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Ecologia, arte e musica - Da ascoltare
Ecologia, arte e musica
Un’ecologia da ascoltare
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Sembra che l’essere umano si sia dimenticato del suono. Eppure, ognuno di noi è quotidianamente immerso in un vasto paesaggio sonoro che influenza le nostre vite plasmando in maniera continua i luoghi in cui viviamo. Ma perché il recupero di un ascolto critico e cosciente della nostra Terra dovrebbe essere preso in seria considerazione dalle società in cui viviamo? Tre brevi esempi ci aiuteranno a comprendere come una più attenta e profonda “lettura” del paesaggio sonoro possa portare a serie considerazioni di carattere sociale, politico, culturale e, soprattutto, ecologico. Una prima importante testimonianza sul ruolo ‘socialè del suono ci è data da una popolazione remota, la tribù dei Kaluli, abitanti della foresta pluviale in Papua Nuova Guinea. In una ricerca durata quasi venticinque anni, l’etnomusicologo Steven Feld scoprì come la vita dei Kaluli, le loro tradizioni, i riti, i miti e i canti siano da sempre influenzati dall’ambiente sonoro della foresta. Da elementi naturali come il vento, l’acqua o il canto degli uccelli prendono vita numerosi aspetti sociali della tribù, del loro linguaggio e del loro modo di orientarsi. La produzione di suoni, così come l’esperienza sensuale e corporale ad essi legata, non ha scopi artistici, ma rappresenta un aspetto centrale del sapere acustico – ed ecologico – dei Kaluli. A proposito di coscienza ecologica, un secondo esempio molto più vicino a noi è costituito dal lavoro di Nicola Di Croce, architetto e artista che nel suo libro Suoni a margine. La territorialità delle politiche nella pratica dell’ascolto ci aiuta a riflettere sul concetto di identità territoriale non solo attraverso l’osservazione del paesaggio fisico ma anche attraverso l’ascolto del paesaggio sonoro. Questo, infatti, così come il paesaggio fisico, è il “risultato di segni e testimonianze impressi dall’uomo” che funge da prova della storia di una popolazione, delle sue tradizioni, delle sue abitudini e pratiche
di Emanuele Galvan sociali. Anche la nostra identità, quindi, ha un suono, la nostra storia, la nostra evoluzione. Comprendere tutto questo è fondamentale per lo sviluppo di una coscienza eco-sonora nelle nostre comunità: basti pensare, ad esempio, ai potenziali risvolti di tale approccio sulla pianificazione urbanistica, sul governo di una città, del suo traffico e del suo territorio o, ancora, sulla tutela di aree naturali e di beni intangibili e sullo studio di fenomeni come la gentrificazione o lo spopolamento di determinate aree. Anche una maggiore consapevolezza sonora nell’arte porta con sé delle conseguenze politiche ed ecologiche rilevanti. Il terzo esempio che si vuole portare all’attenzione del lettore ha come protagonista un’opera sonora creata per Arte Sella, un museo all’aria aperta nelle montagne del Trentino. Qui gli artisti sono chiamati ad esprimere la propria relazione con la natura utilizzando esclusivamente materiali di origine naturale. Ogni costruzione è effimera e svanisce nel
Suoni liquidi (ph. Emanuele Galvan)
Suoni cittadini (ph. Emanuele Galvan)
Ecologia, arte e musica
corso del tempo, ritornando alla na- degli uccelli o il crepitare del fuoco. E tura: si può facilmente intuire quanto quante sensazioni e ricordi risvegliail paesaggio sonoro sia importante no in noi questi suoni, permettendoci per un museo di questo tipo. Ciò che di vivere una vera e propria espeparticolarmente sorprende, però, rienza sensoriale completa. E ancora, è che raramente i visitatori si sono la registrazione dei suoni e rumori accorti di tale dimensione. Bunga- di una determinata area urbana o ro, Casillo e De Tassis decisero nel extra urbana è in grado di restituirci 2017 di dare vita ad un’installazione una vera e propria ‘topografia sonosonora dal titolo Arte Sella suona, una ra’ del luogo, permettendoci così di registrazione non solo della varietà effettuare determinati interventi con sonora del luogo ma anche dei suoni una maggiore coscienza sonora ed delle opere esposte. Arte Sella suona ecologica, legata altresì al benessere restituì a tali opere quella dimensione degli abitanti di quell’area. sonora immateriale di cui spesso ci si In tale prospettiva, ascoltare in dimentica, ci invita ad interagire con maniera critica il paesaggio sonoro essa e a considerarla alla base dell’i- significa prima di tutto comprendentità territoriale di quel luogo. Pro- derne i presupposti ecologici. Un viamo a pensare ad un museo come certo modo di ascoltare il mondo, un grande contenitore che tenti di infatti, deriva dall’interazione che cristallizzare e conservare le memorie abbiamo con esso, ma anche, come dell’uomo, le sue storie, le espressioni ricorda Steven Feld, dal modo in cui artistiche, e così via. Inserire il suono lo rispettiamo e lo apprezziamo: tale in qualità di protagonista in tale con- convinzione è strettamente legata testo, significa riconoscerlo in quanto alla necessità di salvaguardare e tute‘strumento’ centrale per la diffusione lare tanto il paesaggio fisico, quanto di memorie, identità ed espressioni quello sonoro. Un ruolo centrale nel artistiche umane e naturali. percorso di sensibilizzazione verso tali Gli strumenti di registrazione e tematiche può essere sicuramente riproduzione del suono, per l’uomo assegnato alla scuola e all’arte o forse, moderno, costituiscono in questo prima ancora, a quelle istituzioni polisenso una straordinaria opportunità tiche ed economiche che sono chiache oggi ci permette di fermare e mate ad effettuare importanti scelte ‘osservarè il suono stesso, invitandoci ad una riflessione più profonda di quei presupposti sociali, politici ed ecologici a cui si è già fatto riferimento nel presente articolo. In alcuni ambiti questo si è già, almeno in parte, compreso: a chi non è capitato di imbattersi in un video di promozione turistica o culinaria, in cui un abile sound designer mette in risalto suoni caratteristici di un luogo o di un ambiente, come una campana, il vento, il frinire delle Giovanni Wegher - Riondolo - ©Artesella - ph. Giacomo Bianchi cicale e dei grilli, il canto
ambientali, spesso senza aver prima maturato una coscienza eco-sonora delle comunità in cui lavorano. Inserire foto suoni rocciosi
Emanuele Galvan è un giovane musicologo laureato alla Libera Università di Bolzano. Ha collaborato con numerose realtà musicali, tra cui l’Orchestra Filarmonica di Bologna e le Settimane Musicali Gustav Mahler. Attualmente lavora nell’ufficio dell’amministrazione artistica del Festival d’opera lirica di Bregenz. Fin dalla laurea triennale, pubblicata dal comune di Borgo Valsugana, si interessa alla ricerca sul paesaggio sonoro e ai suoi risvolti sulle politiche territoriali e ambientali.
Note di redazione
Questo articolo, in stesura completa, è stato pubblicato sulla rivista online The Outdoor Manifesto che si occupa di sport, ecologia e natura. Sarà pubblicato a marzo 2021 dalla rivista dell’Orchestra Filarmonica di Bologna. La tematica e un approfondimento dell’articolo saranno presentati a Graz (Austria) ad una conferenza della Junge Musikwissenschaft (“giovane musicologia”), che fa parte della società austriaca di musicologia.