La Freccia - settembre 2020

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ANNO XII | NUMERO 9 | SETTEMBRE 2020 | www.fsitaliane.it

PER CHI AMA VIAGGIARE

RISORGIMENTO VERDIANO IL FESTIVAL DI PARMA

IL TRENO DI CARDINAL ZUPPI TERRE DI VINI, CASCATE E CAMMINI




© FS Italiane | PHOTO

EDITORIALE

RISORGIMENTI S

ettembre è un mese di passaggio, conduce all’autunno e induce alla malinconia. Avremmo potuto scegliere come colonna sonora di questo numero le note di September Morn e accompagnarle con i fotogrammi da groppo in gola di Autumn in New York. Avremmo potuto abbandonarci a un giustificato spleen, non lo abbiamo voluto. Perché settembre – finite le ferie – segna l’inizio di un nuovo anno, di studio e di lavoro. Una ripartenza che, mai più di oggi, vorremmo fosse rapida e decisa. E diventasse una sorta di risorgimento economico, culturale e morale.

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Per questo abbiamo scelto le note di Giuseppe Verdi, accompagnandovi a Parma e al festival a lui dedicato. Note – nei vari periodi della sua opera – ora dense e vigorose, ora passionali e struggenti, e poi energiche, entusiastiche, patriottiche. Tutti ingredienti indispensabili perché l’appello a ripartire, ripetuto come un mantra da settimane, si concretizzi e produca effetti altrettanto concreti in ciascuno di noi. Ce lo chiede Verdi, in persona, dalla cover. Così, con l’Italia nel cuore, un’Italia coesa, volitiva e generosa, vi abbiamo proposto itinerari autunnali nelle ter-

re dei nostri nobili vini, sangue nelle vene di un’economia agricola costretta a combattere tanto le avversità meteorologiche quanto quelle sanitarie; e a piedi, lungo la più antica e suggestiva via di pellegrinaggio documentata, dal Lazio fino alla grotta di Monte Sant’Angelo in Puglia. Poi vi abbiamo portato a conoscere alcune farmacie e ospedali storici italiani diventati in certi casi musei, come il Santa Maria della Scala di Siena, uno degli ospedali più antichi d’Europa; vi abbiamo condotto tra i suggestivi giochi d’acqua disegnati dalle tante cascate di cui è costellato il nostro territorio e


infine a Trapani, Erice, Mozia, San Vito Lo Capo, fino alla Riserva dello Zingaro, di nuovo violentata, quest’estate, dalle fiamme di piromani indegni di essere definiti italiani. O meglio, semplicemente, uomini. Perché il rispetto per quello che i credenti chiamano il creato dovrebbe essere un sentimento innato, un dovere più che una virtù. E in quel creato, ricordiamocelo, c’è tutto. La natura e chi la abita. Noi e gli altri. La persona. La Freccia si occupa di viaggi, di proporli e accompagnarli. E da sempre il viaggio è la metafora della vita. A tutti è nota la stazione di arrivo, non però

il percorso, gli incontri, le scoperte che ci condurranno fin lì. La pandemia non è ancora alle spalle, ma ha evidenziato tutte le nostre fragilità. Da quelle dobbiamo iniziare un’altra tappa del viaggio. Per ragionare su questo abbiamo avuto l’onore di ospitare monsignor Matteo Maria Zuppi, cardinale e arcivescovo di Bologna. Si può dire che è salito in treno con noi. E ha trasformato quel treno virtuale in uno vero, sul quale «dobbiamo stare tutti… in primis i più deboli e fragili». E ha individuato le prime stazioni – «più lavoro, ambiente e cultura» – e il binario da seguire, «quello dell’ascolto,

della relazione, del rispetto reciproco, della solidarietà». Insomma, ci ha regalato un’intervista densa di osservazioni e riflessioni, e ci ha consegnato una mappa, con un itinerario e degli obiettivi precisi. Se li condividiamo non ci resta che partire. In ogni caso, è «Settembre, andiamo». Ci è data davvero la possibilità di risorgere. PS. Dopo cinque mesi di lockdown torneremo a stampare La Freccia. Tiratura limitata e diffusione nei soli FRECCIALounge e FRECCIAClub. Ma così, intanto, qualcuno potrà tornare a sfogliarlo, questo nostro e vostro magazine. 3


MEDIALOGANDO

IL GIORNALE DEI LETTORI, POLITICO E ACCOGLIENTE L’OBIETTIVO È «MIGLIORARE E AMPLIARE IL DIBATTITO PUBBLICO». LA NUOVA TESTATA – IN EDICOLA E ONLINE DAL 15 SETTEMBRE – RACCONTATA DAL SUO DIRETTORE, STEFANO FELTRI di Marco Mancini

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na sfida da far tremare i polsi, tanto avvincente quanto ambiziosa, aprire un giornale ai giorni d’oggi. In piena crisi economica da pandemia so-

Stefano Feltri, direttore di Domani 4

marmanug

vrapposta a quella, ormai cronica, dell’editoria tradizionale. A lanciare la sfida è stato Carlo De Benedetti, lasciata alle spalle Repubblica, affidando il compito di gestirla e vincerla a Stefano Feltri, 36 anni il 7 settembre. Feltri ha scritto per Il Foglio e Il Riformista ed è stato vicedirettore del Fatto Quotidiano dal 2015 al 2019, continuando poi a collaborarvi da Chicago dove, per poco meno di un anno, ha diretto il blog ProMarket.org dello Stigler Center, centro di ricerca guidato dal professor Luigi Zingales alla Booth School of Business della locale università. Ci incontriamo digitalmente, ciascuno nella sua redazione, com’è ormai d’uso di questi tempi. Stefano, possiamo dire che avere alle spalle un imprenditore forte, se non è garanzia di successo, è un bel viatico per partire con il piede giusto? Direi di sì. Grazie all’investimento di Carlo De Benedetti, per Domani abbiamo costituito da subito una redazione con 15 giornalisti tutti già formati, molto bravi e competenti, assunti con contratti regolari, che lavoreranno superando i modelli tradizionali, senza la classica divisione per servizi, gestendo ciascuno alcuni collaboratori esterni. E possiamo contare su un team di giornalisti d’inchiesta, delegati a un lavoro di approfondimento e agli scoop. Quindi una bella e solida base… Certo, se pensi che negli ultimi anni si era diffusa l’idea tra gli editori che i nuovi giornali dovessero avere meno giornalisti possibili, pagati il meno possibile, soprattutto per fare contenuti online gratuiti. Noi facciamo una cosa diversa. Che però dovrà sostenersi economicamente… La mia idea è che il giornalismo sia davvero un bene pubblico e come tutti i beni pubblici, lo dico da una prospettiva economica com’è nella mia formazione, è un bene che viene prodotto in quantità inferiori a quelle che sarebbero ottimali. Perché tutti ci guadagnano se c’è un buon giornalismo, ma pochi sono disposti a sostenerne il costo. Quindi? Noi cerchiamo di risolvere questo problema. Se alcune persone si fanno carico di piccoli costi possiamo ottenere un giornalismo che abbia un grande impatto pubblico e una sua indipendenza. La nostra idea è che il giornalismo è un contropotere e il successo di un giornale si misura da quanto riesce a migliorare la qualità del dibattito pubblico.


una scansione non per sezioni tradizionali ma per tipi di articoli: i fatti, le analisi e le idee. Con l’ambizione di dare un’agenda di priorità, invece che riproporre al lettore quello che ha già visto online. E graficamente come sarà? Molto pulito, elegante, senza quegli elementi aggiunti a contorno degli articoli che finiscono per distrarre il lettore. Niente boxini, schede, ammennicoli, immagini scontornate. Avremo grafici, ma non decorativi: saranno prodotti frutto del lavoro sui dati di un nostro giornalista che ha una formazione da economista. Sarà un giornale di articoli, da leggere e non soltanto da sfogliare. Il 15 settembre saremo online e su carta ma nel frattempo stiamo facendo una newsletter per oltre settemila iscritti e abbiamo già venduto circa cinquemila abbonamenti. Torniamo sulla vostra missione. De Benedetti in un’intervista televisiva ha letto uno stralcio della lettera con la quale ti ha conferito l’incarico di direttore. Sembrava l’incipit di un programma politico… Perché saremo un giornale politico, non vicino a un partito ma che vuole incidere sulla politica attraverso inchieste e analisi indipendenti, chiedendo conto a chiunque delle decisioni prese. Saremo un riferimento per chi cerca un giornale progressista o, come si direbbe in America, liberal. Con alcune precise priorità: ambiente, lavoro, salute e disuguaglianze. Con una linea editoriale che, forse per la prima volta in Italia, viene esplicitata e dichiarata. Una linea liberaldemocratica, attenta ai valori della democrazia e a quelli del pluralismo, critica verso tutti i poteri. In cos’altro volete contraddistinguervi dalle altre testate? Per cominciare guarderemo alle vicende globali con una prospettiva italiana e a quelle italiane con una prospettiva globale. Per uscire da quel provincialismo che ci porta a ritenere che quanto accade in Germania ci riguardi meno di quel che avviene a Civitavecchia. Poi avremo le nostre inchieste con un pool di giornalisti molto bravi e la giornata riassunta in brevissimi articoli, con una spiegazione più ampia ma molto comprensibile del tema del giorno. E, nella sezione Analisi, offriremo sia i commenti tradizionali e le opinioni ma soprattutto un genere che si pratica poco nel giornalismo italiano: le news analysis. Ossia?

© Dario Campagna

Con la sola vendita del giornale o i soli abbonamenti digitali pensi si riesca a sostenere i costi? Noi ci proviamo, confidando anche in un assetto societario che è garanzia di indipendenza e solidità. Perché Domani nasce con una società per azioni, finanziata e controllata in questo momento da De Benedetti ma, superati i necessari tempi tecnici, avrà alle spalle una fondazione. Ed ecco l’idea del giornalismo come bene pubblico che viene gestito e finanziato per la collettività da una collettività. Per l’Italia è qualcosa di nuovo che riempie un campo lasciato libero da altre testate. E non temete neppure la difficile congiuntura, soprattutto economica? Per una coincidenza di tempi non del tutto casuale, nasciamo dopo o, meglio, durante una pandemia che ha dimostrato quanto enorme sia il bisogno di un’informazione di qualità, seria, poco concentrata sulle polemiche e molto sulla sostanza. Insomma, dici che la qualità farà il resto? Ma le statistiche indicano che anche i quotidiani più blasonati e autorevoli sono in caduta libera. Intanto il nostro sarà un giornale online e poi di carta. Ed è fondamentale dirlo in questo ordine, perché in Italia il web è ancora usato dagli editori come vetrina del loro prodotto principale, che resta di carta. Tutt’al più è il giornale di carta fruito in pdf. Quindi il vostro business plan ha il web come suo centro di gravità. Sì, e il sito avrà una parte gratuita e una a pagamento, per abbonati. Quello che devono offrire i giornalisti oggi è l’approfondimento, oppure l’inchiesta, e il giornale di carta sarà come il punto fermo di questo flusso. Detto così non sembra un’idea del tutto nuova, sono tante le testate online con un paywall o alcuni contenuti free e altri a pagamento. Ma noi vogliamo essere un giornale accogliente, sia con chi non ha mai letto i giornali sia con chi li ha letti ma non ci si ritrova più e vuole qualcosa di nuovo. Quindi, non metteremo niente che scoraggi il lettore, come i paywall che dopo tre righe ti bloccano. La gente deve trovare sempre una ragione per venire su Domani e l’idea è offrirle un menù gratuito che non cannibalizzi il lavoro giornalistico vero e proprio, e poi un’altra versione, veloce ma sostenibile. Abbiamo preso spunto da un sito americano di grande successo che si chiama Axios. È interamente gratuito perchè si regge sulla pubblicità, noi invece vogliamo puntare sugli abbonamenti. Ma sappiamo anche che molta gente ha poco tempo e intendiamo offrirgli questa duplice opzione. Spiegaci meglio. Ogni articolo avrà due versioni. Una organizzata per punti, con tre bullet point, più o meno la quantità di testo che sta nello schermo di uno smartphone. Chi ha poco tempo o non è abbonato può farsi un’idea in pochissimi secondi. Se poi il lettore è interessato, si può abbonare e leggere gli articoli integrali. E saranno abbastanza lunghi, approfonditi, perché non è affatto vero che meno testo c’è più il lettore legge. Cose rapide e immediate si trovano ovunque, da Facebook a Twitter, ma se uno fa lo sforzo di pagare per un giornale deve trovare l’approfondimento e qualcosa che non conosce ancora. Regola che ha ancor più peso sulla carta. Certo, il nostro giornale di carta sarà di questo tipo. Uscirà sette giorni su sette, avrà un numero di pagine tra le 16 e le 20 e

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MEDIALOGANDO

In redazione, Filippo Teoldi e in secondo piano Nicola Imberti

Spesso tutti conoscono il fatto in sé, ma pochi e non sempre quel che davvero significa, la sua contestualizzazione e le conseguenze che comporta. Le nostre newsletter contengono già questi pezzi, e la gente che ci segue mostra di apprezzarli, perché ha molta fame di capire e approfondire e assai meno di leggere il pezzo di colore o di quelle spigolature che, se vuole, può trovare a piene mani sui social. Ci sarà poi la terza pagina, la cultura? Anche qui faremo qualcosa di diverso, più che commentare prodotti culturali altrui vorremmo produrne di nostri. Quindi non recensioni, con stelline, punteggi e suggerimenti su cosa guardare nel weekend ma pezzi letterari di scrittori come Jonathan Bazzi, Antonella Lattanzi, Daniele Mencarelli, Walter Siti. Articoli nei quali magari si parla anche di film e di libri ma creando percorsi e connessioni. Vogliamo riportare l’offerta giornalistica alla sua essenza, a qualcosa che interessi il lettore e non sia in funzione soltanto delle agenzie, degli uffici stampa o di altri input esterni. Quali per esempio la pubblicità, che è una fonte di finanziamento in forte contrazione ma non da trascurare. Il nostro modello di business punta a reggersi essenzialmente sugli abbonati. Abbonamenti digitali e il giornale in edicola. Cosa che, fatta in un certo modo, può essere ancora remunerativa. Poi avremo anche la pubblicità, certo, ma noi vogliamo dipendere dai lettori e non dagli inserzionisti. Lettori quindi da coinvolgere, ingaggiare fino a creare una community, con eventi e iniziative ad hoc. Un po’ come stanno facendo tanti editori, creando un ecosistema complesso… Sì, ma anche qui vogliamo tentare esperimenti nuovi. Per esempio, abbiamo creato un modello di inchieste che vengono proposte dai giornalisti freelance e poi sottoposte alla valutazione dei nostri lettori e abbonati. Una volta che gli abbonati hanno scelto i progetti, i giornalisti selezionati svolgono una specie di campagna di raccolta fondi sui nostri social per trovare chi finanzi le loro proposte: una parte dei soldi li mettono i lettori e il resto lo mette il giornale. Così i freelance hanno il

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budget per un serio lavoro giornalistico e i lettori un’informazione a cui tengono al punto da finanziarla direttamente. Faremo in modo che questi progetti si trasformino anche in eventi, sul territorio o in digitale, durante i quali si presentano i risultati di un’inchiesta che ha coinvolto i lettori fin dall’inizio. Lettori, ma anche committenti e finanziatori. Soprattutto persone che si avvicinano al giornale non per il nome della testata ma per un progetto specifico. Che magari, come accade per i temi ambientali, interessa una comunità ristretta che ha visto ferito il proprio territorio e cerca qualcuno che ne indaghi le ragioni e individui i responsabili. Storie locali pronte a diventare di interesse nazionale. Vogliamo essere un giornale orizzontale, più il punto di incontro di una community che semplicemente un prodotto da comprare. Veniamo ai media. Oggi newsletter, ma già anche social media, domani sito, giornale di carta. Terreno fertile per altre sperimentazioni. Sì, stiamo lavorando su progetti di podcast e su altre iniziative sia di prodotto sia di network. Su Twitter abbiamo già molto seguito ma il canale su cui punteremo sempre di più è Instagram. Il nostro obiettivo è diventare il giornale italiano più attivo su questo social, utilizzandolo non come vetrina ma come medium per raggiungere più persone in più modi. Stiamo già sperimentando strategie e linguaggi nuovi, come quiz a risposta multipla per veicolare informazioni attraverso una sorta di articoli interattivi. Oppure gli audiogram, cioè audio con un apparato video per trasmettere i contenuti di un pezzo giornalistico con un linguaggio diverso, integrando testo, immagine e video. Esercizio non meno nobile di scrivere un articolo di diecimila battute. Che il giornalismo sia in perpetua mutazione è ormai un assioma. Anche se – e Stefano Feltri lo sa bene – i principi fondamentali restano immutabili, a garanzia di serietà, qualità e rispetto dei lettori. domanieditoriale domanigiornale editorialedomani.it Giovanna Faggionato e in secondo piano Nello Trocchia



SOMMARIO SETTEMBRE 2020

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IN COPERTINA FESTIVAL VERDI

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UN TRENO DI LIBRI Invito alla lettura di Alberto Brandani, che questo mese propone ai lettori della Freccia il nuovo romanzo di pag.

Don Winslow, Broken

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64

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RIPASSO IN ITALIA

RAILWAY HEART

Il Paese diventa un’aula a cielo aperto

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nel nuovo show di Radio24 condotto

L’ITALIA CHE FA IMPRESA

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da Federico Taddia e targato FS

ASPETTANDO IL GIRO

Italiane

20 SAVE THE DATE

78

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CON LE ALI AI PIEDI

GUSTA & DEGUSTA

Cinquecento chilometri in 25 tappe,

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Per scoprire l’antico pellegrinaggio

WHAT’S UP

di San Francesco

40

50

LA FRECCIA NON SI FERMA

tra Lazio, Abruzzo, Molise e Puglia.

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SUI BANCHI DEL FUTURO

68

UNA SCUOLA A COLORI

70

IN VIAGGIO CON ZUPPI

83

TEMPO DI VENDEMMIA

88

MONTAGNE D’ACQUA

92

89

ANTICHE ALCHIMIE

96

SAPORE DI MARE

100

DIALOGO AD ARTE

104

LA BIENNALE IN MOSTRA

106

RITORNO IN PASSERELLA

110

A CASA DI ALBERTO

128

FUORI LUOGO LE FRECCE NEWS//OFFERTE E INFO VIAGGIO

113 SCOPRI TRA LE PAGINE L’OFFERTA DELLE FRECCE, LA NUOVA APP E LE PARTNERSHIP TRENITALIA i vantaggi del programma CartaFRECCIA e le novità del Portale FRECCE

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Tra le firme del mese

I numeri di questo numero

448.532

le fotografie vintage dell’Archivio Alinari [pag. 17] GIANNA BOZZALI Giornalista enogastronomica e collaboratrice di VdGmagazine. Esperta di food & restaurant marketing, insegna Comunicazione alla Nosco Academy di Ragusa ed è docente nei corsi Onav. Collabora come food shopper con alcune agenzie di viaggio

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i mesi in cui La Freccia è uscita solo in formato digitale [pag. 51]

114

i metri di salto per la cascata di Marmarico (RC) [pag. 91]

100

ROBERTO CETERA

gli anni dalla nascita di Alberto Sordi [pag. 110]

Giornalista, scrive per l’Osservatore Romano ed è professore presso la facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo

Read also

LUCA GIALANELLA Vicecaporedattore alla Gazzetta dello Sport e responsabile, dal 2005, della redazione ciclismo. Laureato in Lingue e giornalista professionista dal 1992, ha sempre lavorato alla Rosea, per la quale ha seguito tutti i principali avvenimenti ciclistici, dal Giro d’Italia al Tour de France ai Mondiali

Su FSNews.it prosegue il racconto di esperienze e realtà locali, in questa Italia che affronta un quotidiano diverso, ma sempre accompagnata dallo spirito e dalla forza che l’hanno resa un grande Paese. La testata online del Gruppo FS Italiane continua il suo viaggio, tra informazione e riflessione, nel mondo del trasporto, mutato e in evoluzione, per consentire una maggiore comprensione dello scenario di riferimento e affrontare al meglio i giorni che verranno

PER CHI AMA VIAGGIARE

MENSILE GRATUITO PER I VIAGGIATORI DI FERROVIE DELLO STATO ITALIANE ANNO XII - NUMERO 9 - SETTEMBRE 2020 REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N° 284/97 DEL 16/5/1997 CHIUSO IN REDAZIONE IL 01/09/2020 Foto e illustrazioni Archivio Fotografico FS Italiane FS Italiane | PHOTO AdobeStock Copertina © Davide Forleo Tutti i diritti riservati Se non diversamente indicato, nessuna parte della rivista può essere riprodotta, rielaborata o diffusa senza il consenso espresso dell’editore

ALCUNI CONTENUTI DELLA RIVISTA SONO RESI DISPONIBILI MEDIANTE LICENZA CREATIVE COMMONS BY-NC-ND 3.0 IT

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Marco Mancini Davide Falcetelli Michela Gentili Sandra Gesualdi, Cecilia Morrico, Francesca Ventre Silvia Del Vecchio Gaspare Baglio Francesca Ventre Giovanna Di Napoli Michele Pittalis, Claudio Romussi Serena Berardi, Cesare Biasini Selvaggi, Gianna Bozzali, Alberto Brandani, Roberto Cetera, Viola Chandra, Silvia Crippa, Fondazione FS Italiane, Luca Gialanella, Alessio Giobbi, Valentina Lo Surdo, Luca Mattei, Luca Pelagatti, Cesare Peruzzi, Bruno Ployer, Enrico Procentese, Andrea Radic, Gabriele Romani, Carlos Solito, Filippo Teramo, Mario Tozzi, Giorgio Zara

REALIZZAZIONE E STAMPA

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PROGETTO CREATIVO

Team creativo Antonio Russo, Annarita Lecce, Giovanni Aiello, Manfredi Paterniti, Massimiliano Santoli

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LUCA PELAGATTI Giornalista alla Gazzetta di Parma, da sempre si divide tra cronaca nera e reportage di viaggio in giro per il mondo. Ha fondato il sito travelfar.it, detesta fare le valigie ma in compenso ama le birre belghe, le moto tedesche e i romanzi americani

La carta di questa rivista proviene da foreste ben gestite certificate FSC®️ e da materiali riciclati

On Web La Freccia si può sfogliare su fsnews.it e su ISSUU

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Il Dott. Claudio Urbani, medico chirurgo specializzato in medicina estetica e rigenerativa, dirige e coordina Urban Medical Beauty, moderno Centro d’eccellenza per la risoluzione di inestetismi su viso e corpo.

Prevenzione, rigenerazione, longevità: le basi del benessere a 360° relazioni sociali e attività lavorative. I risultati sono immediati e permanenti e se il paziente dovesse presentare lassità, si potranno trattare con una delle ultime novità in materia di chirurgia estetica: uno strumento che utilizza gas ionizzati per un vero e proprio lifting senza la necessità di tagli e scollamenti del derma. Il tutto durante la stessa seduta. Una delle ultime tendenze tra le giovanissime è il rinofiller. Lei esegue questo trattamento? Sì, lo eseguo in presenza di lievi dossi, punta nasale leggermente orientata verso il basso e piccoli inestetismi simili. Con questa tecnica, rapida e indolore, si ottiene un’ottima ricostruzione del profilo nasale che dura da uno a tre anni.

Quali sono i principi cardine della sua filosofia? Prevenzione, rigenerazione, longevità. Il benessere a 360° necessita di un approccio olistico fondato su anamnesi multifocali quali: Lifestyle coaching (analisi dello stile di vita per ottimizzare il metabolismo basale), Beauty program coaching (basato sul check-up elettronico della pelle che ne fotografa le condizioni di partenza affinché vengano prescritti prodotti specifici), Analisi dello Stress - REAC Terapia (programma di neuroscienze non invasivo e senza farmaci che migliora il sistema cognitivo comportamentale al fine di riequilibrare sistemi e funzioni vitali – classificato dall’OMS come “terapia eziopatogenetica” che non cura il sintomo della malattia, ma la sua causa).

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Quali sono le ultime tendenze in medicina estetica? La medicina rigenerativa (che prevede la riduzione di immissione di prodotti esterni, come i filler, in favore, per esempio, dell’utilizzo di grasso autologo - cioè proprio del paziente per il ripristino dei volumi) e l’impiego di tecnologie non invasive come Biodermogenesi® (utilizzata per incrementare la produzione di collagene ed elastina). Spostandoci sulla chirurgia estetica, quali sono le differenze tra liposuzione classica e microliposuzione? La microliposuzione è meno aggressiva, in quanto utilizza cannule di calibri estremamente ridotti (2-3 mm) e di lunghezze moderate (che non superano mai il piano muscolare). È sufficiente l’anestesia localizzata, non sono necessari ricovero e punti di sutura e si può tornare immediatamente a

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FRECCIA COVER

Marina Abramović The Kitchen. Homage to Saint Therese Courtesy Galleria Lia Rumma Milano/Napoli

L’ESTASI DI MARINA A NAPOLI di Sandra Gesualdi sandragesu sandragesu

«Attraverso il corpo io vedo l’anima». Da sempre Marina Abramović lo ha usato come strumento d’arte, mappa di una ricerca spasmodica, emblema di se stessa. Materia e spirito, carne e soffio. Prima corpo nudo, battuto, portato al limite, sfidato e minacciato dal pubblico nella storica performance del 1974 Rhythm 0, allo Studio Morra di Napoli. Poi, essenza eterea, pensiero che fluttua, come nel progetto artistico con cui la wonder woman dell’arte tor-

na nella città partenopea. Marina Abramović / Estasi, dal 5 settembre a Castel dell’Ovo, è il progetto composto dal ciclo di video The Kitchen. Homage to Saint Therese. Un’opera intensa e mistica nella quale l’Abramović si relaziona con una delle più importanti figure del cattolicesimo, Santa Teresa d’Avila. vanitasclub.org abramovicinstitute MarinaxAbramovic Abramovic 11


RAILWAY heART

PHOTOSTORIES PEOPLE Pensieri © Valentina Lupone valentinalupone

IN VIAGGIO Verso il mare delle Cinque Terre © Clara Neri clara_neri

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LE PERSONE, I LUOGHI, LE STORIE DELL’UNIVERSO FERROVIARIO IN UN CLICK. UN VIAGGIO DA FARE INSIEME a cura di Enrico Procentese

Utilizza l’hashtag #railwayheart oppure invia il tuo scatto a railwayheart@fsitaliane.it. L’immagine inviata, e classificata secondo una delle quattro categorie rappresentate (Luoghi, People, In viaggio, At Work), deve essere di proprietà del mittente, priva di watermark, non superiore ai 15Mb. Le foto più emozionanti tra quelle ricevute saranno selezionate per la pubblicazione nei numeri futuri della rubrica. Railway heArt un progetto di Digital Communication, Direzione Centrale Comunicazione Esterna, FS Italiane.

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LUOGHI Paesaggi toscani © Alessandro Perrotta Cenci ale.perrotta

AT WORK Marco, addetto gate Roma Termini © Alfredo Falcone alfredo_falcone

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RAILWAY heART

A TU PER TU a cura di Alessio Giobbi - a.giobbi@fsitaliane.it

S

imone, 30 anni, nel Gruppo FS da quasi dieci. Alla Freccia racconta la sua esperienza lavorativa nella Direzione Produzione di Rete Ferroviaria Italiana, il gestore dell’infrastruttura ferroviaria nazionale. Che ruolo hai in FS Italiane? Sono entrato nel Gruppo nel 2011, come capo tecnico infrastruttura in RFI, occupandomi di sviluppo e manutenzione degli apparati di sicurezza per la circolazione dei treni. Da febbraio scorso, invece, ricopro il ruolo di specialista nella sicurezza del lavoro, sempre per la stessa società. In cosa consisteva la tua prima attività? Ho seguito e mi sono via via specializzato in sviluppo, collaudo e diagnostica dei sistemi informatici della linea Roma-Napoli, la prima ad Alta Velocità attivata in Italia nonché tra le prime in Europa dotata del sistema ERTMS/ETCS (European Rail Traffic Management System/European Train Control System). Un apparato che garantisce la circolazione dei treni in sicurezza con l’adozione di tecnologie all’avanguardia. Tra le attività che svolgevo c’era anche quella di coordinare le squadre tecniche che lavoravano sul territorio per la manutenzione di questi sistemi. Ne hai dunque seguito l’evoluzione... Già da molto tempo prima che iniziassi a lavorare, l’ERTMS/ ETCS era stato oggetto di studio da parte di società ferroviarie sparse nel mondo perché considerato tra le eccellenze tecnologiche in questo ambito. Nel corso degli anni abbiamo ricevuto delegazioni dall’estero che venivano ad approfondire il nostro know-how ingegneristico per poi esportarlo nel proprio Paese. Ora hai un nuovo incarico. Da specialista di sicurezza sul lavoro sono impegnato nella valutazione dei rischi, nell’infortunistica e nella corretta osservanza delle norme, anche comportamentali. E di tutte quelle procedure a cui devono attenersi i lavoratori qualificati, per esempio quelli che intervengono lungo i binari. Mi sono laureato in Scienze dell’amministrazione e organizzazione e il contesto in cui lavoro attualmente si avvicina molto al mio percorso di studi. Nel frattempo, mi sono iscritto a un master in Gestione delle risorse umane. Cosa ti piace del tuo lavoro? La dinamicità, ovvero la possibilità di crescere professionalmente in una realtà industriale ampia, dove viene premiata l’intraprendenza e favorita la trasversalità nei ruoli. Un suggerimento che ti senti di dare all’azienda? Di proseguire a investire, sempre di più, sulle persone, facilitando così la scoperta dei numerosi talenti nascosti all’interno del Gruppo. Per valorizzarne il ruolo e offrire loro la possibilità di reinventarsi professionalmente, sfruttando al meglio l’esperienza acquisita. Proprio come è accaduto a me.

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LE STORIE E LE VOCI DI CHI, PER LAVORO, STUDIO O PIACERE, VIAGGIA SUI TRENI. E DI CHI I TRENI LI FA VIAGGIARE

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rancesca Nanni, giornalista e speaker radiofonica, ama spostarsi da Nord a Sud facendo base a Roma. Per lei salire in treno significa viaggiare ma anche scoprire nuove opportunità professionali. Che tipo di viaggiatrice sei? Mi muovo spesso in treno sia per motivi di lavoro che personali, la tipologia dei miei viaggi è abbastanza variegata e abbraccia tutta l’Italia. Partendo dalla Capitale arrivo a Firenze, Milano e Torino, mentre a Sud tocco prevalentemente la Campania e la Puglia. La mia professione mi permette di gestire al meglio il tempo, ma spesso devo prevedere soluzioni di viaggio alternative, per un impegno dell’ultimo momento o altre esigenze, quindi dove posso combino l’Alta Velocità con treni regionali e Intercity. Questo prima e dopo l’emergenza sanitaria che ha messo a dura prova chi come me si sposta continuamente. Il primo viaggio dopo il lockdown? In Frecciarossa a Salerno, per iniziare una collaborazione con un team di tutor editoriali della Staffetta di Scrittura Creativa, un’iniziativa dedicata alle scuole italiane e realizzata dall’ente formativo Bimed - Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo. In questa occasione prendere il treno è stato anche fare un percorso dentro me stessa, alla scoperta delle potenzialità di una nuova esperienza professionale. Un’opportunità in un periodo storico in cui la paura di osare era, ed è, dietro l’angolo, ma in quel momento salire a bordo per me voleva dire ripartire. Cos’altro ami del treno? Il fatto che sia un grande connettore di emozioni: a bordo rifletto, riordino le idee, leggo, scrivo fermando impressioni e stati d’animo o semplicemente guardo fuori dal finestrino, lasciando i pensieri liberi di vagare. Una dimensione intima e personale che non toglie comunque spazio all’interazione con altri passeggeri, laddove nasca l’occasione. Perché, oggi come ieri, è un luogo in cui persone e culture diverse si incontrano, condividendo lo stesso spazio. Un ricordo particolare? Lego al treno i miei ricordi di bambina, quando il sabato pomeriggio papà mi portava alla stazione Termini per vedere da vicino i “giganti di ferro”, enormi, imponenti, tanto magnetici da volerli toccare. Un “ciao ciao” con la manina ai macchinisti, una passeggiata lungo le banchine, poi il ritorno a casa sul Regionale, dove mi addormentavo beatamente tra le braccia di mio padre. Quelle sensazioni di ignoto e meraviglia sono cresciute con me e sono state l’inizio di un lungo percorso verso destinazioni nuove della mia vita, che partono sempre dalla stessa stazione. Un consiglio per viaggiare ancora meglio? Ampliare offerte e combinazioni da e verso Sud anche nel periodo invernale, soprattutto nei giorni festivi, puntando sempre di più a un turismo che vada oltre la tradizionale stagione estiva.

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L’ITALIA che fa IMPRESA

UN PATRIMONIO DA SALVARE NASCE LA FONDAZIONE ALINARI PER LA FOTOGRAFIA, CREATA DALLA REGIONE TOSCANA PER GESTIRE L’ARCHIVIO DEI FRATELLI FIORENTINI: OLTRE 5 MILIONI DI SCATTI CHE RACCONTANO LA STORIA DEL PAESE di Cesare Peruzzi

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e è vero che viviamo nella società dell’immagine, il recupero e l’utilizzo (anche pubblico) di uno dei più grandi tesori fotografici esistenti in Italia diventa, a buon diritto, un’operazione non solo di politica culturale ma anche industriale. A dare un futuro al patrimonio di immagini (davvero ingente) della Fratelli Alinari, la più antica azienda fotografica del mondo ancora in vita, sarà la Fondazione Alinari per la fo-

Gruppo di giovani in campagna presso Traversa Firenze (15 settembre 1919) Photo Aurelio Monteverde © Archivi Alinari, Firenze

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tografia (Faf) creata dalla Regione Toscana lo scorso luglio con la missione di gestire l’archivio storico della vecchia società, acquistato dalla stessa Regione all’inizio del 2020. E adesso la Fondazione si prepara a pilotare un progetto, del valore complessivo di circa 15 milioni, che va oltre la dimensione territoriale, perché riguarda un patrimonio unico in grado di testimoniare quasi due secoli di storia italiana ed europea.


