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Modi di dire: il primo passo

“Modi di dire” di Franco Zadra

Il primo passo è sempre il più difficile

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Testa e piedi sono le due nostre estremità che più di altre ci permettono di mantenerci in asse con il senso della nostra esistenza. In questo momento, con l’intenzione dichiarata di intrattenervi con leggerezza e non certo di propinarvi una saccenteria a buon mercato, vi propongo di fare due chiacchere metaforiche - ovviamente, poiché voi leggete e risponderete a voi stessi, mentre io scrivo e immagino le vostre riflessioni - su l’estremità più “concreta e pratica”, i piedi. Trovo lo spunto per “mettere in piedi”, preparare, allestire, costruire, far sorgere, questo articolo, dalla provocazione di un amico che, al mio accennare a un pensiero vagamente “filosofico” troncò il nostro dialogo con «occorre stare con i piedi per terra», lasciandomi di fatto senza più parole per ribattere e mandandomi subito ko. Per uno che si reputa “filosofo”, l’invito perentorio a “tenere i piedi per terra” suona di fatto molto offensivo, poiché questa frase idiomatica è, nell’uso corrente, associata all’avere la testa sulle spalle, avere giudizio e comportarsi in modo “riflessivo” e razionale, il che è abbastanza in linea con quanto proponevo nell’incipit circa l’asse portante del nostro senso dell’esistenza. È indubbio che con il mio amico sono “partito con il piede sbagliato”, non ho saputo cioè considerare con attenzione l’opportunità dell’esprimere il mio pensiero in un contesto e una circostanza che non lo potevano accogliere. Mi sono così dato “la zappa sui piedi” procurandomi nei suoi confronti un danno d’immagine con un’azione - esprimere un pensiero è comunque anche una azione - che ha prodotto risultati contrari alle mie intenzioni e certamente controproducenti. Per questo trovo utile il consiglio dei nonni di “andarci con i piedi di piombo” con certi discorsi, occorre cioè saper valutare con attenzione la delicatezza dei momenti e usare le parole con circostanza e cautela. Non mi è rimasto altro da fare che “togliermi dai piedi”, andarmene, liberando me stesso e l’altro di un certo imbarazzo del tutto conseguente e assimilabile alla situazione di chi, inavvertitamente “pesta i piedi a qualcuno”. Avrei potuto “puntare i piedi”, ostinandomi e incaponendomi nella convinzione di ottenere ragione e volendo dimostrare che il mio pensiero non era poi così insensato, ma serebbe stata una cosa “fatta con i piedi”, poiché improvvisata sul momento, raffazzonando tanto per dire una diatriba che non aveva ragione di essere, nata all’improvviso, così “su due piedi”, e che rischiava di “prendere piede” minando un’amicizia fino a quel momento mai messa in discussione. Spero tanto che quel mio amico legga questo articolo e smetta di credermi “sul piede di guerra” così da poter di nuovo incontrarci senza il tormento di aspettarci da un memento all’altro uno scontro ideologico, anche se mi conosce per uno sempre pronto a combattere. Del resto, come leggiamo nella Bibbia, sono sempre “belli i piedi del latore di lieti annunci” e, come potete immaginare, non sarebbe finita qui, ma questo è solo un “primo passo”.

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