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UNAVITA P ER L’ARTE UNEVIE POURL 'ART

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DÉFI ALPIN

DÉFI ALPIN

Dalle Prime Collaborazioni Con Il Pubblicitario

Armando Testa Fino Al Progetto Intercontinentale

CON GALLERIA CONTINUA. MICHELANGELO PISTOLETTO È IN CONTINUA MUTAZIONE E SI EVOLVE NEL SEGNO DELL’INFINITO

di/par Andrea Radic Andrea_Radic andrearadic2019

La sua analisi della vita e degli elementi che la compongono è incredibilmente affascinante. Il percorso artistico di Michelangelo Pistoletto è espressione del genio e della consapevolezza che sentimenti, passioni, certezze e contrasti possomo essere declinati in molte forme. Incontrare il fondatore dell’Arte povera è un privilegio, le sue parole ti restano dentro e ti fanno riflettere. A 90 anni compiuti lo anima un’energia apparentemente inesauribile. Legato al Louvre di Parigi da un rapporto profondo, è stato il primo a tenere qui, tra aprile e maggio scorso, tre Leçons d’Artiste: Le musée-miroir, Une histoire de l’art par Michelangelo Pistoletto e L’archipel-musée. Nel 2013 il museo ha ospitato la sua mostra Année 1. Le Paradis sur Terre, mentre nel 2022 e nel 2023 il Louvre di Abu Dhabi ne ha accolto le opere all’interno della mostra Mirror Paintings

Pistoletto arriva, si siede con il suo trolley nero nel FRECCIALounge di Firenze Santa Maria Novella e si racconta, a partire dall’opera appena inaugurata al Centro tecnico federale di Coverciano a Firenze, in presenza di tutti i calciatori della Na- zionale e dei vertici della Figc. L’installazione si intitola Il calcio nella formula della creazione ed è permanente. È composta da cento sfere delle dimensioni di un pallone, realizzate con diversi marmi del mondo a sottolineare l’universalità del calcio. Tre cerchi consecutivi rappresentano il simbolo della creazione prendendo spunto dalla raffigurazione dell’infinito matematico. Due cerchi rimandano alle reti mentre il terzo, quello centrale, evoca il punto del campo in cui inizia la partita. «Quando spiego ai giovani la formula della creazione la paragono proprio a un campo da calcio. Nei due cerchi più distanti le squadre e in quello centrale il pallone che rappresenta il caso, spinto verso una meta dalla volontà reciproca dei due team. L’avversario non è il nemico da debellare, bensì l’amico necessario per giocare la partita della vita e dare ciascuno il meglio di sé», racconta Pistoletto.

Per lui la creazione «nasce sempre da due elementi che stando fermi non creano niente ma incontrandosi in quel cerchio centrale producono qualcosa che non esisteva. L’universo è creato dall’incontro di spazio-tempo e massa-energia, l’uno

De Ses Premi Res Collaborations Avec Le Publiciste

Armando Testa Son Projet Intercontinental Avec

LA GALLERIA CONTINUA, MICHELANGELO PISTOLETTO EST EN CONSTANTE MUTATION ET ÉVOLUTION SOUS LE SIGNE DE L'INFINI

La Son analyse de la vie et des éléments qui la composent est incroyablement fascinante. Le parcours artistique de Michelangelo Pistoletto est l'expression d'un génie et d'une conscience que les sentiments, les passions, les certitudes et les contrastes peuvent s'exprimer sous de multiples formes.

Rencontrer le fondateur de l'Arte Povera (Art pauvre) est un privilège, ses paroles vous pénètrent et font réfléchir. À 90 ans, une énergie apparemment inépuisable l'anime. Lié au Louvre de Paris par une relation profonde, il a été le premier à y organiser trois Leçons d'Artiste entre avril et mai : Le muséemiroir, Une histoire de l’art par Michelangelo Pistoletto et L’archipel-musée. En 2013, le musée a accueilli son exposition

Année 1. Le Paradis sur Terre, tandis qu'en 2022 et 2023, le Louvre d'Abu Dhabi accueillera ses œuvres dans le cadre de l'exposition Mirror Paintings