Fondata a Firenze nel 1852 da Leopoldo, Giuseppe e Romualdo, la Fratelli Alinari è stata una delle prime aziende dedicate alla fotografia e alla comunicazione per immagini. Leopoldo, fondatore dello studio fotografico fiorentino, venne assunto poco più che bambino dal ricco calcografo Giuseppe Bardi. Verso il 1850 cominciò a diffondersi in Italia la fotografia e Bardi spinse il giovane allo studio di quell’arte, organizzando un laboratorio nei pressi del negozio e subito dopo una terrazza di posa. Nel 1952, sempre grazie all’aiuto economico del datore di lavoro, Leopoldo riuscì ad aprire il suo primo laboratorio, in via Cornina, a pochi passi dallo stabilimento di Bardi, dove nel frattempo iniziò a vendere le sue fotografie. L’anno successivo, Giuseppe e Romualdo entrarono in società con il fratello maggiore. I tre si dedicarono subito alla riproduzione delle opere d’arte, campo in cui la Casa Alinari costituì un caso esemplare

per la lunga ininterrotta attività (1850-1920) e per l’impegno in favore della diffusione dell’arte a fini culturali. Durante il periodo in cui Firenze fu capitale del Regno d’Italia (1865-1871), il lavoro divenne tale da richiedere l’impegno di decine di aiutanti. Nel 1865 Leopoldo morì, a soli 33 anni, lasciando l’azienda ai fratelli. Nel frattempo era subentrato anche suo figlio, il giovane Vittorio. Fra la fine e l’inizio del secolo, gli Alinari ebbero negozi a Firenze, Roma, Napoli, Venezia e corrispondenti a Parigi, Bruxelles, Dresda e Marsiglia. Vittorio intensificò l’attività editoriale con la pubblicazione di numerose guide turistiche e volumi d’arte, promuovendo concorsi tra gli artisti, come quello per l’illustrazione della Divina Commedia, e ancora con l’organizzazione di campagne di rilevamento fotografico a vasto raggio in ogni angolo d’Italia. Inoltre, si occupò dei problemi collegati al diritto d’autore relativo alla fotografia. Dopo la morte del figlio Carlo, nel 1910, l’unico che avrebbe potuto garantire la continuità della famiglia alla guida dell’impresa, Alinari ridusse progressivamente la sua attività e nel 1921 cedette l’azienda a una società costituita da alcuni intellettuali fiorentini, che continuò l’iniziativa. Oggi l’archivio Alinari conta oltre cinque milioni di documenti e sarà presto messo a disposizione del pubblico grazie all’intervento della Regione Toscana, che ha deciso di salvare questo tesoro culturale dalla crisi dell’azienda madre. La società guidata da Claudio de Polo era andata in difficoltà per i cambiamenti del mercato, dopo che anche la joint venture Alinari-24Ore, creata nel 2007 con il Sole 24 Ore per gestire l’archivio, era finita in liquidazione e l’azienda era stata costretta a vendere la storica sede fiorentina di Largo Alinari, la piazzetta a due passi dalla stazione di Santa Maria Novella a cui ha dato il nome. La Soprintendenza toscana, temendo il peggio, nel dicembre del 2018 aveva deciso di sottoporre a divieto di esportazione l’intera collezione di immagini della società: 448.532 scatti vintage, 473.267 negativi su lastra di vetro, 1.646.089 negativi su pellicola b/n, 24.762 libri e riviste sul tema, 400 apparecchiature fotografiche e obiettivi, 125 fondi di archivio acquisiti dagli Alinari nel corso del ’900 contenenti materiale fotografico datato dal 1860 a oggi e un patrimonio di oltre 200mila immagini digitalizzate. A fine 2019 l’annuncio: la Regione s’impegnava a rilevare tutto l’archivio, valorizzarlo e renderlo fruibile. A gennaio di quest’anno la firma dell’operazione e la conferma che la nuova sede del Fondo Alinari sarebbe stata Villa Fabbricotti, una residenza storica di proprietà regionale, dove infatti sono partiti immediatamente i lavori di restauro e ristrutturazione. A luglio 2020, nonostante l’emergenza Covid-19 e i mesi di lockdown, è nata appunto la Faf, per gestire l’intero progetto, compreso un museo dedicato alla fotografia. «Abbiamo evitato che un patrimonio culturale e storico immenso potesse disperdersi. Così invece l’archivio Alinari resterà pubblico e chiunque potrà consultarlo», commenta Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Per garantire la fruizione di questo tesoro iconografico sarà allestito un nuovo museo a Villa Fabbricotti, palazzo fiorentino del ’300, nel tempo residenza di personaggi storici come la 17


L’ITALIA che fa IMPRESA

regina Vittoria d’Inghilterra e le sorelle di Napoleone, Elisa Baciocchi e Paolina Bonaparte. «Con la nascita della Fondazione Alinari per la fotografia è partito un nuovo capitolo di una grande storia. È un’operazione di politica culturale e sono sicuro che assumerà un grande valore anche sotto il profilo economico», conclude Rossi. La Fondazione, dunque, si occuperà di amministrare il patrimonio documentario, che comprende la biblioteca e l’archivio cartaceo, i materiali, le attrezzature e la strumentazione tecnica, compresi la stamperia d’arte, l’archivio digitale con relative banche dati, i sistemi di gestione e di stoccaggio, i marchi e i diritti d’uso delle immagini riprodotte in numerosi formati. La Regione ha assicurato un fondo di dotazione di 50mila euro e un fondo di gestione di 600mila per il 2021 e di altri 600mila per il 2022. «La nascita di questa realtà fa ben sperare per il futuro dell’importante collezione, che sarà messa a disposizione di tutti: il nostro obiettivo è quello di promuovere e sviluppare la conoscenza di un patrimonio, che è una fonte storica davvero straordinaria», sottolinea Claudio Rosati, ammini-

Spettatori all’Ippodromo delle Cascine, Firenze (1900-1905 circa) Photo Mario Nunes Vais © Archivi Alinari, Firenze

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stratore unico della Fondazione, museologo ed ex dirigente della Regione, che ha il compito di accompagnare la nuova istituzione alla piena operatività. La nuova avventura del tesoro Alinari sta dunque muovendo i primi passi. Ma la strada è già tracciata. Lo statuto prevede che siano organi della Fondazione il presidente, l’assemblea (che avrà un numero di componenti compreso fra tre e sette), il consiglio di amministrazione (che avrà lo stesso numero di membri e nominerà il presidente scegliendolo tra i suoi componenti), il comitato scientifico composto da tre persone e il revisore unico. Le cariche di presidente, di membro del consiglio di amministrazione, di componente dell’assemblea, del comitato scientifico non sono remunerate. Ci sarà anche un direttore, selezionato con bando pubblico e nominato dal consiglio di amministrazione. E ci sono cinque milioni di immagini da custodire e far vedere. alinari.it FratelliAlinariFirenze fratellialinari fratellialinari


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AGENDA a cura di Luca Mattei

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save SETTEMBRE the date 2020 IN VIAGGIO CON GLI ETRUSCHI

© Petair/AdobeStock

L’iconica Antefissa nimbata a maschera gorgonica, ritrovata a Capua (databile tra la metà e il terzo quarto del VI sec. a.C), dal MANN di Napoli, in mostra a Bologna ElectaEditore electaeditore MANNapoli MANNapoli museoarcheologiconapoli VillaGiuliaRm VillaGiuliaRm museoetruscovillagiulia

BOLOGNA, ROMA, NAPOLI//FINO AL 31 MAGGIO 2021 La valorizzazione del territorio nazionale in quest’estate 2020 passa attraverso la geografia, con la predilezione per le mete di prossimità, ma anche attraverso la storia, con la possibilità di riscoprire i popoli dell’Italia antica. Il progetto #inviaggioconglietruschi è un’occasione per percorrere un itinerario nel passato in compagnia di una civiltà che ha dominato un vasto territorio, dalle pianure del Po alle pendici del Vesuvio. Un progetto che si divide in due mostre, ognuna delle quali dialoga con la propria area. Al Museo Civico Archeologico di Bologna si può visitare fino al 29 novembre Viaggio nelle terre dei Rasna (il nome con cui gli Etruschi chiamavano se stessi), che ospita una particolare sezione dedicata alla città di Felsina, l’attuale capoluogo emiliano. La presenza nell’area campana è invece il focus di Gli Etruschi e il MANN, mostra aperta fino al 31 maggio 2021 che riunisce i materiali acquisiti nel tempo dal museo napoletano. La ricchezza di opere nelle due esposizioni è dovuta anche ai prestiti avuti dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, a Roma. La collaborazione tra le tre istituzioni consente di compiere un viaggio ideale nelle diverse Etrurie, cogliendone le peculiarità in vari aspetti: la nascita e lo sviluppo delle città, i riti religiosi, l’arte e l’artigianato, i contatti e gli scambi culturali e commerciali con gli altri popoli. etruschibologna.it | museoarcheologiconapoli.it | museoetru.it

CortilediFrancescoAssisi cortile_di_francesco basilicadisanfrancescoinassisi francescoassisi 20

CORTILE DI FRANCESCO 2020 ASSISI//19>20 SETTEMBRE Torna per la VI edizione l’appuntamento voluto dal Sacro Convento di Assisi in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura e l’associazione Oicos. Il Cortile di Francesco è un luogo dove si confrontano credenti e non credenti, punto di riferimento per chi desidera approfondire l’attualità e la spiritualità con lo sguardo di Francesco d’Assisi. L’evento si apre con un video del cardinale Gianfranco Ravasi e l’intervento del custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti. Tra le iniziative in programma gli approfondimenti sul nuovo Umanesimo con Paolo Benanti e Paolo Recalcati e sulla crisi sanitaria e sociale post Covid-19, un panel sul Manifesto di Assisi con Ermete Realacci e padre Enzo Fortunato e il confronto tra gli amministratori delegati di Enel, Francesco Starace, Eni, Claudio Descalzi, Alitalia, Fabio Lazzerini, e Ferrovie dello Stato Italiane, Gianfranco Battisti. In attesa dell’incontro del 21 novembre sull’economia con Papa Francesco. cortiledifrancesco.it | sanfrancesco.org


LA LUCE OLTRE MILANO//19 SETTEMBRE>31 OTTOBRE L’artista Laura Giardino propone alla Galleria Area/B di Milano un inedito corpus di 15 opere in cui restituisce un ritratto della città meneghina colta nei suoi scorci meno noti. I soggetti raffigurati nelle sue tele portano l’osservatore in uno spazio di confine: si tratta quasi sempre di ingressi, porte e finestre, cioè soglie, reali e metaforiche, che rappresentano la frontiera tra pubblico e privato, tra ciò che è visibile a tutti e ciò che lo è solo a pochi, alimentando la fantasia su ciò che potrebbe accadere oltre il varco. Gli scorci sono stati immortalati durante passeggiate a tarda ora, come risulta dal particolare uso della luce che costituisce da tempo la cifra stilistica della pittrice: una luminosità notturna e artificiale, dalla fonte impercepibile, che anziché incupire i paesaggi urbani li rende brillanti, con colori acidi e surreali capaci di spiccare proprio grazie al buio. areab.org Laura Giardino, INT 12 (2019) areabgallery areabmilan

INHUMAN BARLETTA//FINO AL 18 OTTOBRE «Disumanità: una delle qualità caratteristiche dell’essere umano». Non aveva tutti i torti Ambrose Bierce, lo scrittore americano autore nel XIX secolo di questo tagliente aforisma. Spesso la storia del ‘900 gli ha dato ragione, così come la cronaca degli ultimi mesi, con il lockdown che ha stravolto le relazioni sociali e le proteste per la morte del 46enne afroamericano George Floyd. Una riflessione sull’universalità del male e del degrado è l’obiettivo della mostra curata da Giusy Caroppo al Castello di Barletta. I sotterranei del maniero sono popolati da opere e interventi site-specific di tre artisti internazionali: il sudafricano Kendell Geers, che declina su vari media, dai neon alle sculture, la sua militanza anti-apartheid; il russo Oleg Kulik, ambientalista e animalista, che lancia nelle sue performance messaggi contro false morali, guerre o sperimentazioni sugli animali; e l’americano Andres Serrano, le cui opere scelte dalla serie Torture ritraggono vittime di sevizie incappucciate o insanguinate. circuitodelcontemporaneo.it

Il Salone della CSR e dell’innovazione sociale (2019) © Carlo Ramerino

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Oleg Kulik, Family of the future (1997) Courtesy Galleria Giampaolo Abbondio, Milano circuitodelcontemporaneo

SALONE DELLA CSR E DELL’INNOVAZIONE SOCIALE ONLINE//29>30 SETTEMBRE Ottanta eventi in streaming con l’obiettivo di riflettere sulle strategie da adottare per vivere, produrre e consumare in un mondo più sostenibile. È quanto prevede l’VIII edizione di una tra le più importanti manifestazioni in Italia dedicate a responsabilità e innovazione sociale. Temi sempre più prioritari per i cittadini che realizzano in prima persona, e chiedono a imprese e istituzioni, azioni concrete a favore della comunità e dell’ambiente, dal risparmio energetico alla raccolta differenziata, dalla mobilità responsabile agli investimenti sostenibili. Con la partecipazione di 200 organizzazioni e numerosi relatori dal mondo dell’economia, della formazione, della cultura e della società civile, il programma culturale della rassegna propone iniziative su sei argomenti: ambiente, clienti, comunità, dipendenti, fornitori e investitori. Si aggiunge poi la sezione Fuori percorso che comprende eventi trasversali ai sei temi principali. csreinnovazionesociale.it 21


AGENDA

SOUND BOCS COSENZA//7>20 SETTEMBRE Laura Pizzarelli (Bari), Cadmio (Troia - FG), Cance (Lavagna - GE), CiarZ (Annecy – Francia), Gero (Mussomeli - CL), Giulia Zedda (Carbonia - CI), Le Cose Importanti (Latina), MassimoNero (Catania), MISGA (Andria – BT), Poesia Potente e Chitarra Tonante (Bergamo): sono i dieci artisti under 35 selezionati tra 128 proposte per partecipare alla prima music farm a sfondo civile mai realizzata in Italia, ideata dall’associazione Musica contro le mafie. A ospitarli il quartiere in stile mittleuropeo dei BoCs Art, composto da 27 studio-box in legno pensati per accogliere innovazione e creatività. I residenti si concentrano su registrazione, scrittura, voce e jam session con il contributo di coach e l’aiuto di invitati speciali tra cui il trombettista Roy Paci, la giornalista Roberta Rei e, per la prima volta a Cosenza, Luisa Impastato, presidente di Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato, che attualizza il messaggio di libertà e lotta alla mafia. musicacontrolemafie.it FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE ITALIA//22 SETTEMBRE>8 OTTOBRE Edizione numero quattro per la rassegna promossa da ASviS - Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, volta a sensibilizzare e mobilitare cittadini, imprese, associazioni e istituzioni sul tema della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Lo scopo è dare vita a un cambiamento culturale e politico capace di mettere l’Italia nelle condizioni di raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile individuati

I Bocs Art di Cosenza Musicacontrolemafieofficial

musicacontrolemafie

dall’Agenda 2030 dell’ONU. Diciassette sono anche i giorni del Festival, durante i quali si tengono eventi sia in presenza, in varie città italiane, sia online, tra convegni, seminari, workshop, mostre, spettacoli, presentazioni di libri e documentari. Diverse le iniziative anche per il programma Dintorni del Festival, dal 15 al 21 settembre e dall’8 al 15 ottobre. La manifestazione, a cui partecipa anche il Gruppo FS, vede per la prima volta quest’anno il coinvolgimento delle ambasciate italiane all’estero e della comunità internazionale presente nel nostro Paese. festivalsvilupposostenibile.it

I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 asvisitalia ASviSItalia asvis_italia

MITO SettembreMusica 2019 Milano, Teatro alla Scala © Lorenza Daverio

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MITO SETTEMBREMUSICA MILANO E TORINO//4>19 SETTEMBRE Pur conservando fisionomia e identità ormai consolidate, la rassegna meneghino-sabauda si adegua alle nuove regole imposte dalla pandemia presentando una versione rimodulata del festival che vede tra l’altro, eccezionalmente, tutti ospiti italiani. Per l’apertura si ascolta l’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi diretta da Daniele Rustioni, con la violinista Francesca Dego, mentre per la chiusura spazio all’Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta da Sesto Quatrini, con il pianista Giuseppe Albanese. Nel mezzo oltre 80 concerti, cinque prime esecuzioni assolute, tra cui una nuova commissione del festival. Spettacoli che il direttore artistico Nicola Campogrande ha declinato sul tema degli Spiriti, a metà tra sacro e profano. Numerosi gli ospiti da non perdere, tra cui i Maestri Ottavio Dantone, Michele Mariotti e Alessandro Cadario; i violoncellisti Mario Brunello, Enrico Dindo e Giovanni Sollima e i pianisti Bruno Canino, Benedetto Lupo e Filippo Gamba. mitosettembremusica.it



AGENDA ellemme1 – l.mattei@fsitaliane.it

Freccia Weekend settembre 2020

a cura di Luca Mattei

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1 Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Ragazzo morso da un ramarro (1597 circa) © Giusti

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2 Festival del Disegno 2019 © Paolo Lamperti

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A Palazzo Caffarelli al Campidoglio di Roma fino al 13 Il tempo di Caravaggio, raccolta di dipinti del collezionista Roberto Longhi realizzati dal Merisi (tra cui il noto Ragazzo morso da un ramarro) e artisti caravaggeschi. [1] museiincomuneroma.it

Liberi tutti! è il titolo del V Festival del disegno a cura di Fabriano, il 12 e 13 al Castello Sforzesco di Milano e fino al 18 ottobre in varie città d’Italia. Un’occasione per far volare fantasia e ispirazione. [2] fabriano.com/festivaldisegno

Sabato a Casale Monferrato (AL) la prima tappa di settembre del festival Echos – I Luoghi e la Musica. Il pianista Olaf John Laneri si cimenta con Beethoven in un programma scelto sui social dal pubblico. festivalechos.it

Con il festival Ebraica il 13 va in scena la Notte della Cabbalà. Il quartiere ebraico di Roma diviene luogo di dialogo tra culture diverse. In programma eventi culturali, visite guidate e interventi di intellettuali e artisti. ebraicafestival.it

Sul palco dell’Arena di Verona e in diretta su Rai1 50 artisti si esibiscono il 2 e il 5 per i Music Awards, condotti da Vanessa Incontrada e Carlo Conti. Il 6 c’è lo speciale Viaggio nella musica, condotto da Nek. friendsandpartners.it

La mostra Storyboard racconta lo sconfinamento del mondo visivo di Mimmo Paladino, uno dei principali esponenti della transavanguardia italiana, nel cinema d’animazione. Al Museo Guttuso di Bagheria (PA) fino al 15. museoguttuso.com

Dal 6 al 20 a Castel dell’Ovo di Napoli Nel Sogno. Omaggio a Matilde Serao, personale dell’artista Franca Pisani che indaga l’universo femminile e rivolge una dedica speciale alla prima donna al mondo fondatrice di un giornale. comune.napoli.it

Dopo un classico come il GP d’Italia a Monza (4-6 settembre) è tempo per i fan della Formula 1 di godersi la novità 2020: il primo Gran Premio della Toscana, all’Autodromo Internazionale del Mugello a Scarperia e San Piero (FI). formula1.com


3 Quattrozampeinfiera quattrozampeinfiera

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4 Compagnia Simona Bertozzi-Nexus, Joie de vivre © Luca Del Pia

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torinodanzafest

5 I Dialoghi di Trani 2019 dialoghi dialoghiditrani dialoghiditrani

FOCUS

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Sabato e domenica la Mostra d’Oltremare a Napoli ospita Quattrozampeinfiera, la due giorni pet friendly più famosa d’Italia. Spazio a informazione, corsi, eventi, musica, gare e sfilate per divertirsi con i propri fedeli amici. [3] quattrozampeinfiera.it

Dall’11 settembre al 23 ottobre Torinodanza Festival. Da non perdere il focus sulle signore della danza italiana, con creazioni, presentate in anteprima, di Cristina Kristal Rizzo, Ambra Senatore, Silvia Gribaudi e Simona Bertozzi. [4] torinodanzafestival.it

Weekend al Complesso del Broletto di Novara con Scarabocchi - Il mio primo festival, rassegna per bambini e famiglie. In questa terza edizione disegni, gesti, voci, fantasie e incontri sono dedicati al tema dei corpi. scarabocchifestival.it

Tre giorni green con Verde Grazzano, manifestazione florovivaistica nel parco del castello di Grazzano Visconti (PC), divenuta punto di riferimento per gli appassionati del vivere all’aria aperta e del giardinaggio. verdegrazzano.it

La mostra L’aureola nelle cose: sentire l’habitat, al Museo Michetti di Francavilla al Mare (CH) fino al 30, sottolinea come tutto ciò che circonda l’artista possa essere un punto di contatto con la sua dimensione interiore. fondazionemichetti.it

Durante il lockdown, negli Usa, la fotografa Maddalena Arcelloni ha realizzato 12 scatti dedicati al corpo maschile. Da vedere nella mostra Incredibly Close, all’Other Size Gallery di Milano dal 23 settembre al 20 novembre. workness.it/other-size

Terra, intesa come pianeta (da proteggere) e come mondo contadino (da riscoprire), è il tema della quinta edizione di PhEST, il festival internazionale di fotografia e arte in programma a Monopoli (BA) fino al 1° novembre. phest.info

La mostra Noi. Non erano solo canzonette, a Palazzo Mosca e Museo Rossini di Pesaro fino all’11 ottobre, consente di compiere un tuffo nel passato attraverso i brani che hanno nutrito l’anima dell’Italia tra gli anni ‘60 e ‘80. mostranoi.it

I DIALOGHI DI TRANI Il tempo delle domande è arrivato, almeno secondo una delle principali rassegne di saggistica del Sud Italia che ha così intitolato la XIX edizione, a Trani dal 23 al 27 settembre. Tra eventi in presenza e dirette online, autorevoli pensatori sono invitati a riflettere sulle questioni ancora aperte che presente e futuro ci pongono nei più vari ambiti, dall’ambiente alla salute, dalle nuove tecnologie al lavoro. Da non perdere Luca Mercalli, Nicola Lagioia, Maurizio Landini, Massimo Bray, Enrico Giovannini, Ezio Mauro, Sergio Rubini, Sonia Bergamasco e Gianrico Carofiglio. idialoghiditrani.com

PREVIEW OTTOBRE

IPERCORPO :: TEMPO REALE Due tranche per la XVII edizione di Ipercorpo :: Tempo Reale, il festival internazionale delle arti dal vivo che si tiene a Forlì dal 25 al 27 settembre e dal 1° al 4 ottobre, con una seconda parte prevista nella primavera 2021. Il tema di quest’anno è Tempo Reale, per riflettere sull’esperienza del lockdown, considerato un’occasione per produrre e veicolare nuove modalità di fare spettacolo. Il festival non è più strutturato solo come contenitore di eventi ma diventa soprattutto un’opportunità per conoscere da vicino gli artisti di danza e teatro che qui sono protagonisti insieme al pubblico. ipercorpo.it

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GUSTA & DEGUSTA

di Andrea Radic

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I TESORI DI GREVE IN CHIANTI ALLE PORTE DI UN TERRITORIO TUTTO DA SCOPRIRE

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el cuore del Chianti Classico, da Greve a Lamole, da San Polo a Panzano fino al borgo medievale di Montefioralle (FI), i sapori locali esaltano un territorio di struggente bellezza. Qui la cantina Lamole di Lamole, tenuta toscana del gruppo Santa Margherita, ha creato I tesori di Greve in Chianti per riunire le eccellenze del territorio, con il plauso del sindaco Paolo Sottani. L’aperitivo si fa all’Antica Macelleria Falorni, che declina l’arte della carne e dei salumi dal 1806. Stefano Falorni mostra con orgoglio i suoi prosciutti e prepara una tartare di chianina abbinata al Chianti Classico Lamole di Lamole etichetta blu, presentato dall’enologo Andrea Daldin. Nella piazzetta della cittadina, al Ristoro di Lamole Filippo Masini propone dal 1993 ghiotte tipicità e una monumentale bistecca alla fiorentina. Per provare l’ebrezza di un tour in fuoristrada tra boschi e ripide salite c’è Jonny, mago dei motori e anima di Off Road in Tuscany. Per cena l’ottimo Vitique di Santa MarMontefioralle, frazione storica di Greve in Chianti (FI)

Ristoro di Lamole

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gherita Tenimenti Toscani, sempre nei dintorni di Greve, dove lo chef Antonio Guerra guida la giovane e appassionata brigata proponendo una cucina gourmet creativa e di ottima mano. Per dormire a Panzano in Chianti si può sostare a Villa Le Brone, una casa patrizia di charme, oggi delizioso relais di campagna. Continuando a esplorare, al Podere Le Fornaci Valentina, Nicolò e Amanda allevano 70 capre con estrema cura, le chiamano tutte per nome e producono formaggi straordinari con vera passione per un lavoro antico e bellissimo. Gionni Pruneti e il fratello Paolo proseguono la tradizione di famiglia al frantoio di San Polo e promuovono la cultura dell’olio con la loro Pruneti Extra Gallery, dove vivere l’esperienza di abbinamenti unici, dal cioccolato ai cocktail, con l’olio protagonista. Infine, un’altra tavola golosa: La Castellana a Montefioralle, dove le specialità di Asia Casebasse e mamma Eleonora sono i tartufi freschi locali, la cacciagione e il Peposo, lamole.com | offroadintuscany.com | villalebrone.it


IL SAUVIGNON BLANC TURRANIO DI BOSCO DEL MERLO

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e dolci colline tra Veneto e Friuli sono un ricamo di vigne che paiono giardini. Qui i fratelli Paladin creano vini con il carattere e la purezza identitaria del luogo. Tra questi filari è nata la viticoltura ragionata, un progetto che ripensa in modo innovativo l’ecosistema vigneto-giardino e pone l’ambiente e l’uomo al centro di un percorso sostenibile. Bosco del Merlo si estende per 100 ettari vitati, dove la tradizione enoica risale all’epoca romana quando Plinio descriveva navi colme di anfore vinarie che salpavano alla volta di Roma. Secoli dopo, la Repubblica di Venezia importava la “nobile bevanda”, oggetto di scambi commerciali

in tutto il suo dominio. Ribolla Gialla Iside, Pinot Grigio Tudajo e Verduzzo Soandre sono tra i bianchi di Bosco del Merlo, le riserve Vineargenti e Roggio dei Roveri tra i rossi. Notevole il Sauvignon Blanc Turranio, vitigno in purezza che ha meritato lo Special Trophy al Concours Mondial du Sauvignon. È un vino che si fa riconoscere per raffinatezza, estrema eleganza e grande equilibrio. Al naso note spiccate di melone, pesca, foglia di pomodoro e salvia. Al palato è asciutto, deciso e di notevole persistenza. Ideale con i primi piatti, si sposa molto bene con i crostacei, da provare con ricette vegetariane o vegane. boscodelmerlo.it

Carlo Paladin

FIANO E GRECO I BIANCHI D’IRPINIA DI TERREDORA

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erredora è protagonista del rinascimento vitivinicolo della Campania a partire dalla capacità di valorizzare millenari

vitigni autoctoni creando vini moderni a Montefusco, in Irpinia. «Ci impegniamo per portare in ogni calice il gusto della nostra terra, gene-

Walter Mastroberardino con i figli Paolo e Daniela

rosa e affascinante», sottolinea Paolo Mastroberardino, che con la sua famiglia guida la cantina con 200 ettari di vigneti autoctoni. Fu il padre Walter Mastroberardino ad affrontare, nel 1994, una nuova avventura imprenditoriale con i figli Daniela, Lucio e Paolo, grazie al sostegno della moglie, Dora Di Paolo, in omaggio alla quale decise di chiamare l’azienda Terredora Di Paolo. Oggi Paolo Mastroberardino, che ha portato la ditta a un ottimo livello enologico, è particolarmente orgoglioso dei suoi bianchi, il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo Terra degli Angeli. Il Fiano di colore giallo paglierino intenso ha eleganti e complessi profumi di frutti maturi e fiori. Al palato offre grande persistenza aromatica e corpo pieno. Si abbina con frutti di mare crudi, crostacei e raffinati piatti di pesce. Il Greco, dagli eleganti profumi fruttati, presenta in bocca morbidezza e bella acidità, capace di evolvere nel corso degli anni. Si sposa bene con primi piatti importanti, carni bianche e piatti freddi. terredora.com

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WHAT’S UP

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TUT TO IN UN’ORA IL COMING BACK DI ENRICO BRIGNANO SUL PICCOLO SCHERMO CON UNO SHOW PER RAI2. COMPATTO, INEDITO E DIVERTENTE di Gaspare Baglio

gasparebaglio

Photo Eleonora Ferretti

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essanta minuti per fare tutto, presto e incredibilmente bene. Non è la trama di un action movie, ma la corsa contro il tempo della superstar della comicità, Enrico Brignano, nel nuovissimo one man show di Rai2 in onda dal 15 settembre: Un’ora sola vi vorrei. Un progetto innovativo, in cinque prime serate, tra monologhi graffianti sull’attualità, satira, una resident band e ospiti vip chiamati a mettersi in gioco. Finalmente ritorna in tv! Per me è una vera e propria ripresa dopo il lockdown. Fremo dalla voglia di calcare le scene, diciamo che mi sto recitando sotto! Forse non è elegantissimo, ma rende l’idea. Ci sarà il pubblico in studio? Stiamo cercando di capire cosa è possibile fare, a seconda dell’andamento del coronavirus. Si è parlato di persone distanziate, ma anche di gruppi familiari. Mi dispiacerebbe rinunciare al pubblico: la loro risposta durante le esibizioni e lo scambio di energia tra palco e platea è fondamentale. Questo format ha il sapore della sfida: raccontare tutto in 60 minuti non è semplice. Non lo dica a me! Ho accettato il guanto della sfida anche per abituarmi al piccolo schermo, che necessita di un codice comunicativo diverso, più ritmato e rapido. Quali sono gli argomenti che, durante la reclusione forzata, le hanno strappato un sorriso o che vuole mettere alla berlina? Non è semplice ridere di un periodo così complicato. Di certo assistiamo a scene da Far West, tra chi indossa la mascherina e chi no. O in treno, per esempio, penso a chi si trova costretto ad ascoltare le conversazioni telefoniche a voce alta, il cui argomento principe è chi ha fatto il

sierologico. Con la chiosa dell’immancabile complottista: «Ma tanto il Covid-19 è tutta una montatura». Io a questi direi che sono stati fortunati a non aver perso i propri cari e li inviterei a tacere. Nel programma ci saranno ospiti insoliti e interpretazioni inaspettate… È una sorpresa pure per me: ancora non so quali dei nostri amici saranno presenti, quindi non posso sbilanciarmi. Dico solo che l’intento è offrire interventi insoliti, con personaggi che rivestono ruoli a cui non siamo abituati. Vorrei stupire un po’ e giocare tutti insieme: se saremo i primi a ridere, il divertimento giungerà anche nelle case degli spettatori. A parte questa nuova trasmissione, cosa le piacerebbe portare in tv? Onestamente, vorrei interpretare un film per la televisione, raccontando una storia di spessore. Chi l’ha detto che un personaggio capace di far sorridere non sappia offrire spunti di riflessione? Cosa si augura per la stagione autunnale? Forse, con una dose di banalità, auguro la salute per tutti. Vorrei meno tensione per una ripresa economica e sociale e un lento ritorno alla vita di sempre. Per il mio settore, in particolare, mi auguro la riapertura dei teatri. E spero che quello che abbiamo passato abbia prodotto nuova linfa e storie da portare in scena o sul grande schermo. enricobrignano.it EnricoBrignanoPaginaUfficiale enricobrignano EnricoBrignano

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© Archivio Fondazione FS Italiane

WHAT’S UP

Sala Presidenziale, Stazione Ostiense, Roma

STAZIONI ON AIR DAL 18 SETTEMBRE SU RAI RADIO LIVE, VALENTINA LO SURDO CI ACCOMPAGNA ALLA SCOPERTA DI 20 STAZIONI RICCHE DI STORIA E CURIOSITÀ a cura di Silvia Del Vecchio

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e stazioni della nostra bella Italia in 20 puntate, di 52 minuti l’una, ogni venerdì dal 18 settembre alle 9 e in replica alle 16 (riascoltabili in podcast) su Radio Live, il canale web della Rai che ama raccontare il territorio. In questo caso sono gli scali ferroviari a parlare, attraverso brani musicali, interviste, testimonianze e storie alle quali dà voce Valentina Lo Surdo, conduttrice radiotelevisiva, musicista e collaboratrice della Frec30

cia sempre in cammino. Un viaggio che abbraccia racconti del passato, eventi che hanno segnato la storia, incontri recenti, partenze e arrivi, luoghi e suggestioni del cinema e della letteratura, dell’arte e dell’architettura, interventi di esperti e di protagonisti della vita ferroviaria. Le 20 stazioni d’Italia scelte per la trasmissione restano top secret, si scopriranno man mano, ascoltando Radio Live e lasciandosi trasportare in que-

sto nuovo e affascinante viaggio. A far parlare di sé saranno stazioni celebri ma anche semisconosciute, piccole e grandi, con dintorni da scoprire e tradizioni da recuperare, passando da città come Livorno e Roma a paesini come Carpinone (IS), lungo la Transiberiana d’Italia. Tutta la complessità e la ricchezza della nostra Penisola in un collage di emozioni, scoperte e musica. raiplayradio.it/radiolive




UN TRENO DI LIBRI

Invito alla lettura di Alberto Brandani [Presidente giuria letteraria Premio Internazionale Elba-Brignetti]

In viaggio con il Prof

B RO K E N SEI STORIE DEL MAESTRO DEL CRIME INTERNAZIONALE: CORRUZIONE E VENDETTA, PERDITA E TRADIMENTO, COLPA E REDENZIONE

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on Winslow è autore di romanzi che hanno appassionato legioni di lettori in tutto il mondo, dalla trilogia sul cartello di Sinaloa a questo nuovo e riuscito esperimento di sei romanzi. Iscrivendosi così, anche lui, al club di autori di racconti brevi in cui, a nostro avviso, spiccano i 49 di Ernest Hemingway e quelli dell’Ohio di Sherwood Anderson. Broken in inglese significa rotto, spezzato. È un verbo forte, di pronuncia aspra, quasi onomatopeico, che vuol significare al lettore: «Qui è tutto rotto!». Il filo che unisce i sei racconti è proprio questo: «Non è importante come entri in questo mondo, comunque ci entri, ne uscirai spezzato». Winslow parla sempre degli stessi temi perché vive lì, tra il Texas e il Messico, e sa bene che i suoi personaggi sono corrotti, vendicativi e traditori magari destinati a redenzione, ma non c’è pietà neppure per i redenti. Ognuno dei romanzi descrive le stazioni di una sorta di Via Crucis del crimine: truffatori spregevoli e poliziotti non certo integerrimi, cacciatori di taglie e fuggitivi, uomini che cercano di salvare vite fuori e dentro il loro lavoro senza regole, in un clima cupo, di infernale e dantesca memoria. Winslow, che è stato investigatore privato, regista e attore, ma anche un ottimo surfista, nonché giornalista d’inchiesta sui cartelli della droga, mostra al lettore come la sua America sia ora spezzata e confusa. Il suo stile adrenalinico tiene incollati alle pagine, fa tremare e sorridere, commuovere e riflettere. Nella catena dei

racconti inserisce con abilità personaggi che hanno già animato i precedenti romanzi, senza storpiarne la profonda ingenuità e l’umanità che emerge sempre e nonostante tutto. Impareggiabile il cameo di Frankie, protagonista del suo grande romanzo L’inverno di Frankie Machine, che compare incastonato in Paradise, brillante di luce propria. L’autore ci fa assaggiare la bellezza di luoghi come New Orleans, violenta come la vendetta, San Diego con i suoi mitici surfisti, le Hawaii con le onde gigantesche e infine El Paso in Texas, al confine con il Messico, con i terribili e impietosi campi di detenzione voluti da Donald Trump. Ed è proprio nel romanzo finale, L’ultima cavalcata, che Winslow ci propone una violenta ribellione in nome di una giustizia e di un’umanità non contemplate dalle leggi. Saranno gli occhi di una bambina rinchiusa in una gabbia a cancellare l’indifferenza di Cal, poliziotto di confine, e a fargli ottenere la sua totale redenzione. Una storia provocatoria che vuol essere anche un atto d’accusa alle politiche d’immigrazione degli Usa. Non c’è mai nulla di scontato o di banale nelle parole di Winslow, che romanzo dopo romanzo ci porta, con il suo grandangolo, a indagare la condizione di un Paese trascurato, abbandonato a sé stesso, smarrito. Insomma, spezzato. L’autore ha una sua ricchezza interiore che è un tutt’uno con le avventure di alcuni grandi protagonisti cinematografici: quando leggiamo Rapina sulla 101 ci appaiono Steve McQueen e lo

splendido Getaway! mentre la continua sovrapposizione di crudeltà dal vero e gli effetti metaforici come potrebbero non richiamare Kill Bill di Quentin Tarantino? Eva McNabb, la poliziotta che lavora al centralino e chiede al figlio Jimmy di vendicare suo fratello poliziotto torturato e ucciso atrocemente, è davvero una sorta di Ultima cavalcata, che segna un’infinità di punti di contatto tra il primo e il sesto romanzo. L’autore, certo, vuole ammonire sul momento particolare che vive oggi l’America, ma la profondità e la drammaturgia messe insieme in queste sei opere vanno al di là di una riflessione politica ed entrano di diritto nelle pagine della letteratura d’Oltreoceano.

