ANNO XII | NUMERO 6 | GIUGNO 2020 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
CARTOLINE DALLE VACANZE RICORDI DI IERI, VIAGGI DI OGGI
EDITORIALE
(ANCORA) DISTANTI
MA UNITI U
n anno fa La Freccia ebbe l’onore di ospitare in copertina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e aprire con una sua intensa riflessione sulla Festa del 2 giugno e sui valori costitutivi della nostra Repubblica. Le sue parole, nella particolare congiuntura che stiamo vivendo, suonano più che mai attuali. Oggi che una tempesta ha flagellato le nostre certezze e svelato la nostra vulnerabilità di persone, e di italiani. Da soli non si vive, né si sopravvive. Né come individui, né come nazione. Cito testualmente: «La Repubblica è di tutti […] per cui è necessario averne cura: adoperarsi per l’interesse generale, per il bene comune. Nessun uomo, infatti, è un’isola, nessuna famiglia è autosufficiente, nessuna comunità è separata dalle altre». Distanti ma uniti è stato uno dei refrain più uditi in queste settimane. Interroghiamoci se è, e sarà davvero così. Oppure se non rischiano di prevalere ancora una volta le distanze e le divisioni. Con fazioni e corporazioni, le une opposte alle altre, in una disputa che vedrebbe sempre qualcuna soccombere, e con essa – forse – il Paese intero. Ancora Sergio Mattarella: «La nostra Repubblica […] intende essere una forma di Stato
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inclusiva, nella quale nessun cittadino si senta abbandonato». Fondata su due valori: «La libertà, che ha alimentato il nostro progresso civile e […] l’unità […] che non può essere astratta, lontana, retorica, invocata con l’uso pretestuoso della categoria del nemico e deve, invece, irrobustirsi, saper superare le fragilità esistenti, rafforzando la coesione sociale». Le fragilità. Come superare quelle emerse drammaticamente con l’epidemia da Covid-19? Fragilità sanitarie, produttive, economiche, sociali, di un’organizzazione generale della vita comune messa in subbuglio da un nemico tanto invisibile quanto insidioso e micidiale. La risposta è: con la libertà e l’unità. Con la libertà, equilibrato mix di responsabilità e spirito di iniziativa, dovere e fantasia, disciplina e volontà, e con l’unità, che ha oggi più che mai bisogno di “irrobustirsi” con la solidarietà, la fratellanza e quella coesione sociale, minacciata dalla crisi economica. Ci riusciremo? Noi del Gruppo FS Italiane ci occupiamo di mobilità, di infrastrutture e servizi che uniscono luoghi e comunità, muovendo persone e cose. E, con loro, idee ed emozioni. Mai
come nei giorni trascorsi, non potendo spostarci, ci siamo resi conto di quanto ci sia cara questa libertà. Una libertà che si deve accompagnare con la sicurezza e il cui esercizio deve essere garantito dall’efficienza delle infrastrutture e dalla professionalità di tutti gli operatori del settore. Qualità che hanno permesso anche nei giorni del lockdown di rifornire il negozio vicino casa, e consentono di farci viaggiare da un posto all’altro per conoscerlo, o conoscere e incontrare altre persone. Perché non possiamo accontentarci di vederci, smaterializzati, sullo schermo di un pc o di uno smartphone, pur riconoscendone l’indiscussa e, di questi tempi, persino
salvifica utilità. La mobilità e la vicinanza fisica sono e restano un diritto, una fonte di ricchezza, di comprensione e di coesione. FS Italiane continuerà a fare la sua parte perché questa fonte che genera libertà e unità torni a essere rigogliosa, sicura e possa contribuire a rilanciare il Paese fertilizzandone l’economia e la cultura, il turismo e la socialità. Perché quello che vivremo nei prossimi mesi sia davvero un nuovo inizio. E lo sia, se possibile, fin da subito, dall’estate ormai alle porte. Un’estate che abbiamo voluto fosse la protagonista assoluta di questo numero della Freccia che consegniamo alla vostra, mi auguro piacevole, lettura.
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MEDIALOGANDO
«AMO LA RADIO» ANCHE IN TEMPI DI PANDEMIA UN MIX VINCENTE DI INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, INTERAZIONE. NE PARLIAMO CON MASSIMILIANO MONTEFUSCO, GENERAL MANAGER DI RDS, E CON GIANLUCA TEODORI, A CAPO DELLA REDAZIONE GIORNALISTICA di Marco Mancini
«A
mo la radio perché arriva dalla gente. Entra nelle case. E ci parla direttamente». Così cantava Eugenio Finardi nel 1976, due anni più tardi a Roma nasceva RDS, una delle prime radio private italiane, oggi la seconda per audience, con cinque milioni e mezzo di ascoltatori medi al giorno che superano, su alcuni contenuti distribuiti a un circuito di 26 emittenti locali sparse in tutta Italia, i nove milioni. Chiediamo a Massimiliano Montefusco, general manager di RDS, e a Gianluca Teodori, a capo della redazione giornalistica, e di fatto direttore responsabile dei contenuti informativi della radio, quanto ci sia di vero, ancora oggi, o forse oggi più che mai, nelle parole di quella canzone. [M.M.] Come RDS abbiamo commissionato una ricerca dalla quale emerge che durante i quasi due mesi del Auditorium RDS di Milano
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marmanug
lockdown i nostri ascoltatori si sentivano ancora di più parte di una community, e chiedevano di partecipare e interagire con noi. Ed è proprio questo ruolo attivo di chi ci segue, una sorta di caratteristica genetica del medium radiofonico, che ha consentito alla nostra emittente, ma un po’ a tutte le radio, di mantenere elevati livelli di ascolto anche da casa e avere la meglio sulle piattaforme on demand. Certo, ha giovato anche la nostra capacità di saper mixare intrattenimento e informazione. Compito che immagino vi siate impegnati ad assolvere con grande attenzione, perché in certi momenti i due aspetti contrastavano drammaticamente, tanto da apparire antinomici. [M.M.] Era un dualismo inevitabile: da un lato informare in modo corretto e preciso, dall'altro trasmettere un mood positivo, capace di dare la carica e, lavorando sulle emozioni, anche distrar-
re per quanto possibile dalla situazione generale e da quella individuale, con gran parte della popolazione italiana costretta a vivere in casa, con uno spazio limitato a disposizione, poca o nessuna privacy. Andiamo sull’informazione. Come trattare in radio una vicenda così delicata e, soprattutto, inedita e inimmaginabile? [G.T.] Ci siamo confrontati a lungo tra di noi, all'inizio, per capire se fosse giusto drammatizzare il quadro o renderlo in termini più normali. Abbiamo cercato di capire, e trovare un adeguato equilibrio, così ci siamo mossi in anticipo su temi diventati poi dominanti, facendo le stesse domande piuttosto elementari che si poneva la gente. Abbiamo sentito la Protezione Civile e Angelo Borrelli ben prima della realizzazione del comitato tecnico scientifico a proposito dei controlli su chi arrivava dalla
Massimiliano Montefusco
Cina attraverso scali intermedi. E il professor Roberto Burioni, già a febbraio. Alla fine lo tsunami ha travolto tutti, compresi voi… [G.T.] E la prima reazione è stata di panico, perché ti rendi conto di come tutto venga fagocitato da un gigantesco tragico macro argomento. Però, se vuoi, da un punto di vista strettamente giornalistico il lavoro diventa persino più facile, perché hai tempo di metabolizzare la notizia, riflettere su come trattarla, nei suoi molteplici aspetti. E quello che cambia, nel tempo, abbiamo modo di seguirlo in strettissima relazione con le richieste dei nostri ascoltatori. E cosa hanno chiesto e chiedono? [G.T.] La loro è una curiosità a 360 gradi sul fenomeno e ci chiedono di non indulgere al catastrofismo o al complottismo. Abbiamo cercato di sentire un po' tutti perché ciascuno possa farsi una propria idea attraverso approfondimenti e spunti di riflessione, senza mai cavalcare una sponda o un'altra. Noi i provvedimenti del governo li registriamo e cerchiamo di renderli intellegibili. Non diciamo se sono giusti o sbagliati. L’equilibrio va trovato anche tra informazione e approfondimento, tra esposizione dei fatti e commento. Il vostro palinsesto lo consente? [G.T.] Ogni giorno trasmettiamo 20 notiziari in 18 ore e nove appuntamenti di approfondimento con il nostro format 100 secondi: cinque quotidiani con En-
rico Mentana, uno con Riccardo Luna sull'aspetto tecnologico del nostro vivere, uno un po' più leggero affidato a Carlo Rossella e due di sport. Poi quattro rubriche che fanno parte del nostro arredo quotidiano: una dedicata al lifestyle, una alle imprese del made in Italy, un appuntamento green e un altro dedicato ai motori. Con l’esplosione dei contagi e la conseguente emergenza sanitaria e sociale c’è stato un immediato allineamento, avvenuto in maniera estremamente armonica, che ha riguardato sia le rubriche sia ovviamente i 100 secondi. A ogni appuntamento un compito diverso, quindi. Separando fatti da opinioni. [G.T.] Certo. Il nostro notiziario è molto snello, tendenzialmente non va oltre i due minuti, punta a un'informazione diretta, spicciola e didascalica. Nei momenti più critici, da metà marzo a fine aprile, giusto il tempo per rendere conto delle cifre che ci investivano come un macigno. Le rubriche in pochi giorni sono diventate i nostri ulteriori spazi di approfondimento. Lifestyle è stato modulato sulla vita in casa, su aspetti del quotidiano che fino ad allora non avevamo mai pensato di affrontare, dall'alimentazione all'esercizio fisico, fino ai risvolti psicologici derivanti dalla grande incertezza e dall’isolamento. Dopo una settimana, nella rubrica green avevamo già iniziato a parlare dello smaltimento dei dispositivi di protezione personale, un tema diventato oggi dibattutissimo. Con Made in Italy abbiamo raccontato delle conversioni produttive, dai marchi di moda che si mettevano a fare mascherine a quelli della tecnologia che lavoravano sui respiratori. Ed è stato interessante scoprire questa dote di versatilità dell'impresa italiana capace in breve tempo di cambiare pelle. [M.M.] Il nostro obiettivo era tenere aggiornati gli ascoltatori con un’informazione concisa, senza assumere il ruolo del radiogiornale continuo e con spunti di riflessione live ma, allo stesso tempo, accompagnarli durante tutta la giornata, lavorare nell’area del sentiment e delle emozioni positive e toccanti. Quindi un intrattenimento che generi empatia, condivisione. Corretto?
[M.M.] Coinvolgimento è la parola giusta. C’è un altro studio sulle radio italiane, commissionato da TER (società che rappresenta la quasi totalità delle componenti produttive pubbliche e private della radiofonia italiana, ndr) durante il lockdown che, a fronte di un’inevitabile per quanto contenuta diminuzione di ascoltatori – legata alla forte riduzione della mobilità automobilistica e, con essa, di una delle occasioni privilegiate di fruizione radiofonica – ha registrato una crescita di partecipazione interattiva del pubblico. Il 35% delle persone in questo periodo ha ascoltato la radio più a lungo e con maggiore attenzione, e in 37 milioni l’hanno definita l'amica sempre vicina. Perché rasserena e ci fa sentire uniti, hanno detto in tanti. [G.T.] Empatia e condivisione valgono anche per l’informazione e le nostre rubriche. Sempre con Lifestyle abbiamo trattato un tema clamorosamente importante durante il lockdown, e da tanti invece trascurato, quello dei bambini. Gli aspetti psicologici, l’insegnamento, l’osservazione del loro comportamento. E i nostri ascoltatori hanno gradito, sono stati coinvolti. Veniamo al tema della crossmedialità e di un’evoluzione genetica del mondo dei media. Ormai anche RDS da semplice emittente radiofonica è diventata un’altra cosa: in una vostra presentazione vi definite “entertainment company”. [M.M.] Lo siamo diventati perché geGianluca Teodori
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MEDIALOGANDO neriamo una serie di opportunità di incontro, intrattenimento e coinvolgimento del pubblico, inclusi eventi e concerti che speriamo possano quanto prima tornare a svolgersi. Poi ci sono due aspetti: primo la fruizione dei contenuti che avviene da tanti diversi device, oltre ai tradizionali apparecchi radio si va dagli smartphone ai pc, dai tablet alla tv fino agli smart speaker che stanno prendendo sempre più piede nelle nostre case. Poi i contenuti che si plasmano in una specie di co-creazione continua con chi interviene sulle varie piattaforme digitali. Sulle quali siete ben presenti. Sì, con una redazione digital che eroga contenuti di evasione e intrattenimento, anche perché social media come Instagram o Facebook nascono per quello. Quei contenuti li ritroviamo in maniera diretta e intera su RDS.it, producendo una sorta di ping pong con la radio che li tratta in una modalità audio, con un’attitudine a trasformarli in audiovisivi e in video veri e propri da fruire soprattutto in mobilità con gli smartphone. Ormai siamo ben oltre quello che cantava Finardi in tempi nei quali interagivi con la radio chiedendo per telefono una canzone e una dedica. [M.M.] Abbiamo conosciuto l'interazione ipertestuale, attraverso un sms o un post su Facebook o Messenger e oggi quella vocale con i messaggi su WhatsApp. Così, su un determinato spunto o sondaggio, interpelliamo gli ascoltatori e mandiamo in onda i loro messaggi e le loro riflessioni. Tutto questo
Auditorium RDS di Roma
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rafforza l'effetto community e la spinta di protagonismo attivo, sfrutta le tante piattaforme social disponibili e, alla fine, massimizza l'efficacia del mezzo radiofonico. Torniamo a oggi. Eccezionalità e normalità, quella che tutti auspichiamo arrivi presto sebbene avrà forse una fisionomia diversa da quella che conoscevamo. Cosa è cambiato e cambierà nel mondo della pubblicità sui media e dell’informazione? [M.M.] Intanto, durante il lockdown il 50% delle aziende per vari motivi non ha investito. Per cominciare, banalmente, non aveva la creatività opportuna. I messaggi già confezionati erano distonici rispetto a una realtà mutata in maniera così radicale. Le imprese commerciali erano e molte restano ancora chiuse, l’automotive – che rappresenta il 30% del nostro market share, bloccato. Ora occorre necessariamente cambiare il paradigma, ridisegnare i servizi e i prodotti, reinterpretare il ruolo anche in termini di comunicazione per conquistare la soddisfazione e la vicinanza degli ascoltatori e dei consumatori i cui atteggiamenti sono profondamente cambiati dal clima di incertezza che viviamo. Tutte le aziende stanno rivisitando i propri modelli di business, lavorando a una comunicazione integrale, in una modalità omnichannel, puntando al digitale e a superare la dicotomia tra reale e virtuale. [G.T.] Nell’eccezionalità degli eventi siamo rimasti legati al nostro palinsesto usando tutte le rubriche che avevamo a disposizione per informare, sempre
con equilibrio, su quel che accadeva. Solo nella settimana di Pasqua abbiamo cercato di evadere, ritrovare una certa normalità parlando dei prodotti consueti della festività. Ma il discorso è scivolato sull’attualità da cui non puoi sfuggire, su come le aziende avevano affrontato l'emergenza continuando a lavorare con le difficoltà di un organico ridotto e controlli molto stringenti. Sulle rubriche di sport, come quella sui motori, si è aperta l’unica vera voragine. [M.M.] Sì, il nostro palinsesto ha funzionato, soprattutto con il format peculiare dei 100 secondi che ha arricchito la cronaca, grazie all’intervento di direttori di successo capaci di aprire una finestra sul mondo andando oltre il solo ascolto degli esperti. E raggiungendo un target molto ampio, perché i 100 secondi diventano un podcast, le riflessioni dall’ambito radiofonico passano a quello multimediale, fruibili sia in app sia sui nostri siti, in modalità audio e audiovideo. Insomma, le regole del giornalismo non cambiano ma non sempre il mezzo è il messaggio. O non del tutto. Piuttosto il mezzo può moltiplicare il messaggio, esaltandone alcuni contenuti. È anche evidente che i ferri del mestiere cambiano e diventano sempre più smart e digital. Ma la radio su questo fronte è già molto avanti. E resta evergreen. Ancora in salute e sulla breccia. rds.grandisuccessi RDS_official RDS_official
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SOMMARIO GIUGNO 2020
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IN COPERTINA ESTATE ITALIANA
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La nave traghetto Scilla ultima le operazioni di imbarco (1959)
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UN TRENO DI LIBRI Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo romanzo di Serge Joncour, Affidati a me pag.
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33
CARTOLINE DALLE VACANZE
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Le estati memorabili degli ultimi 70 anni,
RAILWAY HEART
protagonisti dello spettacolo e della tv
GIARDINI DA SOGNO
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LA VIA REGINA DI SICILIA
L’ITALIA CHE FA IMPRESA
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Mai come quest’anno la scelta preferita
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è rimanere nei confini nazionali. Ne
GUSTA & DEGUSTA
parliamo con Andrea Carandini del Fai,
20
Fiorello Primi dei Borghi più belli d’Italia e
33
70
76
VIAGGIO IN ITALIA
GOURMET
WHAT’S UP
64
tra hit, film, tendenze. E i ricordi di sei
16
Donatella Bianchi del WWF Italia
UMBRIA SEGRETA
80
ISOLE DI BELLEZZA
84
IL GARGANO E LE ORCHIDEE
88
MAGICA GALLURA
68
92
UNA VIGNA IN CITTÀ
96
RELAX IN AGRITURISMO
98
SPIAGGE AD ARTE
102
SARACENO A FIRENZE
116
FUORI LUOGO
117
LA FRECCIA JUNIOR
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
105 SCOPRI TRA LE PAGINE LE NOVITÀ, I SERVIZI E LE PARTNERSHIP TRENITALIA i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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Tra le firme del mese
I numeri di questo numero
309
i Borghi più belli d’Italia [pag. 59] PAOLO CORBINI Giornalista, è direttore dell’Associazione Nazionale Città del Vino, con cui collabora dal 1998, e della rivista Terre del Vino
100
gli anni di vita del Giardino di Ninfa, nel Lazio [pag. 68]
93
le specie di orchidee selvatiche nel Gargano [pag. 85]
23mila
VITTORIO GIANNELLA Fotografo freelance, da anni gira il mondo per realizzare reportage di viaggi e natura per riviste del settore. Ama riportare a casa il senso di meraviglia che il pianeta regala
gli agriturismi nel nostro Paese [pag. 96]
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CLAUDIO SEBASTIANI Responsabile della sede Ansa in Umbria, dove lavora dal 1992. Laureato in Scienze biologiche, si è formato seguendo la cronaca nera e giudiziaria. Negli anni si è occupato anche di politica, economia e sport
FSNews Radio, la web radio del Gruppo FS, lancia il nuovo programma FS Cult. Musica, arte, spettacolo, sport, temi sociali e ambientali sono i protagonisti del contenitore bisettimanale, in onda il martedì e il giovedì alle 15 (e riascoltabile in podcast su FSNews.it), per un simbolico viaggio fatto di domande e risposte. Ogni puntata prevede un ospite: non la solita intervista, ma una chiacchierata a tappe che accresce la conoscenza dell’ascoltatore
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XII - NUMERO 6 - GIUGNO 2020 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 03/06/2020 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina © Archivio Fondazione FS Italiane Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
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Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli, Michele Pittalis, Claudio Romussi Giuseppe Angelini, Serena Berardi, Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Viola Chandra, Paolo Corbini, Fondazione FS Italiane, Vittorio Giannella, Peppe Iannicelli, Riccardo Lagorio, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Enrico Procentese, Andrea Radic, Elisabetta Reale, Gabriele Romani, Claudio Sebastiani, Saviana Sileo, Filippo Teramo, Mario Tozzi
REALIZZAZIONE E STAMPA
Via A. Gramsci, 19 | 81031 Aversa (CE) Tel. 081 8906734 | info@graficanappa.com Coordinamento Tecnico Antonio Nappa
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La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati
SAVIANA SILEO Giornalista, laureata in Scienze della comunicazione, fa esperienza in agenzie di stampa nazionali approdando poi in Cia - Agricoltori Italiani. Con il cuore all’ambiente e all’agricoltura, tiene insieme queste sue passioni grazie alla scrittura
On Web La Freccia si può sfogliare su ISSUU e su fsnews.it
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FRECCIA COVER
Cartoline di Torino da Paola Bertoni del blog Pasta Pizza Scones
#CARTOLINEDACASA di Luca Mattei
ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it
Per tornare ad apprezzare la bellezza del nostro Paese, in un periodo difficile per il turismo, la community delle Travel Blogger Italiane ha lanciato dal 5 maggio una challenge su Instagram con l’hashtag #cartolinedacasa. L’iniziativa è aperta a tutti: basta caricare nelle stories del social network un selfie con in mano una cartolina della propria città, inserendo l’hashtag indicato e il tag @travelbloggeritaliane. Il profilo della community riposta poi le foto e le evidenzia in una raccolta.
A giugno il progetto si trasforma in #cartolineda(nomecittà): laddove possibile, le blogger partecipano ad alcune visite guidate e attraverso i social raccontano ai follower i quartieri (e i musei, dove accessibili) delle proprie città. Un’occasione per meravigliarci ancora dei nostri spazi urbani grazie alla magia del viaggio. E qual è il modo migliore per condividere quelle emozioni se non con le care, vecchie (ma sempre evergreen) cartoline? 11
RAILWAY heART
PHOTOSTORIES LUOGHI Stazione Reggio Emilia AV
© Alessandro Farnè alessandrofarne76
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME A cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
enryhills
PEOPLE Attese
© Alfredo Falcone alfredo_falcone
© Domenica Ventre domenicaventre
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RAILWAY heART
IN VIAGGIO Verso Modena
© Michael Ieranò goingmattos
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AT WORK
Francesca, capotreno Frecciarossa © Edoardo Cortesi eddiecortesi
Francesco, addetto RFI ai gate di Roma Termini © Alfredo Falcone alfredo_falcone
PHOTOSTORIES 15
L’ITALIA che fa IMPRESA
AL MARE CON UN CLICK DA SKIPLY A BEACHAROUND, APP E PIATTAFORME WEB PER VIVERE LA SPIAGGIA IN RELAX E SICUREZZA di Elisabetta Reale
C
resce la voglia di mare, ma in sicurezza e, possibilmente, limitando lo stress. Per accompagnare la rivoluzione delle giornate in spiaggia nell’estate 2020 – tra distanze da rispettare, prenotazioni, nuove regole d’accesso e altre misure legate al Covid-19 – e per migliorare la vita di gestori e bagnanti, ci vengono in aiuto piattaforme web e app. Come Skiply, che permette di scegliere comodamente da casa lo stabilimento balneare o il parco acquatico preferito prenotando online lettini, sdraio, ombrelloni e, perché no, un caffè, un pranzo o un aperitivo. I gestori di stabilimenti e strutture,
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invece, potranno approfittare degli strumenti dell’app per eliminare le code all’ingresso, alla cassa, al bar o al ristorante. «Lo scorso anno ero in uno stabilimento e non capivo perché bisognasse fare una fila per qualsiasi cosa», spiega Francesco Califano di Giddy Up. «Così, dopo mesi di progettazione e confronto con Vincenzo Santo della Cna Balneari Campania Nord, ho creato Skiply (da “to skip”, saltare), sviluppata con l’informatico Vincenzo Striano, Ceo di Shift-left, casertano come me e partner in Giddy Up». L’app, scaricabile gratuitamente, è stata scelta in esclusiva dalla Cna Balneari
Campania Nord e adottata da tutti gli stabilimenti associati. Sarà inoltre un valido aiuto per osservare restrizioni e regole che l’emergenza sanitaria impone anche per i sindaci, nella gestione e organizzazione di spiagge libere e piscine comunali. «La forza di Skiply – dichiarano Califano e Striano – è l’estrema versatilità. Fornisce dati e report che permetteranno a sindaci e gestori, nel rispetto della privacy, di valutare la qualità dei servizi, la soddisfazione di chi ne usufruisce e i luoghi in cui intervenire». Da nord a sud dello Stivale, sono già oltre settemila gli stabilimenti balneari presenti in Beacharound, agile
piattaforma web ideata dall’imprenditore Alberto Parma, 29enne di Cattolica (RN), che in questi difficili mesi di lockdown ha sviluppato e ultimato un’idea a cui stava lavorando da tempo. «Quando frequentavo l’Università di Milano capitava spesso che i miei colleghi mi chiedessero informazioni sulle spiagge e sui servizi di Cattolica, ma mancava un sistema di informazione unitario, quindi insieme ad alcuni amici ho pensato di realizzare una piattaforma. Negli ultimi tre anni abbiamo reperito tutte le informazioni sugli stabilimenti balneari, anche con l’ausilio dei Comuni». A fine aprile il lancio di Beacharound, che ogni giorno conta una media di 20 o 30 nuovi iscritti, molti delle regioni del sud ma anche di Marche, Liguria, Toscana e, ovviamente, Emilia Romagna. È uno strumento gratuito sia per i proprietari degli stabilimenti, che possono gestire la loro pagina inserendo contenuti e immagini, sia per gli utenti. È sufficiente indicare la località di destinazione per poi prenotare direttamente allo stabilimento il servizio desiderato. «Vogliamo creare un contatto diretto tra il cliente e le strutture semplificando l’accesso alla spiaggia
– precisa Parma – e, a differenza delle app, qui non è necessario registrarsi». Parola d’ordine sicurezza e tranquillità anche per il team che ha ideato un’altra piattaforma online, Apriinsicurezza. Attiva dai primi di giugno, unisce saperi e competenze di giovani imprenditori che da tempo lavorano nel settore dei servizi web per i locali pubblici con l’app Quezzak. «Nasciamo come sviluppatori di app per locali, soprattutto per discoteche, fornendo un aiuto per la loro crescita economica, pubblicitaria e d’immagine», raccontano Matteo Gitto e Luca Di Rocco, entrambi anche pallanuotisti, a cui si è unito Luca Pisano. «Adesso vogliamo fare lo stesso per ristoranti, chioschi e stabilimenti balneari». Uno staff in continua crescita con collaborazioni sempre nuove: la piattaforma permetterà di usufruire di una serie di servizi, come prenotare da casa il proprio posto in spiaggia, pagando online o direttamente all’ingresso, e un codice confermerà la prenotazione. Inoltre, direttamente dall’ombrellone si potranno ordinare prodotti di bar e ristorante o prenotare, per esempio, un’uscita in canoa. «Una piattaforma che unisce diversi
servizi con un costo alla portata di tutti – chiariscono – perché è necessario aiutarsi per guardare al futuro con ottimismo». Il progetto Spiaggia 4.0 è invece un vero e proprio piano d’azione rivolto a enti locali, stabilimenti balneari, strutture ricettive e a tutte le imprese del turismo, nato dall’esperienza e dalla sinergia fra tre startup specializzate in tecnologie digitali: la barese Metawellness, We Digital e Rivemo, entrambe con sede in provincia di Pordenone. Con Spiaggia 4.0 la tecnologia garantirà sicurezza e relax: una piattaforma web e un’app renderanno possibile prenotare lettini e ombrelloni, fruire dei servizi offerti dallo stabilimento, ordinare prodotti da punti di ristoro limitrofi semplicemente con un click, senza code e assembramenti, mentre le pubbliche amministrazioni potranno monitorare i flussi di persone e prevedere situazioni potenzialmente rischiose per la salute pubblica. E grazie a Labby Light, il braccialetto brevettato da Metawellness, dipendenti e clienti di stabilimenti e spiagge private sapranno quando non sarà rispettata la distanza di sicurezza.
