ANNO XII | NUMERO 10 | OTTOBRE 2020 | www.fsitaliane.it
PER CHI AMA VIAGGIARE
CAPITALE ITALIA
GIRO, NATURA, ARTE E CULTURA
EDITORIALE
CAPITALE D
obbiamo ripartire da lì. Da quello che abbiamo strillato in copertina. Una copertina disegnata con i colori della fantasia e il tratto di chi ha illustrato le poesie di Gianni Rodari, nato nell’ottobre di 100 anni fa. Dobbiamo ripartire dal capitale Italia, un capitale immenso. Riscoprendo e valorizzando – da Roma alle più remote contrade di questo meraviglioso Paese – il patrimonio di arte, storia, cultura, natura e tradizioni, di cui siamo troppo spesso incuranti e distratti custodi. Dobbiamo ripartire dall’energia e
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dall’entusiasmo dei bambini, e dal nostro capitale umano che negli ultimi anni non abbiamo forse dilapidato ma certo neppure valorizzato quanto avrebbe meritato e ci sarebbe convenuto, specie oggi, nel delicato frangente storico che stiamo vivendo. La valorizzazione passa da un’istruzione pubblica di qualità e premiante e da una ricerca tecnica e scientifica all’altezza delle sfide planetarie che ci attendono. In questo, sapere che l’Italia è in prima fila nella messa a punto di un possibile vaccino contro il Covid-19 deve riempirci di orgoglio.
Ma non appagarci. Dobbiamo ripartire dai territori e dalla cultura che esprimono. I primi sono da difendere dai dissesti idrogeologici e da dotare, con assoluto rispetto dei loro fragili equilibri ambientali e della sensibilità di chi li abita, di infrastrutture e servizi di mobilità efficienti, efficaci e sostenibili. E su questo il Gruppo FS Italiane è pronto a fare la sua parte, creando e condividendo valore sociale ed economico. La seconda, la cultura dei territori, è fatta di diversità e peculiarità che riguardano un po’ tutto, dalla cucina al linguag-
I TA L I A Non a caso in questo numero parleremo di Giro d’Italia, da oltre 100 anni un appuntamento che ci fa scoprire scorci e angoli meno noti di un’Italia che, lo abbiamo detto, di minore – come si è usi talvolta dire – non ha assolutamente niente. Parleremo della Festa del Cinema, della Quadriennale e della street art a Roma. Raccontiamo e mostriamo suggestivi sentieri autunnali, viaggi su treni storici, chiese scoperchiate, prelibatezze da gustare, foto da ammirare, a Roma, a Siena, a Lodi. Diamo parola a uomini e donne della moda e dello
spettacolo. Diamo spazio e voce al capitale Italia, chiamandovi a viaggiare con noi. E reiterando il nostro invito a non abbassare la guardia sul fronte Covid-19. Mentre ci accingiamo ad andare in stampa, Francia, Spagna e Gran Bretagna stanno registrando un preoccupante aumento dei contagi e adottando misure di contenimento. In Israele è scattato un nuovo lockdown. Ecco, facciamo di tutto perché ottobre sia come ce lo siamo immaginato nelle pagine che seguono. Liberi di viaggiare, vedere, conoscere.
© Freesurf/AdobeStock
gio. Pietanze che cambiano nome e qualche ingrediente da un paese all’altro. Riti, usanze, espressioni, costumi, arredi, memorie archeologiche e architettoniche, paesaggi che si differenziano da una valle o una collina all’altra, da un borgo a un altro. Una ricchezza fatta di minuscole ma essenziali diversità che nessuna globalizzazione potrà e dovrà mai omogenizzare e noi per primi dobbiamo conoscere per difendere. Alimentando quel turismo di prossimità che fa rima con una coscienza di sé di cui non dovremmo essere mai sazi.
San Gimignano (SI)
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MEDIALOGANDO
INFORMARE SENZA RINCORRERE I TREND AUTOREVOLEZZA E GERARCHIA DI NOTIZIE SUL WEB. A CONFRONTO CON MATTIA FELTRI, DIRETTORE DELL’HUFFINGTON POST, DA NOVEMBRE COMPLETAMENTE RINNOVATO di Marco Mancini
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i incontriamo su Skype. Tutto facile, e diretto, con Mattia Feltri, che con il cambio di proprietà del Gruppo Gedi da aprile scorso è il nuovo direttore dell’Huffington Post. Il suo eloquio è sapido e intenso, cola riflessioni mai banali, e ti sorprende, ma poi neppure tanto,
© Nicola Ughi
Mattia Feltri
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marmanug
quando confessa di non aver mai aspirato a diventare giornalista. Sollecitato dal padre, per guadagnare qualche soldo ai tempi dell’università, ha iniziato a scrivere su Bergamo Oggi, il quotidiano della sua città. Da allora non ha più smesso: «Perché l’unica cosa che mi piaceva era mettermi lì e scrivere, e così sono andato avanti». E direi che di strada ne hai fatta. Ma anche oggi tutti gli aspetti del giornalismo che mi piacciono di più hanno a che vedere con il leggere e lo scrivere. Nessun mito di consumare le suole, o bruciante ansia per lo scoop. A me piace interrogarmi su cos’è il mondo, dove sta andando, perché si fa il cinema o la musica in un certo modo. Ed è lo spirito che anima il tuo quotidiano Buongiorno dalla prima pagina della Stampa, anche oggi che sei direttore dell’Huffington Post. Non senza qualche difficoltà, ti confesso. Perché lavorare per due quotidiani è come viaggiare tutto il giorno su due treni paralleli. Complicato, ma con tante occasioni di ispirazione. Sì, ma a ispirarmi non è sempre l’attualità. Ho un mio metodo di lavoro che in un certo senso inverte il processo. Ossia? Da qualche anno, senza sapere che mi sarebbe poi servito, tengo un mio taccuino, oggi diventato un file, dove annoto le cose che leggo, mi colpiscono e possono spostare il punto di vista su tante questioni. Non sempre il percorso è: succede qualcosa e quindi ne parlo. Ma spesso ne parlo perché ho accantonato qualcosa che ne dà un’interpretazione interessante. Ed è bello vedere come quello che è stato detto e scritto dieci, 100, 300 anni fa stia guardando noi e parlando a noi in questo momento. Nihil novum sub sole, sotto mutevoli forme tornano analoghi interrogativi, conflitti e drammi. Mi ha colpito la tua riflessione, tratta da uno scritto di Albert Camus, sulla pena di morte, reclamata ancora oggi come atto di giustizia di fronte a crimini efferati. Quel racconto viene dal libro Riflessioni sulla pena di morte. Il padre di Camus decide di assistere all’esecuzione di un uomo, ghigliottinato per aver compiuto un’orrenda strage familiare. Furibondo e indignato è convinto che fargliela pagare con la stessa moneta sia un atto di giustizia. Assiste all’esecuzione, torna e vomita. Vomitare fu l’unico suo commento. Ecco, questo tuo particolare approccio nello scandagliare
l’attualità penso incida anche sulle tue scelte da direttore. Ma come vivi questo nuovo capitolo professionale? Come una duplice avventura, perché è la mia prima esperienza da direttore e lo è in una testata esclusivamente sul web, dopo 30 anni di carta stampata. E sebbene il giornalismo online lo abbia frequentato a lungo, finché non ci sei dentro non ti rendi conto di tutte le sue peculiarità. Per esempio, un titolo bello, fantasioso ed efficace sulla carta su internet non funziona, mentre magari un titolo brutto sì. Perché la gente cerca parole chiave, servono quelle. Poi l’online non ha edizioni, sulla carta stampata lavori tutto il giorno per realizzare l’indomani una gerarchia e un’armonia che sul web cerchi invece via via che impagini e pubblichi i tuoi articoli. E la ottieni? In teoria sì, perché nell’homepage una gerarchia c’è, ma i nostri articoli da home vengono visti appena da un quinto dei lettori. Così puoi avere un’apertura serissima ma poi accade che dei circa 100 pezzi pubblicati ogni giorno il numero 89 in gerarchia, più leggero, compaia su Twitter o Facebook e, per chi lo legge, avrà la stessa rilevanza degli altri. E, magari, che tu sia contestato per quell’articolo lì. Contestato? Mi è capitato, soprattutto all’inizio, con un tweet o una mail. Io andavo a cercarlo in home e non lo trovavo, era stato prodotto per i social. Non sempre la gerarchia che dai è colta da chi legge. Insomma accade che guadagnino visibilità articoli che non hai neanche visto o sui quali non avresti scommesso… E me ne rendo conto la mattina, guardando i nostri dati. Ma se un pezzo è andato meglio di quanto immaginassi è perché ha incontrato gusti che magari non hanno niente a che vedere con la mia idea dell’informazione. E va benissimo così.
Dici così perché online il traffico, quando arriva, è sempre ben accetto, e alimenta la pubblicità? È realismo, perché come diceva Piero Gobetti l’azione distrugge l’utopia. Quindi preferisco non essere troppo critico. Puoi avere tante belle idee ma poi devi fare i conti con la realtà. Questo è un quotidiano che in media fa un po’ più di un milione di contatti unici al giorno, e pubblica anche molte notizie leggere che nel mio giornale ideale non ci starebbero. Ma quello, appunto, è il giornale ideale. Evito però gattini e cagnolini che abbaiano quando torna il loro padrone o vecchiette che cadono dal centesimo piano e si salvano miracolosamente. Perdiamo qualche contatto ma lo facciamo molto volentieri. Del resto potete contare su un editore forte alle spalle. E questo ci garantisce anche indipendenza. Tutte le critiche fatte quando siamo passati da Carlo De Benedetti a John Elkann le trovo particolarmente ridicole. Elkann è il mio editore da 15 anni, ho avuto una breve parentesi con De Benedetti e non mi sono nemmeno accorto della differenza. Nessuna interferenza e ampia libertà. Quanto aiuta avere alle spalle un editore forte? Oggi i giornali si vendono sempre meno e la loro sostenibilità è sempre più precaria. Certo la qualità e la libertà costano denaro. Se sei un giornale ricco puoi pretendere e conservare la tua libertà, se sei povero, con i debiti, fai molta più fatica. E dipendi molto di più dalla pubblicità e dai provvedimenti legislativi. Quindi, in generale, occorre trovare una via per uscire da questa crisi e ricominciare ad avere quella qualità e indipendenza che, anche involontariamente, passetto dopo passetto, si rischia di perdere. Però io comincio a vedere la luce da questa scrivania dove lavoro. Su cosa basi questo cauto ottimismo?
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MEDIALOGANDO
Sul fatto che questa enorme tragedia del Covid-19, e da bergamasco puoi immaginare quanto mi abbia potuto toccare, ci sta facendo capire tutti gli errori che stavamo commettendo. Le città, il turismo, i trasporti, la sanità e il lavoro, così come sono stati pensati fino a oggi, non possono più funzionare. Durante il periodo di lockdown i lettori si sono buttati in massa sui siti e anche noi di Huffington, come tutti gli altri, magari spesso sbagliando, abbiamo cercato di offrire informazione vera, approfondita e di qualità. E si stanno cominciando a vedere i frutti. La qualità dei siti giornalistici è migliorata, l’informazione è molto più approfondita e corredata da audiovisivi, podcast, piccoli documentari, long read. Così oggi ci sono giornali con decine di migliaia di abbonati sui contenuti premium dei loro siti, e stanno arrivando dei soldi. Altre testate, penso al New York Times, lo facevano da anni. Il Covid-19 ci ha dato uno spintone, ci ha buttati sulla strada nuova e abbiamo capito che è percorribile. La libertà costa perché non ti costringe a ricorrere a discutibili escamotage per guadagnare traffico. Ma l’esasperata ricerca di consenso e visibilità non ti sembra sia soprattutto un costume dei tempi? Lo è senz’altro per tanti politici che vanno sui social per farsi portabandiera dell’idea prevalente, anziché avere una propria idea del mondo, proporla e poi fare di tutto perché convinca la maggioranza. Purtroppo succede anche ai giornalisti. Come accade di scegliere l’argomento di un corsivo o un articolo in base alla tendenza su Twitter o Facebook. Qui il rischio è che il mainstream diventi più pericoloso, rinfocolare l’uno con l’altro l’idea spessissimo sbagliata del momento. Un’idea frutto di superficialità. Ma non è nemmeno superficialità, è l’immediatezza, il voler dire qualche cosa, possibilmente più forte di ciò che è stato detto un istante prima, essere dentro un mucchio che si sta muovendo in una direzione, probabilmente verso il linciaggio del giorno. Complice un degrado culturale sotteso al mito dell’uno vale uno. Più che un degrado culturale accade che sui social abbia diritto di parola anche chi non ha studiato o non ha approfondito l’argomento di cui sta parlando. E prevale questa enorme massa urlante che non sa di cosa parla. Un mondo che si fa un giudizio sempre a prima vista, leggendo un tweet, commentandolo e rilanciandolo, senza interrogarsi sulla sua veridicità. Immediatezza e assenza di verifiche antitetiche al buon giornalismo. Anche se sul web arrivare primi conta. Sì, ma può trasformarsi persino in una dittatura. Ci sono aggregatori come Apple News che se pubblicano una tua notizia fanno impennare il traffico del tuo sito. Ma perché ti riprendano devi essere tra i primi a pubblicarla. E come ci si salva? Bisogna essere rigorosi con se stessi e sapere che è meglio arrivare secondi o terzi che primi sulla bufala. Veloci di testa, distinguere bene le fonti, fare verifiche subito e poi agire di conseguenza. Abbiamo il dovere di dare le notizie più o meno in tempo reale, ma anche di approfondirle e analizzarle prendendoci tutto il tempo necessario. C’è un pezzo 6
che io ho commissionato dieci giorni fa e arriverà tra 20 giorni. Ma dovrà essere un gran pezzo. La qualità costa denaro, tempo e firme autorevoli. I giornali che leggevo negli anni ’70 e ’80 erano più ricchi, potevano permettersi di andare da Pier Paolo Pasolini o da Eugenio Montale e offrire loro un milione di lire per un pezzo. Oggi no. Spesso non riesci a prendere neppure qualche bravo giornalista disoccupato con alle spalle una lunga esperienza. All’Huffington Post di questo non puoi lamentarti. No, oltre a una redazione di 18 persone posso contare su un prestigioso parterre di collaboratori. Ne cito alcuni: Gianni Riotta, Alessandro Barbano, Ugo Magri, Gianni Vernetti, Michele Valensise, Cesare Martinetti. E poi ci sono le partnership. Pubblichiamo pezzi di Luiss Open, la rivista della Luiss, dell’Università Cattolica, dell’Accademia dei Lincei. Veniamo alla linea editoriale, dettata da direttore ed editore. Qual è quella dell’Huffington? Una sola, ereditata da Lucia Annunziata che ha fondato e fatto grande questo giornale. Mettere assieme politiche e politici che magari hanno voci e idee diverse ma accomunate da un fondo di sensatezza democratica. Perché il bipolarismo oggi non è più tra destra e sinistra, ma fra chi è sensatamente democratico e chi è insensatamente, e spesso inconsapevolmente, antidemocratico, tendente ai regimi illiberali dai quali siamo circondati. Alla sostanza della linea editoriale serve anche una forma che la renda efficace e attrattiva. Novità su questo fronte? Sì, una vera riforma. Il 2 novembre il sito cambierà volto e sarà più bello da vedere ma soprattutto più evoluto e ricco tecnologicamente. Avremo un canale video, uno per i podcast e alcuni canali verticali monotematici. Uno si chiamerà Futuro e parlerà di tutte le offerte formative, soprattutto per le scuole superiori e le università in Italia e nel mondo. Ho voluto, però, preservare la gerarchia delle notizie. Oggi Huffington forse è un po’ bruttino ma l’infilata di titoli tutti a colori è di un’efficacia straordinaria. E quindi ho rinunciato a utilizzare quei sistemi che ti portano automaticamente in testa i pezzi più letti. Altrimenti la gerarchia la costruiscono i paradigmi dei social. E saremmo di nuovo punto e a capo. Invece se miri ad avere abbonati che pagano per leggerti, come per esempio La Repubblica, in procinto anche lei di rielaborare il suo sito, devi essere tu che offri tanto e bene: un giornale che ti racconta il mondo e non un contenitore in cui butti dentro tutto quello che hai. Hai citato La Repubblica. Che significa essere dentro un grande gruppo multimediale? Moltiplicare le potenzialità di ciascun media. Mai come in questo caso valgono le teorie olistiche per cui le somme sono sempre maggiori delle unità che le producono. Così uno più uno più uno non fa tre, ma può fare anche sei. huffingtonpost.it HuffPostItalia HuffPostItalia huffpostitalia
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SOMMARIO OTTOBRE 2020
IN COPERTINA OMAGGIO AI 100 ANNI DALLA NASCITA DI GIANNI RODARI
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39 UN TRENO DI LIBRI Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo romanzo di Roberto Andò, Il bambino nascosto
50 pag.
60
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SU DUE RUOTE Trenitalia è Official Green Carrier del Giro d’Italia. Che parte da Monreale, in Sicilia, per arrivare al Duomo di Milano
RAILWAY HEART
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LA TUNICA E LA TONACA
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IN VIAGGIO CON GIFUNI
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FUORI SCHEMA
20 L’ITALIA CHE FA IMPRESA
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CIAK, SI RIPARTE
A Palazzo delle Esposizioni di Roma l’edizione 2020 della Quadriennale. Per superare consuetudini e confini
72
ROMA STREET ART
76
SCRIVERE CON LA LUCE
SAVE THE DATE
78
65
30
MAPPA AD ARTE
80
GUSTA & DEGUSTA
IRPINIA EXPRESS
84
32
LA POESIA DEI PAESI
GOURMET
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IL CAMMINO PERFETTO
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92
SFUMATURE D’AUTUNNO
WHAT’S UP © Angelo Turetta/Post Production Vertigo per il film La Belva
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96
CHIESE A CIELO APERTO
72
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APRITIMODA
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VOCI OLIMPICHE
106
FRAMMENTI DI TERRA
110
NUOVI MONDI
128
FUORI LUOGO
LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO
113 SCOPRI TRA LE PAGINE L’OFFERTA DELLE FRECCE, LA NUOVA APP E LE PARTNERSHIP TRENITALIA i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE
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Tra le firme del mese
I numeri di questo numero
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i percorsi ciclabili raggiungibili con i regionali Trenitalia [pag. 52] CESARE BIASINI SELVAGGI Critico d’arte, curatore e saggista. Da marzo 2017, direttore editoriale di Exibart.com ed Exibart on paper. È anche co-direttore del festival Art+b=love (?) di Ancona
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gli artisti in mostra alla Quadriennale di Roma [pag. 66]
PER CHI AMA VIAGGIARE
MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XII - NUMERO 10 - OTTOBRE 2020 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 25/09/2020 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina illustrazione di Luca Tagliafico Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore
ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT
Info su creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/it/deed.it
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i chilometri del Cammino degli Dei [pag. 88]
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GERMANA CABRELLE Padovana e giornalista professionista free lance. Collabora regolarmente con quotidiani e riviste a tiratura nazionale. Scrive di turismo culturale e di prestigio, hotellerie e lifestyle, economia, food&wine
gli scatti finalisti al Festival della fotografia etica [pag. 110]
Read also
PEPPE IANNICELLI Giornalista, scrittore e conduttore radio e tv. Ama raccontare e vivere la vita: viaggi, tavole gustose, arte e spettacoli, chiese e moschee, incontri occhi negli occhi
FSNews.it accompagna l’inizio dell’autunno con notizie sul mondo ferroviario, la mobilità e l’universo che ruota intorno al Gruppo FS. La testata giornalistica online racconta il Paese e i suoi abitanti con servizi sul Giro d’Italia, l’iniziativa Frecciarosa dedicata alla prevenzione del tumore al seno e tante informazioni su come cambiano le abitudini di viaggio nel periodo segnato dalla pandemia. E poi tanta attualità sullo sviluppo sostenibile, la cultura, l’innovazione e lo sport, con una nuova rubrica sul calcio dal titolo Andata e ritorno
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Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Michele Pittalis, Claudio Romussi Gerardo Adinolfi, Serena Berardi, Cesare Biasini Selvaggi, Alberto Brandani, Germana Cabrelle, Viola Chandra, Fondazione FS Italiane, Alessio Giobbi, Peppe Iannicelli, Antonio Li Piani, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Flavio Scheggi, Carlos Solito, Filippo Teramo, David Tolin, Mario Tozzi, Untitled Association
REALIZZAZIONE E STAMPA
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Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli
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DAVID TOLIN Libraio specializzato in letteratura per ragazzi, è tra i fondatori della libreria Pel di carota a Padova. Dopo la laurea in Scienze dell’educazione, si forma all’Accademia Drosselmeier di Bologna. Ha curato alcuni volumi antologici su Gianni Rodari per Einaudi Ragazzi
La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati
On Web La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU
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Con UPMC l’eccellenza non si ferma mai. Noi di UPMC, azienda globale sanitaria tra le principali degli Stati Uniti, continuiamo a lavorare per migliorare costantemente le nostre prestazioni e per offrire ai pazienti l’accesso a cure innovative ed efficaci vicino a casa, senza interruzioni. Combiniamo assistenza medica a distanza e presenza sul territorio italiano in Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, trattamenti avanzati e specializzati in strutture sicure con l’impegno per la ricerca di un vaccino.
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FRECCIA COVER
Mario Giacomelli, Presa di coscienza sulla natura (1980)
MURI D’AUTORE di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu
Muri antichi, campanili di pietra, terrazze e pareti esterne delle case trasformate in quinte sceniche dove esporre foto d’autore. In bianco e nero, formato gigante e in mostra permanente. Bibbiena, il più grande centro della valle del Casentino (AR), diventa la città della fotografia con la prima Galleria a cielo aperto e un percorso di 30 opere di grandi maestri italiani, tra cui Gabriele Basilico, Maurizio Galimberti, Giovanni Gastel, Lisetta Carmi e Mario Giacomelli, solo per citarne alcuni. Un racconto per immagini che si dipana lungo tutto il borgo aretino
e lo trasforma in patrimonio collettivo da fruire gratuitamente. Realizzato dalla Federazione italiana delle associazioni fotografiche - Fiaf, con la collaborazione del Comune di Bibbiena, del Centro Italiano della Fotografia d’Autore - Cifa e degli artisti che hanno donato i loro scatti, il progetto vuole stimolare la socializzazione e la condivisione degli spazi e riscattare luoghi di provincia attraverso la suggestione di immagini senza tempo. Vere e proprie finestre aperte sul mondo. galleriefiaf.it | fiaf.net 11
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PHOTOSTORIES PEOPLE Sicily by train © Federica Miceli fedemiceli
IN VIAGGIO Ricordi d’estate Matteo Petochi matte_petochi
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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese
Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.
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LUOGHI Napoli Afragola © Giovanni De Angelis giovannideangelis1
AT WORK Ai binari di Roma Termini © Edoardo Cortesi alfredo_falcone
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RAILWAY heART
#ilmioviaggiosostenibile SUL TRENO ALLA (RI)SCOPERTA DELL’ITALIA. L’ESTATE 2020 RACCONTATA SUL WEB NELL’ULTIMO PROGETTO DI FS ITALIANE
L’illustratore Lorenzo Forlani descrive l’abbraccio di una coppia nella stazione di Bologna, premio finale di un viaggio in treno che mette fine all’attesa lorenzo.forlani_
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uella del 2020 è stata un’estate tutta italiana, trascorsa viaggiando da Nord a Sud per riscoprire l’immenso patrimonio del Paese attraverso la nostra rete ferroviaria. Una straordinaria esperienza collettiva, che FS italiane ha voluto raccontare con l’iniziativa Il mio viaggio in treno tra arte, bellezza e sostenibilità. L’Italia riParte, in collaborazione con Giubilarte: un invito a partecipare al rilancio del turismo pubblicando sul profilo Instagram il proprio percorso verso le vacanze con gli hashtag #IlMioViaggioSostenibile #RAILWAYheArt e #fsitaliane. Al progetto, curato da Valentina Ciarallo e Roberta Petronio, hanno partecipato viaggiatori di tutte le età, che hanno utilizzato un mezzo di trasporto comodo, sostenibile e sicuro. Tra loro influencer, fotografi, illustratori e artisti che hanno filmato, fotografato e condiviso le immagini dei loro viaggi, dalle Alpi alla Sicilia, raccontando con la propria storia un’Italia in movimento. I migliori contenuti sono stati ripostati sui profili Instagram e Facebook del Gruppo e sul blog Railpost. E.P. railpost.it fsitaliane RailPost FS
Il viaggio in bianco e nero, nella versione dell’artista Marco Raparelli. La china scivola veloce sul foglio bianco, come il treno accarezza leggero la campagna verso la meta desiderata mraparelli 14
L’illustratore e visual designer Francesco Zorzi trasporta il treno nella dimensione del sogno, diretto verso un mondo dove regna la fantasia. Destinazione finale, il ritorno alla natura fra_z
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Il viaggio ideale di Jacopo Ascari è un treno veloce che unisce le bellezze del Paese, dalle architetture austere della Mole Antonelliana ai colori profumati dei limoni e dei fichi d’India atelier.ascari
Lorenzo Forlani disegna Napoli: un viaggio in treno, l’incontro, un’amicizia ritrovata, i cuori che si scaldano sotto la luce del Vesuvio lorenzo.forlani_ 16
FESTA DEL CINEMA DI ROMA
© Everett Collection
romacinemafest.it | #RomaFF15
15-25 Ottobre
15A Edizione
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A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it
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© Antonio Li Piani
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hiara, 24 anni, capotreno di Roma della Divisione Passeggeri Long Haul di Trenitalia, ci parla della sua esperienza lavorativa ad Alta Velocità. Da quanto tempo sei nel Gruppo FS? Sono stata assunta da Trenitalia nel febbraio 2017. Dopo un periodo di formazione con teoria, pratica e tirocinio, ho ottenuto l’abilitazione per iniziare i primi viaggi come capotreno o caposervizio a bordo delle Frecce. In cosa consiste la tua attività? A seconda del turno assegnato posso svolgere sia la mansione di capotreno, responsabile dell’intero convoglio, sia quella di caposervizio, a supporto delle attività del primo. Oltre al controllo dei biglietti, ci occupiamo della gestione dei passeggeri e ci interfacciamo con l’azienda nel caso si presentino problemi a bordo o sull’infrastruttura, perché la nostra formazione, che segue aggiornamenti annui, prevede anche alcuni tipi di interventi sulla linea. Come inizia la tua giornata? Arriviamo 40 minuti prima della partenza per svolgere alcune verifiche sul treno, come la visione e l’accertamento della documentazione appartenente a ogni singolo convoglio, il controllo dell’impianto di climatizzazione, dell’illuminazione, del funzionamento dei bagni e delle porte di salita e discesa. Dopo aver verificato la presenza del personale che si occupa della ristorazione e della pulizia, cominciamo ad accogliere i passeggeri, se necessario indirizzandoli verso i propri posti. Dal momento in cui si chiudono le porte, diventiamo i responsabili del treno. Il Covid-19 ha modificato molto il modo di lavorare? Il tema della sicurezza è storicamente un elemento caratterizzante di Trenitalia, come dell’intero Gruppo FS. E lo è stato anche nel periodo segnato dall’emergenza sanitaria, quando ci siamo mossi fin da subito per offrire assistenza sulle misure di prevenzione finalizzate a far muovere al meglio le persone in coerenza con le norme provenienti dalle autorità. Il nostro compito è far sentire il viaggiatore al sicuro, sensibilizzandolo anche con annunci ad hoc sul rispetto delle regole, prime fra tutte il distanziamento e il corretto utilizzo della mascherina. Cosa ti piace di questo lavoro? L’idea di far parte di un’azienda che si prende cura delle persone a 360 gradi, offrendo servizi capaci di rendere il viaggio confortevole. A ottobre, inoltre, si concretizza anche l’attenzione alla loro salute con l’iniziativa Frecciarosa (approfondimento a pag. 27), volta alla prevenzione del tumore al seno: un ulteriore segno di attenzione del Gruppo FS per un progetto decennale che quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, si svolgerà online anziché a bordo, attraverso teleconsulti con esperti capaci di fornire informazioni e consigli medici a chi ne farà richiesta.
LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE
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avid Buaron, 35 anni, responsabile amministrativo di Mesauda Cosmetics Milano, azienda italiana di make-up con circa 50 dipendenti, per lavoro viaggia da Nord a Sud del Paese, in particolare tra il capoluogo lombardo e Roma. Che tipo di viaggiatore sei? Sia nel tempo libero sia in quello lavorativo il treno per me ha sempre avuto un ruolo centrale, legato a incontri ed esperienze sia professionali che personali, con amici e colleghi. Nel tempo si è dimostrato un mezzo di trasporto che ha facilitato non poco il mio lavoro, incentrato sul rapporto con fornitori, clienti, risorse interne ed esterne all’azienda familiare che gestisco con i miei due fratelli. Quanto ha influito l’emergenza sanitaria su queste tue abitudini? Purtroppo gli spostamenti in treno si sono ridotti drasticamente, anche per collaboratori e dipendenti che erano soliti raggiungerci nelle sedi di Roma e Milano per partecipare a corsi di formazione o aggiornamento che periodicamente effettuiamo su tutto ciò che ruota attorno al settore del make-up. Nel mio caso, spero di tornare a bordo del Frecciarossa da ottobre, dopo mesi di riunioni e incontri online. Il viaggio in treno e il contatto con le persone rappresentano un plus di cui nell’ultimo periodo ho sentito forte la mancanza. Non vedo l’ora di tornare a utilizzare il servizio ferroviario. Dove vai di solito? I nostri responsabili commerciali sono praticamente in tutte le regioni d’Italia. Oltre che tra Milano e Roma, riprenderò a visitare regolarmente città come Napoli, Firenze e Bologna. E mi capita spesso di raggiungere le località delle mie trasferte servendomi del trasporto combinato treno+bus, arrivando e ripartendo dal centro città, una comodità di non poco conto per chi come me si muove per esigenze di business, per affiancare e controllare le attività di dipendenti, clienti e agenti. Puoi considerarti un viaggiatore dell’ultimo momento? A parte rare occasioni, direi proprio di no. In genere pianifico con largo anticipo i miei spostamenti, una tendenza, anche caratteriale, che in passato mi ha consentito di usufruire delle numerose offerte e agevolazioni di Trenitalia, pensate per ogni esigenza. Cos’altro ti piace del viaggio in treno? Al primo posto c’è senza dubbio il fatto di non dover utilizzare l’automobile, che però, mio malgrado, sono costretto spesso a guidare all’interno di Roma per esigenze lavorative. Trovo molto più gradevole un percorso di poche ore in treno, dove posso dedicare tempo a me stesso leggendo o lavorando, rispetto a quello di pochi chilometri in macchina, spesso condizionato dallo stress del traffico.