HarperCollins, pp. 544 € 20 33


UN TRENO DI LIBRI

BRANI TRATTI DA BROKEN [...] Jimmy McNabb aveva sempre pensato che l’espressione “cuore a pezzi” fosse una metafora. Ora non più. Ha il cuore a pezzi. Lui stesso è a pezzi.

© Lalo Yasky/GettyImage

Seppelliscono Danny tra le tombe del cimitero Lafayette Numero 1 su al Garden District. L’ultimo saluto è stato straziante, poi hanno chiuso la cassa. Non ci sarà nessuna veglia funebre all’irlandese. Nessuno ha voglia di ridere e raccontare storie. Non c’è alcun motivo per ridere, e la vita di Danny è stata troppo breve per accumulare aneddoti. John McNabb è già sbronzo, come al solito, solo più incazzato, più ubriaco, più amareggiato, persino più silenzioso. Non è di alcun conforto alla moglie e al figlio sopravvissuto.

Uma Thurman con il regista Quentin Tarantino nel film Kill Bill: Volume 1 34

Come sempre, non c’è alcun conforto possibile. Dei poliziotti in alta uniforme e guanti bianchi – tra cui Jimmy – portano a spalla la cassa fino alla tomba. Una scarica di fucili, la cornamusa che intona Amazing Grace. Eva non piange. La figura minuta, ancor più piccina, ora, vestita di nero, siede su una sedia pieghevole con lo sguardo fisso davanti a sé. Prende la bandiera ripiegata che le porgono e se la adagia sul grembo. Jolene invece piange, le spalle scosse dai singulti, sorretta dal padre e dalla madre. La cornamusa suona Danny Boy. La casa è una di quelle tipiche di New Orleans, vicino ad Annunciation Street, in una traversa della Second Avenue. Con uno spelacchiato giardinetto anteriore pieno di sporcizia, sorge dietro un recinto metallico che corre lungo il marciapiede sbrecciato. Jimmy attraversa la porta d’ingresso ed entra in salotto. Il suo vecchio è seduto in poltrona. In mano un bicchiere, guarda fuori dalla finestra e non lo saluta. Si parlano poco da quando Jimmy, sui diciotto anni, ormai diventato più grosso di Big John, aveva sbattuto il vecchio con quella sua faccia di merda contro il muro della cucina e gli aveva detto: «Se picchi ancora mamma, ti ammazzo». Big John aveva riso e aveva replicato: «Sta’ tranquillo. Se la picchio ancora, sarà lei ad ammazzare me». Poi era venuto fuori che Eva si era comprata una piccola Glock 19 e aveva detto a Big John la stessa cosa: «Se mi metti di nuovo le mani addosso, ti spedisco al Creatore». Big John le credeva. E da quel giorno prendeva a pugni solo i muri e le porte. Jimmy gli passa davanti, attraversa la camera da letto dei genitori ed entra nella stanza che divideva con Danny. Cazzo, è doloroso entrare là dentro. Si ricorda di quando tappava con le mani le orecchie a Danny ogni volta che Eva e Big John litigavano. E Danny gli chiedeva: «John sta picchiando di nuovo Eva, vero?». «No» rispondeva lui. «Stanno solo giocando.» Ma Danny sapeva. Jimmy cercava di proteggerlo, come sempre, ma da quello non poteva. E non sei riuscito a proteggerlo nel momento di maggior bisogno, pensa adesso mentre si guarda intorno: i vecchi guantoni da baseball, il poster di Jessica Alba con l’angolo staccato e il nastro adesivo giallo, la finestra da cui la sera i due fratelli sgattaiolavano fuori per andarsi a scolare le birre che Jimmy aveva nascosto nel parco. Jimmy va in cucina. Eva è vicino al banco, si sta versando una tazza del forte caffè alla cicoria che è solita bere. Una pentola di pollo al gombo sobbolle sul fornello. Jimmy giurava che quella pentola con lo stufato era sempre stata lì, da che ricordava, e che Eva di tanto in tanto ritornava e vi aggiungeva un po’ d’acqua e qualche altro ingrediente. Eva ha smesso l’abito nero e indossa una camicetta blu e un paio di jeans. Offre la tazza di caffè a Jimmy, ma lui scuote la testa.


Un assaggio di lettura «Qualcosa da bere?» «No.» «Dovresti andare a trovare Jolene» gli dice Eva. «Sta molto male.» «Lo farò.» Lei lo squadra dalla testa ai piedi, a lungo. Poi gli dice: «Sei divorato dalla rabbia, Jimmy. Lo sei sempre stato, sin da ragazzo». Jimmy scrolla le spalle. Eva ha ragione. «Tu godi a odiare» aggiunge Eva. Di nuovo centro, pensa Jimmy. «Ho cercato di strappartelo via con l’amore» prosegue Eva,

© Sunset Boulevard/GettyImage

Uma Thurman

«ma l’odio ti consumava. Forse era colpa di tuo padre, forse era colpa mia, forse era la tua natura, ma non sono riuscita ad arrivare al tuo cuore.» Jimmy rimane in silenzio. Conosce bene Eva, sa che non ha finito. «Danny non era così» continua lei. «Era un ragazzo amabile, un uomo amabile. Era il migliore di noi.» «Lo so.» Lei lo scruta di nuovo, a lungo. Poi gli prende i polsi. «Voglio che tu ora coltivi il sentimento che non sono riuscita a strapparti via con l’amore. Che coltivi il tuo odio. Voglio che vendichi tuo fratello.» Alza gli occhi sulla faccia livida, piena di tagli, di suo figlio. Sui suoi occhi neri, gonfi. «Farai questo per me?» gli chiede. «Devi farlo per me. Pensa a Danny. Pensa al tuo fratellino.» Jimmy annuisce. «E uccidili tutti» dice Eva. «Uccidi tutti quelli che hanno ucciso il mio Danny.» «Lo farò.» Gli lascia i polsi. «E falli soffrire» conclude. [...] Rapina sulla 101: Semplifica le cose. ••• Highway 101. La Pacific Coast Highway. Cioè, la PCH. Corre lungo la costa californiana come una collana di pietre preziose su un elegante décolleté. Davis ama questa strada come un uomo ama una donna. Guiderebbe giorno e notte su questa strada. ••• È al volante di una Mustang Shelby GT500 nera coupé con lo spoiler posteriore e un’aletta aerodinamica, 550 cavalli e una coppia motrice da 70 kgm. Rapina sulla 101: Se c’è da scappare, fallo in fretta. Punta a nord, lungo un tratto di costa dove il sole tramonta come un’arancia sanguigna che esplode fra le nubi sull’oceano. A sinistra le onde s’infrangono sulla spiaggia di Torrey Pines. A destra il percorso si snoda attraverso Los Penasquitos Creek, e la strada di Carmel Valley corre lungo il crinale che fiancheggia il margine settentrionale della laguna, dove dalla vecchia officina di autoriparazioni si gode una delle migliori vedute della costa e, da che Davis ricordi, c’è una pizzeria. Come una donna dall’umore mutevole, la Highway 101 cambia spesso nome. Ora è la North Torrey Pines e tra qualche metro diventerà Camino del Mar Sud. Per Davis è sempre la 101. Davis segue una Mercedes bianca 500sl su per la collina fino alla cittadina di Del Mar. Aveva visto Ben Haddad uscire dal negozio di La Jolla con una valigetta in mano. [...] Poi Haddad fa ciò che fa sempre, quello che reputa il comportamento più prudente per un corriere. Anziché posteggiare davanti al negozio, sulla strada, entra nel piccolo 35


UN TRENO DI LIBRI

Un assaggio di lettura

parcheggio sul retro. Davis conosce il sistema, perché tra i corrieri di gioielli e i commessi viaggiatori è noto come un dogma di fede che le bande di rapinatori tengono sotto osservazione le entrate dei negozi. Quindi Haddad va sul retro e chiama Houghton per dirgli che è arrivato. Dall’interno Houghton gli aprirà la porta del negozio. [...] Per cui il corriere parcheggia dietro ma poi passa dall’entrata principale. E qui è la falla. La crepa. Il margine che Davis cerca sempre di avere. E se non lo ha, lascia perdere. È la Rapina sulla 101. E poi c’è la sigaretta. Davis ascolta quello che Haddad dice a Houghton al telefono. Mi faccio una fumatina ed entro. Perché è la macchina di famiglia e Ben non vuole che Diana senta l’odore di fumo e gli faccia il culo. E, a meno che lei non sia fuori a una delle sue riunioni al circolo o roba del genere, quella è l’ultima cicca della giornata, visto che la gioielleria di Houghton è l’ultima tappa. Quindi Haddad, come sempre, chiama Houghton al telefono e gli dice che si farà una fumatina. Ma tirerà solo qualche boccata, non fumerà tutta la sigaretta,

© Silver Screen Collection/GettyImage

Steve McQueen e Ali MacGraw in Getaway!

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per cui Davis avrà al massimo un minuto prima che Houghton si chieda che fine ha fatto il corriere ed esca a controllare. Anche lui è coperto da un’assicurazione totale, però ha un’arma, una eaa Witness da 10 millimetri. Ma un minuto basta e avanza. Rapina sulla 101: Se non puoi fare in fretta, lascia perdere. Haddad scende dalla macchina, si accende la sigaretta, tira qualche bella, preziosa boccata, e schiaccia la cicca sotto la scarpa. Davis dà gas. Prende la pistola sig Sauer p239 dal cruscotto, la impugna con la destra, e con la sinistra sterza. Calcolando mentalmente il tempo, entra nel parcheggio e scende. È vestito di nero: maglioncino nero, jeans neri, scarpe nere, guanti neri, berretto da baseball nero, senza nessuno stemma. Tenendo la sig sotto la vita, Davis arriva alle spalle di Haddad mentre schiaccia il mozzicone a terra. Gli punta la canna dietro l’orecchio e intima: «Non ti voltare». Senza girarsi, Haddad gli porge la valigetta. «Prendila e vattene.» Ha un’assicurazione totale. Non ne vale la pena. Prendi la valigetta e va’ con Dio. Ma Davis dice: «Non le cianfrusaglie nella valigetta, Ben. Le “piccioncine” nelle cavigliere. Le cartine».


Lo scaffale della Freccia BLANCHE E CLAUDE Melanie Benjamin Neri Pozza, pp. 352 € 18 Parigi, 1940. L’esercito francese si è sfaldato come uno dei friabili pasticcini di Monsieur Escoffier e i nazisti dilagano per le strade della città. Occupano alberghi ed edifici storici senza alcun riguardo per il loro glorioso passato. Tra questi, l’Hotel Ritz, una delle sacre istituzioni della vita mondana cittadina. Storia di un amore e, insieme, di un Grand Hotel tra le cui mura sono state scritte alcune delle pagine più oscure e valorose del ‘900.

FIGLI DEL TORO Nicola Mastronardi Volturnia Edizioni, pp. 420 € 20 La serena esistenza di due amiche, l'una sannita l'altra romana, l'amore appassionato di una coppia di sposi e il rapporto meraviglioso di una figlia con suo padre vengono travolti dalla guerra. Mentre una sacerdotessa dai capelli rossi guida i condottieri italici verso straordinarie vittorie mettendo a rischio la propria vita. Primo romanzo di una trilogia per raccontare la nascita, epica e sanguinosa, di una nazione chiamata Italia.

LOVE Roddy Doyle Guanda, pp. 352 € 18,50 Grandi amici fin dall’adolescenza, Davy e Joe hanno ormai quasi 60 anni e si vedono di rado. Le loro vite hanno preso strade diverse, letteralmente: Davy infatti vive in Inghilterra da molto tempo e torna a Dublino solo per far visita all’anziano padre, mentre Joe è rimasto nella sua città d’origine. Ma quella sera il loro incontro ha un sapore particolare e, insieme alla birra, scorrono ricordi e segreti mai confessati.

IL GRANDE LIBRO DI BATMAN AA.VV. Panini Comics, pp. 368 € 25 È uscita l’antologia definitiva del Cavaliere Oscuro, in attesa del Batman Day previsto per il 29 settembre. Venti capolavori DC Comics ripercorrono la storia dell’uomo pipistrello dagli anni ‘30 a oggi. Nel volume le avventure firmate dai migliori autori che hanno costruito la leggenda dell’alter ego di Bruce Wayne, da Bob Kane a Greg Capullo, e una serie di articoli per conoscere l’iconico supereroe. G.B.

LA SOLITUDINE DI MATTEO Giovanni Robertini Baldini+Castoldi, pp. 128 € 15 Matteo lavora per una casa discografica. Si è lasciato con Tilla, ora in missione umanitaria, e ha un’ossessione per un politico suo omonimo onnipresente in tv. I destini dei tre personaggi si sono incrociati ai tempi del liceo, quando il risentimento di Matteo per essere rifiutato dalle liceali radical chic accende la sua passione politica. Così, in una teoria del complotto che trasforma il romanticismo in resistenza, il ragazzo cerca il suo posto nel mondo. G.B.

SCUSATE IL DISTURBO Patty Yumi Cotrell 66thand2nd, pp. 208 € 16 Dopo una brevissima stagione di popolarità come artista emergente a Milwaukee, Helen comincia a occuparsi di ragazzi problematici a New York. Quando il fratello adottivo si suicida, torna nella casa d’infanzia per provare a capire il perché di quel gesto. Ma tra le indagini di Helen e le azioni delle persone che la circondano si crea un cortocircuito. Una narrazione brillante, zeppa di black humor, tra realtà e nonsense. G.B.

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© Roberto Ricci

SPECIALE FESTIVAL

UN’OPERA PER TUTTI

Teatro Regio di Parma

LA MUSICA È PARTECIPAZIONE E INCLUSIONE PER ANNA MARIA MEO, DIRETTRICE DEL TEATRO REGIO DI PARMA. CHE DALL’11 SETTEMBRE OSPITA IL FESTIVAL VERDI di Andrea Radic

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ata a Crotone, ha frequentato l’università a Firenze, dove vive da 40 anni, e lavora a Parma, che raggiunge in treno, dove dirige il Teatro Regio. Una donna concentrata sulle sue responsabilità, dinamica e creativa, in città si muove in scooter, anche per fare la spesa e portare i figli a scuola: «Ora mia figlia ha 20 anni ed è indipendente, ma mio figlio che ne ha 17 ancora lo accompagno alla scuola di musica a Fiesole». Sguardo profondo e solare quello di Anna Maria Meo, mentre racconta la sua passione per la musica e la cultura guardando il panorama di Firenze dalla loggia di Villa San Michele, dove l’abbiamo incontrata. 38

Andrea_Radic

andrearadic2019

In che modo sei arrivata al Teatro Regio di Parma? Attraverso diverse esperienze professionali: dal primo stage al Covent Garden theatre di Londra, nel 1988, passando per Wexford, in Irlanda, dove lavoravo all’Opera Festival, poi in Inghilterra per la Fondazione William Walton, che ha anche una sede a Ischia (NA) dove il compositore ha vissuto, e per il Teatro del Carretto di Lucca che faceva grandi tournée internazionali. Come direttore generale del Regio di Parma sei anche vicepresidente di un’associazione europea del settore. Il Regio è membro da poco dell’associazione, dopo il mio insediamento nel

2015. Fu Barbara Minghetti, oggi curatrice di Verdi Off e allora presidente dell’Associazione lirica e concertistica italiana e del Teatro Sociale di Como, oltre che consigliere di Opera Europa, a suggerirmi l’opportunità e io accettai subito. Dopo tre anni siamo entrati nel board e oggi sono vicepresidente di Opera Europa. L’Italia della lirica ha la sua importanza nel mondo? Certamente, per la sua tradizione, il numero dei palchi e la qualità della programmazione: il ruolo in questa associazione riflette quello del nostro Paese, possiamo tessere relazioni e raccontare ciò che fanno i nostri teatri in numerose


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abbiamo dialettica, di rapporto con le comunità e di appassionati che vengono, per i due terzi, da fuori città. Sono queste le priorità. Poi c’è la bellissima dimensione delle centinaia di addetti ai lavori che arrivano per il festival e vivono profondamente questi luoghi, portando anche indotto economico. L’università di Parma ha valutato che da ogni euro investito se ne ricavano due e mezzo. Abbiamo meritato il Premio Cultura+Impresa 2019-2020. Il teatro ha una forte valenza educativa. Sì e dobbiamo fare uno sforzo per rimarcarlo. L’Opera viene troppo spesso percepita, erroneamente, come una forma di intrattenimento per anziani e ricchi signori, un “vulnus” tremendo. Da cinque anni abbiamo sviluppato il progetto sociale Verdi Off che, durante il festival, porta la musica fuori dagli spazi istituzionali: all’auditorium del carcere, con un coro composto da detenuti, nelle case di riposo, negli ospedali, nei quartieri popolari fin nelle case dei parmigiani, che rispondono con entusiasmo e non fanno mai mancare un assaggio di Parmigiano Reggiano e un bicchiere di Lambrusco agli ospiti internazionali. Bellissimo. Poi c’è la Verdi Parade, con oltre duemila artisti, scuole di musica e di danza. Rinnovare l’Opera rendendola accessibile, partecipativa e inclusiva è un lavoro complesso, ma si può fare e ne vale la pena, perché si amplia la comunità. Cultura per tutti come servizio. Ci vuole passione perché la routine, nel campo dell’arte, uccide qualsiasi pro-

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occasioni di approfondimento e confronto. In quella sede riporto tutto ciò che funziona, il supporto delle istituzioni locali, nel nostro caso il Comune di Parma e la Regione Emilia-Romagna, tralasciando problematiche generiche come l’atavica mancanza di fondi. Il modello italiano di produzione teatrale è molto più interessante di altri. Dobbiamo cercare la qualità, non alzare il sipario per forza. Quale spettacolo ha riaperto la stagione del Regio? Un Rigoletto all’aperto, opera interpretata da una selezione di giovani cantanti. In Italia c’è una vitalità operistica non comune agli altri Paesi europei, da Roma a Ravenna, con il Maestro Riccardo Muti, fino a Macerata. Noi abbiamo confermato il Festival Verdi a Parma e Busseto dall’11 settembre al 10 ottobre, data del compleanno di Giuseppe Verdi. Ci saranno cambiamenti quest’anno al Festival? Lo abbiamo rimodulato, rinunciando alla dimensione scenica per allargare gli spazi del palcoscenico. Per avere una platea da mille persone, che renda plausibile lo sforzo produttivo ed economico, lo spazio deve essere molto vasto pur con cantanti, coro e orchestra statici. Muovere le scenografie avrebbe significato investimenti enormi, che stridono con il comune sentire e le difficoltà che vaste fasce della popolazione stanno vivendo. Dobbiamo riprendere con entusiasmo, concretezza e qualità, ma con sobrietà. Il teatro è fatto di pubblico, che a Parma è esperto e con il quale

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spettiva. Abbiamo anche una stagione teatrale dedicata a bambini e famiglie. Oggi si può studiare per diventare direttore di teatro lirico? Sì, ci sono corsi e master in Gestione dei beni culturali. Io ho frequentato uno dei primissimi corsi post laurea organizzato dalla Regione Toscana, all’epoca era innovativo. Ho avuto la fortuna di avere come insegnanti il direttore degli allestimenti del Teatro Alla Scala, il direttore artistico del Maggio Fiorentino, professionisti che insegnavano la tecnica ma che soprattutto sapevano trasferire la magia che questo mondo racchiude. Poi uno stage al Maggio Musicale Fiorentino fu folgorante, toccai con mano la meraviglia del mio lavoro. Quale momento del tuo lavoro al Regio di Parma ti dà più adrenalina? Direi proprio le prove del Festival Verdi, perché debuttano quattro allestimenti

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Esterno del Teatro Regio di Parma

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© Roberto Ricci

SPECIALE FESTIVAL

Ingresso del Teatro Regio

diversi, pertanto ogni passaggio è moltiplicato, con i cast, i team creativi, gli artisti, le tensioni di quattro prime e la dicotomia tra spettacolo teatrale e musicale, tipica dell’Opera, con prove separate. E tu al centro di tutto. Con l’elmetto e le cinture allacciate (ride, ndr), considerando che alla fine è l’aspetto umano il più importante. Noi dobbiamo portare a casa lo spettacolo. Cosa non ti piace e cosa apprezzi nelle persone? Mi infastidisce sentire chi disserta di argomenti che non conosce, prefigurando soluzioni impraticabili, senza rispetto del lavoro altrui. Come diciamo in Toscana, coloro che aprono la bocca e lasciano andare. Apprezzo molto, invece, la disponibilità all’ascolto, la permeabilità di chi è disposto a cambiare idea con atteggiamento costruttivo. Da spettatrice, invece, che atteggia40

mento hai? Nel mio teatro partecipato e commosso, perché so bene cosa c’è dietro a ogni passaggio. Negli altri sono curiosissima e bevo ogni singolo sorso di cultura, Anna Maria Meo con Andrea Radic

amo vedere tutto il possibile. I tuoi figli hanno seguito le tue orme? Giuliana ha studiato musica e poi è andata su altro, Federico, il più giovane, studia violino alla scuola di Fiesole ed è stato stregato dalla dimensione intellettuale e umana del luogo. Devo dire però che, in un Paese civile, aver derubricato l’educazione musicale nelle scuole al nulla che è oggi è davvero un delitto, la musica non può restare fuori dal processo educativo. Che mamma sei? Una mamma del Sud che ha come dimensione di trasmissione dell’affetto quella del cibo: li nutro, li curo e cucino per loro, anche per sopire qualche senso di colpa relativo al fatto che sono spesso fuori. Piatto forte? Spazio dalla cucina calabrese a quella salentina di mio marito fino a quella toscana. Adesso ho imparato a fare gli anolini parmigiani. Conoscere un luogo passa anche dalla tradizione gastronomica. Il profumo della tua infanzia a Crotone? Quando ero ragazza si usciva all’alba in mare con il gommone, senza creme solari, inconsapevoli del buco nell’ozono. Nella borsa frigo, vino bianco e una ruota di pane di grano. Al largo pescavamo i ricci e li mangiavamo. Ecco, il profumo dei ricci e la fotografia del mare di Capo Colonna impressa nella mente. Perché alla fine sei donna del Sud. Non solo alla fine, ma anche all’inizio. teatroregioparma.it teatroregioparma regioparma regioparma


DIMENSIONE VERDI IL FESTIVAL DEDICATO AL GRANDE COMPOSITORE FESTEGGIA 20 ANNI CON UN’INEDITA VERSIONE EN PLEIN AIR AL PARCO DUCALE DI PARMA. CE NE PARLA IL DIRETTORE ROBERTO ABBADO, SUL PALCO CON MACBETH E LA MESSA DA REQUIEM di Bruno Ployer

© Davide Forleo

Illustrazione per la rassegna Verdi Off, «Non son più re, son Dio!» (Nabucco, parte II)

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SPECIALE FESTIVAL

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el Requiem di Verdi ci sono tutte le ansie dell’uomo, anche quelle attuali, legate al Covid-19». Sul valore artistico e umano delle composizioni verdiane parliamo con Roberto Abbado, direttore musicale del Festival Verdi di Parma. È lui a guidarci nel programma di questo anno particolare. Un cartellone modificato per rispettare le norme di sicurezza derivate dall’emergenza virus. Visto che lo spunto sul Requiem è molto interessante, ci facciamo spiegare come Abbado legge la Messa composta da Giuseppe Verdi nel 1874. Il Maestro la dirige il 18 e il 20 settembre nel Parco Ducale, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma, come solisti il soprano Eleonora Buratto, il mezzosoprano Ksenia Dudnikova, il tenore Giorgio Berrugi e il basso Michele Pertusi. Dice il direttore d’orchestra: «Verdi è così popolare perché la dimensione umana della sua musica è talmente universale che rappresenta molto bene sentimenti, emozioni, ideali della sua epoca che sono poi passati di generazione in generazione fino a oggi e che ci appartengono. Nel Re-

© Yasuko Kageyama/Teatro dell'Opera di Roma

Roberto Abbado

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quiem il rapporto tra uomo e Dio è strettissimo, anche se Verdi non era un cattolico praticante. Era un uomo che non aveva paura di mostrare il suo terrore per l’idea della morte. Tutte le sue domande su Dio, sulla salvezza, sull’eterno riposo sono valide ancora oggi. Io vi leggo un rapporto tra l’uomo e un Essere che è quasi come uno di noi, ma immenso, con un potere che noi non abbiamo, a cui ci rivolgiamo quando preghiamo come se ci rivolgessimo a un altro essere umano. Il problema è che questo Dio, nel Requiem, risponde senza pietà nei nostri confronti. Risponde sempre con accordi violentissimi, quelli del Dies Irae, uno dei momenti più celebri del repertorio verdiano. È come se non ascoltasse le nostre suppliche. Il soprano nell’ultimo movimento presenta tre volte l’implorazione a Dio per essere liberata dalla morte eterna: la prima volta drammaticamente; la seconda la urla; la terza, ormai svuotata, la sussurra senza più speranze. Infatti la Messa si chiude con accordi molto lenti, che non danno alcuna risposta. Il compositore termina con un punto interrogativo: Verdi non sapeva. È una conclusione pessimistica, ma molto

umana». Il Requiem, come quasi tutte le rappresentazioni del Festival Verdi, sarà eseguito all’aperto. «Era in programma al Teatro Regio, ma è stato spostato. Non l’ho mai diretto all’aperto», riprende Abbado, «ma dobbiamo fare di necessità virtù. Dobbiamo fare molto bene in un periodo difficile e nelle condizioni possibili. Eseguire e ascoltare musica classica all’aperto significa correre il rischio di perdere una quantità di sottigliezze e sfumature, ma abbiamo un’amplificazione di qualità molto elevata per garantire un buon ascolto». Molte altre opere del festival sono sotto le stelle: inaugurazione venerdì 11 settembre e replica il 13 al Parco Ducale con Macbeth, derivata dalla tragedia di Shakespeare in cui la spietata lotta per il potere si mischia come in una fiaba oscura con il soprannaturale, l’amore malato e la follia. L’opera sarà presentata in forma di concerto nella versione di Parigi, portata a compimento da Verdi nel 1865, che per la prima volta viene ripresa in lingua francese. Abbado dirige la Filarmonica Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma. Nel cast Ludovic


Tézier (Macbeth), Davinia Rodriguez (Lady Macbeth), Riccardo Zanellato (Banquo), Giorgio Berrugi (Macduf). «La seconda versione è quella che si rappresenta quasi sempre, ma la differenza è che la facciamo in lingua francese, in originale», aggiunge Abbado. «È una delle ragioni di esistenza della rassegna. Verdi è il compositore più ampiamente rappresentato nei teatri di tutto il mondo: ovunque ormai si può assistere non solo alle sue opere più conosciute, ma anche alle meno note. A Parma dobbiamo contribuire a farlo conoscere nella sua totalità e quindi con tutti quei lavori che normalmente non si eseguono negli altri teatri, proprio come il Macbeth originale francese». Maestro, chiedo, come la mettete con la fama di malaugurio che ha questa tragedia? «È per i teatranti», risponde con un sorriso. «Sul palco gli attori di lingua inglese neanche la nominano e la chiamano “The Scottish Play”. Nel mondo dell’opera per fortuna non ha

questa fama: ne abbiamo altre con una cattiva reputazione, ma adesso non le menzioniamo», conclude. Il secondo titolo operistico in programma è Ernani, anch’esso eseguito in forma di concerto al Parco Ducale. È in cartellone il 25 e 27 settembre con la direzione di Michele Mariotti, al suo debutto con questo testo, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma. Tra gli interpreti Piero Pretti (Ernani), Amartuvshin Enkhbat (Don Carlo) ed Eleonora Buratto (Elvira). Caravan verdiano, Verdi sotto casa e Cantastorie verdiani sono altre iniziative del festival che fanno uscire la musica dal palcoscenico per portarla nei luoghi cittadini della vita di tutti i giorni. «Verdi sarebbe felice di vedere che ci sono anche tante manifestazioni per avvicinare la gente e far godere tutti del suo lascito artistico di tanti anni fa», esclama il Maestro. Altri spunti dal programma: il 2 ottobre Valerij Gergiev torna a dirigere a

Parma un concerto sinfonico. La manifestazione si conclude il 10 ottobre, per il 207esimo compleanno di Verdi, con un gala al Teatro Regio: il baritono Luca Salsi propone romanze e arie. Saremo già in autunno, in attesa di una nuova stagione musicale dalle molte incognite. «Nessuno può sapere come andrà il futuro, ma finora l’Italia ha reagito molto bene, con una programmazione musicale estiva molto ricca», conclude Abbado. «La crisi dovuta al Covid-19 è stata affrontata con grande coraggio, velocità di reazione e flessibilità. Doti che in questo periodo sono venute fuori molto bene. L’estro nazionale ha dato il meglio di sé, lo voglio ricordare mentre parliamo di Verdi, il compositore che meglio rappresenta l’animo degli italiani». teatroregioparma.it robertoabbado.com teatroregioparma regioparma regioparma

Teatro all'aperto al Parco Ducale

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SPECIALE FESTIVAL

VA PENSIERO DAI PORTICI DI BUSSETO ALLA VILLA DI SANT'AGATA. NELLA BASSA PARMENSE SULLE ORME DEL MAESTRO, TRA STRADINE SGHEMBE, TEATRI DI VELLUTO E CASE COLOR NOSTALGIA di Luca Pelagatti

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© Luca Pelagatti© inserire credito o cancellare

S

trana cosa il melodramma. Che uno pensa sia solo la materia di cui son fatte le romanze e gli acuti dei tenori. Poi basta arrivare nella Bassa parmense, paese di nebbie e pioppeti, e si scopre che la lirica è molto di più. È geografia concreta, pianura e canali, ma anche un percorso di terra e aria, anzi arie: sì quelle cantate dai big dell’opera e quelle scritte dai cantori di queste terre. Come Giovannino Guareschi, papà di Peppone e Don Camillo che per casa donò loro la Bassa, un luogo per chi non ha paura di restar solo coi propri pensieri. Perché, scrisse l’autore, anche se siete in macchina, «spiritualmente voi la percorrete a piedi o sul calesse». Lo stesso calesse, magari, con cui Giuseppe Fortunino Verdi ogni mattina usciva dalla sua casa di Sant'Agata (PC). E Verdi, della Bassa e del melodramma, è incarnazione tanto che lui, il compositore più rappresentato al mondo, riverito persino dallo zar, non seppe mai, per davvero, staccarsi da queste zolle. Vantandosi, con fierezza piaciona, d’essere rimasto «un contadino delle Roncole», riferendosi a quella piccola frazione di Busseto. Ecco: Sant'Agata. Partiamo proprio da qui per il nostro vagare tra la mazurka e il bel canto, tra la Via Emilia e il mito.