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GOURMET
SAPORI DI CORTINA di Filippo Teramo - a cura di vdgmagazine.it
U
Marco Pinelli
na lunga esperienza in cucine londinesi, americane e maltesi, affiancando chef come Oliver Glowig, Willy Elsner, Henry Brosi, Marco Bax. Poi tanta tecnica e passione. Un mix perfetto per Marco Pinelli, Dna napoletano ed executive chef dell’Hotel Cristallo di Cortina d’Ampezzo, dove tiene il timone dei tre ristoranti: La Veranda, che serve colazione e pranzo, La Stube 1872, specializzata in piatti della tradizione ampezzana, e Il Gazebo, per vivere un’esperienza di fine dining. Concentrato sulle materie prime del territorio, ne scopre sempre di nuove proponendo ricette originali e gustose dalle quali emergono tutte le sue qualità di chef. A Cortina le cucine del Cristallo sono il simbolo indiscusso dell’accoglienza ampezzana e l’arrivo di Pinelli, nel 2017, ha coinciso con un nuovo importante capitolo della storia secolare dell’hotel: l’affiliazione al The Luxury Collection Hotels & Resorts, del gruppo Marriott International. Una qualifica importante per l’albergo, primo del brand a Cortina ma anche primo mountain resort The Luxury Collection al mondo. Prestigio che ha spinto lo chef a offrire una nuova proposta gastronomica, articolata nei tre ristoranti dai caratteri distinti. Da instancabile e curioso giramondo, mette nei piatti l’impronta dei suoi viaggi insieme all’amore per la Campania, sua terra d’origine. Oggi, inoltre, il Cristallo fa parte anche del Luxury Bike Hotels, luogo ideale e punto di partenza per percorsi in bicicletta sulle Dolomiti, mentre la spa dell’albergo propone una vasta scelta di trattamenti terapeutici che utilizzano principalmente materie prime locali, con rituali detox, antinvecchiamento, rilassanti e tonificanti.
RISOTTO VIALONE NANO ALLA BARBABIETOLA, CREMA ACIDA E UOVA DI SALMERINO Ingredienti (per quattro persone) 2 kg di barbabietole, 2 scalogni, 360 g di riso vialone nano, 120 ml di vino bianco, 60 g di Parmigiano Reggiano grattugiato, 80 g di burro, 40 ml di olio extravergine d’oliva, 120 g di panna acida, 40 g di uova di salmerino, 300 g di carote, 200 g di sedano, 1 cipolla grande, 2 lt d’acqua, 250 ml di aceto di lamponi, 100 g di zucchero, sale q.b. Preparazione Tagliare le verdure e metterle in una pentola con l’acqua, bollire e lasciare andare il tutto per un’ora. Filtrare e mantenere in caldo il brodo. Mettere 100 ml di acqua in un pentolino a fuoco lento con lo zucchero e l’aceto di lamponi, per ottenere la riduzione. Tagliare a cubetti le barbabietole pulite e, utilizzando un estrattore, ricavarne il succo. Dopodiché, scaldare l’olio extravergine d’oliva in una padella, aggiungere lo scalogno e cuocere finché non diventa leggermente dorato. Versare il riso e cuocere per un minuto continuando a mescolare finché i grani non saranno lucidi. Sfumare con il vino bianco facendolo assorbire e poi aggiungere 200 ml di brodo vegetale e 200 ml di succo di barbabietola. Unire la riduzione di aceto di lamponi e cucinare il tutto per altri tre minuti. Aggiungere infine il burro a pezzetti e il Parmigiano, mantecare e impiattare, ponendo sopra il riso una quenelle di panna acida e le uova di salmerino. 18
GUSTA & DEGUSTA
a cura di Andrea Radic
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SAN MICHELE APPIANO LA QUALITÀ NON AMMETTE COMPROMESSI
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ondata nel 1907 in Alto Adige, la Cantina San Michele Appiano è il paradigma della forza qualitativa di 330 viticoltori, che di generazione in generazione contribuiscono con sapere, passione e dedizione ad assicurare uve eccellenti da trasformare e affinare con cura e sensibilità. Compito, dal 1977, nelle mani di Hans Terzer, winemaker della cantina. La sua rigorosa dedizione e la profonda passione hanno come principale obiettivo la ricerca continua della miglior qualità. «Non so fare miracoli, ma la perfezione è senza dubbio il mio obiettivo», afferma Terzer nel descrivere il concetto che è riuscito a infondere ai soci. Gli ettari vitati sono 385, di cui il 70% produce bianchi di intensa struttura, viva freschezza e carattere identitario, e il
30% rossi, tra i quali l’apprezzato Pinot Nero dai raffinati profumi di frutti di bosco, lamponi e more. Al palato compatto, elegante, fruttato e speziato. Da segnalare tra i bianchi il Pinot Bianco Schulthauser 2019, vinificato e imbottigliato la prima volta già nel 1982. Finemente fruttato e fresco, è in grado di sedurre il palato sia per
NINO ROSSI LA NOUVELLE VAGUE DELLA CUCINA CALABRESE RICOMINCIA DAL PICNIC WILD
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Lo chef Nino Rossi
ultura, identità, tradizione e ricerca sono i pilastri della filosofia del ristorante Qafiz, che lo chef Nino Rossi ha creato a Santa Cristina d’Aspromonte (RC) rompendo alcuni schemi per costruirne di nuovi, come Aspro, un cocktail bar dove lo stile è ricercato quanto la selezione delle bevande. Un uomo così poteva riaprire con un solo obiettivo: innovare ancora per proseguire a rappresentare la “Nouvelle Vague” della cucina calabrese, che sta esprimendo creatività e grande dinamismo. E lo fa rivisitando la proposta e lanciando un nuovo progetto. «Prose-
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la cremosa morbidezza che per l’acidità di razza. Oltre al Sauvignon Sanct Valentin 2019, il più famoso della Cantina San Michele Appiano. Uve selezionate ai piedi della Mendola, per un vino dal frutto seducente, di eccellente mineralità e persistenza. Fitto bouquet di frutta gialla, uva spina, fiori di sambuco e ribes maturo: acidità croccante, morbida corposità ed elegante pienezza. stmichaeleppan stmichaeleppan
guiamo con un delivery di alta qualità che prevede anche un nostro operatore a supporto», spiega Rossi. «Apriamo il Qafiz con due menù degustazione e una minuscola carta, proponendo piatti in abbinamento ai cocktail di Aspro. Inoltre, lanciamo Wild, il picnic ad alto distanziamento. Si scenderà sulla riva del fiume che scorre nella nostra proprietà, il torrente Calabretto, per consumare le pietanze all’ombra di alberi secolari», prosegue. «E, ritenendo fondamentale il rapporto con gli ospiti, a mia volta li raggiungerò per una grande preparazione alla griglia, una cottura ancestrale. Infine, un bagno nel torrente incontaminato che, grazie alle sue piccole anse rocciose, regalerà un indimenticabile idromassaggio naturale». qafiz qafizristorante
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IL (DIS)AMORE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS NEL NUOVO ALBUM DEI PERTURBAZIONE 23 BRANI CHE RACCONTANO LA VERITÀ DEI SENTIMENTI
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ono tornati i Perturbazione, la band capitanata da Tommaso Cerasuolo, con un album sull’amore, anzi, sul (dis)amore: così si intitola, infatti, l’ottava fatica della formazione torinese. Attraverso 23 brani, si racconta una love story in tutte le sue fasi. Il singolo di lancio è Io mi domando se eravamo noi, che ad ascoltarlo fa subito pensare al periodo che stiamo vivendo. Anche se il frontman precisa che, in realtà, nasce da tutt’altro spunto: «È la frase di un racconto autobiografico scritto da Natalia Ginzburg, in cui lei parla del suo secondo marito Gabriele Baldini. E rappresenta uno dei temi centrali del disco». Vale a dire? Nei nostri dolori, nelle manchevolezze, nelle piccole ferite c’è molta più verità rispetto alle nostre aspirazioni. Come mai avete deciso di approfondire questo tema? Per spostare la cinepresa, mostrando tutte le angolature di una relazione amorosa. Ci piace trattare il sentimento in maniera non didascalica. Le atmosfere malinconiche di un testo crudo e spietato non si devono riflettere per forza nell’attitudine musicale. Si possono evocare situazioni più vere rispetto alla descrizione stucchevole dell’essere felici. Felicità e tristezza sono emozioni misteriose. Il vostro disco è composto da oltre 20 pezzi. Cosa insolita, oggi, a livello discografico… Abbiamo assecondato la nostra musica. Alcune canzoni raccontano un momento, altre sono micro brani che evocano un’atmosfera nella loro brevità, come quei passaggi dei Quadri di un’esposizione del compositore russo Modest Petrovič Musorgskij, in cui sembra che il protagonista passi da 20
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© Luigi De Palma
di Gaspare Baglio
In primo piano Tommaso Cerasuolo (voce e mandolino), dietro di lui, in senso orario, Rossano Antonio Lo Mele (batteria), Cristiano Lo Mele (chitarra e tastiere) e Alex Baracco (basso)
un brano all’altro della suite per pianoforte. Credi che l’emergenza Covid-19 potrà insegnarci qualcosa? Ho la sensazione che siamo terribilmente bravi a non imparare nulla. Questa situazione ci ha messo di fronte a fantasmi che già avevamo e se c’erano dei problemi si sono acuiti. Come musicista mi sono guardato allo specchio e ho visto anche cose che non mi piacciono. Dobbiamo imparare ad analizzare e accettare i nostri limiti e la nostra eredità, senza avere fame di libertà e desideri. Come avete trascorso le giornate du-
rante l’isolamento? Abbiamo cancellato gli eventi, continuando però a raccontare il disco sui social. Stiamo organizzando un live di quartiere e vorremmo farlo senza passare dal web: è bello anche suonare per i propri vicini. Cosa vi augurate per la ripartenza del Paese? Che non ci siano esclusi. Dobbiamo essere tutti liberi, senza disparità. perturband perturband perturbiamo perturbazionemusic
UN DISCO PER RICORDARE
di Sandra Gesualdi
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a promessa, a inizio intervista, è di non soffermarsi troppo sulla sua giovane carriera, perché «all’estero l’età non fa notizia». Eppure il giorno che ricorda con più emozione è quando si è diplomato in pianoforte al conservatorio, a 17 anni. Massimo dei voti, lode e menzione d’onore. Filippo Arlia, classe ‘89, insegnante e direttore al Conservatorio di musica Tchaikovsky di Nocera Terinese (CZ) e dell’Orchestra Filarmonica della Calabria, è considerato dalla critica internazionale uno dei più talentuosi ed eclettici musicisti italiani della sua generazione. Durante lo stop per le restrizioni dovute al coronavirus ha sofferto la lontananza dalla sua orchestra, dai suoi allievi e, ovviamente, dal pubblico. «All’inizio ero arrabbiato, poi ho voluto che la musica arrivasse ugualmente nelle case degli italiani e ho deciso di incidere lo Stabat Mater, uscito il 2 giugno. Il disco per la musica classica è come lo streaming e le piattaforme per il cinema». Una produzione particolarmente significativa. Lo Stabat Mater di Gioacchino Rossini, edito dal Movimento Classica con l’Orchestra Filarmonica della Calabria e il coro siciliano, è una vera e propria messa in note, un’opera che parla di dolore e costernazione. È stato naturale dedicarla a
tutte le vittime del Covid-19. Fino all’inizio di marzo nessuno si sarebbe mai immaginato una situazione così difficile. Perché proprio lo Stabat? Rossini è conosciuto principalmente come un compositore di opera buffa. Con questa ha dimostrato quanto invece fosse un autore completo, regalandoci un’intensa rappresentazione dell’intimità della sofferenza. Come mai la classica in Italia è poco ascoltata dai giovani? Se vanno poco a teatro è perché non conoscono questa musica e la nostra società non gliela propone come dovrebbe. Non seguono nemmeno Ray Charles, Ella Fitzgerald, John Legend o James Brown, quindi il jazz, il soul, il gospel. A New York ho suonato davanti a persone di ogni età, vestite come volevano, anche in bermuda. Non dobbiamo mettere paura ai ragazzi facendo pensare loro che i concerti di classica o lirica siano roba da frack e noiosi. La scuola è fondamentale per far conoscere e comprendere questa musica. La cultura ha un ruolo formativo importante… Chi è sensibile alle arti sarà un adulto migliore domani. Non ce lo vedo un delinquente che compra un biglietto per un’opera lirica. Attraverso la cultura si migliora il tessuto sociale. E in questa fase è fondamentale aiutare gli artisti, categoria professionale molto colpita dalla crisi. Se dovessi rappresentare musicalmente la quarantena appena trascorsa? Dirigerei il Nabucco di Verdi, che parla degli schiavi ebrei. Perché durante il lockdown siamo stati schiavi di noi stessi. Ma eseguirei anche un travolgente inno alla vita. Nel picco più alto del contagio è nato Adonis, mio figlio. FilippoArlia
© Laura Bianca Photographer
IL GIOVANE DIRETTORE D’ORCHESTRA FILIPPO ARLIA DEDICA LO STABAT MATER DI ROSSINI ALLE VITTIME DEL COVID-19
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«VI FARÒ AMARE I CLASSICI»
L’ATTORE FRANCESCO MONTANARI RILEGGE SHAKESPEARE SU AUDIBLE E SPOTIFY. IN ATTESA DI TORNARE A TEATRO CON IL GIOCATTOLAIO
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l lockdown ha confermato il talento di Francesco Montanari, reduce dalla seconda stagionedella fiction Il cacciatore, ispirata al magistrato Alfonso Sabella, andata in onda su Rai2 tra febbraio e marzo, per la quale ha vinto la palma d’oro come miglior attore al Cannes International Series Festival. Come Gian Maria Volonté, pensa che un attore debba dare sempre la giusta dignità all’umanità che rappresenta: «È la grande responsabilità del nostro lavoro. Qualcuno riconoscerà archetipi dell’essere umano anche solo ponendosi domande». Dopo aver recitato su Instagram i grandi classici, ha messo in piedi su Spotify un podcast in cui rivisita in chiave pop l’Otello di Shakespeare. Un successo così grande da spingere Audible ad affidargli gli audiolibri Romeo e Giulietta, Amleto e Il mercante di Venezia. Tre opere del drammaturgo inglese che Montanari affronta partendo dall’assunto che «se li odi è perché te li hanno sempre spiegati male». Come è iniziato tutto? L’anno scorso ho portato in scena lo spettacolo di Italo Calvino Perché leggere i classici e mi sono chiesto che cosa può spingere un ragazzo, nell’epoca delle piattaforme streaming, ad avvicinarsi a queste opere. Che risposta ti sei dato? Leggere è utile e, come diceva Umberto Eco, allunga la vita, perché accresce l’immaginifico. Sono stato anch’io studente, so quanto sia respingente l’imposizione della lettura e di certi titoli: si traduce con un’eredità di qualunquismo e sentito dire. Tipo? Amleto se lo ricordano col teschio in mano mentre declama «Essere o non essere», quando il teschio non è nemmeno in quella scena. Ma, a pensarci bene, Amleto lo troviamo anche nel cartoon Disney Il Re Leone, per esempio nella scena in cui il fantasma di Mufasa riappare a Simba dicendogli «Ricordati chi sei». Tracce della tragedia sono identificabili anche nel serial tv Sons of Anarchy, sugli harleysti che 22
vivono al limite della legalità. Un archetipo enorme che non annoia perché pieno di gossip, come quello di Romeo e Giulietta. Spiegati meglio… Giulietta era una ribelle: non sta alle imposizioni del padre che la vuole sposata al ricco conte Paride, nipote del principe di Verona. Montecchi e Capuleti sono due famiglie di delinquenti, tra loro c’è un odio talmente profondo che i cittadini non ne possono più. Il principe mette un veto definito alla faida, ma il re dei gatti Tebaldo rompe le uova nel paniere uccidendo Mercuzio, una sorta
di rockstar. Anima maledetta che, col sorriso, si perde in grandi esibizioni – come nel monologo della regina Mab – anche se i suoi occhi piangono. Nella fase tre dove ti vedremo? Tornerò sul palco con la black comedy Il giocattolaio, insieme a mia moglie Andrea Delogu: lei è strepitosa, una grande collega. Sono contento che abbia intrapreso questa avventura da attrice. Poi sarò sul set per la terza stagione del serial Il cacciatore e un nuovo film sul delitto Torregiani. G.B. francesco_montanari_official
IL FUTURO DELLA TELEVISIONE DALL’OVERDOSE DI INFORMAZIONE ALLA VOGLIA DI EVASIONE. COME CAMBIA IL PICCOLO SCHERMO DOPO IL COVID-19 SECONDO MASSIMO BERNARDINI DI TV TALK direzione sta prendendo la tv. Cosa è stato modificato a causa della pandemia? La decurtazione del personale negli studi e l’assenza del pubblico in molti show hanno cambiato geneticamente le cose. Oggi un conduttore dialoga con una o due finestre virtuali. Il coronavirus ha agevolato l’uso delle piattaforme streaming? Molti hanno avuto più tempo libero e Massimo Bernardini
© Assunta Servello
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emergenza Covid-19 ha trasformato la televisione: variazioni al palinsesto, programmi saltati, show ripensati. Tv Talk, appuntamento cult di Rai3, ogni sabato alle 15 analizza il piccolo schermo grazie al lavoro del capo progetto Furio Andreotti, del cast e del conduttore Massimo Bernardini, giornalista di lungo corso che prova a spiegarci come è cambiata e quale
chi ha preso l’abitudine di vedere le serie online difficilmente la perderà. È anche vero che circolano meno soldi e qualcuno potrebbe rivolgersi unicamente verso la grande offerta gratuita disponibile. Non credo però, come dicono alcuni, che niente sarà più come prima. Da spettatore cosa si augura? Abbiamo visto la trasformazione di una televisione sostanzialmente morbosa in tv di servizio: diversi conduttori e programmi sono diventati pedagogici, spiegando ai cittadini come comportarsi. Se uscissimo da questo cambiamento con la cronaca nera ridimensionata nel daytime, sarebbe un grandissimo acquisto. Ci sono però programmi come Ciao Darwin, su Canale 5, che macinano ascolti anche in replica… L’overdose di informazione, all’inizio, era necessaria. Ora c’è voglia di evasione. E Tv Talk analizzerà i gusti del pubblico fino a giugno... Spero che prosegua anche a luglio. C’è lavoro da recuperare e molti professionisti sono pagati a puntata. Con l’allungamento di diversi show, molti auspicano un nuovo assetto dei palinsesti estivi. La verità è che il mercato pubblicitario si è ridimensionato. Andrebbero rivisti anche i meccanismi dei periodi di garanzia sulla redditività della pubblicità. La Rai ha uno dei canoni più bassi in Europa e ho l’impressione che non ci saranno soldi per evitare le repliche. Da grande conoscitore del piccolo schermo ha suggerimenti? Il servizio pubblico potrebbe utilizzare la bella stagione per testare programmi a basso costo, nuovi conduttori, autori, creativi. Abbiamo bisogno di svecchiare e sperimentare. G.B. TvTalk TVTalk_Rai TVTalk_rai 23
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LA VITA SULLO SCHERMO IL BIOGRAFILM FESTIVAL È ONLINE DAL 5 AL 15 GIUGNO. TRA I TEMI PRINCIPALI, IL POTERE E LA RELAZIONE CON IL CORPO
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bbiamo lavorato duramente e non aveva senso annullare il festival, così abbiamo deciso di farlo online. Ma vogliamo anche offrire un modo sicuro per guardare i film insieme: stiamo programmando proiezioni all’aperto, nelle piazze, in modo che si possa assistere dai balconi». Con queste parole Leena Pasanen, direttrice del Biografilm Festival di Bologna, presenta l’edizione 2020 della kermesse cinematografica che, dal 5 al 15 giugno, mette in streaming i migliori biopic. Su cosa avete puntato quest’anno? L’evento è fortemente europeo, ma le pellicole ci portano in tutto il mondo, mostrando incredibili storie di vita e nuovi aspetti delle nostre società. Uno dei temi portanti è il potere e il suo utilizzo improprio. Con un interesse speciale nei confronti della quotidianità e dei sogni delle persone che vivono nella Cina contemporanea, per scrutare in profondità e sotto un inedito punto di vista i sentimenti verso questo Paese.
Faith
Molti lungometraggi affrontano anche sfide sensibili e personali, soprattutto dei giovani, attraverso le immagini dei corpi e della loro identità sessuale e culturale. È una kermesse che celebra l’esistenza in tutte le sue forme. I fiori all’occhiello? Sono particolarmente orgogliosa dei documentari italiani prodotti quest’anno. Faith di Valentina Pedicini e Because of My Body di Francesco Cannavà fanno parte della competizione internazionale. Poi abbiamo un trio di celebri maestri che presentano nuovi lavori: il mio connazionale Mika Kaurismäki, dalla Finlandia, il danese Jorgen Leth, figura di spicco del cinema sperimentale, e il famoso regista cambogiano Rithy Panh. C’è poi Sing me a Song, biopic del francese Thomas Balmès che ci racconta di un giovane monaco buddista del Bhutan a cui internet cambia la vita. The
Earth is Blue as an Orange dell’ucraina Iryna Tsilyk, invece, ha vinto l’ultimo Sundance Film Festival e parla di una madre single e dei suoi figli in un Paese sotto assedio. Non manca, infine, un’analisi psicologica del comportamento e delle performance di Donald Trump con #Unfit, di Dan Partland, e il dietro le quinte del World Economic Forum con il lavoro di Marcus Vetter, The Forum. Come si possono vedere i film? Su MYmovies.it, dal 5 al 15 giugno, solo dall’Italia e a orari prestabiliti. Ma ogni utente registrato ha anche l’opportunità di guardarli entro le 24 ore successive. Le proiezioni gratuite hanno un numero limitato di posti e l’opzione di attivare sottotitoli in italiano. G.B. biografilm biografilm biografilm Because of my Body.
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Personalizzare, localizzare, valorizzare. Ieri tour operator, domani architetti di esperienze. IULM, IMPARARE IL FUTURO.
OPEN DAY Online Lauree Triennali 8 luglio 2020 iulm.it/openday
Il futuro si apre a chi impara a gestire il cambiamento. IULM è l’Università del sapere dinamico, dell’evoluzione delle conoscenze. Vieni a scoprire il mondo dove sarai domani.
UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
AFFIDATI A ME LA VERTIGINE DI UN AMORE CLANDESTINO E IMPROBABILE IN UNA PARIGI AVVOLGENTE E TENERA
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el titolo vi è già il nocciolo del romanzo: «Affidati a me», dice Serge Joncour al lettore, «e non ti troverai male». “Affidarsi”, non “fidarsi”. Senza cambiare vita, marito o la sua agiata esistenza, Aurore trova che «c’è qualcosa di nuovo, oggi nell’aria». Non si parla che di una storia d’amore, della ricerca di una boa nel mare mosso della vita. Ludovic e Aurore. Un uomo e una donna così diversi per estrazione sociale, idee, visione della vita. Una coppia improbabile. Eppure, oltre alla naturale ma non scontata attrazione fisica, tra loro crescono piano la fiducia e il rispetto. Ludovic è un omaccione di 92 chili alto due metri, ex giocatore di rugby, sradicato dalla campagna per fuggire il dolore lancinante della morte di sua moglie. Tre anni sono passati, ma sembra ieri. Fa un lavoro difficile, misero e ingrato: recupera piccoli crediti dalla povera gente per conto di altra povera gente. Aurore è una giovane borghese di gran classe, sposata con Richard e con due bei bambini. L’atelier di moda che dirige reca in alto il suo nome: Aurore Dessage. Due universi opposti, in comune hanno solo il cortile di ingresso dello stesso stabile: lei scala A, appartamenti alti e ariosi; lui scala B, dimore piccoli e fatiscenti. Le finestre di fronte. Istintivamente si evitano, una sorta, si direbbe oggi, di distanziamento socia-
le. Ma il destino congiura a intrecciare le loro vite scatenando una catena di eventi inimmaginabili. Lo scenario è quello del cortile, la quinta di fondo una Parigi affascinante e malinconica, avvolgente e tenera. L’abilità dell’autore di questo romanzo tipicamente francese sta nel fare in modo che le vite di Ludovic e Aurore si intreccino pian piano privandoli della loro corazza sociale e lasciandoli nudi con le loro ansie, le paure, in un turbinio di emozioni talvolta sospeso da una sorta di ribrezzo fisico. Due anime in alto mare che galleggiano a malapena senza nessun appiglio. Joncour, con la delicatezza di parole sempre appropriate (eccezion fatta per l’irreale scena del laghetto ghiacciato) immerge il lettore in una storia che via via prende forma sotto i suoi occhi, anche attraverso l’eccellente caratterizzazione dei personaggi, punto focale dell’intera struttura narrativa. Leggendo, viene fatto spontaneo di domandarsi come quelle due figure agli antipodi possano trovare un punto di contatto tale da scatenare un incontro così vitale e magnetico. Il desiderio violento, lontanissimo dagli schemi che regolano le loro vite, li pervaderà facendoli sentire più leggeri e più consapevoli di sé stessi. In quel suo presente così movimentato, Ludovic rappresenta per Aurore il punto di stabilità. Nonostante amarla porti con sé una serie di rischi, nonostante lei rappresenti tutto ciò che lo
disgusta e da cui vorrebbe fuggire, l’attrazione, l’impellente bisogno di aiutarla e, sì, l’amore avranno la meglio. E quel vuoto sorprendente che nasce ogniqualvolta spariscono in sordina l’uno dall’altro, nella propria parte del cortile, si percepisce in ogni pensiero, in ogni silenzio. Ludovic però c’è sempre: sia per «allontanare i corvi che l’atterriscono», sia quando un guasto fa quasi esplodere il bagno di lei. E mi fermo qui per lasciarvi intatte le sensazioni dell’intera trama. Alle volte l’esistenza necessita di un’ancora di salvezza, così vicina e che niente ti chiede. Repose-toi sur moi.