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L’ITALIA che fa IMPRESA
RITRATTI D’AZIENDA HA SEDE A VERONA, IN UN EX PANIFICIO MILITARE ASBURGICO, L’OSSERVATORIO MONOGRAFIE D’IMPRESA. UNICO IN EUROPA, RACCOGLIE LE AUTOBIOGRAFIE DELLE PRINCIPALI REALTÀ ITALIANE a cura di Silvia Del Vecchio
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ra il 2011 quando il nostro archivio era costituito da una serie di scatole di plastica con le rotelle che giravano per i corridoi dell’Università di Verona alla ricerca di una sede stabile». Questa la descrizione che Tiziana Sartori, direttore dell’Osservatorio monografie d’impresa offre, non senza un sorriso, della genesi di quella che diventerà – nel successivo decennio – la più importante raccolta organica e ragionata di una particolarissima tipologia di opere: le monografie istituzionali d’impresa. Unico nello scenario nazionale ed europeo, l’Osservatorio circoscrive selettivamente la propria esplorazione semantica alle opere delle sole aziende italiane o di quelle con almeno una filiale in Italia. I trafelati “manovratori di scatoloni” all’Università di Verona (Univr) erano Mario Magagnino, ideatore dell’iniziativa e docente universitario di Comunicazione d’impresa, e due pubblicitari di lungo corso, Tiziana Sartori e Stefano Russo. Angelo custode del progetto era ed è Ferdinando Marcolungo, decano dell’ateneo veronese e, all’epoca, preside del corso di laurea in Scienze della comunicazione, che per primo ha creduto nell’avventura apparentemente “strampalata” dell’Osservatorio. Le aziende iniziano a consegnare le loro opere e quella che era una piccola collezione di volumi cresce a ritmo co-
stante. Grazie all’interessamento di personalità illuminate come Gian Paolo Romagnani, allora direttore del Dipartimento culture e civiltà di Univr, Maurizio Molina, manager di Cartiere del Garda, Mariano Diotto dell’Università Salesiana Iusve, Ali Reza Arabnia, manager di Geico, e Jonathan Morris, ordinario di storia contemporanea all’Università dello Hertfordshire, in UK, (questi ultimi anche attuali soci dell’Osservatorio), l’avventura si concretizza con l’avvio di stage per studenti universitari, seminari e conferenze sul tema della comunicazione istituzionale d’impresa. E, last but non least, il Premio OMI alla miglior monografia istituzionale d’impresa che dal 2013, con un’innovativa formula di giuria, decreta le più significative degli ultimi cinque anni. Il Premio è stato da subito la chiave per avvicinare alla mission dell’Osservatorio importanti personalità del mondo della cultura, della comunicazione e dell’impresa italiana. Oggi OMI, che è un’associazione culturale di promozione sociale, ha i suoi spazi operativi presso il Dipartimento di economia aziendale dell’Università di Verona – diretto da Federico Brunetti – sito nel prestigioso complesso di archeologia industriale Provianda asburgica Santa Marta, nel centro storico della città. L’archivio dell’Osservatorio annovera – dopo le ultime
Il Polo Santa Marta dell’Università di Verona, nel quale ha sede l’Osservatorio monografie d’impresa
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Le monografie vincitrici del Premio OMI 2018: La Sportiva (1^ posto), Assicurazioni Generali, (2^), Velux Italia (3^)
zienda dal momento in cui essa si istituzionalizza collocandosi nell’organismo sociale. Si traduce in un documento, di solito in forma di libro, che diventa uno strumento importante per la validazione della storia, della reputazione e delle aspirazioni della società nell’ambito della propria comunicazione istituzionale». Un tempo, la monografia d’impresa veniva spesso chiamata “giubilare” perché pubblicata, come ancora oggi può verificarsi, in occasione di ricorrenze significative per l’azienda. Poi, con la diffusione dei termini anglofoni, la si identificò sovente con il termine company profile. In pratica è un’opera che racconta, in varie combinazioni, passato, presente e prospettive per il futuro
© Michele Albrigo
“epurazioni” di opere che, seppur pregevoli, non erano definibili come monografie istituzionali d’impresa – circa mille volumi. L’archivio accoglie anche collezioni donate da privati, come l’attuale Fondo Massimo Orlandini. Uno dei fini istituzionali dell’Osservatorio è cercare di specificare che cosa sia una monografia istituzionale d’impresa. Nell’ambito di questa continua e attenta operazione semantica resta basilare, sebbene successivamente sviluppata, la definizione che il presidente Magagnino diede nel corso del convegno che concluse la prima edizione del Premio OMI, il 28 maggio 2013: «La monografia istituzionale d’impresa è il racconto del vissuto di tutti gli attori di un’a-
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L’ITALIA che fa IMPRESA
di un’azienda, quasi un biglietto da visita in realtà aumentata. L’Osservatorio raccoglie e analizza solo opere realizzate da o per volontà delle aziende protagoniste, capaci nella loro coinvolgente autoreferenzialità narrativa di individuare e mettere in luce un vero e proprio autoritratto che tratteggia l’anima della ditta. In ciò la “monografia d’impresa” si differenzia dalla “storia d’impresa” che, elaborata da studiosi esterni all’azienda, ha lo scopo di analizzarla nella sua struttura con fredda obiettività, senza indulgere nelle emozioni. Un tipo di progetto che, però, non rientra nell’ottica dell’Osservatorio. Analizzando questi autoritratti aziendali è affascinante scoprire i diversi linguaggi adottati, a volte anche inconsciamente, che lasciano trasparire da un lato il vissuto di un’epoca e, talvolta, anche di una moda di graphic design, dall’altro il temperamento dell’impresa stessa. Tutto ciò passa dallo stile utilizzato per la redazione del testo e dei contenuti iconografici, per poi svilupparsi in particolari a torto ritenuti tecnici, come la scelta della carta, del font, dell’impaginazione o della rilegatura. Viaggiando quindi tra gli scaffali dell’archivio dell’Osservatorio è possibile ricreare binari concettuali che percorrono epoche, stili e tecniche editoriali, settori merceologici e territori, in una caleidoscopica incursione nella storia e nell’evoluzione del made in Italy. Non si tratta di una mera
raccolta specializzata di editoria aziendale bensì di una “palestra” nella quale si incontrano e dibattono comunicatori, docenti universitari, imprenditori, studenti, appassionati della materia o collezionisti. Dal 2011 a oggi l’Osservatorio si è aperto anche ad altri elementi che concorrono a creare il cosiddetto mondo del brand. Occuparsi di monografie aziendali implica affrontare temi come l’heritage marketing, la storia industriale o di prodotto, il museo d’impresa e l’archeologia industriale. In quest’ottica si inserisce la costante collaborazione con l’Università di Verona, l'Istituto universitario salesiano di Venezia (Iusve), Sapienza di Roma e l’Heritage Hub dell’Università dell’Hertfordshire, oltre che con associazioni di Confindustria e del mondo della comunicazione, del design, dell’editoria e dell’arte italiani. Oltre a ciò, l’Osservatorio apre le sue porte e mette a disposizione l’archivio per consultazioni guidate, gratuite, su appuntamento. Un primo utile approccio alla documentazione conservata si può avere consultando l’interfaccia online dove le opere sono recensite con ampie schede. Una visita può essere occasione di ispirazione per chi sta scrivendo la propria monografia aziendale o la propria tesi di laurea, per approfondire studi su settori merceologici o anche semplicemente come esperienza innovativa per gli amanti del turismo culturale e gli appassionati di archeologia industriale. monografieimpresa.it
Premio OMI 2020 Le iscrizioni al Premio OMI 2020, prolungate dopo lo stop dovuto all’emergenza sanitaria, sono aperte fino alla fine di gennaio 2021. «Il concorso, che ha cadenza biennale, è stato istituito per confermare la valenza culturale della monografia d’impresa, fondamentale strumento di comunicazione istituzionale che le aziende utilizzano per dialogare con i propri stakeholder», spiega il presidente dell’Osservatorio Mario Magagnino. «Alle prime quattro edizioni hanno partecipato oltre 200 opere, tutte italiane e appartenenti ad aziende delle più diverse tipologie e dimensioni», aggiunge. Il metodo di giudizio è basato sul lavoro di due giurie – una formata da 15 studenti di diverse università italiane e un’altra composta da 15 esperti scelti tra docenti universitari, comunicatori, imprenditori e manager – che hanno assegnato, finora, 12 piazzamenti di podio e 18 menzioni speciali. La premiazione della quinta edizione è prevista nella primavera 2021, nell’Aula Magna dell’Università di Verona: ai vincitori sarà consegnato un trofeo dal design esclusivo e una prestigiosa penna personalizzata Montegrappa, brand da sempre vicino alle iniziative dell’Osservatorio. Per approfondimenti e informazioni sulle modalità di partecipazione: segreteria@monografieimpresa.it.
I vincitori del Premio OMI 2018 22
AI, machine learning, Internet of Things. L’intelligenza emotiva dovrà guidare gli scenari futuri. IULM, IMPARARE IL FUTURO.
Il futuro si apre a chi impara a gestire il cambiamento. IULM è l’Università del sapere dinamico, dell’evoluzione delle conoscenze. Vieni a scoprire il mondo dove sarai domani.
AGENDA a cura di Luca Mattei
ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it
save OTTOBRE the date 2020 NAPOLI LIBERTY
NAPOLI//FINO AL 24 GENNAIO 2021 L’arte che si sviluppa a Napoli tra il 1899 e il 1915 porta in città una ventata di giovinezza grazie a uno stile innovativo e moderno, il Liberty. All’ombra del Vesuvio sembra si respiri un’aria nuova, N’aria ‘e primmavera, come recita il sottotitolo della mostra a Palazzo Zevallos Stigliano che ripercorre la variegata produzione artistica dell’epoca. Tra le oltre 70 opere esposte, imperdibili i dipinti di Felice Casorati, creati durante il suo soggiorno partenopeo, così come la tela Seduzioni, immagine guida della rassegna, in cui Vincenzo Migliaro riprende un tema ricorrente nell’Art Nouveau, la rappresentazione del lusso e dello sfarzo. Una donna, infatti, rivela tutte le sue emozioni davanti a oggetti tanto desiderati, i bijoux della gioielleria Jacoangeli. La stagione del Liberty rappresenta anche la nuova era del consumo, in cui le arti applicate hanno uno spazio rilevante. Nelle sale espositive si possono osservare i mobili a intarsio del maestro Almerico Gargiulo, le raffinate pietre dure lavorate dalla Scuola del Corallo di Torre del Greco e i gioielli di Emanuele Centonze, Gaetano Jacoangeli e Vincenzo Miranda, noti in tutta Europa per diademi, spille e fermagli. Ma non c’è prodotto che si venda senza réclame e Napoli è tra i maggiori centri italiani per i lavori di grafica pubblicitaria. Affascinanti i manifesti e i cartelloni in mostra, realizzati da artisti di fama come Leonetto Cappiello, Marcello Dudovich e Leopoldo Metlicovitz. gallerieditalia.com Vincenzo Migliaro, Seduzioni (1906) © Pasquale Colangelo
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UN MONDO FLUTTUANTE ROMA//3 OTTOBRE>10 GENNAIO 2021 Un tuffo nell’Estremo Oriente, tra riti e meditazioni. È quello che si può compiere presso la Casina delle Civette, a Villa Torlonia, con la personale di Anna Onesti, artista dal percorso complesso e articolato che presenta le sue opere: otto arazzi e altrettanti aquiloni realizzati impiegando carta washi. Questo particolare materiale è ottenuto dalla lavorazione delle fibre della pianta kozo, capaci di donare alle macchie e ai segni una foschia leggera che ne addolcisce i contorni, trasformando il colore in materia pulsante. Le tinte sono tutte di origine vegetale, come il blu dell’arbusto indigofera tinctoria, il viola del legno del Brasile, il rosso delle radici di robbia. Le tecniche decorative utilizzate, come l’impronta, il ricalco, la tintura per piegatura o legatura, apprese dall’artista mentre studiava in Giappone, le consentono di replicare le forme su carta, stabilendo un ritmo cadenzato che rimanda a contemplazioni, assonanze, echi. museivillatorlonia.it Anna Onesti, Arazzo rosso (2019) MuseiVillaTorlonia museiincomune 24
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TTG TRAVEL EXPERIENCE 2020 RIMINI//14>16 OTTOBRE Come sarà in futuro il turismo italiano? Punterà soprattutto a riscoprire le bellezze dello Stivale, valorizzandone cultura, enogastronomia e paesaggio. E si caratterizzerà in particolar modo come attivo e sportivo. Per saperne di più si può partecipare al TTG, il salone organizzato da Italian Exhibition Group, divenuto ormai punto di riferimento per l’industria turistica nostrana. Due terzi della superficie espositiva nel quartiere fieristico di Rimini sono dedicati proprio al Belpaese, con il contributo di tutte le Regioni, Enit e Mibact. Tra le novità della 57esima edizione la nuova area Lo sport in valigia curata dall’Emilia-Romagna, che connette le destinazioni a vocazione sportiva con le federazioni professionistiche, dal calcio al basket e all’atletica. Da non perdere poi il progetto Be Active, già apprezzato lo scorso anno, per vacanze incentrate su attività fisica, benessere e avventura. ttgexpo.it
RITRATTO DI IGNOTO. L’ARTISTA CHIAMATO BANKSY PALERMO//7 OTTOBRE>17 GENNAIO 2021 È l’artista contemporaneo più noto al mondo, eppure nome e volto di Banksy restano avvolti nel mistero. La mostra a lui dedicata, la prima in Sicilia, riunisce in due sedi diverse del capoluogo, Loggiato San Bartolomeo e Palazzo Trinacria, oltre 100 opere originali, tra dipinti a mano libera del primo periodo, serigrafie che l’autore considera artigianato seriale e oggetti (come la scultura Mickey Snake in cui Topolino è inghiottito da un pitone) provenienti da Dismaland, installazione definita da lui stesso un parco tematico non adatto a bambini. E ancora diversi pezzi numerati, sia artigianali sia industriali, molti certificati e altri attribuiti, tutti caratteristici di un’artista che non conosce confini linguistici e sperimentali, ma identitari evidentemente sì. Anche i curatori dell’esposizione, Gianluca Marziani, Stefano Antonelli e Acoris Andipa, hanno sottolineato questa sua peculiarità, alludendo nel titolo dell’evento al dipinto Ritratto di ignoto, icona di Antonello da Messina e della produzione artistica siciliana. fondazionesantelia.it banksyritrattodignoto
Banksy, Mickey Snake (2015) FondazioneSantElia FondSantElia
ANIME MANGA MODENA//FINO AL 10 GENNAIO 2021 Da Ufo Robot Goldrake del 1978 a Doraemon del 2018. Basta scorrere l’elenco dei protagonisti della mostra a Palazzo Santa Margherita per riflettere su quanto la creatività giapponese abbia influenzato generazioni di bambini e adolescenti. Focus dell’esposizione è il legame tra cartoni animati e fumetti nipponici, evidenziando come nella maggior parte dei casi i primi siano derivati dai secondi. Il percorso espositivo consente di scoprire linguaggio e segni grafici delle due forme di intrattenimento, con sezioni sul genere femminile shōjo, basato su storie sentimentali o di maghe, e quello maschile shōnen, con avventure e robot come Mazinga. Si approfondiscono i vari generi dei manga, da quelli per l’infanzia (kodomo) a quelli sportivi (spokon), e i cartoon del World Masterpiece Theater, tratti da opere letterarie occidentali. Da non perdere poi gli album di figurine, il cui boom negli anni ’80 fu possibile grazie all’appeal di anime come Kiss me Licia, Occhi di gatto, Holly e Benji. fmav.org Album di figurine Holly e Benji (1995) fondazionemodenaartivisive fondazionemodena_artivisive 25
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BIENNALE DONNA FERRARA//FINO AL 22 NOVEMBRE La 18esima edizione della rassegna estense propone Attraversare l’immagine, mostra alla Palazzina Marfisa d’Este che indaga il genere della fotografia al femminile attraverso le opere di 13 artiste: Paola Agosti, Diane Arbus, Letizia Battaglia, Giovanna Borgese, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Françoise Demulder, Mari Mahr, Lori Sammartino, Chiara Samugheo, Leena Saraste, Francesca Woodman e Petra Wunderlich. Fotografe che hanno saputo registrare i cambiamenti sociali avvenuti in oltre un trentennio. Gli scatti esposti partono dalle ricerche antropologiche compiute tra gli anni ‘50 e ‘60 che hanno dato inizio alle lotte volte a rivoluzionare cultura e società e a raggiungere libertà individuali e conquiste democratiche. Un obiettivo estremizzato negli anni ’70, in un dibattito politico che proseguiva sullo sfondo di drammatici conflitti, poi rigettato nel decennio successivo, quando le battaglie collettive per i diritti civili hanno assunto modalità più individualistiche. biennaledonna.it Chiara Samugheo, Scene di vita meridionale (1955-57) CSAC Università di Parma, Fondo Chiara Samugheo © by SIAE 2020
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L’EREDITÀ DELLE DONNE FIRENZE//23>25 OTTOBRE Il pensiero e il ruolo che le donne hanno avuto e avranno nel progresso dell’umanità, su ogni fronte del sapere. Soprattutto in un mondo post pandemia che necessita di un nuovo Umanesimo attraverso cui cambiare il modo di relazionarsi con il Pianeta. È a partire da queste riflessioni che studiose, economiste, imprenditrici, politiche, scrittrici e artiste sono chiamate a confrontarsi durante gli incontri, alla Manifattura Tabacchi e sul web, in programma per la terza edizione dell’iniziativa diretta da Serena Dandini. La conduttrice e autrice televisiva inaugura la rassegna con la direttrice del Cern, Fabiola Gianotti, e la virologa Ilaria Capua. Tra le ospiti confermate per le serate successive la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, l’ingegnere biomedico e direttrice del Centro di ricerca Enrico Piaggio di Pisa, Arti Ahluwalia, e Annalisa Malara, l’anestesista di Lodi che per prima ha diagnosticato un caso di Covid-19 su un paziente italiano. ereditadelledonne.eu Serena Dandini a L’eredità delle donne (2019) ereditadelledonne ereditadelledonne
GESTI DI RIVOLTA MILANO//FINO AL 31 OTTOBRE Inserita all’interno del progetto del Comune di Milano I talenti delle donne, la mostra alla Nuova Galleria Morone si sofferma sul rapporto tra arte, fotografia e femminismo nella Città del Duomo tra il 1975 e il 1980. Un periodo storico ben definito poiché, se è vero che gruppi femministi sono attivi nel capoluogo lombardo, come in tutta Italia, sin dalla fine degli anni ’60, nel mondo dell’obiettivo è soltanto dalla metà del decennio seguente che molte autrici si avvicinano ai temi legati alla condizione della donna. E lo fanno adottando approcci, linguaggi e modalità molto diversi fra loro, procedendo con percorsi individuali o legati alle formazioni militanti. Tra le opere esposte gli scatti delle fotografe Gabriella Benedini, Liliana Barchiesi, Marcella Campagnano, Carla Cerati, Mercedes Cuman, Amalia Del Ponte, Fernanda Fedi, Marzia Malli, Paola Mattioli e Silvia Truppi. nuovagalleriamorone.com Liliana Barchiesi, Solidarietà alle donne di Seveso per una legge sull’aborto a Milano (1976) © Liliana Barchiesi
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FRECCIAROSA 2020 L’INIZIATIVA PROMOSSA DA FS ITALIANE E INCONTRADONNA PER COMBATTERE IL TUMORE AL SENO COMPIE DIECI ANNI. E SI REINVENTA CON LE CONSULENZE ONLINE a cura di Cecilia Morrico
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© Giuseppe Senese
l Covid-19 ci ha colti di sorpresa, ma il Frecciarosa non si ferma. La prevenzione non può andare in quarantena. È l'unica arma per rimanere in salute e limitare eventuali danni quando una patologia viene scoperta». Parola di Adriana Bonifacino, presidente di IncontraDonna, la onlus che dal 2010 promuove il progetto insieme a Ferrovie dello Stato Italiane e con il patrocinio del Ministero della Salute. Giunta alla decima edizione, l’iniziativa color rosa ha deciso di reinventarsi online. Dalla piattaforma frecciarosa.it sarà possibile accedere a webinar ed effettuare video consulenze per tutto ottobre. «Il teleconsulto è una modalità che stiamo già sperimentando negli ospedali di tutta Italia e consente ai pazienti di rimanere in contatto con i medici di riferimento. Non può sostituire una visita clinica in presenza, ma può creare un filo diretto anche a distanza per il controllo delle analisi, un consiglio sugli effetti collaterali delle terapie o anche solo per condividere pensieri negativi, fondamentale per il paziente
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con una problematica oncologica», spiega Bonifacino. «I teleconsulti di Frecciarosa sono possibili da tutta Italia, ma non potendo raggiungere l’intera popolazione, laddove non si riuscisse a prenotare un appuntamento si potrà, attraverso il sito, dialogare con l’associazione», aggiunge la dottoressa. «Dobbiamo promuovere questa modalità, perché ci accompagnerà ancora per molti mesi». Quest’anno la campagna non si svolgerà sulle Frecce quindi, ma sarà comunque come viaggiare su un treno virtuale. «L'immagine del Frecciarossa è quella che ha contraddistinto il progetto in tutti questi anni. Simbolo di una prevenzione e una cura che vanno ad Alta Velocità e raggiungono, attraverso i treni regionali, anche città e paesi più piccoli e periferici. Perché ogni persona possa avere le stesse possibilità. Anche in questo periodo di grande difficoltà, Ferrovie dello Stato Italiane non si tira indietro». Ancor di più in un momento così particolare, raccomanda Bonifacino, è fondamentale prendersi cura di se stessi: «Il Covid-19 esiste, dobbiamo rispettare le regole ed evitarne la diffusione, ma non possiamo abbandonare i percorsi di prevenzione, innanzitutto gli screening. IncontraDonna nasce e si distingue con l’obiettivo di promuovere la diagnosi precoce per il tumore al seno, attraverso la mammografia e, laddove necessario e possibile, mediante visita clinica ed ecografia. Non dimentichiamo poi la prevenzione del papilloma virus (HPV) e del tumore al colon». Infine, conclude l’esperta, è molto impor-
tante personalizzare i percorsi di prevenzione con un’attenta analisi della familiarità e degli stili di vita: «Un consiglio pratico è quello di cercare le date delle ultime indagini effettuate e, con l'aiuto del medico curante, ricostruire tempistiche e percorsi da svolgere. E se durante la pandemia abbiamo trascurato l’attività sportiva e ci siamo distratti riguardo l’alimentazione, è ora di rimettere in moto il nostro corpo e di ritrovare la giusta forma fisica». frecciarosa.it fsitaliane.it incontradonna.it incontradonna.onlus incontradonnassociazione Leggi l’intervista integrale su FSNews.it 27
AGENDA ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it
Freccia Weekend ottobre 2020
a cura di Luca Mattei
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1 Ilona Jäntti nello show Muualla per Ipercorpo 2019
2 Borgo Egnazia Tri, gara di nuoto (2019) BEHalfTri
© Gianluca Camporesi
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Ipercorpo, il festival internazionale delle arti dal vivo, propone da giovedì 1° a domenica 4 negli spazi dell’Exatr ed Ex Gil di Forlì spettacoli di danza, teatro, arte e musica dedicati al Tempo reale, tema ispirato dal lockdown. [1] ipercorpo.it
Sabato 10 e domenica 11 Borgo Egnazia a Savelletri di Fasano (BR) ospita il Campionato italiano di Triathlon Medio Fitri 2020, una sfida multidisciplinare che prevede 1.900 metri a nuoto, 90 km in bici e 21 km di corsa. [2] triathlon.borgoegnazia.it
L’edizione 2020 del festival CinemAmbiente non ha vincitori, perché tutti i film concorrono a dare nuova linfa alla tutela del pianeta. Proiezioni dal 1° al 4 al Teatro Massimo di Torino e online su MYmovies.it. cinemambiente.it La Settimana del Pianeta Terra, il festival nazionale delle geoscienze, porta a scoprire la natura del Belpaese con eventi dal 4 all’11 in musei, osservatori astronomici, parchi e spazi all’aperto in diverse regioni d’Italia. settimanaterra.org Spegne dieci candeline Taobuk, il festival internazionale letterario che propone a Taormina (ME) dal 1° al 5 incontri con scrittori e artisti, ma anche mostre, film e danza. L’edizione 2020 è dedicata all’Entusiasmo. taobuk.it
Sabato si chiude a Palazzo Gil di Campobasso Sonika Poietika, rassegna che esplora le migliori espressioni della musica d’autore, con il concerto di Teresa Salgueiro, grande interprete della canzone portoghese nel mondo. poietika.it Com’è cambiato il web con la pandemia e quanto il Covid-19 ha influito sulla Rete? Sono i quesiti dell’Internet Festival, quattro giorni a Pisa dall’8 all’11 con esperti, panel, laboratori, contest ed eventi culturali. internetfestival.it Un intero weekend con il Festival dello Sport organizzato dalla rosea Gazzetta. Eventi da seguire in streaming o in presenza a Milano, tra Sala Buzzati e Piccolo Teatro Strehler, con campioni come Rafa Nadal, Tania Cagnotto e i fratelli Inzaghi. ilfestivaldellosport.it
3 Bebe Vio © Giovanni Gastel
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4 Allestimento multimediale a Palazzo Baldeschi, Perugia fondazionecariperugiaarte CariPerugiaArte cariperugiaarte
5 Carla Mura, La Curia (2020), filo di cotone su legno libreriabocca carla.mura4 libreriabocca1775 carlamura
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Il Museo MAXXI di Roma ospita fino al 22 novembre The people I like, una carrellata di ritratti del maestro fotografo Giovanni Gastel ai personaggi che più lo hanno colpito, da Barack Obama a Bebe Vio. [3] maxxi.art
A Palazzo Baldeschi di Perugia fino al 6 gennaio 2021 Raffaello in Umbria e la sua eredità in Accademia, percorso espositivo tra dipinti e allestimenti multimediali che omaggia l’artista a 500 anni dalla scomparsa. [4] fondazionecariperugiaarte.it
Alla Libreria Bocca di Milano dall’11 ottobre al 7 novembre L’arte perfetta, personale di Carla Mura, artista peculiare per l’uso del filo di cotone, con cui crea composizioni astratte dalle cromie variegate. [5] libreriabocca.com carlamura.com
Dal 13 al 18 il Teatro Olimpico di Vicenza ritrova l’emozione della musica dal vivo con il Minifestival Beethoveniano, kermesse dedicata al genio di Bonn nell’anno in cui ricorre il 250esimo anniversario della nascita. settimanemusicali.eu/it
Non più in cinque giorni ma per oltre un mese. Cambia formula la fiera Paratissima, con eventi dedicati ad arti visive, fotografia e gallerie, all’ex Accademia Artiglieria di Torino dal 23 ottobre all’8 dicembre. paratissima.it
Dal 31 ottobre all’8 novembre torna a Mantova, per la XV edizione, Segni New Generations Festival, rassegna internazionale di arte e teatro che si rivolge ai protagonisti del futuro, bambini e giovani dai 18 mesi ai 18 anni. segnidinfanzia.org
Comprendere attraverso la proiezione di documentari la poetica di artisti, architetti e fotografi di fama mondiale, osservandoli al lavoro nei loro atelier. È l’obiettivo del festival Artecinema, a Napoli dal 15 al 18. artecinema.com
Nell’ambito del festival So Far So Close il 24 va in scena al parcheggio di via Saragat, nuovo spazio artistico di Matera, lo show della Compagnia MK Bermudas Forever, lavoro coreografico corale e scatenante. materaevents.it
La rassegna Musiche in Mostra porta alla ricerca dei suoni con passeggiate musicali e mostre en plein air sonorizzate. Dal 25 ottobre al 6 dicembre 13 appuntamenti tra Torino, Cuneo, Saluzzo (CN), Rivoli (TO), Santena (TO) e Genova. rivegaucheconcerti.org
Dopo le tappe di Milano, Roma e Siena, arriva a Salerno Tex. 70 anni di un mito, la mostra che ripercorre la storia del ranger bonelliano, arricchita dalle opere di autori campani. A Palazzo Fruscione fino al 18. tex70lamostra.it
Fondazione Ragghianti di Lucca propone dal 3 ottobre al 16 gennaio 2021 L’avventura dell’arte nuova. Anni 60/80, duplice percorso espositivo che riscopre i poliedrici Cioni Carpi e Gianni Melotti. fondazioneragghianti.it
Palazzo Sant’Elia di Palermo ospita dal 10 ottobre al 31 gennaio 2021 Heroes - Bowie by Sukita, retrospettiva con oltre 100 ritratti di David Bowie realizzati dal celebre fotografo giapponese Masayoshi Sukita. fondazionesantelia.it
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GUSTA & DEGUSTA
di Andrea Radic
EVOLUZIONE ED ELEGANZA LO STILE DELLA FAMIGLIA LIU
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laudio, Giulia e Marco sono tre fratelli nati nella provincia cinese di Zhejiang e cresciuti a tortellini in quel di Correggio (RE), nella bassa emiliana, dove la mamma cucinava più italiano che cinese. In età adulta si trasferiscono a Milano dove portano un concetto di cucina orientale contemporanea, elegante e di alto livello. Qui hanno aperto un ristorante a testa: «Ognuno con la sua dimensione, ma insieme siamo famiglia e squadra», racconta Giulia. E Claudio aggiunge: «La cucina non ha frontiere o confini, quelli stanno solo sulle carte geografiche». Avere successo nel mondo della ristorazione di alto livello non è cosa facile, anzi, ma i tre Liu ci riescono con grande fiuto imprenditoriale e con la capacità di scegliere team e collaboratori come i loro chef: il giapponese Takeshi Iwai di Aalto Part of Iyo, il locale di Claudio, l’italiano Guglielmo Paolucci che guida la cucina di Gong, dove la padrona di casa è Giulia, mentre al Ba Asian Mood di Marco il fine dining è creato dallo chef Bryan Hooi e dal re dei dim sum
© onstagestudio.photo per Identità Golose
Da sinistra Marco, Giulia e Claudio Liu
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Andrea_Radic
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Wu Chee Kean. Doverosa la citazione di piatti iconici dei tre indirizzi. Al Gong da non perdere il Raviolo ripieno di black cod, crema alla bottarga di muggine, kizami wasabi e panko profumato alle erbe e, per capire la ricchezza dei sapori, il Carpaccio di capesante, estrazione liquida di pack-choi, avocado e emulsione di umeboshi, granita di acqua di mare profumata allo yuzu e perle di tapioca allo zenzero. Dalla cucina di Takeshi, ecco la raffinata e ghiotta Anguilla, tataki di manzo e liquirizia o le notevoli Ostriche e latticello. Seduti al Ba si resta affascinati dai Ravioli edamame, tartufo nero e orange tobikko (uova di pesce volante) e si prosegue con il perfetto Piccione royale alle cinque spezie con agrumi, salsa al foie gras e purea di castagne. Le cantine dei tre ristoranti sono davvero notevoli per originalità e geografia enologica, che percorre l’Italia con grande profondità e riserva un occhio di riguardo alle bollicine francesi. Qualità, evoluzione e personalità sono i principi su cui si basa questa storia familiare dove su tutto regna l’attenzione, tipicamente orientale, di far sentire l’ospite accolto come a casa. iyo.it/aalto gongmilano.it
PIO CESARE: SUA MAESTÀ IL BAROLO NEL CUORE DI ALBA
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l Bricco, a Treiso (CN), nella zona di Barbaresco, è il vigneto a cui sono più legata. In cima a quella collina c’è la casa dove trascorrevo l’estate con i miei nonni». Così racconta Federica Boffa, 22 anni, quinta generazione di Pio Cesare, l’azienda di famiglia che dal cuore di Alba, l’unica delimitata da antiche mura romane, consegna al mondo la nobile declinazione enologica piemontese. Siamo tra le dolci colline delle Langhe, nelle zone del Barolo e del Barbaresco, dove i 70 ettari dell’azienda, ubicati in zone limitrofe ma non identiche, consentono di produrre vini rappresentativi dei terroir. Tra le etichette ecco i “single-vineyard” come il Barolo Ornato, piccola selezione dall’omonimo vigneto di Cascina Ornato, a Serralunga d’Alba (CN), prima vendemmia 1985, un vino di grande struttura, freschezza e longevità. Il Barbaresco Il Bricco, da un vigneto ad elevata altitudine, affina 30 mesi in botti di rovere e si presenta di grande potenza, ricco di frutto maturo. Da segnare il Piodilei, 100% Chardonnay, intenso, cremoso, speziato. I Boffa, hanno inoltre riscoperto una ricetta del bisnonno: 26 erbe differenti per produrre il tradizionale vermouth di Torino. «Chi vede una nostra bottiglia deve vedere che dietro ci siamo noi, una famiglia», conclude Federica. piocesare.it
Federica Boffa
UNA MAGISTRALE BISTECCA DI FRONTE AL DUOMO DI FIRENZE
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Gianni Frijia
e “buche” rappresentano nella storia e nella tradizione della ristorazione fiorentina un capitolo importante. Fin dal 300 questi luoghi erano ritrovi conviviali, mescite, poi trattorie, oggi ristoranti che conservano e consegnano la tipicità della cucina locale. Sono meno di dieci, oggi, quelle attive a Firenze e Buca San Giovanni, nata nel 1882, apre le sue porte di fronte al Duomo e al Battistero, da cui prende il nome. I proprietari sono i fratelli Frijia: Gianni, Vito e Piero. La Buca San Giovanni lavora con grande attenzione e rigore nel rispetto delle materie prime, a partire dalla pasta fatta in casa e i tipici crostini di fegato e milza, fino alla celebre bistecca, regina della tavola. Il locale è frequentato dalla Firenze delle istituzioni e dello sport: i giocatori della Fiorentina sono di casa e non si perdono i Rigatoni della Buca o la Ribollita. Qui i buongustai cercano e trovano la vera tradizione. Una cantina di adeguato livello spazia nel meglio della Toscana e appaga anche con scelte enologiche di altre regioni. Servizio attento e gentile e in sala regna l’ospitalità di Gianni. bucasangiovanni.it 31
