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24 4/ IL PESCE
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Selezione BuonGusto
AGENDA
Copenhagen, Danimarca
Co-organizzato dalla European Aquaculture Society e dalla World Aquaculture Society, AQUA 2024 si svolgerà dal 26 al 30 agosto a Copenaghen, capitale della Danimarca. L’evento comprenderà una conferenza scientifica, una mostra commerciale, forum industriali, workshop, eventi per studenti e ricevimenti. AQUA 2024 metterà in luce le più recenti ricerche e innovazioni nel campo dell’acquacoltura per sostenere la crescita continua di questo entusiasmante settore della produzione alimentare. Sarà una vetrina per la Danimarca e per la sua leadership innovativa in diverse tecnologie chiave cruciali per l’acquacoltura del futuro, ma anche una piattaforma di incontro e scambio per esperti di tutto il mondo. Il tema di AQUA 2024 è “Blue food, green solutions”, perché la produzione di cibo dal mare deve crescere e le soluzioni green, che proteggono l’ambiente, la aiuteranno a farlo. aquaeas.eu was.org
Reykjavik, Islanda
Fish Waste for Profit 2024 si svolgerà a Reykjavik, in Islanda, nelle giornate del 19 e 20 settembre presso l’Hilton Reykjavik Nordica Hotel. Questa sarà la 5a edizione della conferenza islandese sulla pesca, che si svolge parallelamente alla Icelandic Fisheries, Seafood & Aqua Exhibition. La conferenza accoglierà una serie di relatori che offriranno approfondimenti, conoscenze e competenze su come massimizzare il ritorno sugli investimenti. In questa sede sarà possibile scoprire come le parti potenzialmente scartate del pescato possano creare prodotti di alto valore per i settori non alimentari. Il programma provvisorio per il 2024 conterrà argomenti di sessione e tavole rotonde che comprenderanno:
• sviluppo degli investimenti (cosa vogliono gli investitori dalle start-up);
• opportunità/processi/assistenza per le start-up in materia di diritti di proprietà intellettuale (IPR);
• preparare il futuro e soddisfare le attitudini/esigenze del mercato e dei consumatori;
• opportunità emergenti nella crescita, strettamente legate ai partenariati dell’economia circolare e alle opportunità che collegano terra e mare e che attraversano i settori prodotti farmaceutici, nutraceutici, mangimi, alimenti per animali domestici, biocarburanti e fertilizzanti, ecc…;
• IA, tecnologia digitale e applicazioni nella produzione di sottoprodotti della pesca commerciale e dell’acquacoltura;
• il potere delle partnership, come i rapporti di squadra e di collaborazione, possono accelerare il pieno utilizzo; quali sono i sistemi di supporto attualmente disponibili per le start-up?;
• certificazione, tracciabilità e valore nutrizionale dei sottoprodotti. worldfishing.net/icefish-conference
Appuntamento con Seafood Expo Asia a Singapore dal 4 al 6 settembre con i buyer
asiatici e fornitori da tutto il mondo
Seafood Expo Asia, organizzata da Diversified Communications, si svolgerà a Singapore dal 4 al 6 settembre prossimi. L’Expo fornisce una piattaforma strategica ai fornitori di prodotti ittici di tutto il mondo e agli acquirenti di tutta l’Asia per incontrarsi e promuovere una vasta gamma di prodotti ittici, attrezzature di lavorazione e servizi per il mercato asiatico. All’edizione di quest’anno parteciperà un numero crescente di aziende ittiche di tutto il mondo. Tra i Paesi presenti figurano Australia, Canada, Cile, Cina, Francia, India, Italia, Malesia, Paesi Bassi, Norvegia, Filippine, Repubblica di Corea, Singapore, Spagna, Taiwan, Thailandia, Turchia, Vietnam e altri ancora. Saranno presenti in fiera anche i nuovi Paesi dell’Azerbaigian, della Danimarca, del Qatar e del Venezuela e i nuovi padiglioni nazionali del Giappone e Marocco.
Una roccia in mezzo al mare. I flutti che arrivano e formano uno scroscio. Questo è ciò che pensiamo quando leggiamo la parola “scoglio”. La seconda cosa è la pasta o il risotto. Che prende questo nome dal fatto che, per cucinarli, si usano specie ittiche che si muovono lì attorno e/o si appoggiano ad esso. E poi pensiamo alle vacanze…. “Allo Scoglio”: a pagina 128 l’articolo di Giorgia Fieni su questo goloso condimento, perfetto per l’estate.
L’esperienza USA nella lotta al Granchio blu
Da un’iniziativa di Giacomo Cocci, una delegazione italiana di allevatori di vongole è andata in missione esplorativa negli Stati Uniti per apprendere tecniche e soluzioni pratiche al fine di arginare il Blue crab nel Delta del Po
Negli ultimi anni la presenza del Granchio blu (Callinectes sapidus) nelle acque italiane ha suscitato grande preoccupazione tra pescatori, aziende ittiche e amministratori locali. Originario della costa atlantica del Nord America, questo crostaceo è considerata una delle specie invasive più problematiche per gli ecosistemi marini e per l’e-
conomia ittica. Si tratta di un predatore onnivoro con un’eccezionale capacità di adattamento a diversi ambienti marini e salmastri. La sua rapida proliferazione nelle lagune e nei delta italiani è stata facilitata da vari fattori, tra cui il cambiamento climatico, che ha portato ad un aumento delle temperature medie delle acque, e il traffico marittimo,
che ha contribuito alla sua diffusione attraverso le navi cargo. Inoltre, la mancanza di predatori naturali in queste aree ha permesso al Granchio blu di moltiplicarsi senza controllo. Le regioni del Veneto e dell’EmiliaRomagna, con le loro estese aree lagunari e le zone umide, offrono un habitat ideale per il Granchio blu. La Laguna di Venezia, il Delta del Po
A sinistra: Massimo Genari, Giacomo Cocci, Paola Gianella e Pierpaolo Piva in visita ai vivai di Cherrystone Aquafarms insieme al General Manager dell’azienda nordamericana, Tim Rapine. A destra: il responsabile dei vivai mostra a Massimo Genari e Giacomo Cocci un lotto di vongole protetto da un telo di rete.
e le Valli di Comacchio sono infatti solo alcuni degli ecosistemi che hanno visto una crescita esponenziale della popolazione di Granchi blu: questa invasione ha creato uno squilibrio ecologico, con conseguenze negative per le specie autoctone e per l’economia locale.
Dal punto di vista ecologico, il Granchio blu rappresenta una seria minaccia per la biodiversità locale: essendo un predatore vorace, si nutre di una vasta gamma di organismi, tra cui pesci, molluschi e altri invertebrati. Questa pressione predatoria ha portato ad un declino delle popolazioni di specie autoctone, alcune delle quali sono di fondamentale importanza per l’ecosistema e per l’economia ittica locale. Inoltre, il Granchio blu compete con le specie locali per le risorse alimentari, aggravando ulteriormente la situazione.
Esperienza statunitense per trovare soluzioni in Italia: l’iniziativa di Giacomo Cocci
La diffusione del Granchio blu nelle acque italiane rappresenta una sfida
complessa che richiede interventi coordinati e strategie di gestione efficaci. È fondamentale aumentare la consapevolezza sull’importanza della prevenzione e del controllo delle specie invasive, investendo in ricerca e tecnologie innovative per mitigare l’impatto di questo predatore sugli ecosistemi locali e sull’economia ittica.
Solo attraverso un impegno collettivo sarà possibile preservare la biodiversità marina e garantire la sostenibilità delle risorse ittiche nelle regioni del Veneto e dell’Emilia-Romagna.
Su queste premesse ha preso forma un’iniziativa interessante per la lotta alla diffusione di questo crostaceo, sviluppata da un’idea di Giacomo Cocci, socio e amministratore di Cocci Luciano Srl, azienda leader nella produzione di attrezzature per l’allevamento e il confezionamento di molluschi.
I macchinari a marchio Cocci vengono esportati in tutto il mondo, compreso il continente nordamericano, e due dei più grandi produttori di vongole degli Stati Uniti sono storici
clienti dell’azienda: Cherrystone Aquafarms, nello stato di Virginia, e Taylor Shellfish, in quello di Washington.
Gli allevamenti di vongole di queste aziende statunitensi sono da sempre sotto la minaccia diretta di numerosi predatori naturali, tra i quali si inserisce ovviamente il Granchio blu, specie nativa proprio della costa Atlantica nordamericana. Da qui la domanda: perché non andare a vedere come gli allevatori americani affrontano il problema della predazione, per provare a carpire informazioni utili a risolvere la situazione del Delta del Po approfittando della loro esperienza?
Fin dalla prima richiesta, Cherrystone Aquafarms e Taylor Shellfish hanno dato disponibilità ad ospitare una delegazione italiana per mostrare i loro metodi di allevamento, dimostrando entusiasmo e una grande volontà di collaborazione.
Due partner italiani in missione Giacomo Cocci ha quindi subito contattato le due più grandi realtà italiane attive nell’allevamento della
L’operazione di raccolta delle vongole in Virginia è del tutto simile a quella che viene fatta nella Sacca di Goro. Il prodotto rimane sotto le reti di protezione fino al raggiungimento della taglia commerciale.
vongola verace, situate in Veneto (il Consorzio Coop. Pescatori del Polesine, con la Cozza di Scardovari DOP) e in Emilia-Romagna (il Consorzio Pescatori di Goro CO.PE. GO. a Goro, Ferrara), attorno al Delta del Po. Il direttore generale di C O .P E .G O ., Massimo Genari , non ci ha pensato su due volte e ha subito organizzato una delegazione per il viaggio.
Realtà leader nel settore della molluschicoltura e nella produzione in Italia di vongole veraci prima dell’invasione del Granchio blu,
Co.Pe.Go. è oggi costituita da 600 soci pescatori. La sua produzione media annua di vongole veraci si attesta sulle 5.000 tonnellate, mentre per le cozze arriva alle 2.000 tonnellate annuali e alle 5 tonnellate per le ostriche. Nel 2023 Co.Pe.Go. ha smaltito 430 tonnellate di Granchio blu, mentre nei primi sei mesi dell’anno in corso lo smaltimento ha raggiunto le 240 tonnellate.
Cherrystone Aquafarms, Cape Charles, Virginia La prima tappa del viaggio è Cape
Charles, sulla punta sud della penisola di Delmarva, schiacciata tra Chesapeake Bay e l’Oceano Atlantico. Cherrystone Aquafarms è un’azienda di famiglia che oggi può contare su centinaia di ettari di concessioni lungo tutte le coste della penisola. Sul lato atlantico si trovano baie paludose poco profonde protette da isole-barriera naturali, il che rende i vivai di vongole in questa zona un posto unico nel suo genere, ma allo stesso tempo molto simile alle valli del Delta del Po, nonostante qui non ci siano fonti d’acqua dolce
Una porzione di vivaio viene “seminato” con vongole non ancora adulte selezionate per taglia, aiutandosi con delle cime per delimitare il campo. I coltivatori stendono poi la rete di protezione, assicurandola al fondale con delle verghe in ferro.
comparabili. È in una di queste zone che Tim Rapine, direttore generale dell’azienda americana, ha portato il gruppo.
Il mollusco bivalve qui allevato è della specie Mercenaria Mercenaria e Cherrystone Aquafarms ne produce ogni anno circa 4.000 tonnellate, corrispondenti a circa 100 milioni di pezzi. Dal momento della messa in
acqua al raggiungimento della taglia commerciale (che può arrivare anche fino ai 6 cm) trascorrono dai 12 ai 15 mesi, durante i quali il prodotto è costantemente minacciato dalla massiccia presenza di Blue crab — specie tipica di tutta la Chesapeake Bay — e dalla migrazione stagionale di una particolare specie di razza (Rhinoptera bonasus).
Tutta la penisola conta decine di migliaia di gabbie per granchi, dato che qui il Granchio blu è una specialità culinaria molto comune, ma l’unico metodo efficace che l’azienda della Virginia ha trovato per riuscire a proteggere le vongole dalla voracità di questi predatori è dividere le aree di allevamento in “campi” rettangolari di 4 per 12 metri, coperti con reti
Sono ben visibili i campi di vongole, protetti da teli in rete e delimitati da pali in legno. I teli tendono a sporcarsi di alghe e vanno puliti periodicamente con attrezzature simili a quella in foto.
La parte dello stabilimento di produzione di Cherrystone Aquafarms dove le vongole sono contate e insacchettate con un set di confezionatrici automatiche fornite dalla Cocci Luciano Srl.
in plastica resistente aventi maglie con aperture diverse a seconda dello stadio di crescita dei molluschi.
Il metodo di allevamento usato in Virginia, infatti, si basa sullo stesso concetto della mitilicoltura mediterranea: dal momento della semina al raggiungimento dell’età adulta, le vongole vengono raccolte almeno due volte, circa ogni 4 mesi, e selezionate separando le diverse taglie, che verranno in seguito depositate in campi distinti. «In questo modo i molluschi crescono in gruppi di esemplari simili che si alimentano nello stesso modo — spiega Tim Rapine — agevolando la velocità di crescita e permettendoci di avere un’organizzazione ordinata dell’allevamento: quando raccogliamo il prodotto per la vendita sappiamo esattamente le quantità che abbiamo a disposizione e che non avremo vongole sottomisura da gestire». Qui non si usano recinti di protezione: le reti in plastica vengono utilizzate per tutto il ciclo di produzione.
La raccolta delle vongole in Virginia avviene esattamente come nelle aree di bassa marea del Delta del Po: una volta rimosse le reti di
protezione, gli operatori utilizzano piccole draghe idrauliche legate in vita, sostituendone la cesta di raccolta ogni volta che questa si riempie.
A differenza delle lagune nostrane, tuttavia, i teli in rete tendono a sporcarsi di meno e le alghe che vi crescono “soffocano” le vongole solo dopo lunghi periodi (anche mesi, per teli appena stesi). La pulizia avviene direttamente in acqua, senza la necessità di rimuovere le protezioni: a tale scopo vengono usati degli spazzoloni cilindrici motorizzati montati su carrelli mobili, che permettono di rimuovere il fouling in un paio di passate.
Taylor Shellfish, Shelton, Washington State
La seconda tappa del viaggio ha portato la delegazione COCCI/CO.PE GO. a visitare una storica azienda situata nei pressi di Seattle, negli Stati Uniti nordoccidentali. Taylor Shellfish è un’azienda di famiglia, fondata nel XIX secolo e portata avanti dagli eredi Taylor. In particolare, il gruppo italiano è stato accolto da Paul Taylor e suo figlio Nyle, responsabili della produzio-
ne dei vivai, e da Austin Docter, direttore di produzione. L’azienda statunitense produce e alleva varie specie di molluschi bivalvi (tra cui l’esotico Geoduck, Panopea generosa), concentrandosi principalmente sulle ostriche e sulle vongole veraci, la stessa specie — Ruditapes philippinarum — allevata nelle valli del Delta del Po, di cui producono quasi 4.000 tonnellate all’anno.
I vivai di Taylor Shellfish sono diffusi lungo le coste delle insenature e dei canali oceanici che si trovano tra l’Olympic National Park e la città di Seattle. Queste zone sono particolarmente selvagge e ricche di vita, come si evince dalla diversificazione delle specie di granchio che mettono a rischio le coltivazioni di ostriche e vongole. Oltre al Granchio blu, che qui è meno presente che in Virginia, i Taylor devono proteggere le loro vongole anche dall’aggressivo “Dungeness” (Granciporro, Metacarcinus Magister) e da varie specie note con il nome di Rock crab (Cancer productus uno dei tanti).
Il pericolo è dato anche dal fatto che qui le vongole veraci raggiungono la taglia commerciale dopo un
Le concessioni di Dosewallips sono al lato del bellissimo scenario dell’Olympic National Park. Le alghe si depositano sui teli di protezione e, durante le ore di bassa marea, il sole diretto le brucia. L’alta marea le trascinerà via.
Gli operatori di Taylor Shellfish impegnati nella raccolta delle vongole veraci.
In alto: una chela di Rock crab. In basso: Massimo Genari mostra a Paul Taylor gli allevamenti Co.Pe.Go. sul Delta del Po.
lunghissimo periodo che va dai 3 ai 5 anni. Il metodo principale per la protezione dai predatori è, anche qui, l’utilizzo di teli rettangolari stesi sul fondale e ancorati con dei ganci fissati al terreno. I teli utilizzati da Taylor non hanno un ancoraggio perimetrale e quindi non sono impenetrabili, ma funzionano come dissuasori. «Abbiamo la fortuna di avere delle aree naturalmente ricchissime di ostriche, vongole e altri piccoli molluschi» afferma Paul Taylor. «I granchi e gli altri predatori, avendo a disposizione cibo molto più facile da raggiungere attorno ai nostri teli, preferiscono evitare la fatica di infilarcisi sotto per consumare il nostro prodotto». Anche il metodo di raccolta è decisamente differente da quanto visto nella precedente tappa: dato che qui la marea lascia allo scoperto vastissime aree di fondale, profonde persino chilometri, gli operatori estraggono le vongole solo nelle ore di “secca”, con delle macchine simili a delle zappatrici o manualmente, con dei piccoli rastrelli. Per lo stesso motivo, la manutenzione e la pulizia dei teli qui è molto meno impegnativa: gli allevatori si limitano a lasciar bruciare al sole durante le basse maree le alghe che si depositano sulle protezioni, anche se questo metodo passivo potrebbe influire sulla velocità di crescita dei molluschi. La visita è poi proseguita e terminata a terra, dove Molly Jackson, responsabile dello schiuditoio dei Taylor, ha mostrato al gruppo italiano le tecniche dei vari stadi di produzione
del seme di ostriche, vongole e altri molluschi endemici come il Geoduck da utilizzare negli allevamenti.
Conclusioni
Il viaggio negli Stati Uniti ha mostrato alla delegazione italiana che sviluppare un prosperoso modello economico di allevamento di molluschi in un’area dominata dalla presenza di predatori è possibile. Il Consorzio Pescatori di Goro torna in Italia portandosi dietro tantissime informazioni e spunti interessanti che potranno sicuramente aiutare nella lotta al granchio blu: una lotta di resistenza e sopravvivenza per un mestiere, quello dell’allevatore di vongole veraci, che è stato negli ultimi 30 anni una delle principali fonti di reddito per le famiglie del Delta del Po e che i soci del consorzio faranno di tutto per difendere.
Cocci Luciano Srl
Via Maranello 1
47853 Coriano (RN)
Telefono: 0541 658449
Web: www.cocci.it
Consorzio Pescatori di Goro Soc. Coop. O.P. Via A. Brugnoli, 298 44020 Goro (FE) Tel. 0533 793111 www.copego.it
L’economia del mare in Italia vale 178 miliardi di euro pari al 10,2% del PIL
Presentato a Roma il XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare 2024
Con 227.975 imprese e 1.040.172 di occupati, l’economia del mare in Italia genera un valore aggiunto diretto pari a 64,6 miliardi di euro, che, se consideriamo il valore attivato nel resto dell’economia, raggiunge i 178,3 miliardi di euro, pari al 10,2% del PIL nazionale. Un settore in netta crescita in ogni suo aspetto. Cresce il valore aggiunto diretto con un +15,1%, pari a due volte la crescita media italiana si ferma al 6,9%. Cresce anche il valore aggiunto complessivo di quasi un punto percentuale rispetto a quanto rilevato nel 2023. Aumenta il moltiplicatore, pari quest’anno a 1,8, a fronte dell’1,7% della scorsa rilevazione. Ossia per ogni euro speso
nei settori direttamente afferenti alla filiera mare se ne attivano altri 1,8 nel resto dell’economia. Segno positivo anche per l’incremento degli addetti, con un aumento occupazionale del 6,6%, pari a quasi quattro volte quello registrato nel Paese (1,7%). Rimane, invece, stabile il numero delle imprese.
È questo quanto emerge dal XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare a cura dell’OSSERVATORIO NAZIONALE SULL’ECONOMIA DEL MARE OSSERMARE, CENTRO STUDI TAGLIACARNE – UNIONCAMERE, INFORMARE, CAMERA DI COMMERCIO FROSINONE LATINA e BLUE FORUM ITALIA NETWORK, presentato a Roma lo scorso luglio. Il Rapporto ha messo sotto la lente
di ingrandimento i diversi settori che compongono la forza produttiva “blu”: le filiere dell’ittica e della cantieristica, i servizi di alloggio e ristorazione, le attività sportive e ricreative, l’industria delle estrazioni marine, la movimentazione di merci e passeggeri, la ricerca, regolamentazione e tutela ambiente.
I commenti
«La Blue Economy è uno dei settori trainanti della nostra economia, con una forte connotazione imprenditoriale. Ne è una dimostrazione l’incremento della base d’impresa che è aumentata nell’ultimo biennio dell’1,5%, contro una contrazione di quasi due punti di quella comples-
La presentazione a Roma del XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare.
Epicuro Filosofo greco | Samo, 341 a.C. - Atene, 271 a.C.
Coerentemente con la priorità europea della valorizzazione dei dati, l’Osservatorio Nazionale sull’Economia del Mare – OsserMare studia e analizza i numeri legati all’economia blu italiana. Esso rappresenta l’evoluzione naturale delle analisi effettuate, da più di dieci anni, nel “Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare” del Sistema Camerale con il Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere. Sempre col contributo dell’Azienda Speciale Informare della Camera di Commercio Frosinone Latina e in interconnessione con il Centro Studi Tagliacarne, l’Osservatorio Nazionale si è anche dotato di una “Trend Academy Nazionale” –TrendMare e di un “Sistema Nazionale di monitoraggio” – SisteMare A partire da settembre sarà on-line www.ossermare.org, il portale dell’Osservatorio Nazionale, per rendere ancora più fruibili tutti i dati, le ricerche, gli studi e le analisi sull’economia del mare italiana.
Il XII Rapporto in pillole
• Imprese giovanili, femminili e straniere: le imprese giovanili in Italia sono pari al 9,0% dell’economia blu, le imprese femminili al 22,4% e le imprese straniere al 7,4%;
• La top 5 per incidenza del valore aggiunto dell’economia del mare sul totale dell’economia territoriale: a livello regionale: Liguria (11,9%), Friuli-Venezia Giulia (7,2%), Sardegna (7,1%), Lazio (6,0%) e Sicilia (5,7%). A livello provinciale: Trieste (18,9%), Livorno (17,6%), La Spezia (16,8%), Gorizia (13,7%) e Rimini (13,0%);
• Al Sud il primato per valore aggiunto, occupati e imprese: il Sud Italia consolida il suo primato di area a maggiore produzione di valore aggiunto con quasi 21 miliardi di euro di produzione diretta, pari a circa 1/3 dell’intero “prodotto blu” nazionale. Lo stesso vale per l’occupazione, concentrata per oltre il 37% al Sud, nonché per le imprese, che addirittura superano nel Mezzogiorno le 111.000 unità, oltre il 48% dell’intera base imprenditoriale blu del Paese. Più basso invece il moltiplicatore, pari all’1,6, a fronte del 2 del Nord-Est, dell’1,9 del Nord-Ovest e dell’1,7 del Centro.
siva, con una maggiore presenza di imprenditorialità giovanile e femminile». Lo ha sottolineato Andrea Prete, appena riconfermato presidente di Unioncamere, che ha poi aggiunto: «al contempo, l’economia del mare rappresenta una delle filiere in cui più forte è la crescita dell’attenzione al digitale e al green. Ecco perché il sistema camerale, che già nel passato ha dato forte enfasi all’economia blu, dedicherà nei prossimi anni un crescente impegno alle imprese di
questo settore attraverso policy mirate sempre più inserite nel quadro delle priorità europee».
«Il nostro Rapporto nazionale — ha dichiarato Giovanni Acampora, presidente Assonautica Italiana, Si.Camera e Camera di Commercio Frosinone Latina — è diventato il documento di riferimento del sistema mare italiano perché offre un’analisi puntuale del valore e del peso dell’economia blu del nostro Paese che mettiamo a disposizione di tutti:
operatori del settore, istituzioni, associazioni, imprese e dell’intero cluster del mare. Si tratta di un elemento imprescindibile per dare la giusta importanza alla Blue Economy italiana e affermare la sua leadership nel contesto euro-mediterraneo, in linea con il lavoro che stiamo portando avanti con il Piano del mare».
«In un Paese che è al primo posto in Europa tra le grandi economie per rapporto coste/superfi cie, la Blue Economy si caratterizza per essere “controcorrente” non solo perché ottiene risultati in termini di sviluppo e di occupazione superiori rispetto a quelli dell’economia complessiva, ma anche perché la crescita del valore aggiunto e degli occupati nel Mezzogiorno è stata di oltre due punti superiore a quella media italiana, grazie in particolare alle ottime performance del turismo» ha detto Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. «Resta comunque da evidenziare che sia la produttività della filiera blu che la capacità di moltiplicare le risorse è inferiore nel Meridione e che se entrambi i valori fossero allineati a quello dell’Italia settentrionale ci sarebbe un incremento di valore aggiunto locale di circa ulteriori 15 miliardi, pari a più di 1/4 dell’attuale complessiva produzione blu al Sud».
Per Antonello Testa, coordinatore di Ossermare, «l’economia del mare italiana conferma il suo trend di crescita superando i 178 miliardi di euro di valore aggiunto. I dati confermano la leadership dell’Italia in Europa, a differenza di quanto registrato dal EU Blue Economy Report 2024, che ci colloca al quarto posto come valore aggiunto dopo Germania, Francia e Spagna, guardando ad un perimetro diverso dal nostro. La sfida dell’Italia si vince solo avendo la piena conoscenza dello scenario marittimo in cui ci muoviamo e della sua evoluzione in modo rapido e puntuale ed è quello che noi istituzionalmente, insieme al Centro Studi delle Camere di commercio G. Tagliacarne – Unioncamere, facciamo da più di dieci anni».
>> Link: blueforumitalia.org
Legambiente parte dalla Liguria con Goletta Verde e Life Muscles
Torna la campagna estiva che solca i mari in difesa delle acque e delle coste
Lo scorso 28 giugno ha preso il via da La Spezia la 38a edizione di Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente che navigherà fino al 13 agosto lungo la Penisola per monitorare lo stato di salute di acque e coste. Temi al centro del primo giorno di tappa ligure la mitilicoltura sostenibile e l’innovazione circolare che protegge il mare. Contenuti che Goletta Verde ha portato in primo piano col progetto Life Muscles , finanziato dalla Commissione europea e guidato da L EGAMBIENTE per rendere più sostenibile l’allevamento dei mitili, e con un press tour nel Golfo dei Poeti. «Questa prima tappa della nostra campagna parte con un’importante esperienza mirata a rendere il settore dell’acquacoltura sempre più sostenibile,
contribuendo all’implementazione delle numerose politiche europee di conservazione dell’ambiente marino come ad esempio la Direttiva sulla Pianificazione dello Spazio Marittimo» ha dichiarato la portavoce di Goletta Verde Federica Barbera. «Il progetto Life Muscles ci offre, quindi, l’occasione di parlare di Blue economy sostenibile, ovvero di una crescita blu sempre più orientata alla tutela della biodiversità, per conciliare la conservazione della natura con lo sviluppo economico e ridurre l’impatto delle attività umane sul mare, anche tramite la lotta all’inquinamento».