Edizioni e/o pp. 336 € 17,10 27
UN TRENO DI LIBRI
BRANI TRATTI DA AFFIDATI A ME [...] eppure avrebbe voluto ringraziarlo perché lui almeno aveva saputo prevenire le sue paure, non c’era regalo più bello in quei tempi di sicumera e autosufficienza generalizzate, perché non c’è complicità più viva che indovinare l’altro, così anziché cercare le parole lo abbracciò come avrebbe fatto con l’albero, con lo stesso movimento, e suo malgrado le venne alle labbra una sola parola, «Grazie», e la ripeté più volte, gliela ridisse all’orecchio con un’intensità che probabilmente l’altro non capiva, «Grazie, grazie, grazie...». La forza del torso che stringeva e a cui si aggrappava la pervase, era un corpo potente e caldo, da anni non aveva sentito qualcosa di altrettanto umano, Ludovic non si pose la domanda di sapere cosa fare, si stordì completamente odorando il profumo della donna, i morbidi capelli alla jojoba, quel corpo femminile che sentiva contro il suo, era sbalordito di averla tra le braccia, avvampava come per un liquore troppo forte, e si lasciò sommergere da una forza che gli rubava le parole, come se anni e anni di totale mancanza di tenerezza trovassero in quel momento una soluzione miracolosa, la teneva forte come lo teneva lei, la stringeva quanto lei stringeva lui dicendosi che non avrebbe lasciato la presa finché non fosse stata lei stessa ad allentarla, ma Aurore si immerse ancora di più in lui, si sbarazzò della borsa che aveva sulla spalla, la lasciò cadere sulla terra umida e coperta di foglie morte, sentiva la solidità dell’uomo, e in un periodo in cui tutto per lei era una prova da superare trovava in lui una boa, un punto di stabilità in quel presente in perenne movimento in cui tutto le sfuggiva. Ludovic si domandò se fosse il caso di baciarla, ne aveva una voglia matta, ma non voleva metterle paura, sciupare qualcosa di quel movimento folgorante, era raro che si facesse cogliere di sorpresa, ma si sentiva tanto incredulo quanto sopraffatto dagli eventi... Quando di colpo ci si bacia vuol dire che proprio non se ne può più della distanza, che anche incollati l’uno 28
Michele Cascella Parigi (1932), dal libro Michele Cascella - L’estasi delle cose di Alberico Sala
all’altra si ha la sensazione di essere troppo lontani, non abbastanza osmotici, donde la voglia di fondersi, di annullare lo spazio residuo. Fu lei a prendere l’iniziativa, Ludovic aveva labbra talmente carnose e tenere che Aurore non ebbe neanche il tempo di chiedersi cosa stesse facendo, non accennò minimamente a tirarsi indietro tanto desiderava quelle labbra, si lasciò andare contro l’albero, si sentiva perdutamente esaudita, da anni quel cortile le dava energia, da anni lo vedeva come un’enclave di serenità, ed ecco che era al culmine di quella promessa, una volta tanto era nel cuore stesso del rifugio che la proteggeva dal mondo, ormai era buio, e nell’oscurità sotto le fronde tutto era ancora più scuro, totalmente nascosto. Sentì le mani dell’uomo afferrarle la nuca, poi i seni, come se volesse sollevarla da terra, aprì gli occhi solo per avere la misura del miraggio, per un attimo ciò che stava succedendo la mandò nel panico, aveva ancora la scelta della lucidità, poteva decidere di fermare tutto, ma ripensò al moto dell’anima dell’uomo, al piumino col quale si era accarezzata il viso, come se il piumino fosse stato una premessa a quell’abbraccio totale. Massiccio com’era avrebbe potuto farle male, invece controllava
i gesti, Aurore si sentiva un giocattolo tra le mani di una forza, era sorpresa, inebetita, tra le braccia di quell’uomo dalla potenza dichiarata si sentiva leggera, a un passo dal proibito totale, baciare un uomo sotto casa, fare un grande sberleffo alla propria vita e al disprezzo che le toccava subire. Le uscì dalla bocca senza che potesse farci niente, si sentì dire: «Non è possibile, non è possibile...». Ludovic si ritrasse quando a lei sarebbe piaciuto che insistesse. [...] Messi a letto i bambini, aspettò che tornasse Richard per mangiare con lui. Il marito arrivò alle dieci passate. La cena era minimale, salmone freddo, blinis e insalata verde, Richard adorava la semplicità, le cene semplici, le conversazioni semplici, tutto semplice. Al dessert, mentre finivano i dolci che i bambini avevano appena assaggiato, dolci semplicissimi acquistati da Lenôtre, le venne voglia di raccontargli di Kobzham, sapere cosa ne pensava, cosa avrebbe fatto al suo posto, ma le sembrava ridicolo parlargli di una sordida storia da novantaduemila euro quando dall’inizio della cena Richard non faceva che elencarle progetti favolosi, una nuova start-up etica in cui credeva molto, dei vaccini che a un certo
Un assaggio di lettura
[...] Gli scocciava sentire i suoni di una rissa senza vedere niente, così si infilò i
jeans, si allacciò le scarpe da ginnastica ben strette per avere appoggi solidi all’occorrenza, e senza chiudere la porta si precipitò per le scale alla stessa velocità con cui salì i due piani dell’altra scala, caldissimo, sul pianerottolo lo stesso rumore pazzesco, ma non c’era nessuno, allora entrò nell’appartamento, in anticamera capitò sulla scena sempre intensa di due che si menano, due tizi che se le danno di santa ragione mentre gli altri cercano di separarli, Richard non aveva più la faccia di prima, era infuriato e malamente spettinato, del tutto travolto da una rabbia centuplicata dalla rabbia dell’avversario. Com’era possibile che un uomo così posato uscisse dai gangheri? Ludovic entrò nel bordello come uno spettatore che s’imbarchi in un film. A parte il gruppetto all’ingresso, quasi tutti gli altri continuavano a ballare nel grande salotto in fondo come se niente fosse, ubriachi e scatenati, e la felicità di quella massa umana gli scoppiò in piena faccia, quegli insopportabili giovani indolenti, quei coglioni che non si accorgevano di lui, che neanche ne erano intimoriti, e quell’orrida musica, un rap denso e soprattutto forte, troppo troppo forte, «Cazzo di musica...». Da quel momento Ludovic smise di pensare, serrò la mascella e divenne inespressivo, prendere uno per il collo significa penetrare in un territorio sconosciuto, tutto dipende dallo sguardo, i 100 chili non sono niente in confronto allo sguardo, è con lo sguardo che ci si fa vedere pronti a divorare l’altro, così fece alzare il biondo che inchiodava Richard al suolo, lo rimise in piedi per guardarlo bene in viso e lo colpì, senza dire una parola tirò un cazzotto sulla faccia del tipo che aveva l’arroganza di non temerlo, un pugno che lo prese sul mento, il biondo cadde a terra, il colpo non tramortì soltanto lui, ma anche tutti gli altri, non credevano ai loro occhi, quando si fa a botte bisogna attaccare subito, niente colpi d’avvertimento o parole al vento, in una rissa bisogna buttare dentro tutta la rabbia che si ha in corpo e tutta insieme, senza preavviso, bisogna rovesciare brutalmente la paura di non riuscire a vivere, quella caldaia che si ha dentro e che ribolle di mille rancori... Gli altri gli facevano
cerchio intorno, come al tempo in cui giocava a rugby e si azzuffavano in uscita di mischia, e fu quello che fece, si spostò verso il gruppo e ne afferrò uno prima che agli altri venisse in mente di ribellarsi, gli assestò un pugno in pancia, tutti urlarono e si fecero indietro pensando che fosse pazzo, magari armato, non sapevano che si stava sfogando perché non ne poteva più di aspettare un segnale da Aurore mentre Richard ci dormiva insieme, in fondo se ne fregava di quegli australiani e dei loro deliri, che continuassero pure a ballare in salotto, quello che voleva davvero annientare era Richard, voleva sradicarlo, senza sapere più quello che faceva si precipitò sull’impianto che era sul mobile e strappò l’amplificatore, tirando i cavi fece cadere due lunghe casse e tutto si azzittì di colpo, scagliò a terra l’amplificatore come si fa per spaccare una noce di cocco, ce l’aveva con tutti per il solo fatto di essere lì, sotto il letIn queste pagine due scene del film L’amante con Michel Piccoli e Romy Schneider
© angeli/LaPresse
termine si sarebbero rivelati una miniera d’oro, e il contratto mondiale per un’app Conciergerie per la quale avevano trovato investimenti, e poi la joint venture con una marca di smartphone e un costruttore di pale eoliche a San Francisco, e ancora un altro progetto per un’applicazione che definisse la propria riserva d’energia sullo smartwatch, ognuno avrebbe avuto sul telefonino una specie di testimone, come gli indicatori di benzina nelle macchine. «Certe volte ci crediamo stanchi e non lo siamo, oppure il contrario, ci crediamo molto in forma mentre in realtà siamo in riserva, ed è il momento in cui ci si ammala... L’applicazione ti avvertirà che hai sete o fame e ti dirà quel che devi bere o mangiare, ma anche quanto tempo devi correre o dormire...». Aiutandola a sparecchiare la tavola continuò a parlare. Richard pensava sempre al lavoro, ventiquattr’ore su ventiquattro, la vita era tempo di lavoro permanente... A sentire lui sembrava tutto facile, tutto semplice, bastava individuare quelli che avevano le idee, farli incontrare con quelli che avevano i soldi, e l’avventura poteva cominciare, che fossero poche migliaia o milioni di euro loro si buttavano. Così, di fronte al mondo in divenire che lui le esponeva, le sembrava meschino raccontare i propri fatterelli, metterlo a parte dei novantaduemila euro che non riusciva a recuperare e che tuttavia avrebbero potuto compromettere tutto. Dopo aver mandato la lavastoviglie si mise seduta al bancone del bar, sfinita. «Aurore, cosa c’è che non va?». «Niente». Richard andò a sedersi accanto a lei e le passò un braccio intorno alle spalle, Aurore provò un certo imbarazzo per quel braccio che si posava su di lei, in particolare quella sera, poche ore dopo che altre braccia l’avevano stretta con tutta la loro forza, difatti arrossì, senza poterci fare niente fu travolta dal disagio e divenne paonazza, ma il marito non si rese affatto conto di quanto fosse turbata.
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UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura re, per evacuare l’odio improvviso che gli era stranamente salito dentro. [...] Passò la mano nell’acqua schiumosa che saliva di livello, i bambini si sarebbero lavati da soli, ma voleva che lo facessero adesso. L’acqua era bella, avvolgente, bagno schiuma al vétiver, Aurore ebbe la curiosa sensazione di percepire se stessa, di sentire il profumo del proprio corpo, rivide il modo con cui Ludovic le tuffava il viso nel collo per annusarla, respirarla, odorare quel vétiver sulla sua pelle, ormai ogni volta che sentiva il proprio profumo aveva la sensazione di ritrovare lui e il suo modo animale di abbracciarla fiutandola. Chiuse l’acqua e si alzò per dare un’occhiata al disopra della tendina. Per guardare fuori doveva incollare la fronte al vetro e mettersi le mani ai lati della faccia. Puntò gli occhi sull’oscurità del cortile, Ludovic doveva essere dall’altra parte dei rami. Era bello saperlo lì, ma anche terrorizzante. Non c’erano più foglie, solo rami e ramoscelli. Quelle di fronte erano le sue finestre, ma non erano illuminate, non doveva essere tornato, o forse aveva già tirato le tende. Quando non era con lei quell’uomo spariva completamente, niente messaggi, SMS, telefonate o mail, nessun modo di contattarsi. Non sapeva quasi niente
di lui. Stando a quel che le aveva detto, la sera guardava la televisione facendo zapping da un canale all’altro, ogni tanto andava a bere un bicchiere con un collega di lavoro, gli piaceva mettersi a letto presto. A Parigi è strano andare a letto presto. Si alzava alle sei per andare a correre, o anche per cominciare il lavoro di buon’ora, sorprendere le persone quand’erano ancora a casa. Rimpiangeva di avergli fatto così poche domande su di lui, alla fine parlavano solo di lei, della sua vita, dei suoi problemi, col risultato che di Ludovic ignorava quasi tutto. Forse a lui andava bene così, magari non aveva voglia di parlare del suo passato o del fatto che fosse profondamente orientato verso il prossimo, una specie di altruista, ma come faceva a essere profondamente orientato verso il prossimo senza aspettarsi niente in cambio? Continuava a stare incollata al vetro, concentrata su quella finestra senza vita. Ce l’aveva con se stessa per essersi confidata troppo nel piccolo caffè in cui alla fine erano andati a sedersi l’altra sera, non avrebbe dovuto entrare nei dettagli, anche se Ludovic aveva fiutato subito la manovra, già incontrando Kobzham aveva capito che probabilmente manipolava Fabian e che quei due avrebbero potuto tenderle una trappola, senza sapere che Aurore ci era già caduta dentro. [...]
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to di Aurore, come se la vita per loro fosse facile, e già stava cominciando a pensare di aver esagerato, ma c’era l’ebbrezza del picchiare, soprattutto quando di fronte hai tipi mosci che si sgonfiano, il coglioncello si reggeva la pancia, ma il biondo non si era ancora risollevato, l’aveva preso in pieno sotto il mento mandandolo in tilt, protocollo commozione cerebrale, solo che non gli passava, gli altri si accovacciarono intorno a lui, lo stesso Richard era inebetito, suonato come se avesse preso lui il cazzotto, Ludovic era dall’altra parte, le ragazze costernate stavano probabilmente dicendo cose tremende su di lui, lo guardavano come uno spostato che si intromette in una comunione, ma leggere la paura nello sguardo degli altri gli fece venire voglia di colpire ancora, «Non mi rompete il cazzo...» urlò. Quand’era così nessuno gli si avvicinava mai, e anche se di fronte a lui erano in dieci restavano lì a bocca aperta, non furiosi, solo stronzetti ubriachi, li aveva fatti tutti tornare sulla terra, non aveva voglia di parlare con Richard, non aveva voglia di complicità, dette un’occhiata al tipo rimasto a terra, avrebbero chiamato il pronto soccorso o si sarebbe rimesso in piedi da solo, non gli importava, se ne andò, non c’era più rumore, fine della musica, erano tutti chini sul ferito e lui si avviò per le scale poggiando il piede a piatto sugli scalini, con vigo-
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Lo scaffale della Freccia IL LATO NORD DEL CUORE Dolores Redondo Dea Planeta, pp. 672 € 18 È l’agosto del 2005, e Amaia Salazar è una giovane e brillante detective in forza alla Policía Foral della Navarra quando raggiunge il quartier generale dell’Fbi a Quantico per partecipare a un seminario riservato agli ufficiali della Europol. Sotto la guida dell’agente speciale Aloisius Dupree, Amaia e colleghi studiano il caso di un serial killer con una perversa predilezione per le catastrofi naturali e la tendenza a inscenare rituali di una precisione liturgica.
UNO STRANO PAESE Muriel Barbery Edizioni e/o, pp. 336 € 18 In una notte di neve, un affabile tipo dai capelli rossi di nome Petrus sembra spuntare dal nulla nella cantina del Castillo dell’Estremadura in cui Alejandro de Yepes e Jesús Rocamora, giovani ufficiali dell’esercito regolare spagnolo, hanno fatto accampare le loro truppe. È il sesto anno della più grande guerra mai combattuta dagli uomini, e l’inizio di un’avventura straordinaria.
LUCAS Kevin Brooks Piemme, pp. 336 € 17 La vita di Caitlin prende colore nell’attimo in cui vede Lucas. Lo scorge dal finestrino, un giorno d’inizio estate. Biondo, zaino in spalla e anfibi, sembra respirare aria e libertà mentre attraversa la sottile strada che collega l’isola di Hale alla terraferma. Caitlin decide che deve conoscere quel ragazzo misterioso e magnetico, che le suscita un sentimento mai provato prima.
VITE APOCRIFE DI FRANCESCO D’ASSISI Massimiliano Felli Fazi Editore, pp. 430 € 17 Suggestivo romanzo storico, ambientato nel 1266, che trae ispirazione dai racconti apocrifi sulla vita del Poverello d’Assisi, consegnati al protagonista del romanzo da frate Leone, suo amico e seguace. Ne emerge una rilettura insolita e provocatoria della vita del Santo, che ci restituisce un Francesco più fragile e umano. E mostra quei meccanismi che nascondono la verità sotto racconti parziali. G.B.
CERCANDO VIRGINIA Elisabetta Bricca Garzanti, pp. 240 € 17 Cortona, 1976. Emma è una ragazza che ama la lettura, propensione che il padre non accetta perché la vorrebbe impegnata nelle faccende di casa. Un lavoro come domestica da un’aristocratica che si fa chiamare signora Dalloway le apre le porte dell’indipendenza attraverso i libri femministi di Virginia Woolf. Un romanzo di formazione sul potere salvifico della cultura. G.B.
SVELARE IL GIAPPONE Mario Vattani Giunti, pp. 396 € 19 Il turismo cresce di anno in anno ma le sue isole mantengono un’aura di mistero. Alla creazione del mito del Giappone contribuiscono storia e contraddizioni di un popolo rispettoso di riti millenari ma con intimi sussulti di ribellione. Come gli shōji, i divisori delle case tradizionali che si aprono e si chiudono per separare gli ambienti, questo libro offre immagini di un mondo inaspettato, in cui raffinatezza ed eleganza convivono con severità e ordine. G.B.
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ESTATE ITALIANA
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VAC A N Z E
GIORNATE PIENE DI LUCE, MARE E VIAGGI. UNA CARRELLATA DI SCATTI, TRA LUOGHI CULT, TENDENZE, HIT E GRANDI EVENTI, PER RACCONTARE LA BELLA STAGIONE. QUELLA DI IERI, DA RICORDARE. QUELLA DI OGGI, DA VIVERE INIZIANDO A IMMAGINARLA sandragesu e Cecilia Morrico
morricocecili
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a cura di Sandra Gesualdi
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Š Archivio Fondazione FS Italiane
ESTATE ITALIANA
La linea ferroviaria che collega Napoli a Salerno costeggia il mare e il passaggio di un treno viaggiatori viene salutato da alcuni bambini seduti sugli scogli (1958) 34
© fotografiche.eu/AdobeStock
© A Castiglioncello il mare è più bello/facebook © Rosmarie Wirz/Getty Images
La passeggiata di Castiglioncello (LI) affascina e incanta. Per il mare proprio a ridosso, la pineta alle spalle e la presenza di tanti vip che, nel tempo, hanno trascorso le vacanze qui. Negli anni ’60 era meta modaiola frequentata da Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Paolo Panelli, Mina e Gino Paoli. Sulle curve dell’Aurelia verso Calafuria è stata girata, nel ‘62, la famosa scena in auto del film Il sorpasso di Dino Risi con Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant
A sud di Olbia (SS), in mezzo alla Gallura e la Baronia, si apre la Baia di Budoni. Tra gli anni ’70 e ’80, il turismo in questa zona ebbe una crescita esponenziale e qui comparvero nuovi alberghi, negozi, seconde case per vacanzieri e, di lì a poco, i famosi villaggi turistici della Sardegna. Per il fondale basso e la spiaggia renosa in lunghi tratti, oggi come allora (la foto è del 1979), la baia è meta ideale per famiglie con bambini
Per chi ama il glamour e il mare, Forte dei Marmi (LU) è la location à la page della Versilia. Già meta turistica nell’800, dopo la Seconda guerra mondiale e la costruzione del nuovo pontile in muratura viene scelta per i suoi alberghi, le ville e gli stabilimenti balneari di lusso
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© Publifoto/Lapresse
ESTATE ITALIANA
Vivace, panoramica, elegante. Capri (NA) incanta i suoi turisti da sempre. Ma è soprattutto negli anni ‘50 e ‘60 che diventa l'isola della mondanità. Dive di Hollywood, attori e protagonisti dell’alta società si fanno fotografare nella mitica piazzetta, il salotto buono, o albergano nelle ville vista mare, arrampicate sui terrazzamenti. Ma la perla del Tirreno è famosa anche per le meraviglie paesaggistiche, il mare trasparente e le 60 grotte naturali scavate nella roccia e raggiungibili con le tipiche escursioni in barca. 36
© Archivio Fondazione FS Italiane
© Archivio Fondazione FS Italiane
L’estate del 1969 è cominciata e alcune turiste attendono sulla banchina della stazione di Napoli Centrale un treno che le condurrà verso le vacanze
«Il treno scivola senza mormorio, ogni carrozza è un salotto in cui si parla sottovoce», scriveva il poeta Paul Verlaine. Negli anni ’60 le mete di villeggiatura si raggiungono soprattutto viaggiando sui binari e, come si vede in questa foto del 1967, i vagoni diventano un luogo di relax dove leggere, fare incontri, stare con le amiche
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Una scena della Dolce vita di Federico Fellini (1962), con il corteo di giornalisti al seguito dell'attrice americana Sylvia, resa mitica da Anita Ekberg. La via Appia Antica, con il Mausoleo di Cecilia Metella sullo sfondo, piena di auto e Vespe durante il boom economico, come in una qualsiasi serata estiva a Roma
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ESTATE ITALIANA
Tra gli anni ‘50 e ’60, la villeggiatura in montagna per definizione è a Cortina d’Ampezzo (BL). Qui i rampolli dell’Italia bene fanno lo struscio in centro e sorseggiano Bellini sperando di incontrare Sophia Loren o Ingrid Bergman, Clark Gable o Brigitte Bardot. Lo stile Cortina, fatto di sport ed eleganza, diventa un must dopo il 1956 quando la Regina delle Dolomiti ospita le Olimpiadi invernali, le prime trasmesse in tv 38
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Si dice Riviera Romagnola e si pensa immediatamente al divertimento, ai giochi, alle lunghe spiagge di sabbia. Con le sue pensioncine, gli alberghi a conduzione familiare, i locali notturni, i bagni con sdraio e ombrelloni multicolor. Da Milano Marittima (RA), passando per Cesenatico (FC) fino a Cattolica (RN), con Rimini e Riccione superstar, questo pezzo di costa adriatica ha rappresentato un vero e proprio paradiso terrestre per gli italiani dal Dopoguerra fino ai giorni nostri
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Porto Cervo (SS) non ha bisogno di presentazioni. Gioiello della Costa Smeralda e ritrovo del jet set internazionale, è famoso per la sabbia bianca, il mare cristallino, le sfilate di vip e la vita notturna. Ma anche per le imperdibili calette nascoste
Oggi l’Argentario (GR) è frequentato per i suoi scorci naturalistici, le colline dolci che degradano sul mare, le piccole isole da scoprire. Negli anni ’80 e ’90 Porto Ercole è stato meta di edonistiche vacanze con barche alla moda, panfili, famiglie benestanti, alberghi con piscina e piano bar sul porto
Negli ultimi anni, Puglia e Salento hanno avuto un boom di turisti. Sarà per il buon cibo, i lunghi litorali e le costiere panoramiche ma anche per i successi cinematografici dell’ultima decade. Esilarante il balletto a Punta della Suina (LE) nel film Mine vaganti (2010), di Ferzan Ozpetek, e poi il successo di Io che amo solo te (2015) di Marco Ponti, tratto dal romanzo di Luca Bianchini, girato tra Lecce e la città di Gallipoli (in foto) 39
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ESTATE ITALIANA
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«Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo», urla tre volte al microfono il telecronista Rai Nando Martellini e, qualche minuto dopo, il capitano degli Azzurri Dino Zoff alza la Coppa del mondo. È l'11 luglio 1982: al Santiago Bernabeu di Madrid l’Italia ha appena battuto la Germania 3-1
Dopo la vittoria, un incontenibile Sandro Pertini, tifosissimo presidente della Repubblica, abbraccia Enzo Bearzot, allenatore della Nazionale 40
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Il 9 luglio 2006 l’Italia di Marcello Lippi solleva di nuovo la Coppa del mondo dopo 24 anni. Un match tesissimo contro la Francia, che vede l’espulsione di Zinédine Zidane e la vittoria per 6-4 ai calci di rigore. Il cielo si tinge del tricolore e a Roma è un delirio di tifosi, con i festeggiamenti al Circo Massimo e gli Azzurri trionfanti che attraversano il centro a bordo del pullman scoperto
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ESTATE ITALIANA
A metà tra Woodstock e il Carnevale di Rio. Tra ritmi cubani e musica pop, scenografie gonfiabili e gare di limbo, il Jova Beach Party ha sconvolto ed entusiasmato l’estate italiana del 2019. Da Lignano Sabbiadoro (UD) a Roccella Jonica (RC), passando per Rimini e Viareggio (LU), Lorenzo Cherubini ha portato in spiaggia oltre 600mila persone. Un bagno di folla che ora fa sgranare d’istinto gli occhi. Ma, un attimo dopo, li lascia socchiudere piano piano nel ricordo di un sogno leggero 43
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ESTATE ITALIANA
La notte di Ferragosto è tutta in un falò sulla spiaggia a ritmo di musica. La prima strofa che viene in mente, appena si impugna la chitarra, è «Le bionde trecce/gli occhi azzurri e poi …», dalla Canzone del sole di Lucio Battisti. Ma in realtà sono tanti i brani che hanno emozionato e scaldato i cuori nelle fresche serate intorno al fuoco. Da Sapore di sale di Gino Paoli a Ti amo di Umberto Tozzi, da Un’estate italiana di Edoardo Bennato e Gianna Nannini a Questo piccolo grande amore di Claudio Baglioni
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Non c’è estate senza il caro vecchio tormentone, da canticchiare e ballare in compagnia. A decretare chi poteva conquistare i primi posti nelle hit c’era l’attesissimo Festivalbar, che dal 1964 al 2007 ha riempito di folla e musica le principali località di mare. Tra i vincitori che hanno fatto storia i Righeira, Loredana Bertè, gli 883, Jovanotti e i Lùnapop
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ESTATE ITALIANA
Ancora oggi lo stile più ricercato per le ferie è quello di Jackie Kennedy Onassis, quando fuggiva da New York per rifugiarsi a Capri, Sorrento (NA) o Positano (SA). Occhiali grandi, pantaloni bianchi e t-shirt nera ed è subito upper class. Il pezzo cult? I sandali artigianali realizzati nelle botteghe della Costiera 46
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Tra i capi estivi che negli anni hanno visto più evoluzioni e cambi di rotta c’è il costume da bagno. A sdoganare il due pezzi è stata Ursula Andress, che nel film Agente 007 - Licenza di uccidere (1962) usciva dall’acqua in bikini bianco. Un must che rimase in auge per tutti gli anni ‘70 fino a cedere il passo al topless degli anni ’80. Fino ai ‘90, infatti, va di moda la tintarella quasi integrale color mattone. Poi con il nuovo millennio arriva il monokini, seguito da un’inversione di marcia: per essere sexy, ora, ci vuole l’intero. Non solo a tinta unica ma anche con colori e disegni che strizzano l’occhio ai cartoon come nelle collezioni di Jeremy Scott di Moschino, qui per la Spring-Summer 2016
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Fino agli anni ’60 il biondo Tevere se la batteva con il Lido di Ostia. Muscoli lubrificati per uomini che gareggiavano in kayak o in pedalò, mentre per le donne era un luogo di mondanità dove poter sfuggire al caos delle vie capitoline. Purtroppo, da lì a poco arrivò il divieto di balneazione e la vittoria del litorale laziale fu assoluta
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ESTATE ITALIANA
SUMMER MEMORIES LA LIBERTÀ, I SOGNI, I RITMI RALLENTATI. IL SAPORE MAGICO DELL’ESTATE NEI RICORDI DI SEI PROTAGONISTI DELLO SPETTACOLO E DELLA TV
FEDERICA Q PANICUCCI [CONDUTTRICE TELEVISIVA E RADIOFONICA] di Andrea Radic
«Ricordo le spiagge libere, le uscite con il canotto, i castelli di sabbia, le sfide a biliardino. Era tutto bellissimo. L’estate aveva un sapore magico e ogni anno ritrovavo i miei amici»
Andrea_Radic
andrearadic2019
uale emozione ti ispira l’estate? Per me è la stagione dell’anno più bella in assoluto, quella che preferisco e amo di più. Mi dà un grande senso di libertà, tranquillità, pace e divertimento. È l’occasione migliore per stare in compagnia dei miei figli e delle persone che amo. Qual è stata la più bella, la più particolare? Sono due quelle a cui sono particolarmente legata: la prima l’ho trascorsa a Forte dei Marmi in attesa di mia figlia Sofia, la primogenita, nata il 12 settembre 2005. Ho passato tutta l’estate in spiaggia, con il mio pancione, ed è stata per me un’attesa meravigliosa, con i ritmi rallentati e la gioia nel cuore. L’altra, invece, è quella in cui è nato mio figlio Mattia: era il 27 giugno 2007 e mi sono trasferita al mare quando lui aveva pochi giorni. A quali momenti speciali sono legate? Mi viene in mente il tempo passato in spiaggia nelle prime ore del mattino e le lunghe passeggiate in pineta con entrambi i miei bambini piccoli. Giorni che porterò sempre nel cuore. I tuoi luoghi dell’estate? Da bambina la trascorrevo a Cecina, in provincia di Livorno, essendo Toscana. Ricordo le spiagge libere, le uscite con il canotto, i castelli di sabbia, le sfide a biliardino. Era tutto bellissimo. L’estate aveva un sapore magico e ogni anno ritrovavo i miei amici. Da bambina qual era il profumo della bella stagione? Quello dei ricci di mare, che mio papà pescava, apriva e mi dava da mangiare con un po’ di succo di limone spremuto. Un sapore così non l’ho mai più sentito. Dove vorresti trascorrere le vacanze quest’anno, e con quale desiderio? Vorrei semplicemente stare con i miei figli e il mio compagno, nella speranza di esserci finalmente lasciati tutto alle spalle e che si possa tornare a vivere come una volta. federicapanicucci fede_panicucci federicapanicucci
