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Medicina & Salute: i farmaci generici
Medicina & Salute di Paolo Rossetti
I farmaci GENERICI o EQUIVALENTI
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Da oltre vent’anni esistono i farmaci equivalenti o generici da quando cioè sono scaduti i brevetti sui farmaci originali. Ciò ha permesso a qualunque altra azienda, dopo aver ottenuto l’autorizzazione dell’autorita’ competente (in Italia è il Ministero della Salute), di produrre e quindi commercializzare il farmaco generico usando, però altro nome o un’altra dicitura farmacologica. La scelta se usare il farmaco equivalente interessa e coinvolge il medico, il paziente e il farmacista. Quest’ultimo poi deve fornire l’informazione sull’esistenza del medicinale equivalente, sia nel caso il farmaco sia fornito dal SSN oppure a pagamento. Importante però è evitare SEMPRE il famosa “fai da te”.
Seconda la vigente normativa un farmaco è definito equivalente o generico quando contiene lo stesso principio attivo e la stessa quantità rispetto al farmaco di riferimento e quindi si può affermare che sono la stessa cosa. Per molto tempo il termine generico è stato etichettato dalla pubblica opinione come un medicinale non dotato di valida specificità se non addirittura di qualità inferiore a quello di marca. Fu con una Legge 149 del 26 luglio 2005 che, di fatto, si sostituisce il termine generico con “equivalente” E’ utile ricordare che prima che un qualsiasi medicinale possa essere venduto, (sia equivalente o di marca), deve sempre ottenere un’autorizzazione da parte degli organi competenti che, di fatto, confermano come il farmaco evidenzia tutti i requisiti di qualità, purezza delle materie prime, sicurezza ed efficacia. E sebbene gli equivalenti non siano identici agli originali (possono avere, ad esempio una diversa composizione in eccipienti oppure formulati con una diversa tecnologia farmaceutica) sono una validissima alternativa terapeutica ai farmaci originatori anche se sono venduti a un prezzo inferiore. Ciò è possibile in quanto il loro processo di sviluppo non prevede i tempi e i costi della ricerca. E soprattutto non presentano differenze significative in termini di sicurezza ed efficacia nè possono causare reazioni avverse e sconosciute perché il loro uso, garantito e sicuro, riproduce lo stesso effetto del farmaco originale e come quest’ultimo possiede, all’interno della scatola, il famoso “bugiardino” ovvero il foglio illustrativo che accompagna tutti i medicinali. E’ importante sapere e quindi non farsi condizionare dal fatto che i farmaci equivalenti possono essere differenti sia nella confezione, sia nel colore della capsula o compressa e sia nella forma. Queste caratteristiche visive non influiscono affatto sul farmaco. Se capita ciò è perché l’aspetto del farmaco potrebbe essere ancora oggetto di brevetto da parte del produttore originario e quindi la versione generica deve essere diversa da quello di marca. Per quanto riguarda i dati che interessano il nostro paese, presentati dal Report sui trend del mercato italiano, realizzato dal Centro Studi di Assogenerici su dati IQVIA, e riferito all’uso degli equivalenti, si evidenzia che nei primi nove mesi del 2019 i farmaci equivalenti hanno assorbito il 22% del mercato. Una tendenza che, in alcune regioni del nostro paese, è in aumento a svantaggio dei farmaci originari mentre in altre questo mercato è il flessione. Sembrerà strano, ma - secondo gli ultimi dati - gli italiani spendono in media 1,2 miliardi in più all’anno pur di avere il farmaco con il brand più famoso, nonostante il principio sia lo stesso. E l’Italia sugli acquisti dei farmaci equivalenti è decisamente spaccata in due. Da una parte i cittadini del Nord che sono più propensi a scegliere il farmaco con un prezzo inferiore, ovvero quello generico e “non di marca”, dall’altra quelli del Sud, mediamente con un reddito medio inferiore, che continuano a preferire l’acquisto di un medicinale che sulla scatoletta ha il brand più famoso e dunque più costoso