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Uomo e natura: le erbe mangerecce

Uomo e natura

di Chiara Paoli

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Erbe mangerecce, come riconoscerle e cucinarle

Nostra intervista alle autrici

“Andar per erbe, piccola guida di raccolti e ricette con specie selvatiche” questo il titolo del volume ideato e realizzato da Paola Barducci accompagnatrice di media montagna, soprannominata ForestPaola, assieme a Daniela Dalbosco dell’azienda Danimpasta. Entrambe vivono nell’incantata valle dei Mòcheni, in quel di Sant’Orsola e dopo essersi dedicate con successo ai Picnic selvatici, hanno messo insieme i loro saperi per creare questa simpatica pubblicazione che conduce alla scoperta delle erbe selvatiche e degli usi che se ne possono fare in cucina.

Da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?

Questo piccolo libretto nasce dalla richiesta delle molte persone che negli anni sono venute a provare l’esperienza dei picnic selvatici, in cui io, Paola, accompagno a riconoscere le erbe più semplici e Daniela propone un assaggio delle piante appena individuate. E così abbiamo deciso di mettere su carta le nostre conoscenze, focalizzandoci sulle piante davvero più facili nel riconoscimento.

Perché tornare ad utilizzare le erbe selvatiche, quali sono i benefici?

Le erbe selvatiche sono da sempre state utilizzate in cucina per il loro sapore particolare ma anche per i numerosi benefici che da secoli sono noti, come digestivi, disintossicanti, sfiammanti, diuretici. Ciò che ci premeva maggiormente era evitare la perdita della memoria; perciò, abbiamo realizzato una piccola raccolta di erbe che le nostre nonne e bisnonne usavano e che rischiavano di perdersi nella vita frenetica di tutti i giorni. Senza considerare che imparare a riconoscere le erbe selvatiche edibili permette di recuperare anche alcuni sapori che nell’industria alimentare ormai sono andati persi.

Quali sono le specie più “raccolte” e usate nella cucina locale?

Indubbiamente il tarassaco (Taraxacum officinale) è una delle piante più utilizzate, per la facilità di riconoscimento e di reperimento nei campi. Ma non possiamo non menzionare anche il luppolo (Humulus lupolus) detto in Trentino “bruscandolo” oppure la silene (Silene vulgaris) più nota come “strigolo” o “sciopet”, per l’uso che da bimbi si faceva di scoppiare il fiorellino sulle mani.

A volte è difficile riconoscere alcune tipologie di erbe spontanee, che possono essere scambiate con specie non commestibili e persino velenose, a quali soprattutto bisogna fare attenzione?

Assolutamente la raccolta va fatta con moltissima attenzione e prudenza. Quello che noi consigliamo è di seguire corsi di riconoscimento, studiare, confrontarsi e nel dubbio….lasciare nel campo! Ad esempio una delle piante più gradite in primavera è sicuramente l’aglio orsino (Allium ursinum), davvero delizioso per creare bruschette ma anche risotti e condimenti di pasta, ma attenzione! Perché si può confondere con il mughetto (Convallaria majalis) oppure il colchico (Colchicum autumnale), due specie altamente tossiche, il cui consumo può avere anche conseguenze letali.

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