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CRISTIANO L GODANO [CANTANTE DEI MARLENE KUNTZ] sandragesu
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© Guido Harari
di Sandra Gesualdi
«Mi piace la Sardegna, non per le spiagge più famose ma per la sua popolazione verace»
ui si sorprende a ricordarlo, eppure quel rock sensuale, elettrico, corposo e sempre alternativo fa pensare proprio a certe giornate. Quelle in cui la pelle tirava sotto il peso del sale e l’unico fardello era la leggera libertà della gioventù. Cristiano Godano, voce storica, autore e chitarrista dei Marlene Kuntz, l’estate non la ama particolarmente – «preferisco l’autunno o il malinconico inverno». Ma in quella del 2020 ci regala il suo primo album da solista, Mi ero perso il cuore, in uscita il 26 giugno. Dopo il singolo strepitoso Ti voglio dire, una ballata sul sentimento puro e raro dell’amicizia che sembra proprio scritta per portare conforto dopo una primavera di quarantena e dolore. Se dico estate cosa ti viene in mente? Penso a quel periodo in cui sono usciti i primi dischi dei Marlene Kuntz, al 1994 quando debuttammo con l’album Catartica. Per diversi anni alcuni nostri pezzi furono suonati sulle spiagge e cantati dai ragazzi nelle notti estive. Questo mi stupiva positivamente, perché non sono un tipo da falò, per riservatezza, pudore e timidezza. Non voglio passare da snob ma i miei eroi musicali sono stati Nick Cave e i gruppi della New wave anni ‘90, non proprio hit estive. Invece nel repertorio dei Marlene singoli come Nuotando nell’aria, Trasudamerica o La canzone che scrivo per te sono stati molto coverati. Questo il ricordo più eclatante. Uno personale? Le vacanze trascorse, nel tempo, con la madre di mio figlio e poi con la mia attuale compagna. Un’esplosione di romanticismo vissuta insieme alle due donne che ho amato di più. Un luogo? Le Canarie, la Grecia. In particolare l’isola di Ios, tra i disastri e le ciucche dei 20 anni. E anche la Sardegna, non per le spiagge più famose ma per la sua popolazione verace. Mi piace il popolo sardo, la sua brillante ironia, la riservatezza che si trasforma in proverbiale e leale ospitalità. Dove trascorrerai questa estate un po' dal fiato corto? Spero in Puglia. Sul Gargano, però, non nel Salento più turistico. Con la mia compagna, in piena tranquillità. La tua summer hit? Quella dell’adolescenza, quando ancora andavo in vacanza con la mia famiglia: Lucio Battisti, Gianni Togni, il pop italiano degli anni ‘70. Ero già leggermente incline a distinguere la musica non troppo di massa, stato che ho perfezionato con la crescita. Ma certe hit sono ossessioni della memoria. cristianogodanoofficial marlenekuntz cristianogodano 49
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GIORGIA CARDINALETTI [GIORNALISTA] di Gaspare Baglio
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© Ansa/Riccardo Antimiani
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«Porto nel cuore le estati di bambina a Senigallia, quando si andava in villeggiatura al mare per quasi un mese» 50
una delle giornaliste di mamma Rai balzate, per bravura e professionalità, all’attenzione del grande pubblico. Dopo essersi fatta le ossa su Rainews24 e aver condotto il programma Pole Position su Rai1, è diventata il volto femminile della Domenica Sportiva ed è stata al timone di Dentro il Festival, su RaiPlay, durante la settimana di Sanremo. Attualmente fa parte della redazione del Tg1, curando collegamenti e aggiornamenti anche sulla situazione Covid-19. L’estate che porti nel cuore? Quelle di quando ero bambina a Senigallia, da mia nonna. Una volta si andava in villeggiatura al mare per quasi un mese. I miei genitori mi portavano lì e mi divertivo tantissimo: ricordo che i bagni erano scanditi dalla voce dell’altoparlante dello stabilimento. Ci sono, poi, altri momenti estivi e posti a cui sono affezionata. Quali? Quando ho visitato l’Oman con mia madre. Entrambe abbiamo lo spirito da viaggiatrici. Me lo ricordo con molto piacere soprattutto ora, in periodo di coronavirus, perché ci si chiede quando sarà possibile tornare a muoversi in compagnia dei propri genitori. Altri posti degni di nota? Il Canada. Ci sono stata con la mia famiglia per rivedere uno dei miei fratelli che vive a Toronto. È stato un tuffo nel passato: avevamo preso una casa e si sono riproposte le stesse dinamiche di quando eravamo tutti e cinque sotto lo stesso tetto. La coda in bagno, il caos per i tanti cellulari, chi sta troppo al telefono, le attese sulla porta per uscire perché non tutti sono pronti. Ne farei uno all’anno di viaggio così. Quale canzone ti ricorda l’estate? Guarda come dondolo di Edoardo Vianello, inserita nella colonna sonora del film Il sorpasso di Dino Risi. Questo brano ha fatto da sfondo a un momento a cui tengo molto: nel 2012, con quattro amici pazzi come me, abbiamo realizzato un reportage sull’Italia del Sorpasso, ripercorrendo dopo 50 anni, proprio a bordo della Lancia Aurelia B24, lo stesso tragitto di Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. L’obiettivo era vedere cosa era rimasto uguale e cosa era cambiato. Abbiamo anche incontrato le comparse della pellicola, facendoci raccontare storie e aneddoti. Un progetto semplice, artigianale, ma ricco di contenuto. Quella canzone mi fa pensare al vento tra i capelli e ai tanti scenari visti dalla storica decappottabile. Dove andrai quest’anno? A Genova, la città del mio compagno. Privilegio l’Italia scegliendo un posto dove vado ogni anno e che, per me, rappresenta un abbraccio. Poi tornerò sicuramente nelle Marche, magari al Conero. Voglio passare un po’ di tempo con la mia famiglia che non vedo dal 29 dicembre 2019. GiorgiaCardin giorgiacardinaletti
GIOVANNI I CACCAMO [CANTAUTORE]
«Ogni volta che penso alle vacanze mi vengono in mente i luoghi dell'infanzia in Sicilia: Ragusa Ibla, Modica, Scicli e Taormina»
l cantautore Giovanni Caccamo è molto legato alla sua Sicilia. Per questo, non appena può, torna tra fichi d’india e mare. Una vittoria tra le Nuove Proposte di Sanremo nel 2015 con Ritornerò da te e la medaglia di bronzo, l’anno successivo, in coppia con Deborah Iurato intonando la canzone Via da qui. Poi il successo del tour internazionale legato all’album Eterno e la partecipazione al Live Streaming Festival organizzato da Patti Smith per il cinquantennale dell’Earth Day. Tra una registrazione e l’altra del nuovo progetto di inediti, Giovanni si ferma a ricordare la bella stagione. Qual è l’estate che ricordi di più? Quelle dell’infanzia in Sicilia, a Ragusa Ibla, Modica, Scicli e Taormina. Ci sono fotografie esperienziali che, ogni qualvolta penso alle vacanze, mi ritornano alla mente. Almeno dieci giorni li passo sempre nella mia regione, andando a degustare i sapori nei posticini che per me rappresentano un must. Quali? La granita da BamBar a Taormina, un posto favoloso che mi ha fatto conoscere Fiorello qualche anno fa. È gestito da Saretto, un personaggio sui generis davvero meraviglioso. Le altre due tappe immancabili sono nella mia Modica: il cannolo doppio gusto pistacchio e crema, all’Antica Dolceria Bonajuto, e la cena alla Taverna Nicastro, locale storico a conduzione familiare, dalle tovaglie ruspanti, un po’ campagnolo e coi tavolini su una scalinata. Passeggiando tra i vicoli di queste città si crea un legame emotivo fatto di sensazioni, odori, rumori. Non si è illuminati dai neon, ma da una luce calda tendente all’arancione, con i suoni che provengono dalle case che tengono le finestre aperte: pezzettini dell’anima e della vita di quelle persone. Un altro luogo del cuore? L’estate per me è anche la fattoria dei miei zii, a Frigintini, una frazione di Modica. Ci vado sempre per un paio di giorni, guido il trattore, raccolgo le carrube, vivo la campagna. La hit estiva che associ alla bella stagione? Un’estate al mare per le sonorità arabeggianti, il tocco di Battiato e la voce sensazionale di Giuni Russo. Una canzone spensierata, ma non banale. C’è quella macchia di autenticità che rende il brano eterno. Cosa vorresti fare quest’anno? Tornare nella mia terra, ora più che mai. Abbiamo bisogno di riveder sorgere il sole. G.B. giovanni.caccamo.official giov_caccamo giov_caccamo 51
ESTATE ITALIANA
VALENTINA T BISTI [GIORNALISTA E CONDUTTRICE TELEVISIVA]
«Ricordo estati di sapori belli forti, luoghi veri, passeggiate nel bosco con mio nonno che lavorava nella Forestale e bagni nell’Arno»
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utte le mattine entra in casa degli italiani per raccontare il quotidiano, come inviata del Tg1 e conduttrice di Uno Mattina. Per Valentina Bisti l’estate è un periodo di lavoro, per questo con suo marito ha sempre preferito soggiorni poco movimentati: «Stiamo tanto bene a Fregene, comoda per gli impegni a Roma, che offre sia relax sia movida». A giugno è in libreria con Tutti i colori dell’Italia che vale (Rai Libri, pp. 256 € 18), un collage di storie di donne e uomini che rendono la nazione un Paese migliore e «dimostrano che si può e si deve guardare sempre avanti», racconta. «Un libro che vuole essere un augurio a tutti coloro che hanno attraversato momenti difficili e vogliono andare oltre. Un’Italia che siamo fieri di raccontare». Dove passerai le vacanze? In giro a trovare le persone che in questi mesi mi sono mancate e rivedere luoghi meravigliosi a cui sono affezionata. Un po’ di avventura, della serie “prendiamo un treno e andiamo in Basilicata”, terra che amo molto. Poi in Sicilia, a Catania, dove mio cugino, che per me è un fratello, è appena diventato papà. Risaliremo verso Norcia (PG), in Umbria, dove ho tanti splendidi amici da quando ho seguito il terremoto come inviata del Tg1, e finiremo all’isola del Giglio. Un’estate che ricordi particolarmente? Quella dell’anno scorso. Il Festival del cinema di Maratea mi ha assegnato un premio e così ho deciso di fuggire da Roma, dove conducevo Uno Mattina Estate, per un weekend. Splendido albergo con vista mozzafiato sul mare, colori straordinari di questo angolo di Lucania e, soprattutto, nel mio stesso albergo era ospite Richard Gere. Insomma, tutta la magia del cinema. Se tornassi bambina, quale sarebbe il profumo della bella stagione? Quello dei campi di girasoli che sentivo dal pullman che mi portava a casa dei nonni, a Stia, nel Casentino. Estati di sapori belli forti, luoghi veri, passeggiate nel bosco con mio nonno che lavorava nella Forestale e bagni nell’Arno. Oggi è bello anche arrivare in treno fino ad Arezzo e poi, paesino per paesino – Poppi, Bibbiena, Pratovecchio – avvicinarsi piano alla propria terra. A.R. valentina.bisti BistiValentina valentinabisti
ALAN L SORRENTI [CANTAUTORE]
«La mia natura è quella di viaggiare. Ma quest'anno rimango in Italia e scelgo una casa con la vista sul mare»
ui è un vero e proprio hit maker. Dopo un esordio nel progressive rock, ha scritto e cantato brani che resteranno per sempre nell’immaginario collettivo, rappresentando diversi generi: il pop soul funky di Figli delle stelle, le classic pop ballads Tu sei l’unica donna per me (vincitrice al Festivalbar del 1979) e Non so che darei (con cui ha gareggiato per l’Italia all’Eurovision Song Contest nel 1980) e la disco music con Kyoko mon amour. Alan Sorrenti racconta la sua passione per la bella stagione. L’estate che ricordi con più piacere? L’ultima prima del Covid-19. La mia natura è quella di viaggiare, attitudine che mi fa scoprire la vita. L’anno scorso ho passato un mese in Costa Rica, terra in cui ho sentito una meravigliosa comunione con la natura. Gli abitanti del Paese considerano la flora e la fauna in maniera speciale, non le separano e non si proteggono: semplicemente, ci convivono. L’incredibile biodiversità, poi, viene usata per cercare nuove erbe curative. È uno Stato che non ha il senso della guerra e dove quasi tutto funziona con energia naturale, producendo pochissime emissioni di anidride carbonica. Mi ha stregato. Cosa ti è piaciuto di più? Oltre alla natura e al mare, l’empatia della gente, il cibo genuino delle sodas. Ho pensato che vivere in un posto simile faccia bene all’anima. Devo molto a questa terra che ha ispirato, tra l’altro, il brano Pura Vida, inserito nel lavoro discografico che segna il mio ritorno con un album di inediti dopo 17 anni. Un progetto mainstream pop alternative innovativo, che parte da Napoli, dove tutto ha avuto inizio. Mi sono affidato ad artisti partenopei sensibili, con esperienze simili alle mie anche negli ascolti. La canzone estiva che hai nel cuore? Paradiso Beach, un mio pezzo cantato insieme a Jenny B, che ha funzionato molto nei club. E poi Slave to love di Bryan Ferry: mi ricorda un’estate a Panama. Intramontabile. Progetti per quest’estate? La pandemia ha penalizzato gli artisti e immagino non si lavorerà granché. Mi prendo questo tempo per scrivere un libro fantastico e autobiografico, finire il disco e iniziare un lavoro con i social. Non farò un viaggio, ma andrò in una casa con una bellissima vista sul mare, magari sul litorale laziale. Non vedo l’ora. G.B. AlanSorrenti alansorrenti alansorrentiofficial 53
#IORESTOINITALIA
TURISMO
L’ITALIA DEL CUORE SI PUÒ (E SI DEVE) RIPARTIRE DALLA BELLEZZA DEL NOSTRO PAESE CON LA DECIMA EDIZIONE DEL CENSIMENTO DEL FAI E LE VISITE AI SITI RIAPERTI AL PUBBLICO di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
L’immagine della campagna del Fai, I luoghi del cuore 2020
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otare è un diritto-dovere anche quando a essere scelti non sono i governanti, ma i luoghi del nostro meraviglioso Paese. L’invito, da non perdere, arriva dal Fai - Fondo Ambiente Italiano che, con il consueto e prezioso contributo di Intesa Sanpaolo, ha avviato la decima edizione della gara-censimento
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I luoghi del cuore. Fino al 15 dicembre tutti i cittadini, anche residenti all’estero, possono scegliere i siti italiani che più amano e vorrebbero vedere tutelati e valorizzati, votando sul sito iluoghidelcuore.it. Questa grande campagna nazionale è un’opportunità per tutti di esprimere il sentimento che oggi, dopo il lungo lockdown, ci
lega ancora di più al nostro territorio e ai suoi tesori. Tutti possiamo contribuire e fare la differenza: a vincere è sempre l’Italia con la sua bellezza. Da fine maggio, inoltre, riaprono al pubblico molti beni del Fondo Ambiente Italiano, come il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO), Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno
Terme del Nuotatore, particolare, Ostia (RM)
(VA), Villa del Balbianello a Tremezzina (CO), il Castello di Avio a Sabbionara d’Avio (TN), Villa dei Vescovi a Luvigliano di Torreglia (PD), l’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli (GE), il Parco Villa Gregoriana a Tivoli (RM), il Bosco di San Francesco ad Assisi (PG), l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce e le Saline Conti Vecchi di Assemini (CA). Un bel modo per tornare a visitare la nostra Penisola. Fino a oggi, con I luoghi del cuore, il Fai ha sostenuto e promosso 119 progetti per recuperare e valorizzare siti artistici e paesaggistici in 19 regioni, con più di 2,2 milioni di voti nell’ultima edizione e mappando oltre 37mila bellezze di diverse tipologie. Quest’anno il censimento si arricchisce di due classifiche speciali: l’Italia sopra i 600 metri, ovvero le aree interne montane che da sole coprono il 54% del territorio nazionale, e i luoghi storici della salute, in omaggio a tutte le strutture che, a causa del coronavirus, sono state più che mai valorosi presidi a tutela di tutti i cittadini. Come sempre, i più votati riceveranno premi in denaro per l’avvio dei progetti di riqualificazione. «La bellezza e la forza del fare comunità ci salveranno, il nostro censimento testimonia l’amore per il Paese e il cuore grande degli italiani». Questo il pensiero di Andrea Carandini, presidente del Fai dal 2013, uomo colto e gentile, archeologo e professore universitario, che ha regalato alla Freccia spunti e riflessioni per la ripartenza.
La gara promossa dal Fai richiama a gran voce la partecipazione dal basso e ci spinge a ripartire dal patrimonio. Lei che valore dà all'edizione 2020 de I luoghi del cuore? Siamo al decimo censimento e nella prima settimana abbiamo raggiunto 100mila voti, più di tre volte tanto rispetto alla scorsa edizione. I cittadini votano per eleggere la propria classe dirigente sperando di essere governati dai migliori di noi, ma il Fai insieme a Intesa Sanpaolo dà loro anche la possibilità di scegliere i beni paesaggistici e storico-artistici italiani che più amano, consentendo così di raccogliere fondi e sensibilizzare il ministero dei Beni e delle attività culturali e i Comuni a intervenire per mantenere in salute il nostro patrimonio. È una vera e propria chiamata dal basso per ricordare allo Stato la necessità di proteggere i gioielli di famiglia e incentivare la società civile a organizzarsi per aiutarlo in questa impresa. Saranno questi grandi numeri a sostenere il Fai che, a causa della pandemia, ha perso oltre tre milioni di euro per il mancato svolgimento delle Giornate di primavera. Abbiamo circa 300 impiegati e 7.800 volontari e questo censimento gratuito è anche un appello all’iscrizione, alle visite, alla partecipazione. Un appello a unirci, fraternamente, per rimettere in piedi il nostro Paese. Quella che sta per iniziare è un’estate particolare, che speriamo di poter ricordare anche per una maggiore
consapevolezza e tutela del mondo che abitiamo. Come Fondo Ambiente Italiano, quale turismo è ora necessario e possibile? Credo che l’Italia, dopo questa batosta che la natura ha dato all’intero globo, alle dittature dell’Asia e alle democrazie dell’Occidente, rinascerà diversa perché c’è qualcosa di sbagliato in tutto il sistema. Come le orde di turisti mordi e fuggi riversati nelle nostre città d’arte, in particolare Venezia, Firenze e Roma, che poi tornano a casa solo con un selfie dietro cui compare un’essenza ignota, che può essere piazza San Marco o il Colosseo. Dobbiamo passare a un turismo che non cerchi la quantità ma la qualità, la ricchezza del sapere. Un turismo compatibile, colto, dialogante, meno numeroso, che rechi vantaggi culturali ed economici. Il nostro variegato Paese è purtroppo sconosciuto anche agli italiani stessi: io sono nato a Roma nel 1937 e ancora non posso dire di conoscerla veramente. Poi c’è l’Italia sopra i 600 metri e quella dei luoghi della salute e del benessere, alla quale ci rivolgiamo con il nostro censimento. Tutta da scoprire, di paese in paese, di paesaggio in paesaggio: il turismo non va subìto, ma gestito in modo intelligente. Come si è comportata l’Italia, secondo lei, durante il lockdown? Abbiamo toccato con mano il fatto che anche la democrazia può prendere decisioni importanti e impattanti sulla nostra vita, senza bisogno di una dittatura, e gli italiani, se non fanno
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sciocchezze proprio ora, si sono comportati molto bene. Però non possiamo concentrarci solo sulla forza fisica, sull’amore fisico, sulla ricchezza fisica, dobbiamo integrare questi aspetti, pur importanti, con l’elevazione spirituale, religiosa, culturale. Finora il benessere ci ha resi narcisi e onnipotenti, ma questi mesi di reclusione ci hanno fatto riflettere e capire che dobbiamo escludere dalle nostre vite il consumismo come divinità. Dobbiamo costruirci, formarci, elevarci e ritrovare un equilibrio tra anima e corpo. Non possiamo accontentarci di essere benestanti e furibondi, a che serve? È un pessimo risultato. Storia, bellezza, natura e amore per il prossimo sono componenti essenziali per gestire bene la nostra vita. Il suo luogo del cuore 2020? Forse sarò l’unico a votarlo, ma se altri lo faranno sarò molto contento, perché ho scelto un sito di cui ho completato lo scavo io stesso: le Terme del Nuotatore a Ostia antica, vicino Roma. Ci si arriva da via degli Augustali, godendo della vista sulle mura. Qui ho scoperto un tesoro: lo spazio termale era stato trasformato in un immondezzaio e ho ritrovato le merci del mondo romano che provenivano da tutte le province dell’Impero, olio, vino e altre derrate alimentari. Quello che scartiamo ci racconta chi siamo. Dove vorrebbe andare non appena potremo considerarci fuori dall’emergenza e viaggiare di nuovo? Dove nessuno va, alla scoperta delle
© Fai - Fondo Ambiente Italiano
TURISMO
Troina (EN), uno tra i luoghi dell’Italia montana (sopra i 600 metri) censiti dal Fai
nostre piccole meraviglie, anche girovagando senza meta, per stupirmi di una vista, di una chiesetta, di un palazzetto. Questa è l’Italia intatta, abbandonata dagli italiani, è qui che ci attende e ha bisogno di sostegno. Usciamo dalle autostrade, digitali e
reali, percorse a 150 all’ora, e incamminiamoci per le vie minori. Vie che impiegano più tempo, certo, ma un tempo di qualità ritrovato. fondoambiente fondoambiente
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© Giorgio Majno/Fai - Fondo Ambiente Italiano
Villa del Balbianello, Tramezzina (CO)
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QUAL È IL TUO LUOGO DEL CUORE? SERENA AUTIERI [ATTRICE] «Mi innamorai del Monastero di Santa Chiara, a Napoli, ancora prima di vederlo. Non è successo attraverso un video, una fotografia, un documentario, una cartolina, ma attraverso una melodia che avvolgeva il nome di questo luogo e che mi faceva ascoltare mio nonno Carmine quando ero bambina»
ALESSIO BONI [ATTORE] «Il mio luogo del cuore è Bergamo, la mia città, soprattutto in questo momento storico. Tutti i capitelli da ristrutturare, le fontane, i pilastri, le chiese, le biblioteche da risistemare. Vorrei che venissero realizzati alcuni di questi lavori e che la resilienza dei bergamaschi traesse ispirazione dalla bellezza di ciò che ci circonda»
DONATELLA FINOCCHIARO [ATTRICE] «La Riserva naturale di Vendicari, in Sicilia, il mio posto dell’anima. Entri in un bosco fatato e sulla sinistra scorgi il mare con i fenicotteri rosa, poi incontri una spiaggia incontaminata e il profumo di alghe. E prosegui fino alla tonnara, dove l’anno scorso ho trascorso giorni meravigliosi»
MASSIMO WERTMÜLLER [ATTORE] «Non ho mai sentito tanta spiritualità concentrata in uno stesso luogo come a San Galgano, vicino Siena. Si tratta di una chiesetta che Galgano costruì attorno alla sua spada come primo simbolo di cristianità, con la sua elsa a croce ancora conficcata lì dal 1182. Monumenti come questo ci ricordano come l’uomo passi mentre le sue opere restano a eterna memoria»
Vota anche tu sul sito iluoghidelcuore.it
© mallorca78/AdobeStock
PLATINETTE [CONDUTTORE RADIOFONICO E TELEVISIVO] «Per me è un castello vicino Parma, a Torrechiara, dove sono stati girati tanti film e si sono incontrati mia madre e mio padre. Lei veniva da Langhirano, mio padre dalla cittadina di Felino. Si sposarono a Torrechiara, a metà strada tra i due paesi, nella chiesetta da cui si vede il castello che domina la valle»
Abbazia di San Galgano (SI)
© fauk74/AdobeStock
Riserva naturale di Vendicari (SR)
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TURISMO
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© elisaboe1007
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© lisampa
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RISCOPRIRE LA CULTURA E LE TRADIZIONI DEI BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA: 309 DESTINAZIONI PER RIGENERARE IN SICUREZZA IL CORPO E LO SPIRITO di Cecilia Morrico
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MorriCecili
Foto dal contest #consigliounborgo
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ai chiedere a Fiorello Primi, presidente dell’associazione I Borghi più belli d’Italia, qual è il suo piccolo centro preferito: «Poi agli altri 308 cosa dovrei raccontare? Ne ho visitati circa 200 e ogni comunità mi è rimasta nel cuore e nella mente per qualcosa di unico che solo lì puoi trovare». Un patrimonio che può offrire tanto a chi desidera rigenerarsi dopo mesi di reclusione forzata, perché
i borghi si sono subito riorganizzati, fra contest promozionali, desiderio di ripartire e «una grande voglia di essere parte dello sviluppo del Paese e di fare dell’accoglienza e dell’empatia il proprio sistema di vita». L’estate 2020 è molto diversa dalle altre: come intendete promuovere il turismo nei borghi italiani? La crisi innescata dal Covid-19 nel settore dei viaggi, delle attività culturali e di intrattenimento sta mettendo a dura prova la tenuta economica e sociale dell’intero Paese. Compresi i piccoli centri che, però, in una prospettiva di breve e medio termine, potrebbero essere avvantaggiati da una ripartenza caratterizzata dal turismo di prossimità. Per questo stiamo attivando azioni di comunicazione e promozione focalizzate su due temi in particolare: ospitalità in sicurezza e possibilità di vivere una vacanza diversa dal solito, più a misura d’uomo. Le disposizioni di sicurezza sono naturalmente quelle previste da Governo e Regioni. Ma stiamo mettendo a punto anche protocolli di accesso per le aree pubbliche e gli spazi comuni, così da evitare problemi e timori a chi nei borghi vive e lavora. 59
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TURISMO
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Abbiamo coniato uno slogan, la Bellezza in sicurezza, proprio per spronare i sindaci a mettere in campo tutte le misure e i presidi necessari a garantire tranquillità a chi vive in questi centri e a chi li va a visitare. E, come associazione, ci stiamo organizzando per redigere, con la consulenza di esperti, una serie di indicazioni e consigli standard. Probabilmente ci saranno meno visitatori stranieri… La grande maggioranza dei turisti, almeno nei prossimi mesi, sarà italiana. Ai nostri connazionali vogliamo far conoscere l’essenza della cultura e delle tradizioni dei piccoli centri. Qui potran-
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Vitorchiano (VT)
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no ammirare un patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico senza eguali, quello che noi amiamo chiamare il Museo diffuso dei Borghi più belli d’Italia: 309 piccoli gioielli dove ritrovare le proprie radici immergendosi in un’atmosfera fatta di accoglienza, ospitalità e ritmi lenti. E, perché no, assaporare il gusto di un’enogastronomia straordinaria. Insomma, un’esperienza diversa da borgo a borgo. Più che una vacanza, un periodo di attività rigeneratrice per il fisico e lo spirito, soprattutto dopo l’isolamento da cui stiamo uscendo. Parlando invece di cifre, avete già un prospetto sull’andamento economico per la bella stagione? C’è un cauto ottimismo sulla possibile ripresa delle attività, anche se rimane molto grave la situazione di quelle più strettamente legate alla ristorazione, al sistema ricettivo, alla nautica e alla balneazione. Possiamo solo augurarci che l’epidemia continui a regredire il più velocemente possibile e che le misure economiche a favore delle imprese e dei lavoratori del settore riescano a evitare fallimenti a catena. Si sono persi due, tre mesi di operatività, ma la stagione potrebbe ancora rivelarsi profi-
