Anteprima Riza Psicosomatica Novembre 2024

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SI PUÒ USCIRNE UNA VOLTA PER TUTTE

GUARIRE L’ANSIA

Come ritrovare la calma interiore anche nei momenti difficili

GLI ESERCIZI PRATICI

Ecco le cose da fare subito quando arrivano gli attacchi di ansia e panico

L’EDITORIALE DI MORELLI

Quando stai male ricordati che c’è un sapere profondo che ti cura. Come attivarlo

MEDICINA NATURALE

Glicemia: i rimedi verdi per tenerla sotto controllo

Riza psicosomatica è in edicola anche con:

DISTURBI PSICOSOMATICI

IPERTIROIDISMO

di Daniela Marafante, medico psicoterapeuta daniela.marafante@riza.it

Una vita frenetica per non sentire il vuoto

Jessica non si concede pause, tra carriera e famiglia è sempre di corsa, sempre attiva, mai ferma in un posto. Ma sta correndo verso qualcosa o sta fuggendo? I sintomi hanno la risposta

Quando una persona sviluppa ipertiroidismo, di solito, già da parecchi anni vive e si comporta in un modo de nibile come “ipertiroideo”: ha uno stile di vita frenetico, sia a livello sico che mentale, cambia spesso attività, la sua è una vita vissuta frettolosamente e in modo ansioso e si concede un po’ di riposo solo quando non ce la fa più e quando gli altri non la vedono. Questa è la prima impressione di Jessica, che a 39 anni, sofferente di ipertiroidismo, si presenta ai primi incontri di psicoterapia elegante, con tacchi a spillo e dice di sentirsi a suo agio solo così. È una manager e sembra che carriera e professione la soddis no. Ma se la osservo bene, noto che c’è qualcosa di strano: sembra un po’ forzata, arti ciale, come se apparire forte e seducente fosse un dovere. E malgrado la sua apparente sicurezza Jessica arriva in terapia perché all’improvviso è stata invasa dall’ansia, le sono arrivati attacchi di panico e ha crisi di pressione alta. Per la prima volta nella sua vita si sente persa, debole, non ha voglia di mangiare ed è dimagrita molto.

Gestire e controllare «Cosa mi succede, dottoressa? Ero così sicura di essere una persona a posto, di controllare tutto e gestire lavoro, marito e gli senza bisogno di nessun aiuto. E invece ora mi sento debole, vacillo. Non riesco più neppure a mettere le mie scarpe coi tacchi alti, perché mi sembra di barcollare e cadere. E che gura farei se succedesse?».

Spiego a Jessica che l’ipertiroidismo indica una vita vissuta come una continua corsa, un’accelerazione volta a bruciare gli ostacoli per raggiungere i propri obiettivi. Forse ora il disturbo le sta suggerendo che è arrivato il momento di rallentare, di fermarsi un po’? «Se ci penso bene, se chiudo gli occhi e cerco di ricordare - mi dice Jessica - mi rendo conto che l’origine di questo mio modo di essere risale alla mia infanzia o alla prima adolescenza, quando i miei genitori volevano che io fossi la prima a scuola, nello sport e anche nei giochi, senza appoggiarmi mai a loro o a nessuno. Così sono cresciuta e ho raggiunto tutti i primi posti cui potevo ambire, ma forse ora sono stanca. Ho iniziato a star male quando è morto il mio vecchio capo che, forse senza ammetterlo, io usavo come appoggio. Da allora è iniziata l’ansia, perché temevo di dovermi muovere ancora più in fretta e da sola. Pensi che non mi toglievo i tacchi alti neanche in casa, per paura di sentirmi a terra».

