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Accadde nel mondo: Cyberguerra e Hacker
Accade nel mondo
di Guido Tommasini
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CYBERGUERRA e HACKER: UN PANORAMA INQUIETANTE
La polemologia (scienza della guerra) non è più quella degli anni della Guerra Fredda perché ha subito un’evoluzione che si è tradotta in una serie di realtà belliche di nuovo tipo e dentro di esse un posto particolare spetta alla cosiddetta cyberguerra: di essa si conosce parecchio, ma siccome è un settore in continua evoluzione, non si sa mai tutto. L’avvento della rivoluzione dell’informazione si basa sulla trasformazione digitale che copre ogni settore d’attività e l’arte dell’hacking si è sviluppata all’interno di essa seguendo le sue regole ma anche usandole in modo parassitario. In una brevissima sintesi si può dire che la tecnica hacker è quella di infiltrare le reti inviando delle email d’agganciamento ed attuare il reverse – engineering oppure di realizzare gli exploit che consistono nello sfruttare la falla di un programma per fare in modo che la rete bersaglio si comporti come vuole l’hacker anche se quel programma è stato progettato proprio per evitare che ciò avvenga. Solo due parole a livello di principi etici: gli hacker cibernetici sono un fenomeno estremamente negativo che tende a demolire il fondamento libertario dell’informazione in quanto attraverso le loro metodologie piratesche colonizzano i normali rapporti cognitivi mettendo a rischio gli attuali modelli di comunicazione e balcanizzando conseguentemente anche i rapporti di forza. Come ha sintetizzato un esperto francese: la rivoluzione cibernetica ha implicitamente modellato perimetri contestuali di nuove capacità vulneranti. Il panorama è molto vario. C’è la criminalità cibernetica minore dove si trovano i soliti hacker opportunisti che fanno danni limitati come rimozioni di dati e manipolazioni di opinioni con trasversalità perturbanti indotte. Ci sono poi gli attacchi precisi da realizzare dentro ambiti privilegiati come quelli finalizzati ad estrapolare documenti segreti e ciò presuppone non semplici azioni – random – ma una pianificazione precisa, congiunta ad una mascheratura con coperture -phantom - . Se si parla di Stati, in Russia nell’Istituto per la Sicurezza delle informazioni collegato all’Università Lomossonov si studia a fondo questa materia mentre andando in Medio Oriente non è una novità che Israele si dedichi periodicamente al sabotaggio di impianti nucleari iraniani come il Natanz manomettendo le centrifughe attraverso il virus Stuxnet che una volta è anche sfuggito di mano all’agente del Mossad che lo gestiva ed ha infettato computer in tutto il pianeta. Notizie recentissime narrano di un gruppo di hacker filorussi denomina-
Accade nel mondo
to Killnet ha colpito siti istituzionali italiani in risposta agli attacchi di Anonymous contro strutture informatiche russe. Il top del dominio si raggiungerebbe però quando gli hacker riuscissero ad asservire gli atout dei settori militari critici come la gestione missilistica e le regole d’ingaggio per le armi nucleari, un settore quest’ultimo dove la soglia d’utilizzazione delle medesime è molto più bassa di quanto lo sia stata ai tempi della Guerra Fredda. Qui si giunge al punto che interessa maggiormente la sicurezza: secondo certi esperti fra i quali Patricia Lewis , la minaccia informatica in campo militare è uno dei più grandi pericoli della nostra epoca anche se la possibile catastrofe non avverrebbe come in certi film dove un hacker s’introduce nel sistema missilistico e fa partire un missile nucleare, ma si attuerebbe attraverso processi sofisticati dove si pianificherebbe una vera e propria compenetrazione organica per arrivare alle strutture di comando al fine di manipolare le informazioni che giungono