cua, anche se non per tutti. Tra le vostre attività di promozione c’è anche il contest su Instagram #consigliounborgo. Come è nata l’idea? Il contest è stato lanciato con l’intento di fornire suggestioni ai potenziali visitatori, sia attraverso le immagini sia con i consigli che l’autore della foto può fornire. Un po’ come raccontare agli amici la propria esperienza. L’iniziativa ha ottenuto grande successo di partecipazione, con oltre cinque milioni di visualizzazioni nei primi 20 giorni, a dimostrare la voglia di condivisione che anima gli appassionati di viaggio. In questo modo, diamo la possibilità a ognuno di suggerire il proprio borgo del cuore attraverso le emozioni evocate da questi luoghi. Avete partecipato anche alla campagna digitale Viaggio in Italia – per un'estate italiana, insieme con il Mibact e l’Enit. Di cosa si tratta? È un’iniziativa che abbiamo promosso molto volentieri e che i sindaci e gli amministratori dei 309 borghi dell’associazione hanno accolto con entusiasmo. È stato un modo per contribuire al racconto del Paese, e in particolare dei piccoli centri, attraverso foto d’epoca, cartoline e manifesti vintage sulla vil-
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Otranto (LE)
di tradizioni, del buon mangiare e bere, del buon vivere. Qualsiasi indicazione dovessi dare non renderebbe giustizia al resto del territorio nazionale. Ognuno può scegliere, secondo i propri gusti e desideri, fra 309 fantastiche destinazio-
ni e programmare un viaggio nel fascino dei luoghi nascosti. www.borghitalia.it borghipiubelli borghitalia
Rango (TN)
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leggiatura degli italiani. Anche in questo caso è stato un grande successo, tanto che con il materiale pervenuto stiamo pensando di realizzare un catalogo. Tra le strutture ricettive di tendenza ci sono gli alberghi diffusi. Come si stanno muovendo in tema di sicurezza? Hanno sicuramente molte carte da giocare, poiché garantiscono meglio di altre soluzioni il distanziamento sociale. Sul nostro territorio ce ne sono alcuni di grande pregio che invito a visitare e prenotare attraverso il sito di Borghi Italia Tour Network, il tour operator che opera in esclusiva per l’associazione. Nuove tendenze riguardo l’ospitalità? Va molto di moda l’affitto di alloggi privati. Sono poi numerose le seconde case, dove i residenti in città amano trascorrere il fine settimana o le vacanze più lunghe. Anche l’ospitalità in campagna (agriturismi, case vacanza, country house) sarà molto richiesta, perché permette di garantire relax e distanziamento sociale. Inoltre, stiamo per lanciare un marketplace sul nostro portale borghipiubelliditalia.it con proposte di turismo esperienziale, offrendo la possibilità di arricchire ogni soggiorno con attività immersive, come visite guidate, laboratori artigianali, lezioni di cucina, degustazioni di prodotti tipici, sport e altro ancora. Non solo cultura e mare, ma anche passeggiate nel verde. Che luoghi e regioni consiglia? L’Italia è il Paese delle mille bellezze paesaggistiche, della grande varietà
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TURISMO
IL POTERE DEL MARE UN PICCOLO PIANETA CHE CUSTODISCE UNO STRAORDINARIO PATRIMONIO DI BIODIVERSITÀ. SECONDO DONATELLA BIANCHI, PRESIDENTE DEL WWF ITALIA, IL TURISMO PUÒ RIPARTIRE DA QUI
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di Andrea Radic
Chiaia di Luna, Ponza (LT) 62
Andrea_Radic
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fare tesoro perché tornando, grazie al cielo, alla normalità, non le vedremo più. Come la verdesca che è entrata nel porto di Punta Ala (GR) ed è restata un pomeriggio a giocare tra le barche a vela ferme. In questo periodo la natura è venuta a trovarci. L’ambiente può essere un elemento capace di aiutare la ripresa del turismo? Certamente, penso alle numerose aree protette – sono anche presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre – e al valore del turismo ambientale in crescita costante. Oltre a essere il Paese con il più ampio patrimonio di beni culturali, siamo anche ricchi di beni ambientali che dobbiamo valorizzare meglio come elemento identitario dell’offerta turistica. Ciò aiuterebbe lo sviluppo delle imprese sostenibili che generano economia produttiva. Un nuovo modello economico con l’ambiente al centro. Vuoi lanciare un appello agli italiani? Con piacere: invito tutti questa estate a scoprire le bellezze naturali nei luoghi protetti, perché il benessere della nostra generazione – e mi auguro di quelle che verranno – passa da lì. La natura aiuta a rigenerarsi, a stare meglio anche dal punto di vista psicologico, soprattutto dopo un periodo così particolare. Quali luoghi del cuore suggerisci? Tutte le isole: più piccole sono più le amo. Sei circondato dal mare e allo stesso tempo protetto, in un luogo dove già è insito il concetto di risparmio e sostenibilità. Su un’isola ti accontenti di ciò che c’è, ed è sufficiente, non serve altro. Già da bambina amavi l’ambiente? Ho avuto il privilegio di crescere tra La Spezia, dove sono nata, e Portovenere, dove abitavano i miei nonni. Il fine settimana andavo a Lerici e, quando si poteva, uscivamo in barca con papà. La mia è una famiglia di velisti con la passione per la pesca. Ho ancora negli occhi la piccola chiesa romanica di San Pietro a Portovenere e le isole della Palmaria. L’ambiente racchiude anche il patrimonio del cibo. Grande valore aggiunto all’identità del nostro Paese, con prodotti declinabili in centinaia di ricette a seconda
© WWFitalia/FOTOGRAMMA
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er lei narrare il mare e lo straordinario patrimonio ambientale italiano è un impegno quotidiano. Gli angoli più suggestivi del Mediterraneo sono la casa di Donatella Bianchi, conduttrice dal 1999 di Linea Blu e presidente del WWF Italia. «Pochi giorni fa ero a Ponza per raccontare di un totano gigante che si è spinto fino nelle piscine naturali, dove è restato qualche ora, nutrendosi di ricci di mare, una meraviglia». Comportandosi come un turista qualsiasi… Esatto (ride, ndr), questo periodo di silenzio e tranquillità ha consentito alla natura di dimostrarci che è più vicina a noi di quanto pensiamo. Una passione, quella per l’ambiente, che hai declinato in importanti incarichi e nell’intensa attività divulgativa in televisione. Ci sono una serie di temi che si incrociano, come le connessioni fra l’uomo e la natura, che talvolta perdiamo di vista, nelle quali la sensibilizzazione è imprescindibile se vogliamo andare nella direzione di una vera sostenibilità per immaginare un futuro diverso. Per il WWF ho creato la campagna Il mondo che verrà chiedendo alle persone di immaginare, attraverso azioni e iniziative, un pianeta con minor consumo di natura. Oggi dobbiamo imporci una riflessione e un progetto nuovi, a partire dall’educazione dei più piccoli fino alla centralità delle questioni ecologiche. Il nostro Paese ha già sottoscritto precisi impegni, si tratta di implementarli, per esempio producendo mascherine con materiali meno impattanti. Gli italiani sono rispettosi dell’ambiente? Hanno una grande sensibilità, sanno che è determinante anche se la devastante crisi economica che stiamo vivendo rischia di far perdere di vista la sensibilità maturata nel tempo. Ma quando si tratta di intraprendere, anche a livello europeo, grandi battaglie per l’ambiente gli italiani si impegnano. Vedendo famiglie di papere camminare nelle strade cittadine ti si è allargato il cuore? Ovviamente sì, sono immagini di cui
della regione. Anche qui la sostenibilità della produzione deve andare d’accordo con il rispetto dell’ambiente. Servono regole e sensibilità da parte dei consumatori. Il tuo raccontare il mare adesso è anche su carta, in un volume edito da Rai Libri. L’eredità del mare è un viaggio dietro le quinte di Linea Blu, dove racconto la mia visione di questo tesoro, un piccolo pianeta che custodisce uno straordinario patrimonio di biodiversità e potenzialità per lo sviluppo futuro. Cerco di riportare ciò che del mare non si vede. Uno spettacolo che dobbiamo imparare a guardare. donatellabianchiofficial donabianchi1
Rai Libri, pp. 256 € 18
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GIARDINI DA SOGNO Giardino di Ninfa (LT)
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UN GREEN TOUR ALL’ARIA APERTA LUNGO LA PENISOLA. DAL PARCO ALPINO SAUSSUREA, IN VALLE D'AOSTA, FINO ALLA DELIZIOSA VILLA PENNISI, AD ACIREALE, PASSANDO PER L’OASI DI NINFA CHE COMPIE UN SECOLO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
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© Enzo Massa Micon
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Giardino Alpino Saussurea (AO)
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a primavera è esplosa da più di due mesi, noncurante della reclusione scontata dall’umanità a causa del coronavirus. E il 21 giugno lascia il posto all’estate, nel rispetto del calendario della natura. L’Italia mostra colori e profumi dei suoi straordinari parchi, proprio ora che ci si può spostare per godere del verde negli spazi aperti, i luoghi più consigliati per contenere il contagio. In Valle d’Aosta, nel Giardino Botanico Saussurea, lo sguardo può
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spaziare fino alle creste delle Alpi. Si scende alla prima stazione di Skyway Monte Bianco, a poco più di duemila metri di altezza. Qui il pascolo alpino ha preso piede, non crescono più alberi ma una grande varietà di erbe, fra cui il trifoglio, il ranuncolo, la genziana e la campanula, quando d’estate la neve è ormai sciolta. Il giardino accoglie 900 specie differenti ed è diviso in due zone: la prima ospita aiuole distinte per aree geografiche, dal Nord America alla Nuova Zelanda, mentre nella seconda sono stati ricreati am-
bienti vegetali alpini. Tra le attività da svolgere un percorso di trekking foto-botanico, guidato dal fotografo Enzo Massa Micon, e lezioni di Natural yoga a piedi nudi nell’erba con l’insegnante Giovanna Cucchieri. Infine, ad agosto, anche uno spettacolo teatrale in alta quota della compagnia Palinodie in cui la stella alpina diventa protagonista. Hanno riaperto al pubblico dopo il lockdown anche i Giardini Reali di Venezia, che sono stati restituiti alla città a dicembre 2019 dopo un restauro di due anni. Cinquemila m² di
verde nel centro storico della Serenissima, punto di affaccio delle Sale Imperiali del Palazzo Reale, hanno ripreso linfa vitale dalla fine dell’anno scorso. Aiuole e percorsi nati nel 1807 in base al progetto di riforma napoleonica dell’area Marciana, trascurati negli anni ’50 del secolo scorso ma che hanno poi visto la ripresa con il ripristino della Serra e del Padiglione del Caffè. A Pegli, nel comune di Genova, è di nuovo visitabile il giardino storico di Villa Durazzo Pallavicini, riconosciuto nel 2017 come Parco più bello d’Italia. Otto ettari di collina che il mar-
chese Ignazio Alessandro, tra il 1840 e il 1846, decise di strutturare come un racconto, con riferimenti esoterici e massonici. Il percorso è scandito in prologo, antefatto, tre atti ed esodo finale. Su un enorme palco a cielo aperto ecco laghi, cascate, edifici da giardino, piante rare e inganni visivi per aiutare la meditazione. Sedici ettari di parco sono una delle ricchezze di Villa Reale di Marlia, in provincia di Lucca, da poco restaurata. Si può passeggiare nei luoghi che furono per molto tempo di Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone. Lei volle ridisegnare il
parco in stile romantico e come un giardino all’inglese, tipologia rara in Italia. Allora furono aggiunti anche i viali con le famose camelie. Qui parteciparono a una vivace vita culturale personaggi come Niccolò Paganini, Salvador Dalí e Alberto Moravia. E oggi, per la ripartenza del turismo, un atto concreto: una parte del biglietto d’ingresso viene devoluta alle guide del territorio. In più, per la prima volta, si possono visitare gli appartamenti in stile impero di Elisa, a 200 anni dalla morte. L’eventuale tempo d’attesa si riempie godendo della vista del teatro d’acqua
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Villa Durazzo Pallavicini, Genova
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seicentesco, ornato da centinaia di profumatissime rose fucsia. In questo green tour non può mancare un gioiello Patrimonio Mondiale dell’Umanità: Villa Poggio Imperiale, sulle colline di Firenze, con il suo Giardino grande, voluto da Vittoria della Rovere nel 1654, che riapre il 13 giugno. Fiancheggiato da un boschetto di lecci, conserva buona parte del disegno all’italiana e si aggiunge ad altri due giardini murati, uno di fiori e l’altro di aranci. Un tripudio di colori, forme e fiori è il Giardino di Ninfa, vicino Latina. Nel 2020 festeggia 100 anni di vita florida, tra le magnolie orientali amate da Donna Lelia Caetani, cultivar di
© Dario Fusaro
Castello Ruspoli, Vignanello (VT)
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camelie antiche, ciliegi giapponesi e altre piante tipiche dell’estremo Oriente. Passeggiare in quest’oasi del Centro Italia, che offre fioriture straordinarie, è un’emozione rara, da vivere in alcune giornale esclusive, il sabato e i festivi, fino al prossimo autunno. Le prenotazioni si fanno online e le visite sono individuali e libere, non in gruppo. Ci introduce nel Castello Ruspoli di Vignanello Lucia Impelluso, autrice del volume fotografico Ville e giardini del Rinascimento (Rizzoli, pp. 176 € 39,90), che svela tesori poco conosciuti tra cui questo gioiello nel viterbese. Inserito nella lista delle Dimore storiche italiane, sorge su
una rupe tufacea: prima era un castello difensivo e poi si è allargato con l’aggiunta di altri edifici. Contiene uno dei giardini all’italiana meglio conservati e privo di sovrapposizioni nel tempo. Alla disposizione geometrica delle aiuole si affianca un parco segreto, la cosiddetta tenuta della Marescotta, per alberi da frutto, e il Barco, usato per le battute di caccia. Tutto per garantire un tempo l’autosussistenza di Beatrice, nipote di papa Paolo III Farnese, e a sua figlia, la terribile Ortensia che, si racconta, uccise due mariti e quattro dei sei figli. Dal Lazio alla Campania, in provincia di Caserta, per scoprire il Real Sito
Il giardino di Casa Pennisi, Acireale (CT)
di Carditello. Sebbene situato nella Terra dei fuochi, grazie all’impegno della Fondazione omonima è considerato un simbolo di riscatto da un lungo periodo di degrado. Ha un’estensione che permette di girare in totale sicurezza e nel rispetto delle regole di distanziamento. Fu voluto da Ferdinando IV di Borbone ed edificato intorno al 1787. Una palazzina reale neoclassica è circondata da un ippodromo con obelischi, composto da un prato centrale, una pista in terra battuta e un tempietto da cui il sovrano assisteva a corse di cavalli per 30mila persone. La Fondazione si occupa, inoltre, di mantenere vive alcune attività come quella dell’alle-
vamento di cavalli di razza reale. Nella stessa regione c’è anche una realtà tutta ferroviaria. L’area verde del Museo Nazionale di Pietrarsa che ha riaperto le sue porte al pubblico in sicurezza - è entrata di recente nella rete dei Giardini più belli d’Italia. A poca distanza da Napoli, nel belvedere che da Portici guarda al Golfo e al Vesuvio, sono raccolte piante provenienti da tutto il mondo. Il luogo è inserito in un progetto di collaborazione tra Grandi Giardini e Trenitalia, creato per raggiungere in treno gli spazi verdi più belli. Fascino e storia si respirano, infine, in Sicilia. Ad Acireale, vicino Catania, si arriva anche con i treni regionali.
Qui ha dimora Villa Pennisi, con il suo Giardino ancora vivo e visitabile su prenotazione, nonostante le difficoltà per mantenerlo, solo grazie all’impegno tenace dei due coniugi proprietari che fanno da guida per la parte storica e botanica. In passato era il Grand Hotel des Bains, con annesso stabilimento termale, che ospitò personaggi illustri come i reali d’Italia e il compositore tedesco Richard Wagner. La musica è sempre rimasta nell’aria: ogni agosto, la coppia ha sempre aperto la sua dimora a concerti gratuiti organizzati dall’Accademia di Santa Cecilia. E la speranza è che non manchino esibizioni future. 69
© Irene Marraffa
© Irene Marraffa
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Bagheria (PA)
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LA VIA REGINA DI SICILIA
DA PALERMO A MESSINA ATTRAVERSANDO LE MONTAGNE. QUASI 400 CHILOMETRI A PIEDI TRA CASTELLI, MUSEI E PAESI RICCHI DI STORIA di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3
ValuLoSurdo
ilmondodiabha
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n’avventura poco raccontata che trabocca nascosta bellezza, passo dopo pas-
so per 374 chilometri. Tanti separano il camminatore da Palermo a Messina passando per le montagne, un per-
corso che attraversa 41 Comuni di una Sicilia che non ti aspetti, da cui non si vede quasi mai il mare.
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Quattro le province toccate scendendo e salendo per 14mila metri di dislivello, a disegnare un fil rouge portato alla luce da due giovani studiosi siciliani, l’archeologo Davide Comunale e la sua compagna di imprese a piedi Irene Marraffa, insieme a Salvatore Balsamo, ingegnere in pensione che da cinque anni colleziona il record di marciatore più recidivo della Palermo-Messina. Grazie alla sua passione per la storia antica, Davide sapeva da tempo della presenza di una Via Francigena di montagna: «Quella costiera, ancor più antica, è ormai quasi interamente asfaltata, quindi ci siamo dedicati alla ricostruzione di quella più interna, per mettere insieme un percorso autentico, a piedi nella storia della nostra terra», racconta Comunale. Così, dopo aver accantonato l’idea di fare un cammino lungo il mare, nel 2015, in compagnia di Irene, iniziò a percorrere dettagliatamente la strada montana, facendo riferimento alle testimonianze documentali che citavano la nomenclatura borbonica. «Nel catasto elaborato a fine ‘700 si faceva menzione di una "Palermo-Messina per le montagne", distinta da quella sulla costa». La citazione latina «ad magnam Viam Francigenam» in un documento del 1089 attesta per la prima volta il passaggio per le marine:
© Salvatore Balsamo
Lago Rosamarina, Caccamo (PA)
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la strada si sovrapponeva alla Via Valeria, una consolare romana realizzata nel III secolo a.C. La sua variante per le montagne è confermata nello stesso periodo, sin da quando il Gran Conte Ruggero d'Altavilla la usò per spostarsi da Messina a Palermo, caduta in mano musulmana. La presenza dei Saraceni, infatti, stava rendendo la strada costiera meno sicura e così la popolazione cominciò ad arroccarsi in collina. Fin dal Medioevo le Vie Francigene siciliane trovano tracciatura nelle mappe del tempo, come in quelle redatte dal celebre al-Idrisi, il geografo musulmano alla corte del re Ruggero II, che non a caso ha lasciato ricorrenti tracce di sé sul cammino da Palermo a Messina. Ma perché mai venivano chiamate Francigene? «L’etimologia è da far risalire ai Franchi, che in Sicilia erano sinonimo di Normanni, i dominatori provenienti dalla Normandia», spiega l’archeologo. Da questi presupposti, nasce la riscoperta della Via Francigena che congiunge le due città, uno stupefacente percorso a piedi che si snoda sulle tre catene montuose che compongono l’Appennino siciliano. Passando dalle Madonie ai Nebrodi fino ai Peloritani, i camminatori toccheranno il comune più alto di tutta la Sicilia, Floresta, a
1.275 metri sopra il livello del mare, e risaliranno per decine di chilometri le fiumare per raggiungere autentici gioielli arroccati sui monti, lì dove svettano cittadine vincitrici del concorso Borgo dei Borghi (Petralia Soprana, Gangi e Montalbano), oltre ad altre che fanno parte del Club dei Borghi più belli d’Italia (approfondimenti alle pp. 61-63), come Troina, Castroreale, Novara di Sicilia e Sperlinga, considerata la Matera di Sicilia. Sono molti i tesori laici e profani che il turista a piedi visita tappa dopo tappa, tra cattedrali e abbazie, castelli e palazzi, sia in paesini minuscoli che in centri ricchi di storia. Così, tra i 402 abitanti di Sclafani Bagni, una bomboniera di roccia con il suo centro termale naturale, e gli oltre diecimila della meravigliosa Randazzo, testimone sincretica di una densa stratificazione culturale, intercorrono mille e più anni di arte e influenze, congiungendo idealmente così tanti simboli delle nobiltà d’Europa che all’interno della Francigena delle Montagne si potrebbe raccontare una via nella via: quella dei castelli, dove, sullo sfondo di impressionanti ruderi normanni, si stagliano le sfavillanti regge di Caccamo, Sperlinga, Montalbano e Maniace, unico feudo inglese di Sicilia. Via dei Castelli, dunque, o anche Via dei Re, perché le reali impronte del gran con-
© Salvatore Balsamo
Gangi (PA) - Nicosia (EN)
te Ruggero e di suo figlio, ma anche di Carlo V d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, la percorsero con grande seguito. E, a proposito di personaggi illustri, in pochi sanno che a Gangi ha avuto sede l’influente società massonica dell'Accademia degli Industriosi, o che Polizzi Generosa contasse la presenza dell’ordine militare degli Ospitalieri, oggi conosciuto come quello dei Cavalieri di Malta. Notevole anche la varietà dei musei presenti lungo il cammino, da quello dell’Acciuga di Aspra al vicino Museo Guttuso di Bagheria, località nota anche per le straordinarie ville settecen-
tesche della nobiltà palermitana. E ancora, dal Piccolo Museo della Moto di Castroreale al dirimpettaio Museo Civico, dov’è ricostruita la vicenda di un promettente compositore locale, Riccardo Casalaina, morto a soli 27 anni il 28 dicembre 1908 durante il terremoto di Messina. Affascinanti i paesaggi antichi di Rometta, circondati da una natura poderosa e silente, con le rovine del Castello di Federico II, e di Cesarò, cittadina dalle intatte tradizioni popolari. Interessante anche l’aspetto linguistico del gallo-italico, dialetto parlato a Nicosia, Sperlinga, Randazzo, Novara, che incrocia provenzale-france-
se, latino e siciliano e, vale la pena ribadirlo, indimenticabile lo scenario naturalistico, con due parchi regionali attraversati, quello dei Nebrodi e delle Madonie, oltre all’appena sfiorato parco dell’Etna, che occhieggia dall’alto delle tappe centrali del percorso. Paesaggi che danno modo di venire in contatto con rare specie arboree come l’Abies nebrodensis, attraversare un bosco di gigantesche felci, avvistare nei cieli del messinese colonie di grifoni o aquile reali sulle Madonie e salutare sui sentieri il maiale nero tipico dei Nebrodi. Ma anche di scoprire luoghi magici come l’Altopiano dell’Argimusco con le sue pietre
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Troina - Cesarò (EN)
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Montalbano - Novara di Sicilia (ME)
giganti scolpite dal tempo, o la foresta di sculture pietrose create al Parco Museo Jalari da Salvatore Pietrini. Se si è fortunati, si potrà fare visita a padre Alessio nel suo monastero personale dietro Santa Lucia del Mela, unico e straordinario eremita ortodosso sul suolo italiano. Altri luoghi di romitaggio lungo il percorso sono gli eremi di San Gandolfo ai piedi di Polizzi, il seicentesco convento francescano di Calvaruso e quello di San Felice del XIII secolo, capace di donare la preziosa esperienza di dormire immersi nella natura, senza corrente elettrica, al chiarore di un grande camino. A questi fanno sponda importantissime abbazie, come quella di Maniace o la Badiazza, giusto sopra Messina, dove
© Irene Marraffa
Novara di Sicilia (ME)
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Federico III di Aragona s’innamorò della sua futura regina, similmente a come accadde a Dante proprio negli stessi anni. A Randazzo e Nicosia, poi, si conta la compresenza delle due Chiese Madri di rito e greco e latino, mentre a Calvaruso, Petralia e Gangi figurano tre magnifici crocifissi lignei dello scultore noto come lo Zoppo di Gangi. Altre meraviglie nascoste tra le montagne sono lo stupefacente Trittico di Rogier van der Weyden nella Chiesa Madre di Polizzi, ritenuto il più bel quadro fiammingo di Sicilia, e il Ritratto di Paolo III Farnese, l’unica opera di Tiziano presente nel Sud Italia che si trova invece a Troina, prima capitale normanna, tornata in questi ultimi anni a recitare un ruolo di primo piano grazie all’amministrazione del
sindaco Fabio Venezia, eroe moderno e simbolo della legalità, eletto Uomo siciliano del 2019. Venezia è anche l’uomo più rappresentativo di questo cammino, di come un percorso a piedi possa riguardare e coinvolgere tutta la cittadinanza. E così, grazie anche al suo impegno, la Palermo-Messina ha toccato il cuore di tanti uomini e donne di Sicilia, che nella loro terra hanno deciso di restare o di tornare. Perché se camminare è un’attività fondamentalmente individualistica, il segreto di un cammino vincente è che diventi un’impresa collettiva. Per questo è necessario il coinvolgimento di una nutrita schiera di volontari e appassionati, di amministratori sensibili e, più in generale, di cittadini consapevoli che il turismo
© Irene Marraffa
Santa Lucia del Mela (ME)
lento rappresenti una delle poche risorse capaci di risvegliare la sopita economia di località nascoste a poche manciate di chilometri da affollate località balneari, e che proprio in questa distanza trovano la cifra essenziale della loro forza e della loro debolezza. Con un paziente lavoro di informazione, sono stati coinvolti sei Gruppi di azione locale (Gal) e numerosi comitati di accoglienza stanno fiorendo a ogni tappa per supportare l’opera di manutenzione del cammino. Camminare, poi, va di pari passo con mangiare, soprattutto in Sicilia. E nella riscoperta dell’entroterra, anche l’aspetto delle tradizioni gastronomiche ha una parte di primo piano: dalle nocciole dei Nebrodi, piccole e aromatiche, al limone interdonato fino al pirittu, un cedro che diventa ancora più gustoso se consumato con sale e olio. Novara di Sicilia è famosa per il maiorchino, il formaggio di cui è nota la tradizionale gara, con il lancio delle forme nel centro storico. Nutritissimo il reparto dei dolci, dalle immancabili granite nel messinese allo sfoglio
delle Madonie a base di formaggio, dal dito d’apostolo alle innumerevoli varianti di prodotti con la pasta di mandorle. Imperdibili la salsiccia di Caccamo, le specie leguminose autoctone come il Pisello Polito di Montemaggiore e il Fagiolo Badda, Presidio Slow Food a Polizzi, dove si cucina anche il famoso "finto coniglio". Senza dimenticare lo sfincione di Bagheria e le braciole a Messina. E proprio così, mangiando e camminando, Giovanni da Milano è passato agli onori delle cronache per aver censito le migliori granite di tutto il messinese con le sue quotidiane imprese di gola. Che vedono il camminatore protagonista di un ultimo atto simbolico: la consegna del pane all’arcivescovo di Messina, procacciato da Don Minico. Si tratta dell’ultima memorabile pausa gastronomica prima della discesa in città, con la consegna del pane fatto e sfornato dai pellegrini con la supervisione della famiglia Mazza, da generazioni impegnata a rifocillare i turisti di passaggio a Colle San Rizzo. Momenti conviviali che si rinnovano di giorno in giorno, condivisi con i re-
ferenti di tappa: angeli custodi coordinati dalla rete delle Vie Francigene di Sicilia e che si occupano di accogliere i marciatori stanchi ma felici a ogni arrivo. Una rete di siciliani pronta a sostenere il cammino, a ogni passo.
Terre di Mezzo Editore, pp. 132 € 18
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UMBRIA SEGRETA NATURA, ARTE E SAPORI. DALLE ISOLE SUL TRASIMENO ALLE GOLE DEL NERA, PASSANDO PER RASIGLIA E MONTEFALCO, GLI ANGOLI INEDITI DI UNA REGIONE TUTTA DA SCOPRIRE di Claudio Sebastiani
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Rasiglia (PG)
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erché scegliere proprio l’Umbria per le prossime vacanze, nella prima estate dell’era Covid-19? In fin dei conti non ha il mare, non ha vette e neppure una delle sette meraviglie del mondo. Sì, è vero. Non ha nulla di tutto questo ma nello stesso tempo ha molto di più. Nei suoi grandi spazi, nelle città e sulle sue colline. Un mondo fatto di angoli che racchiude tutto ciò che si può sognare per una vacanza. Magari fatta dopo essere arrivati qui utilizzando un mezzo come il treno, che simboleggia la vocazione ambientalista ed ecologista di questa regione. E permette di raggiungere praticamente tutti i centri.