Vivere a piedi nudi «È giunto il momento - le dico - di imparare a essere una donna un po’ diversa, meno iperattiva, a passare il tempo facendo anche le cose lentamente. Provi a cercare il piacere in piccole azoni, come cucinare o sistemare i ori in terrazzo. Cammini per casa in ciabatte, o addirittura a piedi nudi. Se lo ricordi, questo è un esercizio fondamentale!». Un giorno Jessica arriva in terapia con le scarpe basse e mi dice: «Senza tacchi alti oggi mi

SUGGERIMENTI UTILI

Piccoli gesti che aiutano a riequilibrare il metabolismo

Il

corpo e il cervello resistono alle trasformazioni improvvise. Dobbiamo imparare a fare nostra, nel quotidiano, una “velocità da crociera”, essere più lenti, più morbidi e sfumati. Ecco qualche suggerimento.

• Inseriamo nella settimana, un po’ alla volta, momenti e spazi nei quali camminare a un’andatura diversa.

• Ascoltiamo della musica senza fare altro.

• Concediamoci un breve massaggio.

• Permettiamoci di fare qualcosa di inutile ma piacevole.

• Parliamo in modo meno concitato e lasciamo più spazio ai nostri interlocutori.

LA VISIONE SIMBOLICA

Il terrore di affacciarsi sulle profondità del mondo interno

L’ipertiroidismo

sento più sicura, non provo ansia e l’ipertensione è calata». Quei tacchi ovviamente erano sono un simbolo: la sintesi di una costruzione mentale che aveva costretto il corpo a far lavorare troppo la tiroide provocando tutti quei sintomi. E ora erano spariti. «Sa, dottoressa, ho iniziato a concedermi di fare la mamma e la moglie e non solo la donna in carriera. Mio marito è felice di potermi aiutare e le mie glie di poter giocare con calma senza fare sempre e solo sport super-veloci. E quindi addio al panico e addio ai tacchi alti!». ■

è un disturbo del sistema endocrino dovuto a un eccesso di funzionalità della ghiandola tiroidea, caratterizzato da un aumento in circolo di ormoni tiroidei (T3, T4), con sintomi come perdita di peso, iperattività, irritabilità, grande produzione di calore, aritmie, palpitazioni e altro. Un eccesso di ormoni che aumenta a dismisura la velocità del metabolismo, che può suggerire, in chiave psicologica, l’immagine di una persona con uno stile di vita frenetico sia a livello fisico che mentale. Alla radice della patologia c’è di solito la paura del vuoto, inteso sia come momento di pausa (che evoca l’angoscia di morte e il timore di essere annientato) sia come possibilità di percepire le proprie profondità psichiche che, non essendo mai state contattate, appaiono sconosciute e inquietanti.

DISTURBI DELL’UMORE

Depressione Cosa succede se la

Si può farlo per molti motivi: per vergogna, per non apparire deboli, perché bisogna tener duro… Ma non occuparsi di una depressione vuol dire non occuparsi di sé, e i rischi sono alti

Si parla tanto e da molti anni ormai di depressione. Una parola che però, da sola, non basta a descrivere i tanti modi in cui può esprimersi questo diffusissimo disturbo dell’umore. Depressione monopolare o bipolare, maggiore o minore, esistenziale o endogena, post-traumatica o da sostanze, cronica o ricorrente... Tuttavia, nonostante la grande varietà delle manifestazioni, una verità certamente le riguarda tutte: con la depressione non si scherza. Qualunque sia la sua forma non deve mai venire trascurata, mai lasciata alla deriva senza che ce ne occupiamo. Cosa accadrebbe se trascurassimo una frattura alla caviglia o un problema epatico o un’ulcera gastrica? Sarebbero guai ancor più grossi. Così è per la depressione, che, anche se “non si vede”, è un disturbo concreto e non astratto, che riguarda corpo e psiche. Eppure, ancora oggi, la “depressione trascurata” è molto frequente, tanto da diventare quasi una forma clinica a sé stante. Molte persone si rivolgono allo specialista non con una depressione comparsa da poco, ma che si trascina da molto tempo ed è quindi anche più dif cile da trattare.

