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La storia della minigonna
di Eleonora Mezzanotte Speciale Pianeta Donna
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La storia della minigonna: indumento-icona di un secolo
Provocante e provocatoria, discussa e discutibile, diventata indumento iconico di un secolo e capo rappresentativo di un cambiamento sociale e culturale che vide come protagoniste le donne della seconda metà del Novecento: stiamo parlando della minigonna, inventata nel 1963 dalla britannica Mary Quant e che fece la sua prima comparsa sulle vetrine dello storico negozio londinese “Bazaar” nello stesso anno. È curioso ricordare come la paternità, o in questo caso la maternità, dell’indumento è stata oggetto di una disputa tra la Quant e il sarto francese André Courrèges, il quale ne rivendicò l’invenzione. Un sensuale, cortissimo, ardito lembo di stoffa che nonostante la sua non più tenera età (sta per compiere sessant’anni) mantiene un’ideale di freschezza e attualità da sempre, diventando bandiera di femminilità, seduzione e ribellione. Certo anche prima della sua invenzione nei primi anni Sessanta, la gonna era un indumento ampiamente indossato dalla platea femminile; già verso la fine del XIX secolo, alcuni movimenti femministi si batterono per accorciare le allora pesanti, scomode e lunghe gonne che era prassi portare fino ai piedi, per avere maggiore libertà di movimento. Perché si arrivi alla mini-skirt se ne sono tagliati centimetri di stoffa, ma non è un caso che la minigonna faccia la sua comparsa nei primi anni Sessanta, quando le battaglie femministe e a favore della parità di genere stavano crescendo e prendendo piede in mezzo mondo, anticipando quel famoso ’68 delle donne. Anni di rivolta sociale, di emancipazione e di conquista di valori sociali e gusti estetici, di nuove leggi a favore dell’inserimento delle donne in posizioni lavorative che prima di allora erano riservate solo agli uomini come la magistratura, gli uffici pubblici e le forze dell’ordine. Piccoli grandi traguardi nel lavoro, nella vita politica e culturale del paese; un decennio che porta con sé molti cambiamenti e ne anticipa altri; si pensi all’approvazione nel 1970 della legge sul divorzio che affida pari responsabilità tra i coniugi, nonché eguali diritti e doveri. La minigonna diventa simbolo di un’epoca caratterizzata da una società femminile combattiva e sempre più emancipata, conscia delle proprie libertà e dei propri diritti, anche nel modo di vestire. Le prime minigonne non avevano le lunghezze trasgressive e vertiginose dei giorni nostri, erano colorate, squadrate, non passavano di certo inosservate da quella generazione X, testimone della portata rivoluzionaria di questo indumento. Nonostante la minigonna mantenga un fascino intramontabile ed eversivo soprattutto tra la gioventù, non sempre incontrò il favore di stilisti e critici: Coco Chanel, massima icona della moda e dell’eleganza nel mondo, la etichettò come “semplicemente orrenda”, esperti di stile e le femministe più ortodosse la condannarono in quanto simbolo dell’omologazione delle donne e della
riduzione della donna ad un oggetto del desiderio. Tuttavia la minigonna divenne uno Status symbol, emblema di tendenza, lotta generazionale, protagonista di una moda minimal e libera. Il successo della minigonna rimane immutato nei decenni, tanto che stilisti e case di moda come Dolce&Gabbana, Yves Saint Laurent, Prada produssero e producono tutt’ora intere collezioni lasciandosi ispirare proprio da questo controverso, inevitabile ed innovativo trend, tra i più amati nella storia della moda.