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Una coppa al gelato bellunese
I nostri maestri gelatieri di Waimer Perinelli
UNA COPPA AL GELATO BELLUNESE
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Berlino Marienkirche, estate 2001. C'era un caldo pazzesco pur nello splendido giardino che circonda la chiesa protestante nel quartiere Mitte, quello dove c'è la torre della televisione. All'angolo di una strada, di cui ho scordato il nome, c'è una gelateria. Con il collega entro e chiedo un gelato, cioccolato fondente e yogurt, non ho mai cambiato gusto. Senza pensarci ho parlato in italiano e mi sono sorpreso solo quando mi hanno risposto in veneto. Ero entrato da un gelataio di Belluno. E, visto che mi hanno sempre dato uno stipendio per fare domande, ho chiesto cosa ci faceva un gelataio bellunese a Berlino "Ce ne sono tanti i Germania, mi ha risposto, e siamo i migliori. Non lo diciamo noi, lo dicono i molti premi che vinciamo". Belluno, Oggi. Roberto Padrin presidente della Provincia si lecca i baffi, come avesse appena gustato un gelato e idealmente lo ha fatto. "Apprendiamo con grande piacere, dice, dell'iniziativa di legge regionale per la promozione del gelato artigianale. E' il riconoscimento della capacità da un lato dei maestri gelatieri e dall'altro dell'intero territorio perché è storicamente innegabile che il gelato artigianale nasca tra Zoldo, Cadore e Longarone". I fatti gli danno ragione. Già nel 1800 gli zoldani e i cadorini erano famosi per la produzione del gelato artigianale e, mentre dal Primiero trentino, i perteganti partivano con la cassetta in spalla per vendere in Russia e tutta Europa le stampe sacre dei Pasqualini di Bassano del Grappa, i gelatieri bellunesi si distribuivano sul Continente portando i segreti del gelato artigianale. Nessuno oggi sembra ricordare l'origine della ricetta originale del gelato, né se sia veramente nata fra questi monti e valli o sia stata importata. Ma poco conta: l'importante si dice a Zoldo è che i prodotti siano naturali, genuini. Anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, in un'intervista ha dichiarato di avere gustato da bambino il gelato artigianale al suo paese d'origine, Bra in provincia di Cuneo, in una gelateria ge-
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I nostri maestri gelatieri
stita da una famiglia originaria di Zoldo. Il gelato è ottimo contro l'arsura, ma non per questo raffredda gli animi. Recentemente fra Zoldo e Longarone è nata una disputa su chi fosse autorizzato a chiamarsi "Città del gelato". La storia del gelato parla di un primo gelatiere bellunese, un certo Tomea di Zoppè, ma con parentele a Venas, che nel 1820 andò a Vienna e iniziò la sua attività di gelatiere. Nel 1903 ci fu il brevetto del cono gelato a New York da parte di Italo Marchioni, di Peaio, frazione di Vodo; dunque nè Zoldo e nè Longarone. In quegli anni l'emigrazione all'estero continuò e sembra non placarsi la "guerra" a palline di gelato ch'è stata riportata anche dal Corriere delle Alpi, sul quale troviamo il tentativo operato da Gabriele Soravia, di Venas, gelatiere da più generazioni, di raffreddare gli animi, perché l'unione fa la forza. Guerra del titolo a parte la cosa più divertente è che Soravia, emigrato in Germania, è campione nel " Guinnes Wordl Records" niente popò dimeno che nel lancio di palline di gelato. E' Soravia a ricordare i molti successi bellunesi all'estero, ma anche la dura realtà che vede competere ai veneti il primato da parte di città come Cesena, Verona, Napoli e Modica in Sicilia. Quindi stiano attenti a Zoldo e nel Cadore che fra i due litiganti spesso altri godono. La fiducia dei bellunesi è però incrollabile e la legge regionale appena approvata conforta gli artigiani che vedono tutelato il loro lavoro. Merito anche di Luca Zaia governatore del Veneto che indubbiamente ama il gelato visto che non manca mai alla mostra del gelato internazionale che si tiene annualmente a Longarone. Chissà se nell'agenda è prevista nel prossimo futuro una visita a Zoldo per gustare un bel cono.
Bottega del Corredo
s.n.c.