Monumento a Giuseppe Verdi nella piazza omonima a Busseto (PR)

Oggi, a esser generosi, è giusto un assaggio di paese, ma ai tempi di Verdi era solo terra grassa e granoturco. È proprio qui che il Maestro, nel 1848,

si comprò una casa di campagna che trasformò, disegnando personalmente il progetto, in una sontuosa villa circondata da un grande parco. Nonostante


© Catello/AdobeStock

Veduta dei portici di via Roma, Busseto (PR)

al Cigno – così l’artista fu soprannominato per l'eleganza del suo stile musicale – rimbalza a ogni ora il coro de Il trovatore. A Busseto, Verdi visse e ancor oggi ci sono la sua prima casa, un museo e mille citazioni. Peccato che, genio rancoroso, il teatro a lui dedicato, gioiello di stucchi e velluti da appena 300

posti, non lo volle neppure vedere. Si era legato al dito che i compaesani biasimassero la sua relazione con la Strepponi con cui “viveva nel peccato”. I tempi erano quelli, il paese era piccolo e Verdi, si sa, non le mandava a dire. Il teatro non lo ebbe quindi mai ospite ma, per fortuna, a noi rimane in eredità per le serate del Festival Verdi. Fateci

L’interno del Caffè Centrale nella piazza di Busseto con ricordi e cimeli verdiani

© Luca Pelagatti

le profanazioni del tempo, sembra ancora di vederlo al pianoforte a comporre e battibeccare con l'editore Giovanni Ricordi. Nella villa, ancora abitata dagli eredi, si sfiorano spartiti, cimeli e busti, ma un omaggio doveroso lo si deve ai ritratti dei beniamini di casa: un pappagallo e un cagnolino. Verdi e Giuseppina Strepponi, la sua seconda moglie, li amarono come i bimbi che non ebbero. Oggi nel parco spicca la tomba dell’adorato maltese Lulù, con epitaffio “A un vero amico”. Se questo non è melodramma. Poco oltre, un viale di alberi che sfumano nelle brume conduce ai campi che ogni giorno, sul solito calesse, il Maestro andava a perlustrare. La malinconia del Va pensiero non può essere stata distillata se non su quella carraia, fra i fossi che rigano la campagna. La stessa da percorrere senza fretta, cercando apposta di perdersi tra stradine sghembe che portano fino a Busseto. Una precisazione, però: se Verdi odiò Busseto, noi non possiamo non amarlo. Anche perché il paese stesso è pura lirica: una strada di porfido incorniciata di portici; case color nostalgia; come fondale un palazzo antico e un teatro bomboniera. Da un’osteria consacrata

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SPECIALE FESTIVAL

caso: la statua del compositore, al centro della piazza, ha il ghigno di chi ha poca voglia di scherzare. Ma questa è la Bassa, terra di gente che ama e odia senza mezze misure. Verdi non si sentì amato, un peccato visto che, ancora oggi tutti, sotto i portici o davanti agli specchi del caffè Centrale, lo chiamano Maestro perché di strada ne ha fatta quel “contadino” partito dalla sua casetta delle Roncole. La strada è una fucilata di asfalto che sfiora quell’edificio basso, padanamente sghembo, abbastanza sgraziato da non sembrare una promessa di destino glorioso. Qui c’era la drogheria-osteria dei suoi genitori e da qui il piccolo Giuseppe partiva a piedi per andare dal suo primo maestro, un sacerdote di paese. Le sue grandi armonie sono, almeno in parte, nate sulla sfiatata spinetta con cui cominciò a strimpellare. La casa di Verdi ora è stata rimessa a nuovo, ci sono postazioni multimediali e la sua musica ci segue su e giù per la ripida scala. Ma anche senza tecnologia, guardando quei soffitti bassi, l’emozione sgorga da sola. Proprio come fanno le risorgive che traforano la pianura del Grande Fiume che scorre poco lontano. Anche se in questo Mondo Piccolo nulla è distante. Dalle Roncole le bizze delle strade interpoderali portano al Po o, se si pre-

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ferisce, verso est, verso Parma. Ma tanto vale prendersela comoda, sostare senza fretta in qualche trattoria. L’atmosfera apparentemente dimessa non induca in errore: quaggiù, oltre al do di petto, si celebrano sua maestà il maiale e il blasonato Parmigiano Reggiano. Quasi sempre a tavola sono esperienze che si fanno ricordare. Quando si riparte, Soragna non è lontana e l’eco dell'epopea verdiana si smorza appena, non quell’atmosfera di romantica magia. Il paese, infatti, ha portici, silenzi e scorci d'altri tempi. Soprattutto ha una rocca trecentesca, con tanto di fossato e parco muschioso. Il castellano che la abita oggi, Diofebo Meli Lupi di Soragna, è marchese, Grande di Spagna, principe del Sacro Romano Impero e divide le sale affrescate con il fantasma di Donna Cinerina. La poverina è inquieta: il suo spirito, dal 1573, non trova mai pace di notte. In una terra così calda d'estate e tanto fredda d'inverno è un destino comune. Qualche curva ancora e si arriva a Fidenza, quella che un tempo fu Borgo San Donnino e che oggi è piuttosto, con il suo celebre outlet, calamita da mezza Europa per i fashion victim dello shopping. Gli stilisti non ce ne vogliano: il rigore romanico della facciata del duomo firmato da Benedetto Antelami surclassa, con la sua altera semplicità,

qualunque brand all’ultima moda. Poi, finalmente, la Via Emilia: dai tempi dei Romani questa è la strada per eccellenza. Lo era ai giorni di Verdi e continua a esserlo anche se oggi, a fianco, lievitano autostrade e rombano le Frecce su rotaia. La campagna è verde e ricca: dai campi negli afosi giorni d’estate salgono umore di terra e canto delle cicale, mentre con i brividi d'autunno le foglie svelano tutte le declinazioni dell'amaranto. Parma è la meta, ma intanto un’ultima deviazione porta al paese di Fontanellato. Se vi piacciono i castelli delle favole qui vorreste ascoltarne una. La Rocca Sanvitale spicca proprio in mezzo al borgo con le sue terrazze merlate e il fatidico fossato abitato da ciclopiche carpe. All’interno, ecco l’incantesimo di una camera ottica dove il visitatore gioca sbirciando la vita e le ore che scorrono là fuori o la meraviglia affrescata dal Parmigianino che scherza con la mitologia. Infine, dopo tanta campagna, la città. A Parma, Verdi può fare da guida. No, in realtà il Maestro non l’ha abitata, ma nel grande Teatro Regio le sue opere sono di casa e in molte vetrine il suo volto, con la barba candida, occhieggia severo. Parma va affrontata con calma: il mezzo migliore è la bicicletta, anche per-


© cge2010\AdobeStock

Piazza del Duomo di Parma con la Cattedrale e il Battistero

prano e trilli di violino fanno risuonare il vicolo. Verdi, sempre corrucciato, si compiacerebbe di queste acerbe prove d’orchestra in suo nome. Quindi, di nuovo, via sui pedali. Poche centinaia di metri e si può scegliere tra i capolavori del Correggio o la dolcezza del sorriso de ”La Scapiliata” di Leonardo da Vinci. I primi sono impressi sulle cupole delle chiese, l'altro su un piccolo quadro nella Galleria nazionale del Palazzo della Pilotta. Tutti fanno girare la testa. Di colpo, però, ci si ritrova su un grande prato, tra antiche pietre dove spicca ciò che

resta di un'altra opera, il monumento a Verdi. Le bombe assai poco intelligenti delle fortezze volanti nel 1944 lo fecero a pezzi. Qui, se siete fortunati, potrete ammirare il volto del Maestro inciso nel marmo mentre un giovane musicista si inerpica sulle note. Non fate e non dite nulla. Soltanto, sottovoce, ripetete «Libiam, Maestro». Guardate bene: forse non sembra, ma Verdi, adesso sì, sorride. villaverdi.org casanataleverdi.it teatroregioparma.it Piazza della Rocca di Fontanellato

© Maurizio Rovati\AdobeStock

ché tutto è piatto e il vento difficilmente si diverte a fare i dispetti. Potendo poi scendere e salire dai pedali c’è tutto il tempo di godersi i tanti scorci che fanno battere il cuore. Un torrente sgarbato o troppo irruento o di colpo siccitoso la divide in due. Il bello è non decidere e saltare da una parte all’altra delle sue sponde. Quasi affacciato sulla riva un palazzo si fa notare, non per l’architettura, ma per il suono. Dalle finestre del Conservatorio Arrigo Boito, dedicato a uno dei librettisti del Maestro, gorgheggi di so-

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SPECIALE FESTIVAL

PARMA IN MUSICA RECITAL IN GIARDINO, ARIE CANTATE DAL BALCONE E SPETTACOLI ITINERANTI. DALL’11 SETTEMBRE AL 10 OTTOBRE, LA RASSEGNA VERDI OFF ANIMA LA CITTÀ EMILIANA NEL SEGNO DELLA PARTECIPAZIONE sandragesu

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© Aurelio Colombo

di Sandra Gesualdi

Il Caravan verdiano presenta La Traviata - Lo spirito di Violetta

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uò capitare di ascoltare il Va pensiero dai balconi, intercettare aree verdiane nel giardino del condominio o addirittura nelle sale d’attesa di ospedali e carceri. Un caravan speciale fa tappa nelle piazze di Parma e dintorni: al tramonto si illumina, si apre come un grande libro, con scalette sceniche e palco mobile per ospitare il racconto di Violetta nella Traviata. È il Verdi Off, la rassegna di appuntamenti collaterali al festival dedicato al grande compositore, curata da 48

Barbara Minghetti, che il Teatro Regio realizza con il Comune e il sostegno dell’associazione Parma, io ci sto! Barbara, cosa ci riserva questa edizione? Quasi 200 appuntamenti a ingresso libero in 30 luoghi diversi, 300 artisti, sette quartieri della città e della provincia di Parma coinvolti e invasi da musica per un mese, dall’11 settembre al 10 ottobre. Un programma fitto per condividere la gioia di riscoprire la melodia di Giuseppe Verdi da una prospettiva inusuale e sorprendente,

creativa e stimolante, per avvicinare tutti a questo patrimonio immenso. Un’atmosfera festosa che abbraccia chi vive e chi visita le terre del Maestro in occasione del festival. Quali sono gli appuntamenti da non perdere? Si parte dall’opera La Traviata - Lo spirito di Violetta che esce dagli spazi teatrali e sale su un caravan trasformato in un piccolo palco mobile dove va in scena, nelle piazze di Parma, Busseto e Zibello, con le scenografie e i costumi di Aurelio Colombo e la


© Roberto Ricci

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regia di Manuel Renga. E poi gli eventi itineranti di Verdi sotto casa, che portano in strada i suoni, la danza, la recitazione e la giocoleria, per invitare il pubblico ad affacciarsi alla finestra e condividere la festa dal vivo in piena sicurezza. Inoltre, le performance degli allievi dell’Accademia Verdiana animano i balconi del Palazzo del Governatore come tributo allo slogan di Parma Capitale della cultura 2020-21 “La Cultura batte il Tempo”: spettacoli quotidiani da godersi in cuffia o recital ospitati negli spazi aperti messi a disposizione dai cittadini. E, ancora, rappresentazioni per bambini e lo show-presentazione Giuseppe Verdi, il cigno di Busseto di e con Cristina Bersanelli, gli happening nei bar e nelle osterie, gli incontri con gli esperti nelle serre botaniche. Qual è il filo conduttore dell’edizione 2020? Quest’anno più che mai la parola chiave dell’Off è partecipazione. Giunto alla quinta edizione, offre occasioni di incontro e scoperta dell’opera del grande Maestro italiano a un pubblico ampio e di ogni età: famiglie, giovani, bambini. Ma anche a coloro che in questo momento vivono situazioni sociali di particolare fragilità, portando la musica in luoghi di cura come ospedali, Rsa e case di accoglienza. La partecipazione è quella degli artisti, che hanno sofferto moltissimo in termini creativi e professionali durante il lockdown. Ma anche quella delle persone affacciate alle finestre, che aprono terrazzi e cortili per accogliere e condividere l’allegria, le coreografie e le acrobazie di pianisti in bicicletta o cantastorie. Un progetto che coinvolge in manie-

ra capillare tutta la cittadinanza. Cerchiamo di raggiungere più persone possibili a partire dai luoghi di maggiore fragilità, con la convinzione che la condivisione dell’arte verdiana, nel rispetto del necessario distanziamento, possa aiutare a ripartire. Divenendo essa stessa una cura, dopo questi mesi difficili. Un tema, la cultura che cura, che diventerà il leitmotiv di Parma Capitale della Cultura 2021, di cui il Verdi Off si fa evento pilota. Tra le novità? Diamo spazio alla love story di lunga tradizione tra musica e cucina, che si è sviluppata sul territorio, in particolare a Parma, Città creativa Unesco per la gastronomia, raccontata nel fitto calendario di performance inserite nel Settembre Gastronomico. Tra queste, lo show cooking musicale In cucina

con Verdi, a cura dell’attore Gianmaria Aliverta su menù studiati dagli chef di Quality Restaurants, il consorzio dei ristoratori della zona, per svelare un inedito profilo gourmet del compositore. Una città da scoprire, dunque, attraverso il festival… Esatto. Ma anche una città capace di far sentire importante ogni persona che vorrà partecipare. Come quando, al termine degli eventi di Verdi sotto casa, il pubblico è invitato a cantare Va pensiero assieme agli artisti e a condividerlo sui social con il tag #Verdioff. Un grande momento corale realizzato restando a casa. teatroregioparma.it verdioff verdioff

Verdi Off in un'illustrazione di Davide Forleo 49


PHOTO a cura di Silvia Del Vecchio - s.delvecchio@fsitaliane.it

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Le immagini di queste pagine sono tratte dai numeri di aprile, maggio, giugno, luglio e agosto 2020 della Freccia, tutti i crediti fotografici sono segnalati nei rispettivi numeri

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ANNO XII | NUMERO 4 | APRILE 2020 | www.fsitaliane.it

APRILE 2020

IL VIAGGIO DEI DESIDERI GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA INSIEME PER L’AMBIENTE SUL WEB

#IODISEGNO

I COLORI E LE SPERANZE DEI BAMBINI

LA FRECCIA NON SI FERMA

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on sappiamo quando saremo di nuovo sulle Frecce Trenitalia, nei FRECCIALounge, negli hotel, negli stabilimenti termali dove siete soliti trovarci. Né quando voi tornerete a bordo dei nostri treni, numerosi e vogliosi di viaggiare ancora con noi, di incontrare persone, passeggiare per le vie delle nostre città, visitare musei, ascoltare concerti, riassaporare i vostri luoghi dell’anima o eleggerne altri, tra i tanti suggestivi angoli di questo stupendo Paese». Queste prime righe dell’editoriale di aprile lasciano trapelare quel senso di sconforto che, insieme all’Italia tutta, ha avvolto anche la redazione del mensile La Freccia. Che per cinque mesi è uscito soltanto in versione digitale ma che ora, con speranza, si riappro-

pria della sua veste cartacea tornando, a tiratura limitata, in alcuni luoghi del viaggio deputati alla lettura. Desideroso più di prima di ispirare nuovi itinerari da realizzare insieme. Ma senza dimenticare, come dimostra questa photogallery, quel tempo sospeso in cui, confinati in casa, a viaggiare era soltanto la fantasia. Immagini di una tregua forzata durante la quale ognuno di noi ha potuto coltivare attività dimenticate e passioni nascoste, sognando di raggiungere al più presto il suo luogo dei desideri. #IORESTOACASA ma viaggio con il cuore recitava il servizio di copertina di aprile, che tra le sue pagine virtuali ha ospitato le riflessioni e le speranze di scrittori, cantanti, attori e chef. Oltre alle immagini di un’Italia seduta e immobile, ma pronta a rialzarsi e ripartire. 51


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ANNO XII | NUMERO 5 | MAGGIO 2020 | www.fsitaliane.it

MAGGIO 2020

#RIPAR TIAMO ITALIA

LA PAROLA A SINDACI E GOVERNATORI IL PAESE DALLA FINESTRA GLI SCATTI DI MCCURRY E GASTEL

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lla vigilia della cosiddetta fase due, con il DPCM del 26 aprile appena pubblicato e uno scenario futuro ancora in progress, La Freccia ha voluto con forza guardare avanti, interpellando sindaci e governatori d'Italia impegnati in prima linea nel gestire città e territori, da Milano a Reggio Calabria. Con loro ha voluto delineare il futuro dopo il lockdown e raccogliere idee, progetti e auspici per i mesi a venire. Come ha fatto e continua a fare il Gruppo FS Italiane, richiamando tutti al rispetto delle regole e all’unità d’intenti, con un chiaro obiettivo, #RiparTIAMOItalia, per il quale è fondamentale presupposto una mobilità efficiente, efficace, sicura e sostenibile. L’anima dell’Italia è il tributo per im-

magini dedicato al nostro Paese che Steve McCurry ha voluto condividere con La Freccia nella foto di copertina e nelle pagine interne. «La parte migliore dell’Italia è la gente. Non c’è posto più amichevole sul pianeta», scrive il celebre fotografo americano. Sul magazine anche gli scatti della challenge #mypostcardfromitaly, che ritraggono le città dalla finestra di casa, firmati da professionisti come Giovanni Gastel ma anche da semplici amanti dell’obiettivo. Istantanee raccolte nel numero di maggio, quando la primavera esplodeva fuori dalle nostre case e noi potevamo rispondere solo attraverso un contest fotografico, una videochiamata con parenti e amici e una call con i colleghi di redazione. Ma senza smettere di sorridere. 53


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ANNO XII | NUMERO 6 | GIUGNO 2020 | www.fsitaliane.it

PER CHI AMA VIAGGIARE

CARTOLINE DALLE VACANZE RICORDI DI IERI, VIAGGI DI OGGI

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a Repubblica è di tutti […] per cui è necessario averne cura: adoperarsi per l’interesse generale, per il bene comune. Nessun uomo, infatti, è un’isola, nessuna famiglia è autosufficiente, nessuna comunità è separata dalle altre». Un monito più che mai attuale quello del presidente Sergio Mattarella ospitato in copertina a giugno di un anno fa e ricordato – in occasione della Festa della Repubblica – nelle prime pagine in questo giugno 2020 così particolare. Distanti ma uniti era l’appello più sentito e ripetuto mentre ci domandavamo come superare le fragilità emerse durante e a causa del lockdown: sanitarie, produttive, economiche, sociali. Ma anche nell’organizzazione della vita comune, messa in subbuglio da un nemico insidioso e micidiale. La nostra risposta è stata: con la libertà e

l’unità, che oggi più che mai devono nutrirsi di solidarietà, fratellanza e coesione sociale per rilanciare l’economia, la cultura e il turismo del Paese. Partendo dall’estate alle porte, che proprio per questo abbiamo voluto fosse la protagonista assoluta del numero di giugno con il servizio di copertina Cartoline dalle vacanze. Per ricordare le estati memorabili degli ultimi 70 anni attraverso i racconti di alcuni protagonisti dello spettacolo e della tv. Giornate piene di luce, mare e viaggi in una carrellata di scatti, tra luoghi cult, hit, film, tendenze e grandi eventi, che ritraggono la bella stagione nella vivacità di Capri, Castiglioncello, Forte dei Marmi o Cortina e nelle carrozze dei treni che portavano gli italiani in villeggiatura. L’estate di ieri, da ricordare. E quella di oggi, da vivere, iniziando a immaginarla sfogliando La Freccia online. 55


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ANNO XII | NUMERO 7 | LUGLIO 2020 | www.fsitaliane.it

LUGLIO 2020

AURO RA D’EST AT E DESTINA ZIONE ITA LIA MUSICA&FESTIVAL

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l mare, i trabocchi lungo la costa abruzzese, le aurore estive. La copertina della Freccia di luglio riformula l’invito lanciato nelle pagine di giugno 2020: (R)estate in Italia. E lo fa con un numero pieno di colori, suggestioni e ispirazioni di viaggio, che il nostro Paese ci regala a piene mani. In treno esplode la voglia di vacanza: viaggiamo su Frecce, Intercity e Regionali da Riccione a Maratea, dalla Val d’Orcia a Ostuni, da Cortina a Salerno, rispettando l’ambiente e approfittando di preziose novità estive come il Frecciarossa 1000 del Tirreno, il Frecciarossa Torino-Reggio Calabria, la Trabocchi Line e i nuovi collegamenti FRECCIALink. Ricordandoci che anche se vorremmo gettar via la pesantezza dei mesi di lockdown, e con essa mascherine, guanti e disinfettanti,

non dobbiamo invece abbassare la guardia, continuando a osservare le regole di buona e sana convivenza. Torniamo a riempire treni e stazioni dunque, bar, locali pubblici e ristoranti, ma con guardinga spensieratezza. Divertiamoci, incontriamo persone, muoviamoci, riscopriamo e apprezziamo i tesori di questo meraviglioso Paese, con giudizio e attenzione. Perché non c’è futuro se non ci convinciamo che niente è dato per sempre e che il domani è figlio dell’oggi. Il Covid-19 passerà, ma la Terra che abitiamo continuerà a restare qui e a chiederci, con più forza di prima, tutte le attenzioni che le spettano. Sarà pure un “oscuro granel di sabbia” nell’universo, sarà stata e sarà ancora una “dura nutrice”, ma è l’unica che abbiamo. E mentre lei non ha bisogno di noi per esistere, noi di lei sì. 57


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ANNO XII | NUMERO 8 | AGOSTO 2020 | www.fsitaliane.it

AGOSTO 2020

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A

m u o v i A m o ci

AGOSTO DALLE ALPI FINO ALLE EGADI

gosto è libertà, voglia di mettersi in gioco, amore, movimento, sole. Lo strillo e la foto di copertina vogliono stimolare tutto questo. Così come gli articoli del quinto numero consecutivo della Freccia pubblicato solo in versione digitale, che ha voluto celebrare il turismo agostano di questo 2020, in cui a vincere sono gli spostamenti brevi e il turismo di prossimità. Le gite di un giorno, quelle che negli anni ’60 erano per molti la regola, con pochi soldi in tasca ma tanta voglia di mare e di sole. Le parole di Paolo Conte e la voce di Adriano Celentano ci ricordano che possiamo farlo ancora: «E allora, io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te». L’offerta estiva di Trenitalia ci porta ovunque vogliamo, a riscoprire teso-

ri e bellezze dimenticate nelle estati trascorse lontano dai confini nazionali. E allora via, liberiamo le emozioni, come quelle sospese tra cielo, terra e mare sfidando ponti tibetani e zip line. Scegliamo Merano per una vacanza di benessere, movimento e natura, tuffiamoci nel Liberty della Riviera romagnola, immergiamoci nello charme e nella storia al castello di Tabiano, tra le colline parmensi. E, ancora, scopriamo le antiche tradizioni e l’ospitalità diffusa in Molise, camminiamo a Cerveteri sulle orme degli Etruschi, rigeneriamoci alle isole Egadi, fra acqua trasparente, tramonti struggenti e cucina che sa di mare. Insomma, MuoviAmoci è agosto. Con intelligenza certo, ma anche con stupore negli occhi e nel cuore. 59


SPORT

IN GIRO PER L’ITALIA

DA MONREALE, IN SICILIA, FINO A MILANO, ATTRAVERSANDO IL PAESE IN 21 TAPPE. SI CORRE DAL 3 AL 25 OTTOBRE L’EDIZIONE 103 DELLA GARA CICLISTICA, DI CUI TRENITALIA È OFFICIAL GREEN CARRIER di Luca Gialanella

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plende il sole della Sicilia sul Giro d’Italia. Il coronavirus ha spostato in avanti di cinque mesi la corsa della Gazzetta: è stata cancellata la partenza dall’Ungheria, sono stati giorni difficili. Ma come nel 1946 questo filo rosa ha unito l’Italia devastata dalla guerra e portato la luce della speranza sui volti della gente, adesso le 21 tappe diventeranno un

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viaggio nell’Italia della rinascita, nel Paese che ce l’ha fatta. Con prima tappa in Sicilia, che per la nona volta accoglierà il «via!» del Giro: l’ultima nel 2008. Novant’anni fa, il 17 maggio 1930, i pionieri del Giro attraversarono lo Stretto: tappa Messina-Catania, prima Grande partenza nell’isola. Adesso, sabato 3 ottobre, 176 corridori si lanceranno da Monreale (PA), città fondata dai Nor-

manni e gioiello Unesco, tra il Duomo del 1174 definito «il tempio più bello del mondo» e i mosaici bizantini. Ciclisti e squadre protette da un protocollo sanitario elaborato da Rcs Sport (che organizza la gara) per garantire la sicurezza di una carovana che sposta duemila persone a notte. Sull’isola ci saranno ben quattro delle 21 tappe della corsa che si chiuderà domenica 25 ottobre


Il Giro è viaggio, turismo, storia, costume, tradizioni, gastronomia. È il meglio dell’Italia che sale in sella, pedala e scopre nuovi orizzonti

Laghi di Cancano, in Valtellina: la salita finale della quartultima tappa del Giro 2020

davanti al Duomo di Milano. È questa la forza del Giro: indicare una via, sempre. La Valle del Belice, i templi di Selinunte e quelli di Agrigento, l’arrivo in salita sull’Etna a Piano Provenzana (CT) dal versante inedito di Linguaglossa dedicato al ciclista marchigiano Michele Scarponi e, prima di superare lo Stretto, l’omaggio a Vincenzo Nibali a Villafranca Tirrena, nel Messinese: è la tappa dei

Due Mari, dallo Ionio al Tirreno, sulle strade di allenamento dello “Squalo” Vincenzo Nibali, l’italiano più vincente dai tempi di Felice Gimondi. Il Giro è viaggio, turismo, storia, costume, tradizioni, gastronomia. È il meglio d’Italia che sale in sella, pedala e scopre nuovi orizzonti. È investimento sulle proprie bellezze, perché ci sono 198 nazioni che nel mondo attendono di

vedere in televisione queste immagini. È investimento sulla tecnologia, perché da tre anni la gara dei professionisti viene affiancata dal Giro-E, percorso con le biciclette elettriche a pedalata assistita, vetrina industriale di un mondo sempre più in crescita, che ha rivoluzionato il rapporto con l’ambiente e la mobilità. E, quando si parla di trasporti, non può mancare la partnership con Trenitalia e 61


SPORT

il Gruppo FS italiane, Official Green Carrier dell'evento, con la prospettiva di un mondo più verde e sostenibile. Non c’è nessuno sport come il ciclismo, a parte NBA o F1, che permetta di valorizzare così tanto i soldi investiti: gli esperti calcolano in almeno quattro volte il ritorno economico tra esposizione pubblicitaria e passaggi dei marchi in tv. Il percorso, i campioni, le grandi salite: è questo il cocktail vincente dal 1909, quando nella notte di Milano il Giro iniziò la sua pazza avventura verso l’ignoto. Il campione è Peter Sagan, 30 anni, slovacco cresciuto nella Marca Trevigiana, che incarna il ciclismo moderno. Il corridore capace di firmare la sua autobiografia in salita, mentre sta scalando il Tourmalet, e di far ballare i fan al raduno di partenza con la musica sparata a palla. Finalmente ha detto sì al Giro d’Italia. Con Sagan ci sarà Nibali, due volte re del Giro, nel 2013 e 2016: cresciuti insieme da professionisti, sono molto amici. Per loro la bicicletta non è uno strumento di lavoro, ma un prolungamento del corpo, per quanto sono innamorati del piacere di pedalare ed estremamente abili nella guida. Ricordate le impennate in salita di Sagan o le passeggiate in mountain bike di Nibali? E se allo Squalo riuscisse il tris rosa, cancellerebbe il record di Fiorenzo Magni e diventerebbe a 35 anni e 11 mesi il vincitore più vecchio del Giro. Dai big alle salite. Il Passo dello Stelvio è il gigante dei giganti della corsa rosa, unito per sempre a Fausto Coppi dalla

prima scalata del 1953: verrà affrontato a quattro tappe dalla conclusione, dal versante altoatesino di Trafoi, quello più duro. Una strada voluta dall’imperatore d’Austria per collegare la Val Venosta a Milano attraverso la Valtellina: tre anni di lavori, dal 1822 al 1825, diretti dall’ingegner Carlo Donegani, per far transitare le diligenze ai 2.758 metri del passo. E nel giorno dello Stelvio ecco l’arrivo ai Laghi di Cancano, una strada a spirale che sale in Valtellina verso le due dighe che forniscono gran parte dell’energia elettrica di Milano. Un traguardo inedito per il Giro, uno spettacolo nella natura di una zona che era nata esclusivamente per lo sci e adesso vive di ciclismo: le presenze dei turisti tra periodo invernale ed estivo ormai si pareggiano. Nella penultima tappa, in Piemonte, c’è il Colle dell’Agnello (di appena 14 metri più basso dello Stelvio) e poi l’Izoard e la sua Casse Deserte lunare, dove le pietre prendono il posto degli alberi, e il Campionissimo Fausto Coppi, al Tour de France, saliva, saliva, sempre più su, così come Gino Bartali: entrambi legati profondamente a questa montagna unica. Ma il Giro è anche Matera, che sta vivendo momenti di splendore dopo essere stata Capitale Europea della Cultura nel 2019. È l’arrivo a Rimini per il centenario della nascita di Federico Fellini. È Cesenatico (FC), Marco Pantani e l’omaggio alla Nove Colli, che festeggia le 50 edizioni e nel 1971 ha creato un nuovo modo di andare in bici: quel-

lo delle Granfondo cicloamatoriali. È la tappa che scatta dalla base delle Frecce Tricolori a Rivolto (UD), con un’esibizione della Pattuglia acrobatica nazionale prima del via. È il riconoscimento del successo del Prosecco Superiore nella cronometro da Conegliano a Valdobbiadene (TV): ormai un’abitudine, questa, di unire una tappa a un’eccellenza della gastronomia italiana. E infine è Milano, il Duomo, la sua casa: per la 78esima volta. Il Giro non finisce mai di stupire. Anche a 111 anni. giroditalia.it giroditalia giroditalia giroditalia Giro d'Italia

AL GIRO CON TRENITALIA REGIONALE Utilizza i treni regionali per goderti il Giro d’Italia 2020, sono tanti i collegamenti lungo le diverse tappe. Trenitalia sarà presente con uno stand in tutte le città di partenza e di arrivo. Il 14 ottobre, in occasione dell’undicesima tappa, la Porto Sant’Elpidio-Rimini, Trenitalia trasporterà ufficialmente il Trofeo senza fine, simbolo della gara ciclistica. Infine, il 25 a Milano, al villaggio commerciale in piazza Duomo, sarà presentato il prototipo dell’innovativo treno Regionale bimodale di Trenitalia (ad alimentazione multipla elettrico+diesel) e sarà distribuita un’edizione limitata, creata proprio in occasione del Giro, del nuovissimo travel book dedicato alle ciclovie d’Italia. La statua di Marco Pantani a Cesenatico (FC)

Il percorso, i campioni, le grandi salite: è questo il cocktail vincente dal 1909, quando nella notte di Milano il Giro iniziò la sua pazza avventura verso l’ignoto

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LAGHI DI CANCANO Parco Nazionale dello Stelvio

PARTENZA

Da Monreale a Milano: 3-25 ottobre

ARRIVO

MADONNA DI CAMPIGLIO

VALDOBBIADENE

SAN DANIELE DEL FRIULI

TAPPA 3

PIANCAVALLO Riposo 19 lun. 19 MORBEGNO 18 16 ven. 23 SANUDINE DANIELE MADONNA VALDOBBIADENE LAGHI PINZOLO PARTENZA DELmar. FRIULI CAMPIGLIO DI CANCANO DIgio. 22 20 ARRIVO Parco Nazionale 17 PARTENZA\ARRIVO dello Stelvio PIANCAVALLO 14 BASSANO Riposo CONEGLIANO DEL GRAPPA 19 lun. 19 SESTRIERE sab. 17 15 mer. 21 MORBEGNO MILANO 18 16 BASE AEREA ven. 23 ASTI PINZOLOMONSELICE UDINE RIVOLTO 21 gio. 22 mar. 20 (Frecce Tricolori) CERNUSCO 17 dom. 18 14 SUL NAVIGLIO 20 BASSANO 13 dom. 25 CONEGLIANO DEL GRAPPA ALBA SESTRIERE sab. CERVIA 17 15 mer. 21 sab. 24 MILANO ven. 16 BASE AEREA ASTI MONSELICE RIVOLTO CESENATICO gio. 15 21 (Frecce Tricolori) RIMINI 12 ar CERNUSCO erst dom. 18 p SUL NAVIGLIO su 20 13 an dom. 25 ALBAag CERVIA S sab. 24 ven. 16 11 SANT’ELPIDIO CESENATICO gio.PORTO 15 mer. 14 RIMINI 12 rstar PARTENZA\ARRIVO

Pe te r

Da Monreale a Milano: 3-25 ottobre

pe su an ag S

TORTORETO

km 150 TAPPA 3 km 208 TAPPA 9 ENNA-ETNA (dislivello 2950 m) S. SALVO-ROCCARASO (disl. 4000 m) PIANO PROVENZANA (1775 m) ROCCARASO AREMOGNA 18,2 km al 6,8%, max(1658 11% m) 9,6 km al 5,7%, max 12% km 208 TAPPA 9 km 185 TAPPA 15 S. SALVO-ROCCARASO (disl. 4000 m) RIVOLTO-PIANCAVALLO (disl.m)3800 m) ROCCARASO AREMOGNA (1658 SELLA (95512% m) 9,6 kmCHIANZUTAN al 5,7%, max 10,7 km al 5,4%, max 9% FORCELLA DI MONTE REST (1060 m) 7,4 km al 7,4%, max 11% km m) 185 TAPPA FORCELLA DI15 PALA BARZANA (840

12,7 km al 4,1%, max 10%(disl. 3800 m) RIVOLTO-PIANCAVALLO PIANCAVALLO (1290(955 m) m) SELLA CHIANZUTAN 14,5 km alal 5,4%, 7,8%, max 10,7 km max 15% 9%

FORCELLA DI MONTE REST (1060 m) 7,4 km al 7,4%, max 11% FORCELLA DI17 PALA BARZANA km (840 203 m) TAPPA 12,7 km al 4,1%, max 10% BASSANO-CAMPIGLIO (disl. 5100 m) PIANCAVALLO (1290 m) FORCELLA (1782 m) 14,5 km alVALBONA 7,8%, max 15% 21,9 km al 6,6%, max 11% MONTE BONDONE (1572 m) 20,2 km al 6,8%, max 15% 17(1020 m) km 203 TAPPA PASSO DURONE 3 km 150 TAPPA 10,4 km al 6%, max 10%(disl. 5100 m) BASSANO-CAMPIGLIO ENNA-ETNA (dislivello 2950 m) MADONNA DI CAMPIGLIO (1514 FORCELLA VALBONA (1782 m) m) PIANOkm PROVENZANA (1775 m) 12,5 alal 5,7%, 9% 21,9 km 6,6%, max max 11% 18,2 km al 6,8%, max 11% MONTE BONDONE (1572 m) 8 20,2 km al 6,8%, max 15% GIOVINAZZO sab. 10 PASSO DURONE (1020 m) 9 max 10% km 208 10,4 km al 6%, TAPPA MADONNA DI CAMPIGLIO (1514 S. SALVO-ROCCARASO (disl.m)4000 m) 12,5 km al 5,7%, max 9% ROCCARASO AREMOGNA (1658 m) BRINDISI 9,6 km al 5,7%, max 12% 8 GIOVINAZZO sab. 10