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Gole del Nera (TR)
Raccontare l’Umbria per chi ci vive e ci lavora da sempre è davvero difficile. Nella bellezza, nei tempi del vivere a misura umana ci sei immerso ogni giorno. Al punto tale che non te ne rendi nemmeno più conto. Quasi assuefatto. Poi improvvisamente, mentre magari ti muovi per lavoro o sei impegnato in normali giri con la famiglia, alzi gli occhi. Hai la fortuna di poterti prendere un attimo per pensare e realizzare dove sei. Mi è capitato ad Assisi (PG), durante una delle visite di papa Francesco, impegnato sul piazzale antistante l’ingresso del Sacro Convento. La fortuna di fermare quell’attimo, di poter alzare lo sguardo e cogliere la bellezza del complesso che ospita le spoglie del Poverello. Con il sole a scendere sulla vallata sottostante, il verde dei campi e la Basilica di Santa Maria degli Angeli a stagliarsi sullo sfondo. L’Umbria è una piccola regione di 8.456 Km² ma è fatta di così tanti angoli che si rischia comunque di tralasciarne qualcuno. È proprio per questo che può essere e sarà la destinazione ideale per le vacanze, dopo il confronto con un virus che ha rivoluzionato le nostre vite e con il quale comunque dobbiamo fare i conti. Distanziamento sociale, mascherine e dispositivi di protezione personale hanno portato questa regione a essere una di quelle a più basso numero di contagi. Anche le
strutture turistiche hanno attrezzato spazi e servizi per farsi trovare pronte alle nuove norme. Dalle grandi catene alberghiere ai tanti agriturismi che sono un marchio di fabbrica del territorio. Un motivo in più per scegliere l’Umbria per le vacanze e per il turismo. Qui non ci sono vette alpine. Ma come non pensare subito a quel paradiso naturalistico che è Castelluccio di Norcia e il suo altopiano? Spazi enormi circondati dai monti dell’Appennino umbro-marchigiano, nei quali è possibile fare passeggiate in assoluta tranquillità tra la natura pianeggiante o lungo i sentieri che si inerpicano verso l’alto. Con il borgo di Castelluccio che sta rinascendo e propone le sue eccellenze enogastronomiche. L’Umbria della natura non ha il mare ma il Lago Trasimeno e le sue isolette, la Polvese e la Maggiore (PG), veri e propri tesori che non è possibile non visitare. Magari trascorrendo la giornata con un picnic nelle aree verdi attrezzate. Anche i tanti paesi che si snodano sul lungolago offrono la possibilità di un viaggio, magari in bici, tra storia e ambiente. E durante il percorso non è difficile imbattersi in piccole spiagge, per una pausa e magari un bagno. Da un angolo all’altro della regione, impossibile non avere negli occhi la maestosità della cascata delle Marmore, a Terni, con il salto più alto d’Europa, ma anche tutti i sentie77
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Montefalco (PG)
ri naturalistici che si snodano lungo i suoi fianchi. Il corso d’acqua a valle della cascata è poi l’ambiente ideale per gli amanti del brivido e degli sport estremi, anche con 40 gradi all’ombra. Ci si può immergere nella natura anche nel vicino Lago di Piediluco (TR), scelto come casa dagli atleti del canottaggio che qui hanno preparato alcune delle loro gare più importanti, Olimpiadi incluse. Pochi chilometri e Narni propone un delizioso insieme di storia e ambiente. Partendo dalla Rocca Albornoziana che sovrasta il paese. Ma è ai suoi piedi che è stato creato il suggestivo percorso di circa cinque chilometri delle Gole del Nera, lungo il tracciato ormai dismesso della ferrovia un tempo percorsa dai treni provenienti o diretti a Roma dal Nord. Si parte dai resti dello storico ponte d’Augusto per raggiungere a piedi, in bici o in canoa un tratto incontami78
nato del Nera, immerso nella vegetazione, fino alle Mole, nei pressi di Nera Montoro. L’Umbria è fatta di mille angoli, ciascuno con la sua bellezza e quindi in grado di diluire in maniera ottimale il flusso dei turisti. Come è necessario fare nell’era del coronavirus. Anche l’arte, le bellezze artistiche e la spiritualità sono praticamente dovunque ed è impossibile non dimenticarne qualcuna. Da nord Città di Castello (PG) è la casa di Alberto Burri e la patria del tartufo. Gli Ex Seccatoi del Tabacco sono un esemplare recupero di archeologia industriale fatto per volontà dell’artista che li ha immaginati come luogo adatto a ospitare le sue ultime creazioni. Vi sono esposte 128 opere realizzate fra il 1974 e il 1993. Gubbio (PG) e il Monte Ingino che si erge alle sue spalle rappresentano un condensato di storia e ambiente. Immersi nella suggestiva atmosfera
della corsa dei Ceri, sempre presente nella città di Sant’Ubaldo diventata celebre anche per l’albero di Natale più grande del mondo disegnato da migliaia di luci sulle pendici della montagna. Perugia è il capoluogo della regione e racchiude tanti dei suoi simboli. Dalla fontana Maggiore, alla testa di corso Vannucci, alla Galleria nazionale dell’Umbria che ospita tanti capolavori dell’arte di ogni tempo. Ma anche l’Arco etrusco è uno dei siti storici da non tralasciare. Così come è impossibile mancare l’appuntamento con Solomeo, piccolo e caratteristico borgo dove vive Brunello Cucinelli, imprenditore illuminato che ha reso celebre nel mondo il suo cashmere. Ma ha fatto anche molto di più, trasformando Solomeo in un gioiello accessibile a tutti che merita di essere visitato. Dal teatro al centro del paese al parco nelle campagne circostanti, creato come tributo
alla dignità dell’uomo. Angoli che si stagliano dovunque. Come sulla montagna folignate dove c’è Rasiglia (PG), ribattezzata la piccola Venezia dell’Umbria per i corsi d’acqua che l’attraversano. Mentre Spello, uno dei Borghi più belli d’Italia, come tanti piccoli centri umbri, può essere la porta per il Subasio, la montagna che campeggia alle spalle di Assisi, la città di San Francesco patrimonio della spiritualità mondiale. Così come lo sono Cascia e le sue suore di clausura o la comunità dei frati benedettini di Norcia. Natura e storia, quindi. Ma anche sapori. Come quelli che si fondono nelle terre del Sagrantino che hanno in Montefalco (PG), definita la ringhiera dell’Umbria, il suo cuore. Qui nasce uno dei vini che hanno reso famosa la regione in tutto il mondo. Ma, tra un paese e l’altro, non solo le vigne esaltano la vocazione enogastronomica di questa area. Anche l’olio prodotto
in quest’area, come a Campello sul Clitunno, è ormai conosciuto a livello internazionale. Da qui Foligno, la città della Quintana, e Spoleto (PG) sono a due passi. Con un balzo è invece possibile raggiungere Todi e le sue campagne scelte come buen retiro da tanti volti e nomi celebri della politica, della cultura e dello spettacolo. Oltre al centro della città, appena fuori dalle mura c’è il tempio di Santa Maria della Consolazione, considerato uno dei simboli dell’architettura rinascimentale. Così come San Gemini (TR) è il paese delle acque minerali e Terni la città che custodisce tesori di archeologia industriale, tra cui l’immensa pressa collocata proprio di fronte alla stazione ferroviaria. Ma ci sono anche Carsulae, insediamento romano lungo la Flaminia, Amelia e Orvieto (TR), con il suo Duomo, i tanti vicoli del centro e la rupe. Mete ideali per qualsiasi turismo, in
grado di offrire emozioni uniche. Perché scegliere l’Umbria, quindi? «Perché è una terra meravigliosa che ti fa sentire bene», recita lo spot lanciato dalla Regione. E oggi è proprio così.
UN VIAGGIO SU MISURA L’Umbria è un vero laboratorio di intermodalità, grazie alla vasta offerta di soluzioni per visitare la regione. Ogni giorno sono in programma decine di corse regionali Trenitalia. Dal 3 giugno sono tornati disponibili anche gli Intercity tra Perugia, Roma e Ancona, e i Frecciabianca tra Ravenna e Roma, con fermate a Foligno, Spoleto e Terni. I collegamenti sono garantiti anche grazie al servizio FRECCIALink per Assisi e Perugia, da e per Firenze. Inoltre, da maggio sono stati potenziati i servizi Busitalia Umbria con il raddoppio delle frequenze sulle principali linee urbane e il ripristino di alcune linee extraurbane sospese durante il lockdown. Infine, sono attivi i servizi di navigazione di Busitalia sul Trasimeno tra Passignano, Isola Maggiore e Tuoro.
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Trasimeno Isola Maggiore (PG)
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MIRAGGIO DI
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BELLEZZA
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ISCHIA, PROCIDA E CAPRI SI PREPARANO A UN’ESTATE DI PIAZZE A BASSA VOCE E CONTEMPLAZIONI SORPRENDENTI. UN’ESTATE DOVE NULLA SARÀ COME PRIMA, MA NON PER QUESTO MENO AFFASCINANTE di Peppe Iannicelli
Procida
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uasi un ritorno alle origini per l’Isola di Tiberio, l’Isola Verde e l’Isola d’Arturo, che nei secoli hanno conquistato artisti e viaggiatori di tutto il
mondo. L’estate ai tempi del Covid-19 non prevede bagni di folla per Ischia, Capri e Procida. Nei prossimi mesi tutti dovremo continuare ad accettare dolorose ma necessarie limitazioni nei nostri spostamenti. Ma le isole del Golfo di Napoli sono pronte ad accogliere i visitatori per una vacanza rilassante, sostenibile, umana e dai ritmi certamente più lenti. Non sarà facile per la filiera dell’accoglienza reggere al crollo di presenze, ma gli isolani sono pronti a trasformare la difficoltà in opportunità. D’altro canto, chi vive in mezzo al mare deve essere capace di navigare nella tempesta fino a un approdo sicuro. Dunque, chi nei prossimi mesi sceglierà di vivere un soggiorno a Ischia, Procida o Capri sarà un viaggiatore capace di apprezzare aspetti di questi luoghi che, fino a ieri, era impossibile gustare nel caos. Niente bagni di folla ma certamente tanti tuffi in mare, dalla spiaggia o dalla barca, in acque che sono tornate a ospitare la danza dei tonni e la parata dei delfini. PROCIDA, IL REGNO DI NETTUNO L’isolotto di Vivara, appendice ecologica di Procida, offre lo spettacolo delle migrazioni. Milioni di uccelli sostano qui per prendere fiato durante le lunghe trasvolate tra l’Africa e l’Europa. Ascoltarne il canto è un’esperienza spirituale, mentre si resta con il fiato sospeso ammirandone le spettacolari evoluzioni acrobatiche. Procida, a differenza di Capri e Ischia che sono da tempo mete turistiche internazionali, ha mantenuto un profilo basso. È un’isola di marinai, come ben si comprende dalla tavolozza di colori del borgo della Corricella. A ogni casa un colore diverso affinché, da molte miglia di distanza, i marinai potessero riconoscere la propria e pregustare la gioia del ritorno. Girando tra le abitazioni e prolungando la passeggiata fino al lungomare di Chiaiolella sembra di muoversi in un luogo senza tempo, solare e accogliente. La distanza sociale imposta dalla pandemia si supera in un attimo con il sorriso incantevole di una novella Graziella, la bellezza mediterranea che incantò Alphonse de Lamartine, oppure ricordando lo sguardo triste di Massimo Troisi che in questi borghi interpretò numerose scene del film premio Oscar Il postino. L’ultimo ciak del grande artista di San Giorgio a Cremano che ci ha lasciato, prematuramente, poco dopo la fine della lavorazione della celebre pellicola. L’ISOLA DI ARTURO Elsa Morante soggiornò a lungo all’Hotel Eldorado, oggi parco letterario. Il giardino di limoni, la contemplazione dei panorami di boschi, calette e spiagge isolate erano estremamente ispiranti. Accanto alla scrittrice anche Alberto Moravia e Vasco Pratolini, un vero e proprio cenacolo letterario. È questo il contesto genetico del capolavoro della Morante, L’isola di Arturo. Il quartiere collinare di Terra Murata, a strapiombo sul mare, è un complesso architettonico di chiese, conventi, prigione, fortezza che custodisce una delle tradizioni più amate dai procidani: i Misteri, gruppi di statue che riproducono la Via Crucis. La secolare processione non si è celebrata nell’ultimo Venerdì Santo, a causa dell’emergenza coronavirus, ma le statue sono davanti ai 81
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Castello Aragonese, Ischia
nostri occhi a ricordarci questo mistero d’amore che gli artisti-artigiani di Procida raccontano in modo sublime. ISCHIA GENIALE Procida e Ischia sembrano quasi toccarsi, tanto le due isole sono vicine, separate soltanto da un piccolo braccio di mare che qualche ardimentoso attraversa a nuoto. I più sportivi, magari, potranno provare a cimentarsi in questa impresa natatoria. Ma se Procida è lenta e silenziosa, Ischia è frenetica, allegra e piena di suoni, e durante l’estate non dorme mai. Nei prossimi mesi sarà diverso, ma resterà sempre una calamita attraente per chi ama i piaceri della vita, come lo è stato per le star internazionali dell’Ischia Global Film & Music (confermato a metà luglio) organizzato da 82
Pascal Vicedomini e Giancarlo Carriero, famosi per trasformare lo storico Albergo della Regina Isabella in una succursale di Hollywood. Fin dai tempi di Rizzoli, Ischia è un’isola cinematografica, come hanno potuto apprezzare i fan di Elena Ferrante, l’autrice de L’amica geniale. Alcune delle vicende più importanti della vita di Lina e Lenù sono ambientate proprio sulle rive d’Ischia, che rendono la trama ancora più coinvolgente. Libri e film che vorresti non finissero mai, proprio come un soggiorno nell’Isola Verde, che per l’estate 2020 sta potenziando la rete di sentieri ed escursioni naturalistiche. Il Monte Epomeo, dove si può arrivare in vetta anche a dorso di mulo, offre passeggiate per tutti i gusti, dagli amanti del trekking più allenati ai camminatori più pigri.
ANDAR PER VIGNE E TERME Si moltiplicano le visite a cantine e vigneti con le degustazioni di vini che la terra vulcanica rende sul serio divini. I bucatini con il coniglio all’ischitana, presidio Slow Food cotto nel tegame di creta con spezie, aglio e pomodorini, sono pronti a deliziare il palato dei più golosi. Le guide turistiche si stanno attrezzando con audioguide sterilizzate per garantire la distanza tra i gruppi. Cambia anche l’happy hour: niente aperitivi accalcati con musica assordante, ma drink sorseggiati ammirando il tramonto dietro la spiaggia del Soccorso di Forio o in qualche caletta a ridosso del Castello Aragonese. L’euforia è comunque assicurata. Salus per Aquam, il benessere per mezzo dell’acqua. I romani, infatti, avevano un vero e proprio cul-
incontro con quella che definiva la Regina di roccia. Capri accolse l’esule, tra il 1952 e 53, insieme all’amata Matilde, e il profumo della sua poesia lo si può ritrovare lungo le pendici del Monte Solaro. La vetta di Anacapri popolata di uccelli sarà una delle mete più importanti dell’estate 2020, insieme con la gita al lontano faro, alla scoperta di sentieri inediti lontani dalle rotte turistiche. Il viaggiatore potrà sostare nella villa-museo di Axel Munthe, perdendosi tra i capolavori classici raccolti dall’estroso psichiatra svedese. Le botteghe di liquori e profumi riempiranno di aromi e colori le passeggiate verso Villa Iovis, una delle residenze preferite da Tiberio. La carezza del vento e il suono del mare faranno capire immediatamente perché l’Imperatore scappasse da Roma, appena possibile, per rifugiarsi sull’Isola Azzurra. Appuntamento per un aperitivo in Piazzetta dove, finalmente, si potrà sorseggiare un drink e dedicarsi alla conversazione sotto voce, per non disturbare i vicini. E il rintocco dei tacchi delle ospiti in passerella sarà persino più ammaliante.
LA BELLEZZA SOTTO I PIEDI Capri sperimenterà la proximity, ovvero la capacità di accorciare la distanza sociale con l’accoglienza e l’empatia, proprio come accadeva prima dell’incontrollata invasione del turismo mordi e fuggi. Un’isola da assaporare con lentezza e pazienza, tenendo sempre gli occhi ben aperti perché la bellezza talvolta può esser sotto i nostri piedi, come nel caso del meraviglioso pavimento della Chiesa di San Michele con la rappresentazione del Paradiso terrestre. Oppure la bellezza del sentiero di Pizzolungo, che dalla Piazzetta porta fino al Belvedere di Tragara per ammirare i Faraglioni. Lungo il cammino, fra tratti deserti e panchine contemplative, la Villa di Curzio Malaparte è una sorta di astronave che lo scrittore definì la «la casa come me», un laboratorio permanente di arte contemporanea. Non dimenticate di portare con voi una copia del suo capolavoro, La pelle: il morbo che affligge Napoli è una metafora attualissima del morbo fisico e morale che attanaglia la nostra contemporaneità.
© Nido Huebl/AdobeStock
to per i trattamenti dei quali Ischia è una rinomata capitale internazionale. I grandi complessi termali come Poseidon, Negombo e Castiglione, con i loro giardini e le loro spiagge, saranno pronti a garantire la possibilità di coniugare sicurezza e benessere secondo le direttive sulle condizioni da rispettare per l'apertura. E gli spazi verdi di Villa Arbusto ospiteranno spettacoli ed eventi all’aperto nell’ambito del programma Campania Sicura varato dal presidente regionale, Vincenzo De Luca per il rilancio del turismo, dello spettacolo e della cultura, mentre l’annesso museo archeologico regalerà la visione della Coppa di Nestore, affascinante reperto dell’VIII sec. a.C. con trascrizioni omeriche. CAPRI, PARADISO RITROVATO «Capri, regina di rocce / nel tuo vestito color giglio e amaranto / son vissuto per svolgere dolore e gioia / la vigna di grappoli abbaglianti conquistati nel mondo / il trepido tesoro d’aroma e di capelli / lampada zenitale, rosa espansa, arnia del mio pianeta». Pablo Neruda descrive così il suo
Monte Solaro, Capri 83
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IL PARADISO DELLE ORCHIDEE UNO SPICCHIO DI PUGLIA, IL GARGANO, OSPITA 93 SPECIE SELVAGGE DI QUESTO FIORE DALLE FORME STRAVAGANTI. E DIVENTA META PREDILETTA PER GLI APPASSIONATI Testo e foto di Vittorio Giannella
Vittorio-Giannella
Fioriture sulla costa a Vieste (FG) 84
Ophrys sipontensis rara
C’
è un luogo in Italia che ha numeri da record. Un promontorio affascinante, ammantato di foreste silenziose, scavato da canyon vertiginosi e scogliere abbaglianti dove protagonista assoluta è la natura con la biodiversità dei suoi vari ecosistemi: il Gargano. Uno dei pochi luoghi a dare ospitalità al 33% dell’intera flora italiana e in cui crescono ben 93 specie di orchidee selvatiche, creature colorate e semplici ma dalla biologia complicata. Quando regalarsi un’escursione in tanta meraviglia? Da marzo a luglio l’aria inonda i sensi con i suoi profumi di terra e di mare e, nelle vaste praterie, si compie un miracolo: decine di specie di orchidee colonizzano questi territori incoltivabili, garighe e scogliere che si spingono nel mare tur-
chese. Il luogo ideale per cercare con la testa all’ingiù questi piccoli gioielli dalle forme più strane, una vera Mecca che attira qui studiosi e appassionati di tutti i Paesi, armati di taccuini e macchine fotografiche. La bella stagione risveglia la voglia di viaggiare, scoprire colori, sapori, arte e natura in questo spicchio di Puglia, che custodisce una varietà non comune di ambienti, capaci di trasformare il paesaggio in un palcoscenico mozzafiato. Protetti gelosamente nei 125mila ettari del parco nazionale, comprese le zone umide, sono patrimonio internazionale insieme con le lagune costiere di Lesina e Varano ricche di avifauna acquatica. Al centro, poi, un cuore selvaggio dove immensi faggi formano un mondo verticale tuttora oggetto di studio: la Foresta Umbra (dove “umbra” sta
per “ombrosa”), 10.500 ettari di bosco ininterrotto fra i più estesi d’Europa, esempio di buona gestione. Qui una fitta rete di sentieri ben segnati invita a interessanti percorsi escursionistici che permettono di osservare le eleganti orchidee, Orchis morio, Ophrys garganica, Ophrys bertolonii, col fiore che ricorda un insetto. Percorrere il sentiero che ad anello si inoltra nel vallone degli Sfilzi significa avanzare tra enormi faggi, che crescono a 400600 metri, quote inusitate per questa specie che in Europa vegeta normalmente tra gli 800 e i 1.400 metri. Il letto di foglie umide del bosco attutisce i rumori degli scarponi e può capitare di osservare lo schivo picchio dalmatino o un branco di cinghiali. La numerosa famiglia delle Orchidacee è una delle più interessanti del regno vegetale. Comprende oltre 20mila specie, 85
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Impollinazione di un'ape su un'orchidea
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in Europa 500, in Italia 284 e, nello specifico, in Puglia 106. Crescono in tutto il mondo con predominanza nelle foreste tropicali, dove la luce è filtrata dagli alberi e l’umidità altissima. Inoltre, tutte le specie vengono normalmente denominate epifite, cioè vivono attaccate con le loro radici ai fusti o sui rami degli alberi. Al contrario quelle italiane sono geofite: i rizomi che compongono l’apparato radicale crescono nel terreno, ma non un terreno qualsiasi. Per proliferare molti anni nello stesso luogo, infatti, le orchidee devono vivere su un substrato che contenga microscopici funghi, indispensabili per la loro germinazione: il piccolo seme viene inglobato e trova qui, in questi reticoli di miceli, le sostanze zuccherine che servono per germinare e crescere. Questo è uno dei motivi per cui le piante sfornano migliaia di minuscoli semi, perché difficilmente potranno germinare su un terreno qualsiasi. Con il fiore delle Ophrys, la natura ha dato il meglio di sé per ingannare gli insetti impollinatori. Infatti ogni orchidea deve attirare i maschi di una particolare specie di ape, e lo fa emanando un profumo simile alla femmina della stessa specie. L’insetto atterra sul labello e, stordito dall’odore eccitante, tenta una copula che inevitabilmente lo costringe a battere la testa su due piccole sacche chiamate pollinidi e dotate di ventose. Suo malgrado, vola via insoddisfatto con i sacchetti colmi di semi, da vuotare sugli stimmi di un’altra orchidea chissà quanto lontana. Complicato? Ma la natura, in milioni d’anni di evoluzione ha dotato queste piante di molta acqua nel fusto e nelle foglie, e così un papavero fiorito, che conta in natura milioni e milioni di esemplari, dura poche ore e appassisce, mentre le orchidee, più rare e meno visibili, hanno bisogno di più tempo per compiere tutto il complesso ciclo biologico e le loro corolle restano ben turgide anche diversi giorni. Numerosi i percorsi che si possono esplorare sul promontorio, alla ricerca di questi fiori. I noti orchidofili tedeschi Christian Gembardt e Richard Lorenz non hanno dubbi: il luogo eletto,
più ricco di varietà, è la zona del Monte Sacro. Qui hanno contato 62 specie e sempre nuove se ne scoprono, ultima la Ophrys mattinatae. Si può raggiungere l’agriturismo Monte Sacro, da dove parte un comodo sentiero che sale fino alla vetta di 852 metri. Naturalmente, per trovare più orchidee bisogna andare a zonzo allontanandosi dal sentiero battuto, spesso col sottofondo dei campanacci delle mucche podoliche al pascolo. Ecco, tra rocce calcaree appuntite, spuntare un gruppo di cinque steli di Ophrys biscutella e, poco più in là, i labelli molto grandi dell’Ophrys apulica, non comune. Ci vogliono due ore per raggiungere la cima, ma i continui avvistamenti allungano di molto il percorso: sulla destra il canyon della Vecchia, il più grande del Gargano, imbiancato da fioriture di asfodelo, e in fondo il mare, sempre visibile. Nelle zone in ombra e nelle forre cre-
sce abbondante la geometrica felce aquilina e, al limitare del bosco di lecci, una straordinaria concentrazione di Ophrys lutea e Serapias lingua. Attorno è tutto uno sbocciare di fiori che tingono le radure di pennellate colorate e attirano un gran numero d’insetti, indispensabili anche per l’impollinazione delle orchidee. Il sentiero in salita termina davanti alle spettrali rovine di un’antica abbazia benedettina dell’XI secolo. Una tappa sul mare, un anello di tre chilometri, segnalata dai cartelli Baia dei Mergoli-Vignanotica lungo la litoranea che da Mattinata porta a Vieste, permette di inoltrarci nella profumata macchia mediterranea di rosmarino e filirrea, con una visuale mozzafiato sulla baia delle Zagare. Il tetto di una fitta pineta a tratti protegge dalla calura, e non possono sfuggire, guardando con attenzione, ciuffi di Orchis quadripunctata e sparute Ophrys bertolonifor-
mis, rare ed endemiche, mentre giù a un centinaio di metri s’intravede il faraglione dei Mergoli battuto dalle onde. Una discesa ci guida all’incantevole spiaggia di Vignanotica, che colpisce per l’imponente falesia rocciosa candida che la sovrasta, segnata da lunghe intrusioni parallele di selce scura. Ultima tappa su questo promontorio affascinante è il vallone di Pulsano, che si raggiunge da Monte Sant’Angelo (dista otto chilometri) dove in uno scenario di selvaggia bellezza è incastonata nelle rocce l’abbazia di Santa Maria, fondata nel 591 per incarico del pontefice Gregorio I. In questo angolo di Puglia, con attenzione si possono trovare le rarissime ed endemiche Ophrys sipontensis e Ophrys fusca. Un luogo del silenzio, a picco su abissi paurosi, scelto nell’XI secolo dai monaci degli Scalzi per trascorrere anni di preghiere e contemplazione.
Baia di Vignanotica (FG)
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MAGICA GALLURA
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DA OLBIA A SANTA TERESA, PASSANDO PER GOLFO ARANCI. UN VIAGGIO NEL NORD EST DELLA SARDEGNA, TRA OASI NATURALISTICHE, VERMENTINO E PESCATO LOCALE di Riccardo Lagorio a cura di vdgmagazine.it
Capo Testa (SS)
I
mesi estivi sono quelli in cui la Gallura (SS), nel nord est della Sardegna, regala il migliore connubio tra clima e ambiente, paesaggio e storia, cucina e folklore. Se è vero che le sue coste sono l’attrazione più nota al turista, le colline appartate e dolci dell’interno sono la vera sorpresa. Nel caso si desideri trovare la spiaggia meno battuta, i sentieri da percorrere zaino in spalla sono un'ottima opportunità per fare anche movimento tra le tonalità accese delle chiome di querce ed eucalipti, mirti e vigne, che si concedono in un vino apprezzato nel mondo, il Vermentino di Gallura Docg. Si può partire da Olbia, che la storia stessa ha eletto a collegamento naturale tra la Sardegna e il Continente. Già importante scalo in epoche antiche, la città è una terrazza sul mare e il modo migliore per apprezzarla è proprio al largo, per ammirarne il golfo dai colori pastello. Passeggiando in centro, dopo aver dato uno sguardo agli edifici di corso Umberto con gli originali architravi in granito, si può prendere un aperitivo al Caffè Glamour e dirigersi alla basilica di San Simplicio, monumento romanico del XII secolo. La spesa di miele d’eucalipto si fa da Francesco Pischedda, nel suo spaccio non distante dal centro (Azienda agricola Casiddos). Chi arriva con il traghetto sbarca a Golfo Aranci, antico borgo di pescatori di Ponza. Un tratto che in gallurese era detto golfo dei granchi (gulfu di li ranci) e che ora si chiama così per un grossolano errore nella traduzione in italiano. Gli scorci panoramici sono incantevoli. Il suggerimento in questo caso è puntare lo sguardo sull’isolotto di Figarolo, un’oasi naturalistica dove vive una colonia di mufloni. Non distante si possono vedere gabbie di spigole e orate in mare aperto. Al riparo dalla forza delle onde, ma con correnti che mantengono costantemente pulita e ossigenata l’acqua, il pesce si può acquistare poco distante, alle Fattorie del mare. Da Golfo Aranci la strada prosegue verso Arzachena, tra macchia mediterranea e sugherete. Prima dell’abitato, sulla statale 125, la sosta è presso il nuraghe Albucciu, accanto al quale è stata rinvenuta una monumentale tomba d’epoca nuragica. Per fermarsi poi alla vecchia stazione ferroviaria – che ospita il Museo Labenur, con riproduzioni in ceramica, bronzo e pietra di reperti nuragici – e, verso sera, a Tenuta Pilastru, un elegante stazzo (struttura pastorale autosufficiente) ripristinato e convertito in resort dalle camere spaziose e dotato di spa. Gli attuali proprietari saranno lieti di indicare a chi lo desidera le escursioni a cavallo e i percorsi di trekking più interessanti. L’indomani, verso Palau, la tappa è la Roccia di Capo Orso, una possente collina di granito alla quale gli agenti atmosferici hanno conferito una bizzarra forma a plantigrado. Imboccando la statale 133 verso Santa Teresa Gallura si arriva a Porto Pozzo, borgo arroccato in una suggestiva insenatura. Luogo ideale per i velisti e ottimo punto di partenza per esplorare le Bocche di Bonifacio. L’arcipelago della Maddalena si tocca con un dito. Verso nord, la strada corre in un lussureggiante bosco di querce da sughero alternato a imponenti massi di granito, talvolta 89
© Giorgio Bertuzzi
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Lampara
immani sculture lavorate dal vento di Maestrale, talvolta inamovibili nei secoli. Tra una curva e l’altra si scorgono il mare turchese e trasparente e le spiagge rosa e bianche. Come Conca Verde, con la sua sabbia fine e compatta di colore dorato e qualche masso sull’arenile: da lontano l’acqua è una tavola di colore che muta dal verde smeraldo all’azzurro. O La Marmorata, lunga e bianca, dalle acque turchesi e calme. Alle sue spalle gli amanti del trekking scoprono sentieri costieri spesso deserti che conducono alle piccole insenature vicine. Il mare è l’indiscusso protagonista di Santa Teresa Gallura. Vittorio Emanuele I di Savoia la fondò nel 1808, ribattezzando col nome della moglie Maria Teresa una località detta Longosardo, belvedere verso le scogliere di Bonifacio. L’abitato segue il sinuoso andamento di
due insenature. A oriente Porto Longone, dove sorge il porto turistico, a occidente la baia di Rena Bianca, distesa di sabbia finissima dai colori abbaglianti, a pochi passi dalla piazza principale del paese. Le sue limpide acque ammaliano con mille tonalità. È controllata dall’alto dalla torre di Longosardo, costruita nel ‘500 per volere di Filippo II di Spagna. Intorno al borgo altre affascinanti spiagge. Servono almeno tre giorni per scoprirle, con tante altre occasioni di svago. Passeggiando in centro, si possono acquistare maschere e coltelli fatti a mano dall’artigiano Salvatore Mura. La cena con tanto pescato locale si prenota al ristorante Da Thomas. Chi vuole provare la cucina gallurese di terra, tra cui la suppa cuata (una zuppa in cui si alternano formaggio e pane secco imbevuti di brodo bollente), può dirigersi invece all’Agriturismo Gallura, in località Lu Colbu, in aperta campagna, mentre le notti si trascorrono nello stazzo Li Nalboni, dove si impara anche a fare la pasta a mano. C’è spazio anche per chi ama l’archeologia, nel complesso di Lu Brandali: un villaggio nuragico di cui si apprezza la ricostruzione virtuale. Uno dei must è la visita a Capo Testa, punta settentrionale dell’isola. Lungo l’istmo che unisce la penisola-promontorio alla terraferma si distendono due invitanti spiagge, Rena di Ponente e Rena di Levante, per godere del mare con qualsiasi condizione di vento. Dalla spiaggia occidentale si arriva fino a Capicciolu, fatta di granelli dorati. Cala Spinosa, poco prima del faro che svetta sul promontorio, è invece un’insenatura incastonata in massicci di granito maestosi e dalle forme bizzarre, ideale per chi ama lo snorkeling. Nella parte occidentale del capo, spicca lo spettacolo di Cala Lunga e Valle della Luna, simbolo di Santa Teresa: tra pareti di granito, modellate dalla natura, affiorano calette nascoste. Uno scenario meraviglioso, perfetto da vivere in solitudine anche in estate. Cala Sarraina (SS)
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UNA VIGNA IN CITTÀ L’ASSOCIAZIONE U.V.A. VALORIZZA GLI ANTICHI TERRENI COLTIVATI A VITE ALL’INTERNO DELLE MURA URBANE. DA MILANO A PALERMO, UN PATRIMONIO DA SCOPRIRE COME UN’OPERA D’ARTE, TRA VARIETÀ AUTOCTONE E BIOTIPI RARI di Paolo Corbini
È
l’Italia la nuova destinazione turistica degli italiani nell’era post Covid-19. Ecco allora un originale itinerario alla scoperta dei vigneti situati nelle città, un patrimonio storico, culturale ed enologico raro e antico. Urban Vineyards Association, il cui acronimo U.V.A. non poteva essere più appropriato, è la rete che riunisce i comuni che conservano all’interno delle loro mura vigneti urbani antichi, beni da promuovere e valorizzare come mete turistiche.
