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Small in scale, Big in value Elena Coccia
Slow Food: il 2022 è l’anno della pesca artigianale
Small in scale, Big in value
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di Elena Coccia
Small in scale, Big in value, è questo il motto con cui l’Assemblea dell’ONU celebra nel 2022 l’International Year of Artisanal Fisheries and Aquaculture (IYAFA). Un’economia di piccolissime dimensioni quella della pesca artigianale, ma diffusa globalmente e capillare, che svolge un ruolo vitale all’interno della catena alimentare. Stiamo parlando di
milioni di pescatori artigianali di piccola scala che, grazie alle loro pratiche, possono avere un enorme potenziale nel promuovere cambiamenti sul modo in cui il pesce e i prodotti della pesca vengono
prodotti, lavorati e distribuiti. Ma sono anche in prima linea nel conquistare diritti e opportunità per loro stessi e nel garantire chi invece si trova all’altro capo della fi liera ittica, ovvero, chi quei prodotti li consuma, con effetti positivi che possono essere avvertiti lungo tutto il sistema alimentare globale.
Una fotografi a del settore ce la offrono le Nazioni Unite, per cui nel 2018 erano 40 milioni le persone impiegate nel settore primario della pesca a livello mondiale. Mentre secondo una rilevazione della Banca Mondiale, che però risale al 2012, erano 120 milioni i lavoratori coinvolti in attività collaterali. Se consideriamo che il 90% di questi, sempre nel 2012, era rappresentato da pescatori di piccola scala e lavoratori del pesce, possiamo percepire il valore della pesca artigianale nel mondo.
Un altro dato è signifi cativo e ci permette di immaginare tutto il potenziale educativo, culturale e sociale del mondo della pesca: il 50% della forza lavoro nel 2012 era costituito da donne. Ed è per questo che al centro dell’IYAFA-International Year of Artisanal Fisheries and Aquaculture c’è la necessità di restituire il
giusto valore a pescatori, allevatori e lavoratori del pesce che, pur
Al centro e in basso, i due Presidi Slow Food pugliesi: la pesca tradizionale delle secche di Ugento e la piccola pesca di Torre Guaceto (photo © Marco Marangoni, Archivio Slow Food).
rappresentando oltre la metà della produzione totale nei Paesi in via di sviluppo, continuano a essere i
più emarginati.
Proteggiamo i nostri mari
«Le nostre aree costiere sono in una situazione critica. Gli ecosistemi stanno cambiando a una velocità mai vista prima, le politiche di privatizzazione delle risorse da cui queste comunità dipendono sono sempre più diffuse e la popolazione è completamente all’oscuro dello stato della pesca e delle condizioni che vivono i pescatori» commenta PAULA BARBEITO, coordinatrice della campagna Slow Fish e rappresentante di Slow Food all’interno del Comitato direttivo IYAFA. Durante questi 12 mesi, la FAO e le altre organizzazioni coinvolte focalizzeranno l’attenzione sul ruolo che la pesca e l’acquacoltura artigianali su piccola scala svolgono nell’ambito della sicurezza alimentare e nutrizionale, nell’eliminazione della povertà e nell’uso sostenibile delle risorse naturali, aumentando così la consapevolezza a livello globale e le azioni utili a sostenerle.
Slow Fish, la rete dei pescatori artigianali Slow Food
«Il nostro obiettivo, attraverso la campagna Slow Fish, è ripristinare la connessione tra pescatori, cuochi e consumatori, contribuendo alla creazione di comunità locali che possano individuare sfi de comuni e soluzioni efficaci. Ne sono un esempio i presidi Slow Food della
pesca tradizionale delle secche di Ugento e della piccola pesca
di Torre Guaceto» prosegue Barbeito. Ma l’IYAFA 2022 può anche essere un trampolino di lancio per l’attuazione del Codice di condotta per una pesca responsabile e una tappa fondamentale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG), in particolare il target 14.b, che mira a riconoscere e tutelare i diritti di accesso per la pesca artigianale, quando siamo già entrati nell’ultimo decennio di azione per raggiungere l’Agenda 2030.
