Molte persone soffrono di disturbi di stomaco e di cattiva digestione. Le cause di questi malesseri sono varie e non dovute solamente a errori alimentari, ma anche allo stress e alle cattive abitudini. Nel libro prendiamo in esame i problemi digestivi più comuni, tra cui dispepsia, acidità, reflusso gastroesofageo e gonfiori addominali. Spieghiamo quali sono i fattori che li favoriscono e i rimedi naturali per migliorare la digestione, eliminare i fastidi e prevenire malattie più gravi. Consigliamo i cibi da evitare e quelli da preferire, il corretto stile di vita e gli alleati verdi più utili per favorire l’attività di stomaco e intestino e per la salute dell’apparato digerente, fondamentale per il nostro benessere generale.
La digestione è la fonte della salute
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La digestione è la fonte della salute Come eliminare acidità, gonfiori, stipsi e colite, con i rimedi naturali una volta per tutte
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La digestione è la fonte della salute Come eliminare acidità , gonfiori, stipsi e colite, con i rimedi naturali una volta per tutte
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La digestione è la fonte della salute Testi a cura di: Giulio Divo Copertina: Roberta Marcante Foto: 123rf, Fotolia © 2017 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.
Sommario Introduzione
LA DIGESTIONE È UN PROBLEMA PER MOLTI ...............................7 Capitolo 1
IL “VIAGGIO” DEL CIBO NEL CORPO.............................................12 Capitolo 2
SE CI RIMANE UN PESO SULLO STOMACO ...............................40 Capitolo 3
LA GASTRITE: COS’È E COME SI CURA......................................... 68 Capitolo 4
IL REFLUSSO FA INFIAMMARE L’ESOFAGO ............................90 Capitolo 5
PANCIA GONFIA DOPO I PASTI? CURA L’INTESTINO ..................................................108 Capitolo 6
QUANDO I CIBI NON SONO “TOLLERATI” .................................128
LA DIGESTIONE È UN PROBLEMA PER MOLTI
Introduzione
LA DIGESTIONE È UN PROBLEMA PER MOLTI Gli italiani digeriscono male e hanno spesso problemi di stomaco. Lo dicono i dati OsMed, secondo cui, nell’ultimo anno, la spesa sanitaria per l’insieme dei farmaci antiacido ha superato il miliardo di euro, tra prodotti da banco e medicinali soggetti a prescrizione medica. Si stima che quasi la metà degli italiani (il 40% circa) lamenti una periodica difficoltà a smaltire pranzi e cene, al punto da interpellare - a volte a proposito, a volte meno - esperti in grado di stabilire se ci sono intolleranze o altri problemi responsabili del rallentamento dei processi digestivi. Pochi sono disposti a ritenere che il problema dipenda dalle proprie abitudini alimentari, perché ci si nasconde spesso dietro una frase fatta: “mangio sempre le stesse cose e fino a ieri tutto andava bene”. Il punto è che non si analizza mai che cosa siano, nel dettaglio, quelle “stesse cose” e in pochi sono disposti a mettere in discussione le proprie abitudini alimentari. Resta il fatto che digerire male è un ostacolo di non poco conto per la qualità della vita. Il senso di pesantezza, l’acidità, lo stesso torpore che a volte accompagna il post-pranzo non sono facilmente tollerati da parte di chi ha bisogno di 7
INTRODUZIONE
essere sempre efficiente, concentrato, magari per lavoro o doveri familiari. La ricerca medica ha messo a punto farmaci in grado di aggirare il problema agendo in tanti modi diversi, ad esempio bloccando la secrezione acida, oppure creando una patina protettiva sulle pareti di stomaco ed esofago, in modo tale da sopprimere alcuni tra i disturbi più comuni. A questi si aggiungono poi i farmaci procinetici, cioè studiati appositamente per accelerare lo svuotamento gastrico. Con i farmaci tuttavia non si risolve il problema alla radice, ma si continua a mangiare in maniera scorretta, confidando nel fatto che la compressa, la capsula, il farmaco sarà in grado di mettere a tacere il sintomo.
