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Nutrizione Una dieta ricca di prodotti ittici contribuisce a difenderci Marco Saroglia dal Covid-19?
Una dieta ricca di prodotti ittici contribuisce a difenderci dal Covid-19?
di Marco Saroglia
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È noto da un po’ di tempo che alcuni acidi grassi mediano l’attività antivirale sebbene attraverso meccanismi diversi e non sempre noti. In generale le loro proprietà antimicrobiche si concentrano sulle membrane della cellula del microrganismo scatenando contro di essa radicali liberi, formazione di perossidi lipidici citotossici, oppure metaboliti immunomodulatori. Acidi grassi liberi, come acidi oleico, arachidonico e linoleico, hanno in passato dimostrato di poter inattivare l’involucro di herpes virus e virus dell’infl uenza. È inoltre noto che l’introduzione di acido linoleico o acido arachidonico nelle cellule infette riduce significativamente la capacità riproduttiva del virus HCoV-229E, un coronavirus che infetta sia l’uomo che i pipistrelli,
Filetti di trota iridea d’allevamento. Sul piano nutrizionale le carni della trota, pur essendo mediamente ricche di grassi, presentano un ottimo contenuto di Omega 3 e sono povere di colesterolo.
molto simile al SARS-CoV-2, agente eziologico del Covid-19.
Ma andiamo con ordine. Affi nché la cellula ospite si infetti con il virus SARS-CoV-2, occorre che una componente critica della glicoproteina virale Spike (S) che si trova su tutti i coronavirus, nota con la sigla RBD (Receptor Binding Domain), entri in contatto con un recettore della cellula ospite noto come ACE2. Quest’ultimo è un recettore tipico di cellule che troviamo nelle vie respiratorie umane e di altre specie, ma anche in apparato digerente di vari organismi, compreso il pesce. Una volta entrato in contatto col recettore ACE2, il virus riesce a trasferire il proprio nucleo all’interno della cellula ospite, infettandola.
È proprio su tale meccanismo che agiscono i vaccini, ossia inducendo la produzione di anticorpi che vadano ad intercettare una delle proteine della superfi cie virale (proteina S o Spike), affi nché questa non possa entrare in contatto col recettore ACE2.
In un recentissimo studio condotto da ricercatori polacchi dell’Università di Cracovia (ANA GOC,
ALEKSANDRA NIEDZWLECID e MATTHIAS RATH), è stato dimostrato che gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 a lunga catena (PUFA), tipici dei prodotti ittici, sono in grado di inibire proprio questo tipo di contatto. I ricercatori polacchi hanno effettuato varie prove, utilizzando anche forme di pseudo-virus, osservando che prevalentemente l’acido linolenico, l’acido linoleico e l’acido eicosapentaenoico (EPA) inibiscono l’attacco di virioni SARS-CoV-2 al recettore ACE2.
Sebbene occorrano altri studi in vivo per valutare l’effettivo livello di protezione che se ne può ottenere, sembra ormai accertato che una dieta ricca di pesce possa
costituire una barriera di difesa
contro alcuni virus patogeni, tra i quali il SARS-CoV-2, ossia l’agente eziologico della sindrome tristemente nota come Covid-19.
Marco Saroglia
già Ordinario Università dell’Insubria