ai decision makers agendo in modo da far assumere loro delle scelte sbagliate oppure di creare confusione affinché i contendenti interpretino in modo errato le mosse dell’avversario. Per fare un esempio attuale, con una guerra in Ucraina alle porte dell’Europa tutte le fonti militari che gestiscono informazioni si trovano ora sempre attivate in modo esponenziale con i loro operatori sottoposti ad una considerevole pressione ed in queste condizioni la minaccia informatica degli hacker potrebbe avere un ambiente favorevole per trovare falle nelle quali immettersi. E questo non è tutto perché la minaccia hacker comporta anche interazioni con vari settori strategici. Per esempio se avvenisse un atto di guerra cibernetica da parte di uno Stato contro un altro e lo Stato colpito non fosse dotato di hacker di uguale livello, ma volesse dare comunque una risposta bellica di tipo convenzionale, come verrebbe allora interpretata questa scelta? Siccome non ci sono né norme, né regole che trattano tale fattispecie, allora si andrebbe verso una situazione caotica. Come ha detto Antonio Guterres Segretario Generale dell’ONU “La cyberguerra crea un livello di minaccia più alto e per il quale non si è trovata una risposta adeguata”
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L’intervista impossibile
di Waimer Perinelli
D’ANNUNZIO
Il comandante, l’eroe e poeta
Gabriele d’Annunzio, avvolto in un’ampia vestaglia grigia, siede sul ponte della nave militare Puglia nella sua villa, il Vittoriale, affacciata sulla baia di Gardone sul lago di Garda. Lo sguardo alla prua rivolta all’Adriatico, alla Dalmazia. E’ il primo marzo del 1938. Il poeta da molto tempo si è ritirato a vita quasi privata, accudito dalla grande pianista e amante fedelissima Luisa Baccara, che gli perdona ogni trasgressione e tradimento. Da due anni si è dichiarato ostile al fascismo pur ricevendo dal duce ogni sorta di aiuto economico. Non concede interviste, custodisce gelosamente i propri ricordi. D’Annunzio si può odiare o amare, ma non ignorare: ha composto la Pioggia nel Pineto, la più musicale lirica dell’Italia inizio 900, moltissimi racconti, commedie e romanzi fra i quali spiccano Il Piacere e L’Innocente dove amore, sentimento e sesso s’intrecciano in una lode alla vita con le sue bellezze e tragedie. Infine ha vissuto come eroe predestinato sfidando sempre la morte, la legge, il destino. Saluto militarmente e il Vate , mi guarda con l’ unico occhio, penetrante, magnetico seppure velato da troppe droghe e antidolorifici assunti. Quell’occhio che mal sopportava la luce del sole era protetto dalla penombra creata da una barriera di siepi.
Comandante, vi ringrazio.
“Di che cosa? Lei è giovane e nella lettera inviatami mi ricorda Andrea Sperelli, il mio autoritratto. Appassionato, ambiguo, amante delle donne. Magari nel vestirsi si è ispirato proprio al personaggio de” Il Piacere”. Anche, ma in realtà mi sono riconosciuto in quel giovane come carattere o come aspirazione. “Siamo tutti così nello spirito poi la vita ci fiacca e la morte ci finisce. Lo sa? la sento, mi circonda. Non ho paura, tante volte l’ho sfidata, e sempre era la prima e l’ultima volta. A Vienna, lei avrà letto, era il 9 agosto del 1918 e ho sorvolato la capitale dell’impero morente d’Austria. Con me l’eroe Natale Palli . Abbiamo lanciato più di 300 mila volantini tricolori. Arrendetevi c’era scritto: VIENNESI!Imparate a conoscere gli italiani. Noi voliamo su Vienna, potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Verrà un tempo dove gli aerei ripeteranno l’orrore di Guernica, dell’aprile 1937, nella guerra civile di Spagna dove i nazisti soldati di Hitler, quel Pagliaccio Feroce, e i fascisti hanno bombardato e massacrato civili inerti. Accadrà ancora e ancora...ne sono
Gabriele D'Annunzio
certo, con maggiore violenza e crudeltà.
