12 minute read

Laura Pausini e la nomination

Musicalmente

di Katia Cont

Advertisement

Laura Pausini, “IO SI” e la nomination

«Non ho mai scritto discorsi in occasioni simili, ma questa nomination e l’eventuale vittoria le dedico al mio babbo: suonava nelle orchestre, fu fra i primi a provare l’avventura dei piano bar, mi ha insegnato perché le canzoni sono importanti per la vita delle persone, ma non mi ha mai detto che dovevo cantare. Ha aspettato. E al mio ottavo compleanno, al ristorante Napoleone di Bologna, chiesi in regalo un microfono. A me sarebbe bastato fare i piano bar, non c’erano ragazze allora, ma lui mi diceva che i miei sogni erano troppo piccoli»

La cantante di Solarolo, come la stessa Laura Pausini ama definirsi, ha vinto il Golden Globe per la migliore canzone originale Io sì / Seen tratto dal film La vita davanti a sé di Edoardo Ponti con Sofia Loren. Un premio importantissimo considerato che storicamente il Golden Globe è un’anticipazione dei premi che verranno consegnati nella notte più importante per l’industria cinematografica mondiale. Il prossimo 25 aprile a Los Angeles infatti si terrà la notte degli Oscar che vedrà tra le protagoniste proprio la Pausini, nominata per la miglior canzone originale. Nessun brano interamente in italiano prima di questo – scritto dalla cantante romagnola insieme a Diane Warren e Niccolò Agliardi - aveva mai vinto il premio assegnato dai giornalisti della stampa estera iscritti all’Hfpa (Hollywood Foreign Press Association) e questa è già una soddisfazione enorme per chi continua a vincere anno dopo anno premi e riconoscimenti internazionali. Determinazione, idee chiare, un progetto definito e a lungo termine, una visione non solo locale e investimenti in un management forte, sono gli ingredienti del suo successo. Personalità e simpatia l’hanno sempre contraddistinta e fatta amare dal pubblico di casa e anche dal resto del mondo, basti pensare al Sudamerica che la ha letteralmente adottata, ma ora anche l’industria cinematografica si è accorta di lei. Certo si rischia, si deve abbandonare la certezza di un successo locale per avventurarsi al di la dell’oceano. Questo comporta sacrifici, soprattutto per chi ha famiglia. Il più delle volte non è semplicemente “portare i propri successi all’estero”, ma adeguarsi ai singoli mercati, alle dinamiche e al contesto, il che vuol dire ricantare le proprie canzoni in un’altra lingua, modificare il testo, il messaggio, adeguarsi alle idee e alle dinamiche degli altri paesi, stare mesi e mesi a fare promozione lontano da casa e spesso ciò implica cambiare vita, certezze. Sacrifici, impegni che stanno regalando alla Pausini e a tutto il suo entourage i meritati riconoscimenti. Laura ha presentato una canzone dalla melodia dolce e pacata accompagnata da un testo in cui emerge chiaramente l’idea di un amore che rimane saldo, fermo e pronto a sostenere e confortare nel momento del bisogno. È un testo breve, di poche parole, ma che riesce comunque ad esprimere tutto l’amore nella sua essenza. Il testo della versione italiana è stato scritto da Laura Pausini e Niccolò Agliardi mentre il testo e la musica nella versione originale sono stati composti dalla compositrice statunitense Diane Warren. Dopo aver visto il film, la Pausini ha accettato di eseguire la canzone, identificandosi nel suo messaggio sulla diversità e contro i pregiudizi e il razzismo. «Una storia di integrazione e buon senso, volendo anche fotografia del disagio attuale attraversato dall’umanità, non nascondo le perplessità che circondano le nostre esistenze da un anno ad oggi - ha detto la cantante romagnola, durante la videoconferenza di avvicinamento all’evento americano - abituata alla mia vita frenetica, perennemente tra spostamenti e viaggi, per viverla improvvisamente senza possibilità di programmare, bensì di gestirla alla giornata». «Prendersi cura del testo in italiano, insieme a Niccolò Agliardi, si è tramutato in lavoro per un arco di trenta giorni, l’adattamento della metrica Italiana è complicato, mancano le parole tronche, devi mettere volontà e innato senso armonico, se non vuoi lasciare qualcosa di marginale, al momento la canzone in italiano viene suonata da varie stazioni radio americane». La prossima fermata dunque è quella del Dolby Theatre, nella notte tra il 25 e 26 aprile 2021.