COSA C’È DIETRO I DISTURBI DIGESTIVI? Questo è un approccio sbagliato per molti motivi, innanzitutto perchè un sintomo non dovrebbe mai essere trascurato, ma accolto e soprattutto compreso nel suo significato. Dietro a una difficoltà digestiva potrebbe esserci un’intolleranza, un’infezione batterica, uno stato infiammatorio cronico, un problema di calcoli alla cistifellea... Come avremo modo di vedere, sono talmente tante le variabili che possono interferire con una corretta digestione, che non esiste un motivo valido o razionale per tacitare il disturbo e proseguire come se nulla fosse. Alcuni, invece, intuiscono che sono le abitudini alimentari scorrette a fare la differenza, ma passano all’estremo opposto e decidono, sulla base di informazio8
LA DIGESTIONE È UN PROBLEMA PER MOLTI
ni parziali, scorrette, o mal interpretate, di procedere con l’eliminazione indiscriminata di alcuni alimenti che - per sentito dire - dovrebbero essere la causa dei loro problemi. Certe scelte, arbitrarie e spesso basate sulle mode del momento, sono anch’esse negative per la salute. Oltre a portare a un rischio di carenze e a rendere profondamente noiosa l’alimentazione (una volta che si eliminano alcuni alimenti la dieta quotidiana rischia di diventare monotona e quindi deprimente), non consentono di vivere il momento del pasto con la serenità che, invece, è una componente indispensabile di una buona digestione tanto quanto uno stomaco in ordine o un intestino sano. LE ABITUDINI ALIMENTARI SBAGLIATE - Tradizionalmente
noi facciamo tre pasti completi al giorno: se questi diventano motivo di ansia, dubbio, indecisione, è facile comprendere come - più ancora che una patologia organica - sia proprio il nostro schema di pensiero a determinare il disagio che vorremmo evitare. A volte l’attenzione nei confronti delle reazioni del nostro stomaco verso il cibo diventa talmente ossessiva da generare una ipersensibilità nei confronti di qualsiasi manifestazione fisica che non sia assolutamente normale. Ecco allora che una piccola fitta diventa un dolore lancinante. Un borbottio dello stomaco non è più un semplice movimento gastrico, ma la manifestazione di una patologia a carico del tratto digerente. Si innesca così un circolo vizioso attraverso il quale, controllando ossessivamente la qualità e la quantità del cibo, finiamo quasi con l’averne timore. Altre volte, invece, la pesantezza, l’iperacidità, il dolore da reflusso vengono semplicemente liquidati come prodotto 9
INTRODUZIONE
dello stress. In questo modo, però, non si risolve il problema, ma gli si trova una giustificazione “esterna” che impedisce, in realtà, di acquisire una giusta consapevolezza. Digerire male, in questo caso, viene considerato come una sorta di male necessario, un evento inevitabile, la tassa da pagare agli impegni del quotidiano. Spesso, così, vengono prescritte quelle medicine di cui abbiamo prima parlato, che hanno sicuramente un effetto sul sintomo, ma, ancora una volta, non indagano abitudini di vita o alimentari. ATTENZIONE ALL’USO PROLUNGATO DI FARMACI -
Il ricorso ingiustificato a medicine che dovrebbero essere usate solo per tempi brevi e comunque con la supervisione di un medico curante attento e coscienzioso non è giustificabile: pensiamo, per esempio, ai cosiddetti “inibitori di pompa protonica”. Sono farmaci che diminuiscono quantità e qualità della secrezione acida. Hanno una grande utilità specialmente nelle terapie che prevedono l’eradicazione dell’Helicobacter pylori - batterio responsabile di gastriti e financo di ulcere - tuttavia il loro uso incontrollato e soprattutto continuativo non è consigliato. Una ricerca inglese ha evidenziato come il ricorso indiscriminato di questo rimedio potrebbe addirittura essere connesso a un aumento di casi della frattura del collo del femore, nel lungo periodo. Un’informazione che dovrebbe far propendere per un uso saltuario e soprattutto legato ai momenti di vera necessità. Invece, tra tutti i farmaci antiacido, proprio gli inibitori di pompa protonica sono quelli che, dopo la liberalizzazione della loro vendita come farmaco da banco, hanno “cannibalizzato” l’intero mercato degli antiacidi, al punto che la spesa complessiva per il loro utilizzo sfiora il miliardo di euro annuo. 10
LA DIGESTIONE È UN PROBLEMA PER MOLTI
LA CURA È UNA DIETA CORRETTA Non si esita, di solito, ad assumere una compressa o una capsula, ritenendo che si tratti di un compromesso accettabile. In pratica, si preferisce non cambiare alcuna abitudine alimentare, dato che quella medicina restituisce - almeno nell’immediato - una sensazione di normalità. Mentre, invece, abbiamo soltanto messo a tacere l’espressione di un disagio. Disagio che se viene ignorato e diventa cronico, apre le porte a problemi di salute più seri. Ma soprattutto, in questo modo, viene meno il suggerimento, l’approfondimento, la condivisione delle nozioni di sana alimentazione che potrebbero fare la differenza evitando nel contempo l’assunzione di farmaci. E le ricerche internazionali non fanno altro che confermare come il cibo possa essere non solo causa di malattia, ma soprattutto la prima medicina, se acquistiamo coscienza di che cosa ci serve per stare bene e di cosa invece ci nuoce, per ottenere il massimo dell’energia e sostenere nel contempo al meglio ogni funzione vitale. Questa introduzione non può, alla fine, tacere l’esistenza di un’ultima categoria di persone. Sono quelle che, animate dalla volontà di comprendere che cosa effettivamente accada all’interno del nostro corpo, affidano le proprie scelte alimentari alle informazioni trovate “in rete”, spesso infondate o non approfondite a dovere. È necessario perciò ricordare sempre che solo un esperto competente è in grado di suggerire il rimedio naturale adatto a quella particolare persona, in quella particolare situazione.
