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Medicina & scienza: gli antibiotici

Medicina e scienza di Elisa Corni

ANTIBIOTICI Storia e curiosità

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Antibiotici, virus, batteri, antivirali… c’è una gran confusione su questo tema. Per questo motivo domandarsi: “Cosa sono gli antibiotici e a cosa servono” non è così sciocco come sembra.

Innanzitutto bisogno tenere presente che batteri e virus sono due cose molto diverse. Pur essendo entrambi microorganismi, i primi sono composti da un’unica cellula, mentre i virus sono forme di vita semplici e di dimensioni piccolissime che, non possedendo strutture di replicazione, a differenza dei loro lontani cugini, hanno bisogno di essere ospitati da forme di vita operative e non possono sopravvivere su superfici inerti come ad esempio i pavimenti di casa. Questi parassiti devono infettare nuovi ospiti, e alcuni di questi essendo patogeni possono dare origine a delle malattie. Anche i batteri esistono in forma patogena provocando infezioni per le quali il medico può prescrivere i famosi antibiotici. Per virus come il corona virus che sta flagellando la Cina in questo momento, dunque, gli antibiotici non servono a granché. Però possono comunque servire molto, dato che grazie ad alcuni di essi si sono salvate innumerevoli vite. Basti pensare alla penicillina, il “primo antibiotico della storia umana”. La sua scoperta è stata attribuita al medico scozzese Alexander Fleming solo nel 1928. Questi lavorando nel suo laboratorio su una piastrina di coltura contaminata da muffa, osservò che la crescita batterica era inibita da qualche fattore a lui sconosciuto. Analizzando la coltura, scoprì la presenza di questa sostanza prodotta da dei microrganismi e la battezzò Penicillina. Nonostante questa scoperta portasse a Flemming il nobel nel 1945, è importante sapere che probabilmente a scoprire, osservare e descrivere questa sostanza per primo fu un medico italiano, Vincenzo Tiberio. Molisano di origine, nel 1895 lavorava presso l’Università di Napoli e riportò l’osservazione di una muffa la cui presenza inibiva la proliferazione batterica. Precursore delle scoperte degli anni Trenta, scriveva che “Le proprietà di queste muffe sono di forte ostacolo per la vita e la propagazione dei batteri patogeni”. Sì, perché antibiotico significa letteralmente “contrario alla vita”, e un abuso in medicina può provocare danni piuttosto seri al nostro organismo. Questo perché alcuni processi metabolici e fisiologici che avvengono nel nostro corpo sono veicolati e prodotti proprio dall’azione dei batteri. Per questo dopo un ciclo di antibiotici ci consigliano di assumere prodotti in grado di assistere la nostra flora batterica. Ma questi prodotti non sono usati solo nell’uomo. L’allevamento intensivo di animali per la macellazione è spesso collegato a situazioni fortemente contrastanti rispetto ai naturali cicli vitali: i polli, perché crescano in fretta, sono esposti costantemente alla luce; gli animali sono costretti in ambienti malsani dove il contagio è all’ordine del giorno; l’alimentazione con insilati fa aumentare il rischio di insorgenza di malattie. E così vengono preventivamente “curati” con antibiotici. Il risultato, come rilevato da recenti studi scientifici, è che i batteri superstiti sviluppano una resistenza agli antibiotici, rendendoli inutili perché inefficaci. E questi geni potrebbero addirittura essere trasmessi all’uomo, inibendo l’effetto di questi farmaci salva-vita anche nella nostra specie. Scienziati e studiosi stanno quindi lanciando un allarme: dopo moltissimi anni dalla loro introduzione gli antibiotici rischiano di farci ripiombare nella situazione precedente. È ora di prendere delle contromisure.

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