Il personaggio

di Laura Mansini

Politica e amministrazione: è un lavoro per donne

Nel viaggio fra le donne della nostra Valsugana uno spazio lo meritano anche quelle che lavorano ed al contempo fanno parte delle varie Associazioni Culturali, Sportive e di Volontariato, in generale. Oggi incontriamo Cristiana Biondi.

Donna attiva, intelligente, piena di interessi umani e sociali; nata a Levico Terme nell’aprile del 1973, Cristiana Biondi vive a Caldonazzo. Dopo aver conseguito la maturità scientifica presso il Liceo “Leonardo da Vinci” di Trento ed essersi iscritta alla Scuola di Statistica presso la facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli studi di Trento, frequentata con profitto per due anni, nel 1995 l’ha abbandonata ed ha partecipato ad un corso organizzato dall’Agenzia del Lavoro della Provincia autonoma di Trento ottenendo un diploma di merito finalizzato al marketing, vendite e rapporti con il cliente.

“Perché questa scelta?” “Perché per me, in quel momento della mia vita, sembrava più interessante della facoltà che avevo scelto con poca convinzione, pur di non andarmene da Trento, altrimenti avrei optato per Architettura, ma avrebbe voluto dire fare la valigia ed andare a Venezia e ciò, nella mia testa, non mi avrebbe permesso di essere economicamente autonoma per molti anni. Questa decisione non è stata proprio approvata dai miei genitori”; un sorriso pieno di tenerezza per la mamma Ivana Abbrescia, scomparsa troppo presto e per il padre, il prof. Domenico Biondi, persone molto presenti nella vita sociale del paese e fra i miei primi collaboratori nell’organizzare alcune importanti attività comunali come “R - Estate con noi” (1995), dedicata ai bambini di Caldonazzo, mettendo a disposizione alcuni originali corsi come quelli di disegno e quello del ricamo, arte nella quale Ivana era davvero maestra. Fu in quell’occasione che conobbi Cristiana ed ebbi modo di apprezzarla.

“Rimpianti per aver

lasciato l’Università?” “Chi non ha qualche rimpianto nella vita, l’importante è che non diventi un’ossessione…ho comunque riempito la mia vita di progetti e percorsi lavorativi per me molto interessanti, iniziando a lavorare nel lontano 1996 in un’agenzia immobiliare di Trento fino al 2001, quando inaspettatamente mi hanno chiamata per un colloquio dall’Oxford Civezzano Soc. Coop., Cooperativa che gestisce l’Istituto d’istruzione paritario Ivo de Carneri, offrendomi un posto a tempo indeterminato in amministrazione; qui nel frattempo ho frequentato un corso molto importante organizzato dalla Consulting Trentina srl finanziato dal Fondo Sociale Europeo, dal tema “Lo sviluppo del ruolo manageriale”, rivolto a donne impiegate in piccole-medie imprese che mi ha permesso di giungere al

