALINK AL G I O R N O
Reggio Emilia AV Modena Bologna
Genova
La Spezia
Ravenna Rimini
Firenze
Assisi
Pisa
Perugia
NO STOP
Ancona
Siena Pescara Roma Fiumicino Aeroporto
Foggia
Caserta Napoli
Matera
Bari Lecce
Potenza
Salerno Sapri
Sibari
Taranto Metaponto
Paola Lamezia Terme
LEGENDA:
Reggio di Calabria
I collegamenti da/per Bardonecchia sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo 2020 I collegamenti FRECCIALink per la montagna sono attivi nei fine settimana fino al 29 marzo 2020 Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com
FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 124
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi
Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio
NETWORK DI OLTRE 100 CITTÀ UN
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
COLLEGAMENTI GIORNALIERI E DURATA MINIMA DEL VIAGGIO FRECCIARGENTO ETR 700
104 Frecciarossa
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Milano-Roma 3h 10’
1a
40 Frecciarossa e
Frecciargento
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Roma-Venezia1 3h 15’
16 Frecciarossa e
Frecciargento Roma-Verona 3h 18’
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
48 Frecciarossa
Milano-Venezia2 2h 15’
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio I tempi minimi indicati si riferiscono alla soluzione di viaggio più veloce con una delle tre Frecce, dalle stazioni centrali dove non specificato. I collegamenti comprendono sia i servizi di andata che di ritorno. Sono previste variazioni nel fine settimana e in alcuni periodi dell’anno. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni su trenitalia.com 1 Durata riferita al collegamento tra Roma Tiburtina e Venezia Mestre 2 Durata riferita al collegamento tra Milano Centrale e
Venezia Mestre
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 125
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
RICORDARSI DI RICORDARE «Onoriamo quei giusti che hanno avuto il coraggio di non obbedire gli ordini, ma hanno seguito l’ordine morale, l’ordine etico, l’ordine del cuore» [Liliana Segre, senatrice a vita sopravvissuta ad Auschwitz]
© Nicolò Piuzzi
«Un luogo di memoria e raccoglimento. Mai così importante e attuale come in questo momento. Una visita al Memoriale avrà anche il significato di un impegno civile. L’impegno della memoria che caratterizza una comunità che vuole costruire un futuro migliore per i propri figli e nipoti. Per non arrenderci alla deriva che confonde torti e ragioni e sovrappone i carnefici alle vittime» [Ferruccio de Bortoli, presidente onorario del Memoriale della Shoah di Milano]
Memoriale della Shoah, Milano Centrale
Il 27 gennaio 2020 è il 20esimo Giorno della Memoria, istituito dal Parlamento italiano con la legge n. 211 del 2000. Recita così l’articolo 2: «In occasione del Giorno della Memoria di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere». Dieci anni fa alla stazione di Milano Centrale è nato il Memoriale della Shoah, presso il binario sotterraneo originariamente adibito alla movimentazione dei vagoni postali e poi, tra il 1943 e il ’45, luogo di partenza per migliaia di ebrei e oppositori politici caricati su vagoni merci, agganciati ai convogli diretti ad Auschwitz-Birkenau, Mauthausen e altri campi di sterminio e concentramento, o ai campi italiani di raccolta come quelli di Fossoli (MO) e Bolzano. Delle 169 persone caricate sul primo convoglio, il 6 dicembre 1943, ne tornarono solo cinque. Al Memoriale (ingresso da piazza Edmond J. Safra, 1) fino al 9 febbraio si può visitare anche la mostra 100 giusti del mondo, storie contro l’indifferenza raccontate con i disegni e le parole di Jean Blanchaert, insieme a testi di Gabriele Nissim e Philippe Daverio. memorialeshoah.it 126
PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
CENTOPORTE CHE PASSIONE RIVIVE IL FASCINO DEGLI ANNI ’20 A BORDO DEI TRENI DELLA FONDAZIONE FS ITALIANE di Ernesto Petrucci