Pistoletto arrive, s'installe avec son chariot noir dans le FRECCIALounge de Firenze Santa Maria Novella et se raconte, en commençant par l'œuvre qui vient d'être inaugurée au centre technique fédéral de Coverciano à Florence, en présence de tous les joueurs de l'équipe nationale et de la direction de la FIGC. L'installation s'intitule Il calcio nella formula della creazione (Le football dans la formule de la création) et est permanente. Elle se compose de cent sphères de la taille d'un ballon, fabriquées à partir de différents marbres du monde afin de souligner l'universalité du football. Trois cercles consécutifs représentent le symbole de la création, en s'inspirant de la représentation de l'infini mathématique. Deux cercles font référence aux buts, tandis que le troisième, le cercle central, évoque le point du terrain où le jeu commence. « Lorsque j'explique la formule de la création aux jeunes, je la compare à un terrain de football. Dans les deux cercles les plus éloignés, les équipes et dans le cercle central, le ballon qui représente le hasard, poussé vers un but par la volonté mutuelle des deux équipes. L'adversaire n'est pas l'ennemi à vaincre, mais plutôt l'ami nécessaire pour jouer le jeu de la vie et donner à chacun le meilleur de lui-même », explique Pistoletto. Pour lui, la création « naît toujours de deux éléments qui, immobiles, ne créent rien, mais qui, en se rencontrant dans ce cercle central, produisent quelque chose qui n'existait pas. L'univers naît de la rencontre de l'espace-temps et de la masse-énergie, l'un positif et l'autre négatif. Dans la nature, la création se poursuit toujours dans un affrontement continu d'éléments. Nous, les humains, avec notre intelligence, avons développé un système similaire, créant par l'imagination et la confrontation un monde artificiel qui nous offre d'immenses positivo e l’altro negativo. In natura la creazione prosegue sempre in un continuo contrapporsi di elementi. Noi esseri umani, con la nostra intelligenza, abbiamo sviluppato un analogo sistema, creando attraverso l’immaginazione e il confronto un mondo artificiale che ci offre possibilità immense, ma mette a rischio la natura. Dobbiamo unire artificio e natura per produrre un mondo nuovo».

C’è un Dio che funge da arbitro o non dobbiamo considerare questa ipotesi?

Non c’è nessuno che fa l’arbitro.

Quest’anno la tua arte verrà celebrata da Galleria Continua con un progetto intercontinentale, un susseguirsi di mostre personali in ciascuna delle otto sedi intorno al mondo: San Gimignano, in provincia di Siena, L’Avana a Cuba, Les Moulins a Parigi, San Paolo del Brasile, Pechino in Cina, Dubai negli Emirati Arabi e, naturalmente, Galleria Continua a Roma. Puoi dirci di più?

È una rassegna intercontinentale sul mio lavoro, caratterizzato da molti momenti diversi e autonomi. Sono un artista che si è moltiplicato, una sorta di collettivo di artisti in uno solo. La mostra in corso a Roma, al Chiostro del Bramante, presenta e mette in connessione molti aspetti della mia produzione, sembra un’esposizione di gruppo dei diversi Pistoletto, che sono io, uno solo, ma anche tanti. Quando all’inizio degli anni ‘60 ho realizzato i Quadri specchianti vedevo nell’opera me stesso, insieme a chiunque esistesse o passasse davanti al quadro. La mia identità è il noi. Ogni momento della mia vita può essere considerato un essere nuovo, sono figlio di me stesso, padre e nonno, una parentela di autonomie individuali. La molteplicità della società umana si identifica perfettamente con la mia personalità.

Sei soddisfatto del tuo percorso artistico o c’è un aspetto che avresti voluto maggiormente approfondire?

Sono contento del mio percorso e di ciò che faccio, non ho abbandonato nulla e tutto ritorna sempre come memoria.

Non sapremmo chi siamo e dove andiamo se non conoscessimo bene da dove veniamo, quale strada abbiamo preso e cosa va mantenuto o superato.

Bisogna passare la storia al pettine per vedere cosa ne rimane e da lì iniziare un percorso nuovo. Il quadro specchiante ci mostra cosa abbiamo alle spalle, oltre a ciò che abbiamo di fronte. Ci consente di setacciare il passato per costruire nuovi investimenti culturali in modo cosciente, vivo e attivo.

