Pro Recco Waterpolo 1913

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Anno II - n° 3

In auto da Recco a Berlino:

quando la trasferta era un’impresa editoriale

Sarà l’anno della Pro Recco L’inizio del centenario, il record di convocati in nazionale e la presentazione pubblica di un sogno che si fa realtà: la rinascita della piscina di Punta Sant’Anna. Per la Pro Recco, il 2013 è iniziato alla grande. Un anno che parte da un atto d’amore come la ricostruzione dello storico impianto di pallanuoto. Un progetto vero, per la città dei campioni e dei tanti giovani che da molte generazioni trovano nella pallanuoto un’occasione di crescita e un modo sano per diventare adulti. E’ il desiderio di dare anche ai figli e ai nipoti la stessa opportunità, che ha spinto la Pro Recco a promuovere il grande progetto per la rinascita di Punta Sant’Anna e del palazzetto del nuoto da dedicare a Ida bisso e Antonio Ferro. Quasi a segnare in maniera netta la volontà irrinunciabile di coinvolgere la città in questo progetto, già fortemente voluto dalla famiglia Volpi, abbiamo scelto la strada dell’assemblea pubblica per presentarlo. Noi siamo trasparenti come l’acqua delle piuscine in cui nuotano i nostri ragazzi e i nostri campioni e non abbiamo paura del confronto. E’ con questo presupposto che la settimana passata abbiamo organizzato l’assemblea pubblica che – come pensavamo – è stato un clamoroso successo per la città. Oggi c’è un’occasione concreta perché il sogno di Recco diventi realtà: c’è un progetto, firmato da un brano architetto, una proposta quadro per un accordo di programma, presentata e preparata da un grande avvocato, c’è una società disposta a spendere (e non poco, credetemi) i soldi necessari per riaprire la piscina. Adesso è arrivato il momento che la serietà e l’ottimismo messi in campo dalla Pro Recco contagino tutti coloro che possono essere protagonisti di questa rinascita. Questa è un’occasione storica e lasciarla cadere sarebbe una colpa gravissima. All’intenro di questo terzo numero del nostro giornale, troverete il racconto dell’assemblea pubblica, le immagini della piscina dei sogni. E poi tanto spazio per lo sport, le attività sociali. Un bellissimo cammeo di storia recchese firmato dal grande giornalista Claudio Mangini. Ma soprattutto troverete l’anima della Pro Recco: una società che crede nel futuro e nel valore educativo dello sport. Angiolino Barreca, amministratore delegato

In un racconto-testimonianza del grande giornalista Claudio Mangini, uno spicchio divertente e glorioso della Pro Recco Story

avanti. Giù giù giù, verso la Liguria. Anzi no: su su su fino a un altro mare, quello del Nord, Eraldo Pizzo conserva ancora la ricevuta: Amburgo. 718 marchi. Della Germania Est. Al cambio Quella trasferta passò alla storia. Mica solo reale poche decine di migliaia di lire. «Erava- perché ai tempi del Muro un viaggetto del gemo una comitiva di quindici o venti persone, nere non era la cosa più semplice del mondo. lasciammo la mancia, mille marchi in tutto e ci No: anche perché in acqua la qualificazione trattarono come re. Ma quello che non sape- fu sofferta, combattuta, conquistata con le unvamo era che non si poteva uscire dall’auto- ghie, i denti e una straordinaria prova di squastrada per cercare un ristorante. Se ci avesse dra. Pronti, via: e con il Vasas finisce 9-10. Seconda partita: fermato la polizia, c’è lo Spandau sarebbero stati che ha fatto il tiro guai». al bersaglio con i Un’avventura, turchi dello Yuzla trasferta per me e ha voglia di i quarti di finale fare il bis uber aldella Coppa dei les in Europa. Ma Campioni di palla Pro Recco giolanuoto 1983-84 ca una partita di sponsorizzata cuore e straordidalla Volvo. La naria lucidità. C’è squadra divisa un gruppetto di su quattro potenti recchesi a fare il 740 turbo. De1954, partita nella baia di Recco tifo nella piscina. stinazione da raggiungere Berlino. Allora Gabriele Ovest. Squadra di casa lo Spandau, detentore della Coppa. E per arrivarci biso- Volpi, imprenditore in Nigeria, seguiva la sua gnava attraversare un’ampia striscia della Pro Recco come supertifoso a distanza. Si vecchia Ddr. L’episodio della “trattoria proibi- vince: 7-5. Ma c’è ancora da vincere col palta” sulla strada del ritorno, verso Monaco e il lottoliere contro lo Yuzme, perché lo Spandau Brennero. Ma a un equipaggio andò peggio: batte il Vasas, tre squadre finiscono alla pari un errore “di rotta” alle prese con la complicatissima segnaletica all’uscita da Berlino e segue a pagina 2 Di Claudio Mangini


