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Eleonora Duse: La Divina
Le grandi donne del Teatro
Eleonora Duse: La Divina
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Considerata una delle più grandi attrici di tutti i tempi, fu il simbolo della nascita del Teatro Moderno. “ Taci: su le soglie/ del bosco non odo / parole che dici / umane,/ ma odo parole più nuove / che parlano gocciole e foglie/ lontane./ Ascolta. Piove /Dalle nuvole sparse./Piove su le Tamerici / Salmastre ed arse...”
Mi piace iniziare il piccolo ritratto di Eleonora Duse con questi primi versi de “La pioggia nel Pineto” che Gabriele D’Annunzio scrisse per la Divina ed inserita nella raccolta di poesie del suo terzo libro “Alcyone” (1902/1903). Le rime sono un inno alla passione amorosa che travolse i due artisti nelle torride estati trascorse in toscana, e rappresentano la miglior produzione poetica di D’Annunzio. Fra queste ricordiamo “Sera Fiesolana” ed appunto la “Pioggia nel Pineto”, uno stupendo inno all’amore dedicata ad Ermione (ovvero Eleonora Duse). I due innamorati si perdono nel bosco di mirto e di pino, quando sono colti da una pioggia improvvisa che li bagna “piove sui nostri volti silvani,/piove sulle nostre mani /ignude, sui nostri vestimenti leggieri…”.Immagini di grande sensualità nelle quali il poeta e la sua amata si fondono con la
Eleonora_Duse
natura divenendone parte integrante ,il famoso “panismo dannunziano”. La Passione, non solo amorosa, ma una passione travolgente per il teatro, per la vita, può essere la chiave di lettura che ci aiuta a capire la grandezza di questa donna, nata in una compagnia di attori “girovaghi”. Figlia di Alessandro Vincenzo Duse, attore capocomico, originario di Chioggia e di Angelica Cappelletto, prima attrice della compagnia, nacque su una carrozza di un treno, vicino a Vigevano, il 21 Aprile del 1858. Per lei recitare era un fatto naturale, stava sempre dietro le scene imparando i testi a memoria. Fin da giovanissima, osservava le attrici, sapeva le loro parti, ed il teatro era la sua casa, il suo gioco ed alla fine la sua grande, unica vera passione. Si narra che a quattro anni fosse già di scena in piccole parti. A 12 anni sostituì con successo la madre ammalata, interpretando “Francesca da Rimini” di Silvio Pellico. Nel 1873, a soli 15 anni ottenne il suo primo ruolo stabile nella compagnia del padre e recitò nell’Arena di Verona una straordinaria “Giulietta” di Shakespeare . A 20 anni lasciò la famiglia, ed entrò nella compagnia “Pezzeri -Buratti” come “pima amorosa”. Iniziò così il s percorso teatrale professionistico, trovando negli studi, nella conoscenza, nella ricerca di nuove tecniche di recitazione un proprio modo di interpretare i ruoli femminili. Dirà Silvio D’Amico: “ La Duse, di di Laura Mansini
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media statura , di voce aerea, ma incomparabilmente espressiva, rivelò sulla scena una “verità nuova”, grazie ad una recitazione fuori d’ogni regola ed a una tecnica che sembrava consistere nell’assenza di ogni tecnica: con una tale veemenza, da stravolgere quanto fatto fino ad allora dai vari attori, per giungere ad una passione travolgente, ed a una stupenda nuova bellezza”. Il suo camminare nervosamente sulla scena, le sue larghe braccia sapevano abbracciare il pubblico. Nel 1879 interpretò in modo struggente “Teresa Raquin” di Emile Zolà. A ventitrè anni diventa prima attrice e capocomica ed a 29 anni si occupa della produzione, del repertorio della Troupe, portando al successo autori come Verga con “Cavalleria Rusticana”, nel 1884 e poi “La signora delle Camelie” di Dumas. È proprio negli anni 80 che la Duse compie la scelta di un repertorio che mette in discussione i valori
Le grandi donne del Teatro
L'amora-mito tra Duse e d'Annunzio (da Gazzetta del Sud)
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borghesi di una società apparentemente perbene, ma in realtà ipocrita, egemonizzata dal dio denaro. Recitò molto in Italia, ma anche all’estero. Vastissimo il suo repertorio, da Giacosa ad Ibsen, a Shakespeare. L’incontro con il poeta Gabriele D’Annunzio, avvenuto quando lei era al massimo del successo e lui stava imponendosi con la propria scrittura intensa, fu la risposta alla ricerca dell’attrice. Egli infatti deve proprio alla Duse i suoi maggiori successi teatrali, come “La figlia di Iorio” che seppero superare il teatro realistico e borghese dell’800 per giungere alla sublime bellezza. Vissero anni di grande passione, di tormento per l’attrice che dovette
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La casa diove visse Eleonora Duse ad Asolo (da Asolo)
combattere con la sensualità e l’infedeltà del poeta. Nell’ultimo periodo della sua via acquistò ad Asolo, ridente cittadina veneta, un elegante palazzetto nella splendida via Canova, dove visse per pochi anni perché dovette riprendere a recitare. L’attrice, infatti durante una tournee morì di polmonite a Pittsburg il 21 aprile 1924, e lasciò scritto di voler essere sepolta nel cimitero di Asolo, rivolta verso il Monte Grappa per amore dell’Italia e dei soldati che aveva assistito nella prima guerra mondiale. Sulla sua lapide D’Annunzio dettò l’epitaffio: “ Figlia ultimogenita di San Marco”
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