AGENDA
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Si presenta con un nuovo format globale la 13esima edizione di Terra Madre Salone del Gusto, che comincia l’8 ottobre e prosegue per sei mesi tra eventi fisici e digitali. Previste conference e food talk a cura di Slow Food per discutere di alimentazione, sostenibilità e ambiente. Ma anche laboratori del gusto ai quali si può partecipare sia a distanza sia in presenza. Fino al 12 ottobre, sono in programma appuntamenti live a Torino, mentre tutti i contenuti online sono gratuiti e sempre disponibili. www.terramadresalonedelgusto.com
Rio Pusteria, in Alto Adige, presenta un programma di escursioni e attività che invitano a scoprire le tradizioni del territorio, tra meleti, punti panoramici e malghe, custodi naturali del ricco patrimonio culturale ed enogastronomico. Tra gli appuntamenti di Emozioni in Malga anche la possibilità di degustare formaggi e birra artigianale o imparare a cucinare uno strudel di mele. www.emozioni-in-malga.it Tutti a Roma, domenica 18, per Life of Wine - Viaggio nelle età del vino, evento di degustazione interamente dedicato alle vecchie annate. Nato per rendere omaggio alle bottiglie dal lungo percorso per le quali lo scorrere del tempo è un inestimabile valore aggiunto, l’Hotel Radisson Blu accoglie una selezione unica di cantine per un emozionante viaggio nella storia, nel presente e nel futuro dell’enologia italiana. www.lifeofwine.it
giungere una merenda toscana con prodotti locali di stagione. In più, la kermesse eno-artistica Arte & Vino, curata dall’associazione Il Frantoio, invita a visitare le cantine di Capalbio che ospitano opere ispirate alla passione e all’impegno di chi dall’uva crea grandi bottiglie. Monteverro rinnova la collaborazione con Bruno Pellegrino, dopo aver esposto nel 2019 la sua scultura Pesci, scelta poi come immagine per le etichette del Verruzzo e del Vermentino. Per info e prenotazioni: visit@monteverro.com, 0564 890937. www.monteverro.com www.frantoiocapalbio.com Ogni fine settimana di ottobre e novembre a Grottaglie (TA), Città delle Ceramiche, percorsi a piedi nelle gravine di Lama dei Pensieri, del Fullonese e di Fantiano, tra stretti sentieri e grotte secolari. I tour sono ideati e condotti dai professionisti dell’Associazione italiana guide ambientali escursionistiche Aigae e, al termine di ogni percorso, è prevista una degustazione di prodotti tipici locali. infopoint@comune.grottaglie.ta.it
© L. Campolongo
L’autunno alla cantina Monteverro, gioiello adagiato sulla Costa d’Argento, a pochi chilometri da Capalbio (GR), offre tour nei vigneti e degustazioni di ottimi calici, a cui si può ag© Leif Carlsson for Monteverro
FrecciaGourmet ottobre 2020
di Marzia Dal Piai - a cura di vdgmagazine.it
Trentinowinefest rende omaggio all’autunno con una serie di appuntamenti alla scoperta del territorio e delle sue produzioni enologiche più significative, dal Müller Thurgau al Trentodoc fino alla grappa artigianale. Si parte con La vigna eccellente... ed è subito Isera e A tutto Marzemino, eventi dedicati al vitigno simbolo della Vallagarina. Domenica 11, alla Città del Vino di Isera (TN), viene premiato il miglior vigneto del territorio in cui si coltiva questo tipo d’uva. Per tutto il mese, inoltre, l’iniziativa DiVin Ottobre coinvolge cantine, aziende e ristoranti con cooking show, degustazioni in cantina, trekking guidati. www.tastetrentino.it
CICLOVIE 20 PERCORSI CICLABILI DA RAGGIUNGERE COMODAMENTE IN TRENO
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WHAT’S UP
LO SHOWDELLE
PERSONE IL 26 OTTOBRE RIPARTE SU RAI2 DETTO FATTO. CONFERMATA AL TIMONE BIANCA GUACCERO, PRONTA AD ASCOLTARE IL SUO PUBBLICO COME SI FA IN UNA GRANDE FAMIGLIA di Gaspare Baglio
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gasparebaglio
inché non comincia Detto Fatto mi porto avanti col lavoro e giro una serie per Rai1: Il medico della mala, con Marco Bocci, Violante Placido e Loretta Goggi. Interpreto un personaggio molto interessante». Bianca Guaccero anticipa subito i suoi progetti lato fiction, su un set barese che la riempie di gioia: «Sono nella mia Puglia, con mamma e papà che,
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per colpa del lockdown, quest’anno ho visto pochissimo. Mi godo ancora la mia famiglia prima di iniziare a fare la spola tra Milano e Bari». L’attrice e conduttrice, dal 26 ottobre, alle 15:00, torna al timone della popolarissima trasmissione dall’anima factual targata Rai2. Quest’anno, a causa del Covid-19, il programma è stato sospeso per un periodo. Per non abbandonare il pubblico avete realizzato dirette su Instagram. Che cosa vi ha insegnato quell’esperienza? A me ha dato molto il contatto con la gente, regalare sorrisi alle persone chiuse nelle loro case. In quel momento avevamo tutti bisogno di amore. È stata una situazione che mi ha segnata, ma allo stesso tempo mi ha unito agli altri, facendo cadere delle barriere. Cambierete il format alla luce di quello che avete imparato? Il format è lo stesso, ma voglio ascoltare e aiutare le persone a risolvere i piccoli, grandi problemi di questo momento storico, come si fa in una grande famiglia. Questo può diventare il
nuovo Detto Fatto: un programma che mette le persone al centro di tutto. I tutorial saranno al loro servizio, anche dopo l’esperienza maturata sui social. Altre novità? Stiamo provinando nuovi tutor, che si aggiungeranno a quelli storici. Abbiamo lottato tanto per regalare una nuova identità allo show tirando fuori le personalità dei protagonisti: l’ironia e l’elegante sarcasmo di Carla Gozzi, l’alchimia particolare creata con Jonathan Kashanian. E poi Gianpaolo Gambi, il mio braccio destro, con il quale ricorderemo i capisaldi della tv del passato, riproponendo sketch, balletti e momenti indimenticabili del piccolo schermo. Quel tipo di televisione da tenere vicina e alla quale ci ispiriamo. Tre anni fa, quando hai preso in mano il testimone della trasmissione, sei stata bersaglio di critiche e confronti con la conduttrice precedente, Caterina Balivo. Sfida vinta? Non abbasso mai la guardia e non mi sento mai arrivata. Per me è un grande stimolo: devo sempre capire le esigenze di chi ho intorno, mettermi in discussione e stare bene con me
stessa. Detto Fatto è una palestra esistenziale importantissima, mi fa lottare continuamente senza perdere la rotta della positività. Mi sento in debito con la vita: devo ancora migliorare, fortificarmi. Forse dovrei imparare a godermi di più quello che ho fatto. Canti, balli, reciti, conduci. C’è un sogno oltre Detto Fatto? Riportare in tv il grande varietà Milleluci, che nel 1974 vide unite alla conduzione Mina e Raffaella Carrà, con una trasposizione moderna. Sogno sempre in grande, tanto non costa niente (ride, ndr). biancaguaccero.it biancaguacceroofficial biancaguacceroreal bianca_guaccero
RAI PRIX ITALIA E ANTEPRIME D’AUTUNNO Dal 24 al 26 settembre, al Museo MAXXI di Roma, si è tenuta la 72esima edizione del Prix Italia, rassegna internazionale targata Rai che premia il meglio di radio, tv e web da tutto il mondo. Tema di quest’anno Public Service and the Virtual Newsroom: Back to the Future? Il contest è stato un momento importante perché, per la prima volta dopo l’emergenza coronavirus, si sono potuti riunire i broadcaster di ogni continente per un proficuo scambio di competenze e idee. È stata inoltre l’occasione per presentare anteprime come Fenomeno Ferragni, in onda su Rai2 il 5 ottobre, Stranger Tape in Town con Ema Stokholma su Rai4 e la fiction di Rai1 Io ti cercherò con Alessandro Gassmann. prixitalia.rai.it
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WHAT’S UP
IO CANTO DA SOLO
IL 16 OTTOBRE ESCE FOREVER, L’ALBUM SOLISTA DI FRANCESCO BIANCONI, LEADER DEI BAUSTELLE
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utti lo conosciamo come il frontman dei Baustelle. Questa volta, però, Francesco Bianconi balla, o meglio canta, da solo. E lo fa con il primo album solista, dal sapore eterno: Forever. Il progetto, minimale e puro, mostra una versione differente dell’artista, come confermano i singoli Il bene e L’abisso. La voce è l’unico elemento percussivo. E per lanciare il progetto il cantautore ha ideato il format Storie inventate che, in otto puntate online, approfondisce diverse tematiche a lui care. Da dove nasce la voglia di cominciare un percorso da solista? 36
Dalla necessità di fermarsi un po’ e voltare pagina. Venivo da due dischi molto fortunati con i Baustelle, con relative tournée. In questi momenti di totale appagamento bisogna avere il coraggio di cambiare. Hai dichiarato di essere stato molto sincero, in questo album. Stavolta ero solo e mi sono detto: proviamo a scrivere senza regole, per fare un disco puro, spoglio, ridotto all’osso, più vero del solito. Ho da subito pensato a queste canzoni come a strani oggetti nudi e senza vergogna: avevo l’urgenza di raccontare l’uomo che sono adesso, senza troppi filtri o sovrastrutture. Nel disco ci sono quattro voci che cantano con te e che hai voluto fortemente. Il cantautore statunitense Rufus Wainwright, la voce dei Blonde Redhead, Kazu Makino, la cantante e attrice marocchina Hindi Zahra e la metà del duo indie rock The Fiery Furnaces, Eleanor Friedberger, sono stati scelti per mischiare lingue, codici musicali, esperienze. E cercare
un “universale” fuori dal tempo, dalle mode, dalle geografie. Volevo un lavoro percepibile come una specie di folk del pianeta Terra. Nei brani sembra uscire una certa insofferenza e mal sopportazione dell’oggi. Questo sentimento è cambiato con l’emergenza coronavirus? Entrare dentro di me così dettagliatamente ha fatto venir fuori anche ciò che è in contrasto con il mondo e i tempi che viviamo. Per questo dico sempre che le canzoni d’amore, quando vengono scritte scavando nella psicologia degli esseri umani, sono le più politiche. Il Covid-19 ha amplificato il livello di profondità della mia autoanalisi, ma il disco era già realizzato, i brani avevano il loro bel caratterino abissale ben prima della pandemia. Come vorresti venisse percepito questo album? Emozionante e resistente al tempo. G.B. francescobianconiofficial francesco_bianconi_official
ANIMA LIBERA A TU PER TU CON IL CANTAUTORE MALDESTRO PER IL NUOVO DISCO EGOSISTEMA, MANIFESTO DEL SUO CAMBIAMENTO INTERIORE E ARTISTICO
© Riccardo Piccirillo
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o passato metà della vita a mettere maschere di ogni tipo. Un modo bizzarro per difendermi. Anche efficace, devo dire, ma l’anima ne stava risentendo. Così ho pensato: chi me lo fa fare? Et voilà, via tutto. Vengo fuori per come sono e, devo essere sincero, mi piaccio molto». Con queste parole il cantautore napoletano Maldestro ritorna sulle scene con l’album EgoSistema, in uscita il 16 ottobre, anticipato dal singolo Ma chi me lo fa fare. Il manifesto di un cambiamento interiore e artistico, che resta coerente e fedele all’identità musicale di Antonio Pestrieri (questo il suo vero nome), costruita mattone su mattone, dopo il successo di Canzone per Federica, con cui ha ottenuto il secondo posto fra le Nuove Proposte e vinto il Premio della Critica Mia Martini al Festival di Sanremo 2017. Che disco è EgoSistema? Risolto, sereno, senza alcuna architettura letteraria. L’ho scritto di getto ed è venuta fuori la parte più intima di me. Quali sono le differenze rispetto ai lavori precedenti, anche a livello di sound? Sono cambiato. Le esperienze e gli incontri diversi mi portano a curiosare continuamente tra le note. E io amo farlo, amo mettermi nei guai, creare e distruggere la mia arte allo
stesso tempo. Trovo sia un modo per non annoiarmi. La sonorità che è uscita fuori è più essenziale, per permettere alle parole di sguazzare più libere. Perché portavi maschere prima? Di cosa avevi paura? Viviamo in un sistema fatto di travestimenti, non si è mai uguali a quello che mostriamo in presenza di altri occhi. Questo aiuta a prendere meno cazzotti, ma limita l’anima. Conviene? Credo di no. Allora via tutto, o almeno ci sto provando. G.B. MaldestroOfficial
La stazione di Sulmona (AQ)
Prosegue il viaggio in 52 minuti alla scoperta degli scali ferroviari italiani, ogni venerdì alle 9 e in replica alle 16 (riascoltabili in podcast) su Rai Radio Live. A ottobre si celebra la stazione di Sulmona (AQ). Dopo aver raccontato la Transiberiana d’Italia con Carpinone (IS) e Palena (CH), si approfondisce la tappa principale di questa tratta con la testimonianza di Luigi Cantamessa, direttore generale di Fondazione FS Italiane, che a fine ottobre racconterà anche lo scalo di Tempio Vulcano (AG). Si parlerà poi di Roma Termini – in vista dei 70 anni, a dicembre, dalla realizzazione del Dinosauro, la pensilina dell’atrio centrale – a confronto con Milano Centrale e Firenze Santa Maria Novella, insieme a Enrico Menduni, documentarista e autore del libro Andare per treni e stazioni (Il Mulino, pp. 134 € 12). Tutta la complessità della nostra Penisola on air in un collage di emozioni e scoperte presentato dalla conduttrice Valentina Lo Surdo. S.D.V. raiplayradio.it/radiolive
© Giuseppe Senese
STAZIONI ON AIR
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UN TRENO DI LIBRI
Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]
In viaggio con il Prof
IL BAMBINO NASCOSTO
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UNA STORIA DI CAMORRA, AMORE E PATERNITÀ
ono due le voci di questo romanzo, due voci alte, risonanti e commoventi allo stesso tempo, ma ugualmente innocenti. Una è quella di Gabriele Santoro, un maestro di pianoforte, colto e un po’ misogino, che vive da solo nel quartiere malfamato di Forcella a Napoli; l’altra è di Ciro, un ragazzino di dieci anni, figlio di Carmine, uno degli scagnozzi del boss camorrista di zona. La malavita, senza troppa difficoltà, gestisce e influenza una parte importante della vita cittadina e chi nasce all’interno di un certo contesto non può far altro che crescere in fretta, bruciando spesso le tappe della vita. Per chi ha un genitore camorrista è normale utilizzare un’arma e conoscerne i componenti, è ordinaria amministrazione scippare le anziane signore ed è doveroso sapere che i debiti si pagano sempre. Un giorno, mentre aspetta un pacco, Gabriele lascia la porta di casa socchiusa e si ritrova di fronte Ciro. Il ragazzino, durante uno scippo, ha provocato la morte della madre del boss e viene subito braccato dai killer per riparare allo sgarro. Comincia così la strana convivenza tra l’intellettuale raffinato e il bambino delinquente e straccione, che si nasconde a casa sua per sfuggire alla morte. L’uno parla italiano, l’altro un dialetto smozzicato, rozzo. Sembra che fra il pianista solitario e un po’ depresso e il figlio di un camorrista che a dieci anni ne ha viste già di tutti i colori non ci sia possibilità di rapporto. Invece, nei 15 giorni della loro vita in comune, anche se Santoro sa di essere sospettato e in pericolo, scat-
ta fra i due un affetto profondo, come se l’uno avesse bisogno dell’altro, se il piccolo potesse insegnare al grande i misteri della vita reale, difficile, violenta, sanguinosa, mentre il pianista può offrire libri e spartiti rari, lezioni di musica e poesie, accudimento e affetto. Punti di incontro, insomma: l’umanità che riesce a farci riconoscere come persone e scaccia i pregiudizi; la consapevolezza di potersi fidare di qualcuno, che inonda l’animo di una purissima serenità; la musica, considerata sia come energia che smuove emozioni profonde sia come passione da vivere e da trasmettere. S’instaura un rapporto di intensa emotività, di fiducia e rispetto, in cui il maestro prova il piacere di trovare a casa qualcuno che l’aspetta e Ciro recupera una parte della sua infanzia rubata, torna un po’ il bambino che sarebbe stato se non fosse nato in un’ambiente criminale e tragicamente insano. E sin dall’inizio è chiaro che Gabriele Santoro è determinato a correre qualunque rischio pur di proteggere Ciro, in nome di un amore profondo, più forte di quello che i veri genitori sono in grado di offrirgli. Gabriele ha un fratello magistrato, Renato, con cui è in dissidio; un padre novantenne, Massimo, vecchio professore di filosofia; un compagno di vita, Biagio, da cui si è allontanato. Dunque, deve scegliere da solo e la sua integrità interiore lo fa decidere per la protezione di un innocente, anche se sa che potrebbe costargli la vita. Inevitabile lo scontro con il fratello magistrato, è come se la compassione si confrontasse con la durezza della leg-
ge, che non fa eccezioni e potrà costargli un’accusa per sottrazione di minore. Roberto Andò, fresco vincitore del Premio Elba-Brignetti 2020, pone in modo toccante il problema dell’abitudine al male, di come la rassegnazione sia già di per sé peggiore del male stesso. Una riflessione profonda con una grande apertura morale: la misericordia supera sempre la giustizia? Sì, in questo caso il bene vince sul male, ma al prezzo del sacrificio espiatorio dell’innocente. Perciò, a ragione, il maestro dice: «Se non dovessi tornare, sappiate che non sono mai partito». Ho lasciato per ultimi i colori di Napoli, illividita nella rassegnazione che fa perdere l’intensità del paesaggio. Per ricordarci che le sfumature più limpide nascono sempre dalla serenità interiore.
La nave di Teseo, pp. 221 € 17 39
UN TRENO DI LIBRI
© Ufficio Stampa Rai
BRANI TRATTI DA IL BAMBINO NASCOSTO
Fortunato Cerlino e Salvatore Esposito nella serie televisiva Gomorra
[...] E, improvvisamente, Ciro si mise a puntarlo con uno sguardo truce. «Nun m’aggio fatto nisciunu suonno, si’ tu ca te miette appaura e nun vuó fa nu cazzo», il bambino lo disse con rabbia, poi sputò per terra. Gabriele Santoro, imperturbabile, si alzò e, dopo aver estratto il fazzoletto, con pazienza, pulì il pavimento dallo sputo. Poi, riprese a parlare, ma questa volta, nel farlo, volle dimettersi dalla complicità equivoca di quella lingua. «Se non ti piace quello che faccio, va’ a cercare qualcun altro disposto a rischiare la vita per nasconderti, ce ne sono tanti là fuori pronti ad accoglierti a braccia aperte. Va’, dai, che aspetti?» Ciro lo continuò a fissare livido, come sul punto di esplodere. «Che te cride ca me metto appaura ’e ascì ’a ccà? Guarda ca io ‘o ssaccio comme s’accide. Quinnece juorne fa aggio visto ’e murí dduje piezze ’e mmerda». Il maestro, dopo averne contemplato in silenzio la rabbia ottusa, sussurrò: «È inutile che urli, si capisce benissimo che stai inventando». «Ah, sì? Va a vedé comme so’ muorte ’e Mesa, chilli duje strunze c’hanno abbruciato ’o magazzino ’e Musella. Simmo state io e patemo, ’a verità l’ha fatto isso, io aggio guardato sulamente. L’ha ’nzerrate dint’a nu garage ’e Borgo Sant’Antonio e l’ha sparato ’ncapa. Ccà, ’mmiez’ ’o fronte. Ppà Ppà. N’acciso primma a uno e po’ a n’ato. Doppo ca è muorto ’o primmo, chill’ato s’è cacato sotto. E gghiammo, prova a vedé si stongo dicenno palle». «Sta’ zitto», lo supplicò Gabriele, poi smise di parlargli. 40
Invaso da un profondo senso di pena, chiuse gli occhi e, chissà perché, ripensò alle parole che, due giorni prima, gli aveva bisbigliato il padre al telefono. «Tua madre non ha mai voluto ballare con me, le piaceva farlo solo con gli estranei. Come Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi, diceva che si sentiva a suo agio solo con uno di cui ignorava il nome. Io e lei abbiamo ballato una volta sola, dieci anni fa, in un ristorante di Lisbona dove un vecchio suonava la fisarmonica. Quando lui ha attaccato una milonga, lei si è alzata e mi ha invitato a ballare, e io l’ho seguita. Abbiamo cominciato a volteggiare sotto gli occhi degli altri clienti, non ce ne importava niente, era così tua madre, in fondo era una manipolatrice». [...] Muovendosi come un’ombra, il bambino si affacciò alla finestra della cucina e, guardando di sotto, nel cortile, vide sua madre, mano nella mano con Peppe, il fratello più piccolo. Si mise a osservarla cercando di capire se nella sua faccia ci fossero segni di dolore, o di pianto, per la sua assenza. Ma non vide nulla che potesse fargliene intuire i sentimenti, anzi, se possibile, la trovò ancora più enigmatica di prima. Un attimo dopo, comparve anche il padre e Ciro, nel vederlo, avvertì una strana fitta, come se la paura volesse tornare a tormentarlo, e per un attimo, solo per un attimo, si astenne dal guardare. Ma, poco dopo, prevalse la sua voglia di spiare e, con prudenza, il bambino si protese di nuovo verso il vetro. Questa volta vide che Carmine si lasciava andare a una risata. Sì, se la rideva con l’aria di uno che sembra provare ancora molto gusto per la vita, uno a cui le cose vanno sempre bene. Anche la madre accennò un sorriso, ma questa volta Ciro per-
Un assaggio di lettura cepì in lei qualcosa di strano, o di non chiaro. Poi, di colpo, il sorriso sparì anche dal volto del padre. L’uomo venne di nuovo risucchiato in quella fissità tragica, avulsa dalla vita, che è tipica degli uomini violenti. Ciro aveva sempre avuto paura di questi repentini passaggi dal riso alle urla, non era mai riuscito ad abituarcisi. [...] Richiuse gli occhi, e cercò qualcosa da recitare a memoria per passare il tempo. «Partendomi di Napoli a notte con li dinari addosso, per non essere appostato né assassinato, come è il costume di Napoli, trovatomi alla Selciata, con grande astuzia e valore di corpo mi difesi da più cavagli, che mi erano venuti per assassinare», bisbigliò la frase di Benvenuto Cellini come una preghiera, poi la ripeté una seconda volta a voce piena. Era uno dei brani più impervi che avesse mai mandato a mente, e riuscirvi era stata un’impuntatura del suo orgoglio. Impetuoso Cellini, il suo esatto contrario. In quel momento passarono due cani che nel modo di camminare gli sembrarono dotati di una andatura quasi umana. La postura del loro volto era accigliata, saggia, come se portassero un invisibile paio di occhiali. Avevano entrambi l’espressione di chi ne ha viste tante e sa distinguere il bene dal male. Uno dei due, dopo poco, si fermò, e perdendo di colpo il proprio aplomb, si rannicchiò per evacuare. L’altro proseguì sino a scomparire alla vista. Napoli non è una città dove comandano i cani, pensò. A Palermo aveva avuto l’impressione che contassero più degli uomini, e ne aveva incontrati moltissimi. C’era andato per un concerto degli Amici della musica, un maggio di venti anni prima. Il programma prevedeva le Bagatelles di Beethoven. Dopo gli applausi, si era fermato a parlare con il tipo che aveva organizzato la serata, del quale aveva accuratamente declinato l’invito a cena. Come sempre, aveva lasciato vincere la sua propensione alla solitudine. Si era messo a vagare per le strade del centro putrefatto sino a tardi e, in una piazza, davanti alla statua di Carlo V, aveva incontrato due cani che gli erano venuti addosso amichevo-
li. Aveva fatto strada insieme a loro fino alla zona della Cala ma, dopo un po’, i due erano scomparsi. Più tardi, sulla via del ritorno in albergo, si era accorto che i cani continuavano a seguirlo, a distanza. Mentre camminava, di tanto in tanto, si era voltato a guardarli, e si era chiesto cosa volessero, a quale oscura attrazione rispondesse il loro bisogno di non perderlo di vista. Una fratellanza, forse. La merda, toccata dal sole, brillava al centro del vicolo. Ma ora il cane era sparito. Guardò l’orologio, e valutò che era lì da due ore. Fino a quel momento non gli erano pesate. La mente viaggia meglio quando è in attesa, quando è assolta dal dovere di fare, pensò. E ripensando alla sua convinzione di aver già soggiornato sulla terra in un’altra epoca, e sotto altre spoglie, vagheggiò di essere stato un cane. Uno di quei cani indolenti che trascorrono gli interminabili giorni d’estate a rincorrere l’ombra che, lentamente, va spostandosi. Nel frattempo, la luce era mutata di colore. Per terra e sulle facciate dei palazzi si era depositato un alone giallastro, come fosse in corso un’eclisse. [...] Alle sei del mattino il cielo di Napoli aveva il colore indefinito dell’albume. Qualcuno – dio? – aveva sfilacciato l’interno di un uovo gigantesco e si era divertito a cospargere di macchie gelatinose ogni suo angolo. Gabriele Santoro preparò la macchinetta del caffè e la mise sul fuoco, poi si accese la prima sigaretta. Era sicuro di aver fatto un sogno ma ne ricordava solo un volto di donna. Era diafano, sbiadito. Apparteneva all’unica con cui avesse mai fatto l’amore, Barbara, una cantante lirica olandese dai capelli rossi. Non ricordava null’altro del sogno, solo una stanza con la tappezzeria gialla e un gesto che si ripeteva, un cenno della mano – la sua o quella di lei? – che invitava l’altro a uscire. Si adoperò perché la luce non svegliasse Ciro. Si girò e lo vide dormire, coricato su un fianco. Il sonno è l’anteprima della morte, pensò. A Napoli confondono l’agonia con la morte, ma sono due cose molto diverse, si disse. I siciliani e gli spagnoli sono più precisi, a riguardo, concluse. E tagliò una fetta di pane scuro, lasciandovi colare il miele di zagara che gli aveva
© Ufficio stampa Rai
Gianfelice Imparato interpreta Giorgio Pisanelli nella serie tv I bastardi di Pizzofalcone
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UN TRENO DI LIBRI
Un assaggio di lettura
regalato un allievo che si era diplomato l’anno prima. Un pianista di valore, siciliano, uno con cui aveva scambiato delle occhiate promettenti senza che ne seguisse nulla. Solo la non conoscenza del futuro ci rende sopportabile il presente. La verità resiste in quanto tale solo se non la si tormenta. [...] Il terzo giorno passò quasi allo stesso modo ma, prima di sera, Gabriele suonò al pianoforte il suo repertorio di canzoni napoletane. Mentre intonava le parole di M’aggia ’a curà – Il viso del folle, l’ho fatto per te; il grugno del pazzo, lo tengo per te… Ho venduto trecento carrozze, ho venduto trecento palazzi… ’A faccia d’ ’o pazzo… l’ho fatta per te! Comme me pesa ’sta capa, nèh! Comme me pesa ’sta capa, nèh! Aíza! Ched è? Aíza! Ched è? – il maestro cominciò a esagerare col volume della voce e Ciro gli fece notare che i vicini potevano sentirlo. [...] «Non so se è opportuno, la mia è solo curiosità», rispose Gabriele Santoro, sottovoce. «Ma che avete? Vi vedo pallido. Siete sicuro di stare bene? Siete tutto sudato», commentò ancora Diego, avvicinandosi a guardarlo meglio. Il maestro si toccò la fronte e constatò che era bagnata. «Non sono stato un granché nei giorni scorsi, ma non è niente, è solo stanchezza». «Dovete riguardarvi, maestro. Ma, visto che ormai siete qui, ac-
compagnatemi alla cerimonia. Di che vi preoccupate?» Attraversarono la strada e, benché Gabriele Santoro sentisse che le sue gambe diventavano sempre più pesanti, non cambiò idea, continuò ad andare. Voleva vedere in faccia il boss e la madre del bambino. Non l’aveva più incontrata da quel giorno in cui aveva bussato alla sua porta. Per un attimo, su quel pianerottolo, aveva pensato di dirle di Ciro, ma lo sguardo freddo e assente della donna gli aveva poi suggerito che era meglio non scommettere sulla sua complicità. All’ingresso della chiesa si ritrovarono nella calca, e ben presto Gabriele Santoro perse di vista l’allievo. C’era tutta quella parte della città che vuole, a ogni costo, servire il crimine, o esserne vittima. Nell’incrociare i volti drogati e assenti di quella moltitudine, il maestro avvertì il fiato pestilenziale del ventre corrotto di Napoli. Tutta l’energia sordida del rancore e della rapina si trovava lì, tra quelle larve. Si soffermò a guardare le donne e ne vide di bruttissime e di bellissime, ma nello sguardo di tutte riconobbe la prigione dell’assuefazione, e della stanchezza. Non una che si sottraesse a quel mandato. Non una che, obbedendo alla speranza, desse ascolto all’anima nobile della donna o della madre. Sia pure a fatica, il maestro riuscì a fendere la folla, e a guadagnare uno spazio nella navata laterale. Da lì si sporse a guardare le prime file. Cercò Alfonso De Vivo, ma non lo vide. Cercò Carmine Acerno e lo trovò in quarta fila, defilato, con l’occhio spento di chi ripensa alla propria colpa e sa di non avere più scampo. Accanto a lui vide la madre di Ciro, Angela. Sembrava sul punto di piangere ma, da vera virtuosa, si teneva in equilibrio, allo zenit del tracollo e della fermezza, della dissimulazione e della confessione. Dopo poco, sull’altare, comparvero due bambini grassi vestiti da chierichetti, poi un sacrestano giovane dallo sguardo vizioso. Infine, il prete, un vecchio che, apparendo di fronte alla folla, per un po’ si astenne dal parlare, come se volesse valutarne il cordoglio, o saggiarne la responsabilità.
Roberto Andò, vincitore del Premio Internazionale Elba-Brignetti 2020, insieme al presidente della giuria letteraria, Alberto Brandani
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Lo scaffale della Freccia È QUELLO CHE TI MERITI Barbara Frandino Einaudi, pp. 152 € 16 Un matrimonio ferito e ostinato è una perfetta bomba a orologeria. È un duello in cui il cuore e la testa hanno sempre lo stesso peso, e l’intelligenza può perfino complicare le cose. Quali piccole e grandi crudeltà ci si può infliggere quando si sceglie di restare nonostante tutto, mentre la fede nuziale rotola nella tasca dei jeans e poi nel cassetto delle posate?
LA CASA DALLE FINESTRE SEMPRE ACCESE Anna Folli Neri Pozza, pp. 272 € 18 A Torino, tra corso San Maurizio e il Lungo Po Cadorna, al secondo piano di un edificio color sabbia con le finestre che guardano il fiume e la collina vivono, «con il passo dell’illusione e con la generosità della speranza», Giacomo Debenedetti, intellettuale ammalato di troppa intelligenza, e sua moglie Renata, che non ha mai rinunciato a seguire quel marito inquieto e inafferrabile.
AL CENTRO DEL MONDO Alessio Torino Mondadori, pp. 264 € 18,50 Damiano Bacciardi vive con nonna Adele, il nonno chiuso in un antico silenzio e zio Vince, detto il Gorilla, a Villa la Croce, ribattezzata “Villa dei Matti”, lungo uno stradone nel cuore delle colline marchigiane. Il miele dei Bacciardi, “la manna”, è celebre perché fa ingravidare le donne, così come è leggenda la quercia a cui si è impiccato il padre di Damiano, tornata a fare foglie dopo dieci anni.
IL MANUALE DEL FUORISEDE Casa Surace Panini Comics, pp. 200 € 12 La vita del fuorisede non è facile: lavatrici infernali, proprietari di casa invadenti, affitti da pagare, regole di convivenza e incapacità culinarie. Stare da soli in una città sconosciuta può essere complicato. Per venire in soccorso di tutti gli “studenti da giù” la factory Casa Surace, fenomeni della comicità formato web, ha ideato un manuale per sopravvivere lontano dalla propria famiglia. G.B.
AMERICA BRUCIA ANCORA Ben Fountain Minimum Fax, pp. 538 € 19 Un reportage sulla scioccante campagna elettorale 2016, quella in cui la realtà ha superato la fantasia: il candidato Donald Trump ha fatto e detto cose che avrebbero affossato chiunque uscendone non solo indenne, ma presidente degli States. Una diagnosi dei sintomi che ammalano l’America ma che, al tempo stesso, regala una chiave di lettura per interpretare scenari futuri. G.B.
LA SOTTRAZIONE Alia Trabuco Zerán Sur, pp. 200 € 16,50 Felipe e Iquela, figli di ex militanti cileni, sono uniti dalla storia di resistenza dei loro genitori, spettro impossibile da scacciare. Quando l’amica d’infanzia Paloma torna in Cile senza preavviso, prende il via un surreale road trip attraverso le Ande che riporta a galla un passato difficile: la militanza, i tradimenti, le sparizioni, gli anni di lontananza e un’attrazione mai confessata. G.B.
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© Giorgio Galano/AdobeStock
SOCIETÀ
La Basilica superiore di Assisi
VESTITO DELL’ALTRO PADRE ENZO FORTUNATO NEL SAGGIO LA TUNICA E LA TONACA AFFRONTA I TEMI FRANCESCANI DI CURA E ATTENZIONE ALL'UMANITÀ E AMBIENTE. IN ATTESA DELLA TERZA ENCICLICA DEL PAPA di Sandra Gesualdi
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© Archivio Fotografico Sacro Convento di San Francesco in Assisi
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Affreschi di Giotto con le storie di San Francesco, Assisi 44
la voce di e da Assisi. Il «Buongiorno brava gente» con cui ogni giorno racconta in diretta video il Vangelo quotidiano è uno degli appuntamenti mattutini più seguiti su Facebook. Padre Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi e del mensile San Francesco, è un’esplosione di parole e racconti. Il 29 settembre è uscito il suo ultimo libro, La tunica e la tonaca. Un titolo suggestivo e un po’ enigmatico. Come nasce? Durante una riunione di redazione mi sono imbattuto in un vecchio articolo scritto in occasione del restauro della tonaca di San Francesco. Stavamo riflettendo proprio su quell’argomento e il ritrovamento mi ha indotto ad approfondire. Ho scoperto così che la veste povera di Francesco era stata rammendata da Santa Chiara. E da questa rivelazione parte il libro.