Pag. 2 da pagina 1 e conta la differenza reti: 19-6, missione compiuta. Cento anni di storia, dai progenitori della Pro Recco attuale alla squadra del mito. E quel trionfo al sapore di fritto diventa una pagina memorabile, un simbolo. Nulla di scontato, nulla di facile. Mai. In semifinale, al confronto, quasi fu una passeggiata, con il doppio successo (di misura), casa e trasferta contro lo Jug Dubrovnik. E poi, gli olandesi dell’Alphen in finale. Squadra spigolosa, difficile. Piscina – altro che tulipani – che era una bolgia e un 10-8 da recuperare nel ritorno ad Albaro. Piena come mai. Con quelle gradinate a picco che moltiplicavano l’effetto tifo. E con gli spettatori sul bordo e

Il mitico Caimano nel 1983

perfino sui trampolini della piscina genovese. Tifo caldo e tifosi bollenti. Come Nino La Rocca, pugile che all’epoca stava preparando la sfida alla corona europea dei welter. «Lo placcai mentre stava puntando dritto verso l’arbitro», racconta Pizzo. Finì 8-5 per i biancocelesti, con gol decisivo di Marco Galli, contestato dagli ospiti che si erano dimenticati di certe decisioni arbitrali nella gara d’andata. E per la Pro Recco fu la Coppa dei Campioni numero due. Per Eraldo Pizzo, che due anni e mezzo prima aveva vinto il campionato nel Bogliasco, un’accoppiata eccezionale, scudetto-Coppa, da presidente. Anche la prima Coppa dei Campioni, quella datata 1964-65, ha contorni epici e difficoltà logistiche a far da contorno e rendere tutto più difficile. Corsi e ricorsi storici. La finale si dovette giocare alla piscina Cozzi di Milano.

Dal Settebello a Volpi, un filo mai spezzato Se Eraldo Pizzo è il filo conduttore - scudetti e trofei da splendido atleta, da allenatoregiocatore e da presidente - c’è lui direttore sportivo quando la Pro Recco torna nel 2002, dopo 18 anni, a cucirsi quel triangolo tricolore sulle calottine. «Una grande gioia, vincerlo alla Scandone, perché il Posillipo allora era una super squadra, abituata a vincere tanto in Italia e in Europa». Poi furono gli anni del super ciclo di Gabriele Volpi – sette scudetti e quattro Champions, oltre a 7 coppe Italia, 4 Supercoppe europee e una Liga Adriatica. Eraldo dal suo album

dei ricordi indelebili prende la Coppa sotto il diluvio di Barcellona, con gol di Madaras nei supplementari contro lo Jug. Era il 2008. Due anni dopo a Napoli la Pro Recco batté il Primorac Kotor. Ma come quella volta a Berlino tanti anni prima, la vera impresa non fu nella partita decisiva ma sulla strada verso il trionfo. In quell’occasione nella semifinale: sotto 0-4 contro il Partizan Belgrado, i biancocelesti di Pino Porzio conquistarono il pass per la finale ai supplementari dopo una rimonta da raccontare. Un’altra pagina da raccontare. Un’altra pagina nel Mito.

Lo squadrone dell’impresa a Berlino «Albaro non era disponibile dodici mesi all’anno. Recco era fuori discussione, visto che si giocava d’inverno, e per la preparazione dovemmo arrangiarci fra la piscina scoperta dell’Hotel Bristol di Rapallo e la vaschetta coperta dell’hotel Regina a Pieve Ligure. Sarà stata otto metri per otto e mio fratello Piero, che era il nostro allenatore, ci faceva lavorare soprattutto sui contatti uomo a uomo, oltreché sui tiri in porta. Certo, lì, non era possibile curare il nuoto». A Milano la Pro Recco batté Dinamo Magdeburgo e Marina di Mosca, in pratica la nazionale sovietica, entrambe per 5-4. Poi arrivò lo scontro-spareggio con il Partizan, che aveva vinto la prima edizione della coppa, l’anno prima. Gli jugoslavi erano una corazzata: i più temibili Sandic il gigante buono e Manic il cattivo. «Cattivo per davvero», ricorda il Caimano. Decise tutto un gol a uomo in più di Franco Lavoratori, il ragazzo di Recco che sembrava un surfista californiano. Un talento della pallanuoto e per qualsiasi sport. «La forza fisica, la gioia della vita», dice Eraldo Pizzo. Aveva vinto il primo scudetto della storia del Recco a 18 anni, era diventato campione olimpico l’anno dopo a Roma nel 1960 a 19. «Giocava centroboa,un ruolo delicato, doveva assumersi responsabilità. Aveva una maturità straordinaria per la sua età». La storia, lo sanno tutti, comincia nel 1959, con quel gruppo di ragazzi cresciuti in mare che va a giocarsi il titolo a Trieste. Ma qui non è “la maledizione delle piscine” che costringe alla trasferta, ma solo la sede stabilita per il quadrangolare finale. La Pro Recco batte il Camogli nella prima partita, la Lazio nella seconda e poi fa secca la Canottieri Napoli nella terza. E in gradinata qualcuno sventola lo striscione con il tricolore già cucito sopra.


