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Uomo e natura: la pianta di Rovere a Tenna
Uomo e natura
di Fiorenzo Malpaga
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La pianta di Rovere a Tenna
Il rovere è un tipo di quercia, con foglie di forma ellittica; le sue foglie, sono caduche, quindi cadono in inverno per poi rinascere in primavera. Il suo tronco è eretto, robusto e slanciato, i suoi rami sono nodosi e la chioma si espande verso l’alto, raggiungendo, dopo i cent’anni di vita, anche i 40 metri di altezza. Quest’albero imponente può vivere anche 500-800 anni. Il suo frutto è la ghianda, lunga, gialla e lucente, di forma ovoidale. In Italia è presente nelle vallate alpine e prealpine e nell’Appennino, sino ad un’altitudine di circa 1100 metri; preferisce i terreni drenati, e con le sue radici molto profonde può assorbire l’acqua in profondità. E’ un albero molto resistente ai parassiti e alle malattie in genere.La moltiplicazione del rovere avviene attraverso la semina delle ghiande. Le piante giovani vengono potate per eliminare dei difetti nella forma della chioma. Il legno di rovere è molto pregiato e ricercato, e viene utilizzato per la realizzazione di travature, mobili e doghe per botti destinate all’invecchiamento del vino.
Il Rovere e il suo rapporto con Tenna
Cerchiamo di capire quale sia il rapporto tra questo maestoso albero e la Comunità di Tenna, ripercorrendone la storia. La pianta di rovere era diffusa sulla collina di Tenna fin dai tempi antichi, soprattutto nella zona di Alberè e nei terreni verso Ischia, quindi nelle aree maggiormente esposte al sole. Ne è testimonianza storica il rinvenimento, nel corso dei lavori di drenaggio della zona paludosa di Alberè, di numerosi tronchi di quercia che riaffioravano dallo scavo; fu in quel periodo che venne creato il noto Laghetto di Alberé (1959). I tronchi riemersi erano assemblati tramite legamenti lignei; una sorta di zatterone di fusti di rovere della lunghezza di 6 mt e del diametro di 30 cm, creando una superficie di circa 400 mq. Gli esperti lo interpretarono come un insediamento palafitticolo, analogo a quello di Fiavè o Ledro. I tronchi vennero sottoposti all’analisi al radiocarbonio presso l’università di Padova da parte del prof. Vittorio Marchesoni, ordinario di botanica, e vennero fatti risalire a circa 1500 a.C. Questo rinvenimento testimonia la diffusione del rovere sulla collina di Tenna fin dai tempi antichi. Dai boschi di querce esistenti sul pendio che da Alberè digrada verso Ischia sarebbe derivato il nome di origine romana del paese di Ischia (da aesculus, tipo di quercia). Le assi ricavate dalle piante di rovere erano utilizzate diffusamente sulla collina di Tenna per realizzare le botti per l’invecchiamento del vino; la produzione vinicola rappresentava, fino al secolo scorso, l’introito economico prevalente per il paese.
“El mas dei rori”
Oggi la pianta di rovere sulla collina di Tenna è quasi scomparsa, sostituita in Alberè da abeti e larici piantati negli anni trenta del secolo scorso; a livello degli altri pendii del colle sono cresciute diverse tipologie di piante spontanee (robinie ecc. ), utilizzate per ricavare la legna da ardere. E’ rimasta una testimonianza umana della presenza dei roveri a Tenna: il bellissimo “Mas dei rori”( Maso dei roveri) , un grande caseggiato che sorge tra la pineta di Alberè e Ischia, che richiama nel suo nome gli alberi che più caratterizzavano il territorio. Nel terreno che lo circonda sono oggi presenti alcune maestose querce secolari, che rimangono a testimonianza storica della pianta un tempo più caratteristica del colle.