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Il femminismo attraverso l’Arte
di Sonia Sartor Speciale Pianeta Donna
Il femminismo attraverso l'arte
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Nei tardi anni ’60, quando il mondo è in fermento ed inneggia al rispetto dei diritti civili e delle disuguaglianze di genere, l’arte femminista si pone come lo strumento attraverso cui le donne fanno sentire la propria voce e riscrivono la storia dell’arte da una nuova prospettiva. Le artiste femministe affrontano i concetti d'identità, coscienza e forma opponendosi agli stereotipi legati all’universo femminile e rivendicando uno spazio per lavorare ed esporre nelle istituzioni museali. Nel 1971 Linda Nochlin, storica dell’arte e scrittrice, dà alla luce il saggio why have there been no great women artists? identificato come il manifesto dell’arte femminista, entro il quale esplora gli ostacoli istituzionali ed i pregiudizi sociali che hanno impedito alle donne di costruire una carriera artistica pari a quella degli uomini. Artiste quali Judy Chicago,
Miriam Shapiro, Barbara Kruger,
Cindy Sherman nelle loro opere si scontrano con le medesime questioni ed invitano ad una riflessione sulla tematica della rappresentazione femminile. Nel 1972 Chicago e
Shapiro, attraverso la fondazione della Womanhouse, uno spazio per mostre temporanee a Los Angeles, divengono le protagoniste di un’iniziativa che fonde produzione artistica e educazione femminista. Il display espositivo della Womanhouse pone in discussione i ruoli domestici attribuiti alle donne e denuncia le categorie entro cui esse sono state relegate.
È una denaturalizzazione dello spazio di casa che in ogni stanza dell’installazione si trasforma in oggetto di critica: Scala da sposa, Ripostiglio delle lenzuola, Camera dei bambini sono alcuni dei locali dello spazio che decostruiscono le convenzionali etichette di donna come moglie, madre e tutrice della casa. Di grande effetto è il Bagno delle mestruazioni, area della casa che si scontra in maniera diretta con la tematica del corpo femminile e affronta senza filtri ciò che invece era tradizionalmente concepito come segreto nascosto. All’interno di questa cornice espositiva il messaggio delle artiste è spesso caricato di valore attraverso il ricorso alla performance, media che sfrutta la fisicità del corpo ed il contatto diretto con lo spettatore per una comunicazione efficace. Un esempio di performance è fornito da Faith Wilding che, mettendo in scena mansioni convenzionalmente affidate alle donne, rivolge una critica agli stereotipi di genere e comunica un messaggio di empowerment ed indipendenza. La Womanhouse è dunque l’emblema di un’arte che diviene strumento di emancipazione sessuale e politica. Si tratta di uno scenario che emerge chiaramente in un’installazione successiva della stessa Judy Chicago dal titolo Pranzo di gala dedicato alle donne che hanno fatto la storia. L’opera multimediale, realizzata dall’artista a partire dal 1974, è concepita come una reinterpretazione dell’Ultima Cena nella quale, attraverso una sfida al canone, vengono celebrate le donne che hanno lasciato un segno dall’antichità sino al XX secolo. Anche dal contesto italiano giunge una forte spinta a favore dell’arte femminista individuabile soprattutto attorno al manifesto Rivolta Femminile del 1970 e alla figura, tra le altre, di Carla Accardi, artista siciliana e punto di riferimento per l’astrattismo pittorico. Qualche anno più tardi l’artista originaria di Trapani è tra le fondatrici della Cooperativa Beato Angelico gestita da sole donne. Carla Accardi concepisce per la Cooperativa l’installazione Origine, omaggio ad una prospettiva matrilineare. L’esposizione consta infatti di una serie di fotografie raffiguranti sua madre che, ricordando negli intenti l’operazione realizzata da Judy Chicago, reinterpretano la storia secondo il punto di vista espressamente femminile. Si tratta solo di alcuni esempi di una produzione artistica dall’effetto dirompente attraverso la quale le donne di tutto il mondo celebrano nuove forme di libertà.