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Questi gioielli ambientali e paesaggistici hanno ispirato Luca Balbiano, giovane produttore di Torino, che ha dato il via all’associazione coinvolgendo storiche realtà come la Vigna di Leonardo a Milano, le Vigne delle Isole di Venezia, la Vigna del Gallo dell’Orto Botanico di Palermo, le viti antiche del progetto Senarum Vinea a Siena e, naturalmente, la sua Vigna della Regina nel capoluogo piemontese. Balbiano conduce l’unico vigneto urbano in Italia che a oggi produce vino Doc, il Freisa di Chieri. È situato sulle pendici della collina torinese, presso la Villa della Regina voluta e progettata dal principe Maurizio di Savoia all’inizio del ‘600, dal 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità. La residenza ha conosciuto un lungo periodo di degrado fino al recupero realizzato tra il 2003 e il 2006 dalla Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Piemonte. Il reimpianto del vigneto – con 2.700 barbatelle per quasi un ettaro – è stato affidato alle cure dell’azienda di Balbiano e dal 2011 l’area è compresa nella zona a denominazione di origine rendendo possibile la produzione del Freisa di Chieri Doc Vigna Villa della Regina. Ma l’Italia non è l’unico Paese a custodire vigneti urbani storici: anche Parigi, con le vigne di Montmartre, ha aderito all’associazione U.V.A., che conta di estendere la rete in
Europa con Praga, Vienna e altre città, più o meno grandi, tutte accomunate da questa identità vitivinicola urbana. Terreni che sono un patrimonio da conoscere al pari di un’opera d’arte o di un monumento, con varietà autoctone antiche, esemplari e biotipi rari da proteggere e valorizzare con progetti di recupero storico, culturale, paesaggistico e turistico. Perché ci si evolve sempre di più verso forme nuove di invito al viaggio, dove la conoscenza e l’esperienza sono forte elemento attrattivo e di motivazione. Basti pensare a cosa ha significato nel 2019 l’enoturismo per l’Italia, con circa 15 milioni di praticanti e un giro d’affari che sfiora i tre miliardi di euro l’anno, secondo le stime dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio sull’enoturismo dell’Associazione nazionale Città del Vino, con sede a Siena. Il paesaggio vitato della città toscana e del suo suburbio è stato esplorato, grazie al progetto interdisciplinare Senarum Vinea curato da Città del Vino in collaborazione con l’Università di Siena, con l’intenzione di recuperare l’antico legame tra il centro abitato, la vite e il vino. Legame ben illustrato dall’Allegoria del Buon Governo, affresco realizzato nel 1338 da Ambrogio Lorenzetti, esposto nel Museo Civico del Palazzo Pubblico. Le barbatelle selezionate e messe a dimora nei terreni dell’azienda Castel di Pugna, individuata come impresa custode, hanno ottenuto un primo vino di Siena sperimentale. Le microvinificazioni delle uve salvate dall’oblio – le rosse Occhio di pernice, Giacchè, Mammolo e il bianco Procanico – indicano la strada per un nuovo vino identitario della città. Se Torino ha la sua vigna di regali origini e il centro sto-
rico di Siena nasconde viti già note nel Medioevo, non meno sorprendente è Venezia, che racchiude tra le sue isole piccole porzioni di vigneti, residuali, a volte situati in aree abbandonate, che meritano di essere recuperati e riscoperti. Un obiettivo che l’associazione Laguna nel bicchiere sta portando avanti da anni anche con intenti didattici, coinvolgendo le scuole in occasione della vendemmia. Il consorzio cura quelli delle isole di Malamocco, delle Vignole, della Giudecca, di Sant’Elena e di San Michele. Il vigneto urbano più antico di Venezia è però quello di San Francesco della Vigna, gestito dall’azienda Santa Margherita: il vino prodotto si chiama Harmonia Mundi e il ricavato delle bottiglie vendute (circa un migliaio) è utilizzato per finanziare borse di studio. Milano, invece, lega la sua vigna urbana al genio di Leonardo a cui Ludovico Maria Sforza detto il Moro, nel 1498, donò una terra dove il Maestro si cimentò nella coltivazione della Malvasia di Candia, circa un ettaro nel Borgo delle Grazie con l’annessa Casa degli Atellani. Lasciata la città meneghina Leonardo non smetterà mai di occuparsene, tanto che in punto di morte, nel 1519, la citerà nel testamento, lasciandone una parte al suo allievo prediletto Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì. All’ombra della cupola di Santa Maria delle Grazie, dal 2015 cresce di nuovo rigogliosa la vigna di Leonardo, per volontà della Fondazione Portaluppi e degli attuali proprietari di Casa degli Atellani, grazie al progetto della facoltà di Scienze agrarie dell’Università di Milano curato da Attilio Scienza. Nel settembre 2018 è avvenuta la prima vendemmia
Vitigni antichi a Castel di Pugna, Siena
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Vigna della Regina, Torino
con la raccolta di oltre due quintali e mezzo di Malvasia di Candia, lasciata fermentare sulla buccia all’interno di un’anfora in terracotta, secondo un antico processo di vinificazione usato in Lomellina, storica terra sforzesca. A cinque secoli dalla morte del genio di Vinci, hanno visto la luce le prime bottiglie del vino di Leonardo. La Vigna del Gallo dell’Orto Botanico di Palermo ha invece origini più recenti: nel 2018 è partito il progetto per la conservazione di 95 vitigni autoctoni siciliani, identitari della biodiversità dell’isola. Il vigneto è tornato a vivere in una porzione di quello che era l’esteso terreno acquistato dalla Regia Accademia degli Studi di Palermo nel piano di Sant’Erasmo, dove poi si è sviluppato l’Orto Botanico fondato nel 1789, una tra le più importanti istituzioni accademiche italiane. Il progetto è stato avviato dal Siste-
Vigna Leonardo, Milano
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ma museale e dal Dipartimento di agraria dell’Università di Palermo e dal Consorzio di tutela vini Sicilia Doc, circa 200 m2 in cui dimorano vitigni autoctoni già noti e piante reliquia a rischio di estinzione: Prunella, Muscaredda, Corinto bianco, Cutrera, Zuccaratu, Visparola. Altre città in Italia conservano all’interno del loro nucleo urbano presenze più o meno significative di zone coltivate a uva, preziose testimonianze di biodiversità e di valore paesaggistico. Non manca Roma, con il vigneto nei giardini della Scuola Francese del Sacro Cuore a Trinità dei Monti, impiantato anni fa dalla città di Narbonne per celebrare le sue origini romane e che produce una limitata quantità di vino Gallico. Come si dice, a ognuno la sua vigna. urbanvineyards urbanvineyards
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RELAX IN AGRITURISMO
Fattoria Lischeto - Volterra (PI)
VIA LIBERA ALLE ESPERIENZE ALL’APERTO. DA TRENTO A LECCE, WEEKEND IN SICUREZZA TRA ENOGASTRONOMIA, ORTI DIDATTICI E AGRO-WELLNESS di Saviana Sileo [Cia-Agricoltori Italiani]
«T
u chiamale, se vuoi, emozioni». I versi cantati da Lucio Battisti sono la colonna sonora perfetta per la ripartenza. Dopo oltre due mesi di lockdown da coronavirus, gli italiani possono ricominciare a spostarsi e tornare in campagna, dove emozionarsi è la parola
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d’ordine. Gli oltre 23mila agriturismi nazionali sono infatti pronti ad accogliere in sicurezza i turisti, proponendo esperienze enogastronomiche, sportive, culturali e di wellness. Dopo la chiusura forzata, che ha fatto saltare l’inizio della stagione, i soggiorni per le festività pasquali e i ponti
di primavera, con perdite spaventosamente vicine al miliardo di euro, il Governo ha dato il via libera alla riapertura. Notizia molto attesa da Turismo Verde, l’associazione per la promozione agrituristica di Cia-Agricoltori italiani, poiché si tratta di strutture che nella maggior parte dei casi si trova-
no in località isolate, con un numero contenuto di posti letto e ampi spazi all’aperto per il ristoro e il relax, in cui è possibile garantire il distanziamento adeguato tra gli ospiti. Per questo, nel rigoroso rispetto di tutte le misure di precauzione previste, si può ripartire da un viaggio a contatto con la natura, in un ambiente sano e incontaminato. A nord, ai piedi del ghiacciaio dell’Adamello-Brenta, a Tione di Trento, sorge la Filanda de Boron, storica magione, terra del baco da seta nel ’700 e oggi suggestivo agriturismo circondato da vitigni resistenti, detti anche super bio perché non richiedono trattamenti fitosanitari. Qui gli ospiti possono partecipare, in piccoli gruppi, alla cura delle vigne di alta quota, che in tarda primavera vuol dire legatura dei tralci e sfogliatura delle viti, fra trekking e camminate all’aria aperta, con sosta alla cantina aziendale per degustare un bicchiere di Solaris in abbinamento a prodotti di stagione. Nella campagna veneta, a Lusia, in provincia di Rovigo, l’orto didattico Il Profumo della Freschezza accoglie i turisti in un percorso olfattivo unico, composto da un centinaio di essenze aromatiche ed erbe officinali, creato per offrire un’esperienza di cromoterapia e aromaterapia. L’azienda, con oltre 60 varietà tra alberi e ortaggi che riforniscono al 100% l’agriturismo vegano, è un patrimonio di biodiversità. A disposizione dei clienti la cucina naturale e i drink salutari del Bar verde, sul posto o in modalità take away. Scendendo verso le campagne ravennati, a ridosso delle saline di Cervia, si incontra Palazzo Manzoni, ex convento del ‘400 trasformato in azienda agrituristica recuperando i vecchi vigneti della cosiddetta uva d’oro dei conti e i frutteti pregiati. Posto ideale anche per gli amanti dei cani che, tra passeggiate e buon cibo, possono regalarsi in tutta sicurezza uno shooting fotografico in compagnia del proprio animale. Tappa da non perdere la Fattoria Lischeto, immersa nel paesaggio unico di balze e calanchi di Volterra (PI), dove l’ospitalità è a 360 gradi: il caseificio produce una vasta gamma di formaggi bio e olio extravergine d’oliva e vanta tra i suoi clienti star come
Madonna e Robert De Niro. L’agriturismo promuove la cucina tradizionale toscana, anche da asporto per un pranzo contadino al sacco, il centro benessere si distingue per i bagni speciali nel latte caldo, individuali e in ambiente sanificato, come quelli amati da Cleopatra per mantenere intatta la sua bellezza. A Montefiore dell’Aso (AP), tra le colline del Piceno e le spiagge della Riviera delle Palme, spicca invece l’agriturismo La Campana, che fa scuola coltivando piante tintorie, da cui si estraggono i pigmenti per colorare fibre e tessuti green. Una peculiarità che ha reso richiestissimi i suoi workshop di tintura naturale, riproposti a fine giugno: colore di punta l’indaco, estratto dalle foglie di guado, di cui è l’unico produttore in Italia. In più, escursioni in mountain bike, passeggiate botanico-mitologiche e aperitivi poetici all’aperto, con l’ascolto della migliore letteratura e la degustazione di vini e prodotti locali. Un pezzo di storia al sud, Fattoria Biò ama definirsi azienda agricola con cucina, frutto dell’esperienza di quattro generazioni di pastori, che ancora
oggi fanno la transumanza dalla Sila alla Marina, da Camigliatello a Rossano, ben 55 chilometri a piedi: una tradizione che si ripete ogni anno a gennaio e a giugno. Quest’estate, per evitare assembramenti non gestibili, i turisti che di solito la accompagnano potranno seguirla virtualmente, tra dirette Facebook e immagini riprese dall’alto con i droni. Restano le proposte gourmet, tra vendita diretta e ristorazione, con il meglio dei sapori contadini calabresi e la cucina di Mario Grillo, insignito del riconoscimento di Agrichef Cia per i suoi menù “secondo campagna”. Per i più atletici invece, o per chi vuole rimettersi in forma dopo il lungo periodo di stop, da provare l’Agriturismo Serine, in provincia di Lecce, che può fregiarsi del titolo di Fattoria sportiva. Una sorta di palestra a cielo aperto, nata in collaborazione con la Fidal - Federazione italiana di atletica leggera, per allenarsi immersi nel verde della campagna, abbinando al fitness il mangiar sano e genuino. CiaAgricoltori cia_agricoltura cia_agricoltori
Agriturismo La Campana - Montefiore dell'Aso (AP)
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ARTE
L’ ARTE DI RIPENSARE LE SPIAGGE Rendering del progetto Mare 2020: la misura e il paesaggio
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di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com
«L’
arte è il nostro cavallo sulla scacchiera della crisi pandemica, l’unico in grado di fare una mossa a sorpresa, scavalcando la crisi stessa e riapparendo là dove nessuno se l’aspetta, pronto a essere in prima fila verso un nuovo Rinascimento e a fuggire da questo buio e soffocante presente». A dirlo con convinzione è l’architetto Raffaele Giannitelli che, passando da una
© Arteprima Progetti
IL PROGETTO MARE 2020 PUNTA ALLA RIORGANIZZAZIONE CREATIVA DEI LIDI AI TEMPI DELLA PANDEMIA. CON L’ARMONIA FUNZIONALE COME OBIETTIVO
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ARTE
«Non ci siamo occupati di come chiudere le persone, con cubi di materiali invivibili, ma di come costruire percorsi per farle muovere»
© Simone Raeli
[Filippo Riniolo]
L’artista Filippo Riniolo
visione generale a un progetto specifico, insieme all’artista Filippo Riniolo ha recentemente firmato il progetto Mare 2020 - la misura e il paesaggio, promosso da Arteprima Progetti, impresa creativa guidata da Francesco Cascino. Una proposta per ripensare le spiagge ai tempi del coronavirus basata sull’approccio dell’Art Thinking, che applica le pratiche dell’arte per risolvere problemi e innovare. «È facile comprendere quanto queste visioni, pratiche, metodologie possano essere applicate in ogni luogo (ufficio, treno, aereo, asilo, università, condominio, ecc.) e in ogni processo della vita pubblica e privata, dalle imprese alle istituzioni, se solo tornassimo “in avanti” a Giotto e Brunelleschi, cioè all’armonia funzionale come obiettivo e al disegno come dispositivo immaginifico di soluzione. Come si dice solo in Italia: “Ce l’hai un disegno?”», aggiunge Cascino che dell’Art Thinking è uno dei fondatori, insieme a Raffaele Giannitelli e Filippo Riniolo, che abbiamo intervistato per saperne di più. Filippo, cos’è l’Art Thinking? L’artista è il professionista del rischio. Colui che è abituato, attraverso i sensi, il disegno, l’empirismo, a testare e intuire le possibili direzioni. Il pensiero laterale è una funzione del cervello che si allena con le mani, come l’intelligenza motoria. E si sviluppa con la pratica artistica, come saper giocare a pallone. Chi ha più talento con l’esercizio diventa un artista. Questa facoltà del pensiero e della mano crea 100
soluzioni innovative. Ma non è il nuovo per il nuovo. È il nuovo che ha senso. Direzione e senso. È il nuovo per un motivo: perché parte dai problemi per immaginare le soluzioni. Parte dalla persona. Dalla figura umana (il soggetto più rappresentato nella storia dell’arte) che è sempre, e deve esserlo, l’alfa e l’omega del perché facciamo le cose. Questo approccio è quello che definiamo Art Thinking. Lo abbiamo presentato al MAXXI di Roma un anno fa, e sta facendo strada. In molti si stanno convincendo che questa visione può essere un volano per una crescita sostenibile, relazionale, umana. A tutela della vita, dello spazio, della libertà e dell’armonia. Tra le soluzioni basate sull’approccio dell’Art Thinking, rientra il vostro progetto Mare 2020 - la misura e il paesaggio. Ce ne parli? Come tutte le storie a lieto fine, parte da un amore. L’amore per il mare.
Quando con Raffaele e Francesco Cascino, curatore del progetto, abbiamo visto le soluzioni anti Covid-19 che si andavano profilando per le spiagge – mi riferisco a quelle con il plexiglass – abbiamo deciso di mettere in campo il nostro know-how artistico. Armato di carta e matita ho cominciato a disegnare pensando alla natura e, in particolare, alle api che ci insegnano come il modo migliore per disporre gli oggetti sia quello dell’esagono. Una disposizione caratterizzata da angoli a 60 gradi – tipica degli alveari – risulta molto più efficiente rispetto a quella quadrata, poiché a parità di spazio ci sono più persone e a parità di persone c’è più spazio. È stato Raffaele, poi, ad avere l’altra intuizione: gli esagoni, meglio dei quadrati o dei cerchi, permettono di costruire un reticolo di rotonde realizzate con piante autoctone, in modo da garantire il distanziamento sociale soprattutto nei luoghi
«Per far rinascere l’Italia occorre un uso sistematico degli unici strumenti in grado di generare futuro: l’arte e la scienza» [Raffaele Giannitelli]
L’architetto Raffaele Giannitelli
Un disegno del progetto
di passaggio. Il cuore del nostro progetto è questo: non ci siamo occupati di come chiudere le persone, con cubi di materiali invivibili, ma di come costruire percorsi per farle muovere. In fondo una città non è disegnata dalle case che la compongono, ma dalle vie e dalle piazze. E poi ci sono gli ombrelloni esagonali, fatti con le vele, nati dai miei disegni, come sculture. Libero dall’idea dell’ombrellone (un oggetto che non si aggiorna da molto tempo), mi sono concentrato su una forma, ed è piaciuta molto. Uno strumento che ci ripari dal sole e dal vento non poteva che essere composto da vele, resistenti e in armonia con lo spazio, con il mare. Ecco il nostro progetto, ecco cos’è l’Art Thinking. Raffaele, perché oggi di fronte alle macerie post Covid-19 sarebbe meglio lavorare a un nuovo Rinascimento legato all’arte e all’architettura, piuttosto che a una ricostruzione? La risposta della comunità Italia a questa pandemia deve necessariamente porsi su due livelli. Un primo passaggio deve consentire soluzioni rapide ed efficaci per riportare in funzione quante più attività, tra quelle già precedentemente operative. Per questo primo passo post pandemia parlerei di una ricostruzione creativa che possa rimettere in piedi il si-
stema economico e sociale che, nel nostro Paese, già affrontava enormi problemi di equilibrio e confronto globale. Ma sarà comunque difficile tornare presto a livelli di attività paragonabili al passato. Questo aspetto, unito alla necessità di far fronte all’indebitamento che nella nostra società si incrementa ogni giorno di più, ci costringe a immaginare un vero e proprio Rinascimento, che sviluppi un paradigma finalizzato a un’economia e una cultura nuove, in modo da innovare il sistema economico, culturale e sociale per renderlo competitivo e sostenibile in una situazione da “economia di guerra”. Partendo da questa riflessione, occorre guardare alle reali risorse italiane in grado di far primeggiare il Paese e valorizzarne le qualità storicamente legate all’arte e all’architettura, motori di innovazione essenziali, che sanno collaborare con l’economia e la tecnologia proprio per dar vita a un qualcosa che oggi non c’è, ma che occorre, per rispondere alla crisi. L’arte può essere la polena che indirizza lo sguardo e le risorse verso un futuro che ci veda attori in uno scenario di competizione globale. In fondo, le macchine fantastiche di Leonardo da Vinci, al di là della loro reale costruibilità, hanno svolto una funzione essenziale nell’o-
rientare lo sguardo verso un futuro in cui le macchine stesse aiutassero l’uomo a svolgere attività prima impensabili. Il tuo ragionamento si scontra, però, con la realtà, dal momento che nelle numerose task force governative istituite per affrontare l’emergenza non è presente neppure un artista o un architetto. Questo fatto cosa ci racconta dell’Italia? Che siamo un Paese avvitato su se stesso e impaurito dal futuro e dai cambiamenti. Il risultato è il proliferare di queste task force ricche di specialisti, ma senza la possibilità di traguardare un orizzonte che possa realmente far rinascere l’Italia, attraverso un uso sistematico degli unici strumenti in grado di generare futuro: l’arte e la scienza. Quando i Comuni italiani sono usciti da un periodo buio in cui hanno vissuto pesanti pestilenze, i più visionari dei loro governanti, come i Medici a Firenze e il duca di Montefeltro a Urbino, si sono rivolti ad artisti e architetti per generare identità e valorizzare le città. Ottenendo risultati stupefacenti di cui ancora oggi quelle realtà godono, non soggette a crisi o competitor di sorta. arteprima.noprofit arteprima_progetti 101
ARTE
UNA BOCCATA D’ARIA HA RIAPERTO A FIRENZE LA MOSTRA DI TOMÁS SARACENO, PROROGATA FINO AL 1° NOVEMBRE. UNA RIFLESSIONE SULL’ECOSISTEMA PER IMMAGINARE UN PIANETA NUOVO di Sandra Gesualdi
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Per tutte le immagini pubblicate in queste pagine: Courtesy the artist; Andersen’s, Copenhagen; Ruth Benzacar, Buenos Aires; Tanya Bonakdar Gallery, New York/Los Angeles; Pinksummer Contemporary Art, Genova; Esther Schipper, Berlin
© Ela Bialkowska/OKNO Studio
Aria Palazzo Strozzi Sconti Trenitalia
«P
ur non dimenticando le necessarie misure di sicurezza, è importante che le persone riprendano a frequentare mostre, musei e luoghi della cultura. Il rapporto diretto con l’arte è una parte importante della vita di tutti». Lo dice, quasi tirando un sospiro di sollievo, Arturo Galansino, direttore della Fondazione di Palazzo Strozzi e curatore della mostra
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Flying Gardens (2020), dettaglio del ragno vivo
Aria di Tomás Saraceno. Che ha riaperto il 1° giugno a Firenze, dopo tre mesi di sospensione per le restrizioni dovute al Covid-19, e sarà visitabile fino al 1° novembre. È come tornare a respirare: vedere riaperti i grandi portali del palazzo e rincontrare le sfere cangianti installate nel cortile. La fase due della mostra prevede misure di sicurezza idonee,
nuove modalità di fruizione e prenotazione della visita, eventi inediti e alcune novità. Tra cui l’audioguida gratis sul proprio cellulare, uno speciale kit digitale dedicato alle famiglie e le iniziative a distanza Corpo libero e A più voci, con il coinvolgimento delle Rsa del territorio, per le persone affette da Alzheimer e Parkinson. Per combattere il rischio che il distanziamento di cui
© Alessandro Moggi
To m á s S araceno
si parla ogni giorno si tramuti in esclusione e isolamento. Il percorso dell’esposizione unisce arte, natura, rigore scientifico e denuncia sociale e immerge i visitatori in mondi paralleli per riflettere su quello che abitiamo e innescare analisi su temi del presente. Saraceno, artista tra i più originali del contemporaneo, contamina Palazzo Strozzi con le sue visioni: sculture fluttuanti intessute da ragni liberi, giganti costellazioni specchianti, stanze oscure dove percepire il battito delle foglie, geometrie sospese nel vuoto. Il progetto del maestro argentino punta i riflettori sui cambiamenti climatici per pensare a un futuro più sostenibile in cui l’uomo possa vivere senza i combustibili fossili, senza depredare la Terra e senza avvelenare la nostra fonte di
vita: l’aria. «Proprio la miscela aeriforme, da cui il titolo», spiega Galansino, «connette tutta la mostra agendo anche sulle grandi installazioni». Che, in alcuni casi, si muovono spostate dalle folate e dal passaggio dei visitatori. «Tutto è connesso, tutto è in equilibrio e l’uomo ha la responsabilità su ciò che lo circonda». Le progettualità di Saraceno, che molto guardano all’Architettura radicale fiorentina degli anni ’60 e ’70, sono sinossi di una continua ricerca con costanti sperimentazioni tecniche, visive e creative che si concretizzano in strutture geometriche sospese e galleggianti. Suggeriscono nuove modalità di vita a basso impatto ambientale e ad alto potenziale di sostenibilità e reciprocità sociale. Un abitare e partecipare lo stesso globo. Così il cortile quattrocentesco ospita Thermodynamic Constellation, installazione site specific composta da tre sfere giganti, specchianti e sospese: prototipi di sculture aerosolari in grado di aleggiare senza confini, alimentate da energia sostenibile. Strutture nomadi, svincolate e girovaghe inducono a meditare oltre le frontiere sulle istituzioni nazionali che hanno il potere di decidere chi possa transitare, attraversare e valicare sbarramenti prestabiliti. Saraceno indica un futuro senza muri e libero dall’uso di combustibili fossili e un’era, forse poetica e illusoria, in cui la solidarietà e il concorso tra umani e natura siano alla base dell’agire.
In altre parole, se vogliamo continuare a respirare e quindi a nutrirci, evolverci ed esistere occorre smettere di sopraffare e consumare senza misura. Parola d’ordine: rispetto. «Dobbiamo carpire le relazioni profonde e i legami tra ogni forma di vita, piante e insetti compresi», incalza l’artista. «Ci sono dati sconvolgenti e noti: l’1% degli abitanti della Terra consuma la metà delle risorse disponibili e il 92% della popolazione mondiale inspira aria contaminata da polveri sottili. Bisogna ridistribuire, essere consapevoli e dar voce anche ad altre specie. Sapendo che l’energia più pulita è il sole. Il mio lavoro vuole raccontare questo e prevedere un solo futuro, ecologista e, perché no, femminista». Ma è il ragno con la sua tela il protagonista del percorso espositivo dentro Palazzo Strozzi. Dopo la prima sala abitata da sculture poliedriche appese al soffitto – Connectome, nuvole complesse che costringono ad alzare metaforicamente lo sguardo – ci si addentra in spazi immersi nel buio. Qui veleggiano fitte e articolate ragnatele sviluppate su teche vuote. Forme uniche, costruzioni certosine intrecciate da filamenti di seta, sovrapposte e cardate con ingegno. Sono le strette mappe degli aracnidi con cui Saraceno collabora da anni in un atto di cooperazione concreta e simbolica. «I ragni vivono in casa mia o io vivo in casa loro?», si chiede.