Nel Golfo dei Poeti si concentra una delle azioni fondamentali della transizione ecologica per gli allevamenti delle cozze o muscoli come li
chiamano qui: la sostituzione delle tradizionali reti in polipropilene con nuove calze biodegradabili e compostabili con l’obiettivo di ridurre l’impatto sull’ecosistema marino in caso di dispersione di questi strumenti necessari per allevare i mitili. Il comparto della mitilicoltura in Liguria contribuisce con circa 1.430 tonnellate, il 2,3% della produzione nazionale di mitili commerciali, che ammonta a circa 62.000 tonnellate in totale (dati: EUROSTAT). Per produrre 10 kg di muscoli si utilizza mediamente 1 metro di rete tubolare, il che vuol dire che in un anno in questa regione si consumano più di 140 km di reti.
«Negli allevamenti del Golfo dei Poeti da alcuni mesi stiamo già testando più di 600 metri di calze
Il primo appuntamento dedicato al progetto europeo Life Muscles di Goletta Verde è partito dalla Liguria. Il comparto della mitilicoltura in Liguria contribuisce con circa 1.430 tonnellate, il 2,3% della produzione nazionale di mitili commerciali, che ammonta a circa 62.000 tonnellate in totale.
biodegradabili e compostabili — dichiara Paolo Varrella, presidente della CMA, Cooperativa Mitilicoltori
Associati della Spezia che è partner di progetto — che potranno arrivare fino a 20 km all’anno, considerando che stiamo raddoppiando le nostre produzioni con nuovi allevamenti off-shore e che la sperimentazione sta
riguardando solo uno dei 200 vivai (allevamenti di mitili) di quest’area produttiva. Oltre ad evitare nuove plastiche in mare, stiamo contribuendo alla sperimentazione di 3 prototipi di rete realizzati con altrettante formulazioni di biopolimeri e supportiamo l’innovazione dei materiali e dei prodotti. Durante la
visita ai vivai abbiamo mostrato le operazioni che ci stanno impegnando dall’inizio del progetto nel 2021, dal prelievo delle calze tubolari appese tra i pali nel cosiddetto “pergolaro” da analizzare per valutarne le performance, al campionamento delle microplastiche in superficie e nella colonna d’acqua — continua
Lega Ambiente ha aperto la tappa ligure di Goletta Verde con un tour in barca per i giornalisti nazionali e di settore e un seminario dedicato agli addetti ai lavori. Obiettivo: togliere dal mare 20 km di reti in plastica e sostituirle con quelle biodegradabili e compostabili.
Varrella — tutto ciò sempre in collaborazione con altri partner tecnici di progetto come l’Università di Siena, di Bologna e Novamont».
A queste azioni sperimentali e alla realizzazione di un impianto mobile di riciclo che potrà dare nuova vita fino a 300 kg di calze al giorno sono stati dedicati un press tour e un seminario per i mitilicoltori liguri che vorranno adottare le soluzioni proposte dal progetto e contribuire alla sostituzione delle calze in polipropilene con quelle biodegradabili e compostabili per rendere l’intera produzione regionale meno
impattante sull’ecosistema marino. Durante il ciclo di vita della cozza, dal seme fino al raggiungimento della taglia commerciale, le reti vengono sostituite due volte in un anno e, poiché l’operazione si compie in mare, una parte di queste può sfuggire al recupero o disperdersi accidentalmente, anche a causa di eventi atmosferici estremi che sono sempre più frequenti. Per far fronte a questo problema, grazie al progetto Life Muscles è stato realizzato l’impianto mobile di riciclaggio attualmente in funzione presso la seconda area pilota di progetto che si trova nel Nord
Life Muscles (Life MUssel Sustainable production (re)cyCLES)
è coordinato da Legambiente e conta tra i partner: Università di Bologna; Università La Sapienza di Roma (Dipartimento di Chimica); Università di Siena; Associazione Mediterranea Acquacoltori (AMA); Novamont; Rom Plastica; Società Agricola Ittica Del Giudice (Gargano); Cooperativa Mitilicoltori Associati (La Spezia).
>> Link: www.lifemuscles.eu
del Gargano, a Cagnano Varano, in provincia di Foggia, ma poi sarà a disposizione dei mitilicoltori spezzini e degli allevamenti di tutta Italia che vorranno ridurre in modo sensibile l’immissione di nuovo polipropilene in mare. Una volta nell’ambiente gli oggetti in plastica si frammentano generando microplastiche, che possono danneggiare l’ambiente e interagire con gli organismi. I primi monitoraggi delle microplastiche superficiali e in colonna d’acqua condotti dall’Università degli Studi di Siena nel Golfo che ospita i vivai della CMA, ma anche in Puglia, servono a definire i valori di partenza di contaminazione.
«Questo ci consentirà di valutare l’eventuale rilascio delle microplastiche da parte delle reti in biopolimero e in polipropilene riciclato in seguito alla messa in opera delle calze sperimentali», dichiara Cristina Panti, ricercatrice dell’ateneo senese. «Le particelle ritrovate, soprattutto in colonna d’acqua, sono per lo più microfibre sia di natura sintetica
ma anche naturale (come cotone o cellulosa) e il fatto che il polimero predominante nei campioni non sia rappresentato dal polipropilene, conferma che le fonti di contaminazione da microplastiche nelle due aree non derivino esclusivamente dalla degradazione delle calze per le cozze attualmente in uso negli impianti e che le correnti abbiano un ruolo fondamentale nella dispersione di queste particelle. Tuttavia, comparando i dati relativi ai due impianti, si sono quantificate tra 14.000 e 44.000 microparticelle, numeri inferiori rispetto ad una stima media per il Mar Mediterraneo che ammonta a oltre 180.000 microplastiche per km2».
Col progetto Life Muscles viene indagato anche il fenomeno dei microinquinanti nel cibo che mangiamo, per valutare l’impatto tossicologico dei polimeri sui mitili d’allevamento e su altri organismi marini e il possibile trasferimento nella catena trofica. «I risultati preliminari ottenuti da esperimenti di laboratorio, tuttavia, non restituiscono dati allarmanti sulla salute dei mitili stessi», conclude Panti.
Il progetto Life Muscles completa le azioni tecniche principali con monitoraggi che coinvolgono turisti e scolaresche, sensibilizzazione delle comunità e attività volte ad accrescere la consapevolezza su questa particolare emergenza ambientale e per ribadire che una raccolta più efficace, il corretto riciclo e l’introduzione di materiali biodegradabili e compostabili, possono essere una soluzione e il traguardo a cui ambire per la protezione dell’ecosistema marino.
Federico Borromeo, direttore di Legambiente Liguria, evidenzia l’importanza della sostenibilità in ogni aspetto dell’economia e dell’attività umana: «L’uscita dalle fonti fossili e di conseguenza dalla plastica è un passaggio fondamentale per la transizione ecologica. L’importanza delle nuove tecnologie, della sperimentazione e degli investimenti ad essi collegati sono un elemento centrale delle politiche della nostra associazione ed un pilastro della campagna Goletta Verde 2024».
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Granchio blu sei cotto
Un’iniziativa di Legacoop Agroalimentare e Cooperativa Casa del Pescatore che coinvolge hotel, ristoranti e GDO con un prodotto fresco o congelato, già pulito, e un sugo pronto. Promosse anche Cozza e Vongola romagnole
Vecchi e nuovi sapori, prelibatezze da scoprire (o riscoprire), che sbarcano sulle tavole della Romagna (e non solo). Sono questi gli obiettivi della campagna di promozione e valorizzazione dei prodotti ittici dell’Emilia-Romagna presentata lo scorso fine maggio a bordo della motonave Bella Rimini da Legacoop Agroalimentare e Cooperativa Casa del Pescatore di Cattolica, in collaborazione Ecomondo, Legacoop Emilia-Romagna e coi pescatori del Consorzio Pescatori di Goro
(Co.Pe.Go.), Cooperativa la Vela, Cooperativa pescatori di Cervia, Casa del pescatore di Cesenatico e Cooperativa Lavoratori del Mare di Rimini.
Le iniziative si concentrano sulla promozione e valorizzazione di tre specifici prodotti ittici: i primi due sono la Cozza romagnola (Mytilus galloprovincialis ) e la Vongola romagnola ( Chamelea gallina ), marchi collettivi territoriali depositati presso EUIPO, l’Uffi cio dell’Unione Europea per la proprietà
intellettuale. Il terzo prodotto è il famigerato Granchio blu (Callinectes sapidus). «Come noto, l’invasione del granchio blu nell’area del Delta del Po ci ha messi tutti di fronte ad uno stravolgimento ecosistemico dell’habitat deltizio e marino, mettendo in ginocchio il comparto ittico, con particolare riferimento alla venericoltura dei pescatori di Goro e Comacchio», spiega MASSIMO BELLAVISTA, responsabile pesca e acquacoltura Emilia-Romagna di Legacoop Agroalimentare. «Da oltre
La presentazione della campagna sulla motonave Bella Rimini.
un anno siamo attivamente impegnati nella ricerca di soluzioni tese fornire supporto di vario genere al migliaio di pescatori in ginocchio per il drastico calo e, di fatto, azzeramento, della produzione di vongole veraci, sino ad oggi considerato il distretto europeo della vongola verace. Ci siamo impegnati a sensibilizzare le istituzioni, ma anche gli stakeholder dei settori della Blue economy, in primis il settore turistico balneare».
Con queste premesse nasce la campagna “Abbiamo cotto il granchio blu”, che promuove l’utilizzo del Granchio blu pescato e raccolto dai pescatori delle cooperative dell’Emilia-Romagna e prevede il coinvolgimento degli hotel e dei ristoranti della costa emiliano-romagnola. L’iniziativa trova la disponibilità delle associazioni Federalberghi Emilia-Romagna e le rispettive associazioni territoriali della costa, Promozione Alberghiera, dei grossisti e della GDO. La commercializzazione del Granchio blu eviscerato
di alta qualità, fresco o congelato, è affidata al Consorzio Pescatori di Goro. Alla Cooperativa Casa del pescatore di Cattolica, protagonista di un importante processo di sviluppo orientato alla trasformazione e commercializzazione del seafood nostrano, è invece, affidata la produzione e commercializzazione di un sugo pronto per il canale HO RE CA «L’idea di voler fare entrare il Granchio blu nella nostra cultura alimentare è un atto concreto per provare, quanto meno, a trarre un piccolo vantaggio da quella che è una vera e propria emergenza» ha detto Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. «Far crescere il consumo di Granchio blu con l’offerta di un prodotto già pronto ad essere cucinato potrà dare anche un piccolo sollievo economico agli allevatori di molluschi alle prese con uno stravolgimento dell’ecosistema che ha portato di fatto all’azzeramento della produzione di vongole veraci e ha messo in ginocchio i pescatori.
Un’iniziativa, questa, che potrebbe fare da apripista per iniziative simili anche in altre regioni d’Italia con il coinvolgimento delle nostre cooperative» conclude Maretti.
Prodotto fresco, pulito pronto a essere cotto, e sughi: questa la proposta «La scelta verso un preciso sugo pronto è il risultato di un lungo lavoro di ricerca delle materie prime ma anche di analisi delle varie proposte», dichiara NICOLA TONTINI, direttore della Cooperativa Casa del pescatore di Cattolica. «Negli ultimi mesi sono stati realizzati alcuni panel taste con autorevoli e qualificati rappresentanti — prosegue Tontini — che hanno contribuito a orientare indirizzato la scelta basandosi su diversi criteri (aspetto, qualità aromatica, intensità aromatica, grado di cottura, sapidità, armonia dei sapori e succulenza)».
Fonte: LegaCoop Agroalimentare
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Spigole e orate di grossa pezzatura e di qualità
La qualità attraverso il miglioramento continuo è sempre stata la nostra massima priorità. Crediamo che i consumatori abbiano diritto ad un pesce gustoso, di alto valore nutrizionale, sicuro e sottoposto a severi controlli che ne garantiscano anche la sostenibilità verso l’ambiente. Siamo quindi impegnati ad implementare i migliori sistemi di Certificazione per la Sicurezza Alimentare e la Protezione del Consumatore.
La Regione porta avanti il progetto LIFE IMAGINE a salvaguardia della specie minacciata da cambiamenti climatici
Nelle ultime settimane la Regione Umbria, in collaborazione con l’Agenzia Forestale Regionale, ha intensificato le semine delle trote mediterranee prodotte a Borgo Cerreto nell’ambito del progetto LIFE IMAGINE. Questa iniziativa mira a preservare le popolazioni ittiche autoctone dei fiumi umbri. Le semine hanno interessato il fiume Nera, il Vigi e il Corno, con l’immissione di oltre 30.000 avannotti, 500 trotelle (6-9 cm) e 2,5 quintali di trote adulte (20-25 cm). Per la semina di trote adulte, la Regione ha collaborato con Legambiente Umbria, intervenendo in particolare nel tratto no kill da Vallo di Nera fino alla zona di protezione di Borgo Cerreto, in modo da conciliare le esigenze della conservazione con quelle della pesca sportiva. Inoltre, il 31 maggio, sono state effettuate ulteriori semine di 5.500 avannotti nei fiumi Pescia, Sordo e Nera (Visso) e di oltre 250 trotelle nel torrente Ussita, in collaborazione con il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, a sostegno del progetto LIFE STREAMS. Le semine di trota mediterranea proseguiranno nelle prossime settimane, con ulteriori immissioni di avannotti e trotelle nel bacino idrografico del Nera. Tutti gli esemplari utilizzati provengono dal centro ittiogenico regionale di Borgo Cerreto, riferimento a livello nazionale per la conservazione di questa specie. “Il progetto LIFE IMAGINE è basato su solide fondamenta scientifiche, che vedono nella conservazione delle specie ittiche autoctone una priorità per la biodiversità fluviale”, si legge in una nota della Regione Umbria.
La trota mediterranea, specie autoctona in Umbria, svolge un ruolo cruciale negli ecosistemi acquatici. La sua presenza è indicativa di un ambiente sano e ben equilibrato. Gli interventi di ripopolamento, come quelli effettuati, contribuiscono al recupero della trota mediterranea, minacciata dall’alterazione degli habitat e dai cambiamenti climatici. Inoltre, la collaborazione con associazioni ed enti come Legambiente Umbria e il Parco Nazionale dei Sibillini consente di mettere in atto politiche di gestione efficaci, assicurando che le misure adottate siano in linea con le migliori pratiche di conservazione. «Il progetto rappresenta un esempio virtuoso di come la collaborazione tra enti pubblici e associazioni possa portare a risultati concreti nella conservazione della nostra biodiversità. Proseguiremo su questa strada, consapevoli dell’importanza di tutelare le nostre risorse naturali per le generazioni future», ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura Roberto Morroni (fonte: EFA News – European Food Agency).
Caviar Milan (caviarmilan.com) e il format del franchising destinato alla vendita e alla somministrazione di finissime tipologie di puro caviale persiano, con nuove aperture a breve a Roma e Firenze. Oltre al caviale persiano, i flagship store propongono il Sale Blu della Persia e lo Zafferano persiano, nonché selezioni di champagne e vodka in pairing.
di Elena
Benedetti
3. Prepariamoci a Conxemar 2024
L’appuntamento con la fiera specializzata nel seafood congelato è a Vigo grazie alla 25a edizione di Conxemar (conxemar.net), dall’1 al 3 ottobre. Il quartiere fieristico della città, erede di una lunga tradizione di pescatori, accoglierà grossisti, importatori, esportatori, produttori, distributori e fornitori di attrezzature su una superficie espositiva di 37.000 m2 e quasi 800 espositori. Comoda la app della fiera da scaricare per ricercare espositori, visualizzare il calendario attività e accedere a tutte le informazioni utili sia per chi espone che per chi visita.
4. Osservatorio Nazionale della Pesca
Creato nel 1994, l’Osservatorio Nazionale della Pesca (osservatoriopesca.it) opera nell’ambito del rinnovo del CCNL per il personale imbarcato sulle navi adibite alla pesca marittima e promuove attività di formazione sui principali temi del settore. Nel portale sono disponibili dati sulla pesca in Italia, un archivio delle attività di ricerca e informazioni sul supporto tecnico e gestionale alla presentazione e realizzazione di attività progettuali sui bandi FEAMP, FEAMPA di carattere regionale e nazionale e su tutte le opportunità di finanziamento nazionali e internazionali inerenti il settore della pesca e dell’acquacoltura.
Ostricoltura italiana, un promettente settore in rapida crescita
Con 75.000 tonnellate di produzione annua, l’Italia è il terzo produttore di molluschi bivalvi nell’Unione Europea, dopo Spagna e Francia (FAO, 2022). Le principali specie prodotte in Italia sono cozze e vongole veraci (queste ultime come sappiamo in forte calo a causa della predazione nel 2023 da parte del granchio blu). Ultimamente si sta però assistendo alla rinascita di un settore che fino a pochi anni fa sembrava tramontato: l’ostricoltura.
Ostrica concava e ostrica piatta L’ostricoltura italiana è storicamente la più antica e, al contempo, una delle meno sviluppate in Europa. Avviata
dai Romani circa duemila anni fa, allora con l’autoctona ostrica piatta, ha conosciuto l’ultimo momento fiorente alla fine dell’Ottocento nelle aree dei Golfi di La Spezia e Trieste. Per oltre un secolo questa attività è praticamente scomparsa, ma nell’ultimo decennio sembra esserci fortunatamente un’inversione di tendenza, con alcuni primi investimenti proprio in Liguria, nel Golfo di La Spezia, ed anche in Sardegna, Emilia-Romagna e Veneto.
La quasi totalità della produzione di ostriche riguarda la specie ostrica concava ( Crassostrea gigas, ora aggiornata come Magallana gigas), di cui sono state prodotte nel 2022
poco più di 300 tonnellate, quantità notevolmente ridotta rispetto alla produzione francese che è pari a 80.000 t/anno e da cui dipendiamo quasi interamente per fornire di prodotto il nostro mercato. Per quanto riguarda l’ostrica piatta ( Ostrea edulis), la specie nostrana, la produzione è solo all’inizio, ma anche questa specie è promettente, e con caratteristiche di sapore particolari e tipiche della specie.
Tecniche di allevamento
L’allevamento di ostriche non si improvvisa. Un mitilicoltore o un allevatore di vongole non può pensare di essere al contempo ostricoltore in
quanto la tecnologia di allevamento è totalmente diversa.
Le ostriche hanno bisogno di essere controllate frequentemente, le lanterne che le contengono devono essere tenute ben pulite dal deposito di incrostazioni, il seme di partenza deve provenire da schiuditoi controllati rispetto a potenziali malattie specifiche per questa specie, il ciclo produttivo è più lungo rispetto agli altri molluschi… Le ostriche sono quindi più esposte
al rischio di eventi atmosferici avversi o malattie e per questo maggiormente controllate durante tutto il ciclo produttivo. Inoltre, per l’abitudine di consumare le ostriche crude, il consumatore deve essere garantito con un prodotto sicuro, allevato in aree ben controllate (ambiti-bivalvi-veneto.izsvenezie.it) e, se necessario, anche ben trattato nei centri di depurazione, perché appunto la cottura non viene applicata dal consumatore.
Le sfide per gli ostricoltori Varie sfide attendono gli ostricoltori italiani:
• l’attivazione di centri di produzione di seme (schiuditoi) in Italia per non dipendere dall’estero e poter fare una propria selezione dei riproduttori;
• una mappatura delle aree ideali per l’allevamento, che devono essere particolarmente indenni da contaminanti fecali, non ultimi i virus enterici (es.
Norovirus) che spesso sono causa di gastroenteriti nel consumatore;
• migliorare la tecnologia di allevamento per superare alcuni problemi sanitari come la presenza sul guscio di parassiti (balanidi), parassiti all’interno della conchiglia (Polidora), contenere i danni da Oyster herpes virus, Vibrio aestuarianus;
• sfruttare le particolari caratteristiche salutistiche delle ostriche,
L’ostricoltura italiana è storicamente la più antica e, al contempo, una delle meno sviluppate in Europa. La quasi totalità della produzione di ostriche riguarda la specie ostrica concava, di cui sono state prodotte nel 2022 poco più di 300 t, quantità notevolmente ridotta rispetto alla produzione francese, pari a 80.000 t/anno. Oggi si assiste alla rinascita del settore. Un mitilicoltore, però, non può pensare di essere al contempo ostricoltore, in quanto la tecnologia di allevamento è totalmente diversa. Varie sfide attendono gli ostricoltori italiani, tra cui la capacità di “fare squadra” tra allevatori ed enti di ricerca, anche per fronteggiare i drastici cambiamenti climatici.
con campagne di informazione ai consumatori;
• puntare a produzione locali tipiche, sull’esempio di altre iniziative positive a suo tempo ottenute con altri molluschi, come la cozza DOP di Scardovari;
• sviluppare la produzione di ostrica piatta, da gestire assieme ad una regolamentazione del prodotto selvatico pescato;
• individuare luoghi dove conviene allevare in modo integrato: ittiocoltura e ostricoltura.
Queste sfide sono l’occasione anche per “fare squadra” tra allevatori ed enti di ricerca, chiamati a lavorare a stretto contatto, presupposto importante se si vuole davvero implementare questo neonato settore nella molluschicoltura italiana.
Un’ulteriore sfida è la crisi climatica che sta colpendo anche questo settore: assistiamo negli ultimi anni ad una periodica carenza di fitoplancton, l’alimento base dei molluschi, ostriche comprese. Ne deriva che questi periodi di digiuno indeboliscono gli animali bloccandone la crescita e rendendoli più vulnerabili a patologie. Per questo è importante che l’allevatore conosca i parametri relativi allo stato dei nutrienti e così si regoli sul momento più opportuno per la raccolta.
In questo è d’aiuto la tecnologia (sonde multi-parametriche, dati satellitari, ecc…) e su questo è necessaria una formazione adeguata.
Formazione degli operatori
La formazione dell’ostricoltore è importante anche per una gestione responsabile delle aree di produzione e raccolta. Conoscere e utilizzare le informazioni sulla previsione di eventi atmosferici avversi, permette di regolamentare i periodi di raccolta delle ostriche, evitando di immettere sul mercato un prodotto contaminato, lasciandolo in acqua il tempo necessario per l’autodepurazione (soprattutto per evitare le contaminazioni da virus enterici), eventualmente con una successiva depurazione in stabilimento.
Un’ultima riflessione riguarda l’aspetto economico. Affiancare alle due specie tradizionalmente allevate, cozze e vongole, una terza specie come l’ostrica è senza dubbio una scelta opportuna e vantaggiosa, soprattutto nel caso in cui una calamità dovesse colpire le altre specie, come ad esempio la predazione di vongole veraci da parte del granchio blu, evento disastroso e drammatico per la venericoltura. La diversificazione di specie allevate in acquacoltura è sempre vincente.
La ricerca scientifica a supporto della produzione
In questo contesto, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) negli ultimi anni si è posto a fianco del comparto produttivo, partecipando a vari progetti di ricerca tra cui:
• “Valorizzazione della produzione di ostriche: sperimentazione di allevamenti di ostriche (Crassostrea gigas) in sistema integrato vallivo e off-shore, a basso impatto ambientale. Messa a punto di indicatori ambientali e protocolli di produzione applicabili in altri siti potenzialmente produttivi” approvato con DG Pemac – MiPAAFT, Prot. 0011064 del 04/07/19;
La formazione dell’ostricoltore è importante per una gestione responsabile delle aree di produzione e raccolta. In questo contesto, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) negli ultimi anni si è posto a fianco del comparto produttivo, partecipando a vari progetti di ricerca e mettendo in campo altre iniziative per il sostegno all’ostricoltura.
• “MARICULTURE NETWORK: Implementation of new technologies for diversified sustainable aquaculture targeting healthy society and competitive regions” , Interreg VI-A IT-HR CBC, ITHR0200334, Programma 2021-2027;
• “Attività di ripristino di banchi naturali di ostriche piatte”,
progetto MASAF-PNRR, 20232026.
Grazie a questi progetti, l’IZSVe ha potuto migliorare le performance diagnostiche relative all’identificazione di agenti patogeni di ostrica concava e ostrica piatta, mettere a punto sistemi di laboratorio per definire lo stato di salute delle ostriche attraverso l’individuazione di spe-
Ogni anno l’IZSVe organizza un momento di confronto presso i laboratori di Legnaro (PD) per un aggiornamento sulla situazione epidemiologica e per un update diagnostico delle malattie delle specie acquatiche allevate, fra cui appunto le ostriche. Altro momento di divulgazione è il convegno annuale della Società Italiana di Ricerca Applicata alla Molluschicoltura (SIRAM), di cui IZSVe è sede della segreteria.
>> Link: siram-molluschi.it
cifici marcatori di stress con metodi immunoistochimici, nonché monitorare la salute delle ostriche allevate in diversi ambienti, come il mare, le lagune e le valli da pesca, e con modalità diverse. Ogni anno l’IZSVe, sede del Centro di referenza nazionale (CRN) per lo studio e la diagnosi delle malattie dei pesci, molluschi e crostacei, organizza un momento di confronto presso i laboratori di Legnaro (PD) per un aggiornamento sulla situazione epidemiologica, per discutere i risultati dei ring test organizzati dal CRN e per un update diagnostico delle malattie delle specie acquatiche allevate, fra cui appunto le ostriche. All’evento partecipano i laboratori diagnostici di tutti gli istituti zooprofilattici.
Gli eventi del settore Altro momento di divulgazione è il convegno annuale della Società Italiana di Ricerca Applicata alla Molluschicoltura (SIRAM), di cui IZSVe è sede della segreteria, in programma il prossimo 4-5 ottobre a Cattolica (RN), evento a cui partecipano il mondo della ricerca e della produzione, e dove vengono presentati i risultati di studi e ricerche scientifiche. Ultimo, ma non per importanza, la seconda edizione dell’Italian Oyster Fest (La Spezia, 10-12 maggio), l’appuntamento nazionale per tutti gli attori coinvolti nel panorama dell’ostricoltura italiana, che è stato l’occasione di scambio di proposte ed esperienze per consolidare questo settore di promettente espansione.
Fonte: Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe) www.izsvenezie.it/ostricolturaitaliana-settore-rapida-crescita/
Blue Growth: Ismea partner di “3EFISHING”, progetto Interreg
Italia Croazia per la crescita ambientale ed economica dell’Adriatico
“3EFishing” (per esteso “3E-innovation of smallscale fisheries and aquaculture: researchbased and piloted Electric-engine refitting of fishing vessels to enhance Environmental and Economic Adriatic Blue Growth”) è il nuovo progetto europeo di cooperazione transfrontaliera tra Italia e Croazia (Interreg Italia-Croazia) che ha come obiettivo lo sviluppo di nuove imbarcazioni con motore elettrico: una soluzione che permette di ridurre le emissioni e migliorare la sostenibilità economica delle imprese del settore pesca e acquacoltura. Il progetto, coordinato in Italia dall’Università Alma Mater Bologna e in Croazia dall’Istituto di Oceanografia di Spalato, punta, in senso più ampio, a favorire il trasferimento delle conoscenze e dei risultati della ricerca applicata alle micro, piccole e medie imprese del settore; in questa fase pilota prevede il riadattamento di due imbarcazioni da pesca sotto i 12 metri con motori ibridi e con l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili. A supportare i capifila saranno il Ministero dell’Agricoltura croato e Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare italiano. Partecipano inoltre l’Agenzia per l’Innovazione nel Settore Agroalimentare e della Pesca della Regione Marche “Marche Agricoltura Pesca”, l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari e la contea di Zadar, che avranno il compito di coinvolgere gli operatori del settore, mentre la più importante impresa di acquacoltura croata, Cromaris, sarà coinvolta direttamente nei processi e nelle fasi di test e collaudo delle innovazioni.