10 11 PORTO LANCIANO SANT’ELPIDIO mer. 14 mar. 13 Riposo SAN DANIELE VALDOBBIADENE LAGHI MADONNA PARTENZA lun. 12 DEL FRIULI VIESTE DI CANCANO DI CAMPIGLIO ARRIVO TORTORETO ROCCARASO Parco Nazionale 9 PARTENZA\ARRIVO (AREMOGNA) dello Stelvio PIANCAVALLO SAN SALVO Riposo 10 dom. 11 19 lun. 19 LANCIANO mar. 13 MORBEGNO 18 16 ven. 23 Riposo PINZOLO UDINE lun. 12 VIESTE gio. 22 mar. 20 ROCCARASO 9 17 (AREMOGNA) 14 SAN SALVO BASSANO dom. 11 CONEGLIANO MATERA 7 DEL GRAPPA SESTRIERE sab. 17 21 TAPPE, 3496 KM: 64,7 A CRONOMETRO ven. 9 15 mer. 21 MILANO N BASE AEREA Data Tappe Località km Tipo Difficoltà ASTI MONSELICE RIVOLTO ★★★ 1 MONREALE - PALERMO 3 sabato 15 21 km 185 (Frecce Tricolori) TAPPA 15 CERNUSCO150 ★★ 2 ALCAMO - AGRIGENTO 4 domenica dom. 18 SUL NAVIGLIO RIVOLTO-PIANCAVALLO (disl. 3800 m) 3 20 ★★★★ ENNA - ETNA (PIANO PROVENZANA - LINGUAGLOSSA) 150 5 lunedì 13 CASTROVILLARI dom. 25 BRINDISI MATERA 67 SELLA CHIANZUTAN (955 m) 4 ALBA CATANIA - VILLAFRANCA TIRRENA 6 martedì 140 S ★★ gio. 8 21 TAPPE, 3496 KM: 64,7 A CRONOMETRO CERVIA ven. 9 10,7 km al 5,4%, 18 max 9%km 207 TAPPA ★★★ MILETO24- CAMIGLIATELLO SILANO 7 mercoledì 5 sab. 225 ven. 16 N FORCELLA DI MONTE REST (1060 m) Data Tappe Località km Tipo Difficoltà 6 CASTROVILLARI - MATERA 8 giovedì 188 S ★★ PINZOLO-CANCANO (disl. 5400 m) 7,4 km al 7,4%, max 11% CESENATICO gio. 15 CAMIGLIATELLO ★★★ sabato MONREALE - PALERMO 39 venerdì 15 71 MATERA - BRINDISI 143 S ★ CAMPO CARLO MAGNO (1681(840 m) m) RIMINI SILANO r FORCELLA DI PALA BARZANA 12 a t ★★ 2 domenica ALCAMO - AGRIGENTO 150 ers 8 ★★★ GIOVINAZZO - VIESTE (GARGANO) 104 sabato 200 14,3 km al 6,1%, max 10% p 12,7 km al 4,1%, max 10% su PROVENZANA - LINGUAGLOSSA) 150 3 ★★★★ lunedì ENNASALVO - ETNA-nROCCARASO (PIANO 9 ★★★★ SAN (AREMOGNA) 115 domenica 208 PASSO CASTRIN (1704 m) 6 CASTROVILLARI a PIANCAVALLO (1290 m) 4 CATANIA 140 S ★★ ag- VILLAFRANCA TIRRENA 11,2 max 15% 13% gio. 8 lunedì RIPOSO 126 martedì 14,5 km km alal 6,4%, 7,8%, max S TAPPA 5 ★★★ - CAMIGLIATELLO 225 PASSO DELLO18 STELVIO (2758km m) 207 ★★★ 10 MILETO martedì LANCIANO - TORTORETO SILANO 137 mercoledì 177 11 5 MILETO VILLAFRANCA ALCAMO ★★ 6 giovedì CASTROVILLARI MATERA 8 188 24,7 km al 7,5%, max 12% S PINZOLO-CANCANO (disl. 5400 m) PORTO SANT’ELPIDIO 14 mercoledì 11 PORTO SANT'ELPIDIO - RIMINI 182 S ★ mer. 7 TIRRENA dom. 4 CAMIGLIATELLO PALERMO ★ 7 - BRINDISI 143 S ★★★★ LAGHI CANCANO (1945 m)m) mer. 14 CAMPODICARLO 12 MATERA giovedì CESENATICO - CESENATICO 159 venerdì 204 17MAGNO (1681km 203 SILANO TAPPA 2 ETNA 8,7 8 ★★★ sabato GIOVINAZZO - VIESTE (GARGANO) 10 venerdì 200 14,3kmkmalal6,8%, 6,1%, max max 11% 10% 13 CERVIA - MONSELICE 16 192 S ★★ Piano BASSANO-CAMPIGLIO 9 ★★★★ domenica 14 SAN SALVO - -ROCCARASO (AREMOGNA) 11 sabato 208 PASSO CASTRIN (1704 m) (disl. 5100 m) 1 TORTORETO ★★★★ CONEGLIANO VALDOBBIADENE (PROSECCO STAGE) 17 34 Provenzana FORCELLA (1782 m) 11,2 km alVALBONA 6,4%, max 13% lunedì 12 domenica MONREALE ★★★★ 15 RIPOSO 18 185 BASE RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) - PIANCAVALLO 21,9 al 6,6%, 11%km 20 TAPPA sab. 3 10 PASSOkmDELLO STELVIOmax (2758 m) 198 ★★★ 10 LANCIANO 13 177 lunedì 19 martedì RIPOSO - TORTORETO 5 MILETO VILLAFRANCA ALCAMO MONTE m) 24,7 kmBONDONE al 7,5%,(1572 max 12% LANCIANO 11 PORTO RIMINI 14 mercoledì 182 S ★ ALBA-SESTRIERE (disl. 5000 m) mer. 7 TIRRENA dom. 4 ★★★★ 16 martedì 20 229 UDINE -SANT'ELPIDIO SAN DANIELE-DEL FRIULI 4 CATANIA 20,2 km al 6,8%, max 15% PALERMO 3 mar. 13 LAGHI DI CANCANO (1945 ★★★★ CESENATICO 15 204 COLLE DELL’AGNELLO (2744m)m) ENNA mar. 6 2 ★★★★★ 17 mercoledì 12 21 giovedì 203 BASSANO DEL- CESENATICO GRAPPA - MADONNA DI CAMPIGLIO PASSO (1020 ETNA Riposo 8,7 kmDURONE al 6,8%, max m) 11% 21,3 15% lun. 5 13 CERVIA 16 venerdì 192 S ★★ 10,4 km km alal 6,8%, 6%, maxmax10% Piano lun. 12 ★★★★★ 18 giovedì 22 PINZOLO- -MONSELICE LAGHI DI CANCANO (PARCO DELLO STELVIO) 207 VIESTE 1 COL D’IZOARD (2360 m)(1514 m) ★★★★ 14 CONEGLIANO sabato VALDOBBIADENE (PROSECCO STAGE) 17 venerdì 34 Provenzana ROCCARASO 9 MADONNA DI CAMPIGLIO ★ 19 23 251 MORBEGNO - -ASTI S 14,2 km al 7,1%, max 14% MONREALE (AREMOGNA) ★★★★ 15 ALBA domenica 20 18 sabato 185 BASE -RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) - PIANCAVALLO 12,5 km al 5,7%, max 9% SAN SALVO ★★★★★ 24 198 SESTRIERE TAPPA sab. 3 MONGINEVRO20 (1854 m) km 198 lunedì 19 domenica dom. 11 RIPOSO SUL NAVIGLIO - MILANO 21 CERNUSCO ★★ 25 15,7 8,4 km al 6%, max 9% 8 ALBA-SESTRIERE (disl. 5000 m) 3 ★★★★ 16 UDINE - SAN DANIELE DEL FRIULI 20 martedì 229 4 CATANIA TOTALE KM 3.496,8 CIMA COPPI SESTRIERE (2035 m)(2744 m) GIOVINAZZO COLLE DELL’AGNELLO ENNA mar. 6 ★★★★★ 21 mercoledì 17 BASSANO DEL GRAPPA - MADONNA DI CAMPIGLIO 203 Passo dello Stelvio 18) 2758 m sab. 10 11,4 CRONOMETRO INDIVIDUALI ARRIVI IN SALITA S PER VELOCISTI 21,3 km km alal 5,9%, 6,8%, max max 9% 15% lun.(tappa 5 ★★★★★ 18 PINZOLO - LAGHI DI CANCANO (PARCO DELLO STELVIO) 207 22 giovedì COL D’IZOARD (2360 m) 19 MORBEGNO - ASTI 23 venerdì 251 S ★ 14,2 km al 7,1%, max 14% 20 ALBA - SESTRIERE ★★★★★ 24 sabato 198 MONGINEVRO (1854 m) BRINDISI MATERA 7 ★★ 25 domenica 21 CERNUSCO SUL NAVIGLIO - MILANO 15,7 8,4 km al 6%, max 9% 21 TAPPE, 3496 KM: 64,7TOTALE A CRONOMETRO ven. 9 KM 3.496,8 CIMA COPPI SESTRIERE (2035 m) N Data CRONOMETRO Tappe Località 11,4 km al 5,9%, max 9% Passo dello Stelvio (tappa 18) 2758 m INDIVIDUALI ARRIVI IN SALITA S PER VELOCISTI km Tipo Difficoltà ★★★ 1 MONREALE - PALERMO 3 sabato 15 ★★ 2 ALCAMO - AGRIGENTO 4 domenica 150 3 ★★★★ ENNA - ETNA (PIANO PROVENZANA - LINGUAGLOSSA) 150 5 lunedì CASTROVILLARI 6 4 CATANIA - VILLAFRANCA TIRRENA 6 martedì 140 S ★★ gio. 8 km 207 TAPPA 18 ★★★ 7 mercoledì 5 MILETO - CAMIGLIATELLO SILANO 225 6 CASTROVILLARI - MATERA 8 giovedì 188 S ★★ PINZOLO-CANCANO (disl. 5400 m) CAMIGLIATELLO 7 MATERA - BRINDISI 9 venerdì 143 S ★ CAMPO CARLO MAGNO (1681 m) SILANO 8 ★★★ GIOVINAZZO - VIESTE (GARGANO) 10 sabato 200 14,3 km al 6,1%, max 10% ★★★★ - ROCCARASO (AREMOGNA) 115domenica 69 SAN SALVO 208 PASSO CASTRIN20 (1704 m) 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 21 R R 11,2 km al 6,4%, max 13% RIPOSO 12 lunedì PASSO DELLO STELVIO (2758 m) ★★★ 10 LANCIANO - TORTORETO 13 martedì 177 5 MILETO VILLAFRANCA ALCAMO 24,7 km al 7,5%, max 12% 14 mercoledì 11 PORTO SANT'ELPIDIO - RIMINI 182 S ★ mer. 7 TIRRENA dom. 4 PALERMO LAGHI DI CANCANO (1945 m) ★★★★ 12 CESENATICO - CESENATICO 15 giovedì 204 2 ETNA 8,7 km al 6,8%, max 11% Izoard 13 CERVIA - MONSELICE 16 venerdì 192 S ★★ Passo Piano 2360 m dello Stelvio 1 ★★★★ 14 CONEGLIANO - VALDOBBIADENE (PROSECCO STAGE) 17 sabato 34 Provenzana Cima Coppi MONREALE Agnello ★★★★ 18 domenica 15 BASE RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) - PIANCAVALLO 185 2758 m 20m km 198 TAPPA2744 sab. 3 Campiglio 19 lunedì RIPOSO 1514 m Valbona Montescuro ALBA-SESTRIERE (disl. 5000 m) 3 ★★★★ 16 UDINE - SAN DANIELE DEL FRIULI 20 martedì 229 4 CATANIA 1945 m Bondone 1782 m 1618 m COLLE DELL’AGNELLO (2744 m) ENNA mar. 6 1572 m Piancavallo ★★★★★ 21 mercoledì 17 BASSANO DEL GRAPPA - MADONNA DI CAMPIGLIO 203 21,3 km al 6,8%, max 15% lun. 1290 5m ★★★★★ 18 PINZOLO - LAGHI DI CANCANO (PARCO DELLO STELVIO) 207 22 giovedì Ragogna COL D’IZOARD (2360 m) 19 MORBEGNO - ASTI 23 venerdì 251 S ★ 494 m 14,2 km al 7,1%, max 14% 20 ALBA - SESTRIERE ★★★★★ 24 sabato 198 MONGINEVRO (1854 m) ★★ 25 domenica 21 CERNUSCO SUL NAVIGLIO - MILANO 15,7 8,4 km al Monginevro 6%, max 9% 1854 m TOTALE KM 3.496,8 CIMA COPPI SESTRIERE (2035 m) 9% Passo dello ARRIVI IN SALITA S 225 CRONOMETRO 188 INDIVIDUALI 143 200 208PER VELOCISTI 177 182 204 192 34 Stelvio 185 (tappa 18) 2292758 m 203 207 25111,4 km al 5,9%, 198 max 15,7

Pe te r

ITALIA

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© Gazzetta dello Sport

Da Monreale a Milano: 3-25 ottobre

ITALIA

km 150

ENNA-ETNA (dislivello 2950 m) PIANO PROVENZANA (1775 m) 18,2 km al 6,8%, max 11%

Giro PER L’ITALIA ITALIA

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2035 m CERNUSCO SUL NAVIGLIO MILANO

ALBA SESTRIERE

MORBEGNO ASTI

PINZOLO LAGHI DI CANCANO

BASSANO DEL GRAPPA MADONNA DI CAMPIGLIO

UDINE SAN DANIELE DEL FRIULI

BASE AEREA RIVOLTO (FRECCE TRICOLORI) PIANCAVALLO

CONEGLIANO - VALDOBBIADENE (PROSECCO SUPERIORE STAGE)

CERVIA MONSELICE

CESENATICO (NOVE COLLI)

PORTO SANT'ELPIDIO RIMINI

CATANIA VILLAFRANCA TIRRENA

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LANCIANO TORTORETO

ENNA ETNA (PIANO PROVENZANA)

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ALCAMO AGRIGENTO

Etna 1775 m

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CASTROVILLARI MATERA

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MONREALE PALERMO

Cima Coppi sullo Stelvio, ci sono Agnello e Izoard

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BACK TO SCHOOL

#RipassiAMOItalia IL PAESE DIVENTA UN’AULA A CIELO APERTO NEL NUOVO SHOW DI RADIO24, CONDOTTO DA FEDERICO TADDIA E TARGATO FS ITALIANE di Gaspare Baglio

S

e il Covid-19 ha costretto tutti a chiudersi in casa, quelli che hanno risentito maggiormente del lockdown sono stati, sicuramente, i più giovani,

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gasparebaglio

soprattutto se studenti. Seguire le lezioni a distanza non sempre è stato facile. Ecco allora l’idea del conduttore e autore tv Federico Taddia: una trasmissione radiofoni-

ca in grado di dare dritte e consigli per trasformare lo Stivale in un’aula a cielo aperto. Da domenica 6 settembre, dalle 11 alle 12, su Radio24 arriva Ripasso in Italia, show in cui la


parola “ripasso” assume una doppia accezione: ricominciare a muoversi per la nostra Penisola, ma anche ripetere le lezioni tra musei, mostre, città d’arte e siti significativi da raggiungere rigorosamente in treno. FS Italiane si impegna molto nel promuovere il turismo tricolore, e lo fa anche abbracciando il progetto di Taddia per valorizzare il più possibile esperienze di viaggio in massima sicurezza. Una promessa che, dopo la reclusione forzata, si è tradotta nell’hashtag #RiparTIAMOItalia. Federico, qual è stata l’idea di partenza per Ripasso in Italia? Abbiamo messo insieme due necessità: la prima è promuovere il turismo di prossimità, familiare, visto il periodo storico segnato dal coronavirus. La seconda è dettata dal timore che i ragazzi e le ragazze abbiano perso qualche pezzo. Credo sia stato un anno scolastico un po’ zoppo, quello appena trascorso. Quindi ho unito la possibilità di viaggiare per il Paese a un modo di ripassare che non sarà sui libri ma sui luoghi. Parliamo di posti raggiungibili in treno, per riscoprire il nostro territorio e far capire meglio ai giovani quello che hanno solo sfiorato a scuola. Come si sviluppa il programma? Sempre su Radio24 conduco Padri eterni, da cui ho preso spunto: con un gioco, anagrammando il titolo, un segmento della trasmissione diventa Padri e treni. All’interno di questa rubrica, offriamo tre consigli per altrettante destinazioni raggiungibili viaggiando sui binari. Una quarta meta viene approfondita con un’intervista a un operatore o a una guida del luogo, per trasmettere il sapore di cosa si vive davvero in quella zona. Qualche anticipazione? Andremo a Sasso Marconi (BO) per studiare la storia della radio alla Fondazione Guglielmo Marconi, poi a Rovereto (TN) per conoscere meglio il Primo conflitto mondiale al Museo storico italiano della guerra. E, ancora, a Omegna (VB), al Parco della fantasia dedicato a Gianni Rodari, uno degli autori più letti nella scuola primaria, di cui è

Il conduttore e autore Federico Taddia

bello ripercorrere la vita in occasione del centenario della nascita. Faremo tappa anche al Museo Galileo di Firenze per studiare astronomia e matematica, al Museo Interattivo di Archeologia Informatica di Cosenza e al Museo Leonardo e Archimede di Siracusa. Come riesce a far vedere questi luoghi in radio? Chiedo ai direttori artistici o agli esperti di illustrare gli argomenti come se fossimo lì. Le interviste devono essere coinvolgenti per trasmettere il gusto dell’esperienza. Il minimo comun denominatore è comunque il treno, è questo il valore aggiunto. Come mai? Il treno è famiglia. E poi dà la possibilità di leggere la guida prima di arrivare in un determinato posto. E al ritorno permette di ripassare e integrare ciò che si è appreso con i materiali didattici forniti nei musei. L’idea è unire turismo e scuola. Quindi sei un grande amante del mezzo… Ti dico solo che, l’anno scorso, ho percorso 219 tratte. Lo uso tantissi-

mo, conosco bene le linee e anche molti controllori (ride, ndr). La rete ferroviaria porta davvero dappertutto e trovare nei luoghi qualcosa di utile per la quotidianità mi sembrava un cortocircuito virtuoso. Hai realizzato spesso programmi per i ragazzi. Come vedi il rientro a scuola quest'anno? Complicato. Le direttive sono arrivate tardi, ma è un settore difficile e non si può generalizzare, ogni istituto ha una storia a sé. Va bene dare autonomia ai dirigenti scolastici, ma bisogna fornire loro gli strumenti giusti e armarsi di pazienza. Percepisco molti timori anche da parte dei ragazzi all'idea di dover utilizzare le mascherine in classe. È ancora un ginepraio di regole. Sarà molto difficile per i più piccoli, che hanno sofferto maggiormente il lockdown e la didattica a distanza. Settembre si prevede pieno di punti interrogativi. Ma l’importante è ripartire. radio24.it radio24web radio24_news Radio24.ilsole24ore

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BACK TO SCHOOL

SUI BANCHI DEL FUTURO LE MODALITÀ DI RIENTRO IN CLASSE SONO ANCORA UN’INCOGNITA. MA IN QUESTI MESI COMPLESSI LA SCUOLA È GIÀ CAMBIATA, METTENDO IN DISCUSSIONE RITI CONSOLIDATI E SCHEMI DI APPRENDIMENTO gasparebaglio

© Angelov/AdobeStock

di Gaspare Baglio

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enitori preoccupati, studenti spaesati, linee guida incerte. Dall’inizio della fase 2 si parla di tutte le possibili modalità di rientro in classe dopo l’isolamento obbligato da Covid-19. La questione, però, resta un’incognita, una matassa da sbrogliare che rimane tale anche quando La Freccia sta andando in stampa. Ma la didattica a distanza e le complessità affrontate durante il periodo di lockdown hanno già cambiato la scuola. Ecco come secondo Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi.

«Per il sistema scolastico è stato uno stress test. Abbiamo potuto toccare con mano la poca propensione all’uso avanzato delle tecnologie. Ora è chiaro quanto la digitalizzazione sia sempre più necessaria, e non per sostituire la didattica professionale, quanto per andare incontro agli studenti impossibilitati – per qualsiasi motivo – a essere presenti in aula. Se un ragazzo si rompe una gamba ed è costretto a letto, potrebbe comunque stare al passo con le lezioni»

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«I più piccoli hanno subito maggiormente la didattica a distanza e risentito della mancanza del rapporto, in presenza, di insegnanti e compagni di classe. Il loro approccio alla digitalizzazione dell’apprendimento probabilmente è stato il più difficile, ma anche quello che porterà maggiori frutti. Mentre gli adolescenti hanno imparato quanto importanti fossero le abitudini scolastiche: il ripetersi di gesti che, fino a quel momento, sembravano scontati, banali e ripetitivi»

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«Gli insegnanti hanno superato i propri limiti, mettendosi al servizio dei loro alunni, e sono stati capaci di inventare una didattica nuova. Pur con molte difficoltà iniziali, anche tecniche, sono riusciti a mantenere un contatto con i propri studenti aiutandoli ad affrontare emotivamente una situazione nuova e dagli sviluppi imprevedibili»

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BACK TO SCHOOL

UNA SCUOLA A COLORI NON È SOLO UNO SPAZIO FISICO. MA IL LUOGO DELL’ANIMA E DELLE EMOZIONI. PER RAFFAELE MANTEGAZZA, DOCENTE DI PEDAGOGIA ALLA BICOCCA DI MILANO, IN AULA CONTANO LE PAROLE E L’ASCOLTO (ANCHE A DISTANZA) di Cecilia Morrico

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Emilio Pucci Junior Collezione Fall-Winter 2020/21, presentata a Palazzo Pucci di Firenze durante Pitti Bimbo 90 68


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na scuola che chiede ai ragazzi di identificare i contenuti con le loro passioni e i loro desideri, una scuola che non accumula testi ma li approfondisce, una scuola appassionata e che appassiona». Con queste parole Raffaele Mantegazza, docente di Scienze umane e pedagogiche all’Università degli studi di Milano-Bicocca e autore del libro ed ebook La scuola dopo il coronavirus (Castelvecchi, pp. 25 stampa € 6,50, ebook € 2,99), racconta il senso più profondo dell’istruzione, che ha vissuto sulla sua pelle durante l’ultima maturità, segnata dall’emergenza coronavirus. «Quest’anno più che mai i ragazzi che ho visto all’esame di Stato volevano essere protagonisti del colloquio orale. Hanno dato il meglio, dimostrando che per loro il periodo di chiusura era stato uno stimolo e non un alibi per non studiare. La scuola deve credere nei ragazzi e ne sarà ripagata dieci volte tanto», spiega il professore, innamoratissimo della sua professione e di quello che è capace di offrire. In attesa che la campanella suoni nuovamente, a tenere banco è soprattutto la questione del “metro fra le rime buccali”, cioè la distanza tra le bocche prevista dal ministero dell’Istruzione per garantire maggior sicurezza tra gli studenti. «È importante mostrare ai ragazzi che stare lontani fisicamente non significa esserlo affettivamente. Per questo l’espressione “distanziamento sociale” è da evitare. Possiamo essere vicini a una persona anche a un metro da lei: contano i gesti, i sorrisi, le parole, l’ascolto», ci tiene a chiarire. «Dobbiamo insegnare ai ragazzi (e imparare noi per primi) che la scuola è un luogo dell’anima e delle emozioni prima di essere uno spazio fisico e architettonico. Il che significa anche spostare i banchi, lasciar scegliere ai ragazzi il compagno più vicino, cambiare le disposizioni, riempire i muri di disegni e poster, mostrando come un’aula sia un organismo vivente», prosegue Mantegazza. In vista della ripresa, si riflette anche su come ripensare le lezioni dopo il lungo periodo in casa. «I ragazzi devono tornare in classe con il sorriso e tanta voglia di imparare. Per questo consiglio agli insegnanti di presentare i temi in modo coinvolgente: per un alunno quello che conta non è Leopardi ma il “suo”

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Mascherine per bambine della campagna di sensibilizzazione #SorridiConGliOcchi di Simonetta, in collaborazione con la Fondazione Ospedale Pediatrico Salesi di Ancona

Leopardi, cioè quello che l’autore riesce a trasmettere oggi a un dodicenne o a un sedicenne», precisa. «Suggerirei pochi contenuti ma ben selezionati e, soprattutto, adatti al momento che i ragazzi hanno vissuto. Bisogna prima di tutto ascoltare gli studenti, capire con quale animo rientrano in classe e cosa si aspettano, emotivamente, da questo nuovo anno scolastico». D’altronde, veniamo da un periodo che in alcune famiglie italiane ha provocato sofferenza e magari la perdita di persone care. «Inevitabilmente a scuola si dovranno affrontare temi come la malattia, la fragilità, il lutto. Forse questa tragedia potrà insegnarci che la cultura è nata proprio come baluardo contro la morte e che non spiegarla ai bambini e ai ragazzi significa lasciarli senza difese e senza strumenti quando questa bussa alla porta, a volte in modo massiccio come è accaduto con il Covid-19». Occorre riflettere poi sui cambiamenti nella didattica, soprattutto dopo il largo uso di mezzi informatici sperimentato durante il lockdown. «Propongo una metafora: la mascherina è utile, ma non vediamo l’ora di respirare normalmente. Per la didattica a distanza è esattamente la stessa cosa: l’abbiamo conosciuta e usata, ma è uno strumento e ha avuto un buon risultato solo dove esistevano già relazioni positive tra insegnanti e studenti. Questi mesi di aule vuote devono farci profondamente riflettere su quanto il nostro insegnamento incroci o meno i corpi dei ragazzi, poiché purtroppo a volte ci rivolgiamo solo alle loro menti (e senza raggiungerle). Non bisogna pensare che una persona impari solo stando cinque ore seduta in un banco, del resto Aristotele insegnava filosofia passeggiando. I contenuti passano solo se c’è la relazione, se eliminiamo quella restano vuoti programmi senza vita». .

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IN VIAGGIO CON

TUTTI A BORDO UNA CITTÀ, UN VESCOVO E UN TRENO COME METAFORA DELLA VITA. A COLLOQUIO CON IL CARDINALE DI BOLOGNA MATTEO MARIA ZUPPI di Roberto Cetera

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l treno? Parte. Sarò pure il solito inguaribile ottimista, ma io ne sono abbastanza sicuro: il treno riparte». Monsignor Matteo Maria Zuppi, cardinale e arcivescovo di Bologna, non rifugge dalla metafora ferroviaria per iniziare la conversazione con La Freccia. «Però a bordo si sale solo a precise condizioni», continua. «La prima è

Roberto.Cetera

che non possiamo permetterci di perderlo, pensando che intanto poi ne passerà un altro. È una brutta abitudine che abbiamo alle nostre latitudini, posticipare la soluzione dei problemi pensando che ci sia sempre un’altra opportunità. Questa volta non può essere così. La pandemia ha messo a nudo tutte le nostre fragilità preesistenti. Non ne passa un altro».

La stanza nel palazzo vescovile dove il cardinale ci attende, in un caldo pomeriggio estivo, parla di semplicità, lavoro e tanti libri, ed è lo specchio fedele del personaggio, che fa dell’essenzialità, tanto intellettuale che pratica, la sua cifra. Perciò ci adeguiamo subito allo stile dei suoi collaboratori e lasciamo perdere l’Eminenza per passare a un più semplice e confi-

© Massimo Paolone/LaPresse

Monsignor Matteo Maria Zuppi durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2016-17 all’Università di Bologna

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ricercando un effimero bene. E poi, attenzione, quando dico più cultura è perché sono convinto che gran parte dei nostri problemi vengano da un pesante depauperamento su questo fronte che stiamo subendo da qualche decennio e rispetto al quale non vedo segni significativi di inversione. E questa è una preoccupazione seria per don Matteo: si capisce da come cambia repentinamente espressione del viso. Sicuramente la simpatia che il cardinale suscita ovunque, anche oltre i confini del popolo credente, dipende anche dalla sua comunicazione non verbale: un viso plastico che trasmette subito empatia, ascolto sincero, attenzione non banale. Un porporato, un prete, un uomo, ancora capace, a 64 anni, di provare curiosità e stupore nei confronti del prossimo. Qualità che sono un dono di natura, ma anche, in gran parte, il risultato di una lunga pratica di vita con la gente e per la gente. Ancora giovane studente, negli anni ‘70, al Liceo Virgilio di Roma, incontra Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, con cui inizia a conoscere le periferie della Capitale, gli ultimi, i poveri di una città non ancora metropoli, ma già cresciuta disordinata e diseguale. Il legame con Sant’Egidio lo accompagnerà tutta la vita. Quan-

do papa Francesco, lo scorso ottobre, gli consegna la berretta rosso porpora, eleverà la chiesetta a Trastevere, intitolata al Santo dove la comunità è nata, a titolo cardinalizio proprio per lui. E sempre con Sant’Egidio, per l’occasione ribattezzata “l’Onu de Trastevere”, una trentina di anni fa, da giovane sacerdote, partecipa ai negoziati di pace durante la guerra civile in Mozambico. Poi tanti anni come parroco nella bellissima basilica di Santa Maria in Trastevere, che negli anni ‘70 e ’80 non è solo un quartiere per vip, intellettuali e stranieri, ma anche crocevia di tanti emarginati e vagabondi. E ancora, prima di diventare vescovo, un passaggio più breve da parroco a Torre Angela, suburbio romano lontano, popoloso e popolare. Dalla sua biografia non stupisce che la parola periferia ricorra in continuazione nei suoi discorsi. Che sia in senso urbanistico o dell’anima, come la intende papa Francesco. Quando il Papa ha cominciato a parlarne sempre più spesso ho provato un’intima soddisfazione, come di riconoscimento dello stile pastorale che ha ispirato tutta la mia vita di prete. La pandemia ha portato a galla tanti sobborghi. Colgo tanto bisogno di risposte a domande esistenziali e di spiritualità. Ma torniamo al nostro viaggio…

© Ufficio comunicazioni Diocesi di Bologna

denziale don Matteo, senza timore di infrangere l’etichetta. Don Matteo, quali sono le altre condizioni per riprendere la corsa? Beh, intanto direi che su questo treno ci dobbiamo stare tutti. E sottolineo tutti. In primis i più deboli e fragili. La forbice delle sperequazioni sociali si è pericolosamente allargata. Come Chiesa, attraverso le nostre strutture e organizzazioni caritatevoli, abbiamo dei termometri molto precisi, e debbo dire che siamo abbastanza allarmati. Non possiamo lasciare indietro nessuno, tutti devono salire a bordo. Credo che questa crisi possa anche essere una buona occasione per ripensare a una diversa distribuzione del reddito. Un modello di sviluppo diverso? Questo convoglio che riparte può e deve cambiare destinazione. Tre le priorità assolute: più lavoro, ambiente e cultura. Più lavoro perché mi piange il cuore a vedere centinaia di migliaia di nostri ragazzi che fanno le valigie e varcano le frontiere in cerca di un impiego. Sono molti di più degli stranieri che arrivano, ma non sono riconosciuti come un’emergenza sociale, nessuno ne parla. Più ambiente, perché ormai è evidente a tutti che i nostri stili di vita e lo sfruttamento non ponderato delle risorse naturali non sono più sostenibili, ci facciamo del male

Il viaggio sul Frecciarossa speciale, con fermata a San Pietro in Vaticano il 5 ottobre 2019, in occasione dell’investitura a cardinale di monsignor Zuppi 71


IN VIAGGIO CON

Penso che il treno debba percorrere un certo binario, seguire un metodo. Che è quello dell’ascolto, della relazione, del rispetto reciproco, della solidarietà. Non sono solo parole o buoni propositi, ma i caratteri propri della nostra migliore tradizione, che dobbiamo recuperare a dispetto dell’individualismo montante degli ultimi tempi. Si parla di rispetto solo in termini di convenienza. E questo non è cristiano. Insomma, serve un binario fatto di tanti ponti non muri. Dalle metafore ferroviarie mi pare di capire che lei abbia un debole per questo mezzo di trasporto. Amo il treno. Nei miei spostamenti lo uso sempre, oppure vado in bicicletta. Raramente prendo la macchina, che utilizzo ogni tanto soltanto perché la diocesi di Bologna è molto estesa. Il

treno possiede una magia che è soprattutto la sua capacità di creare relazioni tra la gente. Ha notato che mentre in aereo non si parla mai, in una carrozza si crea subito una sintonia confidenziale col vicino? Pensavo accadesse solo a me, perché la gente ha spesso voglia di farsi una chiacchierata con un prete, ma mi sono accorto che capita a tutti. Credo che dipenda dal fatto che sia un mezzo ancorato alla terra su cui sfila: segna il nostro territorio e quindi dà certezza, stabilità, tranquillità. È come quando gli psicologi ti suggeriscono di tornare e poggiare i piedi nudi sul luogo in cui sei nato, per ritrovare con le tue origini anche te stesso. E da quel posto poi ti muovi fermandoti a ogni stazione. È la nostra vita. Bisogna vivere bene e in profondità ogni fermata. Ecco per me

© Giorgio Benvenuti/Ansa

Papa Francesco e Matteo Maria Zuppi in piazza Maggiore a Bologna (ottobre 2017)

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il treno è questo. Poi amo molto anche la bicicletta. Penso, come scriveva la poetessa Madeleine Delbrêl, che sia un paradigma della vita: stai su un equilibrio sempre incerto, che diviene più stabile solo in ragione della spinta che gli dai pedalando. In bici competi innanzitutto con te stesso, la forza, prima di essere fisica, è mentale. Monsignore, ma questa è poetica della mobilità… Ma no (ride e si schernisce, ndr), quale poetica? Poeta è il mio amico Francesco Guccini. Ci siamo conosciuti in un viaggio ad Auschwitz, gli ho detto che mi piace la sua canzone Il pensionato e ci siamo trovati l’un l’altro simpatici. Qualche settimana fa abbiamo celebrato insieme i suoi 80 anni. E l’aereo? Lo prendo poco. Solo per tornare ogni