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Capitolo 1
IL “VIAGGIO” DEL CIBO NEL CORPO
CAPITOLO 1
L’apparato digerente
COM’È FATTO E COME FUNZIONA Se vogliamo davvero iniziare a digerire bene, dobbiamo renderci conto che la digestione somiglia a un concerto per orchestra. Gli organi sono dei musicisti che devono essere ben accordati e affiatati tra loro. Bocca, esofago, piloro, stomaco, duodeno, pancreas, fegato, cistifellea e intestino - in ogni suo tratto - sono paragonabili alla sezione degli ottoni, degli archi, delle percussioni di un’orchestra. È sufficiente che uno di questi entri in uno stato di sofferenza per interrompere l’armonia di questa funzione. Ma nessuna orchestra, per quanto i musicisti siano preparati, è in grado di eseguire perfettamente una sinfonia se manca un direttore all’altezza del compito, nel nostro caso, il sistema nervoso. Dobbiamo infatti ricordare che i movimenti della muscolatura liscia che governa gran parte di questi organi dipende dal sistema nervoso simpatico, cioè quello autonomo. Basta un esempio per rendersene conto: quando siamo nervosi o sotto stress, il nostro stomaco può chiudersi e rifiutare il cibo, alterando i normali processi digestivi. Al contrario, quando siamo rilassati e ben disposti nei confronti della vita, le difficoltà digestive svaniscono come per incanto. E allora anche una cena conviviale più abbondante - che in un giorno di stress potrebbe diventare una vera indigestione - viene vissuta come un piacere che, per incanto, non lascia pesantezze indesiderate. Ciò dimostra che la digestione è un fenomeno complesso, 14
IL “VIAGGIO” DEL CIBO NEL CORPO
che si svolge nella maniera migliore quando il corpo e la mente sono ben sintonizzati. Agitazione, ansia, stress, preoccupazione influenzano la trasmissione degli impulsi nervosi verso la muscolatura liscia e l’armonia di quei movimenti viene alterata, causando blocchi, rallentamenti, problemi di vario genere. Ecco allora che, di conseguenza, tutto il processo ne risente. Al mattino ci si sveglia con un senso di pesantezza e magari di nausea. La lingua è bianca e impastata e l’alito è pesante. Lo stomaco è oppresso da un dolore sordo dovuto alla rigidità delle fasce muscolari che ne governano i movimenti e l’addome risulta gonfio perché anche l’alvo non è regolare. Stitichezza e diarrea si possono alternare, dando un senso di malessere che a sua volta diventa causa di stress. Si alimenta così un circolo vizioso che porta a peggiorare la funzione digestiva. E mangiare, in queste condizioni, diventa quasi un fastidio, un obbligo quotidiano che, inconsciamente, associamo a uno stato di malessere.
LO SAPEVANO ANCHE GLI ANTICHI Che digerire rappresentasse un crocevia decisivo per la salute e il benessere era noto fin dall’antichità. Il padre della medicina, Ippocrate, secondo la tradizione aristotelica, aveva già elaborato una teoria molto raffinata a proposito del cibo, delle difficoltà digestive e del rapporto tra la digestione e la salute degli individui. In particolare la tradizione ippocratico/aristotelica stabiliva che gli squilibri alimentari erano in grado di generare “flati” (sostanzialmente vapori). 15
CAPITOLO 1
I flati - secondo la teoria - erano in grado di interferire con la circolazione. È una visione estremamente moderna, quest’ultima, perché di fatto anticipa il concetto di omeostasi, ovvero l’equilibrio biologico che si può ottenere solo con una corretta assimilazione delle sostanze nutrienti realmente necessarie al nostro fabbisogno. Il concetto di intossicazione alimentare, dovuto per lo più a un rapporto scorretto con il cibo, vuoi perchè consumato in eccesso o per la predilezione golosa verso alimenti pesanti, portava l’attenzione dei medici antichi verso l’intestino e i fenomeni di tipo putrefattivo che andavano a verificarsi all’interno dei visceri.