Tentativi ed errori I motivi per i quali una depressione viene trascurata sono molto differenti. C’è, innanzitutto, il popolo di coloro che non possono accettare di considerarsi depressi, perché per

loro equivale a una scon tta, a un fallimento intollerabile e quindi, nché riescono, la ignorano. Ma molto grande è anche la rappresentanza di quelli che non le danno spazio, schiacciandola sotto la maschera dell’ef cienza a tutti i costi e dell’iperattività: non c’è tempo per fermarsi, la parola d’ordine è “fare, fare, fare”. C’è poi, ed è forse il gruppo più numeroso e variegato, chi si rende conto di soffrirne e inizia una cura, fa un solo tentativo, ma non lo porta a termine; anzi, si può dire che molti si fermino poco dopo l’inizio, rassegnandosi o sperando che passi da sola, come per magia. C’è anche un modo molto attivo di trascurare la depressione: quello di iniziare una cura per poi mollarla e passare subito a un’altra, e poi a un’altra, e poi a un’altra, non dando a nessuna cura il tempo per agire. «Ho provato di tutto ma con me non funziona niente»; in realtà la persona non ha provato sul serio ancora niente e c’è ora una gran confusione.

Orgoglio e pregiudizi Oltre a questi gruppi ci sono altre situazioni speci che che è bene conoscere. Quella di chi, per senso del dovere, «non può permettersi di cadere in depressione» (anche se ci è già dentro, ma resiste) perché deve sostenere la famiglia o curare una persona cara malata, o perché rischia di perdere il posto e la carriera, in un ambito molto competitivo che può essere, a volte,

trascuri

Il rifiuto della cura può essere già una forma di disturbo

Non occuparsi (o farlo in modo incompleto e altalenante) della propria depressione, o di quel malessere psichico che percepiamo ma che ancora non sappiamo cosa sia, può già essere un sintomo di depressione. Perché non dovremmo occuparci di qualcosa che ci fa star male nel profondo del nostro essere? Questa inerzia, questo atteggiamento oppositivo, questa trascuratezza di sé sono essi stessi sintomi della depressione. Possiamo supporre, quindi, che un certo numero di sindromi depressive si manifesti anche con la scarsa cura di sé, tra cui rientra il curarsi vero e proprio. Ecco perché riuscire a prendere in mano la situazione e chiedere aiuto rappresenta il primo, essenziale passo verso la guarigione. Nessuna terapia, infatti, può funzionare senza il riconoscimento, l’accettazione e la decisione di occuparsi di sé. Non va dimenticato, del resto, che alcune forme depressive molto insidiose rimangono mascherate anche a lungo, e l’unico segno visibile è la trasandatezze nel vestirsi, nel lavarsi e nell’occuparsi globalmente della propria persona. Anche dell’interiorità, quindi.

Anche se “non si vede”, la depressione è un disturbo concreto e non astratto, che riguarda corpo e psiche

Guarire dall’ansia

una volta per tutte

È il disagio più diffuso: ecco come

affrontarlo senza psicofarmaci

QUESTO MESE

PARLIAMO DI:

Ascolta la voce dell’ansia ....................... pag. 56

Lasciati portare dalle sue onde ......... pag. 60

Fermati e immagina ................................... pag. 64

Dai spazio al segreto ................................. pag. 68

di Vittorio Caprioglio psicoterapeuta
Immagini: Alberto Ruggieri

IL TEMA DEL MESE GUARIRE DALL’ANSIA

1 L’ansia è una voce interna: ascoltala

NON È UN INTRUSO O UN NEMICO, E NON DIPENDE DA PROBLEMI CHE CREDI

INSORMONTABILI. È UN’ENERGIA INTERIORE CHE NON TROVA SPAZIO. COSA FARE

ALLORA PER SUPERARLA? ACCORGITI DI TE! SPOSTA L’ATTENZIONE SUL MONDO

INTERNO, ASCOLTA LA SUA VOCE E LE TUE EMOZIONI SENZA GIUDICARLE

Come abbiamo visto, l’io associa sempre l’ansia a una causa esterna, convinto che intervenire possa portare sollievo. Si moltiplicano così azioni e pensie i finalizzati el tipo Devo fare, devo sistemare, devo risolvere». Tuttavia, come Don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, ogni sforzo in tile l ansia in atti non nasce all este no n ene ia inte na c e sa le sit azioni oti iane pe ani esta si o en osi api a a na all alt a e ene an o na lotta st ante e senza fine. olo lie an o la ente alle alse ca se possi ile scop i e la e a nat a ell ansia e s pe a la.