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Patryk Squeri, un esordio da campione Una rete al Camogli, un sogno che si realizza. Una conferma che Pro Recco punta sui giovani Non pensate che sot to quella calottina bianco celeste, la testa di Patryck Squeri si sia in qualche modo montata. Il ragazzino che ha quattordici anni ha esordito nella squadra dei supercampioni, infilando una gran bella rete ai cugini di Camogli (città in cui “milita” come studente) non è certo uno che “se la tira” come direbbero compagni e compagne di scuola, o gli altri ragazzi delle giovanili. Detto questo, la soddisfazione e la percezione di avere vissuto un momento storico per la sua vita c’è ed è del tutto legittimo. «Sì, è stata una grande gioia. Anche se ho realizzato l’importanza di quel momento solamente dopo la partita e nei giorni successivi. Rivedendo le immagini e i filmati, ascoltando gli amici - racconta Patryck, 14 anni compiuti lo scorso 2 settembre (giorno beffardamente dedicato a San Prospero, uno dei patroni venerati a Camogli) – nel momento della realizzazione in vasca è stato come se fossi un’altra persona. Ero concentrato al massimo e non mi sono reso conto di quanto stavo facendo. Pensavo solo alla squadra, a dare il meglio e a fare il mio dovere». Un commento da giocatore maturo. E non è un caso che mister Tempestini abbia scelto il quattordicenne per un esordio in prima categoria. Patryck lo sa e ringrazia il tecnico: «Sentire la fiducia è importante per qualsiasi atleta, figuriamoci per chi ha quattordici anni. Quando sono entrato in piscina contro il Camogli ho provato un’emozione fortissima e senza sentire attorno il sostegno della squadra sarei letteralmente affogato». Raccontando il gol al Camogli, messo a segno con la calottina numero 10, per Patryck è come ripercorrere un sogno: «Ho ricevuto un passaggio perfetto, non dovevo sbagliare. Non ho avuto paura di tirare e quando ho visto la rete che si gonfiava ho capito che era anda-

ta bene. E’ vero, facciamo tanti sacrifici, ma momenti come questi ti compensano di tutto; però non voglio assolutamente considerarmi appagato. Devo dimostrare ancora tutto e il modo migliore è procedere con tantissima umiltà». L’incontro è terminato 16 a 6, così come era prevedibile visto le differenze di forze in vasca. Ma, al di là della soddisfazione che sempre deriva dalla vittoria in un derby, è il punto di Patryck che ha trasformato la partita in un incontro da segnare negli annali. Più ancora della grande prestazione di Pietro Figlioli, che al Camogli di reti ne aveva fatte 5. Dentro e fuori dalla piscina c’è stata gloria soprattutto per il quattordicenne. Tempestini, che fa dell’impegno con le giovanili un punto di forza per la società, ha deciso che c’era spazio anche per lui, regalandogli l’emozione dell’esordio dopo che tutta a settimana si era allenato con i ‘grandi’ e lui ripaga tutti, ma sopratutto se stesso, con il gol del 14-6, pochi istanti dopo essere entrato in acqua:

esplosione del pubblico che saluta questo battesimo. E adesso? «Adesso sono tornato con le giovanili e continuo a fare lo studente al Nautico – racconta Patryck – cerco di dare retta ai consigli degli allenatori e a quelli di mio papà Andrea e di mia mamma Agniyeska. So che prima di tutto devo essere promosso quest’anno, prendere il diploma e poi pensare al futuro». Con un sogno in più? «In realtà i sogni sono due. Uno riguarda la pallanuoto ed è ovvio: voglio crescere e diventare un giocatore da prima squadra nella mia amata Recco. Il secondo è volare. Sì, vorrei fare il pilota». E le ragazze? «Beh adesso non ho una fidanzata. Ma chissà che la rete dell’altro giorno non mi porti buono anche su quel versante».