>> Link: ismea.it
Mangimi di alta qualità per l’acquacoltura
LET’S GROW TOGETHER
In qualità di produttore di mangimi per pesci di allevamento, da più di 60 anni, Aller Aqua fornisce non solo alimenti, ma soluzioni sostenibili per l’acquacoltura.
Sofia 2024: acquacoltura nuovo leader nella fornitura mondiale di prodotti ittici
Nuovo primato assoluto: la produzione di animali acquatici dal settore dell’acquacoltura, per la prima volta, ha superato la pesca di cattura di Alejandro Güelfo
Da decenni l’acquacoltura si è affermata come soluzione vitale e sostenibile alle sfide della sicurezza alimentare globale. Con l’aumento della domanda a livello globale di pesci e frutti di mare, l’acquacoltura offre un metodo efficiente e rispettoso dell’ambiente per la produzione di proteine di alta qualità.
I vantaggi dell’acquacoltura sono più che evidenti. A differenza del sistema agricolo, che spesso richiede ampie aree di terreno e grandi quantità di acqua dolce per la produzione, l’acquacoltura è in grado di produrre quantità comparabili di proteine ad alto valore biologico utilizzando una percentuale minore di spazio e risorse idriche minime, mantenendo un basso impatto ambientale.
Dal punto di vista nutrizionale, i prodotti dell’acquacoltura sono superiori sotto molti aspetti. Sono ricchi di omega-3, proteine e altri nutrienti essenziali, come vitamine e minerali, fondamentali per combattere la malnutrizione globale. Questo è particolarmente critico per i Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso a cibi salutari e convenienti può essere limitato. Inoltre, fornendo un’alternativa sostenibile alla pesca di cattura, l’acquacoltura consente alle popolazioni di pesci selvatici di recuperare e preserva la biodiversità dei nostri oceani.
L’ultimo rapporto della FAO, “Stato Mondiale della Pesca e dell’Acquacoltura (SOFIA 2024)”, evidenzia come l’acquacoltura sia diventata la principale fonte globale di pesce, frutti di mare e alghe, con una produzione che ha raggiunto i 130,9 milioni di tonnellate nel 2022, pari al 51% del totale. Al contrario, la pesca di cattura tradizionale continua a ristagnare. Questo conferma che l’acquacoltura si è affermata come il “nuovo leader” del settore e rappresenta una soluzione vitale per nutrire una popolazione mondiale in continua crescita, attraverso l’allevamento sostenibile di pesci e frutti di mare.
Il commercio internazionale di prodotti acquatici ha anche raggiunto un valore record di 195 miliardi di dollari, sottolineando
SOFIA è un rapporto della FAO che analizza lo stato e la salute degli stock ittici mondiali, nonché le tendenze nei settori della pesca e dell’acquacoltura, sul piano globale e regionale. L’edizione del 2024 mette in luce i progressi concreti ottenuti dall’attuazione della cosiddetta “Trasformazione Blu”. Inoltre, pone in evidenza il ruolo svolto dalla FAO. Questa, in collaborazione con membri e partner, guida il cambiamento verso un’espansione e un’intensificazione sostenibili dell’acquacoltura. In particolare, evidenzia una gestione efficace della pesca e la creazione di catene del valore. Queste catene danno priorità a efficienza, sicurezza ed equità (fonte: unric.org).
l’importanza economica del settore. I prodotti acquatici continuano ad essere uno dei gruppi alimentari più commercializzati a livello mondiale, riflettendo il loro ruolo vitale nell’economia globale.
La FAO ha anche evidenziato l’urgente necessità di misure trasformative per promuovere un’acquacoltura più sostenibile ed efficiente. Il Programma di Trasformazione
Blu della FAO cerca di massimizzare le opportunità offerte dai sistemi alimentari acquatici per migliorare la sicurezza alimentare, la nutrizione e supportare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Siamo realmente consapevoli di questa importanza in Europa? Nell’Unione Europea, il settore dell’acquacoltura è caratterizzato da un elevato impiego di tecnologie,
orientato verso la sostenibilità e il miglioramento delle prestazioni produttive. Utilizziamo sistemi all’avanguardia, alcuni dei quali sono ancora in fase di sviluppo, che riutilizzano l’acqua in modo efficiente. Ciò minimizza l’impatto ambientale e consente l’operatività anche in aree dove c’è scarsità di acqua.
L’acquacoltura può diventare un motore economico significativo per molte comunità costiere e rurali, fornendo lavoro e sostentamento a milioni di persone in tutto il mondo. In regioni dove le opportunità di
impiego sono limitate, le aziende fornitrici di prodotti ittici offrono una fonte vitale di reddito e rappresentano uno stimolo economico locale.
Nonostante ci siano ancora molti che non ne riconoscono il valore, l’acquacoltura non è solo una delle soluzioni per garantire il sostentamento alimentare a livello globale, ma promuove anche un approccio più equilibrato e sostenibile alla nostra crescente domanda di cibo. Se siete sensibili all’importanza della pesca e dell’acquacoltura per
garantire l’alimentazione nel mondo, consiglio di leggere con attenzione il rapporto SOFIA 2024 della FAO. Alejandro Güelfo Editore di misPeces.com
El portal de la acuicultura
Nota
Per approfondimenti:
* The State of World Fisheries and Aquaculture 2024
L’ALIMENTAZIONE PRE-INGRASSO PER PROFITTI SUPERIORI
Acquacoltura: opportunità in Tanzania
di Gianluigi Negroni
Benvenuti in Tanzania, uno degli stati costieri che si affacciano sull’Oceano Indiano occidentale, situato nella parte orientale dell’Africa e dotato di risorse idriche naturali che vanno dalle acque interne a quelle marine. Riportiamo qualche informazione tratta dal Dipartimento FAO Fisheries and Aquaculture per inquadrare meglio questo Paese. La Tanzania ospita tre grandi laghi interni africani: il Lago Vittoria (condiviso da Kenya e Uganda), il Lago Tanganica e il Lago Nyasa, oltre ad altri laghi minori, fiumi, dighe, stagni e zone umide.
Il Paese ha anche una costa lunga circa 1.242 km che si estende dal nord al confine col Kenya e al sud al confine con il Mozambico. Ha acque territoriali di circa 64.000 km2 e una Zona economica esclusiva (EEZ) di 223.000 km2. Nelle mie frequenti
visite in Tanzania per comprendere meglio lo stato del settore e favorire futuri investimenti del settore pubblico e privato nel comparto dell’acquacoltura tanzaniana mi sono spesso confrontato con il DOTT.
N AZAEL M ADALLA , direttore della Divisione per l’Acquacoltura del Ministero dell’Allevamento e della Pesca della Tanzania, che mi ha aiutato a ripercorrere la storia e a far luce sull’attualità dell’acquacoltura nazionale grazie alla sua profonda esperienza nel settore.
Un poco di storia
La storia dell’acquacoltura in Tanzania inizia nel 1927 con il rilascio di trote d’allevamento di origine scozzese nelle acque fredde dei torrenti nelle regioni del Kilimangiaro e Mbeya per incentivare la pesca sportiva. L’allevamento in stagni
si sviluppa tra il 1950 e 1960 con la Tilapia a Korogwe (Tanga) e Malya (Mwanza). A quel tempo l’obiettivo era di seminare le ritenute idriche costruite per l’impiego agricolo e domestico.
Al raggiungimento dell’indipendenza, il principale interesse del Paese si spostò sulle abbondanti risorse naturali delle acque interne e di quelle marine per potenziare le catture, sforzo che continua tuttora.
Negli anni ‘80 e ‘90 la promozione dell’acquacoltura fu ripresa da alcuni progetti che inclusero quelli promossi dalla FAO. Quest’ultima costruì infatti un centro per l’acquacoltura nazionale a Morogoro (l’attuale Aquaculture Development Center) e il progetto ALCOM per le comunità rurali. Finalmente nel 2008 fu costituita una Divisione per l’Ac-
quacoltura all’interno del Ministero dell’Allevamento e della Pesca con il mandato di promuovere, sviluppare e gestire l’acquacoltura in Tanzania.
Il potenziale
I sistemi di produzione acquatici giocano un ruolo importante in Tanzania. Essi impiegano direttamente circa 235.000 persone nella pesca e acquacoltura e, indirettamente, una grande quantità di persone che si occupano dei servizi connessi al comparto. Il settore della pesca ed acquacoltura contribuisce per l’1,8% del Prodotto Nazionale Lordo e al 30% del consumo di proteine animali. La media annuale di produzione da cattura è di poco inferiore alle 500.000 tonnellate, quantità che non è comunque sufficiente per il sostentamento della popolazione crescente. Questo si evidenzia dal
progressivo declino del consumo pro capite di pesce, dai 14 kg degli anni ‘80 ai 7.8 kg del 2022. C’è quindi bisogno di un incremento delle produzioni acquicole per compensare il bisogno della popolazione poiché le risorse provenienti dalla pesca non sono sufficienti.
In Tanzania c’è un grande potenziale per sviluppare un settore acquicolo forte, sia su piccola che su grande scala, grazie alla presenza di abbondanti risorse acquatiche tra la lunga costa marina, una parte significativa del Lago Vittoria, Tanganica e Nyasa, riserve idriche per agricoltura e numerosi sistemi fluviali, zone umide e falde acquifere. Inoltre, la Tanzania è caratterizzata da un organizzato sistema istituzionale, politico e regolamentare per la gestione dell’acquacoltura. Il Ministero dell’Allevamento e della
Pesca è l’istituzione di riferimento del settore e ha il mandato di sviluppare e gestire l’industria acquicola.
Le attività dell’industria dell’acquacoltura sono regolate e gestite dai programmi National Fisheries Policy of 2015, Fisheries Sector Master Plan (2021/22–2036/37) e dal National Aquaculture De-
Risorse naturali in breve:
• una ricca biodiversità di organismi acquatici;
• 1.424 km di coste marine;
• acque dolci: 59.280 km2;
• acque marine territoriali: 6.000 km2;
• EEZ di 223.000 km2;
• 700 km2 di foreste costiere;
• 1.440 km2 di foreste di mangrovie;
• 3.580 km2 di barriera corallina.
velopment Strategy (2018-2025)
L’acquacoltura è la priorità del Five-Year National Development Plan 2021/22 – 2025/26 che presenta un ampio obiettivo di trasformare, modernizzare e potenziare il settore della Blue Economy sia nelle acque interne che marine.
I regolamenti per l’acquacoltura in Tanzania sono espressi tramite il Fisheries Act, 2003, richiamato nel
2009 e sotto una nuova revisione per migliorare e modernizzare l’amministrazione dell’acquacoltura a livello nazionale. Inoltre, il paese ha una popolazione giovane che, attraverso una formazione professionale e tecnica nel settore, che può dare un notevole apporto allo sviluppo dei vari punti della catena del valore dell’acquacoltura. In questo contesto si registrano costi di produzione
In Tanzania la grande disponibilità di risorse naturali e manodopera può portare a numerosi investimenti nel settore dell’acquacoltura, considerata la miglior possibilità per approvvigionare una popolazione in forte crescita
ancora contenuti per l’abbondanza di aree agricole, acque e un costo del lavoro basso con prezzi dei prodotti ittici abbastanza sostenuti e in forte richiesta. I prodotti dell’acquacoltura sono richiesti localmente ma anche a livello regionale (Southern Africa Development Community – SADC; East African Community – EAC; African Continental Free Trade Area – AfCFTA) e globalmente.
Stato dell’acquacoltura in Tanzania: qualche numero L’acquacoltura in acque dolci è particolarmente sviluppata per l’allevamento di Tilapia del Nilo (Oreochromis niloticus) e, in minor misura, dal Pesce gatto africano (Clarias gariepinus). La maricoltura è dominata dall’allevamento di macroalghe (Eucheuma denticulatum e Kappaphycus alvarezii), oltre a qualche impianto di Milk fish (Chanos chanos, in italiano “cefalone” o “pesce latte”, unico rappresentante della famiglia Chanidae), una specie endemica simile al cefalo.
Per quanto riguarda i crostacei, si allevano i gamberi (Penaeus spp.), il granchio delle mangrovie (Mud crab, Scylla spp.), mentre per i molluschi si allevano le ostriche perlifere; infine, per gli echinodermi, si alleva il cetriolo di mare (Sea cucumber, Holothuria spp.).
Attualmente si contano 34.057 allevatori con 32.878 stagni. L’acquacoltura commerciale sta emergendo nei grandi laghi con allevamenti in gabbie e nelle periferie urbane (allevamenti intensivi in stagni/vasche a ricircolo RAS – Recirculation Aquaculture System / In-Pond Raceways System), in risposta alla crescente domanda di pesce fresco a causa il rapido aumento della popolazione. Ci sono un totale di 993 gabbie per pesce (911 nel Lago Vittoria, 3 nel Lago Tanganica e 79 dighe/bacini idrici), oltre a 20 RAS e un In-Pond Raceway System.
Le produzioni di acquacoltura sono incrementate progressivamente da 4.790 t nel 2015/2016 a 33.794 t nel 2022/2023. Le produzioni includono 29.114 t di pesce, 4.677 t di alghe, 30 t di aragoste ingrassate, 1,6 t di gamberi, 0,6 t di granchi ingrassati,
In alto: Oloturia scabra. In basso: allevamento di oloturia.
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0,8 t di oloturia e 550 pezzi di ostriche perlifere. La disponibilità dei mezzi di produzione è in graduale aumento per le forti richieste del settore produttivo per mangime e novellame. Nel 2022/23 sono state censite 38 avannotterie (31 nel settore privato, 4 nel parastatale, 3 in strutture governative), che hanno prodotto 55.176.800 esemplari di novellame di pesce (50.275.380 di Oreochromis niloticus, 2.901.420 di Clarias gariepinus e 2.000.000 di Penaeus monodon).
Si contano una decina di importatori di mangime e altrettanti piccoli e medi produttori di mangime per pesce. I consumi di mangime si attestano sulle 6.211 t, delle quali 2.673.1 t prodotte localmente e 3.538.25 t importate. Le produzioni attuali registrano un’ulteriore richiesta di 120 milioni di novellame e di 26.000 t di mangime per supportare gli obiettivi delle future produzioni nazionali. Le produzioni richieste di mangime potrebbero aumentare consistentemente nei prossimi anni. Molti produttori autoproducono i propri avannotti e il mangime a causa delle scarse disponibilità sui mercati e i problemi di carattere logistico.
Ricerca e formazione
Le tecnologie, innovazioni e le risorse umane sono fattori determinanti per supportate lo sviluppo dell’acquacoltura. A tale proposito il Ministero ha istituito il Tanzania Fisheries Research Institute (TAFIRI) per la ricerca e la formazione. Questo ente ha il compito di coordinare e sviluppare la ricerca nel settore dell’acquacoltura. Per la formazione segnaliamo il Fisheries Education and Training Agency (FETA), il cui mandato è quello di offrire corsi professionali e promuovere diplomi in acquacoltura. Esso conta vari campus sparsi per il Paese. Inoltre, vi sono quattro principali istituzioni universitarie in Tanzania (University of Dar es Salaam, Sokoine University of Agriculture – SUA, University of Dodoma e Mwalimu Julius K. Nyerere University Of Agriculture And Technology), che offrono corsi di più alto livello e che svolgono attività di ricerca nel settore dell’acquacoltura.
In alto: allevamento di granchio delle mangrovie o Granchio indopacifico (Scylla serrata). In basso: stagno per l’allevamento della Tilapia o pesce gatto africano.
Problemi da risolvere
Lo sviluppo dell’acquacoltura in Tanzania è ancora limitato e sono numerosi i problemi da risolvere. Riassumiamoli di seguito:
• limitata capacità istituzionale e legislativa;
• limitata disponibilità dei mezzi di produzione;
• scarsa adozione delle buone pratiche di gestione;
• una limitata catena del freddo, connessioni di mercato e incapa-
cità per creare valore aggiunto per il prodotto dell’acquacoltura;
• scarse conoscenze, comunicazione e formazione;
• necessità di maggiore promozione e sviluppo nel settore dell’acquacoltura.
Azioni governative
Il Governo ha intrapreso alcune azioni promozionali per migliorare le performance del settore come:
• creazione di centri di sviluppo per l’acquacoltura (Aquaculture Development Centres – ADCs)
per divulgare e applicare l’adozione delle buone pratiche per l’acquacoltura e la produzione di avannotti di buona qualità;
• riabilitazione di 5 ADCs esistenti a Kingolwira, Mwamapuli, Ruhila, Nyengedi e Machui;
• costruzione di 7 nuovi ADCs in
luoghi strategici nella zona dei grandi laghi e dell’Oceano Indiano: Rubambagwe Lake Victoria e Ruvula Indian Ocean;
• pianificazione e futura costruzione di 5 nuovi centri: KigomaLake Tanganyika, Ludewa - Lake Nyasa, Mkinga – Indian Ocean,
Mkuranga – Indian Ocean, Kizimkazi – Oceano Indiano.
• organizzazione di scuole rurali di acquacoltura (AFS – Aquaculture Field School) in 186 province (District Councils), che saranno gestite da giovani e gruppi di donne per facilitare la diffusione delle buone pratiche per lo sviluppo dell’acquacoltura per i produttori con un approccio di divulgazione produttore-produttore. Attualmente una trentina di AFS sono a differenti livelli d’implementazione (2023/2024);
• intraprendere attività di zonizzazione e monitoraggio ambientale nei grandi laghi per orientare gli investimenti dell’acquacoltura commerciale. Sono state identificate almeno 120 aree adatte all’allevamento di pesce in gabbia nel Lago Vittoria (regioni di Mara, Simiyu, Mwanza, Geita e Kagera fra il 2021 e 2023) per creare allevamenti sostenibili e in sintonia con l’ambiente. Si sta facendo lo stesso nelle aree costiere;
• la Tanzania Agricultural Development Bank (TADB) sta incrementando l’accesso al credito per gli acquacoltori con prestito a interesse zero per attrezzature e mezzi di produzione al fine di promuovere gli investimenti nell’allevamento in gabbia;
• un programma con un innovativo schema di fi nanziamento per imprese di giovani e gruppi di donne è già attivo e si chiama “Building a Better Tomorrow – Livestock and Fisheries Entrepreneurs (BBT – LIFE)”. L’obiettivo è stimolare la nascita di nuove imprese i cui addetti sono formati e seguiti per alcuni cicli di allevamento, con l’obbligo aziendale di rimborsare i prestiti ricevuti alla TABD;
• nuovi schemi di servizio per i divulgatori governativi per migliorare la circolazione di informazioni nelle zone rurali;
• organizzazione ed esecuzione di corsi di formazione sotto l’autorità dei governi locali per incrementare la divulgazione delle buone pratiche acquicole;
In alto: In-Pond Raceway System. In basso: allevamento di alghe (Eucheuma spinosum).
Alghicoltura,
una prospettiva storica
• decrementi delle imposte e delle tasse sui mezzi di produzione e delle importazioni dei medesimi.
Investimenti in corso Sono attesi numerosi investimenti da parte di donatori multilaterali e bilaterali nel settore della Blue Economy, stimati in oltre 400 milioni di euro (150 milioni di USD per la World Bank e 120 milioni di euro per la EU, fra gli altri). La Tanzania collabora attivamente con i donatori che portano innovazioni nel settore dell’acquacoltura e in particolare nei seguenti punti:
• trasferimento di tecnologie appropriate e innovazioni per migliorare le performance delle avannotterie marine e di acqua dolce per aumentare la disponibilità di semente;
• strategie per minimizzare i costi di produzione del mangime e dell’alimentazione del pesce;
• tecnologie di maricoltura per migliorare le tecnologie e la produzione di oloturia, granchio delle mangrovie e macro alghe marine;
• ottimizzazione dei sistemi di produzione per l’ingrasso;
• produzione integrata riso e pesci;
• tecnologie di lavorazione del pesce per creare prodotti con valore aggiunto;
• informatizzazione della filiera dell’acquacoltura con differenti moderne tecnologie;
• miglioramento della divulgazione, educazione e Ricerca & Sviluppo a tutti i livelli con formazione nazionale e internazionale per il settore pubblico e privato;
• assistenza tecnica e finanziaria per il settore privato lungo la filiera dell’acquacoltura.
Conclusioni
L’acquacoltura è considerata la migliore possibilità per approvvigionare la popolazione tanzaniana di prodotti ittici nei prossimi anni. Il Governo appoggia tutte le iniziative del settore per sviluppare una acquacoltura sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, con un equo impiego di lavoratori nella filiera e in grado di fornire proteine nobili ad una popolazione in forte crescita. La grande disponibilità di risorse naturali e di manodopera può soddisfare le ampie richieste di mercato e portare a numerosi investimenti nel settore dell’acquacoltura nei prossimi anni.
Gianluigi Negroni
Note
1. A pag. 56, pescatori sul Lago Vittoria.
2. L’autore ringrazia il dott. Nazael Madalla, Director of Aquaculture of Ministry of Livestock and Fisheries, per il supporto e la collaborazione alla raccolta di dati e informazioni.
Fonte:Yahya Magawe, Small Scale Fishery Summit, Giugno 2024.
Pesca a rischio: i Presidi Slow Food si fermano per salvare il mare
La pesca illegale e gli effetti di siccità e riscaldamento hanno messo in crisi i Presidi del mosciolo selvatico di Portonovo e della piccola pesca di Torre Guaceto
Li dividono quasi 500 km, ma i pescatori di Ancona e di Torre Guaceto (BR) stanno vivendo la stessa drammatica situazione: il mare, fino a pochi anni fa ricco di risorse, sta presentando il conto. Non ci sono più pesci né molluschi e così, per provare a salvare il loro mare e il loro lavoro, hanno deciso di fermarsi. Ad Ancona l’inizio della stagione è
stato rinviato di un mese; all’interno dell’area marina protetta pugliese lo stop durerà un intero anno.
Mosciolo addio?
«Il mosciolo per Ancona non è soltanto un’economia importante e una tradizione in cucina: è una questione identitaria. Non c’è Anconetano che non si sia immerso almeno una
volta nella vita a pescare il mosciolo selvatico… Persino i tifosi della squadra di calcio, quando vanno in trasferta, cantando ricordano a tutti che noi “C’avemo i moscioli”». Eppure, racconta Roberto Rubegni, responsabile Slow Food del Presidio del Mosciolo selvatico di Portonovo, quei molluschi così speciali — speciali perché appunto selvatici e non
coltivati — «stanno scomparendo». Le cause? L’aumento della temperatura del mare, che indebolisce il bisso (il filamento che tiene il mosciolo legato allo scoglio) fino a farlo distaccare, le poche piogge, che fanno sì che dal monte Conero arrivino in acqua pochi nutrienti, e l’eccessivo sfruttamento. «Da due anni — prosegue — i pescatori denunciano la presenza di pochi moscioli. Nel 2022 hanno chiuso la stagione a fine agosto, anziché a fine ottobre come previsto dal Disciplinare, e la scorsa estate ancora prima. L’hanno fatto per cercare di salvare la stagione successiva, cioè quella che si sarebbe dovuta aprire il 15 maggio». Ma la misura adottata non è stata sufficiente: i molluschi sono pochi anche quest’anno, e così le due principali cooperative di pescatori attive nella zona (tra cui le tre barche di chi aderisce al Presidio Slow Food) hanno scelto di rinviare l’inizio della raccolta al 15 giugno.
«Siamo preoccupati e per questo motivo, già nei mesi scorsi, come Condotta Slow Food, abbiamo esortato il sindaco di Ancona ad aprire un tavolo, con partner scientifici come l’Università Politecnica delle Marche, l’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche, il CNR e ARPA, per indagare le cause del declino della popolazione di moscioli. E, oltre agli aspetti scientifici — conclude Rubegni — pesa la pesca illegale, ovvero chi si immerge nelle acque del promontorio, preleva decine di chili se non quintali di molluschi, e li rivende attraverso canali poco limpidi. Temiamo che l’unica soluzione possa essere uno stop a lungo termine, come fatto a Torre Guaceto».
Questione di sopravvivenza
A Torre Guaceto infatti per cinque anni non si è pescato: «Successe tra il 2000 e il 2005 — ricorda Marcello Longo , presidente di Slow Food Puglia —, periodo nel quale osservammo un incremento della popolazione ittica del 400%», un dato che si sarebbe poi attestato intorno al 250% con la ripresa dell’attività dei pescatori. Una pesca normata in
maniera rigorosa: Torre Guaceto è un’area marina protetta, all’interno della quale possono operare soltanto un numero ristretto di barche autorizzate (sette, cioè quelle che aderiscono al Presidio Slow Food della piccola pesca di Torre Guaceto), un solo giorno alla settimana e soltanto nell’area più esterna.
Eppure, la situazione è tornata critica. Il motivo lo ha messo nero su bianco il Consorzio di gestione di Torre Guaceto, l’ente che gestisce l’area protetta: la pesca illegale. “I pescatori di frodo hanno danneggiato l’importante lavoro condotto dall’ente di gestione e dai pescatori professionali” si legge sul sito della Riserva. Così, studi scientifici alla mano, si è deciso di fermare l’attività per un anno, fino a maggio 2025. «Sono stati gli stessi pescatori del Presidio Slow Food, con un atto di responsabilità, a voler fermare la pesca» conclude Longo.
Nel frattempo, per combattere la piaga della pesca di frodo, il Consorzio di gestione di Torre Guaceto ha installato un sistema di videosorveglianza che consentirà di allertare velocemente le forze dell’ordine nel caso in cui, nell’area protetta, dovessero entrare imbarcazioni non autorizzate. I pescatori artigianali, che per 12 mesi non potranno pescare, saranno invece coinvolti in un progetto (retribuito) di monitoraggio, per verificare l’efficacia del fermo pesca.
L’area protetta del Brindisino non è soltanto un bacino di pesca da tutelare, ma anche un territorio interessante per la natura, la storia, l’architettura e la cultura, dove risuona la cultura pugliese dell’accoglienza. E per chi ha voglia di sperimentare il turismo lento, Torre Guaceto è uno degli itinerari di Slow Food Travel, dove incontrare comunità di cuochi, osti, guide esperte, contadini, pescatori, pastori, casari e artigiani che ogni giorno lavorano salvaguardando la biodiversità locale e offrendo ospitalità nelle botteghe, nei laboratori, nei campi e nei luoghi della loro vita quotidiana.