© Ela Bialkowska/OKNO Studio
Thermodynamic Constellation (2020)
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© Clara Neri
ARTE
Connectome (2020), dettaglio
un mondo utopico ma ci aprono a un sogno possibile le cui ipotesi poggiano su basi scientifiche. Riflettono su problemi e sfide della nostra era come l’inquinamento e i cambiamenti climatici. E in un luogo culla dell’Umanesimo propongono un nuovo modello
© Ela Bialkowska/OKNO Studio
Una mostra di grande impatto emotivo e percettivo. «Certi progetti devono saper parlare alla maggior parte delle persone, non possono essere solo un esercizio estetico. Devono insegnare e sensibilizzare», afferma Galansino. «Le opere di Saraceno narrano, è vero,
Web of at‐tent(s)ion (2020), dettaglio 104
di riferimento in cui l’uomo non è più all’apice di una piramide gerarchica ma parte di un tutto. Prefigurando così il passaggio dall’Antropocene all’Aerocene, una nuova era geologica sviluppata intorno al prezioso elemento che respiriamo», prosegue il direttore. Possiamo volare, insomma, pensare a un mondo diverso, ad ambienti biologici intrecciati, popolati da specie ed elementi dissimili in pace, in cui l’uomo non è l’unico protagonista ma diventa parte di un universo armonico. D’altronde, per Saraceno, «gli ecosistemi devono essere pensati come reti di interazione al cui interno la natura di ciascun essere vivente si evolve, insieme a quella degli altri, facendoci focalizzare meno sull’individualità». Senza recinzioni, fisiche e mentali, e con un nuovo comportamento ecologista, volteggiando leggeri, mescolandoci senza paura. L’arte vede e provvede, ed è necessaria come l’aria. E mai come adesso ci siamo accorti di quanto ne abbiamo bisogno, di respirare e avere la libertà di farlo. palazzostrozzi palazzostrozzi palazzostrozzi
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OFFERTE E SERVIZI
IN FRECCIAROSSA DA TORINO A REGGIO CALABRIA
U
na prima assoluta: dal 3 giugno il Frecciarossa arriva in Calabria, attraversando la Penisola e toccando le principali città servite dalla linea ad Alta Velocità. Ogni giorno, una coppia di Frecciarossa collega, senza cambi, Reggio Calabria con Torino: un treno parte da Torino Porta Nuova alle 8 del mattino raggiungendo Reggio Calabria alle 18.50, l’altro da Reggio Calabria alle 10.10 con arrivo nel capoluogo piemontese alle 21. Ma la novità del Torino-Reggio Calabria non è l’unica perché, in concomitanza con la possibilità di spostarsi tra le regioni, da inizio giugno l’offerta di Trenitalia raddoppia rispetto ai treni in circolazione dal 18 maggio: le Frecce diventano 80 e gli Intercity 48, distribuiti su tutte le principali direttrici del Paese. Un raggio di sole, in tempi di Covid-19, che intende essere anche un messaggio beneaugurale per l’estate ormai alle porte e per un nuovo avvio del turismo interno. Infatti l’amministratore delegato di FS Italiane Gianfranco Battisti, an-
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nunciando l’iniziativa, ha commentato: «Per la prima volta, il treno simbolo dell’Alta Velocità italiana raggiunge Reggio Calabria collegandola direttamente al Nord Italia e offrendo un servizio che avvicina le persone nel momento in cui il Paese deve ripartire. L’arrivo del Frecciarossa contribuirà alla ripartenza e al rilancio dell’economia e del settore turistico della Calabria e dell’intero Sud Italia». Il treno fa tappa anche a Milano, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno, Paola, Lamezia Terme, Rosarno e Villa San Giovanni. Arrivando a Villa San Giovanni, presto anche con un solo ticket, sarà possibile proseguire per la Sicilia con la nave veloce Blu Jet (Gruppo FS Italiane). Per i viaggiatori che partono o arrivano in Calabria sono a disposizione anche i due Frecciargento fra Bolzano e Sibari, in aggiunta ai Frecciabianca che collegano Roma alla Calabria rimasti attivi durante la fase 1 dell’emergenza Covid-19.
TRENITALIA
IN VIAGGIO CON LE NUOVE MODALITÀ DI PRENOTAZIONE
P
er tutelare la salute dei propri viaggiatori, Trenitalia ha introdotto il biglietto nominativo per tutte le Frecce, gli Intercity e gli Eurocity Italia-Svizzera (limitatamente alla tratta interna). Al momento dell’acquisto del ticket bisogna inserire obbligatoriamente il nome e il cognome di ogni viaggiatore. A bordo treno occorre esibire il titolo di viaggio e, su richiesta del personale di bordo, anche un documento di riconoscimento in corso di validità. Il cambio del nome è consentito gratuitamente fino alla partenza del treno, per tutte le tipologie di biglietto a eccezione delle offerte già nominative come abbonamenti, CartaFRECCIA Young e Senior, CartaFRECCIA Special, Carta Verde e Argento, riduzione elettori e concessioni speciali. In più, sempre per il rispetto dei propri clienti, la prenotazione del posto a sedere si estende anche agli abbonati di Intercity e Frecciabianca, oltre che ai possessori delle Carte TuttoTreno. È una novità introdotta da Trenitalia con la fase 2 dell’emergenza sanitaria per il Covid-19, finalizzata ad assicurare la necessaria distanza tra tutti i passeggeri. Gli abbonati dovranno quindi prenotare il posto per tutelare la
propria salute e quella degli altri viaggiatori, così come già accade per le Frecce. La scelta preventiva garantirà il rispetto del distanziamento a bordo, anche grazie al nuovo criterio dei posti a sedere, che sono disponibili solo a scacchiera. Infine, per chi viaggia con gli Intercity Notte, di nuovo in servizio dal 15 giugno, è obbligatorio riservare l’intera cabina, anche per un numero di passeggeri inferiore a quattro, ma a prezzi vantaggiosi. Il vagone letto resta modulabile, però con il vincolo dell’acquisto contestuale, ovvero del secondo e terzo posto riservati a passeggeri che viaggiano insieme. Il Gruppo FS Italiane ha adottato sui treni e nelle stazioni una serie di misure e azioni finalizzate a tutelare la salute di lavoratori e viaggiatori. Tra queste, costanti interventi di sanificazione e pulizia di tutti gli ambienti e una capillare e continua informazione sulle norme di prevenzione del contagio. Sui treni le norme prevedono che i passeggeri indossino sempre la mascherina protettiva; siano responsabili socialmente, per sé e per gli altri, rispettando la distanza di sicurezza indicata dalle autorità sanitarie, oltre alle indicazioni e informazioni presenti a bordo e nelle stazioni. trenitalia.com
Nome Cognome
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OFFERTE E SERVIZI
NOLEGGIO FACILE CON TRENITALIA E AVIS, BUDGET E MAGGIORE
N
oleggiare un’auto e ritirarla direttamente in stazione all’arrivo del proprio treno è un modo perfetto per completare il proprio viaggio. Con Trenitalia e Avis, Budget e Maggiore muoversi da e per la stazione è sempre più semplice. I tre partner, che hanno adottato nuovi standard di servizio e igienizzazione delle vetture per la massima tutela dei propri clienti, offrono tariffe convenienti a partire da 19 euro al giorno. Inoltre, prenotando entro il 30 giugno 2020 un noleggio con inizio entro il 31 luglio, sono inclusi nel prezzo chilometri illimitati, navigatore satellitare, supplemento young driver per chi ha meno di 21 anni e supplemento second driver. Con tutti e tre, 1 punto CartaFRECCIA per ogni euro speso nel noleggio. Servizi extra e auto per ogni esigenza Per offrire maggiore flessibilità e comodità sono previsti ulteriori vantaggi dedicati ai clienti Trenitalia: cancellazioni e modifiche senza sovrapprezzo per noleggi fino al 1° settembre; con AVIS il one way gratuito, che consente di lasciare l’auto in un’agenzia diversa da quella del ritiro; a Roma e Milano vetture ibride da noleggiare anche con la convenienza delle tariffe orarie; la comodità del servizio Delivery & collection, per ricevere l’auto direttamente al proprio domicilio. Informazioni sulle misure di tutela adottate, insieme ai dettagli delle promozioni, su trenitalia.com – offerte e servizi – noleggio facile
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FLOTTA
FRECCIAROSSA
FRECCIAROSSA ETR 500
Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze | 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 | WiFi | FRECCIAROSSA Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 700
Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze | 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 | WiFi Fast | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIARGENTO ETR 600
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 432 | WiFi Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIAROSSA ETR 1000
Velocità max 400 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 8 carrozze 112
FRECCIARGENTO ETR 485
Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 489 | WiFi Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA
Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze | Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 457 | WiFi Fast | Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 113
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
A cura di Gaspare Baglio
gasparebaglio
Jacopo Mastrangelo mentre suona dai tetti di piazza Navona, Roma (aprile 2020)
L’esame di maturità è un momento particolare per tutti i giovani, ma quello del 2020 sarà indimenticabile per l’adolescente romano Jacopo Mastrangelo: «Seguire le lezioni a distanza è molto complicato. Andando a scuola viene voglia di studiare, a casa molto meno. E a questo si aggiunge che non si vedono nemmeno gli amici…». Tra un libro e l’altro, durante il lockdown, il 19enne si è rifugiato nella sua passione: la musica. Che l’ha fatto salire agli onori delle cronache come uno dei simboli di speranza ai tempi del Covid-19. Ogni giorno, al calar del sole, affacciato su una piazza Navona deserta, ha imbracciato la chitarra elettrica suonando brani famosissimi come l’inno di Mameli, Sally di Vasco Rossi, I migliori anni della nostra vita di Renato Zero e La solitudine di Laura Pausini. I video delle esibizioni, diventati virali, gli hanno regalato un inaspettato successo che lo ha portato persino a suonare sulla terrazza del Campidoglio su invito della sindaca di Roma Virginia Raggi. Jacopo ha fatto anche il giro (virtuale) delle tv di mezzo mondo incassando il plauso degli artisti che ha omaggiato. Il suo pensiero, ora, è realizzare un desiderio dal sapore di normalità: «Vorrei organizzare un concerto per festeggiare la fine della pandemia, questa volta con la piazza piena». jacopomastra Jacopo e Fabio Mastrangelo 114
PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
QUANDO IL TRENO INCONTRÒ IL MARE © Archivio Fondazione FS Italiane
DAI PRIMI FERRY BOAT ALLE NAVI TRAGHETTO CHE HANNO TRASFORMATO LE VACANZE DEGLI ITALIANI
Servizio di navigazione sullo Stretto di Messina, nave traghetto FS San Francesco di Paola (1964)
L’
inesorabile avvicinamento tra mare e treno, che porterà quest’ultimo a solcare le onde a bordo di un traghetto, inizia con i primi studi di fine ‘800. Si pensava a un modello di nave che consentisse il trasbordo di carri ferroviari attraverso lo Stretto di Messina. Tra il 1896 e il 1899 entrano in funzione i primi ferry boat italiani, lo Scilla e il Cariddi, con il tipico propulsore a pale mosse da un motore a vapore. Dopo la nascita delle Ferrovie dello Stato nel 1905, per il servizio sullo Stretto vengono aggiunte altre due navi, la Calabria e la Sicilia, e da quel momento i traghetti assicurano un’incessante corrente tra il nord e il sud del Paese, grazie a una flotta sempre più numerosa e moderna. Il 15 maggio 1960 entra in servizio la nave Reggio: ormai la funzionalità dei mezzi e il comfort consentono l’attraversamento dello Stretto con grande facilità e comodità. A quel viaggio inaugurale viene dedicato il Cinegiornale n. 36, pubblicato sulla pagina Facebook della Fondazione FS.
È invece necessario attendere il 1961 perché un traghetto FS possa navigare in mare aperto, ovvero quando la nave Tyrsus inizia a far la spola tra Civitavecchia e Golfo Aranci (SS). La vacanza al mare è diventata una vera e propria conquista sociale, al pari di quei piccoli sogni ora realizzabili, come il televisore, il frigo, la lavatrice e l’automobile. E la Sardegna diventa una meta da scoprire. I primi bilanci del nuovo servizio FS sono molto positivi, sia per quanto riguarda il trasporto delle merci sia per numero di viaggiatori, come spiega un articolo pubblicato sul periodico Voci della Rotaia nel gennaio 1963, a un anno dal varo della seconda nave del Gruppo, la Hermaea. I traghetti ormai inghiottono treni e automobili, mischiando l’odore metallico delle scocche in acciaio con la salsedine. Consentono uno scambio culturale tra regioni lontane, anche attraverso la vacanza estiva, e contribuiscono a trasformare in un viaggio ciò che prima era solo uno spostamento. FondazioneFsItaliane 115
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
OfficialTozzi
CALABRIA MONTANA
A
Longobucco (CS) il paesaggio e il freddo, anche d’estate, fanno rassomigliare la provincia a un luogo alpino, ma ciò dipende dalla nostra scarsa propensione nel giudicare la Calabria come quello che realmente è: una regione di montagna a picco sul mare. Per questo motivo, in tutto il paese si incontrano botteghe e negozi di filati di lana, che fondono un gusto essenziale e arcaico con l’antica tradizione del telaio verticale. Suggerisco la coperta matrimoniale, in genere di lana bianca con decorazioni a rilievo dello stesso colore
© Claudio Colombo/AdobeStock
Longobucco (CS)
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e piccole frange su due o quattro alti. Va ordinata, ma non pensate di portarla via in treno o in aereo: potete farvela spedire a casa o caricarla in auto, visto che pesa circa 15 chili e ingombra di conseguenza. È un prodotto lontano dalle logiche industriali, così come accade per i variopinti tappeti, sempre in lana grossa lavorata all’antica. E nessun dubbio che tenga caldo: questa è la risposta arcaica e nostrana al freddo, niente a che vedere con i leggerissimi piumini o le trapunte sintetiche: non nominateli neppure a Longobucco, se non volete sollevare mormorii di generale disapprovazione.
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | GIUGNO 2020 | www.fsitaliane.it
GIOCHI, FUMETTI E CURIOSITÀ PER PICCOLI VIAGGIATORI
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OGNI
VIAGGIO
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È UN’AVVENTURA MERAVIGLIOSA!
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LA FRECCIA Junior
SOMMARIO Pagina 1
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VIAGGIA: UN SALTO NEL VERDE
FUMETTO: BABY DOC MISSIONE BULLO!
Pagina 12
Pagina 2 INFO: MILLE PASSIONI
Una
GIOCA: VIAGGI SPAZIALI
gita al parco
L’ORCO, FORSE LA SCULTURA PIÙ FAMOSA DEL PARCO DI BOMARZO, NE È QUASI DIVENTATO IL SIMBOLO.
IL PARCO DEI MOSTRI DI BOMARZO, CONOSCIUTO ANCHE COME SACRO BOSCO O VILLA DELLE MERAVIGLIE, È UN COMPLESSO DI STATUE E COSTRUZIONI PROGETTATE INTORNO AL 1547 DA PIRRO LIGORIO SU RICHIESTA DEL PRINCIPE PIER FRANCESCO ORSINI CHE VOLEVA DEDICARLO ALL’AMATA MOGLIE. ANCORA OGGI NON SONO STATI COMPRESI IL POSIZONAMENTO, LA SIMBOLOGIA E IL SIGNIFICATO DELLE STATUE PRESENTI NEL MERAVIGLOSO PARCO, CHE HA AVUTO TRA I SUOI PIÙ GRANDI FAN IL VISIONARIO PITTORE SALVADOR DALÌ, CHE LO DEFINIVA “UN’INVENZIONE STORICA UNICA AL MONDO”.
SUPPLEMENTO DE LA FRECCIA | GIUGNO 2020 | www.fsitaliane.it è un progetto a cura di PANINI MAGAZINES – Direttore Mercato Italia: Alex Bertani • Publishing manager: Sara Mattioli • Coordinamento editoriale: Stefania Simonini • Progetto grafico: Alessandro Gucciardo Illustrazione di copertina e impaginazione: Luca Bertelè Per la storia a fumetti: Baby Doc © 2020 Testi: Andrea Voglino • Disegni: Luca Bertelè • Colori: Manuela Nerolini EDIZIONI LA FRECCIA – Direttore Responsabile: Marco Mancini • Responsabile Editoria: Davide Falcetelli • Coordinamento editoriale: Sandra Gesualdi TRENITALIA – Sviluppo Commerciale – Divisione Passeggeri Long Haul: Fabrizio Ruggiero, Antonella Graziano
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Mille LIBRI
passioni
VIDEOGAMES
È EDITA DA LAPIS LA SERIE DI LIBRI DEDICATI A NEFERTINA, LA PICCOLA EROINA DELL’ANTICO EGITTO, CHE STA PER DIVENTARE UN CARTONE ANIMATO. QUALE OCCASIONE MIGLIORE QUINDI PER LEGGERE TUTTE LE SUE FANTASTICHE AVVENTURE? IN UN PERIODO IN CUI CI SPOSTA POCO, PROVIAMO A VIAGGIARE ALMENO CON LA FANTASIA, RILEGGENDO UN CLASSICO COME IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI DI JULES VERNE. LO TROVATE, PUBBLICATO DA PIEMME, ANCHE NELLA VERSIONE “TOPESCA” DI GERONIMO STILTON.
PUBBLICATO DA PANINI COMICS STA USCENDO IN EDICOLA STAR RATS, ULTIMA FATICA DI LEO ORTOLANI, CELEBRE CREATORE DI RAT-MAN. SI TRATTA DI UNA PARODIA DELLA FAMOSA SERIE DI FILM DI STAR WARS E OGNI NUMERO ESCE CON DUE COPERTINE, UNA DEDICATA AL LATO OSCURO E UNA AL LATO CHIARO. HAI GIÀ DECISO DA CHE PARTE STARAI? NELLA COLLANA TIPITONDI DEDICATA AI PIÙ GIOVANI TUNUÈ CONTINUA LA PUBLICAZIONE DEI VOLUMI A FUMETTI DI STEVEN UNIVERSE BASATI SULLA BELLISSIMA SERIE ANIMATA CREATA DA REBECCA SUGAR.
L’ATTESA È FINITA! DOPO RINVII, VOCI DI CORRIDOIO E CONFERME È DISPONIBILE FINALMENTE LA NUOVA ESPANSIONE DI UNO DEI TITOLI PIÙ AMATI DI SEMPRE. TORNA MINECRAFT CON MINECRAFT DUNGEONS. NUOVE SFIDE, NUOVE AMBIENTAZIONE, NUOVI PERSONAGGI E INFINITE ORE DI DIVERTIMENTO CON IL NUOVO TITOLO DELLA MOJANG. È IN USCITA ANCHE IL GIOCO SPONGEBOB SQUAREPANTS: BATTLE FOR BIKINI BOTTOM - REHYDRATED. PREPARATEVI A VISITARE BIKINI BOTTOM E TUTTI I SUOI STRAMPALATI ABITANTI INSIEME ALLA BUFFA SPUGNA GIALLA.
ACCHIAPPA IL TOPO, REALIZZATO DA CRANIO CREATIONS È UN GIOCO SEMPLICE E DIVERTENTE MA CHE RICHIEDE ANCHE UN PO’ DI ABILITÀ E DI STRATEGIA. NON SOLO PER I PIÙ PICCOLI, INSOMMA! RACCONTAMI UNA STORIA, PRODOTTO DA PENDRAGON GAMES STUDIO PERMETTE A UN MASSIMO DI 8 GIOCATORI DI SFIDARSI PER CREARE UNA STORIA AVVINCENTE E FANTASIOSA, STIMOLANDO LA CREATIVITÀ E FAVORENDO LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO.
GIOCHI DA TAVOLO
FUMETTI
LO SAPEVI CHE…? ANCHE SE I PRIMI TENTATIVI DI CREARE UN VIDEOGIOCO RISALGONO ADDIRITTURA AGLI ANNI ’40, PONG È CONSIDERATO DA TUTTI IL PRIMO VIDEOGIOCO DI SUCCESSO E CHE HA AVUTO UNA GRANDE DIFFUSIONE. PRENDENDO “IN PRESTITO” L’IDEA DI UN ALTRO SVILUPPATORE, NOLAN BUSHNELL PERFEZIONÒ IL GIOCO PRODUCENDO I PRIMI CABINATI NEL 1972 E, NEL 1975, PRESENTÒ LA VERSIONE PER UNA CONSOLLE CASALINGA DA COLLEGARE AL TELEVISORE. QUESTA CONSOLLE FU PRODOTTA DALLA SUA NUOVA AZIENDA, LA ATARI.
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c o d y b ba
in M I S S I O N E
BULLO!
Gli abitanti di Tiny Town sssi credono al sicuro... stanno ricominciando a USCiRE a GiOCARE...
Guarda quella bambina... ha la MASSSCHERiNA ABBASSSATA! Prendiamola...
Non sssanno che noi MOCCiKUSSS possiamo attaccargli il virusss moccicossso appena si dissstraggono!
SKIZZ SKIZZ SKIZZ
La SQUADRA DOC! Miei eroi... APPENA iN TEMPO!
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Un giorno, a TiNY TOWN...
aaAH! DiSSSiNFETTANTE! ViA, PRESSSTO! SSSCAPPiaMO!
Per FORTUNA eravamo da queste parti!
fuori casa RiCORDA sempre di coprire BOCCA e NASO... o la mascherina NON può proteggerti!
OOOPS! Grazie! Lo farò!
Squadra DOC... squadra DOC! Mi SENTiTE?
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Ti ascolto, BABY DOC! ...Dovete andare subito alla STAZiONE!
CORRiAMO! Come va alla base?
BENE! Ho un’altra missione per voi...
...Non ho ancora scoperto il VACCiNO, ma ci sto lavorando!
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grazie per aver viaggiato con noi... vi aspettiamo presto a bordo delle frecce!
FiNALMENTE siamo a TiNY TOWN!
qui, possiamo fare tutto quello che vogliamo! cinema, gelato, partitona...
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ma papĂ ... anche qui a tiny town bisogna stare attenti al virus!
puah! tu fa’ pure il cittadino modello...
io preferisco fare il cittadino monello! ahr! ahr! ahr!
deve aver dimenticato guanti e mascherina sul treno... prenda un altro medikit!
Scusi, signore...
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BABY DOC! BABY DOC! Abbiamo un’emergenza... no, grazie... non serve! l’ho letto su youbook!
GLAB!
...un bullo grande e grosso che si sente un antivirus!
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Anche se il virus sta perdendo POTENZA, è ancora PERiCOLOSO!
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e infatti poco dopo il bullo si presenta all’ospedale di tiny town...
lo so... quel dispettoso bi ha fatto venire il raffreddore!
ti prego, baby doc... salvabi! sniff!
dod importa! provalo su di be!
Sto lavorando su un VACCiNO, ma è ancora SPERiMENTALE...
e va bene! Mi hai convinto!
BABY NURSE... abbiamo un volontario! BiO salvatore... grazie!
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...l’importante è non ripetere i propri errori!
Anche i BULLi possono SBAGLiARE...
E tu credi che quel BULLO avrà capito?
“io dico di sì... ora che è guarito il suo viaggio può continuare!”
Prego, signore... abbiamo mascherine monouso e guanti per tutte le taglie... e grazie al gel disinfettante, ai posti distanziati e ai servizi che offriamo ai passeggeri... ...iO lo so... il FRECCiAROSSA viaggia in tutta sicurezza!
Che BULLO... anzi, che BELLO! AH! AH! AH!
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Viaggi spaziali !
Fatti aiutare da un ADULTO per usare le forbici!
ECCO UN’IDEA PER PASSARE UN POMERIGGIO DIVERSO E RICICLARE LE COSE CHE HANNO TERMINATO LA LORO FUNZIONE. TI INSEGNEREMO A TRASFORMARE SEMPLICI OGGETTI CHE HAI IN CASA IN UN GIOCO TUTTO NUOVO. PUÒ ESSERE DAVVERO DIVERTENTE OLTRE CHE MOLTO ECOLOGICO. PRENDETE COLLA, FORBICI E... ALL’OPERA.
1 METTI DELLA TEMPERA COLORATA
DILUITA NELLA BOTTIGLIA. RUOTALA E FAI IN MODO CHE IL COLORE RAGGIUNGA TUTTI I LATI E TUTTI GLI ANGOLI. LASCIALA ASCIUGARE BENE. RITAGLIA LE ALI DAL CARTONCINO E DECORALE.
COSA TI SERVE: • Bottiglia di plastica • Rotoli di carta igienica • Tappi di plastica • Forbici • Tempere colorate • Colla vinilica • Fogli di feltro colorati • Cartoncino colorato
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QUANDO LA BOTTIGLIA SARÀ ASCIUTTA ATTACCA LE ALI SUI LATI, I ROTOLI CON LE FIAMME SUL RETRO E COMPLETA CON I TAPPI SULLA PARTE SUPERIORE. IL TUO RAZZO È PRONTO PER LA SUA PRIMA MISSIONE SPAZIALE! 128
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MENTRE LA TEMPERA SI ASCIUGA RITAGLIA DELLE FIAMME DAL FELTRO E INCOLLALE DENTRO I ROTOLI DI CARTA IGIENICA. PUOI DECORARE ANCHE I ROTOLI.
REALIZZA ALTRI RAZZI CAMBIANDO IL COLORE DELLA BOTTIGLIA, LA FORMA DELLE ALI E LE DECORAZIONI PER PROLUNGARE IL DIVERTIMENTO!
NUOVO COLLEGAMENTO DIRETTO TORINO–REGGIO CALABRIA. Dal 3 giugno, ogni giorno una coppia di Frecciarossa collega direttamente Torino con Reggio Calabria e viceversa, passando per Milano, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno, Paola, Lamezia Terme, Rosarno e Villa San Giovanni.
Acquista subito il tuo biglietto 9523/9325: Torino P.Nuova (8.00) – Torino P.Susa (8.08/10) – Milano C.le (9.00/10) – Milano Rogoredo (9.18/20) – Reggio E. AV (9.54/56) – Bologna C.le (10.22/25) – Firenze S.M.N. (11.04/14) – Roma Tib. (12.40/43) – Roma T.ni (12.49/13.00) – Napoli Afragola (13.56/58) – Napoli C.le (14.13/25) – Salerno (15.04/07) – Paola (17.00/02) – Lamezia T. C.le (17.28/30) – Rosarno (18.00/02) – Villa S. Giovanni (18.32/34) – Reggio Calabria C.le (18.50). 9542/9548: Reggio Calabria C.le (10.10) – Villa S. Giovanni (10.25/28) – Rosarno (10.54/56) – Lamezia T. C.le (11.27/30) – Paola (11.59/12.02) – Salerno (13.51/54) – Napoli C.le (14.28/40) – Napoli Afragola (14.56/58) – Roma T.ni (15.55/16.10) – Roma Tib. (16.17/20) – Firenze S.M.N. (17.46/55) – Bologna C. LE (18.35/38) – Reggio E. AV (18.58/19.00) – Milano Rogoredo (19.39/41) – Milano C.le (19.50/20.00) – Torino P. Susa (20.49/51) – Torino P. Nuova (21.00). Info su trenitalia.com
Con la prenotazione del posto garantiamo la giusta distanza. Da oggi per tutti i titoli di viaggio su Frecce e Intercity.
Tuteliamo la salute delle nostre persone A partire dall’8 maggio 2020 la prenotazione del posto a sedere a bordo dei servizi Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca, Intercity e Intercity notte è obbligatoria per tutti i titoli di viaggio (biglietti, abbonamenti, pass internazionali e clc), in linea con quanto previsto dalle vigenti disposizioni nazionali in materia di sicurezza sanitaria. Info e dettagli su trenitalia.com