Comandante, voi l’ultimo dei cavalieri?
Mi piace questa definizione, ma non l’ultimo: il solo. Lei ha letto dell’ impresa Fiumana del 1919: quando entrai nella città dell’Istria arrivarono da Trieste e da ogni parte d’Italia combattenti, irredentisti, repubblicani,rivoluzionari che inseguivano un’utopia, che non volevano cedere un briciolo della terra italiana. Voglio sperare che in futuro altri popoli troveranno la forza di respingere
gli invasori e avranno il coraggio per difendere la loro martoriata terra da quanti fingendosi amici li invitano ad arrendersi nel nome della pace. Ma non cedono la loro terra, preferiscono invitare gli altri a farlo.
Comandante all’ordine di arrendervi a Fiume voi rispondeste: Disobbedisco!
Si ho disobbedito alle intimazioni di resa del governo italiano e ai generali. Ci hanno bombardati dal mare. Fiume era un luogo di emancipazione femminile e di riscatto per un’intera generazione. Un cattivo esempio per il potere.
A Fiume è nato il fascismo?
Assolutamente no! Per quanto l’idea del super uomo, che filosoficamente non mi appartiene, possa avere ispirato certi maestri elementari presuntuosi, il fascismo mi ha solo rubato qualche utopia. Non dimentichiamoci che sono stato un socialista della prima ora e che in fondo ho solo utilizzato e sono stato usato dal fascismo con il cui potere ho arricchito la mia esistenza anche in questa meravigliosa villa. Con Mussolini poi il rapporto non è mai stato né semplice né lineare, diciamo di reciproca convenienza. Per lui ero uno strumento di propaganda, ed egli mi temeva perché sono stato e sono imprevedibile, autonomo, rivoluzionario ,senza se e senza ma. E’ stato Mussolini a tradire i socialisti e lo stesso fascismo.
Comandante, voi avete intensamente vissuto. Qualche rimpianto?
Io vivo in un’epoca meravigliosa. Ho attraversato la Belle Epoque, ho conosciuto e amato donne straordinarie, a loro ho dedicato poesie e scritti, con loro sono immortalato nella letteratura. Ho avuto il dono della scrittura, dell’avventura e ogni donna è stata un capitolo fondamentale della vita. Spero così per loro. Non ho rimpianti e nemmeno pentimenti.
Come preferite essere ricordato, Comandante o Vate?
Comandante mi ha fatto la storia, poeta mi hanno creato gli dei come Omero di cui Ugo Foscolo scrisse: Poeta, in quanto il tono elevato, talvolta profetico, della sua poesia, o l’ispirazione civile, gli conferiscono un carattere sacro, quasi sacerdotale: il sacro vate, Placando quelle afflitte alme col canto, I prenci argivi eternerà. Si gira nuovamente verso il lago dove il sole rosso-arancio del tramonto si specchia. Io per lui non esisto più, sono stato solo un refolo di umanità. L’incontro è finito, ma mi concede di visitare la casa e il museo che ha preparato con i cimeli della sua vita: l’autovettura con la quale fece l’ ingresso a Fiume, la bacchetta che il famoso direttore d’orchestra Arturo Toscanini donò a Luisa Baccara corredata del programma del concerto di Fiume del novembre del 1920 e la maestosa bandiera tricolore (6 metri x 4 ) utilizzata dal Comandante nell’atto riconciliatore del ricoprire le bare – di rivoluzionari e soldati insieme – caduti nel Natale di sangue del 1920 che segnò la fine dell’autoproclamata repubblica del Quarnaro e dell’esperienza di Fiume. Sono uscito dalla villa all’imbrunire e ancora ignoravo che quel giorno al tramonto terminava anche la vita del Vate come egli aveva predetto nel romanzo Il trionfo della morte. I giornali riportando le commosse di Mussolini scrissero è morto l'eroe, soldato e poeta. Aveva 75 anni e il suo corpo è ora sepolto nel Mausoleo della villa.