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La spedizione Kon-Tiki, tra mito e realtà
Lo sapevate che? di Elisa Rodari
La spedizione Kon-Tiki: tra mito e realtà
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La storia è da sempre ricca di misteri irrisolti e di domande senza risposta. Spesso ci si chiede come molti popoli antichi, dotati di strumenti primitivi basati sulle poche conoscenze del tempo, abbiano potuto compiere imprese tanto straordinarie da lasciarci a bocca aperta. Nella stessa situazione si è trovato Thor Heyerdahl, chiedendosi quale fu il primo popolo in grado di raggiungere le isole polinesiane. Da oltre un secolo infatti archeologi ed esploratori hanno tentato d’identificare coloro che per primi realizzarono un’impresa tanto rischiosa quanto goliardica. L’esploratore norvegese Thor Heyerdahl sosteneva infatti che i primi a raggiungere queste isole in epoca precolombiana, antecedente quindi alla scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, provenissero dal Sud America. Thor fu in grado di affermare la sua tesi, ovvero che il viaggio dal Sud America alle isole polinesiane fosse alla portata degli antichi peruviani, mettendosi lui stesso alla prova in un’impresa senza precedenti. Avendo questo preciso obiettivo, Thor si mise all’opera costruendo una zattera, utilizzando gli strumenti e i materiali disponibili ai peruviani attorno al XIII secolo: lo scopo non fu solo quello di dimostrare che il viaggio dal Sud America alle isole polinesiane fosse possibile, ma che fosse possibile grazie a una rudimentale zattera costruita secondo le tecniche del tempo. Per la realizzazione dell’imbarcazione vennero utilizzati tronchi di balsa lunghi 14 metri uniti tra loro grazie a corde di canapa, fusti di bambù per sorreggere la vela lunga 4,6 metri, foglie di banano e bambù per la realizzazione di una cabina a poppa, legno di mangrovie e abete per il timone. Nessuna vite, nessun materiale metallico che tenesse insieme la struttura della zattera, solo diverse tipologie di legname. Gli unici elementi “moderni” impiegati nella costruzione dell’imbarcazione furono un generatore elettrico, un sestante e una bussola, strumenti non presenti al tempo degli antichi peruviani ma fondamentali per
la sopravvivenza dell’equipaggio che nel 1947 salpò alla volta di questa avventura. L’equipaggio della Kon-Tiki, guidato da Thor Heyerdahl, era composto da altri cinque componenti: Erik Hesselberg navigatore e artista, Bengt Danielsson unico svedese a bordo (tutti gli altri erano norvegesi) e sociologo interessato alle migrazioni umane, Knut Haugland esperto radio, Torstein Raaby incaricato di effettuare
Lo sapevate che?
le trasmissioni radio ed infine Herman Watzinger ingegnere esperto in misurazioni che durante il viaggio prese nota dei dati meteo ed idrografici della spedizione. L’avventura ebbe inizio il 28 aprile 1947 da Callao, Perù. La zattera venne scortata per circa 80 km dalla marina peruviana per evitare in questo modo il traffico costiero. Raggiunto il largo, la zattera si trovò a navigare in mare aperto guidata dalla corrente di Humboldt, procedendo verso Ovest e solcando le acque del Pacifico. Dopo tre mesi di navigazione, il 30 luglio ci fu il primo avvistamento di un’isola, ma la zattera non si fermò cito americano, insieme alla possibilità di pescare quotidianamente, furono sufficienti a garantire la sopravvivenza dell’equipaggio nei mesi della spedizione. Sicuramente questa della Kon-Tiki fu una spedizione senza precedenti;
migliaia di chilometri per confermare il fatto che gli antichi popoli dell’era precolombiana furono perfettamente in grado di compiere un viaggio simile. Conclusosi il viaggio della Kon-Tiki, Thor decise di scrivere un libro che raccontasse le vicende di quell’incredibile avventura, ottenendo infatti un grande successo. Il racconto del viaggio venne anche immortalato tramite immagini, video e commenti di tutti i membri dell’equipaggio: il film che venne realizzato e diretto dallo stesso Thor Heyerdahl arrivò persino a vincere un Academy Awards come miglior documentario nel 1951. La zattera nella sua forma originaria, restaurata ovviamente dopo il naufragio che subì, si trova ora esposta al Kon-Tiki Museum nella città di Oslo, in Norvegia. Una spedizione passata alla storia che confermò alcuni di quei misteri che la storia può portare con sé anche per secoli.
e proseguì il viaggio fino all’atollo Angatau dove però, data la conformazione dell’isola, l’equipaggio non poté sbarcare. Il 7 agosto la zattera andò a colpire il reef che circondava l’isola disabitata di Raroia. Dopo qualche giorno passato in solitudine su quest’isola, l’equipaggio fu presto raggiunto da alcuni abitanti dell’atollo vicino. L’impresa venne portata a termine con successo dopo aver percorso quasi 7.000 chilometri in 100 giorni. Anche le scorte di cibo, circa 200 noci di cocco, patate dolci, vari tipi di frutti, un’abbondante riserva d’acqua e razioni da campo fornite dall’eser-