Andrea Fondelli con gli under 18. Il successo australiano Campioni del mondo, con un capitano come il recchese Andrea Fondelli. A proposito di giovani in gamba, non si può che celebrare il successo dei ragazzi di Amedeo Pomilio, ct dello squadrone che ha ottenuto la medaglia d’oro ai mondiali di Perth, in Australia. titolo che testimonia il buono stato di salute del movimento collettivo di squadre Nazionali e Club Un successo che vale molto anche per la Pro Recco, società che punta con forza sulle giovanili e che in Australia ha fatto il tifo per Andrea Fondelli, che dello squadrone azzurro è stato il capitano: «E’ stata un’esperienza incredibile, però affermare che non ce lo aspettavamo è sbagliato -racconta Andrea - io contavo molto sulla squadra di quest’anno e ci credevo profondamente. E’ tanto più di valore, questo risultato, in quanto abbiamo incontrato le squadre più forti, Serbia, Croazia, Ungheria e con ciascuna abbiamo meritato di vincere; infatti al di là del risultato, che nelle fasi finali di un Mondiale normalmente non si stacca da uno o due gol di scarto, siamo sempre stati in vantaggio con chiunque. Abbiamo giocato sempre bene e soprattutto abbiamo meritato di vincere la finale». Nella finale di Perth gli azzurrini allenati da Amedeo Pomilio hanno battuto l’Ungheria 10-8 e si sono laureati campioni del mondo. L’Italia ha subito solo nel primo tempo, quando era in vantaggio 3-2 e si è ritrovata sotto nel punteggio per 5-3. Poi la rimonta. La squadra era formata da cinque campani, fra Canottieri Napoli, Posillipo e Salerno e da sei liguri fra Camogli, Recco, Savona e Nervi. Fondelli, Alesiani, Cavo, Cupido, Bruni, Viola e Foti.


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La piscina della Pro Recco Con l’assemblea pubblica del 17 febbraio, il futuro di Punta Sant’Anna a portata di mano Tanta gente per una serata destinata a restare negli annali. E’ quella di giovedì 16 febbraio, in cui la Pro Recco ha rotto gli indugi presentando il progetto per la nuova piscina di Punta Sant’Anna e una proposta di accordo di programma destinata a incidere non poco nel futuro assetto della città (oltre all’impianto c’è anche il recupero dell’ex Iml). Di fronte a un pubblico da grandi occasioni, Angiolino Barreca, amministratore delegato della Pro Recco, ha dato il via alle danze poco prima di cena e sono stati poi Luigi Cocchi, il super avvocato che si è occupato della parte giuridica della proposta, ed Enrico Frigerio, l’architetto che ha illustrato quella che non è più la piscina dei sogni ma una realtà a portata di mano. Nella serata in cui la trasparenza e la chiarezza sono stati gli sponsor ideali, gli interventi più applauditi sono stati quelli di Nicolò Scialfa, vice presidente della Regione Liguria che ha parlato di un’esigenza storica per Recco che «Deve avere la sua piscina», e della mitica nonna della Pro Recco, Andreina Figari, che in un genovese perfetto ha consigliato a chi deve decidere di non perdere tempo (tanto per usare un eufemismo). In mezzo ci sono stati gli appunti del sindaco Dario Capurro, che ha confermato di voler mettere da parte il «project financing» (ovvero il modo per non fare la piscina), del super innamorato della pro Recco Gian Traversa, dell’avvocato Massimo Trebiani, di Carlo Cipriani, di Massimo Stasio. Ognuno a suo modo ha dato il senso di un momento di svolta. Difficile e sbagliato dire se dall’assemblea c’è qualcuno che è usci-

to perdente o che non ha convinto appieno. Molto meglio guardare al futuro con ottimismo, come ha fatto, ad esempio, qualcuno che vuole molto bene alla Pro Recco e che si trova spesso all’estero per ragioni professionali. Al centro del dibattito è stato l’accordo di programma, che dal 17 febbraio è diventato l’unico strumento in pista per poter dare alla città la piscina di Punta Sant’Anna. E’ questo il risultato più evidente che emerge al termine dell’assemblea pubblica organizzata dalla Pro Recco. Il secondo è che il “project financing”, ovvero il bando pubblico alla ricerca di un (finora inesistente) finanziatore torna in un cassetto. O – per usare le parole dello stesso sindaco, Dario Capurro, sul finire del dibattito è «fermo, congelato».

