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Margherita Sarfatti
Speciale Pianeta Donna Margherita Sarfatti: di Eleonora Mezzanotte dalla critica d'arte all'amore con Benito Mussolini
Il nostro viaggio nell’arte al femminile prosegue con un approfondimento sul ruolo e sulla personalità di una donna straordinaria, che scrisse la storia della critica d’arte italiana della prima metà del Novecento. Stiamo parlando di Margherita Grassini Sarfatti, veneziana di nascita ed ebrea di origini, nacque l’8 aprile 1880 e morì a Cavallasca il 30 ottobre 1961. In una società tendenzialmente patriarcale come lo era quella italiana di inizi Novecento, non era semplice, né tantomeno scontato, per una donna farsi strada e acquisire credibilità in mezzo a tanti uomini di potere. Eppure la Sarfatti, nella sua lunga e fortunata carriera di critica d’arte, collezionista e scrittrice, non è mai rimasta neppure un passo indietro ad un uomo, facendosi rispettare alla pari e meritandosi considerazione e stima tali da garantirle un posto d’onore nel complesso e variegato mondo dell’arte del XX secolo. Di una cultura sterminata, poliedrica e determinata nei suoi intenti, direzionò i suoi interessi e le sue competenze in diversi settori e ambiti disciplinari. In politica aderì al partito socialista, sposando nel 1898 l’avvocato e militante socialista Cesare Sarfatti, da cui ebbe tre figli. Nel giornalismo ottenne dal 1909, anno in cui si trasferì a Milano, numerosi ruoli di prestigio a partire dal suo primo incarico come responsabile della rubrica di critica d’arte sulla rivista Avanti!. Infine nel sociale promosse e sovvenzionò battaglie etiche e culturali volte a difendere e rivendicare un modello nuovo di emancipazione femminile. Appassionata e studiosa dei grandi pensatori e scrittori di fine Ottocento come Pareto, Bergson e Péguy, si convinse che l’educazione dovesse passare attraverso l’arte, la letteratura e le iniziative umanitarie e filantropiche. Nel 1912 collaborò in qualità di giornalista con la rivista La difesa delle Lavoratrici, fondata e diretta da Anna Kuliscioff, di stampo socialista. Sempre nel 1912 fu fatidico l’incontro con Benito Mussolini, allora dirigente del Partito Socialista Italiano. Tra i due nacque una storia d’amore destinata a durare vent’anni, durante i quali la Sarfatti assumerà un ruolo non secondario nell’ascesa politica del duce. Nel 1918 diventò redattrice del quotidiano politico Il popolo d’Italia, fondato dallo stesso Mussolini per dare voce alla fazione interventista del PSI. Divenne così, in breve tempo, una delle donne più influenti e conosciute dell’élite culturale di Milano, tanto che il suo salotto al numero 93 di corso Venezia attraeva intellettuali e artisti dello spessore di Massimo Bontempelli, Medardo Rosso, Arturo Martini. È da queste premesse che nel 1922 fondò il movimento artistico noto come Gruppo del Novecento assieme al gallerista Lino Pesaro e agli artisti Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Pietro Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi. Intento preliminare degli artisti che vi militavano era quello di tradurre e semplificare le esperienze e le influenze artistiche delle avanguardie a loro coeve, nella direzione di un ritorno all’ordine di stampo neoclassicista. Un periodo di meritati riconoscimenti e gratificazioni per la Sarfatti, che però non durò a lungo: nel 1925, quando aderì ufficialmente al fascismo con la sottoscrizione del Manifesto degli intellettuali fascisti, molte delle personalità del mondo dell’arte che gravitavano attorno al movimento cominciarono a prendere le distanze da lei. Nel 1924 fu autrice della prima biografia su Mussolini intitolata Dux e pubblicata per la prima volta in Inghilterra nel 1925; tradotta in diciotto lingue, ebbe uno straordinario successo tra i lettori. Con la promulgazione delle leggi raziali nel 1938 fu costretta alla fuga. Espatriò negli Stati Uniti, dove vi rimase fino al 1947, anno in cui fece ritorno in un’Italia finalmente liberata dalla guerra e dall’odio antisemita. L’intera documentazione della Sarfatti, concernente la sua attività pubblica di giornalista, scrittrice, critica d'arte e intellettuale, nonché materiali legati alla sua vita personale e familiare, è stata acquistata dal Mart di Rovereto nel 2009 e tutt’ora il Fondo Sarfatti costituisce un nucleo documentario di straordinario interesse storico-artistico.
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