Che atmosfera c’era a Torino durante il tuo esordio artistico?

Era una città in movimento, in crescita, l’arte era molto presente e dai diversi Paesi del mondo raggiungeva la Galleria civica, molto attiva come altri centri privati. Io ho avuto la fortuna di iniziare nello studio pubblicitario di Armando Testa, dove ho capito quanto la pubblicità avesse un’anima vivace e fosse capace di stimolare l’immaginazione. Studiavo l’arte moderna da una parte e la proiezione immaginativa dall’altra, unite a una profonda esperienza delle opere antiche, grazie a mio padre che era restauratore.

Dove sei cresciuto?

A Torino, in una casetta con giardino, in zona corso Francia, dove i miei genitori si possibilités, mais qui met la nature en danger. Nous devons unir l'artifice et la nature pour produire un nouveau monde. »

Y a-t-il un Dieu qui joue le rôle d'arbitre ou faut-il écarter cette hypothèse ?

Il n'y a personne qui joue le rôle d'arbitre. Cette année, votre art sera célébré par Galleria Continua avec un projet intercontinental, une succession d'expositions individuelles dans chacun des huit lieux d'exposition à travers le monde : San Gimignano dans la province de Sienne, La Havane à Cuba, Les Moulins à Paris, São Paulo au Brésil, Pékin en Chine, Dubaï dans les Émirats arabes et, bien sûr, la Galleria Continua à Rome. Pouvez-vous nous en dire davantage ?

Il s'agit d'une revue intercontinentale de mon travail, caractérisée par de nombreux moments différents et indépendants. Je suis un artiste qui s'est démultiplié, une sorte de collectif d'artistes en un seul être. L'exposition actuelle à Rome, au Cloître de Bramante, présente et relie de nombreux aspects de ma production, elle ressemble à une exposition collective des différents Pistoletto, c'est-à-dire moi, un seul être, et pourtant mille êtres. » Lorsque j'ai réalisé les Tableaux miroirs au début des années 1960, je me suis vu dans l'œuvre, avec tous ceux qui existaient ou passaient devant le tableau. Mon identité, c'est le nous. Chaque moment de ma vie peut être considéré comme un nouvel être, je suis mon propre fils, mon propre père et mon propre grand-père, une parenté d'autonomies individuelles. La multiplicité de la société humaine s'identifie parfaitement à ma personnalité.

Êtes-vous satisfait de votre parcours artistique ou y a-t-il un aspect que vous auriez aimé explorer davantage ? Je suis satisfait de mon parcours et de ce que je fais, je n'ai rien abandonné et tout me revient toujours en mémoire. Nous ne saurions pas qui nous sommes et où nous allons si nous ne savions pas d'où nous venons, quel chemin nous avons pris et ce qu'il faut maintenir ou dépasser. Nous devons passer l'histoire au peigne fin pour voir ce qu'il en reste et, à partir de là, entamer un nouveau voyage. Le tableau-miroir nous montre ce qui est derrière nous, ainsi que ce qui est devant nous. Il nous permet de passer le passé au crible pour construire de nouveaux investissements culturels d'une manière consciente, vivante et active. sono trasferiti dopo essersi sposati. Durante la guerra ci siamo spostati a Susa, nei dintorni del capoluogo piemontese, dove ho vissuto in una cascina di famiglia imparando a tagliare l’erba, potare gli alberi e allevare gli animali.

Quelle était l'atmosphère à Turin lors de vos débuts artistiques ?

C'était une ville en mouvement, en pleine croissance, où l'art était très présent et où il arrivait de différents pays du monde à la galerie municipale, qui était très active, tout comme d'autres centres privés. J'ai eu la chance de commencer dans le studio de publicité d'Armando Testa, où je me suis rendu compte que la publicité avait une âme vivante et qu'elle était capable de stimuler l'imagination. J'ai étudié l'art moderne, d'une part, et la projection imaginative, de l'autre, tout en ayant une profonde expérience des œuvres anciennes, grâce à mon père qui était restaurateur.

Quale è il profumo della tua infanzia?

Una mescolanza di pittura a olio e cucina. Mio padre dipingeva bellissime nature morte con cacciagione, pesci e funghi. Era un realista e quando terminava mia madre cucinava i soggetti ritratti. Cosa non sopporti nelle persone e cosa invece ti piace di più?

