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Pesca Le migrazioni dell’uomo e del tonno rosso Josette Baverez Blanco
Photo © lunamarina – stock.adobe.com
Dalla Sicilia alla “Sicilia” del Massachusetts, da Terrasini a Gloucester e viceversa
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Le migrazioni dell’uomo e del tonno rosso
di Josette Baverez Blanco
Inutile decantare lo charme del Massachussets — uno dei 13 Stati originari dell’Unione, il più popoloso e importante dei 6 che costituiscono la Nuova Inghilterra, la cui capitale, Boston, si può ritenere luogo di riferimento nella storia dell’America moderna — ma l’interesse viene addirittura moltiplicato quando, per caso, si scopre che Gloucester è un piccolo angolo di Sicilia affacciato sull’Atlantico dall’inizio del ‘900.
Il porto più antico d’America, fondato nel 1623 su una baia della penisola di Cape Ann, ospita infatti una comunità di pescatori di Terrasini, paesino poco distante da Palermo. In realtà, si spostò tutto il paese o quasi, ben allenato nel mestiere descritto da POLIBIO. Nessun timore nell’affrontare il viaggio e le novità per loro, pescatori, giovani, avvezzi alla salsedine e abituati alle rinunce, ma non fu così facile abituarsi al grigiore e alle nebbie, all’atmosfera fredda e lattiginosa, alle vaste distese descritte da CHARLES OLSON, poeta locale ma di fama mondiale e appassionato studioso di MELVILLE, che partì sulla baleniera dal vicino New Bedford.
La rivelazione di Moby Dick e The Maximus Poems erano allora il tentativo di salvare la quiete portuale di Gloucester dalla minaccia del mondo moderno.
I Siciliani che avevano lasciato la luce mediterranea fecero di necessità virtù. Era ormai lontana la loro terra, considerata da OMERO come il grande pascolo dove il Dio Sole teneva le mucche sacre. Tutta la storia e le leggende della Sicilia sono improntate su trame dai saperi antichi e sacrifi ci, viaggi e speranze, vite sradicate e nuovi incontri. Questo ha sviluppato nella natura dei suoi abitanti la capacità di adattamento e una notevole creatività, due qualità che hanno loro permesso sempre la sopravvivenza.
Perciò questa comunità si trasferì senza diffi coltà per poi radicarsi al meglio. Ad oggi si possono contare
Tonno tataki (photo © hansgeel – stock.adobe.com).
20.000 discendenti dei pionieri, con varie attività, tutte a contatto con il mare, dalla pesca alla ristorazione, offrendo il meraviglioso pescato dell’Oceano.
Fine giugno, la comunità siciliana festeggia San Pietro Apostolo, Patrono dei pescatori con suo fratello Andrea. Lo stile è quello tradizionale con processione, canti, folklore meridionale e palo della cuccagna, che altro non è se non un albero di nave unto con pece, posto sulla banchina, con una banderuola da raggiungere al costo di cadere nelle acque gelide!
Un altro testimonial della cultura siciliana è Hammond Castle, costruito alla fi ne degli anni ‘20, in stile medievale con bifore affacciate sull’orizzonte marino che racchiude un chiostro simile a quelli numerosi, arabo normanni, che troviamo proprio nella Trinacria.
Gloucester è una perla, con le sue spiagge deserte, i suoi boschi che lambiscono le onde, i suoi fari che fanno intuire la sua attività al di là di questa pace palpabile.
La pesca al tonno rosso (Atlantic bluefi n tuna, Thunnus thynnus) è l’attività peculiare ed essenziale in tutta la zona dei Georges Bank, vasto fondale tra Stati Uniti e Nuova Scozia ricchissimo di fauna ittica.
Preda per i pescatori d’altura, questo tonno dalle dimensioni imponenti e che può superare i 3 metri di lunghezza e i 600 kg è preso di mira come degno avversario. Nel 1979 fu pescato un esemplare di 678 kg proprio al largo delle coste della Nuova Scozia.
Altro pregio notevole del Pacifi c Bluefi n è la sua valutazione economica: al mercato del pesce di Tokyo, il leggendario Tsukiji, nel 2019 KIYOSHI KIMURA, CEO della catena di sushi Sushi Zanmai, si è aggiudicato un tonno di dimensioni notevoli per 3,1 milioni di dollari — stabilendo il record di tutti i tempi per il tonno più costoso del mondo — e nel 2020 ha fatto il bis portandosi a casa un’altra prelibatezza gigante, spuntando un prezzo di soli 1,75 milioni.
Ma che cosa giustifi ca un tale prezzo? Specie in estinzione ma sempre più richiesta dal mercato internazionale, il tonno viene pescato secondo regole rigidissime. L’International Union For Conservation of Nature classifi ca la specie come minacciata mentre Greenpeace l’ha inserita nella lista rossa. L’ordinamento internazionale tutela da anni il tonno rosso tramite l’ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas). L’Unione Europea ha fi ssato quote e blocchi della pesca con quantità massime di pescaggio. Nel 2017, ad esempio, l’Italia ha avuto diritto a 3.300 tonnellate sulle quasi 7.430 fi ssate per l’Europa.