Un’affermazione importante, così come è stato fondamentale l’intervento di Luigi Cocchi, uno degli avvocati dello studio legale Carassale-Cocchi, che ha spiegato le modalità con le quali si potrebbe portare alla rinascita della piscina di Punta Sant’Anna. Di certo l’in-


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o. Il sogno diventa realtà contro è stato un successo evidente per la società. Sia dal punto di vista tecnico giuridico, visto che è emerso chiaramente come l’accordo si possa fare e sia l’unica strada perseguibile, sia dal punto di vista politico grazie soprattutto all’intervento di Nicolò Scialfa, vice presidente della regione, che prima ha confermato l’appoggio della Regione a qualsiasi iniziativa che possa portare all’apertura dell’impianto e che poi in assemblea ha detto con veemenza che «la politica deve saper decidere. Se questo progetto si vuole fare, se la piscina si vuole aprire, allora i tecnicismi vanno messi da parte».

Quasi una promozione sul campo. Molto soddisfatto per l’assemblea pubblica e per la decisione presa dalla Pro Recco è l’amministratore delegato, Angiolino Barreca, secondo cui l’ipotesi di lavoro è giuridicamente perseguibile. «Noi abbiamo sempre ribadito che questa possibilità è praticabile – dice – oggi lo dimostriamo e siamo pronti fare la nostra parte». E ancora: «La Pro Recco, con la Fondazione Ida Bisso, ha la volontà e le possibilità finanziarie per fare il progetto e poi costruire l’impianto. Chiediamo che questo avvenga con un accordo complessivo, che a nostro parere e secondo i nostri legali, è praticabile al cento per cento».

Dedicata a Ida Bisso e Antonio Ferro Il progetto di Enrico Frigerio, l’architetto che con il suo studio ha firmato il parco sportivo Ferdeghini della Spezia (e la Pro Recco ha offerto ai tifosi la possibilità di una gita a levante per vedere l’opera “quasi gemella”), parte dal principio che un manufatto del genere debba necessariamente servire in estate ed inverno senza tempi morti in omaggio al principio che un bene pubblico sia competitivo ed utile proporzionalmente al tempo per cui lo si utilizza. Per questa ragione si prevede l’allungamento della vasca che permetta l’ allestimento di un pontile mobile per ridurne le dimensioni in lunghezza ove non serva ad una partita ufficiale per ricavarne spazio per la balneazione alternativa con una tratto acqueo supplementare. Previsto il mantenimento della profondità dell’attuale invaso (un abbassamento ulteriore avrebbe forse concesso un minor impatto ambientale grazie a gradinate più ridotte in altezza, ma avrebbe determinato un esubero di costi ingiustificato). Per l’inverno, la copertura è resa possibile grazie ad una tenso-strutura (vita media 25 anni) da innalzare (tempo previsto tre giorni) e rimuovere (tempo previsto due giorni) ad ogni cambio di stagione, su circa 6 piloni fissi,simili concettualmente, nello scenario specifico di ambiente marinaro, ad alberi di maestra di antichi vascelli). La tenso-struttura, a differenza del pallone pressostatico, in pratica sorretto da aria compressa, consente di sposare la normativa federale che verso i palloni pressostatici ha grosse riserve in tema di sicurezza per gli spettatori. Abbattimento dell’attuale gradinata e costruzione di due gradinate contrapposte (l’attuale tribuna e la parte prospiciente, per una capienza di circa 800/1000 posti , con un abbattimento in altezza di oltre 10 metri rispetto all’ impatto ambientale costituito dall’attuale massa di cemento. Costruzione di spazi tecnici e di rappresentanza, più servizi per l ‘interno della vasca e comuni anche all’ esterno, atti a coniugare le esigenze del prodotto fra evento sportivo ed esigenza pubblica balenare. Copertura (eventuale) dello spazio verso il mare attualmente occupato (fronte il costruendo depuratore) dal rimessaggio per barche, inglobandolo in uno spazio coperto, la cui superficie sarebbe destinata ad ulteriore spazio balneare.