© Minnicelli-Bragaglia

Monsignor Zuppi incontra i bambini durante la Fiorita a Bologna (dicembre 2019)

tanto in Mozambico, dove ho ancora tanti amici e alcune iniziative di solidarietà in piedi. È una terra che ho sempre nel cuore. La pacificazione di quel Paese, che mi ha visto tra i promotori insieme ad Andrea Riccardi, Jaime Pedro Gonçalves e Mario Raffaelli, è una delle pagine più belle che il Signore ha voluto scrivere sul libro della mia esistenza. Una diplomazia reinventata con semplicità, col cuore e buona volontà. Di recente, in occasione della visita del Papa in Mozambico, L’Osservatore Romano, ricostruendo quelle vicende, ha titolato significativamente “Eravamo solo quattro amici al bar”, per dire che eravamo dei volenterosi dilettanti. Mi ha detto prima di aver colto la diffusione di un certo bisogno di spiritualità, specie dopo il Covid-19. Ma, dall’altro lato, le chiese sembrano sempre più vuote. C’è grande consenso e gradimento per figure come la sua a Bologna o come papa Francesco a livello globale. Ma questo poi non si traduce in pratica eccle-

siale e tantomeno sacramentale. Guardi, i frutti non si vedono il giorno dopo la semina. Per ora papa Francesco sta seminando molto, soprattutto su terreni incolti e abbandonati. Forse saranno altri a raccogliere e mietere. La partecipazione alla Chiesa non si misura con l’Auditel. Il nostro compito, ora, è suscitare domande esistenziali, far emergere i sentimenti veri, ed è più impegnativo che dare risposte. È vero che in fondo la nostra risposta è il Vangelo, il Vangelo dell’Amore, ma dobbiamo rifuggire dalle soluzioni preconfezionate, identitarie, che esibiscono una chiarezza onnisciente e preventiva. Occorre rimetterci in gioco. Riaprire legami, contatti che erano persi o ammuffiti. Noi siamo già figli della secolarizzazione, precipitati rapidamente e senza accorgercene nella post-cristianità. Che ha lasciato sul campo molti generali sconfitti, e mica solo tra i credenti. Ma a poco vale guardarsi indietro con nostalgia per i tempi che furono. Il mondo, anche se

non lo sa, ha bisogno oggi più che mai del Vangelo, del bene incondizionato per l’altro diverso da me, per i poveri, i deboli, gli ultimi. La Chiesa non è stata sufficientemente missionaria, ma ora con Francesco sta vivendo una nuova Pentecoste. Però, se vogliamo veramente seminare relazioni, bisogna accettare due condizioni. La prima è che gli incontri si facciano fuori, o in treno (e ride, ndr), non nel salotto di casa nostra: occorre uscire per strada. La seconda, è essere realmente capaci di ascoltare, con attenzione e onestà. Il problema vero è chi fa tutto questo. Chi fa ripartire i vagoni della nuova umanizzazione? La Chiesa dovrà fare la sua parte. La sogno più madre che maestra. Intanto, don Matteo, il suo treno si è fermato a Bologna. Sì, ed è una gran bella sosta. Sono proprio felice di essere qui, accolto con un calore e un affetto straordinari. E ce devi mette’ che co ‘sto ineliminabile accento trasteverino non partivo proprio avvantaggiato! Non avevo la 73


© Giorgio Benvenuti/Ansa

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Monsignor Matteo Maria Zuppi in campo con i ragazzi delle parrocchie prima della partita del campionato di serie A allo stadio Dall'Ara di Bologna (marzo 2016)

più pallida idea che il Papa volesse mandarmi qui, non lo sapevo. Però qualcosa doveva essere trapelato dai sacri palazzi, perché il giorno prima della nomina ricevetti una telefonata da un giornalista che mi chiese se fossi contento di essere l’arcivescovo di Bologna. E io, pensando che fosse una balla, gli ho risposto: «È più facile che il Bologna vinca lo scudetto che io diventi vescovo». Capisci? Mo’ c’ho un debito con la città, dobbiamo tifare rossoblù. Vedi, Bologna è un buon punto di partenza per quell’itinerario di cui parlavamo prima. Perché ha una radicata tradizione di dialogo, incontro, ricerca. Il capoluogo emiliano lo ha subito unanimemente adottato. Su Facebook spopola una pagina di bonaria ironia, Zuppi che fa cose. E le immagini del vescovo che cena con gli indigenti, o che si mostra in mezzo ai lavoratori il 1° maggio, hanno fatto immediatamente breccia nel cuore generoso 74

dei bolognesi. Nella radicata tradizione di dialogo che c’è a Bologna, come si colloca la Chiesa? Ci sono ancora Peppone e don Camillo? In qualche modo sì, perché nella penna geniale di Giovannino Guareschi i due competevano all’arma bianca ma si rispettavano, concorrevano da sponde opposte al bene comune, in fondo si volevano bene. Questa tendenza al bene comune, all’essere comunque partecipi della stessa sorte, qui resiste ancora. Si percepisce a ogni angolo e in ogni ambiente che Bologna ha costruito la sua identità su una base solidaristica, che non vuole mai lasciare indietro nessuno. Questo perché non ha abbandonato la memoria. Lo racconta bene l’amico Guccini quando canta: «Bologna è una ricca signora che fu contadina […] che sa che l’odor di miseria da mandar giù è una cosa seria». Proprio Francesco mi ricorda quanto questa città sia poetica. Non solo per i suoi straordinari

autori più celebri, ma per quella frase armoniosa e surreale che ti regalano ogni mattina il barista, l’edicolante o il vecchietto che incroci sotto i portici. Direi uno sguardo affettuoso e penetrante alla città e ai suoi abitanti. Bisogna sempre guardare con curiosità e affetto all’altro. Vede, io penso che ogni giorno avvenga un miracolo sotto i nostri occhi ma ci trova distratti. Siamo sette miliardi su questa Terra e nessuno di noi è uguale. Viviamo e cresciamo grazie a questa diversità. L’alterità è il dato fondante della nostra esistenza e della nostra stessa identità. Abbiamo tutti bisogno dell’altro, come di amare e di essere amati. La buona vita, alla fin fine, è questo. E, da uomo di fede, aggiungo che solo nell’amore per l’altro potremo riconoscere il “totalmente Altro”. Allora, buona vita don Matteo. chiesadibologna.it


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TRAVEL

Verso l'eremo di San Michele, con Pescocostanzo (AQ) all'orizzonte

IL CAMMINO DELLA MERAVIGLIA CINQUECENTO CHILOMETRI IN 25 TAPPE, TRA LAZIO, ABRUZZO, MOLISE E PUGLIA, SULLE ORME DELL’ANTICO PELLEGRINAGGIO DI SAN FRANCESCO. ALLA SCOPERTA DEL SENTIERO CON LE ALI AI PIEDI, IN UN'ITALIA ARCAICA CHE SORPRENDE A OGNI PASSO di Valentina Lo Surdo valentina.losurdo.3

ValuLoSurdo

ilmondodiabha

ilmondodiabha.it Photo Angela Seracchioli

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la più antica via di pellegrinaggio documentata quella che dal Lazio conduce fino

alla grotta di Monte Sant’Angelo (FG), in Puglia. Prima ancora della Francigena e dei cammini verso Santiago,

in un tempo che si perde indietro nei secoli, esisteva un percorso che portava alla visita di questo santua-


rio dove venivano investiti cavalieri, si recavano nobili e santi e transitavano anche pellegrini diretti in Terra Santa. Un’avventura che attraversa boschi e colline, montagne e tratturi, pascoli, altopiani e pianure, andando a scoprire antiche civiltà, dai Sabini in provincia di Rieti, ai Peligni, Vestini e Marsicani in Abruzzo, dai Sanniti antenati molisani fino ai Dauni di Puglia. Il santuario di San Michele è meta di pellegrinaggi dal VI secolo: qui l’Arcangelo era invocato come medico, protettore delle greggi, patrono delle acque curative, psicopompo, guerriero e angelo di pace. Tra i tanti personaggi di spicco, pare che qui siano venuti San Bernardo di Chiaravalle, San Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena, Santa Brigida con sua figlia Santa Caterina di Svezia, il taumaturgo San Gerardo Maiella e Padre Pio da Pietrelcina. Tradizione vuole che vi sia andato in visita anche San Francesco d’Assisi, tanto che il suo passaggio costituisce l’aspetto determinante per la realizza-

zione di questo cammino, come vedremo più avanti. Molti anche i papi che hanno compiuto qui il loro pellegrinaggio: il primo è stato Gelasio I (492-496) e nel tempo si sono contati i passaggi anche di Urbano II, Innocenzo II, Alessandro III, Gregorio X, Celestino V, fino a Giovanni Paolo II. Che la devozione di San Michele Arcangelo sia diffusa in tutta Europa da secoli è certezza: esistono circa 200 luoghi di culto micaelico nel nostro continente. Ma l’aspetto più interessante è che l’ispirazione primaria ha una provenienza univoca, la grotta di Monte Sant’Angelo: quasi tutti i luoghi micaelici sono infatti posti su alture o in grotte, a imitare proprio il modello del Sacro Speco garganico. Anche la fondazione nel 708 del celebre santuario di Saint-Michel au péril de la mer, in Normandia, venne costruito ad instar Gargani, su reliquie fatte prelevare dal Gargano per ordine del vescovo Oberto. E torniamo così a questo cammino, a quest’avventura in un’Italia arcaica e lontana dalle arterie turistiche più

note, al percorso creato da Angela Seracchioli grazie a una coraggiosa esplorazione a due in compagnia dell’amica Marisa nel 2007, e battezzato nel 2011 Con le ali ai piedi, nome che ha dato poi il titolo alla guida per Terre di mezzo editore scritta dall'ideatrice del sentiero. Cinquecento chilometri in 25 tappe (approfondimenti nel reportage di viaggio #Camminaconme su FSNews.it), ispirati non soltanto alla prima grande via europea di pellegrinaggio, che richiamò a sé longobardi, ispanici, franchi, inglesi e sassoni, ma tracciando in particolare un pellegrinaggio nel pellegrinaggio. Con le ali ai piedi ricostruisce, infatti, la via seguita da San Francesco, di cui le fonti attestano che fu in terra d’Apulia per due volte, proprio nel periodo in cui il viaggio alla volta della Grotta di Michele era al suo apice. La stessa autrice lo considera il proseguimento ideale del percorso Di qui passò Francesco, il primo cammino tematico moderno che traccia la via dei luoghi fondamentali nella

Sul sentiero verso Fiamignano (RI)

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Santo Spirito d'Ocre (AQ)

vita del Santo, dal santuario La Verna (AR) a Poggio Bustone (RI). Così, questo secondo tracciato a piedi prende avvio proprio da Poggio Bustone, sulle orme di colui che fu anche «devotissimo dell’Arcangelo, amante della cavalleria e proteso verso Gerusalemme», come ama ricordare la Seracchioli, andando ad abbracciare un percorso che «da montagna sacra a montagna sacra, dalla Verna a

Monte Sant’Angelo, comprende due guide e un unico Cammino, di quasi 900 chilometri». Ripercorriamola dunque quest’avventura a piedi, nel segno della scoperta quotidiana di un Sud Italia che emoziona con la meraviglia dell’inaspettato. La prima tappa, dal convento di San Giacomo a Poggio Bustone, porta all’elegante borgo di Cittaducale (27 km), ortocentro d’I-

Valentina Lo Surdo ad Aielli (AQ), capitale internazionale della street art

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talia, dove sorge la torre costruita a rappresentare il taglio “femminile”del Maschio Angioino di Napoli. Lasciando la Valle Reatina si prosegue fino al Lago del Salto, giungendo a Borgo San Pietro (30 km), dov’è notevole la cappella affrescata nel convento delle Suore Francescane dedicato a Filippa Mareri, straordinaria figura di Santa che rinunciò alle sue origini nobili trasformando il suo


castello in convento e che impressionò Giorgio de Chirico al punto da lasciare alle Francescane un superbo lascito di tele e sculture. Tra paesaggi e altezze mozzafiato si giunge a Fiamignano (13 km), con una fermata d’obbligo alla monumentale grotta dove Filippa si ritirò con le sue sorelle. Percorrendo una strada solitaria allungata tra scenografiche rocce e strapiombi carsici, ci si distende nelle steppe dell’Altopiano di Castiglione, svalicando in Abruzzo, e si scende a Villagrande di Tornimparte (28 km), dove lo stupore trova il nome della Chiesa di San Panfilo, detta la Cappella Sistina d’Abruzzo. Si giunge poi all’Aquila (16 km), testimoniando così la rinascita di questa preziosa città d’arte, e lungo la successiva tappa, in direzione Santo Spirito d’Ocre (17 km), ci si ferma davanti a un ennesimo capolavoro affrescato: la Chiesa di Santa Maria ad Cryptas di Fossa, cittadina devastata dal terremoto del 2009 ma dove sono rimaste in piedi le pietre di una magnifica necropoli nota come piccola Stonehenge. Si ascende quindi al sontuoso Altopiano delle Rocche fino a Rocca di Mezzo (19 km), per affacciarsi sul brivido delle celebri gole che precedono Celano (16 km). Prima di attraversare l’Altopiano di Baullo, si visita la divertente Aielli, capitale internazionale della street art, per poi immergersi nel paesaggio tibetano di quella che Seracchioli considera “la tappa mistica”. A Castelvecchio Subequo (26 km), dov’è presente anche la più antica catacomba d’Abruzzo, ci stupirà un nuo-

vo segno in nome di San Francesco: nella chiesa a lui intitolata, che custodisce anche pregiati affreschi di scuola giottesca, è conservata la reliquia del sangue delle sue stimmate. L’Eremo di San Venanzio, dedicato al Santo capace di guarire con l’energia tellurica della pietra, è protagonista il giorno successivo con l’arrivo a Raiano (11 km), dove vale la pena sostare per qualche ora: si tratta di un locus amoenus indimenticabile, dove un’architettura caparbia si arrampica nel potente scenario di acque e rocce disegnato dal fiume Aterno. Percorrendo i chilometri dove furono coniati il nome del nostro Paese e la prima moneta italica, è la volta di Sulmona (15 km), città storica per eccellenza che diede i natali a Ovidio. Di pregio assoluto anche la successiva tappa, con l’immersione nel bosco sacro dedicato a Sant’Antonio, dov’è stato censito il più antico albero italiano, con arrivo a Pescocostanzo (24 km), alle cui porte riluce la presenza vibrante dell’Eremo di San Michele. L’ultimo baluardo d’Abruzzo è ad Ateleta (19 km), perché già approdando nella suggestiva San Pietro Avellana (IS) ci troveremo nel verdissimo Molise, come ci conferma lo stupendo attraversamento della Riserva naturale di Montedimezzo, necessario per raggiungere la vivace Carovilli (23 km), dopo la quale faremo conoscenza con i tratturi. La sosta a Carpinone (20 km) regala sentieri di basolato, il fiancheggiamento della mitica ferrovia Transiberiana d'Italia e il potente spettacolo della cascata sul fiume Carpino, mentre l’approdo

a Sant’Elena Sannita (19 km) sancisce il superamento del punto più stretto del Paese, passando dal fronte tirrenico a quello adriatico, con sconfinate visuali sui Monti del Matese. Imperdibile la sosta a Sant’Angelo in Grotte, con la sua struggente cavità dedicata all’Arcangelo Michele, conferma ulteriore che siamo sulla strada giusta verso la micaelica meta. Giungendo a Ripalimosani (24 km), in provincia di Campobasso, avremo superato gli altri bei feudi di Casalciprano e Castropignano, e ci incanterà il campanile svettante sulla Chiesa Madre. I successivi chilometri offriranno la possibilità di incontrare le tradizioni molisane al Museo Etnografico di Toro (15 km), e lascerà senza parole il belvedere sulle regioni confinanti del Molise dall’alto di Pietracatella (13 km), dove lo spettacolo più grande risponde al nome di San Giacomo Maggiore.

Terre di mezzo editore, pp. 200 € 18 81


© Mauro Frambati

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Baia di Manfredonia, ultima tappa del cammino Con le ali ai piedi

Monte Sant’Angelo (FG), ingresso al Santuario di San Michele Arcangelo

È tempo di svegliarsi presto e mettersi in marcia con il fresco per raggiungere l’ultima regione di questo cammino, la Puglia. Si abbasserà l’altitudine e si alzeranno le temperature arrivando a San Marco la Catola (26 km), sull’ultimo baluardo collinare prima del Tavoliere: i Monti della Daunia, in provincia di Foggia. Saremo alla tappa 21 quando, sbucando da un bosco senza fine su immense distese di grano e girasoli, si agguanterà Castelnuovo della Daunia (16 km), ai cui piedi giace la commovente chiesina rurale di Santa Maria della Stella. Poi si tocca l’imponente Torremaggiore (21 km) solcando le “mesetas” pugliesi fino a Santa Maria di Stignano (28 km), convento di fascino eremitico immerso in una solitudine agreste e protetto da pregevoli chiostri. Il finale tocca San Giovanni Rotondo (17 km) e poi giù, fino al traguardo, scendendo gli 86 gradini che portano al ventre di Monte Sant’Angelo (22 km): il richiamo più potente della storia del Cristianesimo fatto luogo è qui. Da millenni chi giunge nelle viscere di questo santuario scioglie la stanchezza della via nell’emozione del pianto. Sarà difficile resistervi, soprattutto se si è pellegrini a passo lento ma Con le ali ai piedi. diquipassofrancesco.it 82


TEMPO DI VENDEMMIA DALLA VERDE FRANCIACORTA ALLE PENDICI DELL'ETNA, PASSANDO PER I COLLI TOSCANI. SETTEMBRE È IL MESE GIUSTO PER UN ITINERARIO ENOLOGICO TRA LE CANTINE DELL’ANNATA 2020, CHE SI PREVEDE DI OTTIMO LIVELLO

U

di Andrea Radic

n cammino lento per approfondire e capire quanto sia bella l’Italia enologica. Da nord a sud non c’è che l’imbarazzo

Andrea_Radic

andrearadic2019

della scelta per coniugare paesaggi, arte, cultura e sapori che ci regalano emozioni, suggestioni e momenti di piacere.

Dagli eleganti colli toscani, nella zona del Chianti Classico, alla Sicilia, con le pendici dell’Etna e la campagna di Caltanissetta. Si passa

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dal verde dell’Abruzzo a quello della Franciacorta, dalle campagne di Reggio Emilia, patria del Lambrusco, a quelle piemontesi dove regna il vitigno Nebbiolo, dai raffinati acini passiti di Breganze, nel vicentino, all’orgoglio sardo del Vermentino. Lo sviluppo dell’enoturismo ha raggiunto e fidelizzato un crescente numero di appassionati che amano passeggiare tra i vigneti, visitare le cantine e scoprire quanto ci sia intorno e dietro Vigneti in Alto Adige

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a una bottiglia: storie di passione, di impegno, di famiglia e di grande rispetto per l’ambiente. L’offerta dei territori vinicoli, anche attraverso i percorsi suggeriti dai consorzi, è sempre più curata e organizzata attraverso degustazioni, abbinamenti con la cucina tipica della zona, merende e cene tra i filari. Il connubio tra le strade del vino e i siti artistici e culturali da scoprire, situati molto spesso a brevissima distanza, è pia-

cevole. E il treno è senza dubbio il modo migliore per muoversi quando l’obiettivo è gustare e approfondire, ricordando sempre che è bene non guidare quando si va per cantine. Grazie alla capillarità del servizio regionale è possibile raggiungere tutte le località vinicole. Inoltre, sono numerose le ferrovie più piccole e territoriali, come le Ferrovie del Sud Est in Puglia, che regalano meravigliosi paesaggi, così come le iniziative rivolte


Chianti classico in affinamento

ai winelover promosse dalla Fondazione FS con i treni d’epoca. In Franciacorta il sistema regionale permette di attraversare agevolmente le diverse aree della Docg tra il Lago d’Iseo e il Monte Orfano. Così è per il Piemonte, il Veneto e la Toscana. Per chi desidera fare esercizio fisico gustando anche la bellezza della natura, la bicicletta è senz’altro un’ottima soluzione. La si porta comodamente al seguito sui treni e la si utilizza per andare di cantina in cantina.

Settembre è il mese centrale per il mondo del vino: tra la metà di agosto e i primi di ottobre, a seconda delle zone, inizia la vendemmia, l’attività a pieno ritmo che mette alla prova l’intero ciclo produttivo di una cantina. Un momento dove i minuti sono importanti, in particolare nel tragitto dell’uva dal tralcio alla cantina di lavorazione, dove deve giungere al momento giusto e alla temperatura ideale. Produttori ed enologi sono concordi nel commentare che la

vendemmia 2020 potrebbe essere – il condizionale è sempre d’obbligo quando è la natura a decidere – quella di una buona annata. Il livello qualitativo è alto e di bella fattura, grazie anche alle escursioni termiche adeguate e al giusto bilanciamento tra caldo e pioggia. Forse si prevede un 15-20% in meno come quantità, in alcune zone, rispetto al 2019. Per sapere cosa ci attende abbiamo raccolto alcuni pareri lungo la Penisola, isole comprese. Ecco qualche Vigneti in Toscana

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Appassimento delle uve

prezioso suggerimento per assaporare al meglio il tempo della vendemmia. «Sarà una buona stagione, al netto di qualche grandinata nel Vulture e nell’estrema zona del primitivo di Manduria. La produzione c’è e la pioggia è in giusta alternanza rispetto alla fase vegetativa. Quindi avremo qualità e quantità», spiega Fabio Mecca, enologo di grande esperienza e consulente di numerose cantine nel centro e sud Italia. Per capire come lavora, da provare Morrone 2015 della Tenuta Santa Lucia nel Lazio, un Syrah in purezza che fa 14 mesi di legno nuovo e 12 in acciaio, e Ferule 2018 della Cantina Val di Neto a Crotone, un taglio di Greco bianco e Chardonnay fermentato in legno nuovo e affinato in bottiglia. Positivo e fiducioso anche Francesco Ricasoli che attende il suo Sangiovese nei vigneti del Castello di Brolio, a Gaiole in Chianti, per onorare con i suoi vini un territorio di straordinaria valenza enologica. Il Chianti Classico Brolio 2018 matura nove mesi circa in tonneau di secondo e terzo passaggio ed è davvero strepitoso. Possente e di grande carattere anche il Colledilà 2017, Sangiovese in purezza da

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un unico vigneto. Da scoprire la Docg Tullum, che nasce come la più piccola Doc d’Italia ed è stata la prima denominazione territoriale in Abruzzo. Insiste su un territorio estremamente limitato, 300 ettari nel comune di Tollo (CH). «In Abruzzo, in particolare per le denominazioni Pecorino e Passerina, ci sono le condizioni ideali per una buona vendemmia, che con ogni probabilità comincerà anche prima rispetto all’anno scorso», conferma Andrea Di Fabio, direttore marketing della Cantina Tollo. Da non perdere il Pecorino, con sentori di frutti e fiori e una solida rotondità, e la Passerina di bella mineralità e freschezza della Cantina Feudo Antico. In Sicilia raggiungiamo Diego Cusumano, proprietario con il fratello Alberto dell’omonima azienda: «Un’annata meravigliosa, uva sana e perfetta già in agosto. Se uno potesse bere le vigne, sarebbe il miglior toccasana per tutti i problemi», esclama. In bottiglia proviamo Disueri Nero d’Avola 2018, prodotto da terreni calcarei a 400 metri, nella tenuta San Giacomo a Butera (CL). Il nome viene dall’omonimo torrente Disue-

ri che portava in campagna l’acqua, bene prezioso e raro. Un vino di bella acidità ed eleganza. La Sardegna è terra di bottiglie intense dai caratteri precisi, ricchi d’orgoglio, come la gente che le produce. Una ricchezza straordinaria. Anche in quest’isola il clima è positivo: «Ci aspettiamo un’annata regolare per la media climatica e meteorologica sarda, con un leggero anticipo sul germogliamento», dice Stefano Cova, enologo di Cantina Mesa, nel basso Sulcis. «Abbiamo avuto poca acqua al sud, ma la quantità è in linea. E c'è stata una bella escursione termica, ideale per confidare in una buona annata». Si prosegue con la cantina fondata dal celebre pubblicitario Gavino Sanna, oggi parte del Gruppo Vinicolo Santa Margherita. Interprete pieno della Sardegna, la cantina si esprime ad alti livelli con Opale, Vermentino del Sulcis di grande armoniosità, dritto come un giunco, che si piega a sentori vellutati. Da degustare anche il Buio, Carignano in purezza ricco e aristocratico. Tornando al nord, tappa a Breganze, piccolo fazzoletto di straordinario valore per il settore vinicolo, per


raccogliere la fiducia di Maria Vittoria Maculan, enologa dell’azienda di famiglia. «Siamo molto contenti, la quantità di uva è giusta e tutto è a buon punto, il lavoro continua. Cominciamo la vendemmia a inizio settembre con lo Chardonnay e i Pinot». Tra le etichette della Cantina Maculan scegliamo Il Palazzotto, 100% Cabernet Sauvignon, elegante e intenso al naso, asciutto e pieno al palato. Tra i passiti è da provare il Dindarello, uve moscato 100% per un vino di intensi profumi, perfettamente equilibrato e di lunga persistenza. La Franciacorta di Castello Bonomi è invece quella del Monte Orfano, che infonde sapidità e mineralità. «Ottime le aspettative, per l’equilibrio tra sole e pioggia con buona escursione termica utile a profumi e aromi», assicura Roberto Paladin con il fratello Carlo. «A Castello Bonomi è stato svolto un grande lavoro di prevenzione fitosanitaria lavorando in biologico». Bollicine di raffinata eleganza per il Cru Perdu Riserva 2009 di musicale intensità, grande freschezza e anima profonda. Notevole il recente Cuvée 22, con Chardonnay proveniente da ben 22 diversi cru della proprietà. Una bollicina allegra che richiama con forza il territorio. I vigneti dei fratelli Laura e Cesare Bosio respirano la brezza del Lago d’Iseo e, grazie alla decisa escursio-

ne termica della zona, acquisiscono e mantengono una spiccata freschezza e un carattere elegante. «Prevediamo un’annata molto buona, uva sana e meteo davvero adatto», commenta Laura. Due millesimati 2015, da Pinot Nero e Chardonnay, per gustare la produzione della cantina. Il Boschedòr di colore giallo intenso e bouquet elegante, con note speziate e di lieviti, al palato si presenta importante, fresco e complesso. E il Nature, sempre millesimato 2015, giallo paglierino, presenta un bouquet equilibrato con note di lievito e fiori bianchi. Una bollicina delicata, di gusto fresco, sapido e complesso. Diverse ma altrettanto interessanti le bollicine che Alessandro Medici produce con la sua famiglia a Reggio Emilia, terra dove il Lambrusco è cosa seria, e quello della Cantina Medici Ermete, di alto livello. «Rispetto alla scorsa stagione non ci sono stati problemi di peronospora causata dall’umidità, qui spesso presente in pianura», spiega Alessandro. «La quantità è ottima e i parametri di acidità e zuccheri piuttosto buoni, la maturazione procede bene». Per capire quanto il Lambrusco possa essere nobile c’è Concerto Salamino in purezza con intense note di frutta rossa, al palato secco e armonioso. Carezza è l’ultimo nato in casa Medici, un metodo classico da Lambrusco

di Sorbara, dinamico, vivace e di spiccata acidità, con un ottimo riscontro. Infine, anche il Piemonte è generoso quest’anno: «Uva splendida che ci rende molto orgogliosi», esclama Denise Marrone della Cantina Marrone a La Morra, nel cuore delle terre del Nebbiolo. Qui l’intensità dei vini è pari a quella dei sapori. Per scoprirlo ecco il bouquet intenso e complesso di Langhe Nebbiolo Doc 2018 e l’eleganza e la pienezza della Barbera Superiore 2017 La Pantalera, termine con il quale nelle Langhe si indicava l’antico sport della pallapugno.

SAVE THE DATE Tra gli eventi dedicati ai winelover nel mese della vendemmia, a Trento e provincia – dall’Altopiano della Paganella alla Vallagarina, dal Lago di Garda alla Valsugana – dal 3 al 13 settembre si celebra il Teroldego Rotaliano, con visite in cantina, degustazioni, aperitivi in rifugio e cene a tema. In Franciacorta (BS), le cantine aderenti al Consorzio aprono le proprie porte nei weekend del 12 e 13 e del 18 e 19 settembre per una serie di eventi tutti da scoprire. Dalle passeggiate notturne in vigna alle degustazioni abbinate a prodotti locali fino ai tour in bicicletta alla scoperta dell’arte e della cultura del territorio.

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MONTAGNE D’ACQUA

SPETTACOLARI SCENOGRAFIE SCHIUMOSE CHE PRECIPITANO PER DECINE O CENTINAIA DI METRI. DALLE ALPI AGLI APPENNINI, FINO AI SUPRAMONTES SARDI, LE CASCATE D’ITALIA CHE MERITANO UN’ESCURSIONE Carlos-Solito

La cascata delle Marmore, Valnerina (TR) 88

Testo e foto di Carlos Solito carlossolito carlossolito


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isto dallo spazio il nostro pianeta appare come una piccola sfera azzurra perché il 70% della sua superficie è coperta d’acqua, senza la quale non sarebbe possibile la vita. Una risorsa fondamentale per la nostra esistenza, assolutamente da preservare, gestire in maniera parsimoniosa, venerare. E, come per ogni venerazione che si rispetti, anche l’acqua ha i propri monumenti presso i quali officiare il rituale del pellegrinaggio: le cascate. Spettacolari scenografie liquide e schiumose che precipitano per decine e decine di metri, a volte centinaia, regalando stupore e incredulità. Da nord a sud, in tutto lo Stivale, sono diversi gli scenari naturalistici che meritano un’escursione e, per-

ché no, un grazie per la loro fragorosa bellezza. Il viaggio fra queste immense fontane naturali parte sicuramente dalle Alpi. La regina indiscussa è la cascata dello Stroppia, tra le cime aguzze del Gruppo Chambeyron, uno dei luoghi più selvaggi delle Alpi Cozie meridionali. Per ammirarle occorre raggiungere la piccola frazione di Saretto del comune di Acceglio, in provincia di Cuneo, e poi salire per la località Chiappera in Val Maira. Qui si ammira la più alta cascata d’Italia e tra le più spaventose d’Europa, con un salto di ben 500 metri. In Val Chiavenna, se il primato con 180 metri spetta alla cascata di Pianazzo (SO), quella dell’Acquafraggia con due colonne d’acqua parallele

– in una cornice di castagni, ontani, abeti bianchi e ginestre – è una delle più scenografiche dell’intera Valtellina. Anche il poliedrico Leonardo da Vinci ne fu incantato, tanto che la citò nel suo Codice Atlantico: «Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere». Sempre in Lombardia, sulle Alpi Orobie, ci sono le cascate del Serio (BG), dove l’omonimo fiume (siamo in Val Seriana) precipita per ben 315 metri solo cinque volte l’anno (dal 18 giugno al 15 ottobre), ovvero quando vengono aperte le chiuse della diga Bardellino costruita nel 1931. In Alto Adige, a ingentilire il vulcanico porfido quarzifero della Valle Isarco ci pensano le cascate di

L’Oasi Wwf Valle della Caccia, Senerchia (AV)

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Montella (AV) sui Monti Picentini

Barbiano (BZ), che vanno assolutamente visitate per il loro salto di 200 metri. Si raggiungono seguendo un sentiero natura segnalato, sul cui primo tratto bisogna fare attenzione a non esporsi troppo. In Valle AuriValle delle Ferriere, Costiera amalfitana (SA)

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na, al confine con l’Austria, meritano invece quelle di Riva o Campo di Tures, nate dal parziale disgelo del ghiacciaio delle Vedrette di Ries. In località Winkel, nei pressi del maso Garber, sono in assoluto le più note

dell’Alto Adige e raggiungerle vuol dire percorrere il cosiddetto sentiero di San Francesco (circa due ore se si calcola andata e ritorno), tra sculture lignee e citazioni del Cantico delle creature.