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Immagino che, oltre al valore storico, ci sia una lettura metaforica profonda. C’è il tema della riparazione. Ciascuno di noi è chiamato a ripartire, a ricucire, a riprendere la vita in mano. Riparare se stessi per accomodare gli altri. Ci accorgiamo che questa Terra e l’umanità sono continuamente da aggiustare e curare, proprio come un abito consumato e sdrucito. Anche il saio esprime concetti simbolici, quindi… È il segno del tau che rappresenta la croce e la pienezza dell’esistenza. Ho anche scoperto che questo indumento veniva riciclato: era la veste da lavoro usata dai contadini. Contiene il concetto del riuso, prioritario in una società che spreca, scarta, usa e getta. Il santo, che è anche uomo e amico, attraverso il suo abbigliamento ci indica quanto sia necessario percorrere la strada di uno sviluppo sostenibile. Ovvero? La natura e l’ambiente crescono, l’uomo invece si sviluppa, cioè toglie i suoi viluppi, quello che lo incatena al proprio io e alla propria sete di possesso ed egoismo, per assaporare la gioia della libertà. La spoliazione di San Francesco è stata un atto estremo di libertà. Più ci riempiamo di cose, più sperimentiamo il vuoto e il bisogno di colmarci. Affrancandoci dall’avere, invece, dimostriamo la nostra robustezza psicologica ed esistenziale, la nostra umanità. Quello della sostenibilità è un tema molto dibattuto oggi. Pochi sanno che è una parola nata alla fine del ‘700 come valutazione agricolo-economica. Quanti alberi occorre tagliare per gli usi dell’uomo, senza mettere a repentaglio la vita di una foresta? Il Santo di Assisi già nel 1200 invitava i suoi frati a lasciare incolta una parte dei campi, per permettere al terreno di rigenerarsi. Oggi è la tecnica del maggese. L’uomo può convivere e beneficiare dei frutti della Terra ma con equilibrio, e il marrone scuro della tonaca dei confratelli è un forte richiamo al rispetto della casa comune che abitiamo. Chi era San Francesco?
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Un uomo che si rendeva conto che c’è un mondo fuori e che ognuno di noi ha possibilità e potenzialità interiori profonde da concretizzare per gli altri. Ci dice: «Io ho fatto la mia parte, ora sta a voi». Era portatore di cose buone, vere, belle, di cui abbiamo una sete grande. Il 3 ottobre il Papa firma la nuova enciclica, proprio nella cittadina umbra. È una visita storica, la quarta del Santo Padre ad Assisi e la prima volta che un’enciclica viene siglata fuori dalle mura vaticane. Fratelli tutti è un testo sulla solidarietà, la prossimità, lo stare insieme, l’importanza del perdono e di difendere e accogliere le persone più fragili. La terza lettera papale ci spiega anche il nome scelto da Bergoglio: Francesco è l’uomo dei poveri che ama e custodisce il Creato, colui che salvaguarda l’essere umano e non lo tiene a distanza. Significa che nulla è grande di fronte a Dio, ma tutto è ugualmente degno, con un richiamo a riflettere sul colore marrone della tunica e tonaca, simbolo della fragilità e della Terra. E su quei rattoppi da rammendare, come la vita. Cosa ha di speciale papa Francesco? È uomo di Dio con la caratteristica francescana, quella di lasciarsi animare dalla fede, per chi crede, o dai valori, per chi non crede, e quindi dalla pace. Oggi c’è un gran vuoto di guide e lui offre orientamento come un vero leader, anche tra i laici. Sei stato molto amico dello storico
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d'arte Philippe Daverio e hai presieduto al suo funerale. Come raccontava i cicli degli affreschi giotteschi? Attraverso i dettagli, le espressioni dei volti. Daverio affermava: «Questi dipinti riproducono, nella cultura europea, la prima rappresentazione dei due grandi sentimenti umani, gioia e dolore». Il tuo viaggio preferito? Ogni tanto tornare a casa, sulla Costiera amalfitana. Vengo da un piccolo paese di quella zona. Posso aggiungere una battuta per i lettori? Buon viaggio, brava gente. sanfrancescopatronoditalia.it padre.enzo.fortunato padrenzo francescoassisi Padre Enzo Fortunato
Mondadori, pp.144 € 17 45
IN VIAGGIO CON
CROMOSOMA
T(EATRO) P L’ATTORE E REGISTA FABRIZIO GIFUNI TORNA SUL PALCO CON LO SPETTACOLO SUGLI SCRITTI DI ALDO MORO, PRIMA AL VASCELLO DI ROMA POI AL PICCOLO DI MILANO di Andrea Radic Andrea_Radic
andrearadic2019
assione profonda, ricchezza di stimoli, volontà di capire ed elaborare. Sono le prime impressioni che diventano emozioni incontrando e ascoltando Fabrizio Gifuni: drammaturgo e narratore, attore e conoscitore, perfezionista – «forse troppo, devo imparare a chiedere qualcosa di meno a me stesso» – e ostinatamente alla ricerca di risposte e di elementi da elaborare – «un continuo confronto innanzitutto con me stesso» – per consegnarli agli altri. «Cosa ci direbbero oggi Pier Paolo Pasolini, Carlo Emilio Gadda o Aldo Moro? Il teatro è un gioco di fantasmi
che si evocano nello spazio e nel tempo, come in una seduta spiritica, la cui sintesi si costruisce tra chi è sul palcoscenico e coloro che siedono in platea. Un magnetismo particolare, l’essenza del lavoro teatrale. La gioia più grande è quando capita che qualcuno mi fermi non per farmi i complimenti ma per dirmi grazie per l’emozione che abbiamo condiviso». A ottobre torni a teatro, con quale spirito? Difficile definire con quale spirito si riparte nel mondo dello spettacolo. Credo ci sia un forte entusiasmo e un gran desiderio di veder riprendere a
Fabrizio Gifuni durante le prove dello spettacolo su Aldo Moro, Con il vostro irridente silenzio 46
mocrazia cristiana scrisse durante la prigionia, a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio lavoro, come drammaturgo e interprete. Pochissime sale hanno deciso di riaprire, a Roma si contano sulle dita di una mano, e il Vascello è una di queste. Viviamo in un momento di grande paura che penalizza molto il teatro, è un disastro in termini culturali ed economici, a partire dai lavoratori del settore. Dobbiamo ripartire, qualcuno se ne deve far carico, anche impavidamente, pur rispettando tutte le regole. Al Vascello, quando sono state chiuse le sale, abbiamo fatto appena in tempo a terminare l’ultima replica. Serate strapiene di gente seduta in terra, con un’atmosfera da “campo magnetico” tra i corpi in scena e i corpi degli spettatori che interagiscono. Chi ci sarà questa sera? Che succederà? La magia è questa. Uno studio, quello su Aldo Moro, molto intenso. Lo considero il mio lavoro più importante, senza dimenticare il progetto realizzato con Giuseppe Bertolucci su Gadda e Pasolini, quella Antibiogra-
fia di una nazione con cui volevamo ricostruire una mappa cromosomica dell’Italia e degli italiani, per capire cosa eravamo, cosa siamo diventati oppure, in fondo, cosa siamo sempre stati. Oggi tendiamo a sentirci dei nani sulle spalle dei giganti, come se niente fosse all’altezza di ciò che ci ha preceduto. È bene fare la tara dell’effetto nostalgia. Forse fra 30 anni, passato un generale clima di confusione, avremo la distanza giusta per apprezzare persino ciò che accade nel presente. Con il vostro irridente silenzio è nato al Salone del Libro di Torino del 2018. Erano i 40 anni dall’uccisione di Moro e il direttore Nicola Lagioia mi chiese di fare un lavoro su questo tema. Dopo averci pensato, ho capito che non volevo aggiungere altro a quanto scritto e detto sulla figura dello statista e mi sono concentrato unicamente sulle parole da lui scritte durante quei 55 giorni di sequestro. Parole che hanno subito una doppia dannazione. Prima, quel poco che era uscito venne mistificato, deriso, attaccato frontalmente, mentre tutti volevano mettere le mani
© Studio Musacchio, Ianniello & Pasqualini
pieno regime questo settore, e una spinta coraggiosa da parte di alcuni, ma le difficoltà sono enormi. Prima al Teatro Vascello di Roma (fino al 4 ottobre, ndr) e poi per due settimane al Piccolo Teatro di Milano (dal 6 al 17, ndr), ricomincio con lo spettacolo su Aldo Moro Con il vostro irridente silenzio, uno studio sul memoriale e sulle lettere che l'ex presidente della De-
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IN VIAGGIO CON
su quel memoriale, quasi un’ossessione. Poi, molti che ebbero a che fare con quelle carte morirono: Mino Pecorelli, Carlo Alberto Dalla Chiesa, il colonnello Antonio Varisco, il generale Enrico Riziero Galvaligi. Oggi che quelle parole sono pubbliche, invece di diventare patrimonio collettivo non le legge più nessuno. Nel suo memoriale straordinario Moro, in modo cristallino, parla di tutto: dalla strategia della tensione a piazza Fontana, dai finanziamenti illeciti alla Dc al ruolo degli ambasciatori americani in Italia. Se non abbiamo la pazienza di riannodare quei fili non capiremo mai nulla del nostro presente. Da dove viene questa tua sete di approfondire? Dalla passione per il mio lavoro, fatto di sfrenatezza e di gioco, per raccontare il nostro tempo, la società, gli esseri umani. Mi interessa capire cosa ci colpisce, altrimenti tutto diventa, nella migliore delle ipotesi, una semplice faccenda culturale. Dobbiamo cercare, nel teatro come nel cinema, quel qualcosa che ci cambia rispetto a prima. Come dicevano i greci oltre duemila anni fa, andare a teatro al tramonto ad ascoltare una storia è un’attività che partecipa alla crescita dell’individuo, innestando in noi una piccola esplosione psichica. Nel cinema questa tua forte identità drammaturgica non si sente un po’ costretta nel ruolo recitativo? Non è detto che prima o poi non mi verrà questa voglia di dedicarmi anche alla regia, se imparerò a distribuire meglio le energie potrebbe accadere. Chiedermi se preferisco il cinema al teatro è come chiedere a un bambino se vuole più bene a mamma o a papà. È tutto un arricchimento e mi diverto molto. Fin dal principio ho potuto lavorare con grandi maestri, Gianni Amelio, Giuseppe Bertolucci, Liliana Cavani, Marco Tullio Giordana, Marco Bellocchio, ma anche con registi della mia generazione come Gianluca Maria Tavarelli, Daniele Vicari, Andrea Porporati. In questo momento il cinema italiano ha dei grandi talenti e tanti sono giovani. Sta per uscire La Belva, che ho girato con un bravissimo regista di 27 anni, Ludovico Di Martino, un film di azione totale che mi è
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piaciuto enormemente fare, prodotto da Warner Bros e da un produttore coraggioso come Matteo Rovere per Groenlandia. Sei impegnato anche su altri fronti? A Lucera (FG), in Puglia, paese di origine della mia famiglia, organizzo da quattro anni delle vere e proprie stagioni al Teatro Garibaldi e nello splendido anfiteatro augusteo con l’aiuto di Natalia Di Iorio, perché sono convinto che i teatri debbano essere piazze aperte sulle città. Questo, in territori che hanno scontato per vari motivi una forte arretratezza, significa anche svolgere un’attività sociale, prosciugando la palude dove prosperano criminalità, disagio e indifferenza. Ricominceremo in primavera. E sono fiero di essermi speso insieme a un centinaio di attrici e attori per la nascita di Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), la prima associazione di categoria esistente a tutela dei lavoratori del settore creata per sostenere la centralità del nostro mestiere, con l’obiettivo di arrivare finalmente a un contratto collettivo nazionale per l’audiovisivo. Ti senti un privilegiato nel fare il tuo mestiere? Solo perché sono una persona che
fa qualcosa che ama. Serve coraggio e fortuna per riconoscere la propria passione. Riuscire a capire cosa piace e farlo nel miglior modo possibile. L’altro privilegio è poter continuare ad allenare la memoria: sono gli attori gli ultimi depositari di quest’arte. Il profumo della tua infanzia? L’odore della casa in Puglia, che si è miracolosamente preservata per 320 anni, vissuta sempre dalla stessa famiglia. Piena di odori del presente, come il cibo, che si mischiano a odori del passato, come i libri antichi. Qual è il tuo rapporto con il viaggio in treno? Ricordo la fatica, i primi viaggi da solo a 16, 17 anni e le emozioni che mi davano. Oggi si viaggia molto più comodamente, ma continuo a vivere l’esperienza del treno come una cosa molto viva: il paesaggio che cambia dove finiscono le campagne, la trasformazione delle periferie, parti di territorio che vedi solo dal finestrino. Mi piace molto trovarmi fuori dalla rincorsa del tempo, il treno è un luogo dove ti senti salvo, puoi non fare niente e fermarti a pensare: è un tempo regalato. fabriziogifuni.it FabrizioGifuni
«Il treno è un luogo dove ti senti salvo, puoi non fare niente e fermarti a pensare: è un tempo regalato»
Fabrizio Gifuni insieme al giornalista Andrea Radic a Roma Termini prima di salire in treno
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SU DUE RUOTE
© Fabio Ferrari/LaPresse
RIPARTIRE IN VOLATA
La quarta tappa del Giro d'Italia 2019, da Orbetello a Frascati
SI CORRE DAL 3 AL 25 OTTOBRE IL GIRO D’ITALIA, DI CUI TRENITALIA È OFFICIAL GREEN CARRIER. PREVISTE 21 TAPPE DA MONREALE, IN SICILIA, FINO A MILANO di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
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al 3 al 25 ottobre si rinnova la corsa tricolore per eccellenza, il Giro d’Italia. La longeva e amata competizione alla conquista della Maglia Rosa tocca quest’anno 21 tappe: parten-
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za in bici dalla magnifica Monreale (PA), in Sicilia, e arrivo al Duomo di Milano. All’edizione numero 103, che a causa del Covid-19 si svolge eccezionalmente a ottobre, partecipa anche Trenitalia come Official Green Carrier. A testimoniare sempre di più lo stretto legame tra il viaggio in treno, la tutela dell’ambiente e la sostenibilità. Non dimenticando, con uno sguardo al passato, che l’Italia è unita da più di un secolo attraverso i binari e grazie a eventi sportivi come il Giro. Sono tanti i collegamenti lungo le tappe previste per il 2020 che gli appassionati possono seguire utilizzando i treni regionali. La società del Gruppo FS è presente con i suoi stand in tutte le città di partenza e di arrivo della gara. Il 14 ottobre, in occasione dell’11^ tappa, tra Porto
Sant’Elpidio (FM) e Rimini, sull’Adriatico, Trenitalia trasporta ufficialmente il Trofeo senza fine, simbolo della gara ciclistica. Il giorno del traguardo finale, come sempre in piazza Duomo, al villaggio commerciale del Giro d’Italia viene presentato il prototipo dell’innovativo treno Regionale bimodale (ad alimentazione multipla elettrico+diesel) su cui sarà possibile, come già previsto sugli altri treni, trasportare gratis le bici pieghevoli. In tutte le tappe viene distribuita un’edizione speciale Giro d’Italia del travel book Ciclovie in cui Trenitalia propone 20 itinerari da percorrere con bicicletta e treno. Seguire la gara è da sempre appassionante per tutti gli sportivi. Si può tifare ed esultare per campioni come Vincenzo Nibali o Peter Sagan,
LAGHI DI CANCANO Parco Nazionale dello Stelvio
PARTENZA
Da Monreale a Milano: 3-25 ottobre
ARRIVO
MADONNA DI CAMPIGLIO
VALDOBBIADENE
SAN DANIELE DEL FRIULI
TAPPA 3
PIANCAVALLO Riposo 19 lun. 19 MORBEGNO 18 16 ven. 23 SANUDINE DANIELE MADONNA VALDOBBIADENE LAGHI PINZOLO PARTENZA DELmar. FRIULI CAMPIGLIO DI CANCANO DIgio. 22 20 ARRIVO Parco Nazionale 17 PARTENZA\ARRIVO dello Stelvio PIANCAVALLO 14 BASSANO Riposo CONEGLIANO DEL GRAPPA 19 lun. 19 SESTRIERE sab. 17 15 mer. 21 MORBEGNO MILANO 18 16 BASE AEREA ven. 23 ASTI PINZOLOMONSELICE UDINE RIVOLTO 21 gio. 22 mar. 20 (Frecce Tricolori) CERNUSCO 17 dom. 18 14 SUL NAVIGLIO 20 BASSANO 13 dom. 25 CONEGLIANO DEL GRAPPA ALBA SESTRIERE sab. CERVIA 17 15 mer. 21 sab. 24 MILANO ven. 16 BASE AEREA ASTI MONSELICE RIVOLTO CESENATICO gio. 15 21 (Frecce Tricolori) RIMINI 12 ar CERNUSCO erst dom. 18 p SUL NAVIGLIO su 20 13 an dom. 25 ALBAag CERVIA S sab. 24 ven. 16 11 SANT’ELPIDIO CESENATICO gio.PORTO 15 mer. 14 RIMINI 12 rstar PARTENZA\ARRIVO
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Da Monreale a Milano: 3-25 ottobre
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TORTORETO
km 150 TAPPA 3 km 208 TAPPA 9 ENNA-ETNA (dislivello 2950 m) S. SALVO-ROCCARASO (disl. 4000 m) PIANO PROVENZANA (1775 m) ROCCARASO AREMOGNA 18,2 km al 6,8%, max(1658 11% m) 9,6 km al 5,7%, max 12% km 208 TAPPA 9 km 185 TAPPA 15 S. SALVO-ROCCARASO (disl. 4000 m) RIVOLTO-PIANCAVALLO (disl.m)3800 m) ROCCARASO AREMOGNA (1658 SELLA (95512% m) 9,6 kmCHIANZUTAN al 5,7%, max 10,7 km al 5,4%, max 9% FORCELLA DI MONTE REST (1060 m) 7,4 km al 7,4%, max 11% km m) 185 TAPPA FORCELLA DI15 PALA BARZANA (840
12,7 km al 4,1%, max 10%(disl. 3800 m) RIVOLTO-PIANCAVALLO PIANCAVALLO (1290(955 m) m) SELLA CHIANZUTAN 14,5 km alal 5,4%, 7,8%, max 10,7 km max 15% 9%
FORCELLA DI MONTE REST (1060 m) 7,4 km al 7,4%, max 11% FORCELLA DI17 PALA BARZANA km (840 203 m) TAPPA 12,7 km al 4,1%, max 10% BASSANO-CAMPIGLIO (disl. 5100 m) PIANCAVALLO (1290 m) FORCELLA (1782 m) 14,5 km alVALBONA 7,8%, max 15% 21,9 km al 6,6%, max 11% MONTE BONDONE (1572 m) 20,2 km al 6,8%, max 15% 17(1020 m) km 203 TAPPA PASSO DURONE 3 km 150 TAPPA 10,4 km al 6%, max 10%(disl. 5100 m) BASSANO-CAMPIGLIO ENNA-ETNA (dislivello 2950 m) MADONNA DI CAMPIGLIO (1514 FORCELLA VALBONA (1782 m) m) PIANOkm PROVENZANA (1775 m) 12,5 alal 5,7%, 9% 21,9 km 6,6%, max max 11% 18,2 km al 6,8%, max 11% MONTE BONDONE (1572 m) 8 20,2 km al 6,8%, max 15% GIOVINAZZO sab. 10 PASSO DURONE (1020 m) 9 max 10% km 208 10,4 km al 6%, TAPPA MADONNA DI CAMPIGLIO (1514 S. SALVO-ROCCARASO (disl.m)4000 m) 12,5 km al 5,7%, max 9% ROCCARASO AREMOGNA (1658 m) BRINDISI 9,6 km al 5,7%, max 12% 8 GIOVINAZZO sab. 10
10 11 PORTO LANCIANO SANT’ELPIDIO mer. 14 mar. 13 Riposo SAN DANIELE VALDOBBIADENE LAGHI MADONNA PARTENZA lun. 12 DEL FRIULI VIESTE DI CANCANO DI CAMPIGLIO ARRIVO TORTORETO ROCCARASO Parco Nazionale 9 PARTENZA\ARRIVO (AREMOGNA) dello Stelvio PIANCAVALLO SAN SALVO Riposo 10 dom. 11 19 lun. 19 LANCIANO mar. 13 MORBEGNO 18 16 ven. 23 Riposo PINZOLO UDINE lun. 12 VIESTE gio. 22 mar. 20 ROCCARASO 9 17 (AREMOGNA) 14 SAN SALVO BASSANO dom. 11 CONEGLIANO MATERA 7 DEL GRAPPA SESTRIERE sab. 17 21 TAPPE, 3496 KM: 64,7 A CRONOMETRO ven. 9 15 mer. 21 MILANO N BASE AEREA Data Tappe Località km Tipo Difficoltà ASTI MONSELICE RIVOLTO ★★★ 1 MONREALE - PALERMO 3 sabato 15 21 km 185 (Frecce Tricolori) TAPPA 15 CERNUSCO150 ★★ 2 ALCAMO - AGRIGENTO 4 domenica dom. 18 SUL NAVIGLIO RIVOLTO-PIANCAVALLO (disl. 3800 m) 3 20 ★★★★ ENNA - ETNA (PIANO PROVENZANA - LINGUAGLOSSA) 150 5 lunedì 13 CASTROVILLARI dom. 25 BRINDISI MATERA 67 SELLA CHIANZUTAN (955 m) 4 ALBA CATANIA - VILLAFRANCA TIRRENA 6 martedì 140 S ★★ gio. 8 21 TAPPE, 3496 KM: 64,7 A CRONOMETRO CERVIA ven. 9 10,7 km al 5,4%, 18 max 9%km 207 TAPPA ★★★ MILETO24- CAMIGLIATELLO SILANO 7 mercoledì 5 sab. 225 ven. 16 N FORCELLA DI MONTE REST (1060 m) Data Tappe Località km Tipo Difficoltà 6 CASTROVILLARI - MATERA 8 giovedì 188 S ★★ PINZOLO-CANCANO (disl. 5400 m) 7,4 km al 7,4%, max 11% CESENATICO gio. 15 CAMIGLIATELLO ★★★ sabato MONREALE - PALERMO 39 venerdì 15 71 MATERA - BRINDISI 143 S ★ CAMPO CARLO MAGNO (1681(840 m) m) RIMINI SILANO r FORCELLA DI PALA BARZANA 12 a t ★★ 2 domenica ALCAMO - AGRIGENTO 150 ers 8 ★★★ GIOVINAZZO - VIESTE (GARGANO) 104 sabato 200 14,3 km al 6,1%, max 10% p 12,7 km al 4,1%, max 10% su PROVENZANA - LINGUAGLOSSA) 150 3 ★★★★ lunedì ENNASALVO - ETNA-nROCCARASO (PIANO 9 ★★★★ SAN (AREMOGNA) 115 domenica 208 PASSO CASTRIN (1704 m) 6 CASTROVILLARI a PIANCAVALLO (1290 m) 4 CATANIA 140 S ★★ ag- VILLAFRANCA TIRRENA 11,2 max 15% 13% gio. 8 lunedì RIPOSO 126 martedì 14,5 km km alal 6,4%, 7,8%, max S TAPPA 5 ★★★ - CAMIGLIATELLO 225 PASSO DELLO18 STELVIO (2758km m) 207 ★★★ 10 MILETO martedì LANCIANO - TORTORETO SILANO 137 mercoledì 177 11 5 MILETO VILLAFRANCA ALCAMO ★★ 6 giovedì CASTROVILLARI MATERA 8 188 24,7 km al 7,5%, max 12% S PINZOLO-CANCANO (disl. 5400 m) PORTO SANT’ELPIDIO 14 mercoledì 11 PORTO SANT'ELPIDIO - RIMINI 182 S ★ mer. 7 TIRRENA dom. 4 CAMIGLIATELLO PALERMO ★ 7 - BRINDISI 143 S ★★★★ LAGHI CANCANO (1945 m)m) mer. 14 CAMPODICARLO 12 MATERA giovedì CESENATICO - CESENATICO 159 venerdì 204 17MAGNO (1681km 203 SILANO TAPPA 2 ETNA 8,7 8 ★★★ sabato GIOVINAZZO - VIESTE (GARGANO) 10 venerdì 200 14,3kmkmalal6,8%, 6,1%, max max 11% 10% 13 CERVIA - MONSELICE 16 192 S ★★ Piano BASSANO-CAMPIGLIO 9 ★★★★ domenica 14 SAN SALVO - -ROCCARASO (AREMOGNA) 11 sabato 208 PASSO CASTRIN (1704 m) (disl. 5100 m) 1 TORTORETO ★★★★ CONEGLIANO VALDOBBIADENE (PROSECCO STAGE) 17 34 Provenzana FORCELLA (1782 m) 11,2 km alVALBONA 6,4%, max 13% lunedì 12 domenica MONREALE ★★★★ 15 RIPOSO 18 185 BASE RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) - PIANCAVALLO 21,9 al 6,6%, 11%km 20 TAPPA sab. 3 10 PASSOkmDELLO STELVIOmax (2758 m) 198 ★★★ 10 LANCIANO 13 177 lunedì 19 martedì RIPOSO - TORTORETO 5 MILETO VILLAFRANCA ALCAMO MONTE m) 24,7 kmBONDONE al 7,5%,(1572 max 12% LANCIANO 11 PORTO RIMINI 14 mercoledì 182 S ★ ALBA-SESTRIERE (disl. 5000 m) mer. 7 TIRRENA dom. 4 ★★★★ 16 martedì 20 229 UDINE -SANT'ELPIDIO SAN DANIELE-DEL FRIULI 4 CATANIA 20,2 km al 6,8%, max 15% PALERMO 3 mar. 13 LAGHI DI CANCANO (1945 ★★★★ CESENATICO 15 204 COLLE DELL’AGNELLO (2744m)m) ENNA mar. 6 2 ★★★★★ 17 mercoledì 12 21 giovedì 203 BASSANO DEL- CESENATICO GRAPPA - MADONNA DI CAMPIGLIO PASSO (1020 ETNA Riposo 8,7 kmDURONE al 6,8%, max m) 11% 21,3 15% lun. 5 13 CERVIA 16 venerdì 192 S ★★ 10,4 km km alal 6,8%, 6%, maxmax10% Piano lun. 12 ★★★★★ 18 giovedì 22 PINZOLO- -MONSELICE LAGHI DI CANCANO (PARCO DELLO STELVIO) 207 VIESTE 1 COL D’IZOARD (2360 m)(1514 m) ★★★★ 14 CONEGLIANO sabato VALDOBBIADENE (PROSECCO STAGE) 17 venerdì 34 Provenzana ROCCARASO 9 MADONNA DI CAMPIGLIO ★ 19 23 251 MORBEGNO - -ASTI S 14,2 km al 7,1%, max 14% MONREALE (AREMOGNA) ★★★★ 15 ALBA domenica 20 18 sabato 185 BASE -RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) - PIANCAVALLO 12,5 km al 5,7%, max 9% SAN SALVO ★★★★★ 24 198 SESTRIERE TAPPA sab. 3 MONGINEVRO20 (1854 m) km 198 lunedì 19 domenica dom. 11 RIPOSO SUL NAVIGLIO - MILANO 21 CERNUSCO ★★ 25 15,7 8,4 km al 6%, max 9% 8 ALBA-SESTRIERE (disl. 5000 m) 3 ★★★★ 16 UDINE - SAN DANIELE DEL FRIULI 20 martedì 229 4 CATANIA TOTALE KM 3.496,8 CIMA COPPI SESTRIERE (2035 m)(2744 m) GIOVINAZZO COLLE DELL’AGNELLO ENNA mar. 6 ★★★★★ 21 mercoledì 17 BASSANO DEL GRAPPA - MADONNA DI CAMPIGLIO 203 Passo dello Stelvio 18) 2758 m sab. 10 11,4 CRONOMETRO INDIVIDUALI ARRIVI IN SALITA S PER VELOCISTI 21,3 km km alal 5,9%, 6,8%, max max 9% 15% lun.(tappa 5 ★★★★★ 18 PINZOLO - LAGHI DI CANCANO (PARCO DELLO STELVIO) 207 22 giovedì COL D’IZOARD (2360 m) 19 MORBEGNO - ASTI 23 venerdì 251 S ★ 14,2 km al 7,1%, max 14% 20 ALBA - SESTRIERE ★★★★★ 24 sabato 198 MONGINEVRO (1854 m) BRINDISI MATERA 7 ★★ 25 domenica 21 CERNUSCO SUL NAVIGLIO - MILANO 15,7 8,4 km al 6%, max 9% 21 TAPPE, 3496 KM: 64,7TOTALE A CRONOMETRO ven. 9 KM 3.496,8 CIMA COPPI SESTRIERE (2035 m) N Data CRONOMETRO Tappe Località 11,4 km al 5,9%, max 9% Passo dello Stelvio (tappa 18) 2758 m INDIVIDUALI ARRIVI IN SALITA S PER VELOCISTI km Tipo Difficoltà ★★★ 1 MONREALE - PALERMO 3 sabato 15 ★★ 2 ALCAMO - AGRIGENTO 4 domenica 150 3 ★★★★ ENNA - ETNA (PIANO PROVENZANA - LINGUAGLOSSA) 150 5 lunedì CASTROVILLARI 6 4 CATANIA - VILLAFRANCA TIRRENA 6 martedì 140 S ★★ gio. 8 km 207 TAPPA 18 ★★★ 7 mercoledì 5 MILETO - CAMIGLIATELLO SILANO 225 6 CASTROVILLARI - MATERA 8 giovedì 188 S ★★ PINZOLO-CANCANO (disl. 5400 m) CAMIGLIATELLO 7 MATERA - BRINDISI 9 venerdì 143 S ★ CAMPO CARLO MAGNO (1681 m) SILANO 8 ★★★ GIOVINAZZO - VIESTE (GARGANO) 10 sabato 200 14,3 km al 6,1%, max 10% ★★★★ - ROCCARASO (AREMOGNA) 115domenica 69 SAN SALVO 208 PASSO CASTRIN20 (1704 m) 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 21 R R 11,2 km al 6,4%, max 13% RIPOSO 12 lunedì PASSO DELLO STELVIO (2758 m) ★★★ 10 LANCIANO - TORTORETO 13 martedì 177 5 MILETO VILLAFRANCA ALCAMO 24,7 km al 7,5%, max 12% 14 mercoledì 11 PORTO SANT'ELPIDIO - RIMINI 182 S ★ mer. 7 TIRRENA dom. 4 PALERMO LAGHI DI CANCANO (1945 m) ★★★★ 12 CESENATICO - CESENATICO 15 giovedì 204 2 ETNA 8,7 km al 6,8%, max 11% Izoard 13 CERVIA - MONSELICE 16 venerdì 192 S ★★ Passo Piano 2360 m dello Stelvio 1 ★★★★ 14 CONEGLIANO - VALDOBBIADENE (PROSECCO STAGE) 17 sabato 34 Provenzana Cima Coppi MONREALE Agnello ★★★★ 18 domenica 15 BASE RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) - PIANCAVALLO 185 2758 m 20m km 198 TAPPA2744 sab. 3 Campiglio 19 lunedì RIPOSO 1514 m Valbona Montescuro ALBA-SESTRIERE (disl. 5000 m) 3 ★★★★ 16 UDINE - SAN DANIELE DEL FRIULI 20 martedì 229 4 CATANIA 1945 m Bondone 1782 m 1618 m COLLE DELL’AGNELLO (2744 m) ENNA mar. 6 1572 m Piancavallo ★★★★★ 21 mercoledì 17 BASSANO DEL GRAPPA - MADONNA DI CAMPIGLIO 203 21,3 km al 6,8%, max 15% lun. 1290 5m ★★★★★ 18 PINZOLO - LAGHI DI CANCANO (PARCO DELLO STELVIO) 207 22 giovedì Ragogna COL D’IZOARD (2360 m) 19 MORBEGNO - ASTI 23 venerdì 251 S ★ 494 m 14,2 km al 7,1%, max 14% 20 ALBA - SESTRIERE ★★★★★ 24 sabato 198 MONGINEVRO (1854 m) ★★ 25 domenica 21 CERNUSCO SUL NAVIGLIO - MILANO 15,7 8,4 km al Monginevro 6%, max 9% 1854 m TOTALE KM 3.496,8 CIMA COPPI SESTRIERE (2035 m) 9% Passo dello ARRIVI IN SALITA S 225 CRONOMETRO 188 INDIVIDUALI 143 200 208PER VELOCISTI 177 182 204 192 34 Stelvio 185 (tappa 18) 2292758 m 203 207 25111,4 km al 5,9%, 198 max 15,7
Pe te r
ITALIA
Pe te r
© Gazzetta dello Sport
Da Monreale a Milano: 3-25 ottobre
ITALIA
km 150
ENNA-ETNA (dislivello 2950 m) PIANO PROVENZANA (1775 m) 18,2 km al 6,8%, max 11%
Giro PER L’ITALIA ITALIA
150
140
2035 m CERNUSCO SUL NAVIGLIO MILANO
ALBA SESTRIERE
MORBEGNO ASTI
PINZOLO LAGHI DI CANCANO
BASSANO DEL GRAPPA MADONNA DI CAMPIGLIO
UDINE SAN DANIELE DEL FRIULI
BASE AEREA RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) PIANCAVALLO
CONEGLIANO - VALDOBBIADENE (PROSECCO SUPERIORE STAGE)
CERVIA MONSELICE
CESENATICO (NOVE COLLI)
PORTO SANT'ELPIDIO RIMINI
CATANIA VILLAFRANCA TIRRENA
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LANCIANO TORTORETO
ENNA ETNA (PIANO PROVENZANA)
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SAN SALVO ROCCARASO (AREMOGNA)
ALCAMO AGRIGENTO
Etna 1775 m
GIOVINAZZO VIESTE (GARGANO)
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CASTROVILLARI MATERA
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MILETO CAMIGLIATELLO SILANO
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MONREALE PALERMO
Cima Coppi sullo Stelvio, ci sono Agnello e Izoard
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© Hamos Berluti
SU DUE RUOTE
Il treno Pop che trasporta il Trofeo senza fine, simbolo del Giro d'Italia
con un po’ di nostalgia per i duelli immortali tra Gino Bartali e Fausto Coppi. A partire dalla Sicilia, regione ricca di storia e natura toccata da quattro delle 21 tappe totali. Si attraversa Agrigento e la sua Valle dei Templi, poi si arriva in salita sull’Etna a Piano Provenzana, dal versante inedito di Linguaglossa (CT). Oltre lo Stretto, lasciata l’isola, l’itinerario calabrese si alterna per chilometri tra la costa e la montagna dove è fissato l’arrivo numero cinque, a Camigliatello Silano, nel territorio di Cosenza. Dopo il passaggio in Basilicata, si corre verso la Puglia, fino a Brindisi. Le due ruote seguono con un lungo itinerario la costa adriatica da
Giovinazzo (BA) a Cesenatico (FC). Si giunge in Emilia-Romagna dopo aver toccato le Marche e l’Abruzzo, con un’incursione all’interno, domenica 11 ottobre, da San Salvo (CH) a Roccaraso (AQ). Dopo la 13^ tappa, tra Cervia (RA) e Monselice (PD), la cronometro si corre sabato 17: da Conegliano immersione in Valdobbiadene (TV), terra veneta del Prosecco Superiore, etichetta conosciuta in tutto il mondo. Partenza il giorno dopo dall’aeroporto militare di Rivolto (UD) per onorare un altro motivo di orgoglio italiano: prima dello start, si esibiscono le tanto amate Frecce Tricolori della Pattuglia acrobatica
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© Archivio Fotografico Storico FOTOWALL di Walter Breveglieri ed. MINERVA, Bologna
Aldo Ronconi in testa al Giro di Toscana del 1948
nazionale. Anche il Friuli-Venezia Giulia con Udine e San Daniele, il Veneto con Bassano del Grappa (VI) e il Trentino con le località montane di Madonna di Campiglio e Pinzolo (TR) salutano la scia dei ciclisti, fino alla 18^ tappa. Non può mancare il Piemonte, con i panorami dell’astigiano e una tappa ad Alba (CN), patria del tartufo. Ma non ci si può fermare troppo: Milano e le guglie del Duomo attendono al traguardo. Quello dell'edizione 103, che si conquista dopo 3.497,9 chilometri percorsi. trenitalia.com | giroditalia.it giroditalia giroditalia giroditalia Giro d’Italia
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Ligabue, Muti e Internazionale,
ottobre ricchissimo a Ferrara
D