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Maurizio Felugo a segno con “Tene Ti Ala”

Continua l’impegno per la missione e l’ospedale di Bouar, nella Repubblica Centrafricana Un cuore d’oro e una volontà di ferro. Un sorriso che ha saputo conquistare e ha contagiato i ragazzi di Bouar, uno dei luoghi più poveri della povera Africa. Maurizio Felugo, grande campione della Pro Recco continua a portare il vessillo dell’associazione Tene Ti Ala, che in lingua centrafricana significa “Per Loro”. «Tutto è nato nel 2009, dopo il mondiale. Avevo deciso con alcuni amici di seguire don Fausto Brioni, sacerdote di Chiavari come me, che segue una missione delle suore francescane della missione del Sacro Cuore di Maigaro, un piccolo villaggio nella Diocesi di Bouar, un luogo tanto povero che nessuno ne parla – racconta – là ho trovato tanti amici, una persona incredibile come suor Giulia Mazzon, una vera leader. E là ho deciso che avrei dovuto e potuto fare qualcosa». Tornato in Italia e in Liguria, Maurizio ha fondato l’associazione Tene Ti Ala che fa una cosa molto facile e molto importante: «Raccogliamo fondi per acquistare medicine, alimenti, apparecchia-

ture, che servano a far funzionare l’ospedale di Bouar. L’obiettivo è salvare delle vite, far vivere meglio le persone che soffrono e dare un segno concreto». Negli anni Tene Ti Ala è cresciuta di attenzione e di interesse: “E io in questi anni mi sento una persona più ricca di prima. Vorrei fare ancora di più, ma ogni volta che posso mi dedico all’associazione.

Solidarietà concreta L’obiet tivo dell’associa zione di Maurizio Felugo è raccogliere offerte da destinare al dispensario gestito dalle Suore Francescane del Sacro Cuore di Maigaro a Bouar. Si tratta di un ospedale che, pur essendo piccolo, rappresenta l’unico punto di riferimento sanitario in tutto il nord del Paese (www.missionemaigaro.org). Le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore dal 1993 sono presenti a Maigaro, villaggio della Diocesi di Bouar, in Repubblica Centrafricana. La Comunità religiosa era stata allora invitata dal vescovo Armando Gianni ad avviare un’opera educativa a vantaggio delle ragazze che fino ad allora non avevano alcun accesso al sistema scolastico. Successivamente alla nascita dell’Istituto Tecnico Femminile, come risposta all’immenso bisogno sanitario della popolazione, è sorto un piccolo dispensario oggi sostituito da un efficiente ed attrezzato ospedale con annessa casa-famiglia (Casa Odette) per bambini e bambine in difficoltà. Ancora, una Scuola Primaria consente l’alfabetizzazione e l’accesso scolastico a circa 250 bambini e bambine dei dintorni di Maigaro. Grazie a 4 anni di intenso lavoro professionale e appassionato di molti volontari e alle donazioni di tanti benefattori,

il 2 febbraio 2007 è stata inaugurata la nuova struttura ospedaliera moderna, attrezzata ed accogliente presentandosi al contempo funzionale sia per il degente sia per il personale sanitario, è suddivisa in zone e reparti secondo un criterio logico che risponde alle esigenze sanitarie, epidemiologiche e culturali della popolazione locale. Per chi ha voglia di aiutare davvero, ecco dove fare le offerte: Banca Popolare di Lodi, sede di Chiavari, con la causale “W.P.D / Aiutiamoli a nascere”. c/c bancario: 968, cin f, abi 05164, cab 31950, intestato a Associazione “Tene Ti Ala” - Amici di Maigaro, Iban: It38F0516431950000000000968

Ho coinvolto i miei compagni di squadra e i miei amici, la società e la gente che conosco giorno per giorno”. Adesso Felugo spera di organizzare una nuova iniziativa, magari una partita del cuore. Contagiando anche altri sportivi: «Anche nel mondo del calcio, ad esempio. Credo che altri giovani atleti come me abbiano la volontà di dare una mano. Basta far loro conoscere la realtà che c’è dietro Tieni Ti Ala». L’ultimo contagio è stato per la nazionale di pallanuoto under 18. Nelle piscine dove si è giocata la fase finale dei Campionati maschile e femminile, dai quarti in poi, è stata presente l’associazione Tene Ti Ala. Mentre i giovani campioni azzurri hanno cerato un sito face book dedicato alla missione africana. L’associazione Tene Ti Ala si è costituita il 19 ottobre del 2009 dopo un’esperienza di missione vissuta in Repubblica Centrafricana, nella Diocesi di Bouar. Della spedizione hanno fatto parte Maurizio Felugo, Federica Sambuceti, Maria Vittoria Mallucci, Sara Isernia, Maurizio e Sergio Garreffa. «I prossimo fondi raccolti copriranno le esigenze del reparto maternità per un anno intero, il nuovo obiettivo sarà di costruire una nuova casa per i bimbi orfani, proprio vicino all’ospedale”. E come dice suor Giulia: è bello vedere esplodere la vita in condizioni normali, aiutiamoli a nascere. Tene Ti Ala, che come detto significa “Per loro…” e prende spunto da un versetto del Vangelo di Giovanni. Sono numerose le persone del Tigullio che si sono recate in Repubblica Centrafricana dal 1994 a oggi e numerose sono le associazioni o i privati che hanno a cuore il futuro della missione.