Tutto. Apprezzo le qualità positive e non disprezzo quelle negative, perché penso possano essere modificate e, se diamo a quella persona la giusta possibilità, diventare positive. Cerco sempre di fare tesoro del problema che mi divide da qualcuno, perché se ci si rincontra non si farà più lo stesso sbaglio. Hai ricevuto più fiducia o più dinieghi?

Veri dinieghi no, forse momenti di incomprensione. Avevo ottenuto grande riconoscimento internazionale, ero stato accolto nella grande famiglia della Pop Art americana. Quando, nel 1964, questa si affermò con la vittoria da parte di Robert Rauschenberg alla Biennale di Venezia, il mio gallerista voleva che mi trasferissi negli Stati Uniti e dimenticassi di essere italiano. Gli risposi che ero molto contento del suo entusiasmo, ma che a differenza di quanti aderirono alla Pop Art io non mi riconoscevo esclusivamente nel sistema consumistico.

Quindi, pur consapevole delle oggettive affinità artistiche, ascoltai me stesso e la mia storia che ha origini romane, greche e rinascimentali. Dal fondo oro che si traduce in superficie specchiante. Così, non mi sottomisi e restai in Italia. Ma gli Stati Uniti non mi voltarono le spalle, anzi: la mia Arte povera divenne un’alternativa alla Pop Art con me protagonista. Fu l’ultimo movimento dell’arte moderna, seguito solo dalla Transavanguardia che riconosceva, appunto, l’impossibilità di un’avanguardia dopo l’Arte povera.

Che rapporto hai con i giovani artisti? Straordinario. Mentre insegnavo all’Accademia di Vienna, ho creato a Biella Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, una realtà che si propone anche come laboratorio-scuola dedicata allo studio e alla sperimentazione. Se non mi guardo allo specchio e non guardo mia moglie vedo solo persone giovani. Dico sempre loro che nel futuro non ci sarà spazio per tutti gli artisti, ma non voglio vedere nessuno fallire, perché è la società intera ad aver bisogno dell’arte non solo i grandi musei. Devono essere individuali e sociali per creare vita.

Succede così alla nostra Cittadellarte, dove si crea una connessione con tutti i settori della vita sociale: la politica, la tecnologia, l’economia, la scienza. Qui tutte le forme culturali – teatro, musica, cinema, poesia, danza – comunicano tra loro. Si tratta di un luogo dove l’inventiva dell’artista trova il suo sviluppo didattico. Così nascono i maestri di questa nuova società. Grazie alla Fondazione, Biella è entrata nella rete delle Città creative dell’Unesco.

Prendi spesso il treno?

Andavo a insegnare a Vienna in macchina, mille chilometri all’andata e mille al ritorno: ci fosse stato il Frecciarossa lo avrei sicuramente preferito. Lo sviluppo del trasporto ferroviario in Italia, che oggi mi permette di partire dal Piemonte ed essere in pochissime ore a Roma, a Napoli o a Parigi, è meraviglioso. E a bordo posso utilizzare molto bene il tempo: scrivo e lavoro sui miei progetti. Quando guardo il paesaggio mi dà gioia vedere che l’Italia vive di complessità naturale, tra verde e campi coltivati. C’è un’emozione che ancora non hai provato e che vorresti vivere?

Sicuramente ne vivrò ancora diverse, ma non so quali. Non esiste l’emozione pura come non esiste la ragione pura. Io vivo l’emozione della ragione.

Veduta della mostra personale di Michelangelo Pistoletto I Quadri specchianti (2023) Galleria Continua, San Gimignano (Siena)

Vue de l'exposition personnelle de Michelangelo Pistoletto Les tableaux miroirs (2023) Galleria Continua, San Gimignano (Sienne)

Courtesy Galleria Continua San Gimignano, Beijing, Les Moulins, Habana, Roma, Sao Paulo, Paris, Dubai

Où avez-vous grandi ?

À Turin, dans une petite maison avec jardin, dans le quartier du Corso Francia, où mes parents ont déménagé après leur mariage. Pendant la guerre, nous avons déménagé à Susa, près de la capitale du Piémont, où j'ai vécu dans une ferme familiale, apprenant à couper l'herbe, à tailler les arbres et à élever des animaux.