ecine di eventi, tra storia, arte, cultura e intrattenimento. Ferrara ha dimostrato quest’estate di voler segnare il passo delle ripartenze intelligenti – dopo i mesi di blocco – con un vasto calendario di iniziative. La città ha ospitato cantanti come Nek, Mario Biondi, Elisa e la mostra “Un artista chiamato Banksy”. Piazza Trento Trieste ha fatto da palcoscenico al tributo a Ennio Morricone. Ferrara ha aperto la sua arte, tra Medioevo e Rinascimento, il fasto degli Este a Palazzo Schifanoia, i giardini segreti e privati aperti eccezionalmente al pubblico con Interno Verde. E il cinema: ParcoPareschi ha ospitato l’anteprima del film di Antonio Ligabue a Ferragosto. Ed ora, a poche settimane da quell’evento, eccoci a ottobre. Il grande artista questo mese tornerà a vivere in città: dal 30 ottobre infatti la suggestiva cornice di Palazzo dei Diamanti ospiterà l’antologica del celebre autore emiliano riassumendo il suo itinerario artistico di pittore, scultore, disegnatore. “Una vita d’artista” il titolo che la Fondazione Ferrara Arte e la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma hanno scelto per la mostra. Iniziativa che porta la firma di Vittorio Sgarbi e che ripercorrerà l’intera iconografia di Ligabue, le giungle aggrovigliate di piante, i paesaggi, i celebri ritratti, gli animali. L’appuntamento si candida a catalizzare decine di migliaia di visitatori, appassionati, curiosi, turisti. Ci sarà tempo fino al 5 aprile 2021 per godere della pienezza dell’opera artistica del maestro di Gualtieri, nato in Svizzera. Se Ligabue chiuderà il mese di eventi, il Festival di Internazionale, confermatissimo, lo inaugurerà. È infatti in programma dal primo week end (3-4 ottobre) l’avvio della kermesse, in una nuova edizione speciale in un momento speciale. Il festival, a differenza degli altri anni, durerà – nel complesso – quasi un anno, coprendo lo spazio di otto fine settimana, da ottobre a maggio. E nel contesto di Internazionale sarà allestita al Padiglione d’arte contemporanea la mostra “Alle radici della fotografia”, con gli scatti del celebre fotografo Italo Zannier. In questo ottobre ferrarese è anche la musica a dominare la scena. Lo fa con alcuni appuntamenti che proiettano la città estense nella scena internazionale. Del resto l’occasione si presta: cent’anni fa Arturo Toscanini lasciava il suo indelebile tocco al Teatro Comunale di Ferrara. Ora, a un secolo esatto di distanza, a varcare la soglia di uno dei 29 prestigiosi teatri di tradizione d’Italia (ATIT), è il Maestro Riccardo Muti, ospite in città il 10 ottobre alle 20.30 al Teatro Comunale “Claudio Abbado”. Quale migliore figura per celebrare una ricorrenza così importante: il Maestro è infatti custode dell’eredità musicale e culturale di Toscanini, attraverso Antonino Votto, allievo di Toscanini e maestro dello
Riccardo Muti © Silvia Lelli by courtesy of www.riccardomutimusic.com
stesso Muti. Nella serata del 10 ottobre ci sarà anche l’Orchestra giovanile Luigi Cherubini, la compagine musicale da lui stesso creata. Dieci giorni dopo, il 20 ottobre, al Teatro Comunale arriverà un altro grande, il pianista Maurizio Pollini (ore 20,30). Il suo programma sarà sospeso tra Beethoven (nel 250ennale della nascita) e due pezzi di Luigi Nono e di Arnold Schönberg. C’è poi un altro primato che Ferrara porta in scena in questo ottobre ricchissimo: lo storico Festival di Danza Contemporanea, punto di riferimento per i coreografi internazionali, che aprirà i battenti venerdì 9 ottobre, alle 21, con un’anteprima internazionale di Aterballetto del Don Juan e con la coreografia di Johan Inger. E il 30 ottobre tornerà a Ferrara (l’ultima volta era stato negli anni Duemila) il grande coreografo e danzatore fiammingo Wim Vandekeybus. Per la prosa triplice appuntamento con “Le allegre comari di Windsor”: venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 ottobre. Rimane ricchissima anche l’agenda delle mostre: l’Oro degli Estensi a Schifanoia, in Pinacoteca, al piano nobile di Palazzo dei Diamanti, i grandi cicli degli affreschi medievali, oltre al salone d’onore e all’appartamento di Virginia de’ Medici, Gaetano Previati al Castello, la Biennale Donna con gli scatti di grandi fotografe a Palazzina Marfisa d’Este. La piacevolezza di Ferrara è anche da gustare, con trattorie e degustazioni che ripropongo il meglio della cultura gastronomica estense. BRAND MANUAL Ferrarainfo.com
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SU DUE RUOTE
IL RUGGITO DEL RE LEONE CON 42 VITTORIE AL GIRO D'ITALIA, MARIO CIPOLLINI È L’UOMO DEI RECORD. PER LUI IL CICLISMO È UNA METAFORA DELLA VITA: «DOPO OGNI VITTORIA, BISOGNA SEMPRE CONTINUARE A PEDALARE» di Andrea Radic Andrea_Radic
andrearadic2019
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© Mario Reggiani
È
stato uno dei migliori velocisti di tutti i tempi, i suoi traguardi in volata hanno conquistato il pubblico. Ha vinto la Milano-Sanremo del 2002 e detiene il record di vittorie di tappa al Giro d’Italia, ben 42. Soprannominato il Re Leone, Mario Cipollini definisce il ciclismo una metafora della vita: «Un giorno vinci e sei in vetta, ma la mattina dopo tutto ricomincia da capo, stesso impegno, stessa fatica. Quando sei un campione alla partenza del Giro, scendi da un motorhome con tutti i comfort, sali in bicicletta e ti ritrovi da solo di fronte alla prova, atletica e umana, con il fango e la pioggia sulla faccia». Quali sono i valori dello sport agonistico? L’agonismo è cercare di migliorarsi sempre, è un risultato, ma è il percorso precedente che costruisce un atleta e gli consente di migliorarsi sotto il profilo fisico con l’allenamento, lo stile di vita, l’alimentazione, e sotto quello psicologico per poter affrontare la sfi-
Mario Cipollini
© Delmati/LaPresse
Mario Cipollini al Giro d’Italia 1995
da con se stessi. Perché il ciclismo è innanzitutto una gara personale, dove è la mente a gestire il motore. Ciclismo è fatica, è correre con ogni condizione meteo… È proprio così e chi fa questo sport lo sa bene. Non è facile comprendere quanti siano i sacrifici e le difficoltà necessari per affrontare una carriera, una stagione o anche solo una gara. Per questo dico che il ciclismo è una metafora della vita e ti costringe a tenere sempre i piedi ben saldi a terra: se pensi alla vittoria raggiunta e non alla successiva prova che ti attende, non hai scampo. Anche dopo una Milano-Sanremo, quando arrivi distrutto in ogni parte del corpo, la miglior cosa, il giorno successivo, è continuare a pedalare. Un’abitudine non facile da capire, ma che porta con sé un sentimento che ti resta dentro, di libertà, quasi di fanciullezza. La bici ti consente di evadere. Come sei arrivato al ciclismo? In modo naturale, in famiglia. Mio padre ha corso tanti anni nel dopoguerra, anche mio fratello, dieci anni più grande di me, correva in bicicletta e io lo seguivo. A sei anni ho fatto la mia
prima gara. Oggi che rapporto hai con questo sport? Sono un grande appassionato, non dimentichiamo che noi italiani realizziamo le migliori biciclette e il miglior abbigliamento tecnico, abbiamo insegnato agli sportivi come alimentarsi seguendo la giusta dieta mediterranea. Anche se negli ultimi anni siamo stati schiacciati dal sistema anglosassone e americano, non abbiamo una squadra italiana nel World Tour: è come se nel calcio non avessimo nessuna squadra in serie A e i calciatori fossero costretti a emigrare per giocare nelle serie maggiori. Serve uno sforzo nazionale, anche da parte del Governo, per dare forza al ciclismo italiano e ai suoi atleti. Lo fanno gli inglesi, i francesi, gli australiani, gli spagnoli, perché noi no? Ottavio Bottecchia, Alfredo Binda, Giuseppe Saronni, Francesco Moser, Vincenzo Nibali, Marco Pantani, sono tutti campioni italiani che, non dimentichiamolo, hanno scritto la storia di questo sport. E poi dobbiamo avvicinare i giovani a questa esperienza, fin da bambini: se non creiamo entusiasmo
in loro è finita. Della tua fase agonistica cosa ti è rimasto di più nel cuore? Fissare degli obiettivi, che sia il Giro d’Italia o la Milano-Sanremo, e cercare di raggiungerli con impegno e sacrificio, allenare la tua macchina umana per farla rendere al meglio. L’atleta è come un imprenditore di se stesso, investe un anno, un anno e mezzo, sulla preparazione per raggiungere un risultato in una gara importante. Ecco, del ciclismo professionistico, oggi mi manca l’avere un obiettivo da conquistare. La tua vittoria più emozionante? La tappa e del Giro d’Italia 1995 da Perugia a Terni, la mia prima Maglia Rosa. Ho tagliato il traguardo davanti a mio papà e a tutta la mia famiglia e mi è tornato in mente quando da bambino vedevo mio fratello che faceva la valigia per il Giro e partiva da San Giusto di Compito, nel comune di Capannori (LU), dove abitavamo, e io desideravo essere come lui. Il Re Leone ruggisce ancora. mariocipollini.com MarioCipolliniOfficial 55
SU DUE RUOTE
INSEGUENDO IL
GIRO
DALLA SICILIA AL PIEMONTE, ATTRAVERSO NOVE PERCORSI CICLABILI A PORTATA DI STAZIONE. SULLA TRACCIA PERCORSA DAI PROFESSIONISTI IN MAGLIA ROSA
«P
asseggiando in bicicletta accanto a te, pedalare senza fretta la domenica mattina», cantava Riccardo Cocciante. Le due ruote hanno conquistato ormai un pubblico variegato. Un mezzo facile da usare e amico dell’ambiente, proprio come il treno. Nel travel book Ciclovie, di recente pubblicazione, Trenitalia suggerisce 20 percorsi ciclabili a portata di stazione. Ogni itinerario è corredato da foto, cartine, percorsi, informazioni turistiche e alcune curiosità. Nove delle 20 ciclovie descritte nell’agile pubblicazione toccano, dalla Sicilia al Piemonte, i territori di passaggio del Giro d’Italia, che quest’anno si corre dal 3 al 25 ottobre. In provincia di Catania si passa dal caldo esplosivo dell’Etna alle acque fredde delle Gole dell’Alcantara. Il percorso ad anello parte da Fiumefreddo, in direzione Calatabiano, dove si può visitare la quattrocentesca chiesa del Santissimo Crocifisso. Sul
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portale si nota ancora una misteriosa iscrizione che, secondo una leggenda, solo un cavaliere su di un cavallo bianco potrà decifrare. Tornati con i piedi sui pedali si prosegue verso la Valle dell’Alcantara per immergersi in un contesto naturale straordinario, con il fiume omonimo stretto tra grandi massi grigi di materiale lavico. I più preparati possono fare il giro dell’Etna in bici, seguendo un itinerario affascinante. E gli altri cimentarsi con il trekking a piedi lungo le colate. Attraversato lo Stretto, eccoci in Calabria, per risalire di circa 200 chilometri e incontrare il percorso ciclabile compreso tra Guardia Piemontese e San Lucido (CS). Il tracciato si affaccia sul mare, a poca distanza da Camigliatello Silano, meta finale della quinta tappa del Giro, il 7 ottobre. Lungo la Riviera dei Cedri, è il panorama a essere protagonista con le acque trasparenti del Tirreno e lo sguardo che spazia
fino alle Eolie e a Capo Palinuro. Tra le tappe principali, il Santuario di San Francesco di Paola, venerato dai calabresi e meta di pellegrinaggi da tutto il mondo. Due tappe del Giro coinvolgono la Basilicata, con arrivo e partenza da Matera l’8 e il 9. La città lucana è il punto conclusivo del percorso ciclabile che comincia da Metaponto, sul Mar Ionio. Qui si può visitare la vasta area archeologica con le Tavole Palatine, i resti di un tempio dorico del VI secolo a.C. dedicato alla divinità greca Hera. Merita una sosta anche Montescaglioso, la città dei monasteri che custodisce l’imponente abbazia di San Michele Arcangelo. E si arriva, infine, alla Città dei Sassi. Tra le città più antiche al mondo, non ha più bisogno di presentazioni dopo aver conquistato la fama come Capitale europea della cultura 2019 e accoglie il visitatore in un abbraccio dal colore chiaro, tra il Sasso Barisano e il Caveoso.
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In bicicletta nella zona dell'Etna, in Sicilia 57
© Massimiliano Crea _Arch_Reg_Abruzzo Dip_ S_E_ Turismo
SU DUE RUOTE
Un trabocco a Vasto (CH)
La decima tappa del tour in Maglia Rosa, in Abruzzo, va da Lanciano (CH) a Tortoreto (TE) e sul percorso incontra Ortona (CH). Da qui gli amatori possono percorrere una ciclovia fino a Vasto e scoprire la Costa dei Trabocchi: si pedala ammirando le caratteristiche palafitte sul mare, usate dai pescatori e ora anche luoghi di ristoro dove gustare il pesce fresco. Lungo la strada si incrociano San Vito Chietino, definita da Gabriele D’Annunzio il paese delle ginestre, e Rocca San
Giovanni. Si può anche sostare nella Riserva naturale di Punta Aderci, in mezzo a dune selvagge. Un’altra zona importante dal punto di vista naturalistico, il Parco nazionale dei Monti Sibillini, si incontra lungo l’itinerario ad anello che fa capo a Civitanova Marche (MC). La cittadina è situata a poca distanza da Porto Sant’Elpidio (FM), da dove parte l’11^ tappa del Giro con traguardo a Rimini. Nell’area si possono scorgere testimonianze del monachesimo medie-
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Un tratto della ciclovia Alpe Adria in Friuli Venezia Giulia
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vale, qui molto diffuso. Nel comune di Montecosaro (MC) c’è la basilica di Santa Maria a Piè di Chienti, costruita nel XII secolo e affrescata successivamente. A Rimini, invece, ecco un itinerario molto amato dai romagnoli. Si lascia il delizioso e ricco centro storico per inoltrarsi nell’entroterra, lungo il fiume Marecchia, con i suoi mulini storici che producevano anche polvere da sparo. Un borgo campagnolo, famoso anche per l’olio, è Verucchio, culla della civiltà villanoviana, che fiorì
nella zona tra il X e VII sec. a.C. Tappa finale a Novafeltria, sede di uno dei più importanti musei minerari d’Europa. Punto d’incontro tra la 13^ tappa del Giro e il percorso della ciclovia è Monselice (PD), in Veneto. Il travel book di Trenitalia, infatti, suggerisce il tracciato della vecchia ferrovia dismessa, da Treviso fino a Ostiglia, in provincia di Mantova. Dopo aver lasciato la città, caratteristica per i canali creati dal fiume Botteniga, si pedala in pianura, immersi in un patrimonio di arte e verde. È la terra delle Ville Venete, tra cui le eleganti dimore progettate da Andrea Palladio, riconosciute Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Parte da Grado, sul Mare Adriatico, la ciclovia Alpe Adria che arriva a Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, regione attraversata anche dal Giro d’Italia, da Udine a San Daniele, nella 16^ tappa. La città lagunare da cui comincia il percorso è conosciuta per i casoni, caratteristici capanni di paglia dimore per pescatori. Uno è intitolato a Pier Paolo Pasolini che qui girò buona parte del film Medea (1969), con Maria Callas. Si prosegue per Aquileia, con gli splendidi mosaici della basilica di Santa Maria Assunta, e si giunge a Palmanova, città fortezza dall’originale pianta a stella, fino a Udine e poi Tarvisio, al confine tra Italia, Austria e Slovenia.
L’ultima regione da esplorare su due ruote è il Piemonte, che la carovana dei professionisti attraversa da Alba (CN) a Sestriere (TO) per la 20^ tappa. La pista ciclabile consigliata da raggiungere in treno passa a poca distanza. Da Chivasso a Ivrea (TO) è un itinerario in pianura, parallelo al corso della Dora Baltea. Lungo la strada, ecco il lago di Candia, una zona umida con un perimetro di 5,5 chilometri. Pedalando tra ninfee e iris palustri è possibile scorgere pellicani, aironi bianchi e rossi. Da provare anche le visite in battello elettrico, la canoa e il kayak. Buon Giro! F.V. trenitalia.com giroditalia.it
La Riviera Santa Margherita a Treviso
LA MOBILITÀ DEL FUTURO Quaranta coloratissimi manifesti per raccontare la mobilità del presente e del futuro: la mostra Kannst du Rad fahren?/Sai andare in bici? è aperta fino al 31 ottobre nell'Atrio del Mann e nella Bicycle House di Napoli. Le opere grafiche, vincitrici delle categorie In Formazione e Giovani Talenti, e i migliori manifesti italiani e tedeschi, sono state selezionate tra oltre 500 contributi inviati dai graphic designer delle più note scuole d’arte e design di Italia e Germania, per il concorso omonimo organizzato dal Goethe-Institut. Scopo del contest è portare alla ribalta il tema della bicicletta per promuovere la mobilità sostenibile a partire dalle metropoli, soffocate da traffico e smog. museoarcheologiconapoli.it bicyclehouse.it 59
ANNIVERSARY
MAESTRO DI FANTASIA
Il vagone letto Illustrazione Angelo Ruta Da Cento Gianni Rodari
A CENTO ANNI DALLA NASCITA, GIANNI RODARI È ANCORA UNO DEGLI SCRITTORI PIÙ AMATI. LE SUE FILASTROCCHE SENZA TEMPO RACCONTANO, A BAMBINI E ADULTI, IDEALI UNIVERSALI di David Tolin
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nsegnante, giornalista, scrittore, la figura di Gianni Rodari è una delle più sfaccettate e variegate della cultura del ‘900 italiano. Ha iniziato a scrivere subito, prima attraverso le pagine dei giornali con i quali collaborava e poi pubblicando per di60
verse case editrici. Nel 1960 è entrato nella scuderia di Giulio Einaudi con Filastrocche in cielo e in terra. Le sue rime, i suoi racconti e i suoi romanzi sono rivolti a bambini e ragazzi, che considerava il pubblico migliore e l’unico ancora capace di migliorare il mondo. È nato a Omegna (VB), sulle rive del lago d’Orta, 100 anni fa ma il 2020 è anche anniversario della morte, avvenuta nel 1980, e soprattutto dell’Hans Christian Andersen Award, il Nobel della letteratura per l’infanzia, ottenuto nel 1970. Uno dei tanti temi raccontati dalla fervida fantasia dello scrittore è quello dei treni, mezzi di trasporto con i quali fa viaggiare i suoi numerosi lettori in compagnia di personaggi estrosi come Giovannino Perdigiorno, il professor Grammaticus, operai, soldati, mondine, bizzarri collezionisti e gatti parlanti. 100giannirodari.com
Filastrocca del ferroviere Illustrazione Luca Tagliafico
Filastrocca del ferroviere, che bellissimo mestiere stare in treno tutto il giorno per l’Italia andare attorno. È un bel mestiere, non dico di no, sempre a spasso, ma però quando di notte tu stai nel tuo letto io vado in giro a bucare il biglietto. Ferroviere, che bel lavoro, sul berretto due righe d’oro, chiamare per nome paesi e stazioni come simpatici amiconi. Ma se il mio bambino chiama «papà» io sono sempre in un’altra città.
Seimila treni llustrazione Luca Tagliafico
Seimila treni tutti pieni per l’Italia se ne vanno tutti i giorni di tutto l’anno! Vanno a Milano, vanno a Torino, a Siena, Bibbiena e Minervino, vanno a Napoli e a Venezia, a Firenze, Bari e La Spezia…
A Piacenza attraversano il Po senza bagnarsi nemmeno un po’, e a Reggio Calabria, questo è il bello, anche i treni vanno in battello!
Le locomotive non vanno da sole: le ferma tutte, lui, se vuole! Dunque signori, per piacere: non fate arrabbiare il ferroviere…
Che fila farebbero, a metterli in fila uno dietro l’altro tutti e seimila! E su ogni treno c’è un macchinista che le rotaie non perde di vista.
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ANNIVERSARY
Io vorrei Illustrazione Luca Tagliafico
Io vorrei che nella Luna ci si andasse in bicicletta per vedere se anche lassù chi va piano non va in fretta. Io vorrei che nella Luna ci si andasse in micromotore per vedere se anche lassù chi sta zitto non fa rumore. Io vorrei che nella Luna ci si andasse in accelerato per vedere se anche lì chi non mangia la domenica ha fame il lunedì.
Il tram di città Illustrazione Giancarlo Ascari (Elfo)
In città non canta il galletto, e il primo tram che ti sveglia nel letto. In tuta azzurra sul primo tranvai vanno in fabbrica gli operai. Secondo tram, l’impiegato statale va in ufficio leggendo il giornale. Terzo tram, che confusione: gli scolari non san la lezione e tra l’una e l’altra fermata la ripassano di volata.
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Il cielo è di tutti Illustrazione Nicoletta Costa
Qualcuno che la sa lunga mi spieghi questo mistero: il cielo è di tutti gli occhi, di ogni occhio è il cielo intero. È mio, quando lo guardo. È del vecchio, del bambino, del re, dell’ortolano, del poeta, dello spazzino. Non c’è povero tanto povero che non ne sia il padrone. Il coniglio spaurito ne ha quanto il leone. Il cielo è di tutti gli occhi, ed ogni occhio, se vuole, si prende la luna intera, le stelle comete, il sole. Ogni occhio si prende ogni cosa e non manca mai niente: chi guarda il cielo per ultimo non lo trova meno splendente. Spiegatemi voi dunque, in prosa od in versetti, perché il cielo è uno solo e la terra è tutta a pezzetti. Proverbi Illustrazione Sonia Cucculelli
Dice un proverbio dei tempi andati: ≪Meglio soli che male accompagnati≫. Io ne so uno più bello assai: ≪In compagnia lontano vai≫. Dice un proverbio, chissà perché: ≪Chi fa da sé fa per tre≫. Da quest’orecchio io non ci sento: ≪Chi ha cento amici fa per cento≫. Dice un proverbio con la muffa: ≪Chi sta solo non fa baruffa≫. Questa, io dico, è una bugia: ≪Se siamo in tanti, si fa allegria≫.
Le filastrocche di questo servizio sono tratte da In treno con Gianni Rodari (pp.160 € 15,90) e da Cento Gianni Rodari (pp. 296 € 20). I libri di Rodari sono pubblicati da Einaudi Ragazzi, che ha gentilmente concesso l’utilizzo dei testi e delle illustrazioni. 63
ARTE CAPITALE
FUORI SCHEMA A PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DI ROMA, INAUGURA L’EDIZIONE 2020 DELLA QUADRIENNALE. UN’ESORTAZIONE A SUPERARE CONSUETUDINI E CONFINI di Sandra Gesualdi
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Simone Forti Zuma News (2014)
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n invito a uscire dagli schemi, ad assumere una posizione eccentrica – fuori dal centro – adottando uno sguardo obliquo, di mutua relazione con l’altro da sé». Stimolo, pungolo, provocazione costante, incitamento estetico a una continua riflessione su ciò che ci circonda e ciò che si muove e smuove dentro di noi. L’arte vigila sui nostri tempi e li rappresenta con linguaggi non standardizzati. Nella Quadriennale, a Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 30 ottobre al 17 gennaio 2021, a
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Courtesy l’artista The BOX, Los Angeles; Galleria Raffaella Cortese, Milano
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Cinzia Ruggeri Stivali Italia (1986) © Rebecca Fanuele Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano Galleria Federico Vavassori, Milano; Campoli Presti, Parigi-Londra
ingresso gratuito grazie al contributo di Gucci main partner, ci esorta, appunto, a uscire, restare ed essere Fuori, da cui il titolo dell’edizione 2020. «Fuori di testa, moda, tempo, fuori scala, fuori gioco, fuori tutto…», precisano i curatori Sarah Cosulich e Stefano Collicelli Cagol. Ci spiegate che cos’è la Quadriennale d’arte?
Nata nel 1927, è l’unica istituzione nazionale che ha come missione esclusiva il compito di indagare, mappare, promuovere l’arte contemporanea italiana e proiettarla sul piano internazionale. Sin dagli esordi diviene la più importante manifestazione a livello nazionale e ora conta 16 edizioni e oltre seimila artisti coinvolti.
Siete co-curatori della rassegna 2020, che non arriva per caso ma è frutto di un triennio di lavoro. Raccontateci il prologo. Dal 2018 a oggi abbiamo sviluppato due progetti di ricerca per conoscere i giovani artisti e i curatori italiani e capire cosa guardano le istituzioni straniere dell’arte nel nostro Paese. È paradossale che il riconoscimen-
Dafne Boggeri Training Coincidence (2017) Courtesy l’artista
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ARTE CAPITALE
to nazionale avvenga spesso grazie a opportunità espositive di prestigio oltreconfine. Abbiamo pensato servisse monitorare quanto si mostra fuori dall’Italia ma anche investire maggiormente nella conoscenza e valorizzazione dei talenti all’interno del nostro territorio. Ci siamo dunque messi in gioco con l’obiettivo di offrire opportunità e visibilità ai nuovi linguaggi del presente. Fuori è il titolo simbolico, chiaro e diretto che avete scelto per l’allestimento. Che cosa significa per voi? Durante la quarantena di marzo e aprile ci siamo sentiti spinti a pensare al fuori come una dimensione fisica a cui tendere. Ci è apparso come mantra perfetto da invocare anche rispetto alle ricerche sviluppate per la Quadriennale d’arte 2020, come il fatto che molti artisti attivi dagli anni ‘70 non fossero riconosciuti proprio per il loro essere oltre ed esterni alle classiche categorie di disciplina, di genere e di medium. Moda, design, teatro, danza, architettura, cinema sono sempre stati ambiti di grande interesse per i linguaggi visivi, come ci dimostrano gli artisti mid-career e i giovani presenti in mostra. Inoltre, con la sua voglia di rompere gli schemi, il titolo ben si relaziona agli ambiti di ricerca affrontati da questa edizione: il potere (simboleggiato dalla metafora del palazzo), il desiderio erotico e l’incommensurabilità (il fuori misura). Con quale criterio, considerazione o gusto avete selezionato i 43 artisti presenti? Il filo conduttore della nostra curatela è quello di unire e mettere in relazione i talenti scelti. Non è una rassegna, non è omnicomprensiva e non è una somma di nomi. L’idea è quella di condurre il visitatore attraverso un percorso. La selezione è il frutto di modalità diverse di analisi avvenute in questi tre anni: i workshop dedicati ai giovani ci hanno permesso di vedere tanti portfolio, ma anche incrociare le nostre conoscenze con mostre, studio visit, riviste, pubblicazioni e tante conversazioni hanno esteso ulteriormente
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Maurizio Vetrugno Ivy Nicholson / Dahl-Wolfe (2004) © Studio Blu Courtesy l’artista
il campo. Abbiamo privilegiato giovani che crediamo siano nel momento giusto per condividere i loro immaginari in un evento come questo e, al tempo stesso, abbiamo scavato nel passato, individuando tra le altre generazioni figure d’avanguardia non sempre molto conosciute e particolarmente forti da leggere in relazione al presente. Infine, abbiamo voluto inscrivere nella storia dell’istituzione alcuni nomi già affermati che ancora non avevano mai preso parte a questa manifestazione, in modo da rendere completo l’affresco dell’arte italiana nel suo farsi, dal 1931 in avanti. Ci saranno delle sorprese che faranno ripensare a
cos’è l’arte contemporanea oggi. Roma, la Quadriennale e Palazzo delle Esposizioni. Un sodalizio che dura nel tempo. L’istituzione, con la missione di promuovere l’arte italiana, nasce in anni cruciali per la storia del Paese, durante i quali si formano importanti personalità e fermenti culturali destinati a fiorire nel dopoguerra. Si tratta di un’eredità e una responsabilità che abbiamo sentito. Il privilegio di lavorare per un ente così ci ha portato a volerci relazionare con questo importante passato e a tematizzarlo. Agli allestimenti delle mostre Quadriennali degli anni ’30 che negavano le architetture di Palazzo delle Esposizioni rispondiamo
anche con un elegante intervento allestitivo pensato per ridimensionare la monumentalità della sede espositiva, senza però celarla. Il vostro progetto che immagine vuole offrire al nostro Paese e all’estero? [Sarah Cosulich] Vuole comunicare che l’arte italiana non è fatta solo da poche personalità conosciute a livello internazionale ma da un complesso mondo di stimoli, prospettive e immaginari destabilizzanti che vanno narrati. Un’immagine legata all’oggi, che parli dell’Italia in ottica globale. Il respiro, così simbolico alla luce dei recenti eventi, è toccato in modo casuale da alcuni lavori esposti, come a cogliere inaspettatamente l’aria del tempo. [Stefano Collicelli Cagol] Vuole offrire un’immagine in grado di confermare e al tempo stesso stupire. Per esempio sarà riletto il lavoro di molti artisti alla luce del glamour e dell’eleganza imputata in tutto il mondo al made in Italy. La mostra affronta questioni globali come ecologia e sostenibilità, identità sessuale, desiderio erotico, fino alla ricerca dell’incommensurabile. Occhi puntati sui giovani che oggi sono quelli più in difficoltà. Quanto spazio hanno? In particolare in Italia, patiscono le difficoltà economiche e strutturali del sistema e hanno poche occasioni di visibilità. Per noi rappresentano il centro della nostra attività e delle tante iniziative realizzate con la Quadriennale. Siamo felici di poter incontrare una generazione ricca di energie e visioni che sarà destinata a crescere nei prossimi anni. Il Covid-19 come ha cambiato e cambierà i contenuti e l’approccio alla ricerca espressiva? È ancora troppo presto per capire quali saranno le conseguenze di questo periodo sull’arte e sulle immagini prodotte, anche se sicuramente c’è stata una reazione. La pandemia esiste nel nostro presente, nella consapevolezza degli artisti così come in quella dei visitatori, ma non è il tema principale della mostra. I progetti raccontano 60 anni di creatività italiana visti
attraverso uno sguardo immerso nella complessità del mondo in cui viviamo. Col supporto degli archivi, avete tracciato un racconto sull’evoluzione dei linguaggi dagli anni ’60 a oggi. Un episodio storico che vi ha colpito? [SC] La coreografa e artista Simone Forti lascia l’Italia da piccola con i genitori, durante le leggi razziali, con la scusa di una vacanza sciistica. Grazie a questa fuga si salva e diviene americana tornando in Italia per portare il meglio della ricerca multidisciplinare e d’avanguardia. Lisetta Carmi, invece, è obbligata a interrompere gli studi e a emigrare in Svizzera, quando rientra svolge il suo lavoro fotografico rivoluzionario da autodidatta.