mio lavoro attuale, infatti dal 2002 sono socia della Cooperativa Oxford con mansioni di direzione dei servizi didattici ed amministrativi e direttrice del convitto. Dal 2009 al 2015 ho anche ricoperto il ruolo di Vicepresidente nel Consiglio di Amministrazione della Oxford Civezzano Soc. Coop. In tutti questi anni di lavoro - prosegue – oltre ad affrontare e risolvere le questioni e le problematiche che quotidianamente ci sono in un’azienda, ho imparato ad apprezzare il rapporto con gli studenti. In un convitto bisogna capire da uno sguardo, da un’espressione del volto, da un atteggiamento quello che lo studente vorrebbe trasmettere e che magari non riesce ad esternare ciò che prova ed a volte, ciò che nasconde”. Autonomia, indipendenza, sensibilità ed attenzione per il sociale e soprattutto per lo sport ed il turismo sono le caratteristiche di questa donna che ho avuto modo di apprezzare durante il mio percorso amministrativo presso il Comune di Caldonazzo, iniziato nel 1995 quando sono stata eletta come Capogruppo di maggioranza, sindaco Giuseppe Toller, e lei, poco più che maggiorenne, faceva parte del Consiglio Direttivo del locale Tennis Club, di cui dal 2003 è diventata Presidente. Ha fatto parte anche del Comitato Turistico Locale per moltissimi anni, dando vita a manifestazioni a tema che hanno vivacizzato le piazze di Caldonazzo per molte edizioni. Fu eletta mio consigliere comunale quando io ero Sindaco (2010-2015) e qui ho affidato a Cristiana l’incarico di Assessore al Turismo, Commercio, Manifestazioni Culturali e ricreative, biblioteca e rapporti con il Palazzetto Polifunzionale. “E’ stato un impegno che ho accettato con entusiasmo – conferma- dopo le iniziali perplessità, dovute al timore di non riuscire a conciliare le esigenze della mia professione con l’impegno politico. “

Impegno che ha assolto con generosità e competenza, facendo squadra.

” Si, sia nel lavoro che nella politica del paese ho sempre voluto lavorare coinvolgendo le persone che stavano attorno a me, infatti anche in politica, quella che si fa nei piccoli paesi come il mio, concepisco il concetto di lista Civica, quale era la nostra, come un gruppo di lavoro coeso che ha come obiettivo il bene della propria comunità e del territorio che amministra, non una lista dove le persone che la compongono sono suddivise in piccoli gruppi, ognuno dei quali rappresenta una corrente politica, che entrano a far parte di una stessa aggregazione per vincere e per poi magari contrastarsi tra loro dall’interno”.

Il personaggio

Sagge parole che dovrebbero essere applicate anche alla politica Nazionale, ma si sa spesso preval-

gono interessi giornalieri. “E poi ci si lamenta, dice Cristiana, se la politica è lontana dalla gente”.

Il calcio in controluce

di Alessandro Caldera

Vivere di calcio per morire in panchina: la storia di GIOVANNI TRAPATTONI

Nascere a ridosso dello scoppio di una guerra o durante un regime, comporta inevitabilmente sofferenza e sacrifici. La faccenda assume connotati ancora più tragici se, durante il conflitto in questione, l’essere umano si rende protagonista di barbarie e di atrocità inaudite. L’allusione è inerente, in parte, al secondo conflitto mondiale, che impegnò svariati Stati per circa sei anni e durante il quale perirono poco meno di 70 milioni di persone. Ma anche ad un qualcosa che ci interessa maledettamente più da vicino, come il Fascismo. Ecco, con queste premesse, una mattina di marzo del ’39 viene alla luce Giovanni Trapattoni. Il luogo di nascita è Cusanino Milanese, “Cusan” per i vecchi Bauscia, un comune situato a Nord del capoluogo lombardo. Il Trap, diminutivo con il quale sarà poi celebre, cresce in condizioni di precarietà finanziaria. Vive dapprima in una cascina assieme ad altre undici famiglie, un periodo per lui doloroso ma allo stesso tempo “utile”, perché farà di lui un uomo umile e determinato. Da giovanissimo lavora come garzone, poi alterna il calcio all’occupazione da tipografo presso la ditta cartotecnica Riboldi, fin quando non viene notato dal Milan. All’oratorio San Martino, campo in terra battuta del paese, il Giuanin, nomignolo che gli era stato affibbiato in gioventù, aveva già fatto intravedere le proprie qualità da difensore. Era tangibile la sua maturità, la sua abilità nel dirigere la manovra e la squadra, aspetti che folgoreranno il mister delle giovanili rossonere, Mario Malatesta. Il provino, avvenuto a Rogoredo poco fuori Milano nel 1956, portò ad un inevitabile plebiscito; arruolato in quella che oggi potremmo definire con un inglesismo come Accademy, Trapattoni vinse nel ’59 e nel ’60 il più prestigioso torneo giovanile, il Viareggio. Sulle ali dell’entusiasmo esordì con la prima squadra, il 29 giugno 1959 in un Milan-Como di Coppa Italia, con un tabellino della Gazzetta dello Sport che mise a referto un facile 4-1 ma anche un erroneo “Trappattoni”. Poco male in realtà, il celebre quotidiano avrà modo di impararlo quel cognome; Giovanni vestirà infatti la casacca rossonera per altre undici stagioni, prima di una fugace esperienza a Varese. Della militanza da calciatore, se gli fosse fatta esplicita domanda, ricorderebbe indubbiamente due partite e un allenatore. La prima delle due si giocò il 12 maggio 1963, un Italia-Brasile, nella quale il Giuanin contenne in modo impeccabile Pelè, uscito dal terreno di gioco solamente al ventiseiesimo minuto. Con il tempo si seppe che la stella “verdeoro” non era al top della condizione ma questo alla gente poco interessava. Tutti erano rimasti ammaliati dalla superba prestazione del Trap. Per la cronaca,