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I magnifici dieci

Per la Pro Recco l’ennesimo record, con ben dieci convocati in nazionale La Pro Recco resta il pilastro della nazionale italiana. Così come è stato per tanti anni nella storia della pallanuoto e così come è anche adesso. Sono stati ben dieci, calcolando come recchelini nel cuore anche Alex Giorgetti, oggi al Debrecen, i ragazzi in calottina biancoceleste che il commissario tecnico della nazionale Alessandro Campagna ha convocato la settimana scorsa. Quasi un segno di una forza che non tramonta e anche dell’errore che spesso si è fatto in passato a considerare lo squadrone come una compagine che si regge sugli stranieri. Non è così – è mister Riccardo Tempestini lo sa bene: «Altro che stranieri. Certo i grandi campioni ci danno forza e si sono integrati benissimo nella nostra squadra. Ma noi crediamo soprattutto nei giovani e nella capacità di formare campioni. E l’elenco record di convocati conferma che la società si è mossa bene». Recco ha sempre creduto nei suoi giovani, li fa crescere nelle giovanili, li fa spesso diventare campioni e serbatoio per la nazionale. «Nulla di nuovo, visto che la Pro Recco è una fucina di campioni – ha detto lo stesso allenatore degli azzurri Alessandro Campagna – i ragazzi della Pro Recco sono tanti, perché la squadra resta la più forte». Il commissario tecnico della nazionale ha diramato le convocazioni per gli Europei di Eindhoven in programma dal 16 al 29 gennaio. Dando una gioia prima di tutto ad Angiolino Barreca, amministratore delegato della pro Recco, che non restando più nella pelle ha dichiarato in un comunicato stampa la sua felicità: «Tempesti, Felugo, Gitto, Aicardi, Luongo, Figari, Fondelli, Figlioli, Fiorentini, con Giorgetti (tutti di una stessa società), convocati in Nazionale Italiana. La “Splendida Decina” della Prorecco Waterpolo 1913!

La Pro Recco, la Città di Recco, l’intera Liguria e gli appassionati di questo grande sport devono essere fieri di questi ragazzi, testimoni positivi di passione sportiva, sentimenti solidali, lealtà e abnegazione, che onorano lo sport, insieme ai loro compagni, in questa occasione non convocati, e che danno soddisfazioni a chi lavora con e per loro. Un grazie va dato, per i meriti acquisiti con questi risultati, alla Famiglia di Gabriele Volpi per aver consentito, con l’ impegno del passato, il raggiungimento di questi ed altri risultati. E ora faremo di tutto per raggiungere un altro record, e questo con l’aiuto dei tifosi della nuova e vecchia guardia e i sostenitori di Recco Pro: la costruzione della Piscina di Punta Sant’ Anna in dodici mesi dal rilascio delle autorizzazioni amministrative comunali». I festeggiamenti per il Centenario sono così iniziati e proseguiranno con altri impegni e sorprese, come sottolinea ancora Barreca: «Grazie a tutti coloro che agevolano il mio impegno e per gli ignavi (da Recco e, passando da Genova, a Roma) ricordiamo ciò che Virgilio disse a Dante “non ragioniamo di loro, ma guarda e passa” (Inferno, Canto III, verso 51). Forza Pro Recco».

Fondelli

Aicardi

Luongo

Felugo

Tempestini

Figari

Giorgetti

Figlioli

Gitto

Fiorentini

La nazionale “recchelina” in diretta tv

Sono diciannove i convocati per le tappe di Civitavecchia il 29 gennaio contro la Romania in diretta su Rai Sport 1 alle 20, e Volgograd contro la Russia il 2 febbraio. Matteo Aicardi, Niccolò Figari, Maurizio Felugo, Pietro Figlioli, Deni Fiorentini, Stefano Luongo, Andrea Fondelli, Niccolò Gitto e Stefano Tempesti, con il “biancoceleste” Alex Giorgetti saranno protagonisti nel ritorno del Settebello nelle sfide decisive contro Romania a Civitavecchia e Russia (a Volgograd), per rimanere a contatto con l’Ungheria che comanda il girone C e che incontreremo a

Bari il prossimo 27 marzo nella partita che deciderà le sorti per la qualificazione alle Superfinal di giugno (si qualifica la prima del girone). Dal 27 gennaio al 3 febbraio la Nazionale si radunerà prima a Civitavecchia (il 29 match al Pala Enel contro la Russia in diretta su Rai Sport 1 alle 20, per poi partire alla volta di Volgograd, la ex Stalingrado situata sulle rive del Volga a circa mille km da Mosca, dove gli azzurri arriveranno il 31 gennaio per rientrare il 3 febbraio (match in programma sabato 2 febbraio con orario da definire).