[SCC] Corrado Cagli, pittore magnificato alla seconda Quadriennale del 1935, con quattro tele presentate nella rotonda d’onore viene escluso dalla terza edizione nel 1939, a causa delle leggi razziali. Se un Paese volge le spalle ai propri talenti e ai concittadini resta una macchia indelebile nella storia culturale. La domanda delle domande. A cosa e a chi serve l’arte? [SC] A ricordarci l’importanza di essere e guardare Fuori. [SCC] A ricordarci l’importanza di pensare Fuori (dagli schemi). quadriennalediroma.org quadriennalediroma la_Quadriennale quadriennalediroma Giuseppe Chiari Lontani indipendenti... (1999) Collezione Liliana Dematteis Courtesy Frittelli arte contemporanea, Firenze
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SI RIPARTE DAL 15 AL 25 OTTOBRE, ALL’AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA, LA 15ESIMA EDIZIONE DELLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA. SI APRE CON SOUL, IL FILM D’ANIMAZIONE FIRMATO DISNEY PIXAR di Serena Berardi - s.berardi@fsitaliane.it Photo Ufficio Stampa Festa del cinema di Roma
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oma riparte dal grande schermo. Lo fa con la 15esima edizione della Festa del cinema, dal 15 al 25 ottobre all’Auditorium Parco della Musica, che cerca di incoraggiare il ritorno nelle sale e la ripresa del settore. Il cartellone prevede un mix di scelte pop di qualità, pronte a incuriosire e divertire, senza rinunciare alla riflessione. Come il nuovo atteso lungometraggio della Pixar, il film evento dedicato a Francesco Totti e il tragicomico Cosa sarà. Ad aprire la rassegna è proprio il film d’animazione Soul diretto da Pete Docter, due volte Premio Oscar per Up e Inside Out: «La Pixar rappresenta una delle novità più entusiasmanti e rivoluzionarie nel cinema degli ultimi 30 anni. Sono felice di poter inaugurare la 15esima edizione della Festa con un film che riesce a parlare a tutti. Ancora una volta questa casa di produzione sa come commuovere, divertire, far riflettere e raggiungere la profondità nella leggerezza», ha dichiarato Antonio Monda, direttore artistico della kermesse. Al centro della storia c’è Joe Gardner, un insegnante di musica che ha l’occasione di suonare nel migliore locale jazz della città. Un passo falso lo proietterà dalle strade di New York in un luogo fantastico dove vivono le nuove anime in attesa di ricevere personalità, caratteristiche distintive e interessi prima di scendere sulla Terra. Fan trepidanti e tifosi in delirio per Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli, dedicato al capitano giallorosso diventato leggenda. Il regista si concentra sulla notte che
precede il suo ritiro dal calcio: il Pupone ripercorre tutta la sua vita, come se la guardasse su uno schermo insieme agli spettatori. Totti, più abituato a calpestare il verde sintetico, per l’anteprima del film sfila sul tappeto rosso. Da una star dello sport che ha lasciato il campo da gioco, a una stella della musica che continua a brillare: Stardust è il biopic su David Bowie che segue la fortunata scia dei recenti Bohemian Rhapsody sui Queen e Rocketman su Elton John. Il Duca Bianco non è l’unico protagonista della musica omaggiato a Roma: ogni sera sul red carpet risuonano le note del Maestro Ennio Morricone, scomparso lo scorso luglio, a cui il cinema deve colonne sonore dall’eco immortale. «Ricorderemo il Premio Oscar amato da Sergio Leone, Giuseppe Tornatore e Quentin Tarantino, ma anche il Morricone più inedito e pop, autore o arrangiatore di canzoni come Se telefonando, Sapore di sale, Il mondo e perfino Abbronzatissima diventate per tutti noi leitmotiv di una memoria quotidiana che continuerà a siglare la nostra vita», dice la presidente della Fondazione Cinema per Roma Laura Delli Colli. Nella Città Eterna arriva anche un po’ di Cannes, con alcuni film della selezione ufficiale 2020 del festival francese, che quest’anno non si è potuto svolgere. A presentarli il delegato generale Thierry Frémaux, convinto che «in quest’anno così particolare è più importante che mai sostenere i film e le sale cinematografiche, così come essere vicini agli artisti e agli spettatori». Il pubblico della Festa può appagare la
Un’immagine del film di Disney Pixar Soul
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ARTE CAPITALE
sua sete di cinema con le nuove uscite, ma anche tornando a guardare grandi capolavori nella versione restaurata. Le opere a cui è stata data una nuova vita sono Padre padrone dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani e In nome della legge di Pietro Germi, entrambi restaurati dalla Cineteca Nazionale (il primo insieme all’Istituto Luce). Satyajit Ray, considerato uno dei maggiori cineasti del XX secolo, è al centro di una retrospettiva curata da Mario Sesti. Produttore, regista, sceneggiatore e compositore delle musiche per le sue pellicole, ha esplorato stili e linguaggi sempre nuovi: nelle sue opere sono forti le influenze della letteratura e della tradizione indiana, i richiami al Neorealismo italiano e l’attenzione al contesto internazionale che lo portò ad affrontare anche i conflitti ideologici con la cultura occidentale. Dopo il banco di prova della Mostra internazionale di Venezia, la Festa di Roma è l’altra grande rassegna cinematografica italiana che fa i conti con il Covid-19: ospiti in mascherina, biglietti online, rilevazione della temperatura e spettatori distanziati.
Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli
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«Lavoriamo perché la macchina organizzativa risulti perfetta. La salute collettiva è una priorità assoluta», ha dichiarato Monda. Quest’anno la manifestazione capitolina, che si è sempre contraddistinta per l’anima popolare e partecipativa, si carica di un significato in più. «Vorremmo incoraggiare il pubblico a tornare in sala, fare un po’ di campagna perché il cinema e il suo circuito possano ripartire. Gradualmente si stanno sbloccando alcune uscite. Già nelle prossime settimane vedremo nelle sale alcuni titoli presentati a Venezia. E poi c’è il traguardo di Natale, quando inizierà ad arrivare in Italia qualche film internazionale», prosegue Delli Colli. La presidente della Fondazione Cinema per Roma vuole che la kermesse rispetti la sua missione, già palese nel nome: festa e non festival. «Una festa che si rispetti deve portare entusiasmo e accendere le luci in tutta la città. Abbiamo mantenuto il più possibile gli incontri del pubblico con attori, registi e sceneggiatori. Come sempre il programma anima varie location cittadine tra cui il MAXXI, il Macro, il Palladium, la Casa del cinema».
Kim Rossi Stuart in Cosa sarà di Francesco Bruni
Un evento che si sforza quanto più possibile di essere simile agli altri anni e di aiutare a «ritrovare un po’ di socialità e convivialità, seppur moderate», aggiunge Laura Delli Colli. Tentativo supportato dalla tecnologia, che supplisce alle limitazioni e alle difficoltà logistiche: uno dei film selezionati viene proiettato in streaming, mentre un paio di “incontri ravvicinati” lo sono un po’ meno poiché si svolgono online. «Ovviamente gli incontri sono orientati più sull’Europa, gli spostamenti da altri continenti sono complicati. Comunque non manca qualche nome internazionale», sottolinea Monda. L’appuntamento capitolino si conclude con i riflettori puntati sul cinema di casa nostra. In continuità con gli anni precedenti - quando è toccato a Tornare di Francesca Comencini nel 2019 e a Notti magiche di Paolo Virzì nel 2018 - la chiusura è affidata a un titolo italiano. Cosa sarà si rifà a un episodio autobiografico vissuto dal regista Francesco Bruni, sceneggiatore di film come Ovosodo, La prima cosa bella, Il capitale umano e della serie televisiva Il commissario Montalbano, che torna dietro la macchina da presa dopo Scialla, Noi 4 e Tutto quello che vuoi. La trama ruota attorno a Bruno Salvati, interpretato da
Kim Rossi Stuart, la cui carriera fatica a decollare e la vita privata scricchiola. Quando scopre di avere la leucemia, cerca di trovare una via per la guarigione. Dopo alcuni tentativi falliti, è suo padre a riaccendere una speranza svelandogli un segreto del suo passato. Il titolo originario scelto da Bruni era Andrà tutto bene: «Se al principio sembrava profetico, con l’andare del tempo – ironia della sorte – ha finito per risultare fuorviante perché il film non parla affatto della pandemia che ha colpito il mondo intero in questi ultimi mesi», ha spiegato Bruni. Per Delli Colli «Cosa sarà è un dramma individuale raccontato con toni agrodolci, capace di emozionare e commuovere. E ha un lieto fine, come ci auguriamo che abbia il periodo difficile che stiamo vivendo». Nonostante i rischi che ancora corriamo, conclude, «stiamo imparando a cercare la luce in fondo al tunnel. Proprio come Bruno». romacinemafest.it romacinemafest romacinemafest romacinemafest Festa del Cinema di Roma
ALLA FESTA DEL CINEMA CON TRENITALIA I titolari CartaFRECCIA e i possessori di un abbonamento regionale di Lazio, Campania e Toscana hanno il 20% di sconto sull’acquisto dei biglietti per le proiezioni all’Auditorium Parco della Musica e per l’acquisto degli accessi alla piattaforma on demand, che consente di guardare i film da casa. Maggiori dettagli su trenitalia.com. 71
ARTE CAPITALE
VALORI DI STRADA
DAL 30 OTTOBRE A ROMA, NEL QUARTIERE DI PORTONACCIO, UNA MOSTRA INTERNAZIONALE SULLA STREET ART E IL PROGETTO ONE CITY. PER UNA RIGENERAZIONE URBANA CHE PARTE DAL BONUS CIVIS DI CICERONE di Cesare Biasini Selvaggi - cesarebiasini@gmail.com In queste pagine alcune opere della mostra Outside/In. Street artist internazionali, dal muro alla tela Courtesy Dorothy Circus Gallery e Collezione Alexandra Mazzanti
Kobra, Malala Yousafzai
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oma si conferma città della street art, a cielo aperto e indoor. E non solo per la mostra di Banksy, il celebre artista “sconosciuto”, all’interno dell’architettura cinquecentesca del Chiostro del 72
Bramante. Perché, a ottobre, la Capitale rilancia con due nuovi progetti, entrambi ambientati nel quartiere di Portonaccio, presso lo storico stabile delle arti al civico 3 di via Arimondi. La sede di Arimondi Circle, associazione
di innovazione sociale e welfare di comunità, si prepara infatti a ospitare una mostra di street artist internazionali le cui opere, per la prima volta, si potranno ammirare insieme, a confronto. Tra gli artisti invitati, in colla-
© Omar Golli
borazione con la galleria italo-inglese Dorothy Circus di Alexandra Mazzanti, compaiono Millo (Italia), Miss Van (Francia), Hyuro (Spagna), Saner (Messico), Erik Jones (USA), Kobra (Brasile), Ron English (USA), Blic (Filippine), Messy Desk (Hong Kong), Ahoy (Australia) e Seth (Francia). L’interesse di questo progetto si estende a un’ulteriore riflessione, quella cioè del contributo determinante del post-graffiti/ street art al rinnovamento della pittura e della scultura contemporanea. D’altronde gli stessi street artist, nel corso di breve tempo, hanno esteso la loro ricerca dalle strade alle superfici delle tele e questa recente estensione sarà documentata nella mostra di Portonaccio, non a caso intitolata Outside/In. Street artist internazionali, dal muro alla tela, dal 30 ottobre al 20 febbraio 2021. A molti di loro non vanno riconosciute soltanto immediatezza, vivacità e freschezza concettuale, ma anche un innegabile buongusto di cui altri versanti dell’arte contemporanea, anche in questi tempi recentissimi, appaiono orfani. Sempre il 30 ottobre, al civico 5 di via Arimondi, sarà l’occasione per presentare la prima tappa di One City, un progetto di sensibilizzazione sociale e rigenerazione urbana attraverso il linguaggio della street art. Per saperne di più, abbiamo intervistato l’avvocato Luisa Melara, presidente di Arimondi Circle. Perché tra tutti i linguaggi artistici ha scelto proprio la street art? Perché ritengo che sia una forma d’arte straordinariamente inclusiva e con una dirompente carica pedagogica per l’individuo, per le comunità e per chi ci governa. La street art consente di visualizzare, su un piano di concretezza e immediatezza, i valori laici della democrazia, dello stato di diritto e delle libertà. E ci ricorda di non dimenticare. Questo perché la filosofia di quest’arte si è affermata nel tempo come nuova forma di attivismo per i diritti civili, come invito partecipativo alla riflessione comunitaria, come atto di sprone per il risveglio delle coscienze, come forma di protesta per non restare in silenzio, come strumento di ri-progettazione e di ri-generazione urbana. Insomma, la street
Vista sul quartiere di Portonaccio dalla sede di Arimondi Circle
art è un linguaggio che può e deve essere valorizzato per la crescita culturale e civile di un Paese. Come nasce One City e cosa significa il titolo di questa iniziativa? L’ho scelto perché l’obiettivo è quello di comunicare, attraverso l’arte contemporanea, l’unione nelle diversità di una metropoli e delle molteplici comunità che la popolano e la arricchiscono. Dalla periferia al centro e dal centro alla periferia, il progetto prevede il coinvolgimento di tutti i municipi di Roma che, spero, possano
accoglierlo e riconoscersi nei valori universali e senza tempo che intende veicolare. Entriamo nel vivo del progetto: come si articola? L’idea è quella di partire dai valori identitari del bonus civis descritti da Cicerone (dignitas, auctoritas, urbanitas, humanitas, clementia, pax, abstinentia, aequitas, consilium, costantia, gravitas, decorum, ecc.) e collegarli alla nostra Costituzione, dai padri costituenti a oggi. A ogni municipio vengono attribuiti due di questi valori, 73
ARTE CAPITALE
a cui si ispirerà lo street artist scelto per intervenire con un suo murales nel territorio, in accordo con le amministrazioni locali. Grazie alla partnership con l’Associazione nazionale presidi (ANP), ogni fase realizzativa del progetto prevede inoltre il coinvolgimento delle scuole locali, con un laboratorio sui valori del bonus civis e sui valori laici della democrazia, dello stato di diritto e delle libertà, con un focus sul confronto con la nostra Carta costituzionale. Alla sessione formativa con gli studenti collaborerà il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma che, di volta in volta, selezionerà un giurista, dal mondo dell’avvocatura, della magistratura o da quello accademico, per condurre una lectio magistralis ispirata ai valori del bonus civis assegnati. E alla conclusione di questo ambizioso progetto? Le opere di street art realizzate andranno a collegare e unire idealmente i 15 municipi romani e i loro abitanti, all’insegna di principi sempre attuali e centrali. Ripercorrendo l’itinerario di questi interventi, i cittadini, ma anche i turisti, avranno l’opportunità di conoscere Roma, attraverso i linguaggi inSeth, Habent Sua Fata Libelli
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Messy Desk, Cloudy Wonderland
clusivi della street art: una prospettiva inedita per coinvolgere le comunità a partire dai più giovani. Cosa troveremo sul primo murales che sarà presentato il 30 ottobre sulla facciata di via Arimondi 5? L’opera inaugurale è dedicata alla memoria di Ebru Timtik (Istanbul, 1978-2020), l’avvocato e attivista turca per i diritti umani morta a fine agosto in sciopero della fame per la
giustizia: chiedeva infatti un processo equo, dopo essere stata condannata a 13 anni di carcere con l’accusa di terrorismo. In questo caso, i valori da bonus civis assegnati al territorio di Portonaccio e del IV municipio saranno humanitas, abstinentia, costantia e aequitas, perché sono quelli incarnati dalla testimonianza di vita e dall’impegno civile e professionale della Timtik.
Questa prima fase del progetto, quindi, è tutta al femminile? Sì, mi piace questa inversione di tendenza con quattro donne protagoniste: oltre a me come committente, una nota street artist italiana e un’illustre giurista. E, naturalmente, anche Ebru Timtik, alla cui memoria è dedicato questo primo intervento artistico. arimondicircle.it
Blic, Determination
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ARTE CAPITALE
SCRIVERE CON LA LUCE A ROMA, FINO AL 1° NOVEMBRE, UNA MOSTRA RENDE OMAGGIO ALLE IMMAGINI IN MOVIMENTO DEL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA VITTORIO STORARO di Bruno Ployer Photo Storaro Art
«Contrasti, fusioni, luci e ombre. Il senso della mia vita è trovare un equilibrio tra elementi opposti»
Marlon Brando, Apocalypse Now
«I
o scrivo con le immagini in movimento. La cinematografia è proprio questo». Vittorio Storaro, uno dei grandi maestri del cinema italiano, ha inventato e illuminato immagini per film di registi come Bernardo Bertolucci, Francis Ford Coppola, Dario Argento, Woody Allen, Warren Beatty. Tre gli Oscar conquistati: per Apocalypse Now (1980), Reds (1981), L’ultimo imperatore (1988), tutti nella categoria Best cinematography. Nel lessico del cinema italiano è un direttore della fotografia, ma lui preferisce definirsi “autore della cinematografia”. La luce per lui è anche filosofia, una conoscenza da acquisire e sperimentare continuamente. Un pro-
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cesso che racconta così: «Ho preso la luce e l’ombra e le ho divise. Ho compreso il conflitto e l’armonia che c’erano in loro. Poi ho aperto la luce per capire i colori, il loro significato, le possibilità. Il senso della mia vita è trovare un equilibrio tra elementi opposti». Le immagini che Storaro ha scelto per ripercorrere la sua carriera sono esposte fino al 1° novembre a Palazzo Merulana di Roma. E il titolo della mostra è proprio Scrivere con la luce: «Mi sono accorto che il modo migliore per catalogare le mie idee cinematografiche non era scriverle su carta, ma fotografarle», spiega. «Così ho cominciato a fare foto sui set dei film nei quali lavoravo e,
per caso, ho capito che le potevo comporre, ottenendo più immagini sovrapposte in una sola stampa: diventavano così scatti cinematografici». Racchiusi in una sola cornice possiamo vedere volti, dettagli di inquadratura, luce. Composizioni assolutamente libere dove si possono riconoscere Marlon Brando, Jack Nicholson, Jean-Louis Trintignant e tanti altri, immersi nelle invenzioni visive di Storaro: contrasti, fusioni, luci e ombre. E poi le ispirazioni pittoriche: a molte di queste immagini sono affiancate le tele che hanno acceso la fantasia dell’autore romano, René Magritte per esempio, o Caravaggio: «Senza quest’ultimo
Vittorio Storaro con Bernardo Bertolucci sul set del film L'ultimo imperatore nel 1987
non avrei avuto l’intuizione per le scelte che ho preso nel film di Bernardo Bertolucci Il conformista. Ogni film con Bernardo mi ha aperto una porta, facendomi entrare dentro qualcosa che non conoscevo, com’è successo per il Piccolo Buddha. Entrare nel buddismo mi ha insegnato che l’inconscio è diverso dalla coscienza, come il giorno dalla notte e l’uomo dalla donna. Ciò che serve è l’unione, l’equilibrio». Qual è l’idea dietro alla celeberrima inquadratura, per metà in luce e metà in ombra, del volto di Marlon Brando in Apocalypse Now? Quando Francis Ford Coppola mi ha proposto il film inizialmente ho rifiutato, perché sentivo di non avere nulla a che fare con la guerra americana in Vietnam. Lui però mi rispose che in realtà si trattava di una pellicola sul senso delle civilizzazioni. Quando una cultura si sovrappone a un’altra, come gli Usa sul Vietnam, è un atto di violenza. Coppola mi disse che voleva raccontare questa verità. Capii allora che c’era un senso di universalità e che avrei potuto utilizzare i miei strumenti, per esempio l’uso della luce artificiale su quella naturale: potevo creare un conflitto tra le due proprio perché il film era la denuncia di un conflitto. Bisognava trovare questa armonia. Storaro, cha ha compiuto 80 anni da pochi mesi, sta già lavorando alla
sua prossima mostra. Che sarà nel segno di Bertolucci: «Quando l’ho visto per l’ultima volta gli ho promesso che mi sarei occupato ancora e più di prima delle opere che avevamo realizzato insieme. In questi mesi ho scritto un libro sui nostri 25 anni di collaborazione, ho preparato una mostra e restaurato con le ultime tecnologie Il conformista. Ora
lavorerò su L’ultimo imperatore. Poi voglio preservare questi capolavori, perché in Italia ancora oggi non c’è una tecnica che preservi né le immagini da pellicola né quelle digitali. Questo percorso è il mio progetto». palazzomerulana.it storarocollection palazzomerulana
La tenda gialla, L'ultimo imperatore
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ARTE CAPITALE
untitled association roma art to date compact Art to Date offre una panoramica completa e aggiornata delle attività espositive di gallerie, fondazioni, musei e altre istituzioni in Italia. È un progetto di Untitled Association. Roma Art To Date Compact edizione speciale curata per Gruppo FS Italiane
Eventi speciali 01. La Quadriennale di Roma BUS 64 Palazzo delle Esposizioni Via Nazionale, 194 T. +39 06 696271 palazzoesposizioni.it info@quadriennalediroma.org quadriennalediroma.org Quadriennale d’arte 2020 FUORI a cura di Sarah Cosulich, Stefano Collicelli Cagol 30.10 → 17.01.2021
Gallerie 02. ADA
BUS H
Via dei Genovesi, 35 info@ada-project.it ada-project.it Antares Diego Gualandris 03.10 → 28.11.2020
03. Gagosian
METRO A
05. Matèria
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Fondazioni 07. Fondazione Giuliani BUS 170 Via Gustavo Bianchi, 1 T. +39 06 57301091 info@fondazionegiuliani.org fondazionegiuliani.org Permanente Caroline Achaintre, a cura di Adrienne Drake → 10.10.2020 Elisa Montessori Mostra personale 29.10 → 10.01.2021
08. Fondazione Pastificio Cerere
BUS 492
Mvaḥ Chā Namsal Siedlecki, a cura di Marcello Smarrelli 22.09 → 30.11.2020
Grand Opening Roma Mostra collettiva 15.10 → 20.12.2020
untitled-association.org info@untitled-association.org
We Don’t Like Your House Either! Mostra colletiva, a cura di Francesco Urbano Ragazzi 25.09 → 20.11.2020
Stanley Whitney Mostra personale 10.09 → 17.10.2020
Via di Tor Fiorenza, 12-24 info@rolandoanselmi.com rolandoanselmi.com
Ultimo aggiornamento 18.09.2020
Palazzo Sforza Cesarini Via Sforza Cesarini, 43A – 44 T. +39 06 39378024 monitor@monitoronline.org monitoronline.org
Via degli Ausoni, 7 T. +39 06 45422960 info@pastificiocerere.it pastificiocerere.it
04. Galerie Rolando Anselmi BUS 92
Contattare le singole organizzazioni per orari di apertura e/o norme di visita
BUS 64
Via Francesco Crispi, 16 T. +39 06 4208 6498 rome@gagosian.com gagosian.com
Katharina Grosse Mostra personale 31.10 → 12.12.2020
BUS / TRAM / METRO / TAXI indica il trasporto pubblico più veloce con partenza da Termini FS
06. Monitor
BUS 492
Via Tiburtina, 149 contact@materiagallery.com materiagallery.com Combinazioni provvisorie Mario Cresci → 31.10.2020 Pillow Talk Podcast pillowtalkplatform.com
There Is an Elephant in the Room Marta Roberti, a cura di Manuela Pacella 07.10 → 10.11.2020
09. Fondazione smART – polo per l’arte BUS 92 Piazza Crati, 6/7 T. +39 06 64781676 info@fondazionesmart.org fondazionesmart.org BLAC ILID Andrea Kvas, a cura di Davide Ferri 15.10 → 26.02.2021
10. La Fondazione
METRO A
Via Francesco Crispi, 18 T. +39 06 89168819 lafondazione.info@gmail.com lafondazione.info Claire Fontaine | Pasquarosa | Marinella Senatore a cura di Pier Paolo Pancotto 20.10 → 15.01.2021
11. Nomas Foundation
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Viale Somalia, 33 T. +39 06 86398381 info@nomasfoundation.com nomasfoundation.com Little Constellation Giulio Delvé, Maria Adele Del Vecchio in conversazione con Gigiotto Del Vecchio 26.10 → 06.02.2021
12. Palazzo Merulana
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FORO ITALICO PARCO DI VILLA ADA
PONTE MILVIO
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Via Merulana, 121 T. + 39 06 39967800 info@palazzomerulana.it palazzomerulana.it
BASILICA DI SAN PIETRO IN VATICANO
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Via Cassia, 53 villalontana.roma@gmail.com villalontana.it Memory Game Collettiva, a cura di Jo Melvin, Vittoria Bonifati 24.09 → 21.11.2020
Musei 14. MACRO
BUS 38
Via Nizza, 138 T. +39 06 696271 info@museomacro.it museomacro.it at. this moment Phanos Kyriacou 15.10 → 15.11.2020 Il Pianeta come Festival XL in collaborazione con Terraforma 29.10, H 18:00 → 30.10, H 18:00
15. MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo METRO A + TRAM 2 Via Guido Reni, 4A T. +39 06 3201954 infopoint@fondazionemaxxi.it maxxi.art The People I Like Giovanni Gastel 15.09 → 22.11.2020 Issac Julien. Lina Bo Bardi – Un Meraviglioso Groviglio 23.09 → 17.01.2021 Omaggio a Claudia Gian Ferrari 01.10 → 01.11.2020 Videogallery. Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence 15.10 → 31.10.2020
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TRINITÀ DEI MONTI
TAXI
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VILLA BORGHESE
Vittorio Storaro. Scrivere con la Luce Vittorio Storaro 18.09 → 01.11.2020
13. Villa Lontana
STAZIONE ROMA TERMINI
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PANTHEON
FONTANA DELL’ACQUA PAOLA
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18. Arimondi Circle
16. Musei in Comune – Villa Borghese BUS 910
Outside/In. From the street to the wall International Street Artists 30.10 → 20.02.2021
Parco dei Daini, Museo Carlo Bilotti, Museo Pietro Canonica, Casa del Cinema Back to Nature. Arte Contemporanea a Villa Borghese a cura di Costantino D’Orazio 15.09 → 13.12.2020
Altro
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COLOSSEO
MAXXI Bvlgari Prize Giulia Cenci, Tomaso De Luca, Renato Leotta 28.10 → 07.03.2021
info@museiincomuneroma.it museiincomuneroma.it
VILLA TORLONIA BASILICA DI SAN LORENZO FUORI LE MURA
23 PARCO DI VILLA PAMPHILI
04 09
TRAM 5/14
Via Arimondi, 3-5 segreteria@arimondicircle.it arimondicircle.it
19. Istituto Svizzero
21. Real Academia de España en Roma
BUS H
Piazza San Pietro in Montorio, 3 T. +39 06 5812806 info@accademiaspagna.org prenotazioni@accademiaspagna.org accademiaspagna.org Processi 147 Mostra finale degli artisti residenti 25.06 → 31.12.2020
METRO A
Via Ludovisi, 48 T. +39 06 420421 roma@istitutosvizzero.it istitutosvizzero.it We Hybrids! Mostra collettiva 16.10 → 31.01.2021 Coda (a fountain for a filter) Kilian Rüthemann → 10.10.2020
17. Accademia Tedesca Roma Villa Massimo METRO B
20. Numero Cromatico BUS 492
Largo di Villa Massimo, 1-2 T. +39 06 4425931 info@villamassimo.de villamassimo.de
Pastificio Cerere Via degli Ausoni, 1 (4th floor) numerocromatico@gmail.com numerocromatico.com
Künste a Villa Massimo Vincitori del Premio Roma 2020/21 21.10 → 22.10.2020, H 18:00 → 22:00
Arcoscenico Mostra collettiva 06.10 → 05.11.2020
In evidenza 22. Fondazione Cinema per Roma METRO A + TRAM 2 Auditorium Parco della Musica, Via Pietro de Coubertin, 30 info@romacinemafest.org romacinemafest.it Festa del Cinema di Roma 15.10 → 25.10.2020
23. Fondazione Torlonia
BUS H
Musei Capitolini – Villa Caffarelli info@fondazionetorlonia.org fondazionetorlonia.org I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori a cura di Salvatore Settis e Carlo Gasparri 14.10 → 29.06.2021
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© Antonio Li Piani
TRAVEL
IL VIAGGIO DEL
TEMPO RITROVATO A BORDO DEL TRENO STORICO IRPINIA EXPRESS, SULL’ANTICA LINEA AVELLINO-ROCCHETTA SANT’ANTONIO. UN ITINERARIO AD ANDAMENTO LENTO TRA BOSCHI SECOLARI, PICCOLE CASCATE E SORPRENDENTI MURALES di Peppe Iannicelli - peppeiannicelli65@gmail.com
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«S
ignori, in carrozza!». L’ordine è perentorio. E scuote il piccolo gruppo di viaggiatori sulla banchina della stazione di Avellino. Sventola la bandiera rossa del capotreno. Un fischio acutissimo lacera l’arietta frizzante del mattino. L’Irpinia Express può finalmente partire. È un piccolo convoglio, trainato dall’automotrice diesel ALN668SERIE1800, ma è pieno di storia. Abbiamo appena cominciato un fantastico viaggio alla scoperta della terra dell’acqua e del vino, della street art e del Medioevo, della filosofia e dell’ingegneria. Siamo seduti – a rigorosa distanza di sicurezza anti Co-
vid-19 – sulle poltrone foderate di velluto rosso FS, calde e avvolgenti. L’atmosfera è vintage come il treno storico che ci conduce, con andamento lento. L’automotrice ed i suoi interni sono stati perfettamente valorizzati. Ogni dettaglio nello scompartimento è curato per assicurare ai viaggiatori l’esperienza del tempo andato. In questo percorso ci accompagnano, con spiegazioni e aneddoti, il personale della Fondazione FS Italiane e i volontari dell’associazione In Loco Motivi che illustrano le caratteristiche tecniche, ambientali, storiche dell’itinerario. Un percorso del tempo lento e ritrovato che la Regione Campania ha finanziato per
promuovere una riscoperta ecologica, artistica e culturale del territorio. In circa tre ore giungeremo a Lioni percorrendo ben 62 chilometri con una media “vertiginosa” di 20 chilometri orari. Con l’Alta Velocità, in tre ore, si attraversa l’Italia. Con l’Irpinia Express si attraversano fiumi, vallate, vigneti e campi di grano scoprendo dettagli che la velocità moderna, utile e benedetta per tantissimi motivi, renderebbe impossibile scorgere e apprezzare. LA FERRATA DI FRANCESCO DE SANCTIS Il nostro viaggio si svolge sulla storica linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, lunga 119 chilometri, a binario
L'Irpinia Express sulla storica linea ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio 81
© Sabino Battista-Archivio Fondazione FS Italiane
TRAVEL
Il Ponte Principe (AV).
unico non elettrificato. L’opera è stata realizzata alla fine dell’800 – il viaggio inaugurale è datato 1895 – da un’idea e su impulso politico di Francesco De Sanctis, che in questo territorio aveva il suo collegio elettorale. De Sanctis era convinto che la ferrovia avrebbe aiutato lo sviluppo economico e sociale dell’Irpinia, cerniera territoriale con la Puglia e la Basilicata. Quest’opera è un vero e proprio capolavoro d’ingegneria ferroviaria con 30 ponti e 19 gallerie scavate nella roccia (la più lunga misura ben 2.595 metri). A ricordare l’impegno del filosofo, l’intestazione Morra De Sanctis (AV) del suo borgo natio raggiunto dalla linea ferroviaria. INSEGUENDO L’ACQUA Una delle caratteristiche principali e più affascinanti della Avellino-Rocchetta Sant’Antonio è il rapporto con i tre fiumi, Sabato, Ofanto e Calore. Per molti chilometri, i binari costeggiano i corsi d’acqua “immergendo” i convogli e i viaggiatori in un ambiente fluviale. La natura è completamente padrona della scena e i rami degli alberi verdissimi quasi oscurano la luce che filtra dai finestrini. Piccole cascate, laghetti popolati da uccelli, canneti animati da ranocchi rumorosi. Per chilometri e chilometri solo verde in tutte le sue sfumature. La linea ferroviaria sembra quasi inseguire i fiumi. Essendo le motrici
dell’epoca alimentate a vapore, era indispensabile che le stazioni lungo il tragitto avessero tantissima acqua a disposizione per assicurare rifornimenti idrici sicuri e continuativi. LA TOUR EIFFEL IRPINA L’attraversamento dei 30 ponti è spettacolare. Da brivido il passaggio prima della curva di Rocchetta, eseguito a meno di dieci chilometri orari, con le carrozze che s’inclinano vertiginosamente. Ma l’appuntamento più atteso è quello con sua maestà il Ponte Principe di Lapio, lungo 286 metri. Un capolavoro d’acciaio che è stato definito la Tour Eiffel d’Irpinia. Quasi come se il monumento simbolo di Parigi, invece di puntare verso il cielo, fosse stato adagiato in questa vallata irpina. È davvero il principe dei ponti, realizzato – lo dicono con orgoglio il personale della Fondazione FS Italiane – con acciaio meridionale prodotto in Calabria. Lo attraversiamo trattenendo il fiato per l’emozione mentre dalla strada i passanti salutano festosi il passaggio del treno. LA TERRA DEL VINO Tanta acqua in Irpinia, ma anche tanto buonissimo vino. Stiamo percorrendo la zona dei meravigliosi vigneti che generano i vini diventati famosi in tutto il mondo: Greco, Fiano, Aglianico e il nobile Taurasi. Un miracolo enologico frutto della struttu-
© Antonio Li Piani
La cabina di guida dell'Irpinia Express
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ra orografica del territorio, della sua composizione geologica e della secolare sapienza dei produttori che hanno saputo seguire l’evoluzione scientifica a supporto del gusto. Questi vigneti, proprio per le loro straordinarie caratteristiche, sono sopravvissuti indenni alla peronospora che in diverse epoche ha fatto strage di vigneti italiani. L’Irpinia e il confinante Sannio sono oggi dei veri e propri santuari del bere di altissima qualità, in una sequenza inimitabile di profumi, fragranze, sapori. Vini schietti e al tempo stesso amabili, popolari e regali proprio come questa gente che faticosamente estrae dalla terra il nettare degli dei. IL TRIONFO DEL BOSCO Il paesaggio cambia di chilometro in chilometro mentre ci avviciniamo alla destinazione finale. L’ambiente fluviale e i vigneti cedono il passo ai campi di grano e ai pascoli, con placide mucche che sembrano mettersi quasi in posa al passaggio del convoglio storico, e poi ai boschi sulle cui colline spuntano arditi santuari. Boschi secolari che il treno quasi accarezza con le sue carrozze, godendosi il fruscio delle foglie. Boschi ricchi di tantissime delizie, specialmente nel periodo autunnale, tra cui funghi e castagne, senza dimenticare le fragoline. Quando si parla delle castagne di Montella si parla di una specialità conosciuta e apprezzata. E i funghi, cucinati in mille modi diversi, accompagnano molti piatti della tradizione irpina. Il viaggiar lento aiuta a scoprire anche prodotti dimenticati, come il Pecorino di Carmasciano, appena entrato nel paniere Slow Food.