Dopo il fragore della cascata Dardagna, nell’Appennino bolognese, raggiungibile attraverso il sentiero che parte dal santuario della Madonna dell’Acero, zigzagando in un fitto bosco e tra enormi massi di arenaria nel Parco del Corno alle Scale, l’itinerario delle vertigini tocca le acque sulfuree della cascata del Mulino a Saturnia (GR) con scenografiche piscine e colate rocciose. Anche se la Balza del Metauro o del Sasso (PU), nelle Marche, sorprende per il suo largo fronte plissettato dagli strati calcarei a “reggipoggio”, la signora incontrastata dell’Appennino centrale è la cascata delle Marmore in Valnerina (TR). Tra le più ambite tappe del Gran Tour, alta 165 metri, è stata generata dall’uomo per far defluire le acque stagnanti del fiume Velino dalla superiore piana reatina al sottostante alveo

del Nera. Il tutto iniziò nel 271 a.C. quando il console romano Manlio Curio Dentato fece prima bonificare le paludi e poi scavare un canale nel quale convogliare le acque del Velino e farle precipitare dallo strapiombo delle Marmore. Nel Lazio è Isola del Liri, in provincia di Frosinone, a offrire uno tra i tuffi d’acqua più suggestivi del Belpaese, che schiuma per circa 30 metri nel cuore del centro storico dominato dalla mole del castello di Boncompagni Viscogliosi. Nel basso Abruzzo, a Borrello (CH), si trova la cascata del Rio Verde – anche Riserva naturale e Oasi Wwf – che con oltre 200 metri di precipizi rocciosi è la più alta dell’intera cordigliera appenninica. Stupisce la Campania, con cinque tappe mozzafiato. Si inizia con la miracolata valle della Costiera Amalfitana: le Ferriere, proprio die-

Le cascate di Campo di Tures nella Valle Aurina, Alto Adige

tro Amalfi (SA). Nei 500 ettari della Riserva naturale orientata, il fiume Canneto ha rapide e cascate che lambiscono i ruderi di mulini e cartiere. Qui si trova la rara Woodwardia radicans, fossile vivente risalente al lontanissimo Terziario, una felce bulbifera tropicale dalle foglie giganti, lunghe fino a due metri. In Irpinia, sui monti Picentini, si va prima a Montella (AV) per risalire, in vista del santuario del Santissimo Salvatore, la stretta Valle della Scorzella dove, nella cornice di castagneti secolari, si aprono le cascate della Lavandaia e del Fascio. Sul versante opposto del massiccio montuoso, a Senerchia, affacciata sulla valle del Sele c’è l’Oasi Wwf di Valle della Caccia, dove l’acqua mette in mostra una teoria di cascate all’ombra di una rigogliosa vegetazione con sentieri e piccoli ponti lignei. Più a sud, nel Parco nazionale del Cilento, a Sant’Angelo a Fasanella (SA), da non perdere la risorgenza dell’Auso con l’omonima cascata che drena le acque del sistema di abissi e voragini degli altipiani sommitali dei Monti Alburni, ammantati da faggete a perdita d’occhio. Nei pressi del Monte Cervati, invece, a Piaggine il fiume Calore dà spettacolo sotto il ponte medievale con una cascata scenografica che rende lo skyline del piccolo borgo tra i più fotografati dell’intera provincia di Salerno. In Aspromonte, le cascate che rompono il silenzio dell’acrocoro calabrese sono Maesano, Salino, San Leo, Ferraina, Aposcipo, Butramo, Barvi, Girella e Marmarico (RC): quest’ultima, con 114 metri di salto, è la più alta dell’Appennino meridionale. Mentre in Sardegna, sul Supramontes di Urzulei (NU), a Sa Giuntura, le acque della cascata di Su Cunnu S’Ebba si tuffano nella spettacolare gola di Gorropu dopo un percorso sotterraneo nella grotta Donini. cascate-del-mulino.info lecascatedellemarmore.com castelloboncompagniviscogliosi.it cascatedelverde.it santuariosalvatore.org cilentoediano.it

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ANTICHE ALCHIMIE DA VENEZIA A NAPOLI, UN ITINERARIO TRA FARMACIE E OSPEDALI STORICI. UN TEMPO LUOGHI D’ASSISTENZA, ORA SEDE DI MUSEI E TESORI D’ECCEZIONE di Francesca Ventre – f.ventre@fsitaliane.it

L'Antica Spezieria di Santa Maria Novella, Firenze

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edicamenti e alambicchi, antidoti ed erbe miracolose. Ma anche accoglienza per deboli e bambini, cure e trattamenti per malati e bisognosi. L’Italia custodisce farmacie e ospedali storici che nei secoli hanno saputo offrire generosa assistenza durante tragiche epidemie. Da Venezia a Napoli, questi edifici sono oggi tesori urbani92

stici e conservano opere e affreschi d’eccezione. Il primo luogo al mondo dove furono curati i malati di peste si trova a Venezia. Non a caso, visto che la città fu colpita da terribili epidemie, spesso portate dall’Oriente. I primi contagiati vennero ricoverati in una piccola isola della Laguna, nel 1423, in un ospedale – eccezione per l’epoca – pubblico

e laico. Nasce il cosiddetto Lazzaretto Vecchio, dal nome dell’isola di Santa Maria di Nazareth, da cui Nazaretum e poi Lazzaretto. Proprio lì, grazie a un progetto di valorizzazione promosso da varie associazioni e realizzato con il MiBACT, è prevista la sede del Museo Archeologico Nazionale della Laguna di Venezia. Per consentire i lavori, in questo periodo le visite sono


sospese. Dal 12 settembre, invece, nei weekend e su prenotazione, si può visitare il Lazzaretto Nuovo, sull'omonima isola, con percorsi naturalistici e storico-archeologici. In questo posto, nel 1468, nacque l’idea di prevenzione e quarantena: i sospetti e i potenziali malati o portatori di contagio erano trattenuti qui forzatamente per 40 giorni. A Parma, Capitale Italiana della Cultura 2020+21, ha ripreso vita l’Ospedale Vecchio, nel quartiere dell’Oltretorrente. L'edificio del XV secolo era distinto in due sezioni, quella della Misericordia, destinata a malati e feriti, e quella degli Esposti, trovatelli abbandonati fin dalla tenera età o non riconosciuti alla nascita. In corso di ri-

qualificazione dal 2016, dopo decenni di abbandono, è destinato a divenire nel 2022 un museo multimediale dedicato alla memoria della città. Il 5 settembre qui si è inaugurata l’installazione Hospitale – Il futuro della memoria, in esposizione fino all’8 dicembre, realizzata da Studio Azzurro con il contributo di Fondazione Cariparma. Otto grandi superfici tessili poste nella navata centrale, sotto la grande crociera a volte lunga 120 metri e larga 100, fanno da schermo a una proiezione virtuale con gli attori Marco Baliani e Giovanna Bozzolo che raccontano la storia dell’ex luogo di cura. Vanta più di 400 anni di attività, festeggiati nel 2012, l'Officina Profumo-Farmaceutica di Santa Maria Novella, vi-

cino all’omonima Basilica fiorentina. Il primo ambiente da visitare è la Grande Sala Vendita, un tempo cappella dedicata a San Niccolò di Bari, dono di riconoscenza da parte di Dardano Acciaioli ai domenicani che lo guarirono. Gli affreschi della volta, eseguiti da Paolino Sarti, rappresentano i quattro continenti e simboleggiano la fama dei suoi prodotti, tra cui l’acqua di rose utilizzata già nel 1381 come disinfettante in caso di peste. La Sala verde, prospiciente il giardino, nel ‘700 era una sala di ricevimento per offrire agli ospiti l'alkermes, l'elisir di china o la cioccolata in tazza. Seguono l'Antica Spezieria e la Sagrestia, detta Stanza delle acque, perché tra le sue pareti, affrescate alla fine del 1300, si conser-

L'installazione Hospitale - Il futuro della memoria, Parma

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© Bruno Bruchi su concessione del Comune di Siena

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Il Pellegrinaio generale, Santa Maria della Scala a Siena

vavano le acque distillate. Non si va via da Firenze senza aver dato almeno un’occhiata alla facciata dell’Istituto degli Innocenti, luogo di accoglienza per bambini abbandonati, con figure di infanti create nel XV secolo da Filippo Brunelleschi. Sempre in Toscana, si può fare tappa a Siena, dove l’antica struttura medievale di Santa Maria della Scala fu uno dei primi xenodochi, nome di origine greca per definire un ricovero per forestieri. Nata come punto di primo soccorso, presto diventò un vero e proprio ospedale di ottima fama, documentato già da uno statuto del 1305. L’articolata stratificazione architettonica del complesso testimonia la 94

longevità del luogo: sono sette i livelli che dalle pendici della collina del Duomo, di fronte all’ingresso, si innalzano tra corti, spazi assistenziali, funzionali, culturali e di rappresentanza. Al IV livello, ecco aprirsi il grandioso Pellegrinaio, destinato ad accogliere chi si rivolgeva alla struttura, affrescato a metà del ‘400 da Lorenzo di Pietro, Domenico di Bartolo e Priamo della Quercia. Sulle pareti scene della vita e dell’attività dell’ospedale, dal cantiere di costruzione alle cure a pellegrini e malati. Anche Roma ha la sua storia millenaria di salute e medicina. Una serie di rimandi tra passato e presente, mai interrotti nel tempo. L’Isola Tiberina è protagonista di un evento cruciale

del 291 a.C. Nella città imperversava una grave epidemia e un’ambasceria si recò a Epidauro, in Grecia, dove era presente un santuario dedicato ad Asclepio, il dio della medicina. Secondo la leggenda, durante i riti propiziatori un grosso serpente – animale attribuito alla divinità – uscì dal tempio e si nascose nella nave romana. Durante il viaggio di ritorno verso Roma, strisciò via dall’imbarcazione per andare sull'isolotto in mezzo al Tevere. Questo fu visto come un segno e proprio lì si decise di erigere un tempio in onore della divinità guaritrice. Non a caso il serpente è anche il simbolo raffigurato nelle icone delle farmacie più longeve. E non a caso l’isola, che ha conservato la sua tradizione sani-


taria, accoglie ora l’Ospedale Fatebenefratelli. A poca distanza, ai margini del Foro romano, si può godere di una visita esclusiva. La chiesa di San Lorenzo degli Speziali in Miranda e il suo complesso ospitano da secoli Il Nobile Collegio Chimico Farmaceutico Universitas Aromatariorum Urbis, nome lungo e altisonante per definire un’istituzione che ha il compito di promuovere studi sulla storia della farmacia e sulle scienze sociosanitarie. In un museo sono conservati tipici vasi in ceramica, mortai di bronzo e strumenti di laboratorio, ma esistono anche la Biblioteca e l’Archivio della storia della Corporazione romana, con preziosi testi dal 1430 a oggi. La parte più stupefacente è la Chiesa, sorta sui resti del tempio di Antonino e Faustina costruito nel 141 d.C. Dopo

la visita all’interno, con opere di Pietro da Cortona e Domenichino, ecco il massimo dello stupore creato dal colpo d’occhio finale: il portone in fondo si apre su una vista unica che affaccia sul Foro, l’area archeologica più significativa del mondo occidentale. Scendendo verso sud, a Napoli, vanta secoli di longevità l’Ospedale degli Incurabili, il più importante del Regno dei Borbone. Oggi Museo di Arti sanitarie e Farmacia storica, iniziò la sua attività grazie alla dedizione della venerabile madre Maria Lorenza Longo. Anche Santa Giovanna Antida Thouret si impegnò con altruismo dopo di lei per aiutare i medici nell’istituto di cura, dove fu inviata da Letizia Bonaparte nel 1813. Ora questo resta un luogo di conoscenza, disposto su quattro piani e ricco di strumenti e oggetti, dove è ricostruito il laboratorio di Giuseppe

Moscati, dottore e santo della nota scuola partenopea. La settecentesca spezieria è un mirabile esempio di barocco rococò, con un’esposizione di preparati alchemici, tra mobili artigianali in legno, alberelli, idrie e riggiole, le tipiche e colorate mattonelle locali. C'è, infine, anche un giardino, fatto rinascere recentemente dall’associazione Il Faro d’Ippocrate, dove si coltivavano erbe medicinali per le preparazioni galeniche. E dove ora svetta un imponente e longevo albero di canfora. lazzarettiveneziani.it parma2020.it smnovella.com/it istitutodeglinnocenti.it santamariadellascala.com/it nobilecollegio.it visitenobilecollegio@gmail.com museoartisanitarie.it

La Farmacia Fra Nicola nel Museo delle Arti Sanitarie di Napoli

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SAPORE DI MARE ALLA SCOPERTA DEL TERRITORIO DI TRAPANI. TRA ANTICHI BORGHI, PAESAGGI LUNARI E PROFUMI DI COUS COUS

© 4th Life Photography/AdobeStock

di Gianna Bozzali - a cura di vdgmagazine.it

Trapani e, sullo sfondo, Erice

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ntrigante come poche altre località siciliane, Trapani e la sua area interna rappresentano un angolo della Trinacria capace di emozionare qualsiasi viaggiatore. Se il suo mare cristallino domina la bellezza delle sue coste, l’arte e la cultura dell’entroterra regalano un fascino senza tempo ogni giorno

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dell’anno. Viaggiare lungo il territorio di Trapani significa imbattersi in una serie di innumerevoli proposte dove storia e mito si fondono con la natura incontaminata, dove gli amanti dell’archeologia possono seguire le tracce di antiche civiltà lasciandosi guidare dalle leggende sussurrate dalle mura dei castelli,

mentre i buongustai si fanno sedurre dai sapori della cucina trapanese e dalla qualità dei suoi vini. Assoluto protagonista qui è il mare, che veste di salsedine le vie della città e fa da sfondo a una delle zone italiane più vocate alla viticoltura. Un mare che è fonte di vita per la gente del posto grazie alla pesca, al commercio del


© Dmitrijs Mihejevs/AdobeStock

Erice (TP)

tonno e del sale e all’artigianato legato alla lavorazione del corallo. Il tour può partire dal porto di Trapani, che mette in comunicazione due mondi, l’Europa e l’Africa, con le isole Egadi che fanno da sentinelle. Si prosegue passeggiando nel centro storico, fra le antiche strade in cui si avvertono ancora gli echi di molteplici culture. Influssi arabi, normanni e spagnoli caratterizzano

le facciate delle chiese e i prospetti dei palazzi. Poco distante da Trapani, Erice si adagia su una vetta a 750 metri sul livello del mare. Salendo lungo la strada tortuosa che conduce all’antica cittadina, l’aria si fa più fresca e dietro i tornanti si susseguono panorami incantevoli, finché sulla cima, spesso incappucciato dalla nebbia, appare l’antico borgo. Sintesi di arte, storia e paesaggio,

Erice conserva intatto il suo centro medievale con il castello di Venere e le stradine acciottolate che rendono sognante l’atmosfera. Da assaggiare assolutamente le paste reali, i dolci alle mandorle e i pasticcini ripieni, frutto di antiche ricette tramandate dalle suore di clausura. A nord di Trapani, attraversando uno scenario quasi lunare tra le rocce scoscese del Monte Cofano, si arri-

© Serafino Geraci

Scopello (TP)

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va a San Vito Lo Capo, che conquista ogni sguardo con la sua lunghissima spiaggia candida, Bandiera verde 2020, il mare caraibico e le casette bianche dei pescatori sorte intorno alla Chiesa Madre nel ‘700. Qui ci si può sedere al tavolo di uno dei tanti ristoranti o trattorie e assaggiare il cous cous condito con una zuppa di pesce. Anche quest’anno, nel rispetto delle norme di sicurezza per contrastare il coronavirus, dal 18 al 27 settembre il borgo marinaro ospita la 23esima edizione del Cous Cous Fest: non soltanto una gustosa rassegna culinaria ma anche un’importante occasione d’incontro e di scambio culturale. Chef provenienti da diversi Paesi, tra cui Marocco, Senegal, Costa d’Avorio, Algeria e Tunisia, si danno appuntamento in Sicilia per contendersi il premio per la migliore versione di questo tipico piatto mediterraneo. Il programma della manifestazione abbraccia sia eventi enogastronomici che spet-

© Serafino Geraci

Marsala (TP)

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tacoli e concerti. Un mix di ingredienti che trova in un lembo di terra, circondato da due riserve naturali, il suo scenario ideale. San Vito Lo Capo diventa il luogo in cui il cous cous incontra il mondo, dove ogni conflitto si spegne per dare il benvenuto alla diversità. Da qui, gli amanti della natura devono fare tappa alla Riserva naturale dello Zingaro, sette chilometri di costa intercalata da numerose calette e caratterizzata da alte falesie a strapiombo e con la famosa grotta preistorica dell’Uzzo. A dominare il paesaggio sono però i maestosi faraglioni che emergono dall’acqua dell’incantevole borgo contadino di Scopello. Verso sud, ecco Segesta dove visitare uno dei templi greci meglio conservati al mondo. Un altro gioiello della Sicilia che ci racconta la nostra storia sublimandola con una bellezza imperitura. A pochi chilometri dall’aeroporto di Bir-

gi si scoprono Mozia – importante sito archeologico fenicio noto anche come Isola di San Pantaleo, un tempo unita alla terraferma da una strada ora sommersa – e la Riserva dello Stagnone, una straordinaria laguna dove il bianco delle saline che si stagliano all’orizzonte si tinge di rosa al tramonto. In realtà, tutta la litoranea che va da Marsala a Trapani è fiancheggiata da queste candide distese: da giugno a settembre è possibile ammirare la cristallizzazione e la raccolta del sale, mentre tutto l’anno qui si vedono montagne di granelli bianchi ricoperte di tegole. Non si può concludere il viaggio senza aver sorseggiato del buon vino. D’obbligo, quindi, una sosta a Marsala, una vera e propria cantina all’aria aperta dove si può anche assistere alla fabbricazione delle botti, nobili contenitori destinati a custodire per molti anni il rinomato vino liquoroso. couscousfest.it


G U STO

IL DELLA SICILIA di Filippo Teramo - a cura di vdgmagazine.it

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l progetto di Filippo La Mantia, oste e cuoco a Milano, nasce quasi per caso e la sua è una cucina siciliana ingentilita, priva di soffritti ma piena di colori, profumi, stagionalità e leggerezza. Dal 2019 è Ambassador del Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo (TP) e testimonial dei valori fortemente legati a questo piatto: la condivisione, l’ospitalità, lo stare insieme. «La mia idea di accoglienza e di cibo ha preso forma con le aperture del San Giorgio Cafè alla Fondazione Cini di Venezia, del Caffè Fernanda alla Pinacoteca di Brera di Milano e del nuovo concetto di bar Miscela d’Oro 1946 a Messina. A fine anno tornerò nella mia Palermo, all’Hotel delle Palme». La Mantia definisce la sua cucina tranquilla, rilassata, accessibile, facilmente riproducibile: «Gioco sul fatto che la Sicilia ti fa pensare alle vacanze, quindi chi ha un approccio con i miei piatti pensa alla libertà e questa per me è una cosa bellissima». filippolamantia.com

COUS COUS CON PESTO DI AGRUMI E SARDE FRITTE La lista della spesa (per 4 persone) 250 g di cous cous precotto, 8 sarde fresche, pangrattato, 50 g di pinoli tostati, olio extravergine di oliva, sale q.b. Per il pesto di agrumi 2 arance, 10 foglie di menta, 100 g di mandorle pelate, 50 g di capperi sotto sale, 1 pomodoro verde, 1 mazzetto di basilico, origano, olio extravergine di oliva q.b. Mettere nel frullatore le arance precedentemente private della buccia, le foglie di basilico e menta, le mandorle, il pomodoro verde, un pizzico di origano, i capperi privati del sale di conservazione e due cucchiai di olio. Frullare grossolanamente in modo da ottenere un pesto abbastanza grezzo. Nel frattempo scaldare dell’acqua in un pentolino

e, raggiunta l’ebollizione, spegnere il fuoco aggiungendo una presa di sale. Sistemare il cous cous precotto in un contenitore, quindi aggiungere con un mestolino l’acqua bollente fino a sommergere la semola. Coprire e lasciare riposare per due minuti. Una volta gonfiato, separare delicatamente con una forchetta i grani del cous cous, amalgamare il pesto di agrumi alla semola e lasciare riposare per qualche minuto. Intanto scaldare una padella con dell’olio, privare le sarde della lisca e, aperte a libro, passarle in una pastella fatta di acqua e farina e poi nel pangrattato. Friggerle fin quando avranno raggiunto un bel colore dorato e metterle poi su una carta assorbente per far perdere l’unto. Impiattare il cous cous decorandolo con due sarde, qualche pinolo tostato e alcune foglioline di menta. A piacere, si più aggiungere del succo di limone sulle sarde.

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RITORNO A VENEZIA

© Max Ferrero/AdobeStock

DIALOGO AD ARTE

La Biennale di Venezia - Ca' Giustinian

UN LUOGO DI CONFRONTO TRA DISCIPLINE E DI RICERCA SUL CONTEMPORANEO. COSÌ IL PRESIDENTE ROBERTO CICUTTO IMMAGINA LA SUA BIENNALE DI VENEZIA di Cesare Biasini Selvaggi cesarebiasini@gmail.com

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oberto Cicutto, classe 1948, nasce e vive a Venezia, che lascia dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo Marco Polo. A Roma intraprende una carriera cinematografica costellata di successi, tra la distribuzione e la produzione di film diretti dai più rappresentativi registi italiani e stranieri. Nel 2009 diventa direttore del Mercato internazionale del film. Per alcuni anni è membro del consiglio di Ace (Atelier du Cinéma Européen), Efa (European Film Academy) e del Centro sperimentale di cinematografia. Dal 2009 al 2020 ricopre la

carica di presidente e amministratore delegato di Istituto Luce - Cinecittà srl. Poi, a marzo 2020, arriva la nomina a presidente della Biennale di Venezia. In questa sua veste, al timone di una delle più importanti istituzioni culturali italiane, ecco la nostra intervista esclusiva. Cosa le viene in mente quando pensa a Venezia? Un luogo fragilissimo e meraviglioso che regala al mondo la possibilità di “studiarlo” come in un laboratorio a cielo aperto, unico per quanto riguarda la sostenibilità, il turismo rispettoso,


la conservazione di patrimoni artistici inestimabili, che offre le migliori condizioni per la ricerca su questi temi nella collaborazione fra istituzioni antiche che hanno saputo rinnovarsi e stare al passo con i tempi. In quali condizioni trova oggi la Laguna? Se ricordo la città della mia infanzia, negli anni ‘60, l’immagine di Venezia è sicuramente migliore. Mi sembrano diminuite le zone fatiscenti e il recupero degli edifici storici è molto più esteso. Questa è la prima impressione. Poi ci sono tutte le altre questioni, dall’acqua alta all’inquinamento, da uno sviluppo economico basato in gran parte sul turismo a un commercio massificato di qualità non eccellente. Quale sarà la linea della sua presidenza della Biennale? Se conto il numero di giorni dalla mia nomina in cui sono stato a Venezia, mi accorgo che si tratta di poche decine. Colpa della pandemia. Quindi è una domanda prematura, non perché non abbia delle idee, ma perché prima di annunciarle vorrei verificare la loro fattibilità e validità. Certo, come ho sempre fatto in tutta la mia vita, cercherò di mettere in stretta relazione tutto quanto la Biennale può produrre. In particolare, un costante dialogo fra le arti che la compongono senza mettere in discussione il core business delle sue mostre e festival, che devono essere i punti di partenza per un’attività feconda di spunti, che facciano della Biennale e di Venezia un luogo di eccellenza per la ricerca nel campo delle arti contemporanee, per dare concreti contenuti allo slogan spesso abusato “l’arte può cambiare il mondo”. Cosa ha più apprezzato dell'attività svolta dal suo predecessore Paolo Baratta? Tutto. La sua capacità di formare una macchina perfetta, fatta di donne e uomini motivati e concentrati in quello che fanno, la qualità e il successo in termini di presenze in arte, architettura, cinema, teatro, musica e danza. E soprattutto il valore enorme delle attività di Biennale College in termini formativi, stimolo per gli stessi insegnanti a porsi interrogativi in un’ottica di rinnovamento. Quali elementi di discontinuità e novità ha intenzione di introdurre?

La mostra Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia è un primo passo di quello che intendo per dialogo fra le arti. Per la prima volta un’esposizione è stata curata da tutti e sei i direttori artistici della Biennale in carica. Dobbiamo fare in modo che le arti non si chiudano ognuna nel proprio settore di competenza o si limitino a organizzare splendidi eventi. Il post Covid-19 può essere un’opportunità per ripensare le strategie turistiche di Venezia. Come dovrebbero cambiare, a suo avviso? Non azzardo suggerimenti in materie che conosco superficialmente. Ma temo molto che, dopo le buone intenzioni espresse nel momento della crisi, le difficoltà economiche e l’insufficienza di misure a sostegno delle persone e dell’economia cittadina facciano prevalere la logica del ricavare il massimo possibile nel più breve tempo possibile. Sarà compito della politica, degli operatori industriali, delle istituzioni culturali, della scuola e dell’università affrontare i temi concreti, mettendo al centro le alternative possibili per un futuro più sostenibile. A quale tipologia di turista si dovrebbe rivolgere la città? Non posso immaginare che vengano

escluse fasce di popolazione. Forse bisogna guardare al turismo come a un elemento fondamentale di sviluppo, capace di accogliere tipologie di visitatori molto diverse fra loro, consentendo in modo sostenibile percorsi diversi. Bisogna riuscire a diffondere una consapevolezza: chi viene a Venezia entra in un luogo straordinario e fragile, che chiede rispetto per poter restituire a tutti la sua straordinaria ricchezza. Credo che a fianco di un turismo per vedere, si debba sviluppare una forte capacità di attrazione per ripopolare la città di persone, società e istituzioni che possano trovare qui il posto migliore per svolgere le loro attività. Penso a residenze per studiosi e ricercatori, studenti e formatori. Attività in grado di autosostenersi anche economicamente, aprendosi a istituzioni nazionali e internazionali su progetti concreti. A suo avviso l’Italia ha peso nel panorama culturale globale? Non c’è nessuno che non voglia venire nel nostro Paese. Tutto il mondo conosce le sue bellezze paesaggistiche e artistiche (ci metterei anche il cibo). Si tratta di sapere accogliere chi può e riesce a venire, fornendo una preparazione anche minima attraverso tutti i

Roberto Cicutto © Andrea Avezzu Courtesy La Biennale di Venezia

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RITORNO A VENEZIA

canali a disposizione, perché ognuno possa scegliere il proprio “viaggio in Italia”, contribuendo a decongestionare i percorsi più frequentati. Ma il peso culturale del nostro Paese non può essere solo un fattore di incremento del turismo. Abbiamo una rete importante di istituti di cultura che sono sottofinanziati e non possono fare tutto quello che potrebbero. Abbiamo scuole di italiano all’estero che devono interloquire non solo con il ministero di riferimento, ma anche con istituzioni che mettano a disposizione della didattica i propri patrimoni archivistici. Le nuove tecnologie possono aiutare moltissimo. Direi, quindi, che abbiamo un’offerta fortissima che non è ancora sostenuta, per quanto merita, in modo continuativo. Non trova che l’internazionalizzazione delle eccellenze artistiche sia uno dei talloni d’Achille del nostro sistema

culturale? Non sono d’accordo. Se si parla di cinema, la nostra presenza nei principali festival internazionali è da almeno due decadi molto aumentata e riconosciuta con premi prestigiosi. Le mostre su Pompei sono state fra le più frequentate a Londra e in altri luoghi. L’arte contemporanea italiana è fortemente rappresentata nei principali musei del mondo. Forse non lo comunichiamo abbastanza, ma abbiamo più direttori di festival e musei prestigiosi all’estero di qualsiasi altro Paese. E potrei continuare con la musica classica e leggera o l’architettura. Non sottovaluterei anche il peso delle nostre arti applicate nel design e nell’architettura, senza scordare la moda o il cibo di qualità. Nelle task-force governative messe in campo per ricostruire l’Italia del post Covid-19 non c’è stato neppure

Allestimento interno Prima Mostra Internazionale di Architettura (1980) © Archivio storico della Biennale di Venezia

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un artista o un architetto. Quale ruolo pensa che possa avere la cultura per il rilancio del Paese? È una vecchia storia. Quando ci sono le emergenze la cultura sembra un lusso e, invece, può dare più di tanti tecnici una visione concreta e complessiva delle urgenze mondiali. Il settore culturale, come tutti gli altri, è uscito massacrato dagli effetti della pandemia. Se lei avesse partecipato agli Stati Generali indetti dal governo, quali richieste concrete avrebbe fatto per sostenerlo? Avrei prima di tutto cercato di fare un censimento degli invisibili. Tutti quei lavoratori nel mondo delle attività culturali che non hanno ammortizzatori sociali e vivono di precariato. Decine di migliaia di persone che non si vedono davanti alla cinepresa o sul palco di un teatro, ma hanno lavorato agli allestimenti delle mostre o al montaggio delle strutture per gli spettacoli dal vivo. Poi avrei fatto un censimento delle principali istituzioni che il mondo ci invidia per i tesori che contengono, la qualità delle loro orchestre o l’eccellenza formativa, con l’obiettivo di tentare tutti assieme di costruire un Erasmus delle arti, attuando scambi con istituzioni analoghe nel resto del mondo per accogliere i loro giovani e dare ai nostri una prospettiva internazionale. Ma tutto questo si infrange contro il muro dell’emergenza che come l’acqua alta sommerge tutto e quando si ritira il problema rimane. Quale sarà il suo contributo come Presidente della Biennale per il sostegno e il rilancio del settore? Diffondere la consapevolezza che le arti contemporanee sono esattamente come le discipline scientifiche. Bisogna dotarsi di infrastrutture, progetti internazionali in collaborazione con altre istituzioni, formare i ricercatori, istituire laboratori sul campo per raggiungere risultati concreti che scavino dove si possono trovare tesori sconosciuti, nuove tendenze, relazioni finora inimmaginabili per conoscere meglio il mondo e, possibilmente, starci dentro con tutto il peso della creatività. labiennale.org/it L’intervista integrale può essere letta su fsnews.it


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RITORNO A VENEZIA

SUSSULTI A VENEZIA, FINO ALL’8 DICEMBRE, UNA MOSTRA CHE RIPERCORRE LE TAPPE DELLA BIENNALE IN PARALLELO ALLE CRONACHE DEL ’900 a cura di Sandra Gesualdi

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ipercorrere il passato per esistere, resistere e guardare al futuro. La Biennale non si ferma e, dopo aver fatto slittare le nuove edizioni al 2021 per la pandemia, apre i suoi archivi e si racconta in un viaggio a ritroso. Tra foto, opere, testimonianze, documenti e filmati poco noti, indugiando su quei momenti in cui gli accadimenti del mondo sono passati tra i Padiglioni di Venezia sotto forma di riflessione artistica e linguaggio creativo. La mostra Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia, ai Giardini fino all’8 dicembre, grazie ai materiali dell’Archivio della Biennale e di altri fondi nazionali e internazionali,

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parte dalle prime edizioni di fine ’800 e arriva a oggi, rivelando come la manifestazione più famosa della Laguna si sia sempre relazionata con le cronache globali e abbia registrato, attraverso l’arte, i sussulti della storia. L’evento espositivo è curato per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici che hanno costruito insieme questo percorso di narrazione: Cecilia Alemani (Arte), Alberto Barbera (Cinema), Marie Chouinard (Danza), Ivan Fedele (Musica), Antonio Latella (Teatro), Hashim Sarkis (Architettura). labiennale.org

Gli storici d’arte Umbro Apollonio e Rodolfo Pallucchini davanti all’opera di Arturo Martini, Aviatore (1948) © Archivio storico della Biennale di Venezia ASAC

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Cecilia Alemani [direttrice Biennale Arte] «Nei suoi 125 anni di vita, la manifestazione ha attraversato momenti di crisi e trasformazione profonda, proprio come quelli che stiamo vivendo in questi mesi: ha superato due guerre mondiali, affrontato profondi cambiamenti interni, ha incontrato le rivoluzioni del ’68. In un certo senso, La Biennale è lo specchio della nostra società, e attraverso l’arte, l’architettura, il cinema, la danza, il teatro e la musica, le sei discipline – o le sei Muse – che la rendono così unica, è stata in grado di assorbire e anticipare alcune delle tendenze creative più innovative al mondo. Per coloro che visitano l’Esposizione ogni anno, la mostra Le muse inquiete è l’occasione per uno sguardo in profondità nel dietro le quinte di questi eventi; per chi non è mai venuto, invece, è un’introduzione perfetta per conoscerne l’evoluzione, e anche un’opportunità per vedere gli spazi espositivi e i padiglioni nazionali usati in modo radicalmente diverso».


DI STORIA Marie Chouinard [direttrice Biennale Danza] «Nel 1972, Merce Cunningham (19192009), danzatore statunitense che ha segnato un momento fondamentale nello sviluppo dell’arte coreografica contemporanea, realizza in piazza San Marco, per La Biennale, uno dei suoi Events più rimarchevoli. Preventivamente fa ripulire con la ramazza, dai suoi danzatori, lo spazio in cui agire al centro del pubblico astante, tra sedie sonorizzate. La danza diventa opera formale e segno di puro movimento, sulla nuda pavimentazione di quel luogo carico di storia».

Merce Cunningham e la Dance Company, piazza San Marco (1972) © Ferruzzi/Archivio Storico della Biennale di Venezia ASAC

Antonio Latella [direttore Biennale Teatro] «Da Max Reinhardt a Carmelo Bene, da Bertolt Brecht all’esperienza a Venezia di Luca Ronconi, la Biennale Teatro ha fin dalla sua inaugurazione raccontato tentativi di fuga, di esilio e utopie di scardinamento delle convenzioni, scontrandosi con veti governativi, contestazioni, incomprensioni e momenti di rottura, dove la posta in gioco è il concetto stesso di spettacolo. Una narrazione dal passato che dovrebbe, forse, interrogare il contemporaneo. Nel 1951 Bertold Brecht è invitato a Venezia ad allestire Madre Coraggio e i suoi figli, rappresentazione cancellata a causa del rifiuto, da

parte del governo italiano, del visto di ingresso al drammaturgo e alla sua compagnia Berliner Ensemble

perché provenienti dalla Germania dell’Est. Bisognerà aspettare il ’66 per ospitarli alla Biennale».