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Tifosi di oggi e di ieri

Cent’anni di successi. Ma anche di tifo. fosi speciali come i due fratelli Vittorio e Gianni Bisso, ovvero i gemelli di “da O Vittorio”, che portano lo stesso cognome della mamma di Gabriele Volpi, Ida Bisso, perché sono parenti.

Ecco la mail a vostra disposizione: proreccowaterpolo1913@gmail.com”

Pro Recco e Gaslini,

quando la solidarietà è concreta

Prima delle feste, come è tradizione, la Pro Recco ha fatto visita all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova. La squadra al completo con al seguito l’allenatore, Riccardo Tempestini, e il dirigente, Eraldo Pizzo, ha fatto visita ai piccoli degenti dell’Istituto Gaslini. Una visita che sta diventando una consuetudine e che si distingue da tante altre simili per una ragione ben precisa: non è una passerella, ma una vera occasione per fare solidarietà. Con un sorriso, una stratta di mano, una promessa di rivedersi. Un’occasione per confermare che gli atleti della Pro Recco, i suoi dirigenti sono “veri uomini” e non semplici campioni. La Pro Recco ha visitato il padiglione 12 occupato dai bambini affetti da tumore del sangue; poi si sono trasferiti al reparto oncologico. In ogni stanza singola gli atleti hanno portato doni ai piccoli degenti e a capannelli si sono soffermati accanto ai lettini, fraternizzando con gli eccitatissimi supporters in un ‘immagine di indelebile tenerezza.

Quest’anno trait-d’union della visita tradizionale è stato Massimo Giacoppo che per la verità non ha dovuto per nulla faticare per ottenere la completa adesione dei compagni che una volta di più hanno dimostrato il valore del mondo della pallanuoto: «Tutto è nato dall’Associazione per la lotta contro il neuroblastoma. Io ne sono testimonial da tempo perché la responsabile di Messina ha coinvolto mia madre che ha trascinato anche me».

Anno II - n° 3 - Gennaio 2013 - Direttore responsabile: Edoardo Meoli - Stampa: Tipografia ME.CA, Recco - Editore: Pro Recco Waterpolo 1913 - In attesa di registrazione

Il tifo biancoceleste non va in soffitta. Mai. Cambiano semmai i modi di stare accanto alla squadra e alla società. Così oggi la Pro Recco va si Internet con il sito dei supporter Recco Pro e le immagini di Michele Pizzo, dove la piscina, da realizzare a tutti i costi, viene immortalata al tramonto e sotto la neve. Restano, è vero, anche i vecchi modo per fare tifo e – in questo caso – per affermare un principio ben preciso: “Noi vogliamo la piscina”. Si tratta delle magliette con la scritta a caratteri cubitali, che indossano quasi tutti in città e che sono un monito divertente ma anche moto chiaro di quel che pensano i Recchesi della vicenda. C’è il modo di essere tifoso di persone come Gigi Traversa, che qui immortaliamo a baciare la coppa vinta contro il Savona. Un tifoso biancoceleste doc, che si batte da sempre per rendere grande la squadra. Ci sono ti-

E che serbano nel loro ristorante storico (anche lui come la Pro Recco centenario) conservano le foto di una delle tante feste per lo scudetto: si vedono i due pargoli con Eraldo Pizzo e Franco Lavoratori. E’ una vera e propria “chicca” la foto vintage trovata nell’archivio personale di Eraldo Pizzo. Un’immagine, che pubblichiamo qui sotto, dove si vede un giovanissimo Gabriele Volpi: il quarto ragazzo partendo da sinistra dietro alla persona con la maglia a righe. Da questo numero ci piacerebbe che i tifosi, gli appassionati di pallanuoto, chi vuole bene alla Pro Recco e alla sua storia, ci scrivesse o inviasse immagini di una storia lunga cent’anni. Compatibilmente con lo spazio che abbiamo a disposizione, cercheremo di pubblicare tutto quel che ci segnalate.


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