ZAMPOGNE E MURALES Lo spettacolo dell’Irpinia Express non si svolge però soltanto oltre i finestrini sui quali, come in uno schermo televisivo, scorrono le immagini in movimento di questo territorio sorprendente. Il viaggio a bordo è arricchito anche dalla performance artistica di Nicola Mariconda, con zampogna e bordone. Le nenie pastorali si alternano ai versi di Eduardo De Filippo e alla poesia ’A livella di Totò, aiutando i viaggiatori a riflettere sul senso del tempo e del viaggiare. All’arrivo a Lioni il gruppo di passeggeri è accolto dalla Pro Loco, che organizza itinerari turistici alla scoperta delle meraviglie del borgo, fiero di aver ritrovato la sua anima medioevale in seguito al restauro successivo al sisma del 1980. Chiese, antichi palazzi, piazze assolate e tanti murales alla cui scoperta conduce l’artista Antonio Sena, autore del maxi affresco che decora la stazione di Lioni. Le ore trascorrono piacevoli anche grazie alla sosta a tavola per assaporare la bontà della cucina irpina, i cui prodotti imbanditi sono stati pregustati durante il viaggio. È tempo di prendere la via del ritorno mentre il sole tramonta fra ponti e vigneti, campi di grano e sorgenti. I viaggi dell’Irpinia Express, organizzati dalla Fondazione FS Italiane con il supporto di In Loco Motivi e il finanziamento della Regione Campania, sono appena cominciati. Si replica nelle prossime domeniche e nei prossimi mesi. Il capotreno è sempre pronto: «Signori, in carrozza!». Semaforo verde, si parte. fondazionefs.it | irpiniaexpress.it
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Il fiume Ofanto, che attraversa l’Irpinia
SAVE THE DATE//IRPINIA EXPRESS OTTOBRE 4, 17, 18, 31 - NOVEMBRE 1, 8 - DICEMBRE 5, 19, 20 Il biglietto del treno storico Irpinia Express può essere acquistato sul sito della Fondazione FS Italiane. Per partecipare alle diverse attività turistiche proposte per ogni viaggio, è necessario acquistare il pacchetto extra irpiniaexpress.it (per info e prenotazioni: 331 1085593 e info@irpiniaexpress.it). 83
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TRAVEL
LA POESIA DEI PICCOLI LUOGHI 84
I VIAGGI, I VERSI SCRITTI IN TRENO, LE IDEE CONTRO LO SPOPOLAMENTO DELL’ITALIA INTERNA. LA NUOVA GEOGRAFIA DELLA BELLEZZA SECONDO FRANCO ARMINIO, SCRITTORE E PAESOLOGO IRPINO di Gerardo Adinolfi
Un veduta del Lago Cecita, sulla Sila, in Calabria
«A
mo l’Italia armena, l’Italia antica, amo la Calabria, il paesaggio non confezionato, la faccia di chi cammina nel secolo sbagliato. Amo la Calabria a Palmi un po’ algerina, finlandese sulla Sila. Amo il mare che si getta nel treno, i pesci sull’asfalto, le case parcheggiate anche negli occhi dei gabbiani. Non conosco una terra più sensuale, un disordine più esemplare, una grazia più oltraggiata. Questa non è una regione, è un altare». I versi sono di Franco Arminio, poeta, scrittore e paesologo di Bisac-
cia, Avellino, Irpinia d’Oriente. «Li ho scritti guardando la Calabria in treno da Palmi a Paola», dice Arminio, «i viaggi verso Reggio Calabria sono i più belli perché lì il mare si affaccia in treno». Arminio da anni viaggia e scrive, in cerca di meraviglia e in difesa dei piccoli paesi, è ispiratore e punto di riferimento di molte azioni contro lo spopolamento dell’Italia interna e ha ideato la Casa della Paesologia a Bisaccia. Franco, molte tue poesie sono nate in treno. Non è solo un mezzo di trasporto, dunque, ma un laboratorio di idee?
Il treno è la mia seconda casa. È un pezzo di mondo che si muove, e mi permette di pensare. Penso più in treno che quando sono a casa. Quando viaggio mi trasformo in un ufficio. Scrivo le poesie con il cellulare, le condivido su Facebook. L’uomo non è un animale sedentario, ha sempre viaggiato. C’è una memoria ancestrale che fa sì che quando si viaggia l’uomo si senta a proprio agio. È però cambiato il modo di viaggiare. Chini sugli smartphone, si guarda sempre meno fuori dal finestrino. 85
TRAVEL
Oltre il vetro c’è un’Italia intera da ammirare. Anche io sono spesso chino sul cellulare, ma all’improvviso apro lo sguardo e mi faccio sorprendere dal paesaggio. Squarci di mondo esterno entrano nel treno, è una bella sensazione. Spesso non si guardano più neanche i volti degli altri, per una sorta di imbarazzo verso gli sconosciuti. Bisognerebbe inventare qualcosa per solleticare le forme di confidenza. Con il tuo ultimo libro, La cura dello sguardo, stai percorrendo l’Italia da Nord a Sud. Hai tenuto incontri nei piccoli borghi, nelle piazze dei paesi, persino in montagna. La poesia, come recita il libro, è una farmacia? Lo è sempre stata. Quando leggi dimentichi te stesso. Poesia è catarsi, come la visione di un film di paura. Nel libro ho raccolto testi che rappresentano un’apertura verso l’altro, anche per argomenti considerati intimi. Un modo per creare fratellanza fra una mia ferita e la ferita dell’altro. Una lettura consolante, e consolare gli afflitti è un bel compito. Ed è così anche per la ferrovia. Sarei felice se si fosse sempre molto attenti alle esigenze
© Giambattista/AdobeStock
Bisaccia (AV), città natale di Franco Arminio
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dei viaggiatori deboli. Nelle stazioni, o nelle zone limitrofe, ci sono gli Help Center, sportelli di ascolto che orientano le persone in difficoltà verso i servizi sociali della città… Sono una buona idea. La stazione deve essere un luogo caldo e caloroso, un luogo dove si intrecciano tante storie, anche un luogo di amori improvvisi. Improvvisi? Io ho sempre gli occhi aperti in stazione, per aspettare le piccole epifanie sentimentali. Ti innamori per dieci secondi di un passante che sale sul treno, e pensi che non lo incontrerai mai più. Mi è successo da Roma a Livorno, molto tempo fa. È il mistero degli sconosciuti, ritrovarsi faccia a faccia per qualche minuto e poi mai più. Tutto ciò non può avvenire in un’automobile, perché non è un luogo della socialità. Franco, ti autodefinisci paesologo. Ma cosa fa il paesologo? Si occupa del paese, ma non del proprio e del passato come il paesanologo. Ha cura invece del presente e dell’avvenire del paese. E il mio lavoro
Franco Arminio
nasce proprio da questa scommessa, che i paesi hanno un avvenire.
© Carlos Solito
Il Duomo di Bisaccia (AV)
Il treno è da sempre sinonimo di sviluppo. E spesso la ferrovia precede o deve precedere lo sviluppo, deve indicare una direzione. Io per esempio ho un’idea che potrebbe rappresentare un forte gesto politico-culturale non basato sul profitto. Creare una ferrovia appenninica che vada da Bologna a Reggio Calabria fermandosi nelle stazioni dei paesi di montagna: L’Aquila, Campobasso, Cosenza e i piccoli centri dell’Appennino. E che aiuti a far crescere quella che definisci una «nuova geografia della bellezza»? Sì. Una ferrovia che rappresenti l’umanesimo delle montagne, il ritorno degli italiani alle montagne. Sarebbe in perdita, ma lo Stato dovrebbe finanziarla per dare un grande segnale di vita in quei luoghi. A Bisaccia, il tuo paese, che non hai mai lasciato, hai invece ideato la Casa della Paesologia. Che cos’è? È una casa vera e propria, un’abitazio-
ne che ospita la comunità dei paesologi nei suoi momenti di ritrovo. I soci che aderiscono al progetto, iscrivendosi, hanno il diritto di venirci tutte le volte che vogliono, quando transitano a Bisaccia o quando hanno bisogno di uno spazio per riflettere, incontrarsi, sviluppare idee. Sempre da Bisaccia hai fatto ripartire il baratto, fornendo sui social il tuo numero di cellulare e l’indirizzo di casa. Come funziona? È la forma più antica di scambio. Le persone mandano al mio indirizzo un pacco con i prodotti del loro territorio come vino, marmellata, olio, e io ricambio con una copia di uno dei miei libri firmati. Poi c’è la seconda formula, le poesie d’asporto, un nuovo modo per far circolare i versi… Esatto. Chi vuole fare un regalo a un amico o al fidanzato mi contatta e riceve su WhatsApp un vocale con alcune delle mie poesie, che scelgo a seconda dell’occasione o della per-
sona. Così la poesia arriva all’improvviso, in cambio di prodotti della terra. Oggi, per esempio, ho ricevuto una pagnotta. casadellapaesologia.org casadellapaesologia
Bompiani, pp. 208 € 16 87
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IL CAMMINO PERFETTO È LUNGO 120 CHILOMETRI E COLLEGA BOLOGNA A FIRENZE, PASSANDO PER GLI APPENNINI. ALLA SCOPERTA DELLA VIA DEGLI DEI, IL PERCORSO PIÙ FREQUENTATO D’ITALIA di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3
ValuLoSurdo
ilmondodiabha
ilmondodiabha.it Photo Simone Frignani
C
on i suoi 15mila viandanti registrati nel 2019 lungo 120 chilometri, la Via degli Dei è il cammino più densamente frequentato d’Italia. Nessun altro, infatti, richiama così tanti turisti a piedi in un tratto relativamente breve e i suoi numeri sono in costante crescita. Le ragioni del successo di questo percorso rappresentano un caso di studio, ora che la risposta alla ripresa del turismo italiano, e al suo futuro in generale, sembra essere unanime: viaggiare al ritmo dei propri passi. La distanza che separa Bologna da Firenze passando per la via transap-
penninica che unisce l’Emilia alla Toscana, valicando i passi della Futa e dell’Osteria Bruciata, è quella che intercorre «tra il burro e l’olio, tra le zeta vibranti e le acca aspirate», come sottolinea Simone Frignani, autore del bestseller Guida alla Via degli Dei. Un tracciato che unisce boschi e borghi, luoghi sconosciuti eppure ricchi di storia, per abbracciare due tra le città più amate del Paese. Città universitarie e popolate dai giovani, città della creatività e dell’ingegno umano da secoli, città facilmente raggiungibili da ovunque si parta: già questi sono presupposti importanti per il succes-
so del percorso. Ma, guardando oltre, non è soltanto la presenza delle città capisaldi, alfa e omega di questo percorso, ad attrarre in modo irresistibile: l’x-factor aleggia in un senso di spensierata leggerezza, apprezzato soprattutto dagli under 30, che si riversa su questo cammino come su nessun altro in Italia. E dunque uno dei compiti più preziosi che il percorso tosco-emiliano assolve è proprio la sua capacità di fare innamorare le nuove generazioni al mondo slow: la Via degli Dei, infatti, rappresenta per la maggior parte dei suoi viandanti la prima esperienza di viaggio a pie-
Monte Adone (BO) 88
Il ponte sospeso di Vizzano (BO)
di. Dopodiché, fare a meno di visitare paesi, boschi e montagne con la sola forza motrice delle proprie gambe diventa quasi impossibile. Anche la brevità del percorso è un grande punto a favore per chi si trova agli esordi: cinque, sei giorni al massimo bastano per compierlo in un senso, o anche nell’altro, essendo questo un cammino bifronte, perfettamente segnalato in entrambe le direzioni. Si tratta oltretutto di un’avventura molto
sicura per i principianti: i meno esperti non potranno perdersi, e a ogni passo è facile incontrare un collega camminatore pronto a fugare qualsiasi dubbio di orientamento. C’è poi l’accoglienza a cuore aperto caratteristica dell'Emilia, che passa il testimone, sul confine regionale, alla goliardia dei Toscani: grandi sgroppate di giorno che terminano con gustose mangiate alla sera, nei ristoranti di paese e nelle ospitalità predisposte a misura dei
camminatori. Insomma, nessuna esperienza che si possa compiere in Italia gambe in spalla assomiglia, più della Via degli Dei, al viaggio in cammino alla volta di Santiago: come in Spagna, tutte le località attraversate dal percorso vivono al ritmo scandito dai passi dei viandanti e l’unica sostanziale differenza con l’avventura a piedi più famosa al mondo è che quella tosco-emiliana non è religiosa, anche
Il santuario di San Luca (BO)
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La Via Flaminia Militare a Poggio Castelluccio (BO)
se sono molti i luoghi spirituali attraversati che portano a scoprire pievi, conventi e chiesette sperdute tra boschi e colline. Dominante qui è l’antico spirito profano degli dei, e anche questo aggiunge fascino alla miracolosa ricetta del percorso. La presenza di culti persi nella notte dei tempi si riverbera nei nomi di località come Monzuno (da Mons Junonis), Monte Venere, Monte Luario (dalla dea Lua) e lo stesso Monte Adone, la meta panoramica più spettacolare di tutto il tracciato. D’altronde, già dagli anni ‘50, la Strada Provinciale 59 da queste parti veniva chiamata Via degli Dei. Fu così che il nome rimase nelle orecchie degli abitanti tra Bologna e Firenze e fu adottato, nei primi anni ‘90, da un gruppo di appassionati di trekking capeggiato da Domenico Manaresi che, sotto il nome dell’associazione Dû pâs e ’na gran magnè (due passi e un’abbuffata, in dialetto bolognese), prese a compiere i sentieri più diretti a congiungere i due capoluoghi, facendo ben presto diventare questo percorso molto popolare. Il binomio identificato da Manaresi era perfetto: camminare per luoghi meravigliosi 90
e poco noti, gustando gioiosamente la cucina tosco-emiliana. Ma il boom esponenziale della Via degli Dei è storia più recente se si pensa che la guida redatta da Frignani per Terre di mezzo è giunta alla terza edizione a due anni dalla sua pubblicazione, contando anche numerose ristampe. Oltre alle notevoli caratteristiche da un punto di vista naturalistico, artistico e gastronomico, bisogna riconoscere all’itinerario un ulteriore aspetto capace di offrire un contributo fondamentale al suo magnetico fascino: per il 65% il percorso ricalca la Via Flaminia Militare, la strada romana fatta costruire dal console Caio Flaminio nel 187 a.C. al fine di permettere il passaggio dei legionari da Bologna ad Arezzo, passando per Fiesole. Si tratta, dunque, anche di un percorso archeologico, con un tocco investigativo che ha del romanzesco: questa spettacolare via romana è rimasta per secoli sepolta nel tempo fino a quando, 40 anni fa, i bolognesi Cesare Agostini e Franco Santi, due giovani appassionati di archeologia, intrapresero un intenso lavoro di ricerca e scavi. «Sapevamo che là sotto c’era
l’antica strada romana, siamo cresciuti con questi racconti tramandati da generazioni. Ma quando abbiamo trovato quella moneta che confermava le storie apprese sui banchi di scuola, con sopra incisi i simboli della lupa e di Romolo e Remo, l’emozione è stata infinita. Ora eccoci qui, circondati da centinaia di giovani camminatori che hanno riportato in vita l’arteria viaria della Flaminia Militare», racconta con commozione lo stesso Agostini, incontrato proprio sul basolato rimasto intatto del tratto di Poggio Castelluccio (BO). Ma andiamo a ricapitolare i momenti salienti di quest’avventura, ripercorrendola in senso inverso da Firenze a Bologna, così come l’abbiamo compiuta quest’estate in compagnia dello stesso Frignani. La prima tappa ci porta da piazza della Signoria a Olmo in poco più di 17 chilometri, e vale la pena sfruttare la recente variante messa a punto dall’autore della guida: il magnifico sentiero di Stilicone che s’intraprende subito dopo Fiesole, seguendo il percorso del generale romano Flavio Stilicone il quale, alla guida dell’esercito dell’Impero d’Oriente, sconfisse gli Ostrogoti che minacciavano Florentia nella battaglia del 23 agosto 406. La seconda tappa, in circa 20 chilometri, conduce a San
Piero a Sieve, delizioso borgo immerso nella natura del Mugello, su un tracciato che ci porta a toccare anche il Santuario di Monte Senario, uno dei più importanti complessi religiosi della Toscana. La terza raggiunge Monte di Fò in 25 chilometri e presenta la seconda nuova variante studiata da Frignani. Essa offre la possibilità di visitare il Convento di Bosco ai Frati, dov’è custodito un prezioso crocifisso ligneo di Donatello, attraversando la magnifica riserva naturale di Schifanoia e superando due suggestivi passi: quello dell’Osteria Bruciata, noto per un’affascinante leggenda medievale tramandata nei secoli, e quello della Futa, dov’è possibile visitare l’impressionante cimitero militare germanico e le sue 32mila salme (siamo sulla Linea Gotica). Il quarto giorno si lascia la provincia di Firenze e si scavalla in Emilia per raggiungere, a fine tappa, Madonna dei Fornelli (BO). Diciassette chilometri di pura emozione: è qui che si tocca il punto più alto del cammino, 1.200 metri al Poggio delle Banditacce, in una tappa interamente immersa nella faggeta appenninica che raggiunge il tratto di massimo pregio della Flaminia Militare a Poggio Castelluccio. Dalla tappa più breve si passa alla più lunga: 26 chilometri e mezzo da compiere il
quinto giorno per raggiungere Badolo, portandoci ad attraversare l’allegra cittadina di Monzuno prima di ascendere alla vista più spettacolare, quella che si gode dalle arenarie plioceniche scolpite dal tempo sul Monte Adone. Mancano solo 22,3 chilometri alla meta e, così, in un’emozionante finale di cammino che attraversa lo scenario quasi tropicale del Parco della Chiusa, la Via degli Dei, dalla prospettiva inversa, culmina il sesto giorno nella discesa trionfale dal portico di San Luca, il più lungo al mondo con i suoi 3.800 metri. Piazza Maggiore non è mai stata così bella. viadeglidei.it
Terre di mezzo editore, pp. 120 € 15
Tra la Futa e l’Osteria Bruciata (FI)
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SFUMATURE D’AUTUNNO DALLA SPONDA ADRIATICA ALL’ALTO ADIGE, SEGUENDO IL GIRO D’ITALIA, ALLA SCOPERTA DI COLORI, TRADIZIONI E SAPORI STAGIONALI
© Carlos Solito
di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it
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L’
autunno 2020 è scandito, oltre che dalle calde tonalità rosso-arancio e dai tipici sapori di stagione, dal Giro d’Italia (approfondimenti alle pp. 5059) che accompagna le escursioni nei dintorni delle tappe dell’attesissima gara. Si può partire da Termoli, seguendo la corsa ciclistica dalla sponda adriatica fino all’Alto Adige. Questo piccolo borgo antico sorge su un promontorio roccioso che guarda il mare e accoglie, nel centro, la Cattedrale romanica, tra le più belle in Molise, mentre dal lato dell’antica cinta muraria spicca il Castello Svevo, di probabile origine normanna. Le radici lontane, i percorsi guidati dalla natura che predomina selvaggia, la vastità dei panorami, le antiche vie della transumanza (Patrimonio immateriale dell’umanità dal 2019) e la biodiversità della regione la rendono un posto dove è bello perdersi, respirando la storia,
il valore delle tradizioni e il senso di comunità. Ma quello che può offrire il Molise, un cuore racchiuso tra Abruzzo, Lazio, Campania e Puglia, non è per tutti, perché realmente apprezzato solo da chi viaggia annusando autenticità. Qui l’avventura (anche a tavola) è genuina e, accantonata la voglia di mare e sole della stagione estiva, si viaggia con gli occhi e con il palato alla scoperta delle peculiarità stagionali. Salendo in Abruzzo, non distante dalla tappa di Ortona (CH) del Giro d’Italia, l’autunno dà il meglio di sé nelle avventure a piedi. Tra i percorsi escursionistici adatti a tutti, c’è quello nella Riserva naturale regionale del Lago di Penne. Si parte dal Centro visite dell’area protetta, dove la prima parte, circa un chilomentro, è adatta anche a persone con difficoltà motorie. Si attraversa poi l’area floro-faunistica con le anatre mediterranee, le lontre e l’orto
botanico, proseguendo sulla strada asfaltata in direzione Collalto fino a una piccola fontana, per imboccare a destra il sentiero che costeggia il versante nord della collina. Si entra poi nel bosco misto, scrigno di biodiversità, per ammirare il querceto con roverelle, noccioli, biancospini e sanguinelli nel piano intermedio, e aceri e ornielli più in alto. Giunti infine al Centro di educazione ambientale A. Bellini, si possono visitare il laboratorio di falegnameria, la fattoria didattica e il piccolo osservatorio astronomico. Più in alto, il gusto autunnale di una città balneare si assapora visitando Civitanova Marche che, oltre a cultura e divertimento, offre un’enogastronomia locale capace di accontentare anche i palati più esigenti. Ma la bellezza di Civitanova è legata soprattutto ai pittoreschi scorci della città alta che rendono giustizia all’immensità del mare e alla bellezza del paesaggio circostante.
© Alex Filz
Abbazia di Novacella, vicino Bressanone (BZ)
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© suteracher/AdobeStock
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Val di Funes (BZ)
Saltiamo in Romagna, a Rimini, per un ottobre tra i più ricchi di sempre come offerta culturale. Prima fra tutte quella del nuovo sito museale di arte contemporanea PART - Palazzi dell’arte di Rimini, che restituisce alla città, in un progetto unitario, due edifici storici riqualificati e la collocazione permanente dell’eclettica raccolta di opere donate da tutto il mondo alla Fondazione San Patrignano. Da segnare in agenda la mostra dedicata a Raffaello Sanzio con l’esposizione della Madonna Diotallevi, al Museo della città fino al 10 gennaio 2021. Sempre in tema antichità e arte, dal 16 al 18 ottobre si svolge il Festival del Mondo Antico, tre giorni di incontri, tavole rotonde, presentazioni di libri e visite guidate. Inoltre, in omaggio al centenario della nascita di Federico Fellini, la sua città natale ha dedicato al maestro numerosi eventi tra cui, mercoledì 10 e giovedì 11, il festival La Settima Arte - Cinema e Industria 2020. 94
Ma ottobre è anche musica classica con l’attesa Sagra Musicale Malatestiana al Teatro Galli. Oltre alle offerte culturali e artistiche, si può optare anche per un weekend di relax alle terme, che in questa stagione sono uno dei luoghi più desiderati, o un’esperienza più movimentata con le escursioni a piedi in luoghi di valore storico e paesaggistico. Monselice, in provincia di Padova, tredicesima tappa del Giro d’Italia, è perfetta per scoprire il vasto territorio tra l’Adige e i Colli Euganei. Il tour della città può iniziare da piazza Mazzini, dove si ammira la possente Torre Civica e un lungo tratto delle antiche mura carraresi. Di fronte si apre via del Santuario, o Strada delle sette chiese, definita la più bella passeggiata del Veneto dal poeta Gian Antonio Cibotto, che termina al Santuario di San Giorgio. Numerose e di pregio anche le numerose residenze d’epoca, come Villa Contarini, vicino al ponte della
Grola, con la sua ariosa facciata settecentesca, tipico esempio di architetutura veneta, mentre di Villa Pisani si apprezza l’impianto palladiano con preziosi affreschi riconducibili alla scuola di Paolo Veronese. Chi vuole conoscere meglio la zona può partecipare, sabato 31 ottobre, alla visita guidata dal Campo della Fiera a piazza Mazzini, in occasione della Giornata nazionale del Trekking urbano. Stupiscono i magici intrecci autunnali al Castello di Strassoldo di Sopra, a Cervignano del Friuli (UD), entrato nel club dei Borghi più belli d’Italia nel 2019. Artigiani e vivaisti sono protagonisti della manifestazione In autunno: frutti, acque e castelli. Un filo magico lega la storia e la natura del luogo agli espositori inseriti, in modo armonioso, lungo tutto il percorso: si entra nel borgo vecchio da via Gradisca, arrivando ai giardini della Vicinia, di Casa Artuico e di Casa Rambaldo e al parco se-
colare, fino alla Cancelleria del castello. In Alto Adige, Bolzano è un trionfo di colori. Le passeggiate del Guncina e di Sant’Osvaldo si tingono d’oro, le osterie invitano a scoprire i sapori della tradizione e le cantine a degustare il nettare di Bacco sotto i raggi di un sole tiepido. Con tappa obbligatoria in piazza delle Erbe per assaporare le caldarroste locali. Novità dell’autunno 2020 sono i percorsi Bolzano, Città del Vino e le proposte di Bolzano Rivive per fare shopping, partecipare a visite guidate e assistere a concerti ed eventi ogni venerdì dalle 19 in poi, oltre all’apertura della Casa della Pesa e del suo Waag Café, ristrutturati per ospitare progetti culturali. Sabato 17 ottobre la Festa del Ringraziamento offre un mercato contadino in piazza Walther e dal 12 al
18, per la Settimana gastronomica, i ristoratori propongono piatti tipici della zona abbinati ai vini Lagrein e St. Magdalener. E poi via, alla scoperta della Valle Isarco: quando gli alberi cambiano colore e l’uva e le mele sono raccolte, qui inizia la stagione del Törggelen (dal latino torquere, pressare), un’antica tradizione che si può vivere di maso in maso assaggiando speck, zuppa d’orzo, i tipici kaminwurzen (salamini affumicati) e schlutzkrapfen (ravioli ripieni) e vino novello. Nelle taverne si servono gustosi piatti altoatesini e ovunque si spande il profumo delle caldarroste. Ogni mercoledì e venerdì, fino al 6 novembre, l’Escursione con Törggelen intorno a Bressanone fa rivivere da vicino questa tradizione. Venerdì 23, il giorno dopo la tappa del Giro, e il
30 si può partecipare al tour guidato Autunno montano sulla Plose, la montagna di Bressanone, per ammirare un gioco di colori unico sulle maestose cime delle Odle e del Sass da Putia. Infine, Emozioni in Malga, dal 17 ottobre al 7 novembre a Rio Pusteria, Bressanone, Chiusa-Barbiano-Velturno-Villandro, Naz-Sciaves e Luson, offre uno spaccato della cultura contadina di montagna. Imperdibile una gita a Santa Maddalena, l’ultimo paese che si incontra salendo la Val di Funes, un luogo uscito dalle favole che regala scorci per l’anima. termoli.net abruzzoturismo.it comune.civitanova.mc.it riminiturismo.it monseliceturismo.it castellodistrassoldo.it bolzano-bozen.it
La manifestazione Magici intrecci autunnali al Castello di Strassoldo di Sopra (UD)
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© Matthias Süßen
CHIESE A CIELO APERTO
Chiesa di Santa Maria Dello Spasimo, Palermo 96
ARCHI GREZZI E TRIFORE SENZA VETRATE. SAN GALGANO IN TOSCANA, LO SPASIMO IN SICILIA, SANT’EUSTACHIO E L’INCOMPIUTA IN VENETO: I COMPLESSI RELIGIOSI SENZA TETTO CHE RIEMPIONO GLI OCCHI CON IL LORO VUOTO di Germana Cabrelle - a cura di vdgmagazine.it
F
sorge maestosa nel verde. Settant’anni ci impiegarono i monaci cistercensi francesi di Cîteaux (un monastero in Borgogna) a erigerla, tra il 1218 e il 1288. La vollero vicina al fiume Merse e collegata alla strada Maremmana, tutto intorno terreni da coltivare. Quattro secoli dopo, nel 1786, il campanile crollò su gran parte della copertura, lasciando l’abbazia senza tetto. Imponente nelle sue luci e ombre, San Galgano è una costruzione che sembra appartenere a una dimensione fantastica. Non a caso è diventata set di film epici e palcoscenico di opere musicali. Poco lontano dall’abbazia, nell’Eremo di Montesiepi, fa capolino un sasso con dentro una spada. San Galgano Guidotti, prima della conversione, era un cavaliere dedito a battaglie e duelli, e infisse la lama dell’arma nella roccia mutandone significato e funzione in una croce. Diversa storia, e più recente epoca, connotano la chiesa scoperchiata nota in Veneto come l’Incompiuta di
© Nicoletta Diamanti
orse il loro destino era proprio quello di avere il cielo più vicino, perfino dentro, e non solamente nell’invocazione mistica. Evidentemente, la loro attitudine e sorte era diventare osmosi col tutto: archi grezzi, trifore prive di vetrate, rosoni e oculi senza ricami. Solo un dialogo incessante tra manufatto e natura, senza altri fronzoli se non l’essenziale: il sole che arriva integro e diretto non mediato da filtri, la pioggia che penetra come lavacro, le nuvole spinte dal vento a corredo decorativo. Ferme in un tempo assorto, le chiese scoperchiate esercitano un fascino particolare per questo loro insolito e potente contatto energetico con l’Alto. In Italia ve ne sono di famose, al Nord come al Sud. E tutte, coi loro vuoti, riempiono gli occhi di meraviglia. Il borgo di Chiusdino, in provincia di Siena, ha il fascino delle cittadine toscane puntellate di cipressi e olivi. L’abbazia di San Galgano, in tutto il suo gotico svettante,
Abbazia di San Galgano, Chiusdino (SI) 97
Brendola (VI). Per anni il paese fu teatro di attriti campanilistici fra i residenti che portarono all’esasperazione le autorità impegnate a risolverli. Nel 1926 quattro parroci fondarono un comitato e individuarono un terreno per la costruzione di un’unica chiesa che fungesse da catalizzatore geografico e spirituale di cittadini e fedeli. Progettarono la cattedrale di Gesù Cristo Re in onore di San Michele Arcangelo, la cui posa della prima pietra avvenne il 3 ottobre 1931 sul colle del Cerro. Quando l’edificio cominciava a prendere forma, l’arciprete si ammalò e i lavori, dapprima rallentati, si bloccarono. Poi, dopo una timida ripresa, durante la Seconda guerra mondiale il cantiere si fermò definitivamente per cause mai chiarite. All’Incompiuta di Brendola il cantautore Fabrizio Tavernelli ha dedicato una canzone in cui viene descritta come «la cattedrale che si mostra ferita di fronte alla sua caduta, la chiesa da cui entra inesorabile il buio, con le albe selvagge arrampicate sul suo corpo; un’opera non finita che davanti alle brecce, alle crepe e alla fede che brancola, cerca una luce per riaccenderla».