Fino agli anni ‘50, il tonno era destinato esclusivamente alle industrie conserviere. Oltre alla sempre maggiore rarità della specie, nel tempo ha fatto innalzare il prezzo la sempre maggiore richiesta, che è andata aumentando esattamente in senso opposto alla quantità di prodotto disponibile. Mangiare pesce crudo, tradizione che in Giappone risale alla fi ne degli anni ‘20, può essere infatti considerata la “moda” globale della
seconda metà del XX secolo. E se il tonno rosso crudo era addirittura considerato impuro dai samurai, ai nostri giorni il maguro (termine giapponese per il tonno rosso) è diventato invece una prelibatezza costosa come il tartufo o il caviale. La parte migliore, la più grassa, è il Toro, ossia la ventresca, localizzata nella pancia del tonno adulto.
In America, mangiare pesce crudo era considerato una pericolosa imprudenza fi no a 40 anni fa anche se, 50 anni fa, aveva già aperto a Los Angeles il primo ristorante di sushi. In effetti, alla fi ne degli anni ‘70/ inizio ‘80 il boom economico in Giappone portò nuove imprese negli States, trapiantando non solo esperti cuochi ma anche tradizioni culinarie per soddisfare gli emigranti e stuzzicare la curiosità e i palati dei locali. Ormai, in America come in Europa e in gran parte del mondo, si può comprare o mangiare sushi e sashimi ovunque, dai centri commerciali alle gastronomie, dai supermercati ai ristoranti.
Rimanendo in America, sulle banchine dei porti come Gloucester e Barnstable nel Massachussets, dove sono approdati i nostri connazionali, i compratori pronti a testare i tonni più grassi da spedire in Giappone sono diventati una visione familiare. I tonni accumulano il grasso d’inverno e nei mari freddi per prepararsi alla lunga migrazione primaverile verso mari più caldi. Si nutrono cacciando, spesso in branchi, calamari e aringhe ma anche gli sgombri veloci oppure le lance di sabbia e le spugne sedentarie.
Al vertice della catena alimentare del mare, il tonno è adattato metabolicamente per l’inseguimento ad alta velocità con una tecnica a parabola che concentra la preda facilitandone la presa.
Questo gigante del mare, che fende l’acqua sfogliando la sua coda a forma di scimitarra, è uno dei rari pesci a sangue caldo come i mammiferi, mantenendo anche nei fondali la temperatura di circa 27°. Dal corpo fusiforme e robusto, con testa grande, occhi piccoli, il dorso scuro e la parte ventrale argentata, il bluefi n è un animale sensibile, che mal sopporta l’inquinamento e le variazioni di salinità. Anche il suo ciclo riproduttivo è delicato. Raggiunge la maturità sessuale quando ha già tre anni e le sue dimensioni cominciano ad essere importanti, un metro di lunghezza per 15 kg. La riproduzione avviene da maggio ad agosto e in quel periodo il tonno cessa quasi di mangiare.
I gruppi di tonni si mescolano, contrariamente all’abitudine di differenziarsi per taglia, creando assembramenti genetici di varie dimensioni. Le femmine liberano grandi quantità di uova che, fecondate immediatamente dai maschi, vengono a galla grazie ad una goccia oleosa. Dopo due giorni, esce una larva trasparente che, sospesa nell’acqua, diventerà rapidamente un tonno di qualche chilo. In agosto, ritorneranno in America i tonni “genitori” e quelli abbastanza cresciuti per affrontare questo lungo percorso. La popolazione stanziale che rimane allora nel Mediterraneo non supera i 100 kg.
Tutto questo ciclo riproduttivo avviene da millenni nelle medesime zone, che potremmo chiamare “nursery”: il Golfo del Messico e il Mediterraneo entrandoci dallo Stretto di Gibilterra. La strada è lunga, dalla Nuova Scozia e dal Massachussets, ma si tratta di pesci molto veloci, nuotatori meravigliosi che stupiscono ancora gli scienziati. Si sono irrobustiti per affrontare le fatiche della migrazione verso il nostro mare dalle acque tiepide e tranquille dove riprodursi e superare lo stress della deposizione delle uova. Niente di più facile, però, per i pescatori del Mediterraneo che aspettare il loro arrivo mettendoli in trappola.
Il tonno rosso siciliano è da sempre il più ambito dai ristoratori giapponesi, che scelgono quello pescato in modo tradizionale, ad amo, per poi poterlo tagliare rispettando le rigide tecniche di lavorazione che ne garantiscono il sapore e la consistenza.
Non tutti i tonni pescati sono destinati alla tavola. Per aggirare il rischio dell’estinzione della specie, i pescatori hanno deciso di allevare parte dei tonni selvaggi catturati tra aprile e luglio. Questi vengono trasferiti in apposite gabbie con un diametro fi no a 90 metri dove sono mantenuti per una ventina di mesi ma non ci sono là le condizioni necessarie alla loro riproduzione. Queste “fattorie” sono ormai molto diffuse su tutto il contorno del Mediterraneo, rompendo quella che è la vera natura del tonno selvatico, i suoi ritmi biologici dell’ingrassare per viaggiare per poi procreare e ritornare a “casa”.
Uomini e pesci, predatori e vittime, eccoli legati dallo stesso destino dell’emigrazione. I pescatori siciliani hanno attraversato l’Atlantico per arricchirsi con spesso l’intenzione di rientrare, da anziani, nella loro terra nativa, dove sono approdate tante civiltà anche loro in migrazione. I tonni cercano anche loro l’ambiente migliore per la loro progenie, a costo di rimetterci la vita ma, in un caso come nell’altro, a vincere è l’istinto di conservazione.
Josette Baverez Blanco
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