Juventus, anni '80 Trapattoni e Platini Giovanni Trapattoni

Il calcio in controluce

Trapattoni con Nereo Rocco (da Maglia Rossonera) che assieme Durante questa esperienza, Giovanad un altro ni ha avuto la fortuna di “visitare” giocatore svariate nazioni e di approcciarsi a rossonero, diversi stili di gioco, sempre con una Lodetti, meravigliosa costante: il successo. È formava il lui che detiene il primato di scudetti gruppo del- conquistati da allenatore in Italia, le “cocorite”. sette, ed è sempre lui il fautore dello Lo scopo “scudetto dei record”, raggiunto nella di questa stagione 1988-89, quando la sua Inter coppia era totalizzò 58 dei 68 punti disponibili. quello di Per tutto questo, quando si parla del rendersi Trap si può utilizzare, senza remora complici alcuna, il termine “pietra miliare” di degli scherzi questo sport, disciplina che ama e che lo schi- che venera al punto di augurarsi una in quell’afoso pomeriggio a San Siro, vo Nereo simile sorte:” Per uno come me che la formazione sudamericana, reduce faceva a quei giornalisti scomodi ama il pallone e che non è mai stato dal successo nei mondiali del ’58 e o sgraditi. Tralasciando la sfera un tradito dal calcio, sarebbe la cosa più ’62, fu annichilita con un netto 3-0. po’ più goliardica, Trapattoni vide in bella morire in panchina, durante una Relativamente alla seconda partita Rocco, una sorte di padre, al quale di partita.” invece, dobbiamo andare avanti nel fatto si ispirò sia per tempo, non di molto in verità, di ap- quanto concerne la Giovanni Trapattoni festeggia 80 anni (da Sportnews.eu) pena 16 giorni. In quell’occasione, la gestione del gruppo, finale di Coppa dei campioni, Giovan- sia l’impostazione più ni marcò in maniera superba la stella difensivista. del Benfica, Eusebio, contribuendo a Con questi presuppomantenere il risultato sul passivo di sti, nel 1974 intrauna rete a zero per il Milan, uscito poi prese quel percorso trionfante dalla serata. al di là della linea Il terzo ed ultimo ricordo è legato, laterale, una carriera come anticipato precedentemente, che si è protratta alla figura di un allenatore: Nereo complessivamente Rocco. Il “paròn”, soprannome con per più di mezzo cui era noto il tecnico friulano, prese secolo, terminando sin da subito in simpatia Giovanni solamente nel 2013.

VALSUGANA WEB TV - LA TV FATTA DALLA GENTE PER LA GENTE DELLA VALSUGANA Pagina Facebook Valsugana Web Tv • Per contatti: 328/9627385 - 3386438110 SEGUICI SU YOUTUBE

This article is from: