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Conosciamo il territorio: Villa Barbaro

Conosciamo il territorio di Sonia Sartor

Villa Barbaro

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Èindiscussa la bellezza della storica Villa Barbaro che a Maser, sui colli asolani in provincia di Treviso, costituisce a tutti gli effetti una meta ambita da numerosi visitatori. L’edificio fu progettato dall’architetto padovano Andrea Palladio intorno all’anno 1550, in seguito alla richiesta da parte dei fratelli Daniele e Marcantonio Barbaro di trasformare il palazzo di proprietà della famiglia in una prestigiosa tenuta agricola arricchita da uno spazio dedito alla contemplazione e allo studio. Daniele, umanista e patriarca di Aquileia, divenne il mentore di Andrea Palladio; il fratello Marcantonio era invece ambasciatore della Repubblica di Venezia e a lui si riconosce il merito di aver introdotto il grande architetto negli ambienti veneziani. Sin dal primo sguardo l’edificio di Villa Barbaro comunica una sensazione di maestosità che può essere interpretata come diretta conseguenza del fatto che Palladio, per la realizzazione della facciata, trasse ispirazione dalle forme degli antichi templi di Roma. Il medesimo messaggio è espresso dai due leoni in pietra e dalle sei statue raffiguranti divinità dell’Olimpo. Nel timpano centrale, nell’allegoria della Pace e dell’Armonia, è visibile lo stemma dei Barbaro con aquila bicipite e tiara papale. A completare il quadro sopra descritto è l’intimità con la natura che si palesa in ogni angolo del vasto giardino. Percorrendo a piedi la strada che conduce dal parcheggio all’ingresso della villa non si può non rimanere incantati dalla vista e dal profumo dei roseti, simbolo della cura con cui vengono valorizzati gli spazi esterni. Dopo essere stati accolti dal colore delle rose rampicanti si giunge nel cuore del giardino, occupato dalla fontana di Nettuno realizzata dallo scultore Alessandro Vittoria. Passando alla decorazione degli interni, ampio spazio ebbe il genio creativo di Paolo Caliari, detto il Veronese, uno dei grandi maestri del Rinascimento veneziano. Gli affreschi di Veronese, nella villa così come altrove, hanno per protagonisti personaggi mitologici, divinità ma anche figure di personalità realmente esistite. Per citare un esempio si pensi alla stanza dell’Olimpo, la più celebre della casa, nella quale, oltre alle più importanti divinità dell’Olimpo, viene raffigurata anche la signora Barbaro con i suoi figli. Veronese, nelle stanze dell’edificio, dipinse anche sé stesso nella veste di un cacciatore nobile in segno di affetto verso quel luogo a lui evidentemente caro. Interessante è poi lo sfondo degli affreschi, identificato molto spesso con le aree di campagna circostanti alla villa quasi come se si volesse sottolineare un continuo richiamo tra interno ed esterno. La villa veneta, oltre ad essere attualmente abitata, spicca al centro di una fiorente azienda agricola, simbolo di un vivo legame con un passato nel quale il vino ha indubbiamente rivestito un ruolo di centralità per l’economia della struttura. “Dall’una, e l’altra parte vi sono loggie, le quali nell’estremità hanno due colombare, e sotto quelle vi sono luoghi da fare i vini,… e gli altri luoghi per l’uso della Villa”. È così che Palladio ne “I Quattro Libri dell’Architettura” descrive l’organizzazione della villa, dimostrando di aver inserito nella progettazione dell’edificio un luogo dedicato alla produzione del vino. Nel 1996 Villa Barbaro, insieme ad altre ville venete dell’architetto padovano, è stata inserita dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità in qualità di eccezionale esempio di edificio architettonico. La visita della villa è garantita durante l’intero arco dell’anno con la possibilità di godersi, in occasione di alcuni appuntamenti speciali, un tour guidato. Inoltre è un luogo indicato anche per i più piccoli, per i quali nel periodo da aprile ad ottobre vengono organizzate svariate attività come ad esempio la caccia al tesoro immersa nel verde del giardino.

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