Bertolt Brecht con François Maistre © Archivio Storico della Biennale di Venezia ASAC

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MODA

RITORNO IN PASSERELLA DAL 22 AL 28 SETTEMBRE, A MILANO, SI RIPRENDE A SFILARE A PORTE APERTE. PER RILANCIARE IL SISTEMA MODA E RIFLETTERE SULLE PROSSIME TENDENZE MorriCecili

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© Andre` Lucat/SGP

di Cecilia Morrico

Versace, Fall Winter 2020/21

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la mezzanotte tra sabato 22 e domenica 23 febbraio 2020 quando tutta la stampa mondiale riceve poche, lungimiranti, righe: «Il signor Giorgio Armani comunica che la sfilata donna autunno-inverno 20/21 si terrà a porte chiuse, dati i recenti sviluppi del coronavirus in Italia». Così si è conclusa la Fashion week meneghina, l’ultima ancora in pubblico, visto che la moda uomo si è tenuta solo online dal 14 al 17 luglio con la creazione della prima Milano Digital Fashion Week. Ma la 106

voglia del bello e di ciò che fa stare bene le persone – un viaggio, un abbraccio, un abito – resta sempre forte e nel mondo del glamour non si è ancora trovata una valida alternativa alla passerella. Voluta dagli stilisti per mostrare la loro filosofia di stile, dai buyer per toccare con mano i capi che un domani proporranno ai clienti, dai giornalisti per documentare l’emozione e la scoperta delle tendenze del futuro. Ed è per questo che, finalmente, dal 22 al 28 settembre i front row torneranno a popolar-

si, naturalmente con la giusta cautela e rispettando le norme vigenti. Certo, mentre scriviamo il programma della settimana non è ancora del tutto definito, ma non mancano le adesioni e i ripensamenti di chi, nonostante le iniziali titubanze, ha poi deciso di esserci. È il caso di Fendi che, dopo una prima ipotesi di organizzare l’evento nella propria sede di Roma, conferma la sua sfilata a Milano, mercoledì 23 settembre. «In un momento così delicato per il settore, il ritorno sulla passerella rappresen-


ta un’opportunità fondamentale per valorizzare l’eccellenza della moda italiana e rilanciare l’intera filiera. Opportunità che Fendi sostiene, in sinergia con gli altri brand del made in Italy e la Camera Nazionale della Moda Italiana, ripartendo proprio da Milano, che negli ultimi mesi è stata duramente colpita e adesso, anche attraverso il fashion, torna a essere simbolo di rinascita per il Paese. «È un impegno in cui crediamo: valorizzare l’eccellenza italiana e dare un segnale forte di ripresa», fanno sapere dalla maison. E se alcuni già sono a buon punto, c’è ancora suspense in casa Versace. Ma la domanda, anche durante questi mesi di emergenza, resta la stessa: «Chi è l’uomo e chi è la donna di oggi»? Quesito caro a Donatella, Chief Creative Officer della maison, sempre presente con le sue collezioni, che dopo il particolare periodo trascorso si chiede se le persone

ca davvero, di aggiustare quello che non va. Il declino del sistema moda per come lo conosciamo è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion, carpendone il ciclo di consegna continua nella speranza di vendere di più, ma dimenticando che il lusso richiede tempo, per essere realizzato e per essere apprezzato». La pandemia ha dato modo di ricrearsi e per alcuni è stata anche lo stimolo per affrontare la sfida del digitale e dell’e-commerce. È il caso di Ermanno Scervino, che da poco ha affidato la direzione generale del marchio a Sofia Ciucchi, ex di casa Ferragamo, con una nuova strategia di sviluppo della casa fiorentina. «Badate bene, si continua lavorare a una creatività che esprime appieno il Dna del nostro marchio», puntualizza l’ad Toni Scervino, che anticipa il lancio di una nuova collezione di borse sostenibili e della linea Ermanno, che il brand sta riposizionando strategicamente, presentata in questi giorni di settembre. Ora, dopo aver ascoltato alcuni dei grandi della moda, bisogna solo aspettare che si riaccendano le luci sulle passerelle meneghine, simbolo del made in Italy nel mondo, voce importante dell’economia mondiale, espressione di bellezza e salute. cameramoda.it Massimo Giorgetti, creatore del marchio MSGM

© Alessandro Furchino

Ermanno Scervino, Resort 2021

vorranno un look più o meno sobrio. Sicuramente bisogna rispondere ai loro desideri, l’importante è che siano «ugualmente potenti». Ma il loro potere, precisa, « non ha nulla a che fare con il genere, deriva da un diverso tipo di fiducia, sia dalla loro esuberanza sensuale che dalle loro menti». Questo almeno per l’inverno 2020/21, mentre per orientarsi sulle tendenze della prossima primavera bisognerà aspettare il 25 settembre. Che poi il lockdown sia stato anche un momento di riflessione lo confermano in molti, come Massimo Giorgetti, anima creatrice di MSGM: «È stato decisamente un periodo molto intenso per tutti. Ricordo che cercavo di essere sempre positivo, soprattutto quando con il mio team dovevo immaginare soluzioni per affrontare i mesi successivi. Come ufficio stile siamo un team piuttosto piccolo e, insieme all’ufficio stampa e marketing interno, eravamo costantemente al telefono per cercare di far funzionare le cose. In più, con i miei soci abbiamo lavorato su strategie e idee a 360 gradi per salvaguardare l’azienda. Sono sicuro che dopo tutto questo ci sarà una maggiore consapevolezza, una voglia sana di cose speciali, fatte bene, con il cuore e con le mani. In questo noi italiani siamo bravi e MSGM è ancora oggi 100% made in Italy». Per quanto riguarda le sfilate, lo stilista crede in quelle reali: « La nostra è fissata per sabato 26. Abbiamo bisogno di tornare alla normalità e anche Milano vuole una fashion week reale supportata dal digitale. Quello che sta succedendo condurrà sicuramente a un’evoluzione del sistema ma non a una cancellazione del passato. La moda, paradossalmente, si rinnova in fretta, ma resta legata alle sue regole». Poi c’è chi, pensando alla crisi trascorsa, l’ha definita «una meravigliosa opportunità per riallineare tutto e ridare valore all’autenticità». Lo ha detto Giorgio Armani a Reputation Review, la rivista italiana interamente dedicata all’analisi della reputazione. «Il momento che stiamo attraversando è turbolento – continua lo stilista – ma ci offre anche la possibilità, uni-

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MODA

ALTAROMA GUARDA AVANTI LA FASHION WEEK CAPITOLINA, DAL 15 AL 17 SETTEMBRE, CONFERMA LA SUA VOCAZIONE D’AVANGUARDIA. PER LA PRESIDENTE SILVIA VENTURINI FENDI È NECESSARIO RIPARTIRE DAI GIOVANI TALENTI

© Gigi Samueli

Giada Curti Haute Couture Spring-Summer 2020

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essun manichino resterà disadorno nella Capitale, perché la moda emergente è pronta a mostrarsi senza alcuno stop. Anche se alcune manifestazioni hanno deciso di slittare al 2021, Altaroma fashion runway conferma il secondo appuntamento del 2020 a settembre, dal 15 al 17, invece che a luglio come negli anni scorsi. A spiegare il perché di questa scelta è Silvia Venturini Fendi, non solo anima creatrice della maison romana che porta il suo nome, ma anche presidente della società che organizza le sfilate romane. «La manifestazione si è contraddistinta negli anni per la sua vocazione verso la ricerca e il sostegno di designer emergenti, outsider della moda e realtà indipendenti che nutrono e danno linfa al sistema del fashion italiano e internazionale. La volontà di essere presenti nasce quindi dal desiderio di rafforzare il nostro legame con gli imprenditori più giovani e resistenti. Il ruolo di Altaroma è fare da trait d’union, permettere il dialogo con i maggiori player e offrire l’opportunità di affacciarsi sui mercati più strategici. È per questo che non possiamo tirarci indietro: il valore del made in Italy e l’indotto che il sistema della moda porta sul territorio devono restare saldi. Siamo di fatto l’unico canale di sviluppo e internazionalizzazione efficace per le realtà che sosteniamo», chiarisce l’imprenditrice-creativa. Che impatto ha avuto il Covid-19 sulla moda e sul lavoro dei nuovi talenti? Non siamo ancora in grado di valutare con numeri esatti i danni che questa inaspettata emergenza sanitaria ha effettivamente provocato a tutto il sistema. Ci aspettiamo senza dubbio una flessione nei fatturati e, nostro malgrado, anche qualche abbandono da parte di chi non aveva abbastanza forze per resistere. Tuttavia, la nostra presenza esiste proprio per tendere la mano: siamo un porto sicuro durante la tempesta, dove riparare i danni e ripartire alla volta del grande oceano. Come si evolverà Altaroma? È sempre in continuo movimento, grazie soprattutto al suo legame con l’avanguardia più genuina. I nostri team affiancano i brand, li seguono e li supportano, e a loro volta imparano a rinnovarsi e a crescere insieme a loro. È


© Courtesy of Fendi

uno scambio continuo, uno stimolo a migliorarsi, e questo è possibile anche grazie alla nostra città: Roma è davvero la Capitale, è qui che si concludono alcuni dei più importanti accordi economici, ma è anche crocevia di culture, una ricchezza inestimabile di cui siamo fieri eredi. Ci sarà più spazio per dirette in streaming e social? Ovviamente la manifestazione è pronta ad accogliere il suo pubblico anche da lontano. Gli eventi saranno trasmessi su una nuova piattaforma virtuale, una novità assoluta rispetto alle precedenti edizioni, che rappresenta non solo la pronta risposta all’emergenza sanitaria, ma un gesto concreto per consentire a tutti i brand di non rinunciare a un momento di forte aggregazione. Anche i social – che già da qualche edizione sono diventati un luogo di incontro fondamentale – verranno potenziati per offrire nuove occasioni di dialogo. Il vostro punto forte rimane lo scouting, con il contenitore Showcase dedicato agli emergenti? È il nostro progetto originale, nato per dare sostegno a brand e designer selezionati secondo criteri severi, realtà di altissimo livello qualitativo, che optano solo per lavorazioni rigorosamente artigianali e totalmente made in Italy. Un’iniziativa a cui Altaroma tiene molto, non solo per l’interesse che su-

Silvia Venturini Fendi

scita nei più importanti buyer mondiali ma perché, sin dall’inizio, consente a chi supera le selezioni di partecipare gratuitamente alla rassegna. Si tratta di un’opportunità unica, che è vitale mantenere attiva, ancora di più in questo momento. Il consiglio ai più giovani? I più giovani siamo noi, siamo noi l’avanguardia, il trampolino ma anche la rete di sicurezza per affrontare un cammino costruttivo. Dalla fucina di Altaroma sono nati, e nascono, brand e designer autorevoli. Il nostro è un lavoro che parte dal basso e spinge

affinché i semi germoglino e arrivino in alto. Un esempio tra tutti? Gli appuntamenti realizzati dalla Camera Nazionale della Moda di Milano dedicati ai giovanissimi, che vedono coinvolti i nomi cresciuti nel vivaio di Altaroma, a dimostrazione di un circuito virtuoso fatto di eccellenze, che rinnova continuamente il dialogo tra tutte le capitali del fashion, da Roma a Milano, passando per Firenze. C.M. altaroma.it altaroma ALTAROMA AltaRomaStyle

© Altaroma

Silvia Venturini Fendi con la designer Roni alla presentazione della sua prima, omonima, capsule collection durante il contenitore Showcase (gennaio 2020)

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TRIBUTE

A CASA DI ALBERTO Alberto Sordi nel giardino della sua villa a Roma, durante un’intervista (1974) © Reporters Associati & Archivi Srl

APERTA AL PUBBLICO PER LA PRIMA VOLTA LA VILLA ROMANA DI SORDI. CHE DAL 16 SETTEMBRE OSPITA UNA MOSTRA FOTOGRAFICA PER RACCONTARE IL VOLTO INEDITO DELL’ATTORE, A 100 ANNI DALLA NASCITA di Luca Mattei

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ellemme1 - l.mattei@fsitaliane.it


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er quanto dell’Albertone nazionale si sia già visto, detto e scritto tanto, c’è un aspetto della sua vita ancora tutto da scoprire, persino oggi, a 17 anni dalla scomparsa: la sua esistenza privata, le passioni, le emozioni, in pratica quanto ha sempre voluto tenere segreto, lui che era tanto espansivo nel lavoro quanto riservato nelle questioni personali. Come d’altronde ha dichiarato a Enzo Biagi in un’intervista per il programma di Rai3 Cara Italia: «Io la tristezza la nascondo… ho capito che non importa niente a nessuno delle mie tristezze, perciò non mi confido mai e dico: “Tutto bene, tutto bene”. Me la tengo per me». È questo volto inedito e profondo dell’attore il grande protagonista della mostra Il Centenario - Alberto Sordi 1920-2020, prodotta e organizzata da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare. Una rassegna che, per festeggiare un secolo dalla nascita dell’indimenticato interprete, porta il visitatore direttamente nel vivo della sua intimità, racchiusa nell’incantevole villa romana nascosta nel verde di Caracalla, aperta per la prima volta al pubblico. L’evento consente «di scoprire un Sordi che va oltre i successi cinematografici», spiega Alessandro Nicosia, curatore dell’esposizione con Vincenzo Mollica e Gloria Satta, «e di conoscere storie che talvolta circolavano a proposito del suo privato. Un Sordi speciale, vero: un benefattore, un amante degli animali e delle belle donne, un collezionista d’arte, un fotografo appassionato, un viaggiatore». Dal 16 settembre al 31 gennaio 2021 ci si può immergere nelle stanze e nel giardino che lo hanno avvolto nella quotidianità, districandosi come se si fosse suoi graditi ospiti tra ambienti, oggetti, memorie, documenti, fotografie e video inediti che restituiscono un ritratto a tutto tondo di Sordi come uomo, non solo come attore. Innamorato a prima vista di quella che sarebbe diventata la sua dimora: decise, infatti, di acquistare la costruzione tra via Druso, al Celio, e piazzale Numa Pompilio, progettata negli anni ‘30 dall’architetto Clemente Busiri Vici, solo poche ore dopo averla visitata nella primavera del 1954. Un colpo di fulmine comprensibile ammirando oggi la villa in tutto il suo

La Villa di Alberto Sordi vista dall’esterno (1959) © Archivio storico Luce

splendore. Un gioiello capitolino che in molti si augurano resti visitabile anche al termine della mostra. L’iniziativa dedicata al centenario sordiano va comunque al di là dell’ex residenza dell’attore: nella tensostruttura esterna alla villa, in uno spazio aperto a cui si può accedere gratuitamente, viene proiettato un filmato curato da Istituto Luce Cinecittà, mentre il Teatro dei

Dioscuri al Quirinale ospita una seconda sezione della mostra con un focus su Storia di un italiano, il programma televisivo andato in onda su Rai2 tra il 1979 e il 1986, tanto amato dallo stesso Sordi che ne era ideatore e conduttore. Per conservare nella libreria di casa un ricordo di queste celebrazioni, sono disponibili inoltre due cataloghi, uno dedicato alla mostra, Alberto Sordi. 1920L’esterno della villa oggi © Serena De Angelis

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TRIBUTE

Interno della villa © Stefano D’Offizi

2020 (a cura di Alessandro Nicosia con Vincenzo Mollica e Gloria Satta - Skira, pp. 256 € 35) e l’altro alla residenza, Villa Sordi (Skira, pp. 104 € 25). Tra memorabilia, immagini e pagi-

ne, l’iconografia variegata che risulta dal grande evento capitolino ravviva ancora una volta il ricordo gioioso e, al tempo stesso, commovente di un uomo che è riuscito a entrare nel cuore

e nella memoria delle generazioni che lo hanno vissuto, come di quelle successive. corperlacultura.it centenarioalbertosordi

LUCCA RICORDA SORDI E FELLINI Alberto e Federico, due amici per la vita e due giganti del set, celebrati a un secolo dalla loro nascita. Il Lucca Film Festival ed Europa Cinema presentano la mostra Alberto Sordi, Fellini e i Vitelloni: 100 anni insieme, a Palazzo Pfanner dal 25 settembre al 15 ottobre, un focus sul capolavoro che ha sancito il loro successo internazionale. In esposizione anche altre chicche: manifesti originali di film come Il Marchese del Grillo (girato anche nello stesso palazzo lucchese), bozzetti, foto di scena e tanti oggetti della preziosa collezione di Alessandro Orsucci. F.V. Interno della villa © Stefano D’Offizi

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OFFERTE E SERVIZI

CARNET 15 VIAGGI

A ognuno il suo viaggio. Con l’offerta Carnet è possibile effettuare più corse su una stessa tratta a un prezzo vantaggioso rispetto a quello Base. Si può scegliere la super convenienza del Carnet 15 viaggi, che permette di risparmiare il 30% sulla tratta preferita su Frecce e Intercity. Disponibili anche il Carnet 10 viaggi con lo sconto del 20% rispetto al prezzo Base e il Carnet 5 viaggi con una riduzione del 10%. L’offerta è nominativa, utilizzabile entro 180 giorni e riservata ai titolari CartaFRECCIA. Maggiori informazioni su trenitalia. com - offerte e servizi - i nostri carnet

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SCOPRI I SERVIZI DELLA NUOVA APP DEDICATI AL PROGRAMMA TRENITALIA FOR BUSINESS È arrivata la nuova app Trenitalia con servizi dedicati ai clienti Trenitalia for Business. Chi viaggia per lavoro può usufruire delle funzionalità e dei servizi riservati al mondo corporate accedendo all’app con l’utenza business. Con la nuova user experience è possibile acquistare il biglietto in pochi tap e ricevere aggiornamenti in tempo reale sullo stato del proprio treno, fino alla partenza. Basta accedere con le credenziali Trenitalia for Business e usufruire di tutte le funzioni: • acquisto semplice e veloce con le tariffe corporate dedicate • acquisto dei Carnet BIZ da 10, 30 e 50 viaggi • self check-in per dichiarare la propria presenza a bordo • andamento del treno visibile nella sezione I miei viaggi • biglietto a portata di tap con il prossimo viaggio in home page • prenotazione dei treni regionali e visualizzazione dei posti disponibili • acquisto rapido del viaggio del cuore • smart caring per restare sempre aggiornati sul proprio treno • pagamento come da accordo Trenitalia for Business Uno strumento completo con tutti i servizi di vendita e di viaggio, per una maggiore efficienza e velocità di prenotazione e per avere ogni spostamento a portata di click. Iscriviti al Programma Trenitalia for Business dal sito trenitalia.com

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OFFERTE E SERVIZI

PARCHEGGIO + TRENO IN UN CLICK

G

razie all’accordo fra Trenitalia e Metropark, insieme al biglietto del treno è possibile prenotare e acquistare anche la sosta auto vicino alla stazione. Dopo il pagamento del ticket ferroviario si riceve il codice prenotazione e il QR Code per accedere al parcheggio. Oltre che sul sito Trenitalia, il posto auto è acquistabile in biglietteria e nelle agenzie di viaggio abilitate. Se invece si è già comprato il biglietto del treno, è comunque facile: fino alle ore 24 del giorno precedente al viaggio è possibile aggiungere la sosta in stazione nell’area Modifica biglietto su trenitalia.com, cliccando sul pulsante Aggiungi altri servizi e scegliendo Metropark nella sezione Completa il tuo viaggio. Il servizio è attivo nelle stazioni di Arezzo, Bergamo, Bologna Centrale, Cagliari, Castellammare di Stabia (NA), Frascati (RM), Milano Porta Garibaldi, Milano Porta Genova, Milano Rogoredo, Napoli Centrale, Padova, Rapallo (GE), Rimini, Torino Porta Susa, Treviso Centrale, Varese, Vicenza e, ora, anche nelle stazioni di Bari, Firenze Rifredi, Genova Nervi, Lecce, Napoli Afragola, Nocera Inferiore (SA), Palermo Centrale, Pavia, Peschiera del Garda (VR), Pisa Centrale, Pistoia, Pompei (NA), Salerno e Udine. trenitalia.com | metropark.it

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PORTALE FRECCE

WWW.PORTALEFRECCE.IT INTRATTENIMENTO GRATUITO, FACILE E VELOCE Il portale FRECCE rende più piacevole il viaggio grazie ai numerosi servizi gratuiti disponibili a bordo dei treni Frecciarossa e Frecciargento e nelle sale FRECCIAClub e FRECCIALounge. Per accedere basta collegarsi alla rete WiFi, digitare www.portalefrecce.it o scaricare l’app Portale FRECCE da App Store e Google Play. Ulteriori dettagli, info e condizioni su trenitalia.com

QUOTIDIANI E RIVISTE NAZIONALI E INTERNAZIONALI EDICOLA DIGITALE

AZIONE, SPORT, LOGICA E TANTO ALTRO A DISPOSIZIONE DI GRANDI E PICCOLI VIAGGIATORI GIOCHI

GLI ALTRI SERVIZI DISPONIBILI

BAMBINI

Cartoni e programmi per i piccoli viaggiatori

INFO DI VIAGGIO

Informazioni in tempo reale su puntualità, fermate, coincidenze

NEWS

Notizie Ansa sui principali fatti quotidiani aggiornate ogni ora

INTERNET WIFI

Connessione a Internet tramite WiFi di bordo

SERIE E PROGRAMMI TV

Una selezione di serie e programmi tv

MUSICA

Il meglio della musica contemporanea italiana e straniera

CINEMA

AUDIOLIBRI

Una selezione di film italiani

Audiolibri di vario genere anche per bambini

CORSO DI INGLESE

LIBRI E GUIDE

Oltre 100 lezioni per imparare l’inglese viaggiando

Circa 200 contenuti tra libri ed estratti di guide turistiche

Per assistenza contattare il numero verde Telecom Italia 800.287515 Opzione 1, attivo tutti i giorni dalle 8 alle 22

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BASE LIBERTÀ DI VIAGGIO E CAMBI ILLIMITATI Biglietto acquistabile fino alla partenza del treno. Entro tale limite sono ammessi il rimborso, il cambio del biglietto e il cambio della prenotazione, gratuitamente, un numero illimitato di volte. Dopo la partenza, il cambio della prenotazione e del biglietto sono consentiti una sola volta fino a un’ora successiva.

ECONOMY CONVENIENZA E FLESSIBILITÀ Offerta a posti limitati e soggetta a restrizioni. Il biglietto può essere acquistato entro la mezzanotte del secondo giorno precedente il viaggio. Il cambio prenotazione, l’accesso ad altro treno e il rimborso non sono consentiti. È possibile, fino alla partenza del treno, esclusivamente il cambio della data e dell’ora per lo stesso tipo di treno, livello o classe, effettuando il cambio rispetto al corrispondente biglietto Base e pagando la relativa differenza di prezzo. Il nuovo ticket segue le regole del biglietto Base.

A/R IN GIORNATA Promozione per chi parte e torna nello stesso giorno con le Frecce a prezzi fissi, differenziati in base alle relazioni e alla classe o al livello di servizio. Un modo comodo e conveniente per gli spostamenti di lavoro oppure per visitare le città d’arte senza stress e lasciando l’auto a casa 1.

BIMBI GRATIS Con Trenitalia i bambini viaggiano gratis in Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity nei livelli Business, Premium e Standard e in 1^ e 2^ classe. Gratuità prevista per i minori di 15 anni accompagnati da almeno un maggiorenne, in gruppi composti da 2 a 5 persone 2.

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PROMOZIONI

CARNET 15, 10 E 5 VIAGGI

NOTTE & AV

I Carnet Trenitalia sono sempre più adatti a tutte le esigenze. Si può scegliere quello da 15 viaggi con la riduzione del 30% sul prezzo Base, da 10 viaggi (-20% sul prezzo Base) oppure il Carnet 5 viaggi (-10% sul prezzo Base). Riservato ai titolari CartaFRECCIA, il Carnet è nominativo e personale. L’offerta è disponibile per i treni Frecciarossa, Frecciargento, Frecciabianca e Intercity 3.

L’offerta consente di usufruire di prezzi ridotti per chi utilizza, in un unico viaggio, un treno Notte e un treno Frecciarossa o Frecciargento. La promozione è valida per i viaggiatori provenienti con un treno notte dalla Sicilia, dalla Calabria o dalla Puglia che proseguono sulle Frecce in partenza da Napoli, Roma o Bologna per Torino, Milano, Venezia e tante altre destinazioni, e viceversa 4 .

NOTE LEGALI 1. Il numero dei posti è limitato e variabile, a seconda del treno e della classe/livello di servizio. Acquistabile entro le ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Il cambio prenotazione/biglietto è soggetto a restrizioni. Il rimborso non è consentito. Offerta non cumulabile con altre riduzioni, compresa quella prevista a favore dei ragazzi. 2. I componenti del gruppo che non siano bambini/ragazzi pagano il biglietto al prezzo Base. Offerta a posti limitati e variabili rispetto al giorno, al treno e alla classe/livello di servizio. Cambio prenotazione/biglietto e rimborso soggetti a restrizioni. Acquistabile entro le ore 24 del secondo giorno precedente la partenza. 3. Il Carnet consente di effettuare 15, 10 o 5 viaggi in entrambi i sensi di marcia di una specifica tratta, scelta al momento dell’acquisto e non modificabile per i viaggi successivi. Le prenotazioni dei biglietti devono essere effettuate entro 180 giorni dalla data di emissione del Carnet entro i limiti di prenotabilità dei treni. L’offerta non è cumulabile con altre promozioni. Il cambio della singola prenotazione ha tempi e condizioni uguali a quelli del biglietto Base. Cambio biglietto non consentito e rimborso soggetto a restrizioni. 4. L’offerta Notte&AV è disponibile per i posti a sedere e le sistemazioni in cuccetta e vagoni letto (ad eccezione delle vetture Excelsior) sui treni Notte e per la seconda classe, o livello di servizio Standard, sui treni Frecciarossa o Frecciargento. L’offerta non è soggetta a limitazione dei posti. Il biglietto è nominativo e personale.

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FOOD ON BOARD

© DGTL Graphics sro/AdobeStock

Il viaggio nel viaggio

EASY GOURMET, EASY FOOD E ALTRI GUSTI Voglia di una pausa sfiziosa da gustare comodamente al tuo posto? Itinere e le Frecce hanno la soluzione giusta per ogni desiderio. Easy Gourmet*, con i suoi menù completi ispirati alle eccellenze della cucina italiana, Easy Food** e il MiniBar**, con idee per tutti i gusti da assaporare in ogni momento del viaggio, anche in versione gluten free: panini, primi piatti e una vasta gamma di altri gustosi snack e bevande. È possibile scegliere tra le diverse alternative e richiedere la preferita al passaggio dell’operatore. Tra le proposte, il club sandwich firmato dallo chef stellato Carlo Cracco per Easy Gourmet e il nuovissimo menù Aperitivo di Easy Food. Tutte le scelte sono disponibili su itinere.it

*Il servizio Easy Gourmet è disponibile per i clienti dei livelli di servizio Business e Premium Frecciarossa e in 1^ classe Frecciargento **Il servizio Easy Food e il MiniBar sono disponibili per i clienti del livello di servizio Standard Frecciarossa, della 2^ classe e del livello di servizio Standard Frecciargento e per i clienti dei treni Frecciabianca 121


CARTAFRECCIA

ISCRIVITI A CARTAFRECCIA PRESTO TANTE NOVITÀ

CartaFRECCIA è il programma fedeltà gratuito, dedicato ai clienti Trenitalia, che ti consente di accumulare punti viaggiando con i nostri treni o acquistando prodotti e servizi dai nostri partner. Registrati online in pochi minuti e ricevi subito il tuo codice personale già attivo per iniziare la raccolta punti e accedere alle promozioni dedicate. Dando il consenso al trattamento dei dati personali, riceverai speciali promozioni su misura per te. E in più sconti e agevolazioni dai nostri partner e il catalogo premi CartaFRECCIA con tante novità in arrivo. 122


MOSTRE IN TRENO E PA G O M E N O PER I SOCI CARTAFRECCIA SCONTI E AGEVOLAZIONI NELLE PRINCIPALI SEDI MUSEALI E DI EVENTI IN ITALIA Saraceno, artista tra i più originali del contemporaneo, contamina Palazzo Strozzi con le sue visioni: sculture fluttuanti intessute da ragni liberi, giganti costellazioni specchianti, stanze oscure dove percepire il battito delle foglie, geometrie sospese nel vuoto. Dopo lo stop a causa del Covid-19, a Firenze ha riaperto la mostra Aria, prorogata fino al 1° novembre, una riflessione per pensare a un pianeta nuovo. Il progetto del maestro argentino punta i riflettori sui cambiamenti climatici per meditare su un futuro più so-

stenibile in cui l’uomo possa vivere senza i combustibili fossili, evitando di depredare la Terra e avvelenare la prima fonte di vita: l’aria. «Proprio la miscela aeriforme, da cui il titolo, connette tutto il percorso espositivo agendo anche sulle grandi installazioni», spiega il curatore Arturo Galansino. Una sollecitazione più che mai attuale sul rispetto tra gli ecosistemi: dall’uomo al centro del mondo, all’uomo come parte di un universo in cui ricercare una rinnovata armonia. Ingresso 2x1 riservato ai soci Carta-

FRECCIA muniti di un biglietto per le Frecce con destinazione Firenze in una data antecedente al massimo di cinque giorni da quella della visita. palazzostrozzi.org palazzostrozzi palazzostrozzi palazzostrozzi

IN CONVENZIONE ANCHE MILANO • Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci TORINO • Helmut Newton. Works, fino al 20 settembre alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea • Il primato dell’opera. Il nuovo allestimento della collezione del Novecento storico della GAM, dal 26 settembre

Giorgio de Chirico Bagnante al sole (Arianna abbandonata) (1931) Olio su tela Courtesy GAM Torino

Tomás Saraceno Costellazione termodinamica (2020) © Ela Bialkowska/OKNO Studio

VENEZIA • Collezione Peggy Guggenheim Info su trenitalia.com 123


NETWORK // ROUTES // FLOTTA

Bolzano Ora Udine

Bergamo

Trento Verona

Milano

Vicenza

Brescia

Oulx-Bardonecchia

Trieste

Venezia Padova

Mantova

Torino

Treviso

Reggio Emilia AV Genova

Modena Bologna

La Spezia

Ravenna

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NO STOP

Piombino

Rimini

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Siena Pescara Roma Fiumicino Aeroporto

Foggia

Caserta Napoli

Matera

Bari Lecce

Sorrento Potenza

Salerno Sapri

Taranto

Sibari

Paola

LEGENDA:

Lamezia Terme Reggio di Calabria

I collegamenti da/per Bardonecchia sono attivi il venerdì, sabato, domenica fino al 13 settembre 2020. II collegamenti Freccialink per Sorrento e per Piombino sono attivi il sabato e la domenica fino al 13 settembre 2020. Maggiori dettagli su destinazioni e giorni di circolazione su trenitalia.com Per schematicità e facilità di lettura la cartina riporta soltanto alcune città esemplificative dei percorsi delle diverse tipologie di Frecce. Maggiori dettagli per tutte le soluzioni di viaggio su trenitalia.com

FRECCIAROSSA ETR 1000 Velocità max 400 km/h Velocità comm.le 300 km/h Composizione 8 carrozze 124

Livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard Posti 457 WiFi

Presa elettrica al posto Servizi per persone con disabilità Fasciatoio


FRECCIAROSSA

FRECCIAROSSA ETR 500

Velocità max 360 km/h | Velocità comm.le 300 km/h | Composizione 11 carrozze 4 livelli di servizio Executive, Business, Premium, Standard | Posti 574 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 700

Velocità max 250km/h | Velocità comm.le 250km/h | Composizione 8 carrozze 3 livelli di Servizio Business, Premium, Standard | Posti 500 WiFi | Presa elettrica e USB al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

1a

FRECCIARGENTO ETR 600

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 7 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 432 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIARGENTO ETR 485

Velocità max 280 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 489 WiFi | Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA

Velocità max 200 km/h | Velocità comm.le 200 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 603 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio

FRECCIABIANCA ETR 460

Velocità max 250 km/h | Velocità comm.le 250 km/h | Composizione 9 carrozze Classi 1^ e 2^ | Posti 479 Presa elettrica al posto | Servizi per persone con disabilità | Fasciatoio 125


PRIMA DI SCENDERE FOTO DEL MESE

Testo e foto di Silvia Crippa e Giorgio Zara

In Sardegna li chiamano genti arrubia, la gente rossa. I fenicotteri rosa sono una delle immagini che più distinguono questa regione. Ammirarli è uno di quei momenti che si conservano come un ricordo indelebile. In un piccolo specchio d’acqua, bordato di vegetazione palustre, un gruppo di snelli ed eleganti uccelli dalle ali rosa disegna un cuore sull’acqua scura, esprimendo la bellezza di questa terra antica. Una terra piena di magia, ma anche minacciata dall’uomo e dalla sua azione, come racconta la mostra 164 piedi - Sardegna dallo Zenit al Nadir con le nostre fotografie aeree. Dal 29 ottobre al 15 novembre all’Oxy.gen di Bresso (MI), nell’ambito del Photofestival 2020, che si tiene dal 7 settembre a Milano e in diverse città lombarde. Un festival atteso dalla primavera e rimandato a causa del Covid-19, con 140 rassegne fotografiche in due mesi (mappa dei luoghi e date delle esposizioni sul sito milanophotofestival.it). photofestivalmilano milanophotofestival

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PRIMA DI SCENDERE FONDAZIONE FS

TE SORI DI METALLO

© Archivio Fondazione FS Italiane/Giuliano Sodi

LOCOMOTIVE, CARROZZE E VAGONI RIPRENDONO VITA GRAZIE AL RECUPERO DEI VEICOLI STORICI FERROVIARI

L’elettrotreno ETR 252 Arlecchino durante i lavori di restauro

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ata in Gran Bretagna nella prima metà del ’900, l’archeologia industriale si occupa del recupero e della valorizzazione del patrimonio tecnico appartenente al nostro passato. Un patrimonio fatto di lotte operaie, visioni imprenditoriali e sperimentazioni, sia urbanistiche che architettoniche, spesso minacciato dall’oblio e dall’incuria. Quando però un’area viene rivalutata, restaurata e riconsegnata alla collettività, nascono autentiche perle che narrano il nostro recente passato industriale e tracciano una linea continua col presente culturale. Un esempio su tutti è il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa: uno spazio di 36mila m2 che diventa testimone della storia italiana, dove la scenografica esposizione di locomotive, automotrici, carrozze e vagoni di ogni genere aiuta il visitatore a immergersi in atmosfere ormai lontane nel tempo. A ben vedere, il materiale rotabile, che evoca in sé il concetto di movimento, rende ancora più fruibile quella rivalutazione che nel caso di un luogo è spesso soltanto passiva. Sedersi su un sedile di legno e farsi cullare dal dondolio di una carrozza d’epoca consente di rivivere il passato con gli occhi del presente. Per rendere possibile tutto questo, la Fondazione FS Italiane è impegnata da anni sul fronte del recupero dei veicoli storici ferroviari, oggi valorizzati e do-

tati dei più moderni strumenti per garantire la circolazione sull’attuale rete ferroviaria. Ma il processo di restauro di un treno è tanto affascinante quanto complicato, come si vede in un breve video pubblicato sulla pagina Facebook della Fondazione che testimonia alcuni momenti della sverniciatura di un’automotrice elettrica ALe 601, uno dei mezzi più veloci e prestigiosi del parco rotabili FS. Un duro lavoro che viene ampiamente ripagato dall’entusiasmo con cui gli appassionati accolgono il ritorno in servizio di queste vecchie glorie, come l’Arlecchino, che dopo oltre 20 anni torna a correre sui binari, pronto per offrire una nuova opportunità nel panorama del turismo lento italiano. FondazioneFsitaliane fondazionefsitaliane

SUI BINARI DELLA STORIA Dopo il grande successo di viaggiatori ad agosto, aumenta l’offerta turistica di settembre a bordo dei treni storici di Fondazione FS Italiane. Il primo appuntamento è con il Treno del Barocco, sabato 5, seguito da numerosi percorsi tra cui, a nord, il Lario Express del 13 e, a sud, il Treno degli Elimi previsto il 26. fondazionefs.it 127


PRIMA DI SCENDERE FUORI LUOGO

di Mario Tozzi mariotozziofficial mariotozziofficial [Geologo Cnr, conduttore tv e saggista]

OfficialTozzi

IL BUEN RETIRO P

ochi posti in Italia sono in grado di esercitare una vera e propria fascinazione solitaria come Castel del Monte, a una ventina di chilometri da Andria, in piena Murgia calcarea. Suggestioni astronomiche a parte, questo è un solitario monumento di un antico principe illuminato, Federico II di Svevia, che amò davvero queste terre e lasciò dovunque un segno potente del suo passaggio terreno. Il castello si vede da lontano e sembra una corona dorata adagiata su una collina: nessuno conosce il nome dell’architetto progettista, ragione per cui si ipotizza che l’idea fosse dello

© Angelo Chiariello/AdobeStock

Castel del Monte (BT)

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stesso imperatore svevo (fu iniziato nel 1240, dieci anni prima della sua morte). È un gigantesco edificio ottagonale, costellato da otto torrioni che lo irrobustiscono, ma l’impressione non è pesante né massiccia, tutt’altro: l’armonia della costruzione è talmente cristallina da farne uno degli edifici più perfetti dell’intero Medieovo italiano. La posizione non era davvero strategica e non ci sono fortificazioni schiettamente militari, non serviva solo alla caccia e come residenza era piuttosto isolata. Che fosse un buen retiro per gli studi scientifici e la meditazione?


UN MOTIVO IN PIÙ PER TORNARE IN GIORNATA

Andata e ritorno in giornata a partire da 69€ L’offerta a posti limitati, che variano in base al giorno, al treno e alla classe o livello di servizio è valida per treni Frecciarossa, Frecciargento e Frecciabianca e permette di viaggiare, a seconda delle tratte prescelte, a partire da 69 € nel livello standard/2° classe, da 79 € per il livello Premium, da 89 € nel livello business/1°classe e da 159 € per il livello Executive. Tali prezzi non si applicano alle relazioni per i quali è previsto un prezzo Base A/R inferiore. Per usufruire dell’offerta, i viaggi a/r devono essere effettuati nei medesimi livelli o classi di servizio. È ammesso il cambio dell’orario sia per il treno di andata che per quello di ritorno, una sola volta fino alla partenza degli stessi. Il cambio delle date dei viaggi, il rimborso e l’accesso ad altro treno non sono consentiti. L’offerta è acquistabile fino alle ore 24 del terzo giorno precedente la partenza del treno. Non è possibile prenotare il posto nei salottini. L’offerta non è cumulabile con altre riduzioni compresa quella per i ragazzi. Per i dettagli sull’offerta e le tratte interessate vai su www.trenitalia.com e presso tutti i canali di vendita.



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