Quel est le parfum de votre enfance ?

Un mélange de peinture à l'huile et de cuisine. Mon père peignait de belles natures mortes avec du gibier, des poissons et des champignons. Il était réaliste et lorsqu'il avait terminé, ma mère cuisinait les sujets représentés. Qu'est-ce que vous détestez chez les gens et qu'est-ce que vous aimez le plus ?

Tout. J'apprécie les qualités positives et je ne déteste pas les qualités négatives, car je pense qu'elles peuvent être changées et, si nous donnons à cette personne une chance, devenir positives. J'essaie toujours de chérir le problème qui m’a éloigné de quelqu'un, car si vous vous rencontrez à nouveau, vous ne commettrez plus jamais la même erreur. Avez-vous reçu plus de confiance ou plus de reniements ?

De vrais reniements non, peut-être des moments d'incompréhension. J'avais acquis une grande reconnaissance internationale, j'avais été accueilli dans la grande famille du Pop Art américain. Quand, en 1964, cela s'est confirmé avec la victoire de Robert Rauschenberg à la Biennale de Venise, mon marchand d'art a voulu que je m'installe aux États-Unis et que j'oublie que j'étais italien. Je lui ai répondu que j'étais très heureux de son enthousiasme, mais que contrairement à ceux qui adhéraient au Pop Art, je ne me reconnaissais pas exclusivement dans le système consumériste. Ainsi, tout en étant conscient des affinités artistiques objectives, je me suis écouté et j'ai écouté mon histoire, qui a des origines romaines, grecques et de la Renaissance. Du fond d'or qui se traduit par une surface miroitante. Je ne me suis donc pas soumis et je suis resté en Italie. Mais les États-Unis ne m'ont pas tourné le dos, loin s’en faut : mon Arte Povera, dont j'étais le protagoniste, est devenu une alternative au Pop Art. Ce fut le dernier mouvement de l'art moderne, suivi seulement par la Trans-avantgarde, qui reconnaissait précisément l'impossibilité d'une avant-garde après l'Arte Povera.

Quelle relation entretenez-vous avec les jeunes artistes ?

Extraordinaire. Alors que j'enseignais à l'Académie de Vienne, j'ai créé Cittadellarte - Fondazione Pistoletto, à Bielle, une réalité qui est aussi un atelier-école dédié à l'étude et à l'expérimentation. Si je ne me regarde pas dans le miroir et que je ne regarde pas ma femme, je ne vois que des jeunes. Je leur dis toujours qu'à l'avenir, il n'y aura pas de place pour tous les artistes, mais je ne veux voir personne échouer, car c'est la société dans son ensemble qui a besoin de l'art, et pas seulement les grands musées. Ils doivent être individuels et sociaux pour créer de la vie. C'est ce qui se passe dans notre Cittadellarte, où un lien est créé avec tous les domaines de la vie sociale : la politique, la technologie, l'économie, la science. Ici, toutes les formes culturelles – théâtre, musique, cinéma, poésie, danse – communiquent entre elles. C'est un lieu où l'inventivité de l'artiste trouve son développement didactique. C'est ainsi que naissent les maîtres de cette nouvelle société. Grâce à la Fondation, Bielle est entrée dans le réseau des villes créatives de l'Unesco. Prenez-vous souvent le train ?

J'allais enseigner à Vienne en voiture, mille kilomètres à l'aller et mille au retour : s'il y avait eu un train Frecciarossa, je l'aurais certainement privilégié. Le développement du transport ferroviaire en Italie, qui me permet aujourd'hui de partir du Piémont et d'être en quelques heures à Rome, Naples ou Paris, est formidable. Et à bord, je peux très bien utiliser mon temps : j'écris et je travaille sur mes projets. Quand je regarde le paysage, je me réjouis de voir que l'Italie se nourrit de la complexité naturelle, entre verdure et champs cultivés. Y a-t-il une émotion que vous n'avez pas encore vécue et que vous aimeriez vivre ?

J'en vivrai certainement encore plusieurs, mais je ne sais pas lesquelles. Il n'y a pas d'émotion pure, pas plus qu'il n'y a de raison pure. Disons que je vis l'émotion de la raison.

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