Illusioni pericolose en ia o il caso i o a o a anni si efinisce na pe sona a ante ella li e t e ell a ent a e a i a in psicote apia pe attacc i ansia. i esc i e co e no c e etesta la o tine le con enzioni lo so ocano l i ea i esta e c i so in n ficio pe l i insoppo ta ile. a s a passione a e ia i solita i in icicletta. a s a ani a n po ippie si scont a con il esi e io i stailit ella fi anzata nna c e o e e i esse o assie e l i esiste icen o c e in n appo to i convivenza si sentirebbe imprigionato. Tuttavia un po i cose non to nano con esta i a ine i s li e a e a ent osa. ntanto i e anco a a casa ei genitori (che lo spingono invano a trovare una sua in ipen enza a la o i salt a i poco emunerativi. E poi c’è l’ansia, c e a n po i

te po lo locca. i ne olto spiazzato Perché a me, che sono uno spirito libero?». Il fatto curioso è c e si p esenta p op io ante i s oi ia i in icicletta. o pa e appena si allontana al pe co so pianificato o an o e e a ent a si in zone isolate a a i t a i osc i o e non c ani a i a. an o si a icina a n confine e e e s pe a e na ontie a. a e o st ano a in ei an enti il panico lo paralizza. Ma si tranquillizza appena sul tragitto ritrova paesaggi familiari o luoghi abitati, c e li ispi ano sic ezza e p otezione alle ian o la sua angoscia. Questo contrasto tra uno spirito a pa ole in o ito e il con o to ato alla p esenza i i e i enti en e la s a pe cezione i s al anto iealistica. i notte so na i esta e incast ato ent o tunnel oscuri, forse un riferimento al suo costrine si in n olo i e so alla s a e a in ole. n te apia o a o appa e cont ollato e i i o t tt alt o che avventuroso. Ma se ultimamente l’imprevisto o l i noto lo spa entano i cosa a eal ente pa a an o si sente pe so o solo in n ia io se la s a p etesa i esse e no spi ito li e o asc e asse il ti o e i sta e a e o nelle cose e con se stesso

Spesso ci chiediamo: cosa posso fare per risolvere il problema che mi fa venire l’ansia? Attento: quel problema è solo un interruttore, l’ansia nasce sempre da dentro quando non stai dando spazio a ciò che ti caratterizza

LA REGOLA No alle autodefinizioni: ti impediscono di crescere

In terapia Corrado tende subito a definirsi come un amante della libertà, dell’avventura e dell’indipendenza. Nel suo caso si vede molto bene come le autodefinizioni che diamo di noi stessi però non sono mai completamente veritiere; le indossiamo come si fa con una maschera per non guardare aspetti di noi più sgraditi, di cui magari ci vergogniamo, che non vogliamo affrontare e perciò releghiamo nell’ombra. Nel caso di Corrado, definirsi uno spirito libero cela la paura di confrontarsi con le proprie insicurezze e con il senso di inadeguetezza, nel percorso verso la maturazione e le responsabilità a lungo termine. La terapia lo aiuta a esplorare proprio questi territori oscuri del suo profondo che lo spaventano, ma che gli permetteranno di crescere e conoscere se stesso.