Elena Coccia
Slow Food
Spesso consideriamo il pesce che portiamo in tavola semplicemente come cibo, una fonte di proteine utile per la nostra dieta, da preferire se vogliamo perdere peso, ma in realtà rappresenta un insieme di interrelazioni tra elementi chimici, microorganismi, attività umane (la pesca, ma anche la vendita, il commercio, la cucina) e fattori ambientali. Questo insieme è così complesso che la maggior parte di noi non lo capisce. Lo sapevi ad esempio che il plancton fornisce fi no a 2/3 terzi dell’ossigeno che respiriamo e che è alla base della catena alimentare marina? Hai mai preso in considerazione il fatto che anche il pesce ha una sua stagionalità? Sai da quale ecosistema proviene il pesce che mangi? Chi lo ha pescato? Hai un pescivendolo di fi ducia che ti aiuti a scegliere che cosa comprare? Slow Fish è la campagna internazionale di Slow
Food, dedicata alla riscoperta della catena del valore che si cela dietro
al pesce che mangiamo. Questa catena inizia dall’acqua e dalla biodiversità del plancton, si sviluppa attraverso la gestione delle risorse marine e ittiche da parte dei piccoli pescatori nel mondo, include il trasporto e la vendita e infi ne raggiunge la cucina. La campagna si sviluppa a partire dalle competenze della rete internazionale Slow Fish, una grande comunità di pescatori, addetti alla trasformazione del pesce, biologi e cuochi che lavorano ogni giorno per rafforzare le relazioni sociali tra le persone — punto di partenza indispensabile per una fi liera di produzione sana ed ecosostenibile. Le loro identità, le loro conoscenze, i loro linguaggi e le loro storie sono le risorse più importanti da tutelare, e gli strumenti più potenti ed effi caci per far sì che ognuno di noi capisca la meravigliosa complessità in cui viviamo. Con questo approccio Slow Fish lancia iniziative a sostegno delle pratiche di pesca artigianali e delle specie ittiche neglette — che il mercato globale tende a ignorare o persino a distruggere —, utili a rifl ettere sullo stato e sulla gestione delle risorse acquatiche. Per avere ricadute di successo, questa rifl essione deve iniziare a livello locale.
Slow Fish, l’evento che si svolge ogni due anni a Genova, è un’occasione d’incontro in cui — riunendo una variegata comunità di pescatori, scienziati, cuochi e organizzazioni — il pubblico viene educato al consumo, a partire dalle
generazioni più giovani (photo © Alessandro Vargiu / Archivio Slow Food).
>> Link: Slowfi sh.it
Dedicato alle donne il calendario dell’Associazione Piscicoltori Italiani
Antonella, Maria, Teresa, Anna, Lucilla, Paola: sono alcune donne che prestano il volto al calendario
2022 di API, l’Associazione Piscicoltori Italiani di Confagricoltura, che ha voluto celebrare il ruolo femminile all’interno del comparto. La scelta ricade in occasione dell’Anno Internazionale della Pesca e dell’Acquacoltura Artigianali proclamato dalla FAO per il 2022 e pone attenzione alla fi gura della donna in un settore produttivo ancora fortemente maschile. «In Italia — afferma l’economista della pesca MARIA COZZOLINO — la presenza femminile sfi ora appena il 9%, rispetto a una media europea di quasi il 25%, ed è per lo più impiegata in lavori di uffi cio, con una professionalizzazione medio-alta rispetto a oltre il 73% degli occupati maschi; questi ultimi, invece, hanno un livello di scolarizzazione al di sotto della media europea». Nelle fasi di trasformazione le donne rappresentano invece quasi la metà degli addetti.
L’acquacoltura in Italia occupa oltre 15.000 persone — evidenzia API — e ogni occupato crea tre posti di lavoro nell’indotto. Le fotografi e del calendario intendono dare voce a tutte le donne che lavorano nell’acquacoltura italiana garantendo valore a una fi liera che ha raggiunto livelli di eccellenza consolidati per qualità della produzione, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare. «L’associazione — spiega il presidente di API, PIER ANTONIO SALVADOR — ha scelto di raccontare il comparto, declinandolo attraverso una comunicazione esperienziale veicolata da immagini che ripercorrono l’evoluzione del settore, storicamente incardinato nelle radici di intere regioni italiane, impregnato nel DNA di generazioni di persone, e che oggi è giovane, dinamico e anche più rosa. Il calendario è il risultato di una certosina fusione tra identità socioculturali e tecnologia, ricerca e passioni, rispetto per le tradizioni e volontà di innovazione, tutto per garantire tutela dell’ambiente e soddisfazione dei consumatori». È stato distribuito a tutte le imprese del comparto, alle istituzioni e alle pubbliche amministrazioni (fonte: Confagricoltura).