© Germana Cabrelle
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Abbazia di Sant’Eustachio, Nervesa della Battaglia (TV) Incompiuta di Brendola (VI)
© Magda Beverari
Sempre in Veneto, a Nervesa della Battaglia (TV), sorge l’abbazia di Sant’Eustachio, monastero benedettino dove monsignor Giovanni Della Casa scrisse il Galateo. Recuperato dopo anni di abbandono grazie al generoso intervento del produttore di vino Ermenegildo Giusti, il complesso ormai millenario (la fondazione risale al 1062) è diventato un centro polifunzionale che ospita rassegne ed eventi culturali. E quale miglior luogo per andare a lezione di Galateo? Qui si apprende non solo il bon ton da tenere a tavola e nelle occasioni conviviali, ma anche nella vita professionale con corsi di Galateo del lavoro, rivolti ad aziende e dipendenti per comunicare in modo elegante e appropriato. Il poker si completa a Palermo, dove svetta un’altra sontuosa opera incompiuta: il complesso ecclesiastico dedicato alla Madre di Gesù che spasima per il dolore del figlio. Una storia complessa come il famoso quadro di Raffaello commissionato proprio per questa chiesa la cui bellezza è amplificata dalla navata a cielo aperto, ora adibita a spazio culturale e sede di manifestazioni teatrali e musicali. I caratteri architettonici di Santa Maria dello Spasimo rappresentano quasi un unicum nel panorama costruttivo siciliano: per la tipica concezione dell’architettura di gusto gotico-settentrionale, con innesti e influssi di importazione catalana. Incantevole l’abside poligonale con copertura stellare, che in fotografia crea un bellissimo contrasto cromatico tra il rosato della pietra e l’azzurro del cielo. 98
MODA
© Elena Rosignoli
OPEN FASHION
Prada, via Bergamo a Milano, edizione ApritiModa 2019
IL 24 E 25 OTTOBRE, GRANDI MAISON E LABORATORI ARTIGIANALI D’ECCELLENZA ACCOLGONO I VISITATORI PER SVELARE I SEGRETI DEL MADE IN ITALY di Cecilia Morrico
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MorriCecili
morricocecili
alazzi storici, cortili nascosti, vecchie fabbriche reinventate. Sono tanti i luoghi fisici che racchiudono la magia del genio e della creatività artigianale, che tutto il mondo invidia all’Italia, pronti a spalancare le proprie porte nel weekend del 24 e 25 ottobre. L’occasione è ApritiModa, un evento che quest’anno per la prima volta coinvolge tutta la Penisola, per consentire a grandi maison, aziende e musei del lusso di mostrare come l’invenzione diventa prodotto.
Un lungo viaggio da Nord a Sud alla scoperta del saper fare italiano, un'occasione unica per visitare gratuitamente i luoghi del bello, atelier e laboratori su prenotazione tramite il sito apritimoda.it. Si parte dalla manifattura, in Piemonte, dove nascono i cappelli diventati immortali grazie al cinema. Due le case di moda cult: Borsalino, a Spinetta Marenco, vicino Alessandria, fabbrica che da 165 anni produce i copricapi resi famosi da Humphrey Bogart in Casablanca ed esposti in un museo dedicato, e Cappellificio Cervo, che prende il nome non da una famiglia ma dal torrente che attraversa il Biellese. Oltre a bombette e cilindri, si possono ammirare anche abiti e tessuti preziosi di altri grandi nomi come Lanificio Fratelli Cerruti a Biella, Herno a Lesa (NO) e Piacenza Cashmere a Pollone (BI). Si passa poi in Lombardia, dove è nutrita la lista dei brand: da Brunello Cucinelli a Curiel, dalla Fondazione Gianfranco Ferré a Versace, da Fratelli Rossetti a Trussardi, presente dalla prima edizione nel 2017. Ma poi anche in Veneto, con la Tessitura Bevilacqua e il Lanificio Bottoli, per citarne al99
cuni, in Liguria con Cordani Velluti, tessuti apprezzati anche da J.F. Kennedy, e in Emilia Romagna con Furla. Tappa obbligata la Toscana, da sempre una delle regioni che maggiormente ospita le grandi aziende manifatturiere made in Italy. Quindi appuntamento a Firenze con Enrico Coveri e il suo palazzo sul Lungarno Guicciardini, una volta proprietà dei Medici, e Loretta Caponi che apre al pubblico il suo laboratorio di 850 m² in via delle Belle Donne, dove nasce la lingerie di alta moda scelta dalla duchessa di Kent. Fuori dalla Città del Giglio, sulle dolcissime colline del Chianti a Bagno a Ripoli (FI), una zona storica per la lavorazione del pizzo, ha sede l’headquarter di Ermanno Scervino. Vicino Arezzo, invece, c’è la fabbrica-giardino di Valvigna per scoprire le collezioni di Prada e Miu Miu, con i magazzini per le materie prime e gli archivi storici delle collezioni di pelletteria e calzature. Immancabile poi la sosta al Museo del Tessuto di Prato (PO) che, tra il percorso espositivo permanente e le mostre temporanee, rappresenta una delle realtà più attive d’Italia. Si arriva poi in Campania, a Napoli, che oltre a ospitare alcune delle pelletterie più importanti del Paese, accoglie il Museo della Moda di Napoli, parte integrante della Fondazione Mondragone. Situato in un antico palazzo monumentale, custodisce merletti e ricami dalla fine del XIX ai primi del XX secolo, espone collezioni permanenti di grandi stilisti napoletani come Fausto Sarli e Livio De Simone, tessuti di arredamento della manifattura di San Leucio (1850-1950), abiti donati dalle migliori famiglie della città
© ufficio stampa Museo della Moda di Napoli
Museo della Moda di Napoli - Fondazione Mondragone
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© ufficio stampa ApritiModa
MODA
Curiel, via Montenapoleone a Milano
realizzati tra l’800 e la prima metà del ’900, paliotti e paramenti sacri del 1600. Un archivio vastissimo, insomma. Proprio per questo, secondo il commissario straordinario del museo Maria d’Elia, «partecipare ad ApritiModa è un’occasione unica per diffondere e far conoscere la storia dell’artigianalità e la tradizione del made in Italy». Soprattutto nel primo anno in cui la manifestazione coinvolge tutto lo Stivale. Sono infatti presenti anche altre realtà manifatturiere di Umbria, Calabria e Sardegna, perché la ripartenza si costruisce insieme e grazie al “fatto bene”, che fiorisce in ogni angolo. apritimoda.it
IN OCCASIONE DEL PROGETTO APRITIMODA, TOMASO TRUSSARDI APRE AL PUBBLICO LA DIMORA DI FAMIGLIA
«L
a moda si mostra al pubblico come forse non ha mai fatto prima, arrivando nel cuore delle grandi e piccole maison e offrendo così la possibilità di valorizzare la storia e i prodotti che rendono unico il nostro Paese». Con queste parole Tomaso Trussardi, presidente del gruppo che porta il suo nome, spiega il senso di ApritiModa. E conferma la sua partecipazione all’iniziativa con l’apertura di Casa Trussardi, in un fantastico palazzo del ’600, a Bergamo, città d’infanzia dello stilista e luogo di nascita della maison. Perché avete scelto di confermare ancora una volta la partecipazione al progetto? Credo che quest’anno più che mai sia importante farne parte: è un significativo messaggio di ripartenza per l’Italia. Siamo pronti a ricominciare con una
rinnovata energia, mostrando tutto il bello che il nostro Paese ha da offrire, a cominciare dalla moda. Siamo felici e onorati di prendere parte a questa iniziativa, a cui abbiamo creduto fin dalla prima edizione nel 2017. Aprite al pubblico Casa Trussardi: che ricordi ha in questo luogo? Sono nato e cresciuto a Bergamo, per me rappresenta un posto pieno di significati e memorie. Qui è nato mio padre Nicola e anche il marchio Trussardi, più di 100 anni fa. Amo trascorrere il tempo libero nella nostra casa di famiglia, come facevo fin da piccolo, e sono felice di aver trasmesso questo piacere a mia moglie e alle mie figlie. Ho deciso di passare qui anche il periodo di lockdown, dando un forte supporto al territorio colpito dal Covid-19 e avviando una raccolta fondi per sostenere il reparto di terapia intensiva dell’ospedale cittadino. Che cosa volete trasmettere alle persone che visiteranno il mondo del Levriero? Vogliamo raccontare da vicino la storia del nostro marchio, di come abbia contribuito negli anni ad arricchire l’eccellenza italiana. Sono molto felice di aprire le porte di Casa Trussardi, dimora storica della mia famiglia, nella città in cui tutto è cominciato nel 1911 con mio bisnonno Dante. Vogliamo offrire al
© Emilio Tini
A CASA DEL LEVRIERO
Tomaso Trussardi
pubblico, non solo agli addetti ai lavori, uno sguardo intimo e personale all’interno del brand e del clan Trussardi. Come vi organizzate per rispettare le norme a contrasto del coronavirus? Prevediamo visite contingentate e organizzate in piccoli gruppi, solo ed esclusivamente prenotando su apritimoda.it, in modo da garantire il massimo della sicurezza per tutti. Sono felice di partecipare, è fondamentale in questo momento restituire alla collettività la forza e la bellezza di un territorio attraverso le sue eccellenze. C.M. www.trussardi.com therealtrussardigram
Courtesy press office Trussardi
Casa Trussardi di Bergamo
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OPERA
Il Teatro Olimpico di Vicenza
VOCI OLIMPICHE L’OPERA DELLE ORIGINI RINASCE A VICENZA. IL PIÙ ANTICO TEATRO DEL MONDO RIAPRE ALLA MUSICA OSPITANDO, IL 15 OTTOBRE, L’ESIBIZIONE DI JOSÉ COCA LOZA, VINCITORE DEL CONCORSO DI CANTO BAROCCO di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3
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ella cornice della città-capolavoro di Palladio, sul palco unico al mondo del Teatro Olimpico, poco prima del lockdown, si è celebrata la vittoria dell’opera barocca. Ma questa bellissima festa è stata purtroppo interrotta dall’emergenza Covid-19. 102
Ora, però, è finalmente giunta la notizia che il più grande concorso di canto barocco mai realizzato vedrà presto lo svolgimento dei suoi tasselli finali. Ma andiamo per gradi e ricapitoliamo il racconto di quello che è accaduto mesi fa con Voci Olimpiche, la gara di canto barocco che a Vicenza, con un
successo mai realizzato prima, ha offerto il meritato tributo all’opera delle origini. Suggellando così il giusto riconoscimento al linguaggio musicale da cui è nato il belcanto, il genere che ha fatto amare la musica italiana nel mondo e che, paradossalmente, proprio nel nostro Paese fatica a trovare
Olimpiche è stata comunque attentamente calibrata: innanzitutto perché il direttore artistico è Andrea Marcon, clavicembalista e organista celebre anche come direttore d’orchestra e specialista del genere già dagli anni ’80, quando diede vita alla riscoperta di questo repertorio insieme a un pioneristico drappello di giovani colleghi. Da allora Marcon è artefice delle prime esecuzioni e delle prime registrazioni mondiali di moltissime opere di grandi autori del tempo, come Antonio Vivaldi, Antonio Caldara, Alessandro e Benedetto Marcello, portando l’opera barocca italiana sui palchi più prestigiosi e, di recente, al Bolshoi di Mosca. «Abbiamo una lingua che più di ogni altra si presta naturalmente al canto, per questo tutti i grandi componevano opere in italiano», tiene a sottolineare Marcon. L’allestimento dell’Alcina di Georg Friedrich Händel, tassello finale della rassegna e vetrina dal palcoscenico vicentino per i vincitori del concorso, doveva andare in scena il 19 e 21 aprile 2020, ma il lockdown ha arrestato tutto per un anno. Ora il desiderio di tornare a far risuonare un teatro capace di regalare una
delle acustiche più apprezzate dagli intenditori di tutto il pianeta è ancora più grande. Già sono attesissime al Teatro Olimpico le voci del primo premio assoluto, il basso José Coca Loza, boliviano di 27 anni, degli italiani Martina Licari (soprano), Rachele Raggiotti (contralto) e del giovanissimo Nicolò Balducci, 20 anni, che si è innamorato del canto barocco dopo un passato nei talent pop e ha il timbro di controtenore come anche il russo Vadim Volkov. Infine, a completare il cast variegato e internazionale dei vincitori, si esibiranno a Vicenza il soprano tedesco Julia Kirchner e il tenore colombiano Camilo Delgado Diaz. Insieme a loro ascolteremo la Venice Baroque Orchestra diretta dallo stesso Marcon e il Coro Andrea Palladio. A credere nel progetto di valorizzazione del repertorio vocale antico è stata la Fondazione Cariverona che, in collaborazione con la Società del Quartetto e il Comune di Vicenza, ha sostenuto il direttore nella realizzazione di un sogno: «Da sempre Fondazione Cariverona ha a cuore le sorti dei talenti emergenti, in ambito musicale in particolare. Grazie a Voci
© Marco Borggreve
il riconoscimento che merita. Eppure, grazie al concorso Voci Olimpiche, Vicenza ha raggiunto un risultato storico: un successo senza precedenti per una gara dedicata al repertorio antico, con 218 candidati provenienti da tutto il mondo (Europa, Stati Uniti, Messico, Cile, Venezuela, Colombia, Bolivia, Israele, Russia, Armenia, Corea, Giappone, Cina), convocati a novembre 2019 nel teatro (coperto) più antico esistente, davanti a una prestigiosa giuria internazionale. A dimostrare che l’opera barocca è sempre più amata anche dai giovani interpreti, e che deve diventare un motivo di orgoglio crescente per la cultura italiana. L’idea di creare un concorso consacrato alla vocalità del XVII e XVIII secolo poteva dunque sembrare un azzardo, ma è stato ben calcolato. Azzardo perché, malgrado la prima favola in musica – l’Orfeo di Claudio Monteverdi – sia andata in scena il 24 febbraio 1607 in una cornice esemplare del Rinascimento italiano, il Palazzo Ducale di Mantova, l’opera delle origini non è ancora diffusa in Italia, mentre primeggia sui principali cartelloni dei teatri europei. Ma la scommessa di Voci
Il direttore Andrea Marcon 103
OPERA
Olimpiche, la valorizzazione del patrimonio operistico delle origini ha raggiunto risultati inimmaginabili: dare vita al primo concorso di canto barocco in Italia, portare centinaia di giovani interpreti nella grande bellezza del Teatro Olimpico e offrire una chance concreta per la loro carriera», ha dichiarato il musicista veneto. «E dal 16 al 18 aprile 2021 faremo risuonare la straordinaria acustica dell’Olimpico con lo splendore di pagine precedenti a Gioachino Rossini, Verdi o Puccini. Musica di strabiliante virtuosismo e di accese emozioni proprio perché, superando la musicalità apollinea del Rinascimento, introdusse il concetto di affetto, espresso attraverso le doti attoriali degli interpreti, che dovevano essere in grado di recitar cantando». Tutto il teatro musicale dei nostri giorni, dalla grande opera ottocentesca al musical, è nato qui. Il successo di questa scommessa è motivo di orgoglio anche per il presidente di Cariverona, Alessandro Mazzucco: «La Fondazione investe soprattutto per offrire prospettive ai giovani, non tanto con l’intento di realizzare un ruolo di moderno mecenatismo, ma con la convinzione di riproporre e utilizzare il grande patrimonio Venice Baroque Orchestra
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artistico del nostro Paese per creare reali opportunità professionali. E lo scenario culturale vicentino si è dimostrato pronto ad accogliere progetti coraggiosi e ambiziosi come questo», ha dichiarato. Cesare Galla, giornalista e critico musicale, ci aiuta infine a comprendere le caratteristiche uniche della cornice in cui si è realizzato il grande exploit di Voci Olimpiche e della musica barocca italiana, in attesa della messa in scena di Alcina: «Per capire Vicenza bisogna conoscere Palladio, che qui ha costruito i suoi principali capolavori segnando l’architettura internazionale dei secoli a venire, in particolare quella anglosassone. È noto come la Casa Bianca si sia ispirata a Villa La Rotonda, o che il presidente Thomas Jefferson definisse l’architetto veneto “the Bible”. Ma nessun edificio trova paragoni nell’Olimpico». Per questo, assistere a un’opera barocca nel contesto palladiano ci riporta al clima originario di stupore che aveva uno spettatore del tempo, come ribadisce Marcon: «Pensiamo alla stessa Alcina, che divenne celebre anche grazie alla scenografia e agli effetti speciali, paragonabili a una moderna visione in 3D. Ma nell’Olimpico gli effetti speciali
sono permanenti, con la scenografia originale dell’architetto vicentino Vincenzo Scamozzi, che abbraccia interpreti e pubblico in un puro incanto». Perché, in quello che molti hanno definito il teatro più bello al mondo, si respira l’atmosfera del miracolo. «Questo straordinario monumento, concepito per le opere classiche ed elisabettiane, fu aperto alla musica solo nel XX secolo, quando sopravvisse miracolosamente ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale che distrussero i teatri Eretenio e Verdi», conclude Galla. «Non è mai stato riscaldato né climatizzato, anche per questo è ancora perfettamente integro e rimane chiuso dai primi freddi ai primi tepori. Il solo pensare che il suo suono sia rimasto intatto nei secoli ci fa vivere l’esperienza del tempo che si è fermato». E in attesa di aprile, il 15 ottobre a esibirsi è il vincitore assoluto di Voci Olimpiche, José Coca Loza, con la Venice Baroque Orchestra e la direzione dello stesso Marcon. È tempo di far risuonare le voci olimpiche. teatrolimpicovicenza.it teatrolimpicovicenza olimpicovicenza teatrolimpicovicenza
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FRAMMENTI DI TERRA DAL 24 OTTOBRE AL 29 NOVEMBRE, AL SIENA AWARDS, I PIÙ GRANDI FOTOGRAFI MONDIALI RIFLETTONO SUL FUTURO DEL PIANETA a cura di Silvia Del Vecchio s.delvecchio@fsitaliane.it
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ella Città del Palio, fantini e cavalli lasciano il posto d’onore ai fotografi di 161 Paesi: al via sabato 24 ottobre il Siena International Photo Awards, con il contest online e l’annuncio dei vincitori il giorno seguente. Numerose le iniziative e le mostre in programma, da Imagine all the people sharing all the world, che raccoglie le foto più belle presentate al concorso, fino alle cinque esposizioni allestite in diverse sedi (come Burning dreams all’Ex Distilleria Lo Stellino, The other refugees all’Area Verde Camollia 85 e I wonder if you can alla Fortezza Medicea) fino alla rassegna itinerante Non potevamo immaginare l’inimmaginabile, che unirà reale e virtuale in un percorso nel centro storico e prevede anche un omaggio speciale al fotografo sudafricano Brent Stirton, a Sovicille, borgo a pochi chilometri da Siena. Città che per un mese diventa centro del mondo per riflettere su questioni sociali e ambientali fondamentali per il futuro del pianeta. festival.sienawards.com sipacontest sipacontest sipacontest Siena International Photo Awards 106
mente, spinti dalle correnti polari, fertilizzano gli oceani trasportando sostanze nutritive dalla terra. Sono responsabili dello sviluppo del fitoplancton e, catturando l’anidride
carbonica dall’aria, influenzano anche il ciclo del carbonio. Ospitano, infine, animali di grossa taglia come le foche cancrivore che, durante tutto l'anno, vivono sulla banchisa
Š Greg Lecoeur
Frozen Mobile Home Gli iceberg, enormi quanto misteriosi habitat naturali, rappresentano dei regni dinamici che supportano la vita marina. Muovendosi lenta-
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© Joseph Cheires
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una di loro negli ultimi tre anni si era divertita a giocare con le barche, spingendole delicatamente. Tornato l’an-
no successivo, il cetaceo è incredibilmente riapparso e Joseph è riuscito a fotografarlo dall’alto
Nana Kwame (dal reportage Burning Dreams) Un chilometro prima che il fiume Odaw sfoci nel Golfo di Guinea, Nana Kwame raccoglie bottiglie di plastica trattenute da una diga.
Ogni giorno trascorre ore nell’acqua contaminata da spazzatura, schede elettroniche, sostanze chimiche non trattate e da altre sostanze tossiche. Il deposito di Agbogbloshie, ad Accra, è una
delle più grandi discariche a cielo aperto di rifiuti elettronici: arrivano da Paesi europei come beni di seconda mano, ma molti non possono essere riparati e finiscono smantellati e bruciati
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Gray Whale Plays Pushing Tourists Alla fine della stagione delle balene grigie, Joseph Cheires ha saputo che
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© Alain Schroeder
© Brent Stirton/Getty Images reportage for National Geographic Magazine
Judy (dal reportage The Other Refugees) Judy è stata salvata da un circo nel febbraio 2007. È di origine africana e ha 43 anni, la più anziana di tutti gli scimpanzé liberati. Soffre di diversi problemi di salute dovuti alle condizioni in cui ha vissuto, come alopecia, depigmentazione e complicazioni dentali. Ora vive con un gruppo di scimpanzé che la rispettano e svolge un ruolo di mediatrice. “Gli altri diseredati della terra” sono, appunto, gli scimpanzé costretti nei circhi e in condizioni disumane, nonostante siano i nostri parenti animali più stretti, oggi a rischio estinzione
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Saving Orangutans Sedata e trasportata con una carriola dal suo recinto, Asha sta per essere sottoposta a un controllo medico. Questa femmina di 20 anni è arrivata due anni fa in condizioni critiche. Poiché piove, un membro del team la protegge con una foglia gigante. Gli oranghi di Sumatra sono seriamente minacciati dall’incessante sfruttamento e dalla frammentazione della foresta pluviale
Rhino Wars Questo progetto fotografico denuncia l’appetito asiatico per il corno di rinoceronte, considerato un rimedio per tutto, dal cancro ai calcoli renali. Composto da cheratina, viene macinato e mescolato con acqua, per poi essere ingerito con la speranza di risultati miracolosi quando invece, nel migliore dei casi, ha solo un effetto placebo. Il Sudafrica è il Paese al mondo dove vivono più rinoceronti, ma oggi conta meno di 20mila esemplari 109
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NUOVI MONDI
Alcuni pescatori rientrano nella baia di Guanabara, in Brasile, dopo aver trascorso la notte in mare © Dario De Dominicis
A LODI, FINO AL 25 OTTOBRE, IL FESTIVAL DELLA FOTOGRAFIA ETICA RACCONTA LA COMPLESSITÀ DEL REALE
di Flavio Scheggi mescoupsdecoeur
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l 2020 è un anno di grandi cambiamenti a livello globale, in cui tutti ci siamo trovati come esploratori catapultati in terre sconosciute. Per questo Sguardi sul nuovo mondo è stato scelto come tema del Festival della fotografia etica, che fino al 25 ottobre, a Lodi, ripercorre attraverso le immagini i fatti che hanno cambiato le nostre abitudini. Tra le 24 mostre allestite in diverse sedi, spiccano gli scatti premiati dal World Report Award, che vedono protagonisti alcuni fotografi italiani.
Nella sezione Single Shot, il ritratto di Francesca Mangiatordi è diventato icona dell’emergenza Covid-19. «L’infermiera di Cremona addormentata sulla scrivania alle sei del mattino, con la mascherina ancora sul volto, ci ricorda che il giusto fatica per raggiungere il suo scopo e ha bisogno di riposo per raccogliere le forze e riprendere il suo dovere», commenta l’autrice dello scatto. Oltre alla foto vincitrice sono esposte le 30 finaliste, tra cui quella di Alessio Pannini scattata nella penisola di Jamal, oltre il Circolo Polare
Artico. «È un’area del pianeta dove le temperature possono arrivare anche a 50 gradi sotto zero. Le giornate scorrono lente, seguendo una routine antica di seimila anni che questo popolo porta avanti nonostante la modernizzazione e i cambiamenti climatici», racconta il reporter toscano. Mentre Dario De Dominicis, vincitore della sezione Madre Terra, ci conduce con il suo reportage nel porto naturale di Rio de Janeiro, in Brasile, alla scoperta della pesca artigianale nella baia di Guanabara: «Un patrimonio di tradizioni e cultura che trova origine nelle tecniche indigene, portoghesi e spagnole». Tra gli altri autori esposti al festival lodigiano ci sono il russo Nikita Teryoshin, che compie un viaggio dietro le quinte del business mondiale della guerra, e la britannica Mary Turner, che ferma su carta fotografica i problemi sociali del nordest dell’Inghilterra dovuti alla crisi dell’industria del carbone. festivaldellafotografiaetica.it Festival.della.Fotografia.Etica fotografiaetica L’infermiera, esausta, si addormenta sulla scrivania alle sei del mattino, con la mascherina sul volto. La foto è stata scattata all’ospedale di Cremona durante i giorni più difficili dell’emergenza coronavirus © Francesca Mangiatordi
Due bambini cercano di tenersi al caldo con indumenti adatti alle temperature glaciali nella penisola di Jamal, oltre il Circolo Polare Artico, uno dei luoghi più remoti e inospitali del pianeta © Alessio Pannini
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NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.
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MOSTRE IN TRENO E PA G O M E N O PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA La GAM - Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino rinnova l’allestimento delle collezioni permanenti del ‘900 con il Primato dell’opera, un percorso pensato per restituire centralità all’opera d’arte. Il nuovo ordinamento è studiato per consentire il confronto tra i capolavori esposti: le sequenze di
dipinti, sculture e installazioni sono affiancate da poche informazioni essenziali che introducono alla lettura degli stili diversi, di generazione in generazione, che gli artisti hanno elaborato. Sala dopo sala, la mostra permanente svela alcune fasi fondamentali della ricerca figurativa: da de
Chirico, Morandi e de Pisis alle avanguardie storiche di Umberto Boccioni, Gino Severini, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Otto Dix, Max Ernst, Paul Klee e Francis Picabia, alle stimolanti proposte creative nate nella Città della Mole tra le due guerre mondiali, fino alle influenze di Amedeo Modigliani sulla pittura torinese. Ingresso 2x1 riservato ai soci CartaFRECCIA muniti di un biglietto per le Frecce con destinazione Torino in una data antecedente al massimo di tre giorni da quella della visita, mentre, per chi viaggia da solo, riduzione sull’ingresso alle stesse condizioni. Sconto sul biglietto della mostra anche per chi è in possesso di un abbonamento annuale e/o mensile e della Formula Piemonte. gamtorino.it FondToMusei GAM Torino gamtorino
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LEGENDA:
Lamezia Terme Reggio di Calabria
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Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
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Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
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Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio
FRECCIABIANCA ETR 460
Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 125
PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE
a cura di Francesca Ventre - f.ventre@fsitaliane.it
© Roberto Conte
Reggio Calabria, lungomare Falcomatà. Colonne esili, di metallo, guardano lo Stretto di Sicilia. E si mescolano con gli alberi che le circondano. È Opera di Edoardo Tresoldi, artista che si contraddistingue per i suoi personalissimi giochi di trasparenza, creati da reti metalliche che trascendono la dimensione spazio-temporale. L’agile installazione, che arricchisce dal 12 settembre la storia millenaria della città calabrese, delinea un’agorà mentale, trasporta i visitatori in una dimensione percettiva mutevole, apre relazioni diverse all’interno di uno spazio materialmente aperto. Corridoi prospettici si confondono con il paesaggio, mentre pilastri cristallini e slanciati definiscono un’architettura accogliente, in rapporto diretto tra terra e cielo. Opera è una composizione di 46 colonne, alte otto metri, all’interno di un parco di 2.500 m². Un monumento pensato per essere attraversato e invitare alla contemplazione. Tresoldi gioca con la grammatica dell’architettura classica, in un luogo impregnato dalle origini greche. Alla ricerca di nuove poetiche visive in dialogo con il paesaggio circostante e l’uomo. edoardotresoldi.com edoardotresoldiart edoardotresoldiofficial
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PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS
IL VIAGGIO SI FA SLOW
© Archivio Fondazione FS Italiane
SUI TRENI STORICI GLI ANTICHI BAGAGLIAI VENGONO ADIBITI AL TRASPORTO DELLE BICICLETTE. PER SCOPRIRE LE BELLEZZE DEL PAESE IN MODO LENTO E SOSTENIBILE
Bagagliaio all’interno di un treno storico, oggi adibito al trasporto delle biciclette
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l concetto di cicloturismo nasce nella seconda metà dell’800 in Francia, quando la bicicletta si discosta dai suoi progenitori, il velocipede e il biciclo, per acquisire quella forma con le ruote delle stesse dimensioni che è giunta fino a noi. Da subito accolta sul mercato come mezzo di trasporto economico e duttile, diventa protagonista di una vera rivoluzione grazie a Paul de Vivie, imprenditore francese ed editore della rivista Le Cycliste, che in un articolo del 1889 conia il neologismo cyclotourisme. Oggi la pratica del cicloturismo è diventata popolare a livello globale e anche i circuiti italiani iniziano ad ampliare l’offerta in questa direzione. L’intermodalità treno+bici garantisce un’esperienza ecologica e salutare, che ben si sposa con l’offerta culturale della Fondazione FS. Anche sui treni storici cresce infatti la richiesta di trasporto biciclette. Diversi bagagliai, dopo interventi di revisione e ripristino dell’originaria livrea, sono stati recuperati e adibiti alle due ruote con il montaggio di apposite rastrelliere smontabili. Viene offerta così la possibilità di sperimentare un turismo lento e sostenibile, che unisce la bellezza del paesaggio, il benessere all’aria aperta e la cultura. Per sfruttare tutte
le potenzialità della stagione, si può prenotare un viaggio sulla Ferrovia del Monferrato: 45 km che da Asti conducono a Nizza Monferrato, attraverso Castagnole delle Lanze, su un tracciato realizzato tra il 1865 e il 1870. In questa zona, riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, le distese ricoperte di vigneti fanno da sfondo a casali, castelli e torri medievali. Oltre alle numerose iniziative per il periodo della vendemmia, il 24 ottobre qui fa tappa il Giro d’Italia 2020 che da Alba percorre Langhe, Roero e Monferrato. Un motivo in più per scoprire il territorio in modo sostenibile. fondazionefs.it FondazioneFsitaliane fondazionefsitaliane
TRENI D’AUTUNNO Fondazione FS Italiane accompagna gli appassionati dei treni storici alla scoperta delle bellezze stagionali. Con l’Irpinia Express del 4 ottobre si può ammirare la magia del foliage e partecipare a un trekking in vigna. Per assaggiare i prodotti del territorio si possono scegliere anche il Treno del Barbera, il 18, e il Treno delle castagne, il 25. fondazionefs.it 127
PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO
di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]
OfficialTozzi
LE BARENE DI VENEZIA
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© bravomike/AdobeStock
enezia non è solo il ricamo di marmo dei palazzi nobiliari e la struttura urbanistica unica al mondo, è anche un contesto naturale straordinario che ha resistito incredibilmente ai secoli. Come le barene, piccole isole che si creano a causa delle correnti e vengono colonizzate rapidamente dalla vegetazione e poi dagli animali, uccelli in primis. Rappresentano il 20% della Laguna e affiorano di qualche decina di centimetri dalle acque che saltuariamente le sommergono. Sono percorse da canali naturali con andamento sinuoso e diverticolare e solo pochi veneziani possono dire di averle davvero toccate con mano. Ep-
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pure è proprio dalle barene che dipende il futuro della Laguna: se scompariranno, come si tende a pensare per via del moto ondoso sollevato dalle grandi navi e dallo scavo di nuovi canali artificiali, Venezia resterà indifesa dall’azione erosiva delle correnti che potrebbe compromettere la stessa resistenza degli edifici cittadini. Infatti è in corso un progetto per recuperare queste aree utilizzando lo stesso fango di risulta dalla pulizia dei canali: piccoli interventi essenziali e non invasivi, il tipo di manutenzione di cui ha bisogno la Serenissima, non di opere faraoniche i cui impatti ambientali rischiano poi di essere negativi.