CORPO E SALUTE

Glicemia alta: ecco come evitarla

Per vivere più a lungo bisogna tenere in equilibrio la glicemia, soprattutto con un’alimentazione sana. La natura offre validi aiuti: scopriamoli assieme

Resistenza insulinica, elevata glicemia a digiuno, iperglicemia e diabete: sono questi, in ordine di gravità, tutti i modi con i quali il nostro corpo ci dice una cosa sola, ovvero che la nostra alimentazione è troppo ricca di zuccheri. E purtroppo oggi le persone che hanno a che fare con questi problemi sono in costante aumento. Soltanto in Italia ci sono almeno quattro milioni di diabetici, la maggior parte dei quali soffre di diabete di tipo 2, derivante

soprattutto dal nostro stile di vita. Ma sono ancora di più le persone che adottano un’alimentazione e comportamenti che le mettono a rischio. L’iperglicemia e il diabete sono, forse più di altre patologie, il segno dell’allontanamento dell’alimentazione moderna dalle necessità del nostro organismo. Bisogna quindi disintossicare il corpo dall’eccesso di glucosio aiutandosi in primo luogo con rimedi naturali e poi riequilibrando anche l’alimentazione.

PICCHI GLICEMICI

Il meccanismo che puoi interrompere

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Mangiando troppi dolci, pane, pasta e riso raffi nati, zucchero bianco e fruttosio, o bevendo spesso alcolici (l’alcol contiene zucchero), bibite gassate e succhi industriali, si innalzano i livelli di glucosio nel sangue: si tratta infatti di alimenti ad alto indice glicemico, perché alzano la glicemia.

2 A questo punto deve intervenire il pancreas, una grossa ghiandola che emette insulina: è un ormone che viene secreto ogni volta che introduciamo dei carboidrati, e serve proprio a stabilizzare la glicemia.

3 L’insulina, per far diminuire la quantità di glucosio presente nel sangue, lo fa assorbire dalle cellule sotto forma di trigliceridi. Così

COSA SI RISCHIA

Le conseguenze: danni a cuore, cervello e chili in più

Consumare per lungo tempo troppi zuccheri ed esporsi ai picchi della glicemia può portare a conseguenze molto serie. Come prima cosa si ha un aumento di peso: lo zucchero, tolto in fretta dal circolo sanguigno, viene accumulato nelle cellule adipose, soprattutto a livello addominale. L’iperglicemia e il diabete causano un maggior rischio cardiovascolare, calcolato in un aumento di quattro volte della possibilità di infarto. Anche l’efficienza e la salute del cervello soffrono del saliscendi glicemico, che priva le cellule cerebrali di un costante (e moderato) apporto di zuccheri. Infine i picchi glicemici espongono più facilmente a irritabilità, ansia e nervosismo.

poco per volta gli adipociti, concentrati soprattutto a livello addominale, iniziano a riempirsi di grassi. Il tessuto adiposo così formato rilascia sostanze ad azione fortemente infiammatoria. Assumendo tanti carboidrati, inoltre, si corre il rischio che l’insulina resti sempre attiva: è la situazione che va sotto il nome di resistenza insulinica. L’eccesso di insulina fa anche aumentare la sintesi di acido arachidonico, che provoca ulteriore infiammazione e danneggia il Dna cellulare.

INDICATORI DA OSSERVARE

Ne sei vittima? Il tuo corpo ti sta avvertendo così

Cisono alcuni indicatori che possono farci capire se la nostra alimentazione e più in generale il nostro stile di vita ci espongono a picchi glicemici.

1 Avverti spesso un vuoto nello stomaco a metà mattina o a metà pomeriggio: la fame si manifesta in modo intenso, in genere hai desiderio di dolci, pane, pizza o cracker.

2Hai grasso molle sulla pancia e soffri di gonfiore: si tratta di un grasso “da zuccheri” che è caratterizzato da tessuti flaccidi e rotondità addominale; inoltre lo zucchero interferisce con la flora intestinale e può dare origine a fermentazioni.

3Soffri di sonnolenza diurna, cefalee e fatichi a concentrarti: il crollo della glicemia, conseguente alla sua impennata, toglie energia al cervello, lo lascia senza nutrimento, ragione per cui lo fa “spegnere”.

4Hai sete e vai spesso a fare pipì: il corpo cerca di diluire lo zucchero stimolando la sete, per poi eliminarlo con le urine.

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