COME FU STUDIATO LO STOMACO La conoscenza dei processi digestivi, nella sua complessità, si deve a un caso medico che ha fatto la storia e che risale addirittura al 1822: quello di Alexis St. Martin, un cacciatore di pelli di 24 anni che si ferì allo stomaco accidentalmente, pulendo un fucile. La ferita venne curata da un medico, William Beaumont, che riuscì a salvare la vita al ragazzo, ma, allo stesso tempo, non ebbe modo di riparare un danno molto particolare: una ferita alla parete dello stomaco, sufficientemente ampia da permettere di vedere che cosa accadesse all’interno dello stesso durante il processo digestivo. Fu così che vennero chiarite la funzione degli acidi gastrici, la velocità di assimilazione di alcuni alimenti rispetto ad altri e molte altre informazioni che divennero pietre miliari della medicina moderna.
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IL “VIAGGIO” DEL CIBO NEL CORPO
E non a caso, nel momento stesso in cui si trovavano a dover curare un malato alle prese con stati di intossicazione, quegli stessi medici prescrivevano l’astensione dal cibo (oppure suggerivano diete estremamente rigide, basate su pappe d’orzo) come terapia in grado di restituire l’equilibrio naturale all’organismo malato. È sorprendente notare come questo approccio sia esattamente lo stesso che scienziati di valore internazionale - come per esempio il teorico della dieta mima digiuno, Valter Longo propongono per arginare fenomeni di tipo infiammatorio e stimolare nel contempo processi depurativi.
TUTTO INIZIA NELLA BOCCA Lo sappiamo da sempre, da quando eravamo piccoli e a tavola ci veniva ripetuto di masticare bene e non ingozzarci. Probabilmente dietro a quelle raccomandazioni materne si nascondeva il timore che qualche grosso frammento di cibo potesse andare di traverso. Tuttavia non possiamo certo escludere che un’indicazione di questo genere fosse anche figlia della consapevolezza che una buona digestione inizia proprio dalla bocca, precisamente nell’atto del masticare. Uno studio cinese coordinato da Jie Li dell’Università di Harbin, pubblicato sulla rivista “American Journal of Clinical Nutrition” ha infatti dimostrato che una masticazione approssimativa è nemica della linea e della corretta digestione. Come mai? I ricercatori cinesi hanno scoperto, testando la loro intuizione su alcuni individui in sovrappeso, come, dopo 17
CAPITOLO 1
circa 20 minuti dall’assunzione del primo boccone, diminuisce la concentrazione della grelina, l’ormone che stimola l’appetito. Contestualmente aumenta invece la concentrazione di un secondo ormone, prodotto dall’intestino, la colecistochinina, che dona il senso di sazietà. Ebbene aumentando il tempo di masticazione per ogni singolo boccone, si dilatano i tempi del pasto e quindi il senso di sazietà giunge quando il piatto non è ancora vuoto, con una conseguente riduzione delle porzioni e, quindi, delle calorie che vengono assunte a tavola. Al contrario, abbuffarsi rapidamente, masticando poco, ha un effetto opposto: l’intestino non ha il tempo di comunicare al cervello il fatto che la richiesta di cibo è stata effettivamente soddisfatta. Ciò significa che nel giro di quei venti minuti, una persona può assumere una quantità di cibo superiore ai propri bisogni, senza avere consapevolezza delle calorie effettivamente ingerite. La masticazione, come spiegano gli esperti cinesi, aiuta a digerire anche per altri motivi: in primo luogo il fatto stesso di sminuzzare il cibo consente un minore lavoro dello stomaco. In seconda battuta il processo è favorito dal fatto che gli enzimi contenuti nella saliva iniziano a elaborare gli alimenti, preparandoli quindi a un transito più agevole verso l’apparato gastroenterico. Numerosi studi hanno cercato di capire se ci fosse un tempo ideale da dedicare alla masticazione. Qualcuno ha stabilito addirittura che ogni singolo boccone di cibo, indipendentemente dalla sua consistenza, dovrebbe essere masticato almeno 25 volte. Sicuramente non è un suggerimento errato, ma esiste il rischio concreto, seguendo regole tanto ferree, che venga meno la naturalità del gesto di alimentarsi. Tuttavia non possiamo 18
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fare a meno di constatare un fatto: gli animali più simili all’uomo - gli scimpanzè - dedicano al masticare una parte preponderante del loro tempo. Noi, con la logica dell’alimentazione “fast food”, non solo mangiamo velocemente, ma condensiamo ogni attività alimentare nel volgere di pochi minuti, magari in piedi e con lo smartphone in mano. Mangiare, per gli esseri umani, è spesso un’attività che viene percepita come una perdita di tempo. E questo si traduce, nella pratica, in una masticazione frettolosa, approssimativa e che non consente di apprezzare consistenza e sapori di quanto portiamo alla bocca. Inutile dire che proprio questo tipo di atteggiamento nei confronti del pasto rappresenta il peggior presupposto per una buona digestione.
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