Carrozza degli anni ’20 (tipo 1928R, serie CIz 36225) © Archivio Fondazione FS Italiane
«Il sole entrava dall’altro finestrino arrossando un rettangolo di tappezzeria. Fuori l’ombra dei vagoni era lunga, correva tutta quanta nel campo dove il grano cominciava a spuntare» [Carlo Cassola, Ferrovia locale, 1968]
«
I
l 2020 sarà l’anno del treno turistico», ha dichiarato il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo Dario Franceschini. L’intento è quello di promuovere un nuovo modo di viaggiare vivendo le bellezze del paesaggio, ma anche la storia e la cultura del nostro Paese. E i treni della Fondazione FS Italiane sono il cuore di questa nuova stagione del viaggio in treno. Oltre a suggestive, vecchie linee ferroviarie tornate a vivere grazie al progetto Binari senza tempo, sui treni storici si viaggia a bordo di veicoli d’epoca perfettamente restaurati e carichi dell’antico fascino dei treni del ’900. Loco-
SAVE THE DATE TRENI STORICI FONDAZIONE FS ITALIANE 5 6, 12 19 26 2 9
GENNAIO Archeotreno Napoli-Sapri Pietrarsa Express Napoli-Portici-Ercolano Reggia Express Napoli-Caserta Pietrarsa Express Napoli-Portici-Ercolano FEBBRAIO Archeotreno Napoli-Sapri Pietrarsa Express Napoli-Portici-Ercolano
motive e carrozze che costituiscono pezzi unici della nostra storia ferroviaria come le Centoporte, che proprio 100 anni fa divennero i veicoli simbolo del parco rotabili delle Ferrovie. Furono chiamate carrozze stile anni ’20, ma viaggiarono fino agli anni ’60. Inizialmente con la loro bella livrea verde vagone e poi, dal 1935, nella più conosciuta tinta castanoisabella, due toni di marrone (uno chiaro l’altro più scuro) che caratterizzarono tanti rotabili FS fino al secondo dopoguerra. Treni famosi anche per aver popolato sequenze e scene del nostro grande cinema e rimaste per sempre impresse nell’immaginario collettivo degli italiani. In quegli interni caratterizzati dalle lucide panche in legno, dai lampadarietti con le coppe bianche e dalle tendine ricamate fittamente, con il logo FS ovunque ripetuto, si è svolto il lungo viaggio degli italiani: quelle 100 porte di pesante metallo si sono aperte e chiuse tante volte nelle mille stazioni d’Italia, ritmando con il loro rumore incontri e addii, riunioni e separazioni. Corrono le vicende individuali e collettive, e le infinite trame di una storia che è ancora in viaggio verso un futuro da scoprire, ma con le radici saldamente piantate in un passato vivo, patrimonio della cultura nazionale. 127
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi OfficialTozzi [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
NAVIGLI PERDUTI N
© Kavalenkava/AdobeStock
on rimangono che poche tracce immiserite dell’antica gloria dei navigli milanesi, importanti canali artificiali che collegavano la città al mare Adriatico. A Milano c’erano anche un porto e una darsena, ma i navigli residui è meglio scoprirli con la nebbia, quando si può cogliere l’atmosfera sfumata di un città che non c’è più. Non è stata distrutta: è semplicemente finita sotto terra. Con
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le barche dei navigli arrivavano in città carbone, legname, marmi (per il Duomo), fieno e perfino bestiame, mentre ripartivano vini, grano, sale e manufatti artigianali. C’erano poi le barche passeggeri che trasportavano gente da Pavia e da dovunque ci fosse un canale collegato. È strano pensare che, prima della perdita delle acque, tutti i milanesi fossero ottimi pescatori. Nati per snellire il traffico impacciato e lentissimo del-
le strade medievali (e per necessità di difesa), i navigli hanno paradossalmente condizionato lo sviluppo di una città che non possiede neppure un fiume, ma che conserva comunque una sua magia di città acquatica. Se percorrete ripa di Porta Ticinese e via Sforza, non avrete difficoltà a immaginarle costellate di botteghe e osterie, con accanto i Navigli in fermento, ultimo retaggio di un tempo passato.