>> Link: slowfood.it
PESCE, 4/24
La pesca artigianale dell’Isola del Giglio
Dal Tirreno un nuovo Presidio Slow Food. Vi aderiscono 7 pescatori che non si arrendono alle logiche di profitto e sovrasfruttamento della risorsa ittica
Combattere il sovrasfruttamento della risorsa ittica, rivitalizzare un’area preziosa e fragile, promuovere la cultura alimentare attraverso l’impegno di persone che — prima ancora di pescatori — sono appassionati di pesca: il neonato Presidio della pesca artigianale dell’Isola del Giglio nasce da questi presupposti. «Negli ultimi trent’anni il turismo di massa ha stravolto gli equilibri
dell’isola» spiega Claudio Bossini, referente Slow Food del Presidio. L’arrivo di migliaia di visitatori ogni anno su quella che, con appena 21 km2, è la seconda isola più grande dell’Arcipelago toscano, non assicura soltanto soldi e benessere: infatti, per rispondere alle esigenze di una clientela sempre più numerosa, alcuni ristoratori hanno scelto di approvvigionarsi di prodotti più economici,
di provenienza globale e perciò privi di legami con il territorio. A questo si aggiunge che i fondali, storicamente ricchi e pescosi, vengono sempre più spesso battuti da grandi imbarcazioni provenienti da lontano. «Ci vorrebbero rispetto e buon senso da parte di chi viene a pescare in queste acque» sostiene Ido Cavero, referente dei sette pescatori che aderiscono al Presidio. «Certi giorni capita di
uscire dal porto e di non poter calare le reti perché dappertutto ci sono le bandiere che segnalano che altri stanno già pescando, barche che usano chilometri e chilometri di reti e fanno la pesca forzata». Significa che pescano senza preoccuparsi troppo di ciò che finisce nella rete: «Un conto è pescare il pesce “di passo”, catturato mentre migra — aggiunge Cavero — e un altro conto sono le specie che vivono qui, che devono crescere e riprodursi. Chi viene da fuori, non avendo interesse a rimanere sull’isola, quando finisce di pescare se ne va e basta, lasciando a noi le conseguenze».
Pescare oggi in modo che si possa pescare anche domani Tra le specie che è possibile pescare, a seconda della stagione, vi sono le triglie di scoglio, gli scorfani rossi e neri, i saraghi maggiori e fasciati, le aragoste, le seppie comuni e i calamari. Cavero le conosce bene: ha la barca da sempre, benché di professione faccia il meccanico. «Pesco per passione e per avere il
pesce da consumare a casa» racconta. Poi, eventualmente, il resto lo vende. Suo figlio Leonardo, invece, spera di farne una professione vera e propria, forte anche del fatto che alcuni ristoratori dell’isola hanno capito l’importanza e il valore di sostenere i pescatori locali: «Abbiamo già notato una risposta positiva da parte della ristorazione locale e delle persone del posto» aggiunge Bossini. «Sostenere questo piccolo nucleo di pescatori significa difendere l’isola da una pesca industriale guidata da logiche predatorie, ma anche salvaguardare il patrimonio storico e culturale dell’isola, ad esempio la capacità di lavorare e cucinare anche quelle che alcuni considerano specie povere», come la boga, il suro, lo zerro, la menola, la musdea, il grongo e la murena.
Il Disciplinare adottato dai pescatori del Presidio norma chiaramente i tempi e i modi per le catture: no allo strascico e alle reti a circuizione, sì ai palangari e alle reti da posta fissa con dimensioni delle maglie diverse a seconda della stagione e del ciclo
biologico della specie che si vuole pescare, per evitare di catturare esemplari troppo giovani e mettere in crisi gli stock ittici. Una scelta che non è soltanto dettata dall’etica, ma dalla consapevolezza che il mare rappresenta una fonte di sostentamento e come tale va rispettato affinché dia sempre da pescare e da mangiare. «Trent’anni fa al Giglio c’erano una decina di barche grosse e il sabato e la domenica pescavano anche i diportisti — conclude Cavero — eppure il pesce c’era. Oggi siamo rimasti in una manciata di barchette, ma il pesce quasi non c’è più. Di chi è la colpa? Del rumore, dell’inquinamento, di chi fa la pesca forzata per accontentare le richieste fuori stagione».
L’area di riferimento della pesca artigianale dell’Isola del Giglio si estende per un miglio nelle acque circostanti le isole del Giglio e di Giannutri, in provincia di Grosseto. Il Presidio è sostenuto dal Comune di Isola del Giglio.
fino al –90%. Preoccupa in particolare la sparizione dei coregoni
Al Lago di Garda è diventato ormai quasi impossibile pescare. Alcune specie ittiche, per giunta, sono ormai date per estinte. Questo è quello che emerge dalle dichiarazioni degli operatori del settore. «Non si pesca nulla questa stagione», commenta Simone Bocchio, quarta generazione di una famiglia di pescatori. «Per noi non c’è futuro». Da anni, non si pescano più le arborelle, così come sembrano spariti i persici e le sardine (–70%), con una riduzione del pescato del 90%. Al contempo sono stati vietati il carpione e l’anguilla, mentre è stata sospesa la semina del coregone. «Avanti di questo passo non c’è futuro e non è escluso che a fine anno, anche io, come molti altri dei miei colleghi, decida di cambiare lavoro. Ormai continuare così non conviene più», aggiunge Bocchio. Tra tutte le insidie di questa stagione, la sospensione del coregone è stata probabilmente la più impattante: un tempo per questa specie si contavano 35 pescatori sulla sponda bresciana del lago e circa 60 lungo la sponda veronese. «Si trova ormai poco o nulla», dice ancora. «Nei primi sei mesi di quest’anno il pescato dai miei dati personali è diminuito del 90%. Quello che fa più impressione rispetto al passato è che a volte si tirano in barca reti completamente vuote. Sono in contatto periodico con i colleghi e, chi più chi meno, lamentano le stesse cose. Una decina di noi ha già abbandonato la professione della pesca trovandosi un altro lavoro, negli alberghi e nei ristoranti». Gli ultimi coregoni sono stati avvistati lo scorso aprile. Al momento, l’unica iniziativa possibile per uscire fuori dal tunnel dovrebbe essere una riunione convocata a Manerba per agosto: in quell’occasione, «faremo il punto non solo sul coregone ma sul futuro stesso della pesca», conclude Simone Bocchio (fonte: EFA News – European Food Agency; in foto, pescato del Lago di Garda in un’immagine di archivio).
Vongola romagnola: blue talk a Cervia per presentare il marchio collettivo dei Consorzi delle vongole di Ravenna e Rimini
Gli spaghetti alle vongole e le vongole alla marinara sono diventati negli ultimi trent’anni due classici della cucina italiana. Ma non tutte le vongole sono gustose come quelle romagnole, lungo la costa meglio conosciute come “poveracce”, che sono parte integrante della tradizione marinara romagnola, non solo dal punto di vista gastronomico ma anche sociale e culturale. Ancora oggi le vongole sono una risorsa ittica di grande valore nutrizionale ed economico. Un prodotto da valorizzare e conoscere meglio, un prodotto che si presenta con il marchio collettivo territoriale “Vongola romagnola”. E per raccontare il mondo delle “vongolare” e il percorso collettivo che si sta realizzando, si è svolto lo scorso 11 luglio a Borgomarina di Cervia un blue talk, organizzato nell’ambito della campagna di promozione e valorizzazione dei prodotti ittici dell’Emilia-Romagna e supportata dal Ministero delle Politiche Agricole e della Sovranità Alimentare attraverso il Piano Nazionale della pesca e dell’Acquacoltura 2024. Alla serata, condotta da Massimo Bellavista, responsabile pesca e acquacoltura EmiliaRomagna di Legacoop Agroalimentare, hanno partecipato Nicola Tontini, direttore della Cooperativa Casa del Pescatore di Cattolica, Giuditta Carbone, biologa e ricercatrice della Cooperativa M.A.R.E., Lorenzo Bernardi, titolare della start-up Bernardi Vongole società benefit, e Manuel Guidotti, presidente del Consorzio Gestione Molluschi del Compartimento Marittimo di Ravenna.
Questo mollusco bivalve vive sui fondali sabbiosi costieri e viene pescato da imbarcazioni chiamate turbosoffianti o draghe idrauliche, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e ambientali, con particolare attenzione ai principi della sostenibilità. Le barche autorizzate a questo tipo di pesca sono 18 nel compartimento di Ravenna e 36 in quello di Rimini. Pescano mediamente 10 mesi all’anno, uscendo di norma tre o quattro volte alla settimana e sbarcando fino ad un massimo di 400 kg di prodotto al giorno, di taglia uguale o superiore ai 22 millimetri. Nel 2023 lo sbarcato regionale è stato di 2.300 tonnellate e ciò fa di questa attività una realtà economica molto importante. La vongola è quindi un “prodotto del territorio” emiliano-romagnolo a km 0, che esprime al meglio le sue qualità organolettiche nel periodo autunnale e invernale, ma è saporita anche in primavera ed estate. La pesca, svolta nel rispetto dei cicli biologici, consente che sulle nostre tavole arrivi un prodotto fresco, sano e nutriente, una preziosa fonte di micronutrienti e acidi grassi omega-3, oltre che proteine animali a ridotto impatto ambientale.
A
Bagnara Calabra per costruire la Rete delle Donne della Pesca
con l’Osservatorio Nazionale Pesca
«Una bellissima esperienza dalla quale emerge, concretamente, la convinzione di continuare a costruire tutte insieme una rete nazionale che possa contribuire al protagonismo femminile e allo sviluppo del settore della pesca nel suo insieme» ha dichiarato la presidente dell’Osservatorio Nazionale Pesca Francesca Biondo durante il workshop rivolto alle donne della pesca svoltosi a Bagnara Calabra il 7 e 8 giugno scorsi. Un gruppo composto da donne provenienti da varie parti d’Italia, insieme per scambiare esperienze, conoscersi e visitare realtà imprenditoriali di Bagnara Calabra in cui il protagonismo delle donne è fondamentale per lo sviluppo dell’economia locale. Un’occasione per vivere le tradizioni della pesca del pesce spada e delle “bagnarote” ma anche per immaginare insieme lo sviluppo della filiera ittica attraverso esperienze di vendita al dettaglio, trasformazione, servizi, turismo. «Auspichiamo che questa iniziativa possa essere replicata in futuro continuando a supportare e valorizzare il lavoro delle donne della pesca in tutta Italia. Un ruolo poco valorizzato eppure spesso fondamentale in tante marinerie per il quale chiediamo ancora una volta il giusto riconoscimento giuridico attraverso l’istituzione della figura della coadiuvante dell’impresa ittica familiare su cui l’Italia è ancora ultima tra i Paesi europei» ha così concluso Francesca Biondo. L’evento è stato organizzato dall’Osservatorio Nazionale della Pesca, l’Ente Bilaterale costituito da Federpesca, Fai Cisl, Flai CGIL e UILA Pesca (fonte: Osservatorio Nazionale Pesca – osservatoriopesca.it).
Kayak fishing
Sta crescendo anche in Italia il successo di questo tipo di pesca di recente introduzione, a cui vengono dedicate anche gare e manifestazioni
di Nunzia Manicardi
In origine il kayak era esclusivamente un tipo di canoa utilizzata dagli Inuit — quelli che un tempo venivano chiamati Esquimesi — nelle gelide acque dell’Artico, dalla Groenlandia all’Alaska e al Canada. Era l’unico mezzo per sopravvivere in quegli ambienti estremamente difficili perché consentiva la caccia e la pesca, che erano le uniche fonti di sostentamento possibili, e i necessari spostamenti.
Il kayak era costruito con il legno che il mare aveva portato a riva e che, dopo essere stato accuratamente lavorato e intagliato, veniva ricoperto con pelli di foca impregnate con il grasso dei medesimi animali e tenute
assieme con i loro nervi, le loro ossa e quant’altro fosse utilizzabile per questo scopo.
Veniva fabbricato su misura, come se fosse un abito, dalla stessa persona che l’avrebbe utilizzato: poteva essere un uomo (infatti kayak significa “barca degli uomini”) oppure donna (e in tal caso prendeva il nome di umiak).
Non è facile percepire al primo impatto la differenza tra un kayak e una canoa propriamente detta (o canoa canadese): il kayak si manovra con pagaia a doppia pala curva (la canoa è a pala singola piatta) e la pagaiata di conseguenza è completamente diversa anche se l’impugna-
tura è la stessa. Ha il ponte chiuso e soltanto la prua appuntita (la canoa ha il ponte aperto e anche la poppa appuntita); essendo più sottile è anche più leggero e quindi galleggia sempre a pelo d’acqua (la canoa affonda un po’) e inoltre raggiunge velocità maggiori; difficilmente imbarca acqua, ma la pagaiata è meno comoda e agevole.
La differenza maggiore consiste nella seduta: nel kayak, a causa dello scafo molto più stretto, si può stare soltanto seduti con le gambe stese in avanti mentre nella canoa, per il motivo opposto, si sta inginocchiati con una o entrambe le gambe. Per la guida del kayak sarebbe dunque
meglio utilizzare la gonna, ma pochi lo fanno.
L’introduzione del kayak nel mondo occidentale è avvenuta abbastanza di recente e per motivi essenzialmente turistici e sportivi (soprattutto gare di discesa e velocità, individuali e di gruppo). C’è però, anche in Italia, chi sta riproponendo, e con risultati soddisfacenti, l’originario uso finalizzato alla pesca. Esistono 3 tipi di kayak da pesca: 1. a remi (pagaia); 2. a pedali; 3. a motore.
Tutti e tre sono equipaggiati con almeno un gavone per riporre l’attrezzatura e un vano a poppa per piccoli oggetti quali giacca a vento, portadocumenti e simili.
Il tipo più comune è ovviamente il kayak a pagaia, con modelli a costi contenuti e preferibilmente con un seggiolino dalla seduta di almeno 65 cm di larghezza per la comodità sia della pesca che della pagaiata. I kayak a pedali sono invece concepiti esclusivamente per la pesca.
I pedali a loro volta sono a di due tipi: a spinta o a rotazione.
I pedali a spinta azionano due pinne che si trovano sotto lo scafo e che grazie al loro movimento avanti e indietro producono la spinta desiderata. Sono abbastanza faticosi, specialmente se non si è allenati.
Anche i pedali a rotazione azionano delle pinne che si trovano sotto lo scafo oppure un’elica, ma lo fanno con un movimento analogo a quello della bicicletta. Si fa meno fatica e si sforza meno l’articolazione del ginocchio.
I pedali, in entrambi i casi, offrono inoltre il vantaggio di lasciare sempre le mani libere, facilitando così il gesto del pescare.
Per coloro che non vogliono o non possono fare sforzi fisici c’è poi il kayak a motore. Il tutto in proporzione, naturalmente: basta dunque un piccolo motore elettrico da 4 kg, con funzione anche di timone, per una velocità di 10 km orari.
Con il kayak si pesca a spinning e a traina. La pesca a spinning è un
tipo di pesca sportiva al lancio, con la canna dotata di mulinello, mirata alla cattura dei pesci predatori sia in mare che nelle acque dolci. Può essere praticata sia da terra che dalla barca. La tecnica consiste nel cercare di lanciare il più lontano possibile l’artificiale cercando di farlo sembrare vivo in modo di scatenare l’istinto predatorio del pesce.
La traina è una tecnica di pesca sportiva in barca e in mare tra le più diffuse al mondo e consiste nel navigare trainando, con l’utilizzo di apposite canne, degli artificiali o del pesce vivo. Si distingue ulteriormente in traina costiera e traina d’altura.
Il kayak consente di utilizzare anche due canne montate contemporaneamente e con esche o profondità diverse.
Nunzia Manicardi
Nota
In foto, una gara di Kayak fishing nelle acque davanti a Marbella, sulla Costa del Sol, in Andalusia.
Carpacci e Tartare di Pesci Pregiati
Gli scampi irlandesi e l’equilibrio perfetto tra gusto e salute
Bord Bia racconta tutti i segreti di questi crostacei amati dagli Italiani i consumi, le proprietà nutritive e le modalità di pesca sostenibile
Gli scampi provenienti dall’Atlantico nordorientale e, soprattutto, dall’acqua fredda e limpida al largo delle coste irlandesi, sono uno dei prodotti preferiti dai buongustai di tutto il mondo: leggeri, gustosi, ricchi di vitamine e molto versatili da cucinare.
In questo periodo più che mai mangiare alimenti sani e col giusto apporto di proprietà nutritive è davvero importante per mantenersi in salute e gli scampi sono un ottimo alleato. Gli Italiani amano in modo particolare questo prodotto, apprezzandone soprattutto la qualità e il
gusto eccellente. Infatti, l’Italia è il principale mercato di destinazione degli scampi irlandesi, con un valore di oltre 62,5 milioni di euro all’anno per l’Irlanda
Le principali zone di coltura si trovano nell’Atlantico nordorientale, nel Mediterraneo e nel Mare del
Nord. In Irlanda le aree di pesca maggiori sono Porcupine Bank, le Isole Aran e le Smalls.
Gli scampi — e i crostacei più in generale, come anticipato —, hanno ottime proprietà nutrizionali: sono infatti fonte di proteine con una quantità di grassi molto bassa,
Bord Bia, Irish Food Board, è un ente governativo dedicato allo sviluppo dei mercati di esportazione dei prodotti alimentari, bevande e prodotti ortofrutticoli irlandesi. Lo scopo di Bord Bia è quello di promuovere il successo dell’industria Food & Beverage e dell’orticoltura irlandese attraverso servizi di informazione mirati, la promozione e lo sviluppo dei mercati. Nel 2023 le esportazioni dell’industria Food & Beverage irlandese sono arrivate a quota 16.3 miliardi di euro. L’Italia rappresenta uno dei mercati più importanti per le esportazioni irlandesi di prodotti ittici e di carne bovina in Europa, con scambi valutati in 446 milioni di euro nel 2023. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito.
>> Link: www.irishbeef.it
presentano acidi grassi essenziali che aiutano a salvaguardare il sistema cardiovascolare. Nei crostacei sono poi presenti vitamine del gruppo B, minerali come selenio, iodio, zinco, fosforo e magnesio. Dato il loro contenuto di sodio, in cottura non è necessario aggiungere il sale.
Gli scampi irlandesi sono particolarmente apprezzati anche dai consumatori più esigenti per diverse ragioni: grazie alla gestione responsabile delle risorse marine e la tutela dell’ambiente, questi crostacei sono caratterizzati da un’ottima consistenza e freschezza, che viene mantenuta grazie ai processi di lavorazione e il congelamento a bordo che garantiscono l’elevata qualità della materia prima, dal fondale marino alla piastra! Inoltre, un certo numero di esportatori irlandesi tratta anche gli scampi congelati a terra, utilizzando sistemi all’avanguardia dove i prodotti vengono classificati, imballati e conservati a –25 °C fino alla spedizione.
La pesca selvatica irlandese è disciplinata dalla Politica Comune Della Pesca (PCP) dell’UE, la quale mira a garantire che la pesca e l’acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale e che costituiscano una fonte di cibo sano per tutti i cittadini dell’UE. Tali principi sono in linea con le tendenze dei consumatori europei, sempre più orientati verso
prodotti ecosostenibili, che tutelino la biodiversità e che rispettino i più elevati standard di qualità e di sicurezza alimentare.
Inoltre, tutti i principali esportatori di scampi irlandesi partecipano anche al programma di sostenibilità Origin Green gestito da BORD BIA – IRISH FOOD BOARD. Questo programma di sostenibilità opera su scala nazionale. Consente ai produttori irlandesi di fissare e raggiungere obiettivi misurabili di sostenibilità, tra cui la riduzione dell’impatto ambientale, il servizio alle comunità locali e la protezione delle straordinarie risorse naturali che questa terra può offrire. Sotto questo aspetto, l’Irlanda è uno dei paesi leader al mondo, il loro approccio alla produzione sostenibile dell’acquacoltura prevede inoltre:
• salute e selezione naturale degli stock ittici;
• densità degli stock ittici controllate;
• regolamentazioni rigorose sull’impiego di mangimi;
• utilizzo di prodotti e processi naturali;
• impegno nell’utilizzo di energie rinnovabili;
• attenzione verso le pratiche di riciclo, riutilizzo e recupero. Scegliere gli scampi irlandesi significa consumare un prodotto che rispetta l’ambiente e che tutela il benessere e la salute dei consumatori
SDV – Specialisti Del Vivo: e sono 20!
«Nel 2004 inaugurammo le attività di SDV con un obiettivo ambizioso, quello di fornire prodotti ittici di alta qualità in grado di soddisfare le necessità dei clienti più esigenti» ci disse qualche mese fa Luigi Savino, titolare della SDV – Specialisti Del Vivo di Misano Adriatico (RN), che ha da poco festeggiato i 20 anni di lavoro e impegno col proprio team (in foto) verso la propria clientela e verso un mercato sempre più esigente. Attraverso impegno costante, dedizione e una visione lungimirante, questa azienda romagnola è riuscita a trasformare questa missione in una realtà di successo. La vendita di crostacei in Italia è un comparto strategico dell’industria ittica nazionale: il nostro Paese vanta infatti una lunga tradizione di consumo e commercializzazione di gamberi, astici, aragoste, granchi e simili. Un mercato, quello italiano, caratterizzato da una forte domanda sia da parte dei consumatori che dell’HO RE CA. e, nel corso degli anni, ha contribuito a svilupparne l’importazione, la commercializzazione e la distribuzione.
>> Link: specialistidelvivo.com
Il nuovo tonno in lattina firmato Rizzoli Emanuelli
Rizzoli Emanuelli, la più antica azienda di conserve ittiche italiana, presenta sul mercato il nuovo prodotto: tonno in lattina qualità pinne gialle. Da poco inserito sugli scaffali della Grande Distribuzione, il prodotto risponde ai consumatori alla ricerca di praticità e versatilità grazie al suo formato perfettamente porzionato e al prezzo competitivo. Ma la novità dell’azienda vuol essere anche un rimando alle origini di Rizzoli Emanuelli: da un catalogo di fine ‘800, tra le referenze apprezzate dell’epoca, sono emersi infatti il “tonno sport” con legumi e il “tonno marinato”, a testimonianza della secolare esperienza nel settore.
Rizzoli Emanuelli ha scelto per la novità di casa la qualità pinne gialle, stringendo un accordo con Eurofish Group, il più grande esportatore di tonno in Ecuador. Questa partnership garantirà infatti il controllo e la supervisione di tutte le attività coinvolte: dalla pesca alla lavorazione, fino all’arrivo della merce nella sede di Parma, assicurando così eccellenza, trasparenza e una minuziosa selezione e conoscenza della materia prima. La qualità del tonno Rizzoli Emanuelli è confermata anche dalla tracciabilità del pesce al 100% e dall’utilizzo di reti non imbriglianti e riciclabili, per rispettare le quote di cattura preservando la salute degli oceani e assicurando la disponibilità di tonno per le generazioni future. Le reti da pesca non più utilizzabili vengono donate all’azienda BUREO Inc. (www.bureo.co) che recupera il materiale producendo e commercializzando prodotti, in cambio dell’attivazione di iniziative per la conservazione marina, riducendo l’impronta di carbonio e generando fondi per progetti comunitari.
Come per le altre referenze di Rizzoli Emanuelli, anche il tonno in lattina è certificato Dolphin Safe: attestazione del tonno pescato senza mettere a repentaglio la vita dei delfini. Una conferma dell’attenzione che il brand ripone nel diminuire l’impatto ambientale: un senso di responsabilità ed un dovere morale trasformato in azioni concrete. La scelta di Rizzoli Emanuelli di inserire meno olio nelle latte, inoltre, rende la specialità buona anche per il pianeta: non serve infatti sgocciolare il prodotto, evitando così inquinamento ed accumuli di sostanze contaminanti nelle acque e nei terreni.
Due le referenze di tonno presenti a scaffale che ben si differenziano per colore del cluster e della lattina stessa: blu e oro per il tonno all’olio di oliva, turchese e oro per il tonno al naturale. Il pack rimane coerente invece col percorso di restyling che ha coinvolto recentemente le linee di prodotto del brand: uno stile vintage che richiama l’eredità del passato ed una completezza di informazioni per fornire risposte esaurienti ad un consumatore moderno e consapevole. La lunga durata di conservazione, l’accessibilità, i valori nutrizionali al pari del pesce fresco e la facilità nella ricettazione fanno quindi del tonno in lattina un prodotto sempre molto apprezzato dagli Italiani.
La finanza punta al pesce fresco: Slate compra il World Seafood Center a Oslo per oltre 120 milioni di euro, l’hub fondamentale per l’ittico
La piattaforma globale di investimenti Slate Asset Management (“Slate”) ha recentemente annunciato di avere acquisito per circa 1,3 miliardi di corone norvegesi (pari a quasi 114 milioni di euro) il World Seafood Center, un impianto di refrigerazione e distribuzione di prodotti ittici all’avanguardia e di nuova costruzione, situato in uno degli hub logistici più importanti e ben collegati, Oslo Airport City, a Gardermoen, in Norvegia. L’industria dei prodotti ittici norvegesi è il secondo settore orientato prevalentemente all’export con trend in crescita. Esso beneficia delle forti spinte demografiche che determinano un’elevata domanda di spazi industriali per i prodotti ittici. Il World Seafood Center è una struttura di 55.000 m2 situata in una posizione strategica e in rapido sviluppo nella regione di Gardermoen, all’interno della città aeroportuale di Oslo, con accesso immediato alle principali reti di trasporto verso l’Europa e i mercati d’oltremare in Asia e America. La proprietà è affittata ad alcuni dei maggiori produttori di prodotti ittici del mondo con contratti di locazione a lungo termine indicizzati all’IPC, che dovrebbero fornire flussi di cassa stabili e resistenti. La struttura ricava il 100% dell’energia da fonti verdi e rinnovabili ed è dotata di tecnologie robotiche e di intelligenza artificiale, che contribuiscono ulteriormente ai suoi elevati livelli di efficienza operativa ed energetica. «Siamo contenti di aumentare la nostra esposizione al settore immobiliare europeo con l’acquisizione di questa importante struttura di stoccaggio e distribuzione», ha dichiarato Sven Vollenbruch, AD di Slate. «Il World Seafood Center si è affermato come parte fondamentale della catena di approvvigionamento alimentare a livello globale, fornendo ai consumatori di Europa, America e Asia l’accesso a frutti di mare norvegesi di alta qualità. Poiché la domanda globale di prodotti ittici sostenibili continua a crescere, non vediamo l’ora di collaborare con i principali locatari del World Seafood Center per migliorare ulteriormente la qualità, l’efficienza e la resilienza di questa struttura, assicurando che rimanga un importante hub per l’esportazione di prodotti ittici per gli anni a venire».
Uno dei maggiori affittuari della proprietà, Mowi, è la più grande azienda di prodotti ittici al mondo, quotata alla Borsa di Oslo. Mowi controlla circa il 20% della distribuzione globale di prodotti ittici, vendendo i suoi prodotti in oltre 70 Paesi e fornendo ogni giorno otto milioni di pasti in tutto il mondo. In qualità di maggiore allevatore al mondo di salmone atlantico — una delle forme più eco-efficienti e sostenibili di proteine animali — Mowi è stato classificato come il produttore di proteine più sostenibile dal Coller FAIRR Protein Producer Index per cinque anni consecutivi. Slate è un investitore attivo nel mercato immobiliare europeo dal 2016 e ha effettuato transazioni su circa 1.000 immobili commerciali in 6 Paesi della regione. Oggi Slate ha un portafoglio di circa 500 beni immobiliari essenziali. La strategia immobiliare europea di Slate si concentra sull’acquisizione, la proprietà e la gestione di beni immobiliari essenziali con un rendimento di cassa, come i negozi di alimentari, i servizi farmaceutici o altri servizi sanitari, i magazzini affiliati e i beni logistici.
>> Link: slateam.com
Fincantieri: Vard costruirà un’unità fishery avanzata per Havbryn AS. La nuova nave consentirà operazioni di pesca efficienti e sostenibili
Qualità, gusto e sicurezza con la tecnologia più competitiva sul mercato
La frollatura del pesce con Stagionello® Dry-Age 3.0
La frollatura è una tecnica di conservazione di carne e pesce che prevede un processo di invecchiamento o stagionatura. Sebbene le sue origini risalgono al V secolo per conservare più a lungo la carne, l’applicazione ai prodotti ittici è molto più recente.
Il processo della frollatura del pesce È pratica tradizionale eseguire la frollatura del pesce all’interno delle celle di asciugatura. Qui si assiste ad una prima fase di naturale perdita
dei liquidi e ad un successivo intenerimento dei tessuti. Ma la delicatezza della materia prima e la cura utile a garantire un alimento sicuro hanno evidenziato nel tempo la necessità di ambienti che favoriscano la salubrità e la sicurezza alimentare a professionisti e consumatori. Ecco perché oggi ci sono nuove tecnologie basate su sistemi studiati per un monitoraggio costante di tutti i parametri come temperatura, umidità e ventilazione. Innovazioni come lo Stagionello® Dry-Age 3.0
Il sapore del pesce frollato Si esalta grazie al dry aging e si assiste a nuove sfumature di gusto. Più il pesce frolla, più cambia e si apprezza la consistenza, paragonabile a quella di un prosciutto, mantenendo una morbidezza caratteristica. La consistenza croccante del pesce frollato conserva maggior sapore per via della trasformazione dei tessuti durante tutto il processo di dry aging Ciò si traduce in un impiego inferiore di condimenti, a tutto vantaggio del gusto autentico della materia prima.
Benefici e sfide della frollatura
I benefici della frollatura sono molteplici: esalta sapore e consistenza del pesce e ne rallenta il deterioramento, prolungando la conservabilità. Tuttavia, richiede un ambiente controllato e attrezzato e una notevole competenza da parte di ristoratori e pescatori.
Sebbene il processo richieda particolare accuratezza, i risultati offrono ai consumatori un prodotto sorprendente, che unisce tradizione e innovazione.
La frollatura, pur essendo una tecnica antica, ha trovato oggi nuove applicazioni grazie all’innovazione tecnologica dello Stagionello® DryAge 3.0, un device che permette di frollare, asciugare e conservare in continuo carne e pesce in completa sicurezza grazie ai suoi sistemi brevettati per la gestione del calo peso e all’esclusiva funzione di lettura e monitoraggio del pH dell’alimento.
Una tecnologia 100% made in Italy e 100% in acciaio inox AISI 304 La tecnologia di Stagionello® DryAge 3.0 offre diversi vantaggi per la frollatura del pesce, rendendola una scelta conveniente per chi vuole migliorare la qualità e il sapore del proprio prodotto.
Controllo della temperatura e umidità
Stagionello® Dry-Age 3.0 permette un controllo preciso della temperatura e dell’umidità all’interno delle celle di maturazione. Questo è fondamentale per la frollatura del pesce, poiché condizioni ambientali stabili e ottimali riducono il rischio di proliferazione batterica e migliorano la qualità finale del prodotto.
Miglioramento del sapore e della consistenza
La frollatura del pesce con la tecnologia Stagionello® consente di svilup-
pare sapori più intensi e complessi, oltre a migliorare la consistenza dell’alimento. Il processo di dry aging agisce sulle fibre muscolari, rendendo il pesce più tenero e saporito.
Sicurezza alimentare
Tutti i device Stagionello® sono progettati per garantire un ambiente igienico e sicuro, con sistemi di ventilazione e filtrazione che minimizzano la contaminazione. Questo è particolarmente importante per il pesce, che è altamente suscettibile a contaminazioni se non trattato correttamente.
Versatilità
Stagionello® Dry-Age 3.0 è la soluzione professionale non solo per il pesce: può essere infatti utilizzato anche per la frollatura della carne, offrendo una soluzione versatile per i professionisti del food. Inoltre, grazie ai diversi modelli e linee disponibili, è
possibile scegliere la soluzione perfetta per ogni attività, per produzioni da 150 kg a 1300 kg grazie alle celle walk-in. Oltre a soluzioni custom che si adattano direttamente a celle frigorifere esistenti.
Efficienza energetica
Le tecnologie Stagionello® sono progettate per essere energeticamente efficienti, riducendo i costi operativi a lungo termine. Questo può rappresentare un risparmio significativo soprattutto per le aziende che lavorano grandi quantità di pesce.
Automazione e facilità d’uso I device Stagionello® sono dotati di sistemi di automazione avanzati che facilitano il monitoraggio e la gestione del processo di frollatura. Processi preimpostati studiati per diversi tipi di carne e pesce. Questo riduce la necessità di intervento manuale e consente di ottenere risultati consistenti con minore sforzo.
In sintesi…
Utilizzare la tecnologia Stagionello® Dry-age 3.0 per la frollatura dry age del pesce consente di ottenere un prodotto di alta qualità con maggiore efficienza e sicurezza, riducendo allo stesso tempo i costi e gli sprechi.
• Se anche tu vuoi offrire ai tuoi clienti pesce dry age e approfondire la tecnologia Stagionello® Dry-age 3.0 visita il sito www.stagionello.com
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Nel futuro dell’industria ittica
IA, software per ottimizzare le operazioni di produzione e sistemi di gestione della tracciabilità come Track Ittico di
Zuffellato Technologies
Quali sono le tematiche al centro del settore ittico? Quali le prospettive? Quali direzioni deve prendere e quali strategie adottare chi lavora lungo tutta la filiera in questo ambito?
Uno dei temi principali, di cui si è parlato anche alla 30a edizione della Seafood Expo Global/Seafood Processing Global, la più grande e diversificata fiera del settore ittico al
mondo che si è svolta a Barcellona a fine aprile 2024, è stata l’integrazione dell’Intelligenza Artificiale (IA) nel settore dei prodotti ittici. Si è discusso di come questa tecnologia stia
L’integrazione tra MES, IA e sistemi come Track Ittico non è solo un insieme di sigle ma offre significative opportunità per migliorare l’efficienza produttiva, la qualità dei prodotti e la gestione delle risorse aziendali.
portando innumerevoli innovazioni, dalla produzione alla distribuzione fino alla decarbonizzazione.
L’introduzione dell’IA nell’industria ittica offre diverse prospettive che possono rivoluzionare il settore. Ecco ad esempio ecco alcune delle principali aree dell’acquacoltura in cui può avere un impatto significativo: per il controllo della salute dei pesci, attraverso sensori e sistemi di monitoraggio basati sull’IA si possono rilevare segni precoci di malattie o stress nei pesci allevati, permettendo interventi tempestivi per prevenire epidemie e migliorare il benessere degli animali. Sempre in acquacoltura, nella gestione dell’alimentazione l’IA può ottimizzare la somministrazione del cibo, regolando le quantità in base alle esigenze specifiche dei pesci e riducendo sprechi e costi. E se oltre all’IA cominciassimo a far lavorare insieme anche i Manufacturing Execution System (MES), piattaforme software progettate per monitorare, controllare e ottimizzare le operazioni di produzione nelle industrie manifatturiere, con un software come Track Ittico di
Zuffellato Technologies, pensato per garantire e controllare la tracciabilità dei prodotti ittici lungo tutta la filiera? Quali potrebbero essere i vantaggi e le opportunità di integrare queste tecnologie nella propria azienda?
L’integrazione tra MES, IA e sistemi come Track Ittico non è solo un insieme di sigle ma offre significative opportunità per migliorare l’efficienza produttiva, la qualità dei prodotti e la gestione delle risorse aziendali.
MES e software di tracciabilità come Track Ittico possono integrarsi per garantire una visibilità completa lungo tutta la catena di produzione e distribuzione dei prodotti ittici, dall’allevamento alla vendita. Il MES può generare e gestire i lotti di produzione, mentre Track Ittico può monitorare questi lotti lungo la catena di approvvigionamento, garantendo la rintracciabilità dei prodotti ittici.
Track Ittico identifica con precisione l’origine del prodotto e i successivi spostamenti. L’integrazione di queste tecnologie garantisce una rin-
tracciabilità avanzata, permettendo di risalire rapidamente all’origine di qualsiasi problema di qualità o sicurezza nei prodotti ittici.
L’IA può analizzare i dati raccolti dai MES in tempo reale per ottimizzare i processi produttivi, identificare colli di bottiglia e suggerire miglioramenti operativi specifici per la lavorazione del pesce. L’integrazione dell’IA con MES permette di prevedere i guasti delle apparecchiature e pianificare la manutenzione preventiva, riducendo i tempi di inattività e migliorando l’efficienza operativa.
Track Ittico è integrato con il software gestionale e quindi l’azienda può contare su un unico sistema informatico contenente tutte le informazioni che consente di registrare le operazioni di carico e scarico della merce una sola volta, abbattendo così notevolmente i tempi di gestione dei dati.
L’Intelligenza Artificiale può utilizzare i dati raccolti da un software come Track Ittico per identificare tendenze, anomalie e potenziali rischi per la sicurezza alimentare
Un sistema integrato che combina IA, MES e un software di tracciabilità come Track Ittico può offrire una gestione centralizzata di tutte le operazioni, migliorando la coerenza e la trasparenza dei processi.
dei prodotti ittici. Può identificare inefficienze e suggerire miglioramenti per ridurre gli sprechi di pesce e altri prodotti. È in grado, utilizzando tecnologie di visione artificiale, di automatizzare l’ispezione dei prodotti ittici per garantire che rispettino gli standard di qualità e sicurezza. L’analisi dei dati di consumo energetico può portare a una gestione più efficiente delle risorse energetiche, riducendo l’impatto ambientale delle operazioni di lavorazione e distribuzione.
Un sistema integrato che combina IA, MES e un software di tracciabilità come Track Ittico può offrire una gestione centralizzata di tutte le operazioni, migliorando la coerenza e la trasparenza dei processi. L’integrazione completa permette di reagire in tempo reale a qualsiasi problema lungo la catena produttiva, migliorando la capacità di risposta e la resilienza del sistema.
Un sistema come Track Ittico integrato con MES e IA migliora la sincronizzazione tra produzione e supply chain, ottimizzando la gestione delle scorte e riducendo i tempi di consegna, accelera il processo di sviluppo e lancio di nuovi prodotti ittici, incrementando la capacità dell’azienda di rispondere rapidamente alle richieste del mercato, fornisce una visibilità completa sulla supply chain dei prodotti ittici, mi-
gliorando la trasparenza e la fiducia dei consumatori.
Una delle peculiarità di Track Ittico è proprio la grande flessibilità. Il software può essere impiegato da ogni operatore della filiera. In particolare è adatto ad allevamenti, industrie per la lavorazione e la trasformazione, distributori.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale, dei Manufacturing Execution Systems e di un software di tracciabilità come Track Ittico rappresenta un’opportunità significativa per migliorare la qualità, la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità delle operazioni di pesca, lavorazione e distribuzione. Queste tecnologie, lavorando in sinergia, possono trasformare il settore ittico, offrendo vantaggi competitivi, migliorando la soddisfazione dei clienti e contribuendo ad un sistema alimentare più sicuro e sostenibile.
Le aziende che adottano queste tecnologie integrate possono aspettarsi di ottenere una migliore gestione delle risorse, riduzione degli sprechi e maggiore conformità alle normative di sicurezza alimentare.
L’implementazione dell’IA nell’industria ittica richiede investimenti in tecnologia ma le potenzialità sono enormi e potrebbero portare a un’industria più sostenibile, efficiente e redditizia
>> Link: trackanyfood.com
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e-Fish: il futuro digitale dei mercati ittici italiani
Intervista a Luca Di Nicola: presente e futuro per GOINFOTEAM
In una recente intervista con Luca Di Nicola , product manager di e-Fish presso GOINFOTEAM dal 2003, emerge chiaramente come questa innovativa suite di prodotti stia rivoluzionando il settore ittico italiano. Di Nicola ha sottolineato in particolare l’importanza della nuova programmazione 2021-2027 e del nuovo programma previsto dal Fondo Europeo Affari Marittimi Pesca e Acquacoltura (FEAMPA).
Innovazione e qualità GOINFOTEAM è una PMI innovativa con un sistema di qualità certificato da ISO 9001:2015, ISO 20000-1:2011, ISO 14001-2015, ISO 27001:2013 e UNI PdR 125:2022. I suoi sforzi sono focalizzati sullo sviluppo della digitalizzazione del settore primario attraverso l’implementazione della strategia Farm To Fork e l’impiego di tecnologie abilitanti ed emergenti.
L’inizio di un successo «Nel 2005 siamo stati chiamati a rinnovare gli impianti del mercato ittico comunale di Pescara senza alcuna esperienza pregressa nel settore ittico» racconta Di Nicola. «Fino a quegli anni, gli impianti d’asta erano definiti “elettronici”, ma con la progettazione del nostro primo sistema e-Fish abbiamo introdotto la possibilità di entrare nel mondo delle aste telematiche. Questo consentiva
per la prima volta agli operatori di acquistare da remoto tramite una pagina internet dedicata all’asta on-line, competendo con gli operatori presenti in sala d’asta».Negli anni successivi, GOINFOTEAM ha introdotto numerose innovazioni per migliorare la tracciabilità dei prodotti e la loro promozione sul territorio. Tra queste, la digitalizzazione dei documenti e la possibilità di acquistare in asta mediante uno Smart Device touch screen e Wi-Fi.
Un successo diffuso
Dal 2005 ad oggi diversi mercati ittici italiani hanno beneficiato dei fondi europei per la pesca e l’acquacoltura grazie all’implementazione di e-Fish. Tra questi ci sono i mercati ittici di Pescara, Giulianova, Livorno, Civitanova Marche, Porto Santo Stefano, Porto Garibaldi, Manfredonia, Sciacca, Termoli, Schiavonea e Siracusa. Questi mercati ittici hanno
visto un miglioramento significativo nel loro lavoro, grazie all’efficienza e alla trasparenza introdotte da e-Fish, contribuendo alla modernizzazione e alla competitività del settore ittico italiano.
Dal 2005 ad oggi diversi mercati ittici italiani hanno beneficiato dei fondi europei per la pesca e l’acquacoltura grazie all’implementazione di e-Fish, dall’Abruzzo alla Toscana, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Calabria fino alla Sicilia.
Collaborazioni strategiche
Un aspetto fondamentale del successo di e-Fish è rappresentato dalle numerose collaborazioni strategiche che GOINFOTEAM ha instaurato. Tra queste, la partnership con Borsa Merci Telematica Italiana (BMTI) riveste un ruolo di primo piano. «La nostra collaborazione tecnica con BMTI ci permette di fornire dati precisi e tempestivi per i bollettini settimanali dei prezzi dei prodotti ittici alla produzione» spiega Di Nicola. «Questo contribuisce a una maggiore trasparenza e efficienza del mercato».
Oltre alla collaborazione con BMTI, da giugno 2022, GOINFOTEAM è entrata a far parte del Blue Italian Growth – Cluster BIG, una rete che promuove la coope-
Il ruolo cruciale del FEAMPA 2021-2027
«I fondi europei sono stati fondamentali per il nostro successo» sottolinea Di Nicola. «Grazie ai programmi FEP, FEAMP e ora FEAMPA, negli ultimi 20 anni numerosi mercati ittici hanno potuto implementare e-Fish, trasformando radicalmente le loro operazioni». Con la nuova programmazione 2021-2027, il FEAMPA rappresenta un’opportunità unica per continuare a sviluppare e implementare soluzioni innovative nel settore ittico. È chiaro che nella prossima programmazione FEAMPA le parole chiave che consentiranno di finanziare i progetti sono “digitalizzazione”, “innovazione tecnologica” e “sostenibilità”, sia ambientale che delle economie locali.
razione e crescita sostenibile del settore marittimo e ittico italiano «Partecipare a Cluster BIG ci consente di accedere a una vasta rete di conoscenze e risorse, favorendo l’adozione di pratiche sostenibili e innovative» puntualizza Di Nicola.
Sistemi e innovazioni tecnologiche
Il sistema e-Fish, in continua evoluzione, si compone di diversi moduli integrati, ciascuno specializzato in una particolare fase del processo di commercializzazione dei prodotti ittici. «e-Fish Asta ed e-Fish AstaOnline sono i nostri sistemi di punta per la gestione della contrattazione e dell’acquisto on-line» spiega Di Nicola. «Li affianchiamo con e-Fish EF2 per le procedure gestionali e la produzione di documenti. Stiamo integrando tecnologie all’avanguardia come RFID, QR-code, Machine Learning e Blockchain per
migliorare ulteriormente le nostre soluzioni».
Le applicazioni mobili e-Fish Mobile ed e-Fish Brand sono particolarmente innovative ed arrivano al consumatore finale. «Queste app consentono di gestire l’operatività di acquisto, la tracciabilità, e promuovono la valorizzazione dei prodotti locali e il marketing territoriale dei marchi DOP e IGP, oggi rari nel settore della pesca» aggiunge Di Nicola.
Progetti futuri
Guardando al futuro, GOINFOTEAM sta sviluppando un marketplace digitale specializzato. «Il nostro obiettivo è creare una piattaforma che permetta agli operatori di incontrarsi e operare in modo competitivo, accorciando la filiera e valorizzando i prodotti ittici locali» afferma Di Nicola. Per il 2024/2025, l’azienda ha in programma lo sviluppo di un sistema di tracciabilità basato
L’innovazione tecnologica, supportata da finanziamenti mirati e una profonda comprensione del settore, può trasformare l’industria della pesca e della commercializzazione ittica nella direzione di una maggiore efficienza e competitività.
su blockchain e la promozione di imballaggi SMART riutilizzabili con tecnologia RFID e QR-code, mirando a ridurre la dispersione di polistirolo in mare.
Una visione per il futuro «In GOINFOTEAM non ci limitiamo a fornire tecnologia» conclude Di Nicola. «Offriamo una visione del futuro del settore ittico, dove innovazione e sostenibilità vanno di pari passo. Con e-Fish stiamo guidando la trasformazione digitale dei mercati ittici italiani, contribuendo ad un’economia blu più forte, efficiente e rispettosa dell’ambiente».
L’esperienza di GOINFOTEAM e il successo di e-Fish dimostrano come l’innovazione tecnologica, supportata da finanziamenti mirati e una profonda comprensione del settore, possa trasformare l’industria della pesca e della commercializzazione ittica, rendendola più efficiente e competitiva.
Marina, la cassetta smart IFCO per prodotti ittici
Marina è una nativa digitale, nonché un’opzione ottimale per la supply chain dei prodotti ittici. Dotata di tecnologia digitale e di un coperchio a chiusura ermetica appositamente progettato, offre una soluzione ideale in materia di imballaggi riutilizzabili ed efficienti strumenti di tracciabilità. Progettata in collaborazione con esperti del settore, Marina promuove la pesca sostenibile in modo intelligente, applicando la tecnologia per la tracciabilità al trasporto di pesce e frutti di mare refrigerati e congelati. Grazie alla spessa parete doppia e alle sue proprietà isotermiche, mantiene pesce e frutti di mare adeguatamente refrigerati. In più, Marina è sempre munita di tag Bluetooth Low Energy (BLE) e QR-Code: è quindi compatibile con i sistemi di tracciabilità.
Marina fa parte del sistema di pooling IFCO SmartCycle: questa cassetta per prodotti ittici riutilizzabile e interamente riciclabile dimostra il proprio valore per tutta la sua vita utile, solcando i mari per trasportare a destinazione il pesce e i frutti di mare più freschi. Impilabile al fine di risparmiare spazio e risorse e accelerare le operazioni di movimentazione, è dotata di coperchio a chiusura ermetica per garantire la freschezza dei prodotti al suo interno. Anche quando contiene fino a 6 kg di pesce e frutti di mare freschi, risulta altrettanto facile da sollevare, movimentare e impilare in tutta sicurezza. E, una volta svolto il suo compito, lascia via libera nel giro di pochi secondi.
Vantaggi principali
• Il coperchio a chiusura ermetica, le superfici ad incastro e il sistema di reggiatura di facile utilizzo consentono un imballaggio e un impilamento sicuri in fase di trasporto.
• Soluzione di imballaggio smart con tag di tracciatura BLE e codici QR.
• Sovrapponibile quando è vuota, impilabile in modo sicuro quando è piena, per risparmiare spazio e costi di trasporto.
• Riutilizzabile molte volte, interamente e infinitamente riciclabile.
• Sostenibile e facile da maneggiare, perfetta alternativa agli imballaggi e alle scatole monouso in polistirolo espanso (EPS).
• Cassette per prodotti ittici riutilizzabili e interamente riciclabili, in linea con la legislazione ambientale attualmente in vigore e prevista per il futuro.
• Concepita per soddisfare rigorosi requisiti igienici e prevenire la contaminazione incrociata.
• Distribuita nell’ambito del sistema di pooling IFCO SmartCycle, a garanzia di un servizio senza paragoni.
È operativo fino al 05/08/2024 il bando per investimenti nelle aziende di acquacoltura e mitilicoltura, con un contributo a fondo perduto dal 60% al 100%, per spese sostenute dal 03/11/2022 e da sostenere nel 2024-2025 per:
1. acquisto di terreni funzionali all’iniziativa per un importo non superiore al 10% dell’iniziativa;
2. acquisto, costruzione o ristrutturazione di immobili funzionali all’iniziativa;
3. acquisto di attrezzature o macchinari per impianti di acquacoltura;
4. acquisto/ammodernamento di barche al servizio degli allevamenti compresi i macchinari di raccolta e lavorazione a bordo;
5. lavori di sistemazione e miglioramento dei circuiti idraulici;
6. spese per il miglioramento delle condizioni di igiene e sanitarie, delle condizioni ambientali e dei sistemi di produzione;
7. acquisto di macchinari ed attrezzatura per investimenti relativi al commercio al dettaglio;
8. acquisto di attrezzature volte a
proteggere gli allevamenti dai predatori;
9. acquisto casse frigo refrigerate per i mezzi di trasporto, di mezzi refrigerati per il trasporto dei prodotti ittici quando la parte di allestimento frigorifero sia inscindibile dal mezzo e di mezzi per il trasporto del vivo;
10. programmi informatici “hardware e software” dedicati ai processi produttivi;
Finanziamento a fondo perduto dal 60% al 100% per investimenti in acquacoltura
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Reg. UE 1139/2021 FEAMPA 2021/2027 art. 27 – Acquisto di macchine, attrezzature e software per l’attività di acquacoltura
È operativo fino al 06/08/2024 il bando per le aziende di acquacoltura e mitilicoltura, con un contributo a fondo perduto dal 60% al 100%, per investimenti fatti dal 01/01/2021 e/o da realizzarsi nel 2024/2025 indicativamente per:
1. acquisto di macchinari e attrezzature per impianti di acquacoltura e maricoltura. È considerata ammissibile la spesa per corpi morti, galleggianti, cavi in polysteel e metallici relative agli impianti di molluschicoltura a patto che non si tratti di manutenzioni ordinarie;
2. imbarcazioni e galleggianti asserviti agli impianti di acquacoltura, nonché i relativi motori e le attrezzature necessarie al loro allestimento. Sono ammissibili anche le spese per l’ammodernamento e la ristrutturazione delle predette imbarcazioni, purché non siano riferibili alla manutenzione ordinaria;
3. sistemi di protezione degli impianti dai predatori (incluso il Granchio blu), esclusivamente con metodi passivi;
4. acquisto di macchinari e attrezzature per investimenti relativi alla vendita diretta svolta nell’azienda;
5. sviluppo, acquisto e personalizzazione di programmi informatici necessari alla realizzazione dell’intervento;
6. acquisto di attrezzatura informatica, compreso il relativo software specifico/specialistico (sono escluse le attrezzature informatiche e relativi software, utilizzate dalle strutture amministrative o contabili dell’impresa);
7. acquisto di automezzi dotati di coibentazione e gruppo frigorifero non amovibili. Nel caso in cui sia previsto l’acquisto di un mezzo con cassone frigorifero da montare su telaio è finanziabile sono l’allestimento frigorifero e non il mezzo targato;
8. acquisto di un automezzo destinato esclusivamente e necessariamente al trasporto del materiale vivo;
9. spese per impianti che producono energia da fonti rinnovabili per uso esclusivamente aziendale, nei limiti del 30% della spesa riconosciuta ammissibile;
10. sistemi di accumulo di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici;
11. dispositivi di ricarica per la mobilità sostenibile utilizzanti energia prodotta da fonti rinnovabili; 12. spese di consulenza professionale strettamente funzionali alle attività previste da progetto.
Regione Lazio
Finanziamento a fondo perduto dal 50% al 100% per la trasformazione e commercializzazione prodotti ittici
Reg. UE 1139/2021 FEAMP
2021/2027 – Obiettivo Specifico 2.2 Competitività e sicurezza delle attività di commercializzazione e trasformazione dei prodotti della pesca e acquacoltura
È operativo il bando per investimenti nelle aziende di trasformazione e commercializzazione prodotti ittici con un contributo a fondo perduto dal 50% al 100% per spese sostenute dal 23/09/2022 e da sostenere nel 2024-2025 per:
1. acquisto di terreni funzionali all’iniziativa per un importo non superiore al 10% dell’iniziativa; 2. acquisto, costruzione o ristrutturazione di immobili funzionali all’iniziativa;
3. investimenti in attrezzature di sicurezza (sistemi antincendio, sistemi di sicurezza e di allarme, ecc…) che vanno oltre i requisiti previsti dal diritto unionale o nazionale;
4. investimenti per migliorare le condizioni di lavoro, la tutela e la salute e il miglioramento dell’igiene degli addetti (aree comuni, servizi igienici, cuci-
na, sala mensa, dispositivi atti a ridurre la movimentazione manuale dei carichi, ecc…) che vanno oltre i requisiti previsti dal diritto unionale o nazionale;
5. acquisto di impianti, macchine, attrezzature per la lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici (ad esempio, macchine filettatrici, tritatrici, tavoli di lavorazione, macchine per l’imballaggio ed il confezionamento, celle frigorifere, affumicatori, essiccatoi, produttori di ghiaccio, ecc…);
6. investimenti diretti al miglioramento dell’efficienza energetica ed ambientale, all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile prodotta e reimpiegata in azienda;
7. acquisto di contenitori coibentati posti su camion con assemblato l’impianto frigorifero e autoveicoli “VAN” dotati di coibentazione e gruppo frigorifero non amovibile dalla motrice;
8. acquisto di hardware e software dedicati ai processi produttivi;
Finanziamento a fondo perduto del 60% per investimenti in acquacoltura
Reg. UE 1139/2021 FEAMP 2021/2027
Investimenti in acquacoltura
È operativo fino al 09/09/2024 il bando per investimenti nelle aziende di acquacoltura e mitilicoltura, con un contributo a fondo perduto del 60%, per spese sostenute dal 03/11/2022 e da sostenere nel 20242025 per:
1. acquisto di attrezzature o macchinari per impianti di acquacoltura;
2. acquisto/ammodernamento di barche al servizio degli allevamenti compresi i macchinari di raccolta e lavorazione
VENDITA PESCE FRESCO
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a bordo;
3. acquisto di macchinari ed attrezzature scientifiche per l’acquisizione di dati meteo marini per una migliore gestione degli impianti;
4. lavori di sistemazione e miglioramento dei circuiti idraulici;
5. spese per il miglioramento delle condizioni di igiene e sanitarie, delle condizioni ambientali e dei sistemi di produzione;
6. acquisto di macchinari ed attrezzatura per investimenti relativi al commercio al dettaglio;
7. acquisto di attrezzature volte a proteggere gli allevamenti dai predatori;
8. acquisto casse frigo refrigerate per i mezzi di trasporto, di mezzi refrigerati per il trasporto dei prodotti ittici e di mezzi per il trasporto del vivo;
9. programmi informatici “hardware e software” dedicati ai processi produttivi;
È operativo fino al 15/10/2024 il bando per investimenti nelle aziende di acquacoltura e mitilicoltura, con un contributo a fondo perduto del 60% per spese sostenute dal 01/01/2021 e da sostenere nel 20242025 per:
1. acquisto di terreni funzionali all’iniziativa per un importo non superiore al 10% dell’iniziativa;
2. acquisto, costruzione o ristrutturazione di immobili funzionali all’iniziativa;
3. acquisto di attrezzature o macchinari per impianti di acquacoltura;
4. acquisto/ammodernamento di barche al servizio degli allevamenti compresi i macchinari di raccolta e lavorazione a bordo;
5. lavori di sistemazione e miglioramento dei circuiti idraulici;
6. spese per il miglioramento delle condizioni di igiene e sanitarie, delle condizioni ambientali e dei sistemi di produzione;
7. acquisto di macchinari ed attrezzatura per investimenti relativi al commercio al dettaglio;
8. acquisto di attrezzature volte a proteggere gli allevamenti dai predatori;
9. acquisto casse frigo refrigerate per i mezzi di trasporto, di mezzi refrigerati per il trasporto dei prodotti ittici quando la parte di allestimento frigorifero sia inscindibile dal mezzo e di mezzi per il trasporto del vivo;
10. acquisto di macchinari e attrezzature scientifiche finalizzati all’acquisizione e digitalizzazione dei dati meteo marini per una migliore gestione degli impianti;
11. programmi informatici “hardware e software” dedicati ai processi produttivi;
Finanziamento a fondo perduto del 50% per la trasformazione e commercializzazione di prodotti ittici
Reg. UE 1139/2021 FEAMP
2021/2027 – Obiettivo Specifico 2.2 Competitività e sicurezza delle attività di commercializzazione e trasformazione dei prodotti della pesca e acquacoltura
È operativo fino al 15/10/2024 il bando per investimenti nelle aziende di trasformazione e commercializzazione prodotti ittici con un contributo a fondo perduto del 50% per spese sostenute dal 01/01/2021 e da sostenere nel 2024-2025 per:
1. acquisto di terreni funzionali all’iniziativa per un importo non superiore al 10% dell’iniziativa;
2. acquisto, costruzione o ristrutturazione di immobili funzionali all’iniziativa;
3. investimenti in attrezzature di sicurezza (sistemi antincendio, sistemi di sicurezza e di allarme, ecc…) che vanno oltre i requisiti previsti dal diritto unionale o nazionale;
4. investimenti per migliorare le condizioni di lavoro, la tutela e la salute e il miglioramento dell’igiene degli addetti (aree comuni, servizi igienici, cucina, sala mensa, dispositivi atti a ridurre la movimentazione manuale dei carichi, ecc…) che vanno oltre i requisiti previsti dal diritto unionale o nazionale;
5. acquisto di impianti, macchine, attrezzature per la lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici (ad esempio, macchine filettatrici, tritatrici, tavoli di lavorazione, macchine per l’imballaggio ed il confezionamento, celle frigorifere, affumicatori, essiccatoi, produttori di ghiaccio, ecc…);
6. investimenti diretti al miglioramento dell’efficienza energetica ed ambientale, all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile prodotta e reimpiegata in azienda;
7. acquisto di contenitori coibentati posti su camion con assemblato l’impianto frigorifero e autoveicoli “VAN” dotati di coibentazione e gruppo frigorifero non amovibile dalla motrice;
8. acquisto di hardware e software dedicati ai processi produttivi;
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La rete dei mercati all’ingrosso in Italia
Indagine di Ismea su questo asset strategico per una filiera agroalimentare più efficiente e più equa. Focus sull’ittico
Snodi centrali nel commercio di prodotti freschi e freschissimi, con un importante ruolo nella valorizzazione delle produzioni locali e stagionali, nella tracciabilità di filiera e nella sicurezza igienico-sanitaria, i mercati all’ingrosso stanno evolvendo verso un modello di hub multifunzionale capace di offrire una molteplicità di servizi in aggiunta alla tradizionale funzione di intermediazione commerciale, logistica e stoccaggio delle merci. Secondo l’indagine “I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare” condotta da ISMEA
presso il network di riferimento di ITALMERCATI, partner dell’iniziativa, in Italia operano 137 strutture (numero sei volte superiore a quello di Spagna e Francia), dalle quali transita circa il 50% dell’offerta ortofrutticola complessiva, il 33% di quella ittica e il 10% delle carni, quote che, ad eccezione dell’ortofrutta, risultano significativamente inferiori a quelle di analoghe realtà di altri Paesi UE.
Il sistema italiano dei mercati all’ingrosso, come emerge dal rapporto presentato recentemente al
CNEL, è una realtà molto composita e frammentata, dove alla maggiore densità di strutture rispetto ai partner europei corrisponde un giro d’affari più contenuto, ma con un potenziale ruolo cruciale nel favorire un riequilibrio nella distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare.
«In una congiuntura difficile per le imprese, con ricadute soprattutto sulla tenuta dei redditi, schiacciati dagli alti costi di produzione, i mercati all’ingrosso possono assumere un importante ruolo di stimolo per
In Italia i mercati agroalimentari all’ingrosso sono 137, un numero sei volte superiore a quello di Spagna e Francia, ma con un giro d’affari inferiore (10 miliardi di euro, rispetto ai 14 miliardi della Spagna e ai 12,5 miliardi della Francia). L’eccessiva dispersione e la forte presenza di mercati di piccola dimensione sono criticità strutturali che caratterizzano la realtà italiana. I mercati all’ingrosso gestiscono metà della commercializzazione italiana di ortofrutta, un terzo di quella dell’ittico e soltanto il 10% di quella della carne. Al netto della filiera ortofrutticola, si tratta di quote significativamente inferiori a quelle che si registrano nei mercati di altri Paesi UE, dove, ad esempio, la quasi totalità dei prodotti ittici transita dal canale all’ingrosso, il che contribuisce a garantire tracciabilità dei prodotti e sicurezza igienico-sanitaria.
Nel settore agroalimentare nazionale sono circa 84.000 le imprese di intermediazione e commercio all’ingrosso, che collegano i vari attori posti a livelli differenti e spesso distanti della filiera. La categoria dell’intermediazione e del commercio all’ingrosso agroalimentare è molto varia: al suo interno prevale la voce “commercio all’ingrosso e intermediazione di prodotti alimentari, bevande e tabacco”, che rappresenta l’87,0% delle imprese, il 73,6% del valore aggiunto, l’81,2% del fatturato e il 74,9% degli occupati. Il resto riguarda commercio all’ingrosso e intermediazione di animali vivi e materie prime agricole.
favorire un processo virtuoso, indirizzato a una più equa ripartizione del valore lungo la filiera e meno penalizzante per le imprese agricole, l’anello strutturalmente più debole» ha commentato la direttrice generale di Ismea Maria Chiara Zaganelli. «Su questo fronte la nostra indagine ha messo in evidenza i fattori di criticità che non consentono di garantire la presenza diretta degli agricoltori nei mercati all’ingrosso. Rispetto a questa esigenza i mercati potrebbero fornire servizi di supporto e di facilitazione ai piccoli produttori, anche con una diversa programmazione degli orari di apertura, un aspetto, quest’ultimo, segnalato anche da altri operatori».
Lo studio di Ismea presso il network di Italmercati, costituito da una rete di 22 strutture, distribuite in 14 regioni italiane, quantifica un giro d’affari di 115 milioni di euro, un valore che raggiunge la ragguardevole
cifra di 11 miliardi se si considerano anche le attività delle 4.000 realtà economiche operative nei mercati, tra distributori, aziende agricole, bar, ristoranti, facility provider e servizi accessori, col coinvolgimento quotidiano di 26.000 addetti. Come si evince dall’indagine, un asset strategico delle strutture aderenti a Italmercati è la loro ubicazione rispetto agli snodi logistici: tutte operano nelle immediate vicinanze di uno svincolo autostradale, oltre la metà nei pressi di un aeroporto, il 50% vicino ad uno scalo merci ferroviario, quasi un quinto in prossimità di un porto commerciale. Una collocazione favorevole anche rispetto alle produzioni commercializzate, con molte strutture che operano all’interno di distretti agroalimentari o di areali di produzione di qualità riconosciuta (DOP-IGP), a riprova dello stretto legame con le imprese del settore primario.
L’ origine del prodotto che transita da questi hub commerciali è prevalentemente nazionale, con una quota rilevante di produzioni locali, provenienti cioè da una distanza massima di 100 km, ad eccezione delle carni, costituite per lo più da prodotti d’importazione. Più in dettaglio, le merci locali sono oltre la metà dei prodotti florovivaistici, un terzo degli orticoli e degli ittici, un quinto della frutta.
Queste realtà, accanto alle attività strettamente connesse al core business, contribuiscono anche alla produzione di energia rinnovabile, col 60% delle strutture che ha investito in questo settore con l’installazione di impianti in parte finanziati dal PNRR. La previsione è di arrivare, entro il 2026, ad una quota di energia autoprodotta pari a quasi la metà del fabbisogno.
La sostenibilità è ulteriormente rafforzata dal comune impegno nella
Ismea • Italmercati • MASAF
I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare Un’indagine sulla rete Italmercati Giugno 2024
lotta agli sprechi, attraverso il recupero di prodotti invenduti, donazioni a enti caritatevoli e vendita diretta ai cittadini.
Tra i clienti dei mercati, la quota più consistente è rappresentata dai dettaglianti del circuito tradizionale (37%), seguiti dai retailer della distribuzione moderna (18%) e dei mercati rionali (17%). Rilevante anche la partecipazione di intermediari ed esportatori nazionali (11%) ed esteri (7%) e operatori del canale HO.RE.CA. (6%), in particolare ristoratori, questi ultimi in crescita insieme a quelli della distribuzione moderna.
«La frammentazione del settore dei mercati all’ingrosso in Italia ha portato molte di queste strutture a perdere rilevanza e strategicità per il Paese e ha fatto perdere la visione d’insieme del settore. La rete di Italmercati nasce proprio dalla sentita esigenza di porre rimedio a tale frammentazione, per fare sistema e lavorare in sinergia con medesime caratteristiche e visione futura» ha dichiarato il presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini. «Per uno sviluppo del settore è fondamentale, infatti, che le azioni politiche investano nei
mercati all’ingrosso strategici del Paese: la nostra proposta cerca di individuare un numero — magari ridotto — di mercati strategici che garantiscano un sistema più efficace ed efficiente, non tralasciando i principali requisiti alla base di queste strutture: garantire ai consumatori servizi di tracciabilità e sicurezza alimentare».
Lo sviluppo futuro dei mercati, infatti, deve essere accompagnato da un percorso di aggregazione delle realtà esistenti in strutture moderne, più grandi ed efficienti, con evidenti ricadute positive, quali un efficientamento della catena logistica e una minor dispersione degli investimenti, come indicato anche dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare e delle foreste. Inoltre, in un contesto in cui gli strumenti della attuale PAC non bastano più ad assicurare un adeguato sostegno agli agricoltori, diventa cruciale il ruolo equilibratore dei mercati all’ingrosso nell’ambito della filiera agroalimentare per renderla più efficiente più equa e meno penalizzante per i produttori agricoli.
Da queste premesse è nata la proposta illustrata da Fabio Massimo Pallottini, già pronta ad essere implementata e condivisa con le istituzioni ed in particolar modo con il MASAF, ovvero:
• “creare un network con cui condividere le politiche di settore sia a livello regionale che nazionale che possa accedere a linee di finanziamento che ne garantiscano l’evoluzione, sia delle strutture stesse che di chi ne opera all’interno;
• rafforzare il ruolo dei mercati come operatori della filiera, aumentando coinvolgimento e integrazione nel sistema della Grande Distribuzione Organizzata e la loro collaborazione con le Organizzazioni di Produttori;
• aprire un tavolo di lavoro sulla logistica;
• potenziare il settore ittico in sofferenza dal momento che, a differenza di altri Paesi europei, il legame tra mercati all’ingrosso ed il mondo della pesca in Italia risulta inefficiente”
ITTICO
Produzione e struttura
* Il valore della produzione del settore ittico nazionale ammonta a 1,4 milioni di euro, mentre il valore aggiunto a 745.000 euro (dati medi 2019-2021), appena lo 0,05% del PIL;
* circa un terzo dei flussi dei prodotti ittici in Italia passa per i mercati all’ingrosso, una quota significativamente inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei, dove è previsto che tutto il pescato transiti per i mercati all’ingrosso, che quindi svolgono un importante ruolo nella garanzia di una puntuale tracciabilità del prodotto ed elevati livello di sicurezza igienico-sanitaria;
* per quanto riguarda la pesca, il valore degli sbarchi ittici europei, 5.782 milioni di euro nel 2022, è realizzato per il 35% dalla Spagna, seguita dalla Francia (17%) e dall’Italia (13%). Gli sbarchi della flotta italiana nel 2022 sono arrivati a quota 762 milioni di euro e poco meno di 133.000 tonnellate, in sensibile flessione rispetto al 2013 (–23% in volume e –9% in valore). La composizione per specie evidenzia che il calo dei volumi si deve a tonno striato (–30%), triglia (–22%), vongola comune (–13%), sardina (–13%), gambero rosa (–12%) e gambero rosso (–12%). Il calo in valore si deve a tonno striato (–47%) e triglie (–16%). In aumento, invece, sono tonno rosso (+32%) e pesce spada(+18%);
* riguardo all’acquacoltura, i dati EUROSTAT disponibili per l’Italia (fermi al 2021) evidenziano una produzione nazionale di 146.000 tonnellate, pari a 547 milioni di euro. Con questi numeri, il nostro Paese condivide la terza posizione nella graduatoria UE con la Grecia (13% del totale UE, sia in valore che in volume), dopo la Francia e la Spagna. Crostacei e molluschi rappresentano il 50% del valore dell’acquacoltura italiana e il 59% del volume, mentre la categoria pesci il 50% in valore e il 41 % in volume;
* passando alla fase industriale, nel 2022 il fatturato del settore ittico italiano ha raggiunto i 3,3 miliardi di euro, il 10% del fatturato ittico UE, dietro a Spagna (24%), Francia (16%) e Polonia (13%); * per quanto riguarda il tessuto imprenditoriale, nel 2023 il numero di imprese attive nella pesca e nell’acquacoltura ammontava a 12.620, in leggero calo rispetto al 2013 (–0,6%), ma in lieve aumento rispetto al 2022 (+1,5%). Un quarto delle imprese è localizzato in Veneto, seguito da Emilia-Romagna (19%) e Sicilia (14%); le tre regioni coprono insieme quasi il 60% delle imprese del settore. Le imprese della lavorazione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi (industria ittica) nel 2023 erano 778 (l’1,2% del totale dell’industria agroalimentare), in leggera diminuzione rispetto al 2013 (–0,3%). Il 24% delle imprese è localizzato in Sicilia, seguita da Campania (11%) e Calabria (10%);
* nel 2022 la flotta dell’UE ammontava a 72.595 imbarcazioni. La Grecia rappresenta il 18% del totale, seguita da Italia (17%), Spagna (12%) e Portogallo (11%). Il 77% della flotta italiana ha un’età uguale o superiore a 25 anni (contro il 69% dell’UE). Oltre metà delle imbarcazioni ha una lunghezza inferiore ai 7 metri (63% il dato dell’UE) e l’89% della flotta ha una stazza lorda inferiore alle 25 tonnellate (91% media UE). Le reti da imbrocco (e analoghe) si confermano il principale metodo di cattura nell’UE, con una quota del 56% (19% in Italia). Seguono ami e palangari (19%), reti a strascico (10%), nasse (8%) e altri (7%). In Italia, il principale metodo di cattura è quello di ami e palangari (40%), seguito da reti a strascico (20%), reti a imbrocco (19%), reti da circuizione (15%) e draghe (6%); * in Italia negli ultimi anni si è osservata una costante crescita del numero di allevamenti ittici, con
un incremento nel periodo 20132023 del 234%, da 853 a 3.679 unità operative, tutte rientranti nelle attività nella definizione di acquacoltura. Il 65,3% degli impianti è dedicato all’allevamento dei pesci, il 33,3% a molluschi e il rimanente 1,4% ai crostacei. Nel 2023 le regioni maggiormente interessate erano nel Nord Italia: in particolare Veneto e EmiliaRomagna, rispettivamente con 932 e 525 allevamenti ittici, che coprono congiuntamente il 40% del totale. I pesci si allevano soprattutto in Piemonte (16%), Veneto (14%), Lombardia (14%) e Emilia-Romagna (13%), i molluschi in Veneto (48%), EmiliaRomagna (16%) e Puglia (12%); i crostacei in Emilia-Romagna (18%), Sardegna (16%) e Veneto (14%). Gli allevamenti di acqua dolce sono diffusi in Piemonte (17% del totale), Lombardia (15%), Emilia-Romagna (13%) e Veneto (13%), che detiene il 52% degli allevamenti in acqua sala-
I mercati agroalimentari all’ingrosso sono presenti nelle filiere dell’ortofrutta (soprattutto), dell’ittico, delle carni fresche e del florovivaismo. Per ortofrutta e florovivaismo rappresentano la sede principale delle contrattazioni e svolgono un ruolo cruciale nei meccanismi di formazione dei prezzi. Altre funzioni importanti dei mercati sono la garanzia di trasparenza e tracciabilità dei prodotti, la valorizzazione della produzione locale e stagionale e lo stoccaggio delle merci. Inoltre, sono in condizione di offrire servizi di supporto alle aziende che commercializzano i propri prodotti; tali servizi sono particolarmente importanti per i piccoli agricoltori.
ta, mentre in Emilia-Romagna si concentra il 45% di quelli in quella salmastra.
Commercio estero
* Gli scambi commerciali italiani di prodotti ittici hanno registrato nel 2023 una contrazione sia in termini di volumi che di valore. Le importazioni non hanno superato il milione di tonnellate (942 t), con una diminuzione del 17% sul 2022, sia di prodotti freschi (–13%) che trasformati (–19%).
* Anche in valore, con 6,2 miliardi
di euro, le importazioni sono calate rispetto al 2022 (–17% complessivo, di cui –14% per i freschi e –19% per i trasformati), ma sono in forte aumento rispetto ad inizio decennio (+43%, dovuto al +37% dei trasformati e al +65% dei freschi).
* Prevalgono le importazioni di prodotti trasformati, che coprono circa i 3/4 del totale, sia in volume che in valore mentre i prodotti freschi il restante 26% (pesi analoghi anche in valore). Il 59% delle quantità importate
Il 65% delle importazioni nazionali proviene dall’Unione: la Spagna è il fornitore principale, seguita da Svezia e Paesi Bassi. Delle esportazioni del nostro Paese quasi i 3/4 restano in UE: Germania e Spagna sono le principali destinazioni
è rappresentato da pesci (65% in valore), il 25% da molluschi e invertebrati (21 % in valore), il 9% da crostacei (12% in valore) e il 7% da altri prodotti ittici (2% in valore).
* Il 65% delle importazioni italiane proviene dall’UE. La Spagna è il principale fornitore (quasi 1/4 del totale sia in valore che in volume), seguita da Svezia (8% in valore e 6% in volume) e Paesi Bassi (6% in valore e 5% in volume).
* Sul versante delle esportazioni, i volumi nel 2023 hanno raggiunto le 134.000 tonnellate, in calo del 21% rispetto al 2022 e del 9% rispetto al 2013. Ha pesato la contrazione del 25% dei volumi esportati di prodotti freschi rispetto al 2013, a fronte di un aumento del 4% dei quantitativi di prodotti trasformati. Diversa la dinamica dei valori, che, rispetto al 2013, nel 2023, con 830
milioni di euro, crescono del 44% (+32% prodotti freschi e +51% prodotti trasformati), ma si riducono rispetto al 2022 del 15%, per il calo sia dei prodotti freschi (–11%) che trasformati (–18%). Nel 2023 i prodotti trasformati in volume hanno rappresentato il 62% delle nostre esportazioni ittiche; il 58% delle quantità esportate è rappresentato da pesci (69% in valore), il 17% da molluschi e invertebrati (19% in valore), il 3% da crostacei (5% in valore) e il 22% da altri prodotti ittici (6% in valore). Quasi i 3/4 delle esportazioni italiane restano nell’UE, con la Germania e la Spagna quali principali destinazioni, con quote di poco superiori al 10%, sia in valore che in volume.
* La bilancia commerciale per i prodotti ittici è quindi strutturalmente negativa, ma, grazie ad un calo delle importazioni in valore (–17%) maggiore di quello delle esportazioni (–15%), nel 2023 il deficit commerciale è sceso a 5,4 miliardi di euro dai 6,6 del 2022. Il grado di approvvigionamento è tra i più bassi tra le filiere dell’agroalimentare italiano e in riduzione nel decennio, da circa il 30% al 2,4%.
Consumi nazionali
Nel 2023 la spesa delle famiglie italiane per i prodotti ittici ha rappresentato una quota dell’8% della spesa alimentare totale, peso pressoché invariato rispetto all’anno precedente. Si tratta di circa 570.000 tonnellate di prodotti ittici (corrispondenti a 23 kg/anno per famiglia) e di 8,4 miliardi di euro in valore (+5,6% rispetto al 2022), pari a 330,5 €/anno per famiglia (+5% rispetto al 2022).Prevale il consumo di prodotto fresco (52% della spesa), seguito da conserve ittiche (21%), surgelati sia confezionati che sfusi (18%), affumicati e secchi (9%).
Nel 2023 il Nord-Ovest è l’area in cui è stata effettuata la spesa maggiore di prodotti ittici (30% del totale nazionale), seguito dal Sud (27%), Centro (24%) e Nord-Est (19%). Nel 2023 gli acquisti sono avvenuti per il
41% nei supermercati, il 27% negli ipermercati, il 15% nei discount, 14% nei tradizionali e il restante 3% nel libero servizio. Rispetto all’anno della pandemia, l’unica variazione negativa registrata è quella del canale tradizionale (–3%); crescono tutti gli altri.
Le politiche
In Italia nei settori della pesca e dell’acquacoltura operano ben 51 OP riconosciute dall’UE e dal MASAF. Le risorse per il settore della pesca e dell’acquacoltura sono gestite nel Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura (FEAMPA), che finanzia la politica comune della pesca UE (PCP), della politica marittima UE e dell’agenda UE sulla governance internazionale degli oceani. Il sostegno del FEAMPA si articola in quattro priorità, fortemente orientate a rafforzarle la sostenibilità del settore e la conservazione delle risorse biologiche acquatiche. Ogni priorità si articola in obiettivi specifici (11 in totale) che descrivono in generale l’ambito operativo del sostegno per aree tematiche. Le risorse messe a disposizione dal FEAMPA ammontano a 6,108 miliardi di euro (a prezzi 2021), mentre la dotazione finanziaria totale del programma italiano 2021-2027 è di 987,2 milioni di euro, di cui il contributo dell’UE (il 9,8% di cui sopra) ammonta a 518,2 milioni, così suddivisi:
• pesca sostenibile, 258 milioni (49,8%);
• acquacoltura sostenibile e trasformazione e commercializzazione, 170,2 milioni (32,8%);
• economia blu sostenibile nelle regioni costiere, insulari e interne, 51,9 milioni (10%);
• assistenza tecnica, 31 milioni (6%);
• governance internazionale degli oceani, 7 milioni (1,4%).
In sede di Conferenza Stato-Regioni è stata definita la ripartizione di oltre 285 milioni del FEAMPA, dei quali il 20% alla Sicilia, il 15% alla Puglia e il 12% alla Campania; tutte le altre regioni sono sotto al 10%.
Fonte: I Mercati all’Ingrosso nella Filiera Agroalimentare
4/24
Salmone norvegese: per gli Italiani è questione di sostenibilità e benessere
L’Italia è il terzo mercato mondiale per il salmone norvegese. Sostenibilità e benessere guidano le scelte di acquisto. Nell’Out Of Home il salmone rappresenta oltre 1/3 dei prodotti ittici serviti nel primo trimestre 2024
In occasione dell’annuale seminario sul salmone norvegese organizzato dal Norwegian Seafood Council — tenutosi lo scorso 18 giugno a Milano alla presenza dei rappresentanti dell’industria, del settore retail e HO RE CA. del mercato ittico —, sono stati illustrati i trend di mercato in Italia, gli scenari futuri del settore e le nuove abitudini dei consumatori
italiani. Dai dati presentati è emerso che l’Italia rappresenta il terzo mercato mondiale per il salmone Norvegese, dietro solo a Germania e Stati Uniti1. Inoltre, è stato evidenziato quanto l’export norvegese verso l’Italia abbia registrato una crescita straordinaria: si tratta del quasi +190% in termini di volume dal 2008 al 20231. Oggi si riscontra però
come lo scenario politico ed economico internazionale stia influenzando i consumi degli Italiani: l’aumento dei prezzi è una delle principali preoccupazioni e la situazione finanziaria dei cittadini influisce molto sui prodotti da acquistare e le esperienze fuori casa.
Per quanto riguarda il mercato del salmone, dai dati presentati della
Tom-Jørgen Gangsø, direttore Italia del Norwegian Seafood Council.
ricerca di Consumer Panel CPS GfK
“Overview of Shopper behaviour in FMCG and Salmon”, è emerso che il cliente italiano rimane un consumatore fedele con una frequenza media di acquisto pari a 7,2 volte nell’arco dell’ultimo anno e con una penetrazione sul totale delle famiglie italiane pari al 69,1%2
Il salmone rimane così tra gli alimenti preferiti dagli italiani e, in particolare, è stata evidenziata una preferenza per il salmone affumicato (56,6% della penetrazione del mercato del salmone), seguito dal salmone fresco (27,1%) e da quello congelato (16,2%)2
È emerso, inoltre, come i consumatori italiani siano sempre più guidati nelle loro scelte da criteri come sostenibilità e benessere soprattutto a tavola e, nonostante il periodo inflazionistico che si sta attraversando, sono ancora disposti a pagare prezzi premium se la promessa di benessere viene mantenuta. L’origine dei prodotti, la qualità e gli ingredienti sono molto importanti e proprio in quest’ottica, il salmone norvegese viene riconosciuto dai consumatori italiani, come pesce sano e ricco di proprietà nutritive: rappresenta un ingrediente ideale per un’alimentazione corretta ed equilibrata a tutte le età, in quanto fonte di omega-3 e ricco di proteine nobili, sali minerali e vitamine A, D, B12.
Anche nelle abitudini del fuori casa, qualità e benessere a tavola risultano sempre i driver di scelta più rilevanti per gli italiani su dove mangiare e quali alimenti prediligere. Dai dati presentati dalla ricerca di Circana “OOH Market dynamics and trends”, è stato infatti mostrato come nelle esperienze fuori casa i consumatori italiani siano sempre più selettivi, ricerchino esperienze memorabili guidate da sostenibilità (il 51% è più fedele a ristoranti che hanno un approccio sostenibile), benessere (il 72% ricerca prodotti sani e una proposta allo stesso tempo innovativa), inclusione (il 71% si aspetta che i ristoranti siano più inclusivi nei confronti dei consumatori che hanno esigenze alimentari particolari) e, infine,
Il seminario sul salmone norvegese è stato l’occasione per celebrare insieme allo chef Hirohiko Shoda, ambasciatore della cucina giapponese in Italia e noto come Chef Hiro, l’International Sushi Day, la festa dedicata al piatto giapponese più conosciuto al mondo e tanto amato dagli Italiani.
identità (il 60% vuole conoscere il brand e i valori dei prodotti utilizzati nei ristoranti)3. In questo contesto, il consumo di salmone ha registrato una performance positiva: nel primo trimestre del 2024 rappresenta infatti oltre 1/3 delle porzioni di prodotti ittici servite e la cucina giapponese si conferma tra le preferite da parte degli Italiani, col sushi al 69%4
Inoltre, il consumo di salmone è in aumento durante i giorni infrasettimanali e la pausa pranzo. «Negli ultimi anni abbiamo osservato quanto i consumatori, in particolare quelli italiani, siano sempre più attenti alle tematiche ambientali, alla sostenibilità e al benessere a tavola» ha dichiarato Tom-Jørgen Gangsø, direttore Italia del Norwegian Seafood Council . «Come Norwegian Seafood Council abbiamo voluto porre l’attenzione sulla gestione dei nostri oceani che rappresentano un’enorme opportunità per il pianeta e la sua crescita nonché la gestione dei prodotti ittici. La Nor-
vegia è stata, infatti, un’innovatrice in tema di sostenibilità attraverso severe normative e oggi si conferma essere una nazione responsabile e attenta che i suoi prodotti ittici abbiano il minor impatto possibile sul pianeta. Il nostro obiettivo è quello di impegnarci nei prossimi anni con diverse attività per promuovere la cultura del pesce norvegese in Italia e grazie al nostro marchio di origine “Seafood from Norway” desideriamo accrescere la fiducia dei consumatori riguardo l’affidabilità dei nostri prodotti ed in particolare del salmone norvegese».
>> Link: pescenorvegese.it
Note
1. Norwegian Export Statistics, round weight.
2. GfK Consumer Panel Italy.
3. Foodservice Sentiment Study W11-12, January and May 2024.
4. Circana CREST® – Total OOH.
Storione e altri sottoprodotti del caviale
Produzione, commercio e consumo dentro e fuori UE by EUMOFA 2023
Gli storioni sono allevati in acquacoltura principalmente per produrre caviale. Tuttavia, la redditività economica di un allevamento di storioni dipende dall’esistenza di un mercato della carne. A seconda della specie, le femmine di storione impiegano dagli 8 ai 10 anni per raggiungere la maturità sessuale. Durante questo periodo, la carne dei maschi di storione è il prodotto principale in termini di quantità prodotta dagli allevamenti. Per ogni tonnellata di caviale vengono prodotte circa 20 tonnellate di carne di storione.
Tra gli Stati membri dell’UE, l’Italia è il maggior produttore di storioni, seguita da Polonia e Bulgaria. Sulla base dei dati di esportazione della CITES (la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) e dei dati di produzione FAO, per il periodo 2016-2020, l’Italia ha prodotto principalmente storione Bianco (47%), seguito da storione del Danubio (28%) e storione Siberiano (23%). Polonia e Bulgaria hanno prodotto soprattutto storioni Siberiani (56% e 22%, rispettivamente) e storioni del Danubio (rispettivamente il 44% e il 73%).
Negli ultimi 20 anni si è assistito ad una forte crescita della produ-
zione di storioni in acquacoltura, guidata principalmente dalla produzione in Cina. Secondo la FAO, nel 2002 la produzione mondiale è stata di 4.100 tonnellate, di cui la metà in Russia e il resto nell’UE. Nel 2003, la produzione mondiale è più che triplicata quando la Cina ha registrato un volume di produzione di oltre 9.000 tonnellate. Nel 2020, la Cina rappresentava l’84% della produzione mondiale di storione, seguita da produzione mondiale di storioni, seguita dalla Russia con il 4% (4.836 tonnellate) e dall’Armenia con il 3% (4.200 tonnellate).
I principali esportatori di carne di storione sono Cina, Armenia e Italia. Nel 2018, questi tre Paesi hanno rappresentato l’88% delle esportazioni totali di carne di storione. Sottoprodotti e prodotti trasformati dello storione (esclusi carne, caviale e pesci vivi/uova) sono anch’essi commercializzati a livello globale e registrati nei dati di esportazione della CITES. Nel 2018 sono stati esportati 2.403 kg di sottoprodotti e prodotti trasformati dello storione. La maggior parte di queste esportazioni erano rappresentate da estratti (38%), seguiti da cosmetici (20%), pinne (16%) e derivati (11%).
La carne di storione è densa e molto apprezzata per la sua consistenza soda, carnosa e disossata. Lo storione d’allevamento è un prodotto sano, poiché la carne è ricca di proteine e povera di grassi. Con una gestione adeguata, quasi tutto lo storione può essere utilizzato per diversi scopi dopo la macellazione.
In Europa, la carne di storione viene consumata soprattutto nei Paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria, Ucraina, Serbia e Romania. In Cina e in Russia, la carne di storione fa parte della cucina tradizionale da centinaia di anni e ancora oggi è molto apprezzata.
Produzione
La pesca eccessiva di storioni ha portato quasi all’estinzione di molte di queste specie.
A livello globale, la più grande cattura è stata di 31.800 tonnellate, registrata nel 1977. Dal 1998, il commercio internazionale di tutte le specie di storione e dei relativi prodotti è stato regolamentato dalla CITES. Nel 2006, la Romania è stata uno dei primi Paesi ad introdurre un divieto di pesca dello storione nel Mar Caspio e nel Mar Nero. Nel 2020, è stata registrata una cattura totale di 260 tonnellate.
Figura 1 – Produzione di storioni da pesca e acquacoltura (vol. in 1.000 t)
Fonte: FAO.
Figura 2 – Ciclo produttivo dello storione Siberiano
Il primo raccolto da acquacoltura registrato dalla FAO risale al 1984, con 150 tonnellate. Da allora si è assistito ad un graduale aumento della produzione fino ai primi anni 2000, quando la stessa ha iniziato ad aumentare rapidamente di anno in anno. Nel 2020, la produzione mondiale di storioni in acquacoltura è stata di circa 123.476 tonnellate. Quasi tutto il caviale presente oggi sul mercato è ottenuto da storioni d’allevamento (Figura 1).
L’allevamento di storioni per la produzione di caviale è costoso perché le femmine possono impiegare fino a dieci anni per maturare sessualmente in cattività, anche se il periodo di maturazione varia a seconda delle specie. Nei primi tre o quattro anni, maschi e femmine vengono allevati insieme fino a quando non si riesce a determinare il sesso mediante ultrasuoni, biopsie
e osservazioni o dosaggio dell’11ketotesterone plasmatico. I maschi vengono poi raccolti e venduti, mentre la maggior parte delle femmine viene mantenuta e fatta crescere fino a produrre caviale.
La Figura 2 mostra il ciclo di produzione dello storione Siberiano. Oggi i riproduttori sono selezionati da femmine e maschi maturi allevati in cattività, mentre in precedenza venivano ottenuti da stock di storioni selvatici. La selezione dei riproduttori è complicata, poiché le femmine non ovulano ogni anno (con alcune eccezioni). Solo il 35-63% dello stock ovula ogni anno.
Per selezionare i pesci appropriati per la riproduzione, l’allevatore deve determinare lo stadio di maturità gonadica utilizzando i campioni di tessuto e lo studio degli ovociti. I riproduttori pronti per la deposizione delle uova vengono
messi in vasche di riproduzione dove la sperminazione e l’ovulazione sono stimolate con l’uso di ormoni. Quando la procedura ha successo, le femmine ovulano entro 18-30 ore e i maschi sperminano entro 18-24 ore.
Le larve si schiudono normalmente dopo 6-9 giorni e la prima alimentazione avviene tra i 9-14 giorni dopo la schiusa. Le larve possono essere alimentate subito con mangimi composti, ma alcuni allevatori preferiscono usare mangimi (gamberetti di salamoia) prima di svezzarle con i mangimi commerciali. Piccole vasche (200x50x40 cm; lunghezza, larghezza e profondità) sono spesso utilizzate per l’allevamento delle larve nelle prime quattro settimane, prima di trasferirle in vasche circolari più grandi (2 m).
Per l’allevamento degli storioni sono impiegate diverse tecnologie.
Fonte: FAO.
Le stime del 2016 mostrano che circa il 36% degli storioni è allevato in sistemi a flusso continuo, il 21% in sistemi di acquacoltura a ricircolo e il 18% in recinti a rete aperti. Anche gli stagni sono utilizzati, ma rappresentano solo una piccola percentuale (7%). La percentuale restante di allevamento è effettuata con una combinazione di tecniche.
EU
Nell’ultimo decennio l’Italia è stata il maggior produttore di storioni degli Stati membri dell’UE. Nel 2020, l’Italia ha prodotto 1.051 tonnellate di storione, un quantitativo inferiore del 19% rispetto al 2019, ma comunque superiore del 5% rispetto al 2016. Secondo dati FAO, il valore della produzione di storioni in Italia nel 2020 è stato di quasi 7 milioni di euro. Si tratta di un valore eccezionalmente basso, con una riduzione del 43% rispetto all’anno precedente. La diminuzione del valore della produzione potrebbe essere spiegata dalla pandemia Covid-19 che ha
limitato la domanda. Nell’ultimo decennio la Polonia e la Bulgaria hanno seguito l’Italia rispettivamente come secondo e terzo produttore di storioni dell’UE. La produzione di storioni in Polonia è aumentata costantemente dal 2015. Tuttavia, nel 2020, la Polonia ha prodotto 450 tonnellate di storione per un valore di 2,5 milioni di euro, con una riduzione del 44% del volume di produzione rispetto al 2019 e del 29% rispetto alla media dei volumi di produzione dal 2015. Il valore della produzione ha seguito una tendenza simile, con una diminuzione del 43% dal 2019 e del 12% rispetto al 2016. La riduzione del volume e del valore potrebbe essere un effetto della pandemia Covid-19.
La Bulgaria ha prodotto 376 tonnellate di storione per un valore di 2,7 milioni di euro nel 2020; si tratta di un aumento del 13% rispetto al volume di produzione dell’anno precedente e del 18% rispetto al volume di produzione del 2016. Il valore della produzione è leggermen-
te aumentato nell’ultimo decennio in Bulgaria, con un incremento dell’11% nel 2020 rispetto all’anno precedente e un valore superiore del 2% rispetto al 2016.
Anche la Francia è stata un grande produttore di storioni nell’UE nell’ultimo decennio, con livelli pari a quelli della Bulgaria. Nel 2020 ha prodotto 400 tonnellate di storione, per un valore di quasi 3 milioni di euro. Si tratta di un aumento del 39% del volume di produzione rispetto al 2019 e del 55% rispetto al 2016. Il valore della produzione è generalmente aumentato ed è cresciuto del 144% nel 2020 rispetto al 2016. Tuttavia, nel 2019 si è registrato il valore di produzione più basso del decennio (1 milione di euro per 289 tonnellate), mentre il valore è aumentato del 184% nel periodo 2019-2020.
Il prodotto
La carne di storione è molto apprezzata per la sua consistenza soda, carnosa, senz’ossa, paragonabile a quella del petto di pollo, del
Costruzione attrezzature in lega di alluminio per i tticoltura e molluschicoltura per protezione vongole ed ostriche dal granchio blu “Callinectes Sapidus” e lavorazioni meccaniche in genere
Griglie di sbarramento • Colonne di sostegno griglie • Introvoli con bocchere per pesca • Griglie selezionatrici • Paratoie con e senza comando a vite • Sistema Fl.Up.Sy per vongole • Selezionatori in bagno d’acqua per vongole • ecc…
Impianto di
galleggiante Moceniga Pesca
Per l’allevamento degli storioni sono impiegate diverse tecnologie: sistemi a flusso continuo, acquacoltura a ricircolo e recinti a rete aperti. Anche gli stagni sono utilizzati, ma rappresentano solo una piccola percentuale.
maiale o della carne di vitello ed è considerata un buon sostituto di queste carni.
Il colore della carne varia a seconda della specie, con colori che vanno dal giallo al grigio e al bianco quando è cotta. La carne di storione siberiano è rinomata per il suo colore giallo. Il colore della carne non è correlato alla qualità del prodotto.
La quantità di caviale prodotta da una femmina di storione dipende dalla specie, dalle dimensioni e dall’età. La maggior parte delle femmine di storione produce tra il 10-30% del peso corporeo totale in caviale (CHAPMAN F.A., EENENNAAM J.P. 2022, Technically speaking, what is sturgeon caviar? UF/IFAS).
Ad esempio, le femmine di Beluga producono tra i 15 e i 20 kg di caviale, mentre quelle del Danubio tra i 5 e i 20 kg. Le femmine di storione Siberiano, Stellato e Sterling producono tra i 5 e gli 8 kg di caviale. Poiché al momento della macellazione le femmine sono
più anziane e più grandi dei maschi, forniscono una maggiore produzione di carne rispetto agli storioni maschi. Gli storioni maschi vengono macellati una volta raggiunta la maturità e determinato il sesso. Il peso alla macellazione e la resa in carne dei maschi dipendono dalla specie e dai loro tassi di crescita fino alla determinazione del sesso, a seconda della specie, a circa 3/5 anni di età.
La taglia commerciabile dello storione Bianco è compresa tra 1-3 kg, mentre lo storione del Danubio è un po’ più grande al momento della raccolta, tra 5-7 kg, secondo uno stakeholder. Un altro stakeholder in Iran ha riferito che gli storioni hanno un buon rapporto economico di contenuto utile del filetto rispetto ad altri pesci e che si può ottenere circa il 53% dagli storioni Beluga da allevamento e circa il 47% dagli storioni persiani. In media, il rendimento alla macellazione degli storioni è compreso tra il 45 e il 95%, a seconda del taglio (rotondo, intero/ventilato,
pallottola) e dell’eventuale rimozione della pelle e/o del sangue.
Gli storioni sono allevati in un ambiente controllato e producono carne di buona qualità a livelli costanti. Tuttavia, alcuni sostengono che gli storioni da acquacoltura presentino depositi di grasso maggiori rispetto ai selvatici, il che influirebbe negativamente sul sapore della carne. Questo fenomeno è particolarmente evidente negli storioni che sono stati alimentati per ridurre il tempo necessario a raggiungere la maturità. Altri sostengono che i selvatici siano più magri, più sodi e con un sapore più delicato rispetto agli allevati. Il sapore degli storioni selvatici e di quelli di allevamento varia a seconda della dieta e dal fatto che siano pescati in acqua salmastra o dolce.
Consumo
La carne di storione viene venduta fresca, congelata e affumicata come pesce intero, porzionato e in filetti.
Avannotteria
Produzione di Avannotti di Branzino e Orata.
Valle
Produzione biologica di Branzini, Orate, Cefali e Anguille in estensivo.
Allevamento in mare
Produzione di Branzini e Orate di taglia commerciale.
Valle Ca’ Zuliani
Via Gardizza, 9/B 48017 CONSELICE (RA) Tel. 0545 989567
E-mail: vallecazuliani@vallecazuliani.it
La carne di storione viene venduta fresca, congelata e affumicata come pesce intero, porzionato e in filetti.
L’affumicatura della carne generalmente aggiunge valore al prodotto, che viene poi venduto come “prodotto di alta gamma” da molti rivenditori di caviale.
Il prezzo della carne di storione varia a seconda della specie, del taglio e della eventuale lavorazione. Alcuni stakeholder intervistati affermano che la carne di storione Beluga (sia fresca che affumicata) sia particolarmente costosa a causa dei tempi più lunghi necessari per la commercializzazione di questa specie. Altri stakeholder sostengono che la carne di storione più pregiata provenga dallo storione Bianco.
La maggior parte delle parti interessate intervistate (principalmente produttori di caviale) ha riferito di vendere la carne di storione fresca e congelata sul mercato dell’UE ad un prezzo compreso tra 6,00-8,00 € /kg. Tuttavia, alcune parti interessate hanno dichiarato che la carne di storione possa essere venduta a 50,00 €/kg e che la carne dei maschi venga solitamente venduta ad un prezzo superiore rispetto a quella delle femmine.
I prezzi dei filetti di storione affumicati variano da 75,00 a 120,00 €/kg on-line e nei negozi di caviale di fascia alta, dove viene commercializzato come prodotto di lusso, mentre la carne affumicata ulteriormente trasformata in paste e fette ha un prezzo medio di 167,00 €/kg.
La carne di storione ha un sapore delicato, pulito e sapido, che la rende versatile in cucina e complementare alla maggior parte dei condimenti. Inoltre, la carne di storione è ricca di proteine e povera di grassi, il che la rende una scelta sempre più popolare sulla tavola dei consumatori. A causa della sua densità, la carne di storione va preparata con una cottura lenta fino a quando è tenera, prima di ulteriori preparazioni come la griglia, il soffritto, l’arrosto o la scottatura. È anche comune prepararla affumicata, in umido, fritta o consumarla cruda come sashimi o sushi.
La carne di storione si adatta bene a essere trasformata in prodotti in pasta come salsicce e cotolette grazie alla struttura disossata e al basso contenuto di grassi della carne.
L’allevamento dello storione è nato in Europa per la produzione di carne, ma poiché il caviale è un prodotto più redditizio, oggi l’allevamento è orientato alla produzione di caviale (LOPEZ A. et al. 2020, Sturgeon meat and caviar quality from different cultured species).
L’Italia è il maggior produttore di caviale e di carne di storione dell’UE. Tuttavia, i consumatori italiani tendono a evitare la carne di storione poiché non conoscono il prodotto. Pertanto, la carne di storione è ancora considerata un prodotto secondario del caviale e la maggior parte della carne viene venduta congelata all’estero, soprattutto nei mercati dell’Europa orientale e della Russia. In Bulgaria, Romania, Serbia e Ucraina sia il caviale che la carne di storione sono prodotti comuni in negozi, supermercati, ristoranti, bar e mercati locali. Secondo il WWF, la domanda di caviale e di carne di storione da parte dei consumatori in questi mercati è in aumento e vi sono prove del bracconaggio e del commercio illegale di prodotti a base di storione su scala diffusa e sistematica in questi Paesi.
Tenendo presente che i dati CITES sulle esportazioni di sottoprodotti e prodotti trasformati dello storione sono limitati e incompleti e che i principali Paesi produttori di storione non hanno segnalato alcun commercio di questi prodotti, si può osservare che questi prodotti sono consumati in tutto il mondo. La maggior parte di essi viene esportata dagli Stati Membri dell’UE (76% del volume totale delle esportazioni nel 2018).
I sottoprodotti e i prodotti trasformati dello storione includono prodotti come cosmetici, estratti (utilizzati principalmente nei cosmetici) e pinne. I principali consumatori di questi prodotti nel 2018 sono stati Russia (25%), Giappone (24%), Svizzera (11%) e Cina (11%).
Fonte: Sturgeon meat and other by-products of caviar European Market Observatory for Fisheries and Aquaculture Products
>> Link: eumofa.eu
4/24
Fresco o stagionato? Il caviale e la sua evoluzione: per intenditori!
Un mondo davvero molto interessante quello che ruota attorno alla produzione e lavorazione del caviale. Forse non tutti sanno infatti che le uova di storione cambiano le loro caratteristiche e sfumature aromatiche durante il cosiddetto periodo di stagionatura
di Lara Abrati
Ciò che (quasi) tutti sanno sulla produzione del caviale riguarda prevalentemente il tempo da dedicare all’allevamento dello storione e alla lunga attesa affinché questa specie raggiunga la maturità sessuale e possa quindi produrre le preziose uova. Pensate che servono da un
minimo di 8 anni fino anche ai 20 per le specie più pregiate come il conosciuto Beluga (Huso huso). Ogni specie produce uova che presentano caratteristiche specifiche in termini di dimensione, colore e aroma; queste particolarità variano anche in funzione delle scelte effet-
tuate durante tutta la vita del pesce e, una volta raggiunta la maturità sessuale, è importante che il caviale venga estratto al giusto stadio di evoluzione, ovviamente prima che raggiunga la fase finale: quella che in natura prevede il rilascio delle uova e la loro fecondazione.
Adamas Caviar produce caviale italiano a Pandino, Cremona. Tutto il processo avviene in azienda: dalla riproduzione dello storione fino alla nascita delle larve, per cui le uova vengono fatte schiudere in appositi incubatoi. Esse vengono svezzate e passate infine alla fase di accrescimento e ingrasso, che dura diversi anni in base alla specie. La fase di lavorazione e maturazione si effettua nel laboratorio interno.
Una volta estratte, le uova vengono pulite da tutti i residui membranosi, per poi essere lavate in abbondante acqua ghiacciata. Fondamentale è la velocità di lavorazione, la precisione e il mantenimento del freddo, così che le uova si mantengano nelle migliori condizioni.
Dopo essere state lavate, vengono lasciate a sgrondare e qui arriva una delle fasi più importanti: la salatura. Il sale viene pesato meticolosamente e viene aggiunto alle uova avendo cura di mescolarle per bene. Possono anche essere utilizzati dei conservanti.
A questo punto il caviale viene messo in latte di grandi dimensioni, che possono contenere circa 1 kg di uova: queste possono essere in metallo o in polipropilene e vengono mantenute in cella a temperature molto basse, dai – 2 ai –4 °C. In questa fase vengono pressate al fine di eliminare i liquidi che si formeranno, anche grazie all’azione del sale.
«In questa fase — spiega Sergio Nannini, titolare di Adamas Caviar — il caviale procede nella sua fase di maturazione, espellendo le parti liquide e assorbendo piano piano il
sale; l’uovo diventa così più molle e il sapore si concentra sempre più. Per questo motivo, un caviale consumato fresco (che piace molto ai Russi), regala al palato una sapidità intensa, perché il sale non è stato ancora assorbito totalmente. Al contrario, un caviale maturo (che piace invece molto ai Francesi) sprigiona aromi più intensi e complessi, ma il sale non si sente più».
Il periodo di maturazione migliore per un caviale? «Attorno ai 6-7 mesi per me è la maturazione migliore — racconta ancora Nannini — perché si ha un equilibrio tra le caratteristiche del fresco e del maturo. Ovviamente l’evoluzione dipende anche dalla specie, dalla scelta perfetta del periodo di estrazione e dalla sua lavorazione: qualora si scelga il momento sbagliato, il rischio è che rilasci parti oleose. Il primo mese di maturazione il tuorlo dell’uovo è neutro, poi, col passare del tempo, assume particolari sentori, come quello di pesce o di latticini, in relazione alla tipologia».
Ma quindi il caviale è meglio fresco o stagionato? Verrebbe da dire
che il migliore è quello equilibrato, ma anche qui si tratta pur sempre di una questione puramente gustativa e di piacevolezza personale.
Adamas Caviar produce caviale italiano in Lombardia, a Pandino, in provincia di Cremona. La filiera prevede che tutto il processo avvenga in azienda: dalla riproduzione dello storione fino alla nascita delle larve, per cui le uova vengono fatte schiudere in appositi incubatoi. Esse vengono svezzate e passate infine alla fase di accrescimento e ingrasso, che dura diversi anni in base alla specie. Anche la fase di lavorazione e maturazione è condotta con grande attenzione e competenza nel laboratorio interno. Oggi l’azienda è condotta da Matteo Giovannini, alla terza generazione di allevatori, e da Sergio Nannini, arrivato in azienda nel 2013. Diverse tipologie di caviale sono proposte e identificate dalle diverse etichette acquistabili anche sullo shop on-line: www.adamascaviar.com/shop
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Il brodetto dell’oste Beppo
Tra le tanti varianti del brodetto romagnolo c’è quella “alla Portocorsinese”, che si deve al mitico gestore della locanda-osteria Fabbrica Vecchia. La sua ricetta, depositata in Camera di Commercio nel 2006 dall’Accademia Italiana della Cucina, comprende diversi “pesci poveri”, ottimi e a buon mercato
di Nunzia Manicardi
Romagna e Marche: sono queste le regioni che si contendono la paternità del “brodetto di pesce” e che tuttora disputano su quale sia il migliore e il più vario e ricco. Vediamo oggi quali sono le tipicità di quello romagnolo, in dialetto “brudèt ad pès”. In Romagna non esiste brodetto se mancano la gallinella (mazzolina
da quelle parti), il sapore robusto e denso di conserva di pomodoro, l’aceto e il pepe nero, come scrive LAURA ADANI, che a questa preparazione ha dedicato il libro “Brodetto Mon Amour! Zuppe di pesce tradizionali e innovative”. Tra i più conosciuti e amati dai romagnoli, continua l’Adani, si contemplano il brodetto
di pesce di Rimini, di Cattolica, di Cesenatico e di Ravenna. Ma, al di là delle specificità locali, si tratta in buona sostanza della medesima ricetta, dettata dalla povertà e dalla fame. Il brodetto nasce infatti nei secoli scorsi come “piatto povero” dei pescatori dell’Adriatico, che cucinavano per se stessi il pescato
La tradizione del brodetto di pesce alla Portocorsinese affonda le radici nei primi anni del ‘900, quando cominciava a costituirsi il primo nucleo abitativo di Porto Corsini, allora comprendente anche l’attuale Marina di Ravenna. La sua origine è sicuramente veneta (per l’esattezza “chioggiotta”), importata dai primi pescatori che all’epoca si spinsero fino al Porto di Ravenna. Nata per consentire l’utilizzo del mix di pesce rimasto invenduto, essa è divenuta sempre più un piatto tradizionale la cui preparazione richiede particolare cura e abilità.
difficile da vendere per la bassa qualità commerciale o per le ridotte dimensioni. Ogni paese della costa ha la propria variante che però non altera nella sostanza la ricetta base, la cui caratteristica è proprio quella di utilizzare diverse qualità di pesce fresco in base alla stagione. Una delle versioni più rinomate è quella “alla Portocorsinese”, la cui ricetta è stata depositata in Camera di Commercio nel 2006 dall’Accademia Italiana della Cucina. Porto Corsini, piccola località balneare della Riviera romagnola che è frazione del Comune di Ravenna, è diventata famosa proprio per il suo brodetto, la cui nascita è legata a quella che oggi è Marina di Ravenna e al suo mercato del pesce. Lo storico locale Pericle Stoppa, che ha dedicato vari libri alla storia di Marina e dei suoi personaggi, ne ha individuato anche il “padre”. Si tratta di GIUSEPPE GRECO, detto Beppo, originario di
Chioggia ma arrivato nel 1850 a Porto Corsini (come allora si chiamavano entrambi gli abitati sorti sulle sponde del canale Candiano) per lavorare come custode del porto. Era vedovo con dieci figli. Potendo contare su quest’abbondante manodopera assunse anche la gestione della locanda-osteria della Fabbrica Vecchia, la Torre della Sanità costruita nel 1762 su progetto di ANTONIO FARINI sul pontile della quale aveva luogo il mercato del pesce. Ciò che rimaneva invenduto al mercato, il pesce più “povero”, veniva utilizzato da Beppo per la preparazione di guazzetti che assunsero il nome ravennate di “brodetto” e che venivano proposti in tutte le tre osterie del paese (una di Beppo, le altre due gestite da due delle figlie coi rispettivi mariti).
Il brodetto secondo la ricetta di Beppo Greco fu proposto fino agli anni ‘80 dai ristoranti di Marina di Ravenna “Sole” e “Miramare”. Con
la loro chiusura la tradizione si perse, ma è stata in parte recuperata anche grazie all’impegno dell’Accademia Italiana della Cucina. Ed ecco gli ingredienti ‘ittici” per 6 persone: 300 g di seppia, 200 g di canocchie, 4 triglie medie, 300 g di palombo, 300 g di coda di rospo, 200 g di anguilla, 1 mazzola media, 1 scorfano medio. Per l’esecuzione: imbiondire aglio, prezzemolo e cipolla (o scalogno) in un po’ d’olio di oliva. Aggiungere mezzo bicchiere di aceto e disporre il pesce nel tegame, avendo cura di mettere prima la seppia tagliata a quadretti, poi coda di rospo, palombo, mazzola, anguilla, canocchie, scorfano e, da ultimo, le triglie. Insaporire con sale e pepe e mettere qualche cucchiaio di passata di pomodoro. Far bollire lentamente cercando di non toccare i pesci cotti, così da farli rimanere perfettamente integri. Servire con crostini di pane. Nunzia Manicardi
VeriFish: comunicare il consumo responsabile di pesce e frutti di mare
I benefici del consumo di pesce e frutti di mare sono troppo spesso trascurati, soprattutto nella transizione verso un sistema proteico sostenibile, equo ed equilibrato. Il loro consumo in Europa è basso rispetto a quello dei prodotti a base di carne e il pesce e i frutti di mare locali spesso non possono competere con i prodotti d’importazione perché i consumatori non li conoscono o non li apprezzano. Per consentire scelte sane e sostenibili, i consumatori hanno bisogno di informazioni sulla sostenibilità e sui valori nutritivi, nonché sulla provenienza e sui potenziali rischi e benefici per la salute. In questo contesto si inserisce il progetto VeriFish Horizon Europe. Finanziato nell’ambito del bando HORIZON-MISS-2023-OCEAN-01-10 “Scegli il tuo pesce: una campagna per un consumo responsabile dei prodotti del mare” e della missione Theizon “Ripristinare i nostri oceani e le nostre acque”, il progetto fornisce un quadro di indicatori di sostenibilità verificabili. VeriFish lavora alla creazione di un prototipo di applicazione web, di una serie di prodotti media e di raccomandazioni per la comunicazione degli indicatori di sostenibilità ai vari stakeholder, comprese le linee guida per i settori della vendita al dettaglio e dell’ospitalità. L’obiettivo è fornire un quadro accessibile e dinamico per migliorare la comunicazione e la comprensione della produzione e del consumo sostenibile di pesce. Il quadro degli indicatori non deve essere comunicato solo ai produttori e ai rivenditori di prodotti ittici, ma anche ai responsabili politici, ai cittadini e ai bambini. Per questo motivo, tra i prodotti previsti ci sono una serie di racconti, libri di ricette per bambini, puzzle e poster. Infine, il progetto svilupperà e pubblicherà raccomandazioni di buone pratiche europee, progettate insieme agli stakeholder del settore ittico, su come utilizzare in modo efficiente il quadro degli indicatori per comunicare con i cittadini. Il kick-off meeting di VeriFish ha segnato l’inizio di uno sforzo di collaborazione tra 8 partner internazionali: Trust-IT Services (Italia) che guida il consorzio, COMMpla (Italia), FORTH (Grecia), NOFIMA (Norvegia), Eurofish International Organization (Danimarca), EUROFIR AISBL (Belgio), Premotec (Polonia) e la sua società affiliata in Svizzera, Clupea (Paesi Bassi). Inoltre, presto si aggiungerà un partner associato dal Regno Unito. Esiste un progetto gemello chiamato “Mr GoodFish 3.0” che lavorerà in sinergia nell’ambito dello stesso bando Horizon Europe. VeriFish ha una durata di 24 mesi a partire dal 1o maggio 2024.
>> Link: verifish.info
Allo Scoglio
di Giorgia Fieni
Una roccia in mezzo al mare. I flutti che arrivano e formano uno scroscio. Questo è ciò che pensiamo quando leggiamo la parola “scoglio”. La seconda cosa è la pasta o il risotto. Che prende questo nome dal fatto che, per cucinarli, si usano specie ittiche che si muovono lì attorno e/o si appoggiano ad esso. E poi pensiamo alle vacanze… Al gustare questo piatto in spiaggia o in un ristorantino dove sentiamo quella piacevole brezza e indossiamo un costume e un pareo o un vestitino leggero e magari siamo in buona compagnia.
Lo scoglio nasce nelle località di mare (in Campania e Sicilia in particolare), dove il pesce è appena pescato e ha quel profumo e quel sapore unici. È un’elaborazione della cucina povera, chiamata così perché utilizza
Nasce nelle città di mare ed è un’elaborazione della cucina povera, che utilizza ingredienti (molluschi e crostacei) economici e a portata di mano. Che devono essere di prima qualità, freschissimi e puliti alla perfezione!
ingredienti economici e a portata di mano, reperibili ovunque e da chiunque. Niente vieta però di prepararlo anche a casa, in città, facendosi aiutare da un negozio di fiducia che ci darà vongole, cozze, seppie, calamari, moscardini e gamberi di prima qualità e freschissimi.
La nostra scelta sarà solo tra pasta e riso, se aggiungere pomodoro o preparare il sugo in bianco e il tipo di vino (ve lo consiglio bianco, ben freddo). L’accortezza è sempre quella di pulire per bene il pesce perché amiamo il mare, ma non sentire la sabbia sotto i denti e al palato. Ormai fa quindi parte della tradizione italiana, non solo delle regioni di mare. Perché è la sensazione che conta… E contano anche i ricordi, visto che negli anni Ottanta e Novanta era un must di molti ristoranti, anche pizzerie, ora che ci penso.
Mi è pure venuto in mente che in certe ricette era prevista la farina, per rendere il tutto cremoso (ma ormai dovrebbe essere stata abolita… forse) e soprattutto che era ricoperta da abbondantissime dosi di prezzemolo (al punto che alcuni clienti inventavano un’allergia o intolleranza proprio per evitare che coprisse completamente il sapore della ricetta).
Sono tanti gli chef e gli esperti di settore che si impegnano a impararlo e a crearne delle variazioni, per renderlo unico e personale.
Alcuni trasformano il sugo in un concentrato, in un ristretto, in una bisque. Cercano di ricreare il sapore marino della roccia. Usano altri cereali, al posto della pasta e del riso, o mettono il sugo nella pasta ripiena o nella lasagna.
Cuociono lo scoglio al forno (nel cartoccio). Aggiungono limone (per dare freschezza) e/o alghe. Lo servono nel barattolo.
Ci sono però anche variazioni che ci fanno storcere il naso, a prima impressione. Poi, magari, assag-
giando, ne apprezziamo il valore, ma indubbiamente sono curiose e a volte anche forzate. Pensiamo solo allo scoglio abbinato alla pasta e ceci o alla carbonara. O a chi mette tutto nel frullatore.
Dove invece la parola non ci deve spaventare è quando è usata per definire delle specie ittiche, tipo la triglia e il polpo: serve per raccontare alcune sue caratteristiche.
La ricetta di base non è assolutamente complicata e per questo siamo liberi di personalizzarla anche noi, pur essendo solo persone che cucinano per famiglia e amici. Basta capire quali sono i sapori che preferiamo, quelli che ci fanno sentire bene, quelli che stimolano il buon umore, che ci fanno venire l’acquolina in bocca… Insomma, quelli che ci fanno sentire in vacanza anche se siamo seduti al solito tavolo di casa e circondati dallo stress.
Lasciamo che quest’ultimo sia solo un’onda che ci colpisce ma non ci abbatte, esattamente come fa lo scoglio.
Giorgia Fieni
PELATRICE
Tapas di pesce e bollicine per un aperitivo che profuma di mare
POLPO a M ilano
A Milano l’aperitivo a base di pesce si fa in via Melzo 9. È qui che Viviana Varese, insieme alla socia Ritu Dalmia, ha inaugurato lo scorso settembre POLPO – Semplicemente Pesce, un bar-trattoria dall’atmosfera conviviale in cui assaporare un menu a base di pesce che propone anche tapas per un aperitivo che ricorda il mare in tutte le sue sfumature.
Crocchette di verdura, alici marinate alla menta e crocchette di baccalà. E ancora pane burro e acciughe del Cantabrico, pane pomodoro e bottarga di tonno, o pulpo à la gallega con patate e paprika dolce. Calamaretti fritti con salsa al nero e aioli, alici fritte ripiene di scamorza, carpaccio di tonno alla puttanesca con pomodorini capperi e olive, gamberone al naturale con citronette di basilico, scampo crudo con burro di nocciola, yuzu e po-
modorino acidulo, pan brioche con tonno marinato, foie gras e limone candito, per finire con un carpaccio di pescato e una selezione di ostriche: sono solo alcune delle “tapas” che offre il menu di POLPO. Piatti in formato assaggio da accompagnare ad una selezione di vini che vede Sicilia e Campania protagoniste, grande spazio alla bollicine e alcune etichette di vermouth. La cantina è a cura di ALESSANDRO LIMONGELLI e MARTINA GUERCIA.
Il pescato è fresco, le ricette si ispirano ai classici piatti di mare con un tocco della creatività che da sempre contraddistingue la cucina di Viviana Varese, tra crudités e cotture in padella, al forno o alla brace.
Il locale POLPO è un locale dal sapore pop che si ispira ad una trattoria anni
‘80. Il blu è dominante, tra pareti, sedie e tessuti; i complementi d’arredo, come i lampadari, e i disegni sui muri raccontano di pesci e profondità marine; i menu riportano scatti di un’altra epoca, tra ombrelloni, pescatori e bambini che giocano sul bagnasciuga.
Il giardino interno, aperto il fine settimana, dispone di circa 20 posti, con sedie e tavolini circondati da piante, ed è perfetto per la stagione estiva. Sul lungomare di via Melzo invece un dehors con altre 20 sedute e tavolini in piedi è la cornice ideale per brindare all’estate.
Bar-Trattoria POLPO
Semplicemente Pesce
Via Melzo 9
20159 Milano
Telefono: 02 234567
Web: www.polpopesce.it
Con la parola tapas si indicano i tipici spuntini nati in Andalusia nell’Ottocento per accompagnare un buon bicchiere di sherry e che oggi in Spagna sono consumati come aperitivo, antipasto o, abbondando nelle ordinazioni, anche come pasto principale. In foto, due tapas proposte da POLPO, ovvero pane, pomodoro e bottarga di tonno e gamberoni al naturale con citronette al basilico.
SANA riparte da SANA Food
Nuovo format di BolognaFiere per Ho.re.ca. e retail specializzato
Il 2025 segna una svolta per SANA, lo storico evento che, in un percorso lungo 35 edizioni, si è imposto quale riferimento fieristico per il mondo del biologico e del naturale. A partire dall’ edizione numero 36, in programma a BolognaFiere dal 23 al 25 febbraio, SANA si presenta nella nuova veste di SANA Food, concept dedicato al mondo della sana alimentazione e ai temi di rilevanza sociale e ambientale che esso implica.
A determinare questa svolta è l’evoluzione registrata nei trend soprattutto dei consumi fuoricasa che, oltre ad abbracciare in misura sempre più significativa i prodotti biologici, registrano un’impennata della domanda di opzioni nutrizionali più sane e sostenibili per il pianeta, più innovative e, al contempo, rispettose delle tradizioni territoriali.
Come spiega Claudia Castello, exhibition manager di SANA Food, «il nuovo format propone alle imprese del food service e dell’HO RE CA le soluzioni per l’eating out of home più utili a sintonizzarsi meglio con le esigenze di un consumatore sempre più orientato verso prodotti salutari, sostenibili e di qualità. Tre concetti che SANA Food, pur assegnando un ruolo centrale al biologico, estende a tutto il mondo della sana alimentazione a filiera controllata e con volumi di produzione medio-piccoli. Presenteremo, quindi, anche prodotti vegani, vegetariani, plant based, free from per intolleranti certificati, soggetti sensibili e per chi ha adottato un certo stile di vita, “arricchiti da” — compresi i cibi per sportivi, terza età e infanzia —, DOP, DOC e IGP. E una delle novità di SANA Food, ovvero il Progetto
100 giorni sani — sviluppato in collaborazione con LightUp! Claudia Maccarini e Toluna, la community di settanta milioni di consumatori di oltre 70 Paesi che, con le proprie opinioni, partecipano alle scelte di marketing delle aziende consumer oriented — contribuirà a delineare più precisamente la fisionomia del consumatore che sceglie questo tipo di prodotti, ponendo le basi per la creazione di un osservatorio consumer inedito in Italia».
Il target
La proposta espositiva sarà resa ancora più ricca dalla concomitanza con la 4a edizione di Slow Wine Fair (slowinefair.slowfood.it), la fi era del vino buono, pulito e giusto che BolognaFiere organizza da un’idea di Slow Food e con cui SANA Food condivide i valori, la filosofia e il
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FOOD LINE
visitatore specializzato del mondo H O RE CA . Da questa contemporaneità, gli espositori trarranno maggiore visibilità e più opportunità di incrementare il proprio business, mentre i professionisti della distribuzione ai quali SANA Food si rivolge potranno rendere la propria offerta più adeguata ai nuovi orientamenti del pubblico.
B2B, bio e novità
Dalla sua matrice SANA, SANA Food eredita alcuni appuntamenti e tratti particolarmente qualificanti. Tra questi, innanzitutto una spiccata attenzione al business networking, che si concretizzerà in un’area dedicata agli incontri B2B tra espositori e buyer internazionali. Confermati anche gli Stati Generali del biologico di Rivoluzione Bio, con approfondimenti e momenti di confronto sui temi prioritari per le istituzioni, gli stakeholder e gli opinion leader del biologico. Sia nell’area espositiva in fiera che sotto forma di guida online, tornerà l’attesa sezione SANA
Food Novità, vetrina qualificata per prodotti inediti ed estensioni di linee già esistenti, nuove formulazioni negli ingredienti e packaging rivisitati.
Dalla colazione all’aperitivo
Come già a SANA 2023, SANA Food accenderà i riflettori su due precisi momenti di consumo. Quello della colazione sarà affrontato attraverso incontri scientifici sull’importanza di nutrirsi in modo sano sin dal mattino e cooking demo dedicate ai professionisti dell’HO.RE.CA. che vogliono offrire colazioni sane, bilanciate e innovative. Si passerà, poi, all’aperitivo con Organic Aperitivo@SANA2025: un’area che farà conoscere agli operatori i trend del settore e proporrà in degustazione i prodotti degli espositori più adatti a un aperitivo tutto SANO, elaborato per l’occasione da bartender professionisti. In collaborazione con V Label Italia, SANA Food metterà i segmenti di mercato del free from, del vegan e del vegetarian al centro di una terza area di lavoro, dove esperti
del settore cureranno, in particolare, workshop e dimostrazioni relative al gluten free e al lactose free
Programma Educational Il ricco calendario di Cooking Show e di Masterclass sarà il momento culminante di un articolato programma educational propedeutico alla fiera: sessioni di formazione con esperti del settore saranno indirizzate soprattutto al pubblico dell’HO.RE.CA. con lezioni su materie prime, menù creati ad hoc, blind panel, ecc…
SANA Food BolognaFiere 23-25 febbraio 2025 >> Link: www.sana.it
SANA Food coinvolge tutto il mondo della sana alimentazione per l’eating out of home.
Surgelazione criogenica dei prodotti ittici
La qualità dei prodotti alimentari è diventata fondamentale per il consumatore moderno, che cerca sempre di più prodotti di alta qualità. Il processo di surgelazione è oggi il miglior metodo di conservazione per allungare la shelf-life dei prodotti senza danneggiarne le proprietà organolettiche e senza la necessità di impiego di additivi.
L’utilizzo di tecnologie che prevedono l’impiego di azoto liquido non richiede grandi investimenti per le aziende che intendono approcciare nuovi mercati o sviluppare nuove linee produttive e porta con sé innumerevoli vantaggi tecnologici. Queste tecnologie permettono la surgelazione di prodotti ittici crudi (ad esempio, fish burger, cubetti di tonno, salmone gambero, polpo o filetti e baffe di pesce) e cotti (ad esempio prodotti panati). Il contatto diretto con azoto liquido
L’utilizzo di tecnologie che prevedono l’impiego di azoto liquido non richiede grandi investimenti per le aziende che intendono approcciare nuovi mercati o sviluppare nuove linee produttive, portando con sé innumerevoli vantaggi tecnologici. Le proposte di Linde Gas Italia
rende il processo di congelamento molto rapido con temperature di processo fino a –100 °C. La qualità del prodotto viene preservata al meglio: infatti, grazie alla rapidità del processo, l’acqua presente all’interno dell’alimento congela in forma di microcristalli, riducendo ai minimi termini i danneggiamenti del prodotto (rottura delle strutture cellulari).
Il prodotto dopo decongelamento risulta pertanto molto simile al pro-
dotto di partenza senza rilasciare liquidi, che vengono invece abbondantemente rilasciati dagli stessi prodotti surgelati a temperature superiori con tecnologie alternative (frigorie meccaniche). Per la surgelazione IQF di prodotti di piccola pezzatura Linde ha sviluppato inoltre una tecnologia brevettata che, mediante l’impiego di un “nastro ad onda”, permette di congelare separatamente i singoli pezzi. Un altro aspetto tecnologico di notevole importanza è la
Tunnel lineare.
Il contatto diretto con azoto liquido rende il processo di congelamento molto rapido, con temperature di processo fino a –100 °C, preservando al meglio la qualità di prodotto.
riduzione della disidratazione (con conseguente calo peso) dei prodotti, che invece è maggiormente impattata con l’utilizzo di differenti tecnologie di congelamento, e ciò si traduce in un notevole risparmio economico.
La tecnologia può essere utilizzata anche per semplici processi di raffreddamento, per indurimento dei prodotti prima del confezionamento in skin (fish burger e tartare) e per la glassatura.
Il processo può essere implementato in tempi rapidi ed in spazi ridotti impiegando le apparecchiature della gamma CRYOLINE® studiati per ottimizzare l’efficienza e la sicurezza del processo:
• Armadi criogenici – Si tratta di surgelatori a batch in cui il prodotto viene caricato manualmente su carrelli ed introdotto
all’interno della camera di surgelazione;
• Tunnel lineari – Si tratta di surgelatori in continuo in cui il prodotto, tramite un nastro di trasporto, viene introdotto all’in-
Spirale Criogenica.
terno di una “galleria” all’interno della quale avviene il contatto in controcorrente con azoto liquido. A seconda della pezzatura e della temperatura del prodotto vengono impostati il tempo di permanenza e la temperatura. La lunghezza del tunnel determina la capacità produttiva;
• Surgelatori a spirale – Si tratta di tunnel criogenici in continuo, in cui il nastro di trasporto si sviluppa “a spirale” consentendo notevoli lunghezze e buone capacità produttive.
Apparecchiature customizzate possono essere studiate in base alle specifiche esigenze produttive.
• Per ulteriori dettagli potete contattare Linde Gas Italia: marketing.it@linde.com
>> Link: www.linde-gas.it
Un carrello ben fatto
È della modenese Officina Masetti, mix perfetto di tecnologia e artigianalità che garantisce prodotti destinati a durare nel tempo
di Elena Benedetti
È una delle Imprese Storiche Nazionali, con tanto di certificato d’iscrizione al Registro che censisce e certifica le imprese che tramandano, con la loro attività centenaria, un patrimonio di competenze e valori del “fare impresa”. È in provincia di Modena, a pochi chilometri dall’uscita autostradale di Modena Sud, e conta 7 dipendenti. A capo di Officina Masetti Srl c’è Marco Masetti, l’artigiano dei transpallet manuali e dei carrelli idraulici. Da oltre un secolo l’azienda che porta il suo nome realizza prodotti di alta qualità e affidabilità: fondata nel 1911, dal 1958 è specializzata nella fabbricazione di transpallet ed è oggi un esempio dell’ingegno italiano. Qual è il segreto dei suoi prodotti? «Curiamo la qualità dei materiali impiegati per la costruzione dei carrelli e offriamo un’assistenza post vendita e una disponibilità di ricambistica che i nostri clienti apprezzano molto» mi risponde. «Il miglior acciaio inox, la lavorazione e la cura artigianale che riponiamo nella produzione di ogni transpallet lo rendono un pezzo unico destinato a durare nel tempo. Qui in Officina si crea il carrello adatto per essere impiegato nei luoghi dove le condizioni ambientali sono più difficili e in cui bisogna rispettare stringenti normative sanitarie» aggiunge l’imprenditore alla quarta generazione della famiglia a capo dell’azienda.
Soluzioni per ogni necessità di trasporto pallet
• Transpallet manuali — Disponibilità di modelli standard, personalizzazioni e costruzione ex novo di modelli speciali a
Forti, agili e robusti, i carrelli elevatori Masetti sono progettati per ogni necessità di movimentazione merci.
MILANESE snc dal 1953 produce e commercializza una vastissima gamma di attrezzature per l’acquacoltura, che esporta in ben 40 paesi di tutto il mondo. Inoltre progetta e costruisce su misura sistemi di automazione per l’allevamento del pesce
Ogni transpallet manuale in acciaio inox è un pezzo unico, realizzato con cura artigianale e attenzione per ogni dettaglio.
seconda delle dimensioni e della portata richieste.
• Carrelli idraulici inossidabili per utilizzo nel settore alimentare e chimico.
• Carrelli pesatori per trasportare e pesare correttamente materiali fino a 20 quintali di carico ed oltre.
Perché scegliere i carrelli Masetti?
«In oltre un secolo di attività abbiamo trovato soluzioni per un’ampia casistica di necessità che si presentano nell’ambito della movimentazione merci, in particolare in ambienti difficili come l’industria alimentare e casearia. Facendo tesoro di questa esperienza, oggi possiamo offrire al cliente un servizio di progettazione personalizzata dei transpallet manuali che garantiscano robustezza e affidabilità nello specifico ambito di utilizzo. I nostri carrelli sono un investimento che dura nel tempo e hanno un alto ritorno grazie all’efficienza e alla possibilità di risparmiare notevolmente su ricambi e riparazioni» sottolinea Masetti. Nella fl uidità che caratterizza i tempi attuali, è
un orgoglio constatare che ci sono imprese che hanno attraversato oltre un secolo di storia, passando di generazione in generazione la passione per il proprio lavoro e il patrimonio di competenze e conoscenze, mantenendo salda la loro posizione sul mercato con un’offerta capace di coniugare tecnologia e artigianalità. Officina Masetti è decisamente una di queste.
Elena Benedetti
Officina Masetti Srl
Via Vignolese 1170 41126 S. Damaso (MO)
Telefono: 059 469112
E-mail: info@officinamasetti.it
Web: officinamasetti.it
Officina Masetti fornisce un servizio di ricambistica di alto livello, che si distingue soprattutto per la flessibilità. La lunga esperienza nella produzione di carrelli elevatori permette all’azienda modenese di conoscere il settore in modo accurato, prevedendo eventuali problematiche e, soprattutto, di rispondere repentinamente alle esigenze del cliente con una struttura particolarmente agile:
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L’esperienza permette inoltre a Masetti di riconoscere immediatamente un problema e suggerire le migliori alternative, per una risoluzione rapida, efficiente ed economica.
“Il nostro impegno è quello di essere un partner affidabile per la tua azienda e di garantirti la massima attenzione per i tuoi carrelli idraulici, in modo da evitare spiacevoli inconvenienti dovuti a revisioni poco accurate o ritardo nella consegna di ricambi” (fonte: officinamasetti.it).
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La transizione ecologica nella pesca e nell’acquacoltura italiana
Il sostegno agli operatori ittici messo a disposizione dalla programmazione nazionale ed europea
Edizioni: Edizioni del Faro
298 pp. – € 24,00
OTTAVIO CAVALCANTI
Tonno e pesce spada
Storia e gastronomia con 300 ricette
Edizioni: Rubbettino
208 pp. – € 9,90
Il pesce è un alleato della nostra salute se sappiamo sceglierlo, conoscendo attentamente il percorso che lo porta dall’acqua alle nostre tavole. Le specie di taglia più piccola e che vivono nei nostri mari sono importanti per la nostra dieta e accumulano meno inquinanti rispetto alle varietà più grandi che spesso scegliamo perché più semplici da cucinare.
Il libro contiene 60 ricette e tutti i trucchi per non sbagliare dal pescivendolo, oltre ad indicazioni su come leggere le etichette, usare il pesce in cucina e che cosa possiamo fare per preservare il mare.
La bioeconomia applicata al primario e la prassi economica sostenibile coincidono nel tratteggiare i punti fondanti dei giusti comportamenti degli operatori per realizzare sviluppo competitivo in equilibrio con la salvaguardia ecosistemica Tali punti diventano 5 principi che rendono possibile, nel terreno produttivo della pesca e dell’acquacoltura, la transizione verso l’equilibrio ecosistemico: l’aggregazione (non dovrà più esistere una cooperativa della pesca isolata e quindi non contenuta all’interno di una comunità produttiva regolata da una governance partecipativa); la cooperazione (controllo della competizione portata alle estreme conseguenze dall’attuale modello di sviluppo); la condivisione (uso condiviso di beni e servizi) e la simbiosi (lo scambio di risorse e di energie); l’equità (riduzione delle disparità economiche e sociali); la sobrietà (uso consapevole e misurato dei beni comuni).
L’enorme, crescente successo del tonno, non a caso associato al maiale del quale — com’è noto — “non si butta niente”, ha origini antiche e documentate, così come le tecniche di pesca e conservazione che ne hanno favorito la presenza sulle mense, salato e/o affumicato, già prima della versione in scatola. Documentate, sin dalla più remota antichità, anche le tecniche di cattura del pesce spada, inquadrabili in una dimensione non esageratamente mitica nel contesto mediterraneo. Entrambi concorrono all’esaltazione dei piaceri della gola, rifiutando da sempre, in anticipo sui tempi, permanenze lunghe su griglie o fornelli; prestandosi entusiasticamente all’abbraccio di olio, vino, limone, capperi, olive, aglio e cipolla, peperoncino, ortaggi e verdure, non esclusi frutta e agrumi, il tutto all’insegna privilegiata degli aromi di prezzemolo, basilico, origano e menta.
Seafood Bar, nasce dall’esigenza di creare uno spazio in cui gustare ostriche, frutti di mare, crostacei e Champagne seduti attorno al bancone.
Andare in un Seafood bar è un’esperienza emozionale, non solo dal punto di vista del gusto, ma di tutti i cinque sensi, lasciando al cliente un’emozione.
Il design viene customizzato in base al concept del locale, lo spazio diventa luogo in cui armonizzare praticità e creatività: non stupitevi, quindi, se troverete stili d’arredamento